Gabriele Attilio Turci - 18-02-2006
Il preside Pasquale d'Avolio aveva, nel novembre del 2003, affrontato con attenzione e prudenza il controverso tema del crocifisso nelle aule.
Egli partiva da un caso concreto, avvenuto sotto la sua dirigenza e raccontava come avesse cercato di affrontare la cosa con buon senso e spirito laico.
L'articolo era poi una riproposizione di un suo lavoro precedente, vecchio di tre anni.
Se si guarda un po' in giro di roba del genere se ne trova a pacchi.
E' da parecchio, infatti, che nella scuola italiana si agita questo problema, certamente per l'ostinata resistenza di pochi che, per formazione e carattere non amano mescolare l'acqua col vino, ma anche e di più, perché questo è, di fatto, un problema irrisolto che denuncia, semmai, lo stato di situazione mentale e storica cui soggiace il nostro paese che accoglie, per una fatalità del destino, da altri assolutamente non invidiata, la sede papale della chiesa cristiano-cattolica.
L'ultima sentenza del Consiglio di Stato sembra, in questi giorni, voler depositare la pietra definitiva sulla questione.
Le cose non stanno affatto così. Ci sono due piani di giudizio sulla questione: uno investe l'elemento strettamente giuridico della cosa, l'altro quello pedagogico.
Egli partiva da un caso concreto, avvenuto sotto la sua dirigenza e raccontava come avesse cercato di affrontare la cosa con buon senso e spirito laico.
L'articolo era poi una riproposizione di un suo lavoro precedente, vecchio di tre anni.
Se si guarda un po' in giro di roba del genere se ne trova a pacchi.
E' da parecchio, infatti, che nella scuola italiana si agita questo problema, certamente per l'ostinata resistenza di pochi che, per formazione e carattere non amano mescolare l'acqua col vino, ma anche e di più, perché questo è, di fatto, un problema irrisolto che denuncia, semmai, lo stato di situazione mentale e storica cui soggiace il nostro paese che accoglie, per una fatalità del destino, da altri assolutamente non invidiata, la sede papale della chiesa cristiano-cattolica.
L'ultima sentenza del Consiglio di Stato sembra, in questi giorni, voler depositare la pietra definitiva sulla questione.
Le cose non stanno affatto così. Ci sono due piani di giudizio sulla questione: uno investe l'elemento strettamente giuridico della cosa, l'altro quello pedagogico.
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