Ettore - anno scolastico 2005-2006
Aldo Ettore Quagliozzi - 19-05-2006
Conosco una stimata signora, già insegnante nelle scuole pubbliche del bel paese, che nelle rare occasioni di confronto e di discussione politica con straordinaria convinzione e forse buona fede ha l'ardire, e con grande veemenza, di difendere il presunto primato suo di attenta, instancabile stazionatrice dinnanzi allo schermo televisivo ove, per sua ammirevole ammissione, passa in rassegna tutti i possibili programmi di intrattenimento e di discussione, programmi, ahimè, nei quali della ponderatezza e della riflessione si fa giovialmente e trionfalmente strame, sostenendo l'amica signora, convintamente, che sia preferibile quell'esercizio suo di stazionatrice instancabile all'impegno quotidiano dell'acquisto e della lettura del o dei giornali che " tanto dicono tutti le stesse cose ".
Alla ponderatezza della lettura ed allo sforzo che ne consegue l'amica " pseudo-culturalmente attrezzata " preferisce la comunicazione verbale, ove l'impegno alla riflessione è lieve e fuggevole: a questo punto il cerchio è ben chiuso. Con buona pace e soddisfazione degli spettri innumerevoli che volteggiano sul bel paese.
Aldo Ettore Quagliozzi - 07-04-2006
Prima istantanea

" ( ... ) Quella di Berlusconi è una storia di gabole inventate per imbrogliare la gente, per ingannare il fisco, di soldi che sembrano arrivare miracolosi ma che hanno chiaro lo stampo della loro origine: mafia. Tutto in quella ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 05-04-2006
Confesso: sono molto compiaciuto con me stesso di non essermi ritrovato tra quei 12 milioni di telespettatori intenti a strafogarsi del tanto atteso dibattito-scontro elettorale.
Ed a pensarci bene sono stati in tanti ad evitare a sé stessi il rinnovarsi di un rito stantio e divenuto quasi inutile ai fini del risultato elettorale del 9 e 10 di aprile; gli illusionismi non servono più di tanto se ci si lascia guidare dalla constatazione del reale. A conti ben fatti sono stati ben 4 milioni i telespettatori che hanno deciso di non sorbirsi l'immancabile gioco di prestigio dell'Houdini di Arcore.
Il quale non ha mancato di escogitare un trucco ulteriore da quel bravo illusionista che si è rivelato nel quinquennio del suo (mal)governo; ora, come per la benevolenza di un signorotto di altri tempi, saremo sgravati della tassa sulla prima casa, la cosiddetta ICI.
Bella trovata, non c'è che dire! Anche perché il signorotto di Arcore si sgraverà dell'imposta sulla sua disadorna e "mutuata" - poiché acquisita con un mutuo ipotecario - bicocca adibita a prima abitazione; con una fava due piccioni, abbindolare ancora una volta di più i gonzi di turno, e ricavarsi il vantaggio di sicura consistenza patrimoniale.
Che dire? E' un prestigiatore impareggiabile, al cui confronto quell'Houdini Harry di passata memoria non regge il confronto. Ora che il miserello piatto di lenticchie è stato offerto al popolo bue in cambio di un insperato - o disperato - nuovo plebiscito elettorale, ci si deve pur chiedere: ma basta il piatto di lenticchie offerto inopinatamente dall'egoarca di Arcore?
Non ci sarebbe invece da non smuoversi di un solo millimetro dalla condanna delle "malefatte" dell'egoarca di Arcore per quanto attiene allo svilimento delle istituzioni, all'imbarbarimento della vita politica del bel paese - imbarbarimento consacrato nella più incivile campagna elettorale che possa affiorare alla mia memoria -, dallo svuotamento delle certezze e dei ruoli che uno stato democratico e di diritto dovrebbe garantire a tutti i suoi cittadini?
Aldo Ettore Quagliozzi - 03-04-2006
C'erano una volta, in un paese lontano lontano, degli uomini cattivi cattivi che pur di fare tanti soldini soldini riuscivano, senza rimpianti e problemi, a portar via dalla sua casa piccola e lustra un bambino proprio bambino e poi... riuscivano poi a scioglierlo nell'acido sino a farlo scomparire del tutto, del tutto.
In quel paese lontano lontano, dove abitava un cavaliere cavaliere con una grande grande villa che però non si interessava, lui ricco e potente e che poteva tutto, affatto di quei bambini bambini disciolti nell'acido, accadeva pure che con i corpi delle persone ci si potesse fare del sapone sapone per lavarsi meglio.
E una volta disciolti i bambini bambini nell'acido e fatte bollire le persone nel pentolone per farci il sapone sapone per levare via tutte le sozzure, in quel paese lontano e spensieratamente giulivo si tornava beati e ben puliti agli affari propri quotidiani, senza sentire nell'aria le lamentevoli voci di quelle sventurate creature.
Aldo Ettore Quagliozzi - 17-03-2006
Mi sono ritrovato anch'io nell'un per cento di quegli italiani che hanno fatto la fila dinnanzi agli uffici postali per inoltrare una richiesta di lavoro domestico per persona proveniente dall'estero. Cinque ore di lunga attesa, all'aperto ed in piedi, e con una temperatura in verità non ancora primaverile: ma mi ritengo un fortunato, poiché alle ore 14.59 la mia busta è stata accettata. E' iniziata così la lotteria e l'attesa anche per la mia famiglia.
Ma di grazia, non dovevano essere i datori di lavoro a presentare le istanze essendo le stesse riguardanti persone, ridico persone, residenti all'estero, ridico all'estero? Com'è possibile allora che il novantanove per cento nelle file sia stato di persone clandestine, di fantasmi per la nostra pubblica amministarzione? E' così che si gestiscono le problematiche sociali al tempo dell'egoarca di Arcore?
E' stato un esempio, se ce ne fosse stato bisogno, molto amaro, di come nel bel paese le leggi, anche quelle più decisioniste e toste votate con grande enfasi e rullar di tamburi ai soli fini elettorali dal governo dell'egoarca non abbiano nei fatti se non una scarsissima applicazione. Del resto il tutto a conferma che le regole, le leggi e quant'altro sono, nell'era dell'egoarca di Arcore, considerate solo ammennicoli, lacci e laccioli di cui disfarsi alla prima occasione. Nell'occasione, umanamente, ne sono peraltro molto compiaciuto.
Della giornata in questione mi rimane una straordinaria esperienza umana. Aver potuto osservare, percepire e direi quasi annusare l'evidente disagio e la paura non celata della propria condizione - per un'eventuale quanto improbabile ed indesiderata azione di controllo delle forze dell'ordine rappresentate da un solo carabiniere - di quelle persone, la loro compostezza, lo spirito di iniziativa che ha consentito loro, me presente a testimoniarlo, di gestire al meglio l'intricata situazione avendo le autorità, tutte le autorità, lasciato libero campo all'esterno dell'edificio postale.
Ebbene, quelle meravigliose persone, consegnando ai sopravvenienti un " bigliettino della fortuna " numerato a penna, con lo stesso hanno poi regolamentato l'accesso all'interno del pubblico ufficio postale, con un'accettazione di quella semplice regola che ha avuto dello straordinario.
Una bella lezione di organizzazione, di compostezza e di civiltà! Ecco, dalle badanti, dalle colf, dai lavoratori dei campi provenienti da tanti paesi di questo disastrato globo terracqueo, sarà forse da essi che impareremo a come comportaci, noi datori di lavoro e di benessere della progredita e cristianissima civiltà dell'Occidente, forse, ma dico molto timidamente forse, un po' più civilmente ed umanamente?
Soprattutto, e ridico forse, impareremo che anche dai migranti dell'oggi, pur nella umiltà delle loro esperienze e mansioni, ci si possa arricchire di piena umanità?
Per ultimo, una domanda ingenua: sanate le situazioni precarie ed illegali per i 170.000 baciati dalla fortuna, il rimanente enorme esercito dei migranti venuto all'improvviso allo scoperto, come per incanto, che fine farà? Sprofonderà di nuovo nelle tenebre?
E' la politica del sociale nell'era dell'egoarca di Arcore. Torneranno ad essere, all'incirca, 350.000 fantasmi che si aggireranno per le solatie ed ubertose contrade del bel paese? Torneranno ad essere 350.000 persone, o forse più, senza dimore, senza diritti, esposte a tutte le tentazioni ed i rischi di una civiltà con uno sbiaditissimo e scadentissimo volto umano?
Ettore - 06-02-2006
"Giù dove fioriscono i sogni.
Dodici personaggi famosi.
Dodici modi di raccontare il loro sud"

Programma operativo nazionale "Sicurezza per lo Sviluppo del mezzogiorno
d'Italia" 2000-2006. Realizzato dal Ministero dell'Interno ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 11-01-2006
E' potuto accadere anche a me qualche anno addietro, prima di abbandonare la nave della scuola pubblica italiana ondeggiante di già in mezzo ai marosi per un " si salvi chi può " non più procrastinabile, è potuto accadere anche a me, da poco alfabetizzato nell'uso di una moderna diavoleria quale è per l'appunto il computer, dicevo è potuto accadere anche a me dovermi erigere a tutor in un corso di formazione per neoassunti docenti della pubblica scuola italiana.
Un'impresa desolante, in alcuni momenti avvilente. Avevi voglia di dire loro, i neoassunti, quindi quasi tutti quarantenni " giovani " e di belle speranze, almeno per il raggiungimento del tanto agognato " posto fisso ", all'inizio di una luminosa anche se non folgorante carriera, avevi voglia di dire loro che la dimensione informatica nella vita quotidiana aveva già raggiunto uno stadio abbastanza avanzato, per la qualcosa essi, in attesa di conferma nel ruolo a seguito dell'espletamento di quel benedetto corso di formazione, rappresentavano per l'appunto le avanguardie più agguerrite di una scuola pubblica che evidentemente sentiva la necessità di non sbattere la porta in faccia alle nuove tecnologie!
Avevi voglia di dire loro, disperatamente in qualche pomeriggio noioso e piovoso, quando il disinteresse e la noia sfuggiva loro da tutti i pori della poca pelle esposta ai rigori invernali, che con il loro atteggiamento si comportavano a tal guisa di colui che nei tempi andati si fosse opposto a Gutemberg ed alla sua epocale invenzione!
Solamente il fatto non costituiva un loro interesse, e così stancamente e senza slancio alcuno si giunse alla fatidica data di chiusura di un corso di formazione informatica che di certo non avrà lasciato segno alcuno nella carriere e nell'attività quotidiana di quegli educatori, e che di conseguenza non avrà innovato alcunché nelle asfittiche aule della scuola pubblica italiana.
Sono ricordi strettamente personali, forse unici nel senso che di tale desolazione non si potrebbe avere altro riscontro nell'ambito della medesima esperienza di formazione professionale, ricordi che ancor oggi ritornano alla memoria per riproporre un quesito, che forse non ha avuto ancora una soddisfacente risposta: col sillabario o anche oltre il sillabario?
Essendo da tempo oramai fuori da quelle aule riconosco di essere nell'impossibilità di dare una risposta che sia esaustiva, a seguito anche di tutte le innovazioni che sono intervenute nell'ambito delle riforme scolastiche. Allora sentivo però la necessità di accostarmi alle nuove tecnologie anche e soprattutto per una condivisione con le nuove generazioni di interessi ed esperienze che veicolassero meglio il rapporto educativo docente-discente, che rimane sempre l'obiettivo principale nell'attività di formazione e di aiuto alla crescita delle nuove generazioni.
Che questo " interesse" che definirei " strumentale " non faccia più parte del bagaglio professionale dei docenti neoassunti della scuola pubblica italiana? Con quale vantaggio per l'istituzione stessa e per la formazione completa delle nuove generazioni?
Capisco che il tema del dibattito, che spero sia in corso nella scuola, non è dei più semplici da affrontare e per il quale esista di già una risposta strutturata e di largo respiro: comunque esso va' affrontato, affinché la scuola pubblica italiana possa mantenere standard formativi che siano adeguati ai tempi della informatizzazione più spinta di tutti gli aspetti della vita umana.
Penso allora di arrecare un modesto contributo al dibattito in corso con due riletture rispettivamente tratte da due autori di valore.
Aldo Ettore Quagliozzi - 10-11-2005
Visti i manifesti che hanno tappezzato le ridenti contrade del bel paese? Sono i manifesti pensati e realizzati dagli uomini alacri dell'egoarca di Arcore, che di certo avranno accusato, nel caso, di un mancamento della memoria, non storica, ma di quella della onestà intellettuale.
Non è la prima ed non sarà l'ultima volta. Nei predetti manifesti, come in un bellissimo ma imbarazzante " album di famiglia ", mancano facce note e meno note: che dire di un cavaliere d'Italia tale Mussolini Benito? E di un tale nomato Franco, dalla Spagna? E di un tale Pinochet andino? E di un certo Videla delle pampas argentine? E di un Salazar, e poi, poi ... privati tutti lor signori del privilegio della foto in sui manifesti, come in prima pagina, in una memorabile giornata tutta dedita alla libertà, libertà da cosa? Dal bisogno? Ovvero, dalle nuove forme di asservimento e sovvertimento dello stato democratico? Vuoti di memoria o convenienze politiche del momento? Oppure, che sembra più veritiero, nostalgie rimontanti la corrente della storia nefasta?
Aveva ben da dire e da predire quel grande, Indro Montanelli, scomparso ma ravveduto, al suo prediletto Marco Travaglio in una memorabile intervista del 25 di luglio - 25 di luglio, data fatidica in verità per il bel paese! - dell'anno del signore 1998, pubblicata sul quotidiano " la Repubblica " col titolo " Borghesia vile e deludente "!
Aldo Ettore Quagliozzi - 23-09-2005
Se...

" Se il Cardinale Ruini dicesse la sua su quanto devono e non devono fare i cattolici, nessuno avrebbe niente da ridire.
Ma il cardinale Ruini dice la sua, testualmente, su quello che serve e non serve all'Italia, cioè anche a me e quanti ( ...
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