Gabriele Attilio Turci - 02-04-2007
E' trascorso ormai parecchio tempo, da quando il forse dimenticato "Progetto Buonsenso" fece capolino in prossimità della scadenza di mandato del governo Berlusconi e su cui in tanti, compreso il sottoscritto dibattemmo con durezza e serrata analisi.
Già allora si delineava una sorta di santa alleanza fra chi comunque di fondo condivideva un'idea della scuola che era completamente appiattita sui "desiderata" degli organismi di gestione economica della UE e che, pertanto, concordemente intendeva avviare un ciclo espansivo del mercato della formazione e dell'istruzione.
Non c'era in questi nuovi profeti la visione illichiana della critica alla scuola statale, non li muoveva certo un'idea libertaria di scuola, una concezione del momento educativo come costruzione critica del sistema di saperi.
Chi, nel mondo della scuola, o fuori di questo, allora segnalò i rischi di questo abbraccio di strutture ideologiche che muovevano da comuni visioni del nuovo imperante politicamente corretto, avanzò, non da ultimo, la segnalazione che la vigilanza non sarebbe dovuta venir meno se il quadro politico fosse stato sparigliato.
Già allora si delineava una sorta di santa alleanza fra chi comunque di fondo condivideva un'idea della scuola che era completamente appiattita sui "desiderata" degli organismi di gestione economica della UE e che, pertanto, concordemente intendeva avviare un ciclo espansivo del mercato della formazione e dell'istruzione.
Non c'era in questi nuovi profeti la visione illichiana della critica alla scuola statale, non li muoveva certo un'idea libertaria di scuola, una concezione del momento educativo come costruzione critica del sistema di saperi.
Chi, nel mondo della scuola, o fuori di questo, allora segnalò i rischi di questo abbraccio di strutture ideologiche che muovevano da comuni visioni del nuovo imperante politicamente corretto, avanzò, non da ultimo, la segnalazione che la vigilanza non sarebbe dovuta venir meno se il quadro politico fosse stato sparigliato.