Giuseppe - anno scolastico 2008-2009
Giuseppe Aragno - 21-08-2009
"Uocchie ca nun vede, core ca nun sente", sostiene con ragione una saggezza tutta meridionale. E non traduco: Cota, Bricolo e Calderoli sanno perfettamente di che parlo e se davvero non sanno, studino lingue e leggano vangeli.
Un mistero glorioso. Ormai non sbarcava davvero più nessuno, ma lo sanno tutti: prima di fermarsi a Eboli, Cristo è passato per la cattolicissima Padania.

E' un po' che i direttori d'orchestra del circo mediatico stanno costruendo un paese cieco e sordo - altrimenti perché pagarli profumatamente? - e i nostri cuori accecati s'agitano solo per le quotidiane capriole del mibtel, per le urne lontane dei brogli afgani, per l'imprenditore poverino che non conosce al mattino il destino serale del suo borsellino, per le banche malate che vanno curate coi quattrini tassati ai contribuenti, per quei mariuoli dei pensionati che si ostinano a campare e non basta riformare e, dulcis in fundo, per il destino cruciale di Villa Certosa.

Giuseppe Aragno - 08-08-2009
Dalle parole ai fatti. Il governo verde cavalletta dei celoduristi, sostenuto dai quattrini versati a fiumi da "Roma ladrona", procede come uno schiacciasassi e appare chiaro: nasce un Principato Gallo-Cisalpino.

A Bossi che straccia il tricolore e a Calderoni che fa il filo alle gabbie salariali, copre le spalle con piglio celtico Maroni, "Roberto delle bande verdi", con la Guardia Nazionale, gli alpini di Padania e, da ultimo, la Milizia Volontaria per la Sicurezza dell'agiatezza gallo-cisalpina. E' il principato dell'egoismo e tanto peggio per i poveri d'ogni contrada: nordici, sudici e comunitari o islamici, marocchini e clandestini.
Giuseppe Aragno - 31-07-2009
"Paola Goisis è figlia della nostra scuola, quella dei fannulloni di Brunetta, ma dice i che i titoli di studio "non garantiscono un'omogeneità di fondo e spesso risultano comprati". Non so se si riferisca a esperienze personali, ma metto le mani sul fuoco: avrà prove da mostrare e copie di denunce puntualmente inviate alle autorità competenti.
In Parlamento non l'ha eletta nessuno. L'ha nominata Bossi, è deputata e ritiene d'avere una delega popolare...

Nominato" deputato senza essere stato votato da un solo elettore, ma sempre impeccabile e alla moda con la cravatta verde, Roberto Cota si appella alla "verità dei fatti" e ci bacchetta: "documentatevi, prima di parlare". Non gli dirò che dopo Ranke e l'histoire événementielle, sono venuti Bloch e Fevbre, "Les Annales" e Carr.
Giuseppe Aragno - 01-07-2009
D'accordo. In Italia abbiamo i nostri guai e da solo Brunetta vale un terremoto.
E' vero. Non è facile rompere il silenzio prezzolato di pennivendoli, guitti. velinari e cavalier serventi. E lo so bene: un paese che senza batter ciglio si lascia governare da Brambilla, Carfagna e Gelmini, non ha più diritto d'indignarsi.
I tempi sono quello che sono, lo so, e facciamocene una ragione, ma i conti con la coscienza ognuno li fa come crede e c'è un limite a tutto. Diciamolo, però, urliamolo forte: è disumana e feroce - disumana nel senso giuridico della parola, perché contraria ai diritti umani - la scelta della Confédération Générale du Travail, il sindacato della sedicente "gauche", che ha fatto ricorso alla forza per riprendersi i locali della storica Bourse du Travail occupati da migranti.
Giuseppe Aragno - 20-06-2009
Parla e sparla, avvocato Gelmini, ma lo sa bene e glielo dico chiaro: non va al cuore dei problemi e meglio sarebbe misurare interventi e parole.
L'istruzione del merito, come ha voluto definire questo giugno da Erode di cui, stia certa, renderà conto alla storia, ha un merito solo e in questo lei non c'entra davvero nulla: ha mostrato a chi vuole capire quanto vale un'orchestra se il maestro è scadente. Vale poco, avvocato, e mi fa male dirlo. Se agli strumenti ci fossero stati solo professionisti preparati e seri, questo concerto lei non l'avrebbe messo in scena: non si sarebbero prestati a far da mano per lo schiaffo che lei ha inteso dare alla didattica e alla psicopedagogia.

Colpa nostra, avvocato. Colpa di quella nebulosa che continuiamo a chiamare "docente" e che, in tanta parte del suo pulviscolo, non vedeva l'ora di sentirsi le spalle coperte da un'ondata di revanscismo becero e sguaiato per "tornare all'antico".
Giuseppe Aragno - 13-06-2009
Non m'importa di sapere se in tema di violenza politica lo statunitense Ronald Reagan, l'uomo che nel 1986 bombardò Tripoli ferocemente in una guerra mai dichiarata, vanti un pedigree più nobile di quello che può esibire il dittatore libico Muammar Gheddafi. La violenza, in ogni caso, fu inutile e il colonnello sfuggì al bombardamento terroristico americano. Allah pare sia grande e, da bambino, il colonnello era del resto sfuggito miracolosamente alla morte, saltando su una mina di Mussolini, dittatore di casa nostra, figlio dell'Italia colonialista e liberale al tempo degli eccidi di Shara Shat e padre di quella fascista: l'Italia dei gas etiopi, delle leggi razziali, delle stragi balcaniche, delle pubbliche esecuzioni e delle mortali deportazioni tripolitane.
Giuseppe Aragno - 05-06-2009
Chi difende un uomo di colore finalmente è avvisato: quel che rischia è un processo. A Siracusa Antonio Pedace l'hanno messo dentro e lo processeranno: resistenza e minacce. Ha preso le difese di un eritreo maltrattato dalla polizia.
L'ho insegnato per anni e la vita m'è stata maestra: c'è un filo teso tra politica e storia e la furia giacobina non fu solo terrore.
Giuseppe Aragno - 22-05-2009
Una Procura della Repubblica che il dottor Berlusconi governa su mandato del popolo - suo sovrano e sovrano di tutte le Procure - ritiene di dovermi processare: ho difeso un senegalese dalla inaccettabile violenza di tre agenti pronti a tutto dopo l'impunita mattanza di Genova e la campagna razzista scatenata dai suoi ministri. Ho difeso un extracomunitario maltrattato e questo, a quanto pare, costituisce reato. E' un processo all'indignazione, ma lo affronto con animo sereno, senza cercare d'imbrogliar le carte facendomi scudo di un possibile antagonismo tra l'autorità delle regole e la libertà dell'individuo che risponde a un imperativo etico.
Giuseppe Aragno - 12-05-2009
L'autunno scorso, quando un'onda colorata di giovinezza ha invaso le strade del Paese e occupato scuole e università rivoltandosi contro Berlusconi, buona parte dei sapienti professori se n'è stata a guardare e non ha colto al volo l'occasione per sostenere la protesta con la lezione sulla disuguaglianza appresa dalla rivoluzione francese e da Robespierre, che di tiranni s'intendeva: "hanno riconosciuto la sovranità della nazione, ma l'hanno cancellata.Non erano, per loro stessa ammissione, che mandatari del popolo e si sono trasformati in sovrani, cioè in despoti. Perché il dispotismo non è altro che l'usurpazione del potere sovrano"
Giuseppe Aragno - 08-05-2009
Siamo noi a sbagliare. Noi, che ancora non abbiamo capito o, forse peggio, fingiamo di non sapere. Siamo noi che sbagliamo. Noi, che ancora cerchiamo un filo di logica, la luce d'una ragione smarrita, un impossibile dialogo. Siamo noi che sbagliamo. L'illusione che si possano opporre parole alla crudezza dei fatti per difendere la civiltà smarrita è il nostro errore più grave.
Ciechi. Siamo davvero diventati ciechi e non vediamo quello che ormai si mostra nella sua drammatica e sconvolgente chiarezza. Noi ce ne stiamo inerti, forse timorosi del significato dei fatti, forse conventi che una guerra non riconosciuta come tale possa ancora evitarci l'onere dello scontro. Ma sbagliamo.
Giuseppe Aragno - 28-04-2009
I moderati a tutti i costi, i paladini della prudenza tattica e dell'opposizione "costruttiva" sono serviti. La precipitosa ritirata di Berlusconi sul 25 aprile e sulla proposta di legge che equiparava i reduci di Salò ai partigiani dimostra quale effetto dirompente possa avere sulle mire autoritarie del governo una battaglia per la democrazia e la Costituzione ingaggiata in campo aperto, senza ricorrere a inutili tatticismi e offrire sterili aperture ad un impossibile "dialogo".
Abbandonato il terreno d'una generosa prudenza, il presidente Napolitano ha rotto ogni indugio e, con voce per una attimo spezzata dall'impeto commosso ma col cuore impavido e la coscienza ferma, ha finalmente ammonito: piaccia o no, i partigiani sono stati fondamentali e i valori della Resistenza sono tradotti nei principi della Carta repubblicana che non è un residuato bellico. Piaccia o no, questa è la storia e non c'è governo che possa cambiarla.
Giuseppe Aragno - 22-04-2009
Dallo Speciale Il tempo e la storia



E' un 25 aprile che ha il governo all'opposizione. Un 25 aprile in cui non c'è un ministro nato alla cultura della Resistenza o un partito che faccia riferimento alla guerra dui liberazione o ai valori della Costituzione. Ci goverano gli ex secessionisti della Lega Padana, gli ex fascisti di Alleanza Nazionale e quei forzisti per i quali il 25 aprile, più che una festa nazionale, è sempre stato il trionfo dalla "vendetta e dell'odio dei vincitori a danno dei vinti".
E' un 25 aprile che annuncia tempesta. In attesa che il vento comincia a soffiare, è giusto che la aprola passi ai testimoni
.
Giuseppe Aragno - 03-04-2009
La scuola, che alla bell'e meglio l'ha alfabetizzata, avvocato Gelmini, non si spaventa per gli strafalcioni e stia tranquilla: non rischia l'onta delle "orecchie d'asino". Per quanto la sgoverni con l'arroganza che è figlia naturale dell'incompetenza, per sua buona sorte - e per quel tanto di ritegno che la fatica di docenti ha saputo insegnarle - lei non l'ha confessata la nostalgia struggente che sente per questi antichi strumenti educativi. Lei s'è fermata al voto di condotta, al grembiulino e alla piuma rossa del "Cuore" di De Amicis. Mi spiace d'informala: il bravo Edmondo fu di quella sinistra che lei, senza sapere bene di che parli, disprezza col furore ideologico dei chierici.
Giuseppe Aragno - 21-03-2009
Il nemico, ci dicono è Bin Laden, il nemico Saddam Hussein, il nemico è il terrorismo, il nemico è il clandestino, il nemico è il rumeno, che si tiene in galera anche se è innocente, il nemico è il relativismo, il nemico è papà Englaro. Una guerra dietro l'altra, un fantasma suscitato ad arte con una menzogna nuova orchestrata dai media, appena la paura di ieri non funziona più. A far da collante, la paura. Una paura che cresce, che si alimenta, che cancella i problemi e il senso delle cose. Un vuoto riempito di un nulla che genera i mostri dell'istinto e spegne la luce della ragione. La democrazia, pugnalata alla schiena, è entrata in coma. Per impedire che muoia, occorre reagire.
Giuseppe Aragno - 14-03-2009
Lo spot che Tg1 intende far passare per notizia, dopo cenni confusi al "cinque in condotta" e un'esibizione da Bagaglino dell'avvocato Gelmini, l'ha offerto ieri sera, tra squilli di trombe e rullar di tamburi, un Sacconi formato imbonitore, con la storiella tragicomica del "raddoppio": prendere o lasciare. Se il padrone, che noi sovvenzioniamo in nome della crisi, prende i quattrini e, in nome della crisi, ti lascia per strada con le toppe al sedere e la famiglia da mantenere, voilà, il Presidente Fregoli, sedicente operaio, normalmente padrone, quando serve politico, talvolta imputato di questo o quel reato prontamente prescritto, ti garantisce, in nome della crisi, che vivrai da padreterno passando dal 10 al 20% della retribuzione annuale: prendevi 1000 euro e ne avrai 200, che è come dire mancia competente.
Giuseppe Aragno - 06-03-2009
Mai come oggi è stato così chiaro. Ci sono momenti della storia in cui l'estremismo sta nelle istituzioni, viene dall'alto, nasce dal potere, da una classe dirigente decisa a perpetuare se stesa in ogni modo possibile. In tutti i modi possibili, quindi, è necessario e legittimo reagire. In un momento come questo, nessuno si può illudere di difendere sé stesso disertando. E' vero, siamo pochi, ma non è meno vero che la scuola assediata non ha scelta: è chiamata alla lotta. Uniamo le forze, mettiamo in campo la ragione, facciamoci sentire, insieme, lavoratori di ogni categoria, cittadini che non intendono ridursi a sudditi, uomini e donne e che hanno cuore e dignità. La reazione non è ancora passata e, quand'anche lo fosse, non ha vinto, non può vincere. La vicenda umana conosce abissi di disperazione, ma il sole è destinato a tornare e l'alba cancella la notte. In quanto a noi insegnanti, non possiamo ignorarlo, sarebbe un crimine: sta a noi far sì che, dopo questo inverno, i nostri studenti siano la nuova primavera della storia.
Giuseppe Aragno - 26-02-2009
Il Presidente Napolitano li invita a smetterla coi tagli indiscriminati alla scuola, all'università e alla ricerca, ma l'avvocato Gelmini risponde sotto dettato: noi eliminiamo solo gli sprechi. E nessuno capisce perché, spreco per spreco, non si cominci a tagliare il governo.
Taglio dopo taglio, spreco dopo spreco, il ministro Sacconi, un gran lavoratore pagato per occuparsi dei lavoratori, s'è inventato lo sciopero virtuale e si capisce: il diritto di sciopero si esercita nell'ambito della legge che lo regola. Cancellata la legge, si cancella il diritto, perché si sa: anche quello è uno spreco. Di questo passo - e teniamocela stretta - tra poco ci rimarrà solo la libertà dell'iniziativa economica privata, alla quale, com'è noto, il governo tiene più della vita.

Giuseppe Aragno - 20-02-2009
Non sono armate le ronde di Maroni. Si portano dietro parole pesanti come pietre, ma non sono armate. Disarmato, disarmante, o forse capace davvero di armare la mano, è del resto anche l'onorevole carroccista Bricolo, cravatta e fazzoletto rigorosamente verdi come la bile, quando s'infiamma per stupri rumeni - quelli del maschio italico non sembrano riguardarlo - e per difendere le "nostre donne" se la prende con le immigrate: noi gli stranieri non li vogliamo, via di qui. E non fa differenze: donne, vecchi e bambini.
Giuseppe Limone - 12-02-2009
Noi non sappiamo. Siamo vegetali fra mondi
che ignoriamo.
Abbiamo occhi mediocri,
foderati di bandiere.
Solo chi ama
accanto,
forse una favilla vede.
Portiamo la pena
di chi non sa
del tuo pianto:
perdonaci per loro.
Giuseppe Aragno - 10-02-2009
Se il Dio dei cattolici esiste, ha impedito ai suoi fedeli di consumare un'empietà: strappare alla morte un corpo sventurato che da lunghi anni egli aveva inteso chiamare alla sua presenza. Ha impedito un gesto di ferocia che ricorda da vicino la lucida follia del Sant'Uffizio, che, d'altra parte, trovò compatti chierici e fanatici: era figlio di Dio.
Tanto basterebbe per valutare la differenza profonda che corre tra fede, religione e fanatismo clericale.
Giuseppe Aragno - 06-02-2009
Stasera, con un gesto di inaudita gravità, Berlusconi e il suo governo, nessuno escluso, non dolo hanno rifiutato di accettare il giudizio di Giorgio Napoletano sulla incostituzionalità del decreto messo insieme in fretta e furia per impedire il rispetto di una sentenza emessa da un tribunale della Repubblica, ma ha scelto di andare per la sua strada: con o senza la firma di Napoletano, egli intende raggiungere il suo intento, che non è e non può essere quello di salvare una vita umana ma di togliere la vita alla nostra democrazia.

Giuseppe Aragno - 04-02-2009
Legge dopo legge, decreto dopo decreto, un popolo che ha avuto nella sua storia Verri e Beccaria va a lezione di democrazia dai pericolosi clandestini che trova normale chiudere in un campo di concentramento a Lampedusa, in nome evidentemente dell'accoglienza e di una storia d'emigrazione che al mondo probabilmente non ha pari.
Legge dopo legge, decreto dopo decreto, facendo il tiro a segno sui diritti, ci comincia ad apparire del tutto naturale che qualcuno neghi ai musulmani il diritto di pregare.
Giuseppe Limone - 31-01-2009
Cerchiamo
nelle vostre viscere l'ultimo buio
che ci liberi il foro della luce.
Dal profondo della nostra peste noi vi ringraziamo.
Non chiedeteci per chi suona la campana, voi,
alchimisti affermati
che scambiate i figli con l'oro,
trasformando la loro fame di futuro
in un futuro di fame.
Giuseppe Aragno - 30-01-2009
Se affermo che la Repubblica garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, non esiste alcun motivo che giustifichi una disparità di trattamento tra ragazzi italiani e figli di immigrati. Tradotto in termini costituzionali, questo vuol dire che non c'è governo che possa imporre a un insegnante di entrare in una classe composta ope legis da soli bambini stranieri o di accettarne una formata solo da italiani perché ne sono stati esclusi i figli di immigrati. Una legge che sancisce discriminazioni di questa natura è semplicemente - e tragicamente - razzista e ripugna alla mia coscienza di uomo libero e civile.
Giuseppe Aragno - 22-01-2009
Una scuola è larghezza di mezzi, scienza d'insegnanti e rifiuto di credi religiosi, filosofici o politici, che non siano liberamente formati nella consapevolezza critica, come frutto di ricerca razionale. Lo so, se la scrivo, se mi ostino a sostenerla questa idea balzana", l'avvocato Gelmini la prenderà per una delle tante perniciose utopie sessantottine" e non servirà spiegarle che l'utopia indica quasi sempre "un certo disagio sociale"e "l'imminenza più o meno prossima di un certo mutamento politico destinato a soddisfarlo"
Giuseppe Aragno - 14-01-2009
Non c'è da farsi illusioni. Il 77° Cavalleggeri non interverrà. Non ci sono winchester e giacche blu, non si ascoltano squilli di trombe finali e il bene non prenderà il posto del male che trionfa, tirandosi fuori da nuvole di polvere. Piombo fuso, firmato da Tzipi Livni, non è un film e non riserva colpi di scena: è un oltraggio al pudore, un'oscenità inaccettabile, un programma di annientamento dei diritti umani realizzato dal governo d'un popolo che per i diritti umani, primo e più di tutti, dovrebbe lottare.
Giuseppe Aragno - 03-01-2009
Mi scrivi, turbato, che la mancanza di lavoro e la precarietà della vita ti fanno sentire malato e anche la salute mentale ti pare vacilli. Se ti fermerai a riflettere con me, Lucilio, e ragionerai con animo sgombro da pregiudizi, capirai forse ciò che davvero ti accade e ricaverai una gran forza da questa apparente debolezza. Lo so cosa pensi: se un ostacolo ti si para davanti agli occhi e impedisce la vista, non servono precetti, ma rimedi. Per tornare a vedere, occorre rimuovere l'intralcio.
Giuseppe Aragno - 20-12-2008
Vada dove gli pare, quest'anno non è venuto invano e ha torto chi dispera. Come in ogni caserma, il rancio è certamente ottimo e abbondante, la truppa marcia in riga e il morale è alle stelle. Faccetta nera non si canta ancora e la politica è sempre più malaffare, ma la Folgore ha in pugno la Campania, al Dal Molin si va come un rullo compressore e il Paese ha ritrovato l'orgoglio nazionale. Questo consegna agli archivi l'Istituto Luce, questo scrive la stampa, questo, sbattendo i tacchi, sostengono impettiti i colonnelli e questo ripetono a comando tamburini, trombettieri, porta ordini e staffette affidate alla strategia di "Porta a Porta", a Vespa e alla tattica volpina di Riotta.
Giuseppe Aragno - 11-12-2008
In tempi di repubblica traballante, nostalgie repubblichine e voglie autoritarie, pudicamente coperte di governabilità imbellettate da vallette ministre e ministri Brunetta, la perfida Albione non perde l'occasione per raccontare ai lettori "an italian story of a selfmade man [2] che se la prende con tutti e tutti demonizza: giudici psicolabli, giornalisti protagonisti di una bolscevica congiura internazionale, televisioni pubbliche e private misteriosamente controllate dal nemico comunista e giovani facinorosi che si oppongono ai decreti sovrani e ai valletti del re perché li hanno tirati su i professori sessantottini che infestano la nostra scuola e si sono irrimediabilmente persi dietro gli orrori le nefandezze del "Manifesto" e "Capitale".
Giuseppe Aragno - 29-11-2008
Discutendo di scienza, politica e morale, professor Brunetta, Auguste Comte ebbe a sostenere che "nessuna proprietà può essere creata e trasmessa da una sola persona, senza una indispensabile cooperazione pubblica specifica e generale ad un tempo", sicché "il suo esercizio non deve mai essere puramente individuale". Comte, che non era né un anarchico insurrezionalista, né un rivoluzionario bolscevico, ricordava ai benpensanti borghesi che, in casi estremi, è consuetudine universale che una comunità di individui ridotti spalle al muro autorizzi se stessa a impossessarsi della proprietà e la confischi. Un capitalismo sano non si schiererebbe con la tracotante malafede dei sostenitori della logica del profitto e aprirebbe un dialogo coi giovani che insitono: "noi la crisi non la paghiamo".
Per carità, ministro, non balzi dalla comoda poltrona trovata dio sa come in un Parlamento di "nominati" che nessun cittadino ha potuto votare. Vedrebbe crollare in anticipo il castello di carte su cui poggia la sua malcerta popolarità e indurebbe il grande pensatore positivista a ricordarle che, nel clima di sfascio morale della classe dirigente di cui lei fa parte, la solidarietà con la Gelmini e la campagna contro i funzionari pubblici sono un nonsenso politico e una scelta indecente per un uomo di cultura.
Giuseppe Aragno - 22-11-2008
Il governo Berlusconi, che, in quanto a persona umana, ha un'idea ripresa dalla capanna dello zio Tom, punta a perpetuare le discriminazioni sociali e razziali. In discussione sono i beni comuni, la libertà individuale e sociale, la cittadinanza e i diritti acquisti, dallo studio al lavoro. In discussione soprattutto sono la crisi e chi dovrà pagarla. Il governo si muove per delega: comanda il capitale e a pagare è il lavoro.
Giuseppe Aragno - 14-11-2008
Come ognuno sa bene, la sovranità del popolo si esplica in maniera diretta, mediante il voto, soprattutto nell'elezione dei deputati. Ne deriva che, da quando una legge elettorale ha soppresso il diritto di "delegare", l'intero sistema politico si è posto fuori della legalità repubblicana. Il Parlamento, infatti, di per se stesso non è sovrano. Ogni suo componente acquisisce i poteri costituzionali esclusivamente per delega espressa dagli elettori. In assenza di questo requisito, da anni, in Parlamento i sedicenti "deputati" sono solo dei clandestini.
Giuseppe Aragno - 07-11-2008
Ieri, nell'università occupata, mentre si discuteva delle prospettive del movimento, una ragazza mi ha fatto pacatamente una domanda e mi sono reso conto di quanto sia necessario e urgente che la scuola militante faccia i conti con se stessa e si assuma le responsabilità d'una scelta difficile ma ineludibile. Una domanda, semplice, chiara, apparentemente banale, ma radicale e profonda, come la luce dei bellissimi occhi neri che mi fissavano intensi, fiduciosi, ma decisi. Gli occhi di chi domanda, ma la risposta, per conto suo, se l'è già data: "cosa dovrebbe contare di più, per noi, professore, l'anno accademico o il futuro che ci stanno togliendo? La punizione per la ribellione o la consapevolezza che ci ribelliamo contro un'ingiustizia?"
Giuseppe Aragno - 31-10-2008
E' una truffa. Disinformazione organizzata dalla sinistra.

video.corriere.it

Poche parole, dott. Berlusconi, quante ne meritano la tracotanza cilena con la quale lei truffa e si dichiara truffato e l'abituale piroetta con la quale domani sosterrà che a raccontare frottole ai suoi danni sono stati giornalisti rossi, Fede, Liguori, Giordano e Mimun, noti sovversivi di sinistra e, ad un tempo, direttori dei suoi numerosi telegiornali.
Giuseppe Aragno - 28-10-2008
Domenica sera. I Tg danno spazio a tutte le scemenze possibili sul Circo Massimo, la fanno lunga sull'immancabile omicidio, s'incantano sulla conversione di Michele Placido che, fiutato il vento come un cane da tartufo, s'è buttato a destra e, senza sapere di che parla, come un cane recita a soggetto per difendere Pansa e le sua "Resistenza riveduta e corretta. Berlusconi ha appena smesso di delirare sul consenso bulgaro che lo accompagna, mentre non si sa se si ispira a Videla o Pinoschet, quando il cellulare annuncia un messaggio e l'Italia che lotta, cancellata dalla televisione, appare sul minuscolo display:
Giuseppe Aragno - 22-10-2008
Le ragioni profonde del suo crescente nervosismo, dott. Berlusconi, si posson anche capire: l'ei s'è illuso.
Un governo inesistente, l'acquiescenza dell'opposizione, un Parlamento costruito su misura da una legge elettorale liberticida, un Presidente della Repubblica che non ha la tempra del combattente, il dominio pressocché incontrastato su giornali e televisioni, il momentaneio consenso di larghi strati della popolazione, stanca della politica e intossicata dalla spazzatura televisiva, le avevano lasciato credere di avere in pugno il Paese.
Giuseppe Aragno - 17-10-2008
Entrando, mi ha guardato sorpreso e sconcertato: gli occhi di chi vede un fantasma. E se n'è andato poi troppo presto per offrire una chance alla memoria che ormai mi tradisce. Il titolo della tesi, una bibliografia, un saluto veloce e la porta s'è chiusa. Uno studente lavoratore, uno dei tanti, adulto, pochi capelli e occhi che, a pensarci, sembravano indagare. Sarebbe finita lì e non ci avrei più pensato, se non fosse riapparso sulla posta elettronica: poche parole, una foto ormai vecchia e un mondo ritrovato:

"Caro Professore,
do you remember? Era l'anno scolastico 1973/74 ...


Giuseppe Aragno - 08-10-2008
Se continueremo a ridurre l'intervento governativo sulla scuola a scelte economiche legate a problemi di bilancio, molto probabilmente non riusciremo a cogliere la reale portata di un progetto politico che, attirando l'attenzione su una fumosa volontà di "cambiare" la scuola, copre abilmente l'obiettivo più ambizioso e pericoloso di trasformare profondamente il Paese.
La scuola, così come la disegna il tandem Tremonti-Gelmini, è parte essenziale - forse è l'asse portante - del regime autoritario che ha in mente Berlusconi.
Giuseppe Aragno - 02-10-2008
La corruzione di ogni governo, ministro Maroni, comincia quasi sempre con quella dei principi e, scrive Montesquieu, una volta corrotte le fonti del diritto, le leggi migliori diventano cattive e si indirizzano contro lo Stato. Non è un caso perciò se, schierando in Campania l'élite delle nostre forze armata, lei annunci ai quattro venti la guerra civile e litighi col suo collega La Russa che, per suo conto, dopo l'otto settembre e l'apologia dei "Ragazzi di Salò", vorrebbe correggerne le intemperanze lessicali, ma non fa di meglio che annunciare a sua volta una guerra tra bande.
Giuseppe Aragno - 23-09-2008
Non so se il diavolo e l'acqua santa accechino davvero chi è destinato alla rovina. So che a volte, leggendo "il Manifesto", non puoi fare a meno di pensarlo: Gesù, ma allora i preti hanno ragione! Non basta il rischio "eutanasia di un giornale nutrito d'indipendenza", lucidamente descritto il 21 da Giancarlo Aresta? Di suo "il Manifesto" ci mette pure una pericolosa inclinazione al suicidio e, contro la Gelmini, chiama in aiuto il "maestro" Rossi Doria, che a Napoli, per conquistare la poltrona di sindaco, piantò in asso baracca, burattini e ragazzi e tentò la scalata del Palazzo! Ve le immaginate le capriole di Gelmini e Berlusconi?
Giuseppe Aragno - 20-09-2008
Non ho dubbi. La sensazione che provo da tempo di una pericolosa afonia dei filosofi, di una sorta di desertificazione del pensiero speculativo, è figla naturale della mia ignoranza. Sono portato a credere, anzi, che donne e uomini di Stato come Gelmini, Bossi, Carfagna, Brambilla e La Russa, che ci parlano spesso di un loro disegno riformista, siano padroni dei delicati strumenti di lettura della storia e abbiano maturato, nel corso di una vita che giunge a gravarli di pesanti responsabilità di governo, un'adeguata filosofia della storia. Si può governare male anche solo per ignoranza, ma è difficile non crederlo: Gelmini e compagni saprebbero rispondere senza esitare agli studenti che domandano spesso A che serve un governo? E qual è l'obiettivo di istituzioni sociali liberamente costituite in un Paese di moderna democrazia borghese?
Giuseppe Aragno - 12-09-2008
Non è giusto sottovalutare l'ampiezza del suo disegno e la portata storica dei suoi provvedimenti, ministro Gelmini. Si faccia animo, quindi, lei che è così giovane, e senza timori riverenziali lo spieghi al vecchio trombone padano che siede con lei nel Gran Consiglio: per tenere in vita il federalismo fiscale, bisognerà sottomettere il Paese.

Occorrerà, ministro, e il suo ruolo si fa qui decisivo, smantellare la scuola statale in quanto luogo privilegiato della formazione e, quindi, della costruzione dell'intelligenza critica.
Bossi la calunnia, ministro Gelmini, e se lo lasci dire: lei fa bene a tirar diritto per la sua via. Il suo compito è vitale per le sorti del regime e lei, che è giovane e sa guardare lontano, ne è perfettamente consapevole: televisioni e giornali non bastano. Il terreno decisivo dello scontro tra la civiltà e barbarie è la scuola.
Giuseppe Aragno - 10-09-2008
La verità è che in Italia la guerra civile non ci fu.
Guerra civile sarebbe stata quella che fosse stata scatenata il 26 aprile del 1943, quando il capillare apparato del partito fascista era ancora integro e mobilitabile, i membri del Gran Consiglio che avevano votato per Mussolini erano tutti a piede libero, lo erano i più truci e violenti gerarchi e centurioni del regime e le formazioni militari del fascismo, una d'esse, se la memoria non m'inganna, fornita di mezzi corazzati, erano tutte sul piede di guerra e vincolate da un giuramenlo di fedeltà a oltranza al fascismo e al suo capo.
Giuseppe Aragno - 04-09-2008
Le piaccia o meno, Ministro Gelmini, a sentirla parlare è facile capirlo: lei s'è formata nella nostra scuola, ha respirato l'aria che abbiamo respirato, ha pregi e limiti dei nostri studenti e può capitare: lei sbaglia bersaglio. Dietro le sue ragioni, dietro la novità del maestro unico, la riscoperta delle miracolose virtù terapeutiche del grembiulino, dietro la favola della meritocrazia, non ci sono, come forse lei crede davvero, i quarant'anni che ci separano dal Sessantotto, ma i vent'anni che dalla sua adolescenza scivolano in malo modo sino a noi e ci precipitano addosso come una valanga.