Paola Arduini - 14-02-2011
Quando pensate ai rom, bisogna che pensiate a un popolo di bambini.
I bambini che vengono a scuola e ti raccontano dei loro 6, 7, 9 fratelli e quando disegnano la loro famiglia, hanno sempre bisogno di un foglio più grande degli altri. Invece se chiedi di disegnare la loro casa bastano due o tre linee e poi, quando gli chiedi: ma dov'è la cucina, dove fa la cena mamma tua? Loro dicono: fuori, con le zie, sul fornello.
Il fuoco fuori, pericolo costante per i bambini, e loro raccontano di scottature o di sgridate perché hanno rovesciato la pentola mentre correvano in bici. Ma peggio ancora il fuoco dentro, il braciere per scaldare la stanza dove dormono. Ogni tanto qualcuno arriva con una brutta ustione su una mano, le vesciche. E poi dicono: Fa male, mamma mi ha sgridato perché non sono stato attento al fornello. E allora lo mandi dalla bidella che gli sistema una fasciatura, perché pomate per le ustioni a scuola non le abbiamo. E noi maestre tremiamo. Perché gli incendi nelle baracche ci sono già stati.
I bambini che vengono a scuola e ti raccontano dei loro 6, 7, 9 fratelli e quando disegnano la loro famiglia, hanno sempre bisogno di un foglio più grande degli altri. Invece se chiedi di disegnare la loro casa bastano due o tre linee e poi, quando gli chiedi: ma dov'è la cucina, dove fa la cena mamma tua? Loro dicono: fuori, con le zie, sul fornello.
Il fuoco fuori, pericolo costante per i bambini, e loro raccontano di scottature o di sgridate perché hanno rovesciato la pentola mentre correvano in bici. Ma peggio ancora il fuoco dentro, il braciere per scaldare la stanza dove dormono. Ogni tanto qualcuno arriva con una brutta ustione su una mano, le vesciche. E poi dicono: Fa male, mamma mi ha sgridato perché non sono stato attento al fornello. E allora lo mandi dalla bidella che gli sistema una fasciatura, perché pomate per le ustioni a scuola non le abbiamo. E noi maestre tremiamo. Perché gli incendi nelle baracche ci sono già stati.