- anno scolastico 2005-2006
Roberto Renzetti - 30-08-2006
(...grazie alle politiche della sinistra?)

Non può che fare piacere il fatto che Alba Sasso scopra che c'è continuità tra questo governo ed il precedente nel settore scuola. Con un pochino di sforzo si scoprirebbe la continuità anche con quello ...
Forum insegnanti - 29-08-2006
E' sufficiente leggere gli atti del Ministro ed in particolare la Direttiva Ministeriale del 25 luglio 2006 per rendersi conto che il metodo del cacciavite è un fallimento, assolutamente inefficace per contrastare l'impianto culturale delle leggi ...
Alba Sasso - 29-08-2006
In questo gran parlare di necessità di tagli alla spesa pubblica in un dibattito riservato a "quelli che sannno" c'è qualcosa che pare non turbi nessuno. E cioé l'asserito taglio alla spesa per l'istruzione. Annunciato di fatto già nel Documento di ...
Gianfranco Pignatelli - 28-08-2006
La biografia è quella dei predestinati. Da scout a ministro, dal tirocinio andreottiano al placet dei monsignori Bertone e Clemenz, premier vaticano l'uno, segretario di papa Razinger, l'altro. Pacioso di nome e d'aspetto, il ministro ...
Anna Pizzuti - 27-08-2006
Ormai il sistema sembra essere entrato a regime, quindi si prosegue con la politica delle modifiche ed integrazioni. Il fatto che essa, più che al cacciavite, faccia pensare al gambero, non esime dall'analisi e dalla valutazione degli atti del nuovo ...
Antonia Sani - 27-08-2006
Le recenti affermazioni del ministro Fioroni circa un incremento dei finanziamenti alle scuole private, nonostante il periodo feriale e l'attenzione di tutti rivolta alla missione ONU, qualche eco lo hanno suscitato. C'è stato chi è insorto ...
Vincenzo Andraous - 26-08-2006
La televisione non è il nostro genitore, neppure il nostro educatore, ancor meno il nostro compagno di viaggio.
Per cui affermare che: "la vita mi è passata davanti, e non me ne sono accorto", perché la televisione mi ha condizionato, o peggio ...
Giuseppe Aragno - 25-08-2006
Fa male dirlo, ma è così. I delegati del popolo sovrano, eletti senza voti come ai tempi felici dei Fasci e delle Corporazioni, fanno ormai da bestiame votante, armano e riforniscono soldataglie da spedire là dove chiede l'impero e sanno starsene ...
Lucio Garofalo - 24-08-2006
Con questo modesto contributo vorrei anzitutto dichiarare la mia adesione, ancorché parziale, critica e in un certo senso dubbiosa, al progetto costituente della Sinistra Europea.
Stiamo vivendo una fase storica di rapidi e convulsi mutamenti e ...
Anna Pizzuti - 19-08-2006
Più per curiosità personale che con l'intenzione di produrre una lucida analisi, sono andata a leggere la direttiva generale per l'attività e la gestione per l'anno 2006 che " modifica e integra quella del 30 gennaio 2006".

Ho evidenziato il ...
Gianni Mereghetti - 18-08-2006
Il tema del Meeting per l'amicizia fra i popoli di Rimini è la ragione, non solo come esigenza di infinito, ma anche come sospiro e presentimento che questo infinito si manifesti. Si tratta di un tema che esercita una grande aspettativa per un ...
ilaria ricciotti - 18-08-2006
Incrociamo le dita
la guerra
sembra
essere
finita!

Gi uomini sani
si danno le mani,

aiutano i fratelli
sollevano i fardelli,

la vita sembra
trionfare,
sulla morte gratuita,
e sull'immenso male!

La gente
esce dai rifugi,
ha ...
Giuseppe Aragno - 16-08-2006
Il clima è quello delle attese doverosamente benevoli: la maggioranza conta su culture politiche fra loro diverse e contrastanti, la partita in Senato è sempre aperta e c'è il timore di una Caporetto. I più ritengono che occorrano prudenti ...
Gemma Gentile - 12-08-2006
Per denunciare la gravità delle disposizioni contenute nella Direttiva Ministeriale per l'anno 2006 e il silenzio del sindacato


Sono iscritta da molti anni alla Cgil scuola, essendo insegnante. Ho trasecolato quando ho letto i contenuti della ...
Gianni Mereghetti - 12-08-2006
Hanno presentato la riforma dell'esame di stato del ministro Fioroni come una novità assoluta, in realtà solo chi è inesperto di scuola può credere a questa bella favola di mezza estate.

Infatti

1) che all'esame saranno ammessi gli ...
una maestra - 11-08-2006
È possibile che il disperato universo degli insegnanti minacciati di percosse dai genitori ed insultati, non emerga?

È possibile che il "lavaggio del cervello" degli psicologi e dei pedagogisti che pontificano dai loro studi e dalle loro cattedre ...
Giuseppe Aragno - 10-08-2006
"Perché le classi dirigenti di Francia, Spagna e Italia stanno dalla parte di Hezbollah e contro Israele?" si chiedeva sul suo "Foglio" giorni fa Giuliano Ferrara, che molti ritengono giornalista di qualità. Da dove tira fuori Ferrara un'idea così ...
Brunella Presbiteri De Lassis - 04-08-2006
Le oscillazioni del centro-sinistra

"Qualcuno si dovrà sacrificare". Era un'affermazione di qualche esponente di centro-sinistra, incontrato in piazza durante uno dei vari sit-in di protesta anti-morattiana, all'apparire all'orizzonte del famigerato art.5/L53. A chi o a cosa stava pensando?

Sono a tutti note le oscillazioni di una certa componente di questa maggioranza, quando si parla di "valore", e di giudizio di "merito", in relazione ai vari percorsi abilitanti all'insegnamento.

Quel che sfugge in maniera assai inquietante, però, sono le rigorose e giustificate ragioni per le quali una drammatica e paradossale incertezza gravi, ancora oggi, proprio sugli idonei di una procedura concorsuale pubblica ordinaria, costretti a pagare le spese di una politica scolastica molte volte incerta, confusa, sulla scorta di quella inaugurata dai due ex ministri dell'Istruzione Berlinguer e De Mauro.

Dopo la demagogica "infornata" dei primi anni Ottanta di circa 250.000 docenti precari, avere aperto la strada dal 1999 a ben otto cicli SSIS, ancor prima di essersi preoccupati di predisporre un rigoroso piano pluriennale di assunzioni per il precariato preesistente da venti anni, è stato l'errore sul quale questo governo finora non ha fatto sostanziali passi avanti per realizzare quella "discontinuità" che è al centro del suo programma politico sulla scuola. Nessuno infatti ha neanche risarcito in termini morali le decine di migliaia di lavoratori di un tale danno senza precedenti, sul quale poi il governo di centro destra ha fatto scelte delle quali tutti paghiamo le conseguenze.

L'avere ideato, progettato una terza procedura abilitante in sovrapposizione, e non in successione, alle prime due, una delle quali, per Costituzione, reputata l'unica idonea per accedere nella P.A. era andato prima di pari passo con la prefigurazione di un privilegiato inserimento degli abilitati con la SSIS (scuola di specializzazione all'Insegnamento gestita dall'Università), con lauto bonus (30 punti), "a pettine" nelle graduatorie permanenti, cioè valevoli per il conferimento delle supplenze da parte del Csa, e persino ancor prima di avere ottenuto lo scioglimento della riserva. Poi era diventato un piano perfetto per far sacrificare quel "qualcuno" appartenente alle graduatorie del concorso, valevoli esclusivamente, per gli idonei dello stesso, ai fini dell'immissione in ruolo presso la P.A. Questo era, ED E' ANCORA, l'art.5 della Legge Moratti.

Ma i docenti abilitati con l'ultimo concorso ordinario, quello bandito nel 1999, i "sacrificati", appunto, chiedono più di una revisione dei punteggi (Lettera h e valutazione dei titoli culturali) in una graduatoria per supplenze. Reputano infatti indispensabile pretendere, da una maggioranza nella quale hanno riposto fiducia, una seria autocritica a garanzia di un più rigoroso funzionamento della scuola pubblica, quali:

1) la qualità del servizio pubblico, che nell'istituzione-scuola non può dimenticarsi della centralità del discente e della motivazione delle varie figure professionali che operano nel settore scuola;

2) la trasparenza delle selezioni di tutto il personale e la stabilità degli organici.

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Giuseppe Aragno - 02-08-2006
Non credo ai presagi: i segni premonitori sono favole che inventiamo per noi stessi a mano a mano che il nostro impenetrabile futuro si consuma sul filo del tempo che ci è dato, giunge fino in fondo al suo cammino e si riduce infine alla sola ...
Stefania Sinigaglia - 02-08-2006
Diffondiamo un appello apparso sul Manifesto di martedì 1 agosto - Red

Domenica mattina, risveglio davanti alle immagini trasmesse dalla Bbc da Qana, Sud Libano.
Di fronte agli eserciti e alle superpotenze ci si sente deboli e inermi. Abbiamo ...
Gianfranco Pignatelli - 31-07-2006
100 giorni, lunghi e sconcertanti. Sono quelli del nuovo governo. Proprio quello tanto atteso di centro-sinistra. Il mondo della scuola l'ha a lungo invocato ed in forza votato. In questo s'è distinto il suo emisfero precario, quello in espansione ...
Rete per l'amnistia - 30-07-2006
Promosso da Oreste Scalzone, Paolo Persichetti e altri

L'Ottocento e il Novecento sono stati secoli di amnistie che hanno seguito, in modo spesso contraddittorio e parziale, rivolgimenti e traumatismi civili e politici. L'Italia post-unitaria è ...
Francesco Sola - 30-07-2006
Alla Stampa e TV - Loro Sedi -


Oggetto: Nuova pronuncia del TAR Campania sez. di Napoli che accoglie ricorso, patrocinato dal SAB, al fine del riesame della valutazione a tre punti invece di due dei corsi di perfezionamento universitari nella ...
Vincenzo Andraous - 28-07-2006
Ci sono guerre dimenticate, alcune sottilmente retrocesse, altre spettacolarmente pubblicizzate.
Guerre appena fuori l'uscio, ma lontane dalle nostre tavole ben imbandite di sapori e di colori vivaci.
Eppure c'è un'altra guerra con la residenza a ...
Ilaria Ricciotti - 27-07-2006
In questi giorni di fortissima calura, gli animi e le menti di molti di noi sono stravolte non solo dall'afa, ma anche da ciò che sta caratterizando la torrida estate 2006.

In primis la guerra.

Ancora bombe, ancora stragi, ancora sangue, ...
Lucio Garofalo - 26-07-2006
"La religione è l'oppio dei popoli", asseriva Karl Marx; "la religione è l'acquavite dello spirito", incalzava un certo Lenin... E oggi?

Oggi la religione esprime un significato marginale e secondario, almeno per le masse che vivono nelle società secolarizzate dell'occidente, fatta eccezione per alcune esigue minoranze.

Nonostante l'offensiva scagliata dai teocons, malgrado il vento di restaurazione teologica e politico-ideologica che soffia dagli Stati Uniti di Bush e che ha trovato nel pontefice tedesco e nel cardinale Ruini i due massimi rappresentanti all'interno delle gerarchie vaticane, nonostante ciò la religione (nella fattispecie quella cattolica apostolica romana) è destinata a diventare un punto di riferimento sempre più blando ed esteriore, almeno rispetto al passato. Oggi la religione non rappresenta più "l'oppio dei popoli", ma lo è solo per alcune ristrette frange integraliste, ultraconservatrici ed ultratradizionaliste presenti negli stati occidentali e per quei settori oltranzisti e fondamentalisti dei paesi islamici.

Ormai la religione non occupa più il posto centrale, non ha più l'importanza ossessiva e dominante che ricopriva nell'esistenza degli uomini delle epoche trascorse, anche in Europa. Oggi quel valore prioritario, pervasivo, onnipresente che la religione esprimeva in passato, sembra essere assunto dal calcio, che è appunto il vero "surrogato" della religione, è il nuovo "oppio dei popoli". Se qualcuno nutrisse qualche dubbio in merito, credo che le recenti manifestazioni di follia collettiva a cui abbiamo assistito durante i campionati mondiali disputatisi in Germania e soprattutto dopo la finale vinta dagli "azzurri", abbiano rimosso e sgombrato il campo (non di calcio) da qualsiasi dubbio e perplessità.

Allo stesso modo in cui in passato le divinità religiose simboleggiavano i valori supremi dell'esistenza umana, oggi il calcio costituisce un totem assolutamente sacro ed inviolabile per vaste moltitudini di persone, evidentemente espropriate di autentici valori umani, estetici e spirituali. Il calcio è diventato il culto pagano per antonomasia della nostra epoca senza più culti, senza più divinità, senza più idoli, senza più riferimenti culturali o principi etico-morali, senza più passioni spirituali, artistiche o politiche che siano in grado di accendere ed impreziosire la vita terrena degli individui, strozzati da una brutale alienazione socio-economica. In tal senso il calcio è diventato una vera e propria valvola di sfogo, una via di scampo e di evasione dal soffocante grigiore del vivere quotidiano. Esso è una sorta di acquavite spirituale in cui le masse annegano le angosce e le inquietudini, le frustrazioni e i dolori che le affliggono, così come un tempo si faceva ricorso alla religione.

I calciatori sono dunque i nuovi eroi, i moderni gladiatori, i miti incarnati del nostro tempo, le divinità terrene oggetto di un culto pagano secolarizzato, sono la vera metafora dei guerrieri e dei cavalieri medievali: belli, onesti, forti e coraggiosi, temuti e rispettati, ricchi e potenti, senza macchia e senza paura. Ma, per l'appunto, si tratta di una mitologia estetizzante e falsa.

Infatti, come in passato (e ancor oggi) si combattevano (e si combattono) sanguinose guerre di religione, così oggi si combattono negli stadi di calcio veri e propri conflitti bellici sublimati, a tal punto che il calcio viene definito, a ragione, come una "metafora della guerra". Non a caso il gergo calcistico, il lessico abitualmente usato dai telecronisti specializzati, dagli addetti ai lavori e dai semplici e comuni tifosi di calcio, rievocano e scimmiottano lo stile tipico del vocabolario guerresco. Volete alcuni esempi? Eccoli: si dice "cannonata" per indicare un forte tiro in porta; "bomba" con analogo significato; "bomber" per definire un forte attaccante; "attacco" e "difesa", eccetera eccetera. Credo che gli esempi menzionati bastino allo scopo.

Non è un caso, infine, che la retorica usata dopo il "trionfo berlinese" per celebrare l'apoteosi nazional-popolare del Circo Massimo, sia da parte della carta stampata e dei vari mass-media, sia da parte dei numerosi politici nostrani che ne hanno approfittato per mettersi in mostra e speculare sull'evento (non più solo e semplicemente di natura sportiva), è una retorica di chiaro stampo sciovinista, militarista e populista....

Fillis - 23-07-2006
Questa pubblicità è andata in onda una sola volta. Poi il Governo americano l'ha censurata. Grazie a Internet può essere diffusa. Per via della solidarietà. Buona estate.



...accendi le casse, clikka sull'immagine, attendi un attimo, unzippa, ...
Bruno - 22-07-2006
Da una conversazione tra amici, nel caldo di una sera estiva, di quelle in cui ci si ritrova a fare bilanci...(frg)

Mio figlio è stato promosso alla maturità.
Bella forza, direbbe qualcuno, non è stato bocciato nessuno, basta leggere i ...
Giuseppe Limone - 21-07-2006
Ad Alessandra Ricciardi di "ItaliaOggi", con viva cordialità

Napoli, 8.7.2006



Oggi la Scuola, di ogni ordine e grado, fino al livello universitario e post-universitario, è diventata, anche per una paradossale congiura bipartisan fra le forze politiche, un'urgenza nazionale. E' necessario, pertanto, che qualcuno abbia il coraggio di dire alcune cose scomode e inattuali.
Occorre, per essere adeguati veramente alle sfide, riuscire a far propria una vera epistemologia della complessità, pensata in modo rigoroso (si guardi, per un puro riferimento, agli scritti di Edgar Morin): un'epistemologia capace di muoversi oltre alcuni cronici vizi: il provincialismo dell'antiprovincialismo, la separazione fra i saperi e l'inconsapevolezza delle radici.
Non occorre ricordare quello che già Elio Vittorini una volta sottolineava, ossia che la cultura vera deve riuscire a superare la vecchia contrapposizione fra saperi ('umanistici' e 'scientifici') per avviarsi a una nuova articolazione, capace di realizzare un autentico salto di qualità. Ma quello che certamente Vittorini non intendeva dire, era che i saperi 'umanistici' dovessero essere accantonati per privilegiare i saperi 'scientifici'. Esistono, oggi, insieme col sapere tecnoscientifico, scienze epistemologiche e scienze dei valori. Chi se ne accorge? Eppure, una tale robusta verità dovrebbe essere lampante, sol che si riuscisse a guardare con intelligenza a due precise vicende: si pensi, da un lato, all'emergere incontenibile di discipline etico-valoriali e filosofico-epistemologiche dal seno stesso del sapere tecnico-scientifico, che ne avverte il bisogno per un'imperiosa necessità endogena (si pensi, solo per un esempio, ai saperi bioetici, alle discipline epistemologiche, ai nuovi saperi trans-disciplinari ben più che 'interdisciplinari', ai nuovi bisogni epistemologici di reciproche contaminazioni fra scienze), e si pensi, dall'altro lato, al moltiplicarsi di fatti sociali inquietanti che indicano non tanto la 'crisi di valori', ma la crisi nella domanda di valori.
La scuola sembra oggi sottoposta a un quadruplice paradossale assedio: da parte del sistema massmediatico, da parte del sistema tecnico-economico, da parte del sistema burocratico (quanto tempo inutile viene sottratto in carte al tempo della formazione e della ricerca!), da parte del sistema politico. Occorre saper reagire con intelligenza a questa sfida. Sfida che deve essere raccolta soprattutto da un altro attore, quello della società civile pensante, che deve restare il vero alimento - ma indipendente - del sistema dei partiti.
Oggi assistiamo quasi rassegnati al grave scadimento culturale in cui versano i giovani che arrivano all'università. Ciò, mentre i loro docenti sembrano di fatto destinati a una strana simbiosi fra l'autodisistima e la rassegnazione, oltre che a un accelerato burn-out. Tutto ciò non è una sciagura meteorologica. La scuola non può essere trasformata in una 'macchina di servizi': essa è un centro di formazione, di inculturazione, di educazione, destinata a rigenerare in ognuno le condizioni culturali e simboliche in cui la società è storicamente pervenuta. La presenza e invadenza del sistema massmediatico non può e non deve intimidire la scuola, né metterla sulla difensiva, ma farla partire per un più serrato confronto con esso - e al suo livello. Ma una tale scuola può agire a tale livello solo se ha le risorse adeguate per farlo (un personale altamente motivato e mezzi congrui).
La scuola, trascurata, è una bomba all'orologeria, i cui danni, devastanti, esplodono a distanza di tempo. Sicchè può ben dirsi che qualsiasi potere politico, per quanto concerne la scuola, riesce di fatto a operare in una situazione di sostanziale irresponsabilità.
Occorre, a tal fine, snidare - oggi - alcuni pericolosi equivoci, insidiosamente nascosti anche nel lessico della classe dirigente. Vediamone alcuni.
Si dice che investire nel sapere scientifico è importante perché è investire nella capacità d'innovazione del sistema e nella sua crescita (economica). Si gioca, in realtà, sul significato multiplo di 'sapere' e di 'società civile'. Dimenticando di dire che il 'sapere' è importante non solo perché, in quanto sapere tecnico-scientifico, serve a far crescere il sistema economico, incrementandone il PIL, ma anche, e forse soprattutto, perché, in quanto sapere valoriale ed epistemologico, dà strumenti critico-filosofici di fondo per orientare e dirigere la società degli uomini, le sue scienze e le sue scelte. Una scuola non deve generare solo operatori per la produzione, ma persone che pensano. La scuola non deve dare solo la competenza sui significati, ma l'educazione alla ricerca del senso. E non si parla di questo o di quel tipo di scuola, ma di qualsiasi scuola. E' la complessità della società contemporanea che l'impone. Se la scuola, con i suoi curricula concreti, non dà gli strumenti per pensare, avrà fallito il suo fine. Gli specialismi maturi non possono non mirare a una nuova frontiera, fatta di una rottura orizzontale e verticale. Rottura orizzontale, perché i saperi si aprono a nuovi nessi, che ritrasformano i saperi stessi di partenza. Rottura verticale, perché i saperi si aprono a nuove consapevolezze di orizzonte e di senso: metodologiche, epistemologiche e valoriali. Uno sfondamento orizzontale e uno sfondamento verticale che spalancano un nuovo modo di pensare - uno sguardo più profondo e più alto. Che non è più un lusso, ma una necessità.
Oserò dire, in un tale contesto, di più: la scuola deve essere una funzione e un 'potere' della Repubblica e non un 'servizio'; e - perciò - è lo Stato che deve essere al servizio della scuola e non la scuola dello Stato. Perché la scuola è un grande strumento della società civile e della sua necessità di generare uomini civili.
La scuola, insieme con un certo sistema massmediatico, sta diventando, invece, un paradossale modo per investire nell'incultura. Perché produrre silenziosamente 'incultura' è far crescere una rendita preziosa, con la quale si potrà, prima o poi, con un sol tratto di penna, cancellare ogni democrazia, o renderla un simulacro. Chi investe nell'incultura, oggi, lavora, senza lasciar tracce, per la tirannia.
Ci sono, nel nostro tempo, alcune tendenze che vanno identificate e tarate. Occorre, ad esempio, contrastare criticamente e con forza, una certa retorica dei numeri pensati come misuratori neutri. Si rende necessaria, in proposito, una critica epistemologica del 'numerare', che sappia epistemologicamente contrastare quella che forse Vico avrebbe denominato, a suo modo, la 'boria dei numeri'. L'enfasi acritica consegnata al 'sistema dei crediti' ne è un'ottima spia. Si misura tutto (anche le pagine ...) presupponendo che la misura sia oggettiva e neutra, laddove può essere angolata e faziosa, se non sviante. Non solo. Altra cosa da contrastare con forza è l'enfasi acritica attribuita a un'informatica pensata solo in senso dirigista (si dà di fatto mano libera a elaboratori di software centrali che diventano i veri sovrani)....

Giuseppe Aragno - 20-07-2006
A dar retta ai sondaggi del "Corriere della Sera", notoriamente vicino ai fondamentalisti islamici e tradizionalmente schierato coi terroristi dell'immortale Bin Laden, il 61% degli italiani sarebbe favorevole all'immediato ritiro delle nostre truppe ...
Corrado Mauceri - 20-07-2006
La giustizia amministrativa e la trasparenza della P.A. precluse ai non abbienti


Può sembrare inverosimile, ma purtroppo è la realtà; il decreto Bersani, oltre a prevedere la liberalizzazione dell'attività forense con tutti i rischi che sono ...
Redazione - 18-07-2006
E allora brindiamo, "rubando" a Reginaldo Palermo la sintesi dell'accordo su tutor e anticipi e a Francesco Mele il commento che prudenza suggerisce

Tutor e anticipi: vicenda conclusa
di R.P.

Chiusa la trattativa sull'art. 43. Disapplicate ...
Tuttoscuola Focus - 17-07-2006
La notizia sarebbe da "breve di cronaca", ma l'intreccio richiede una miglior attenzione. A quello che succede nella scuola, perchè di questo si tratta, e, più in generale, al senso dell'agire politico e sindacale. Il tutor stenta a passare, perchè ...
Pasquale Almirante - 16-07-2006
"Questi muri parlano di noi. Ogni scritto, ogni singola parola fa parte dei nostri cuori. Ecco, anch'io voglio aprire il mio cuore, dire i miei sentimenti e l'unica cosa che ora penso sei tu". Sebbene questa frase abbia un sottile vena sentimentale, ...
Francesco Mele - 16-07-2006
Il Grande Bepy non risparmia gli effetti speciali ...

Non perché il Ministro abbia voluto farlo sapere alla nazione, ma abbiamo scoperto come vuol fare per modificare le tanto deprecate Indicazioni Nazionali in modo da renderle coerenti con una ...
Maristella Curreli - 16-07-2006
Avere è di destra, sapere di sinistra. Parafrasando Celentano, la diversa attenzione per chi ha e chi sa dovrebbe misurare la distanza tra destra e sinistra. Tra privilegi da difendere e conoscenza da conquistare. Un governo che non pesca risorse in ...
Giuseppe Aragno - 15-07-2006
Con un lampo di tristezza che ci attraversò il petto, Pina uscì dalla mia vita come c'era entrata: per caso. Se ci penso però, nessuno mi toglie dalla testa che spesso la sorte non ha scampo e ci conduce là dove porta la via del tempo che abbiamo ...
Gianni Mereghetti - 14-07-2006
Carissimo ministro ,
ho letto che l'8 agosto presenterà al Consiglio dei ministri la sua proposta di riforma dell'esame di stato. Non so in che cosa consista questa proposta, ma dalle indiscrezioni sembrerebbe ...
Giuseppe Aragno - 13-07-2006
Quella che segue è una bella analisi politica. Non è di ieri, risale ai primi di giugno, ma le parole sono misurate, i toni pacati, acute le valutazioni. Per quanto mi riguarda condivido il rammarico per il destino del paese balcanico e il dispiacere ...
Gemma Gentile - 12-07-2006
Ha prorogato la legge 53/03 invece di abrogarla, ci ha presi in giro con la strategia del cacciavite, ci ha offeso quando abbiamo chiesto dialogo, ha ascoltato le richieste di banchieri ed imprenditori dell'Associazione Treelle prima dei sindacati: ...
Vittorio Delmoro - 11-07-2006
Ore 19 di domenica 9 luglio.

Nel giro di pochi minuti la spiaggia su cui trascorro le vacanze si svuota; eppure c'è ancora un bel sole, l'aria è gradevole, il mare calmo.

Sui dieci chilometri di litorale che amo percorre in leggero footing ogni ...
Coordinamento Veneziano - 10-07-2006
QUESTA LA LETTERA...

Alla Vice Ministro della Pubblica Istruzione Mariangela Bastico

Documento consegnato in occasione del suo intervento alla festa dell'Unità di Dolo (VE) sabato 8 luglio '06

Come genitori e insegnanti, facenti parte di ...
Gianfranco Pignatelli - 10-07-2006
La parcheggerei proprio lì, davanti a palazzo Chigi. Con i 120.000 precari colmerei di cattedre il Circo Massimo per - come cantava Iannacci - vedere l'effetto che fa. Sì, perché l'effetto dell'antico circo colmo di taxi bianchi c'è stato: titoli a ...
Francesco Mele - 09-07-2006
Io penso che occorrerà fare una grande opera di controinformazione per svelare ai più che non bastano le encomiabili dichiarazioni di principio (anche molte della Moratti lo erano) per qualificare l'operato di un governo, ma che è sulle azioni che ...
Clara Bianchi - 08-07-2006
Il decreto 59 sul primo ciclo non verrà toccato dal governo dell'Unione

Le cose non esistono se non vengono "nominate"; sono destinate all'oblio.

Ho letto e riletto con attenzione l'intervento del Ministro per trovare vie d'uscita alla situazione pazzesca in cui si trova in particolare il Tempo Pieno nella scuola elementare.
Motivi di speranza, appigli possibili. Nulla.
Non ho trovato una sola parola che possa dare fiducia a insegnanti e genitori che negli ultimi anni si sono battuti per difendere condizioni di benessere per adulti, bambini e bambine nella scuola elementare di tante aree del Paese.

Ho trovato parole generiche: si è critici nei confronti dello "spacchettamento" del monte ore nella somma delle attività diverse. Si è insomma critici nei confronti della separatezza tra tempo curricolare, tempo opzionale e facoltativo, tempo della mensa e del gioco.

Come si concretizza la posizione critica? Qual è la proposta alternativa?
La soluzione prospettata è: Nel "ripristinare le condizioni" che permettono alle singole scuole di chiedere organici necessari.

Pazzesco! Tutto qui? Dopo tutte le promesse fatte, la montagna ha partorito questo topolino?

La legge Moratti ha deciso di cancellare il tempo pieno nei fatti e quindi ha scelto di non nominarlo; ha stravolto l'unico spezzone di scuola italiana che ha prodotto eccellenza ed equità.
Il governo Prodi sceglie di continuare a non riconoscere il modello didattico del Tempo Pieno decidendo di non cancellare il decreto 59, che non lo cita, e sceglie di affidare la sua sopravvivenza alla richiesta del doppio organico da parte delle scuole di anno in anno.

Il Ministro infatti due righe dopo scrive: " Sulle caratteristiche del modello didattico, così come sulla strutturazione dei curricoli, l'impegno ad evitare qualsiasi forzatura statalista e dirigista è totale."

Ecco rispuntare la salvifica "Autonomia scolastica" che in molte realtà negli ultimi anni si è dimostrata essere in sostanza questo: "Tu fai pure le pensate che ritieni migliori nella tua situazione, ma ricordati che le risorse disponibili sono poche. Punto. Quindi arrangiati con quello che c'è. E nella scuola le risorse sono e saranno sempre meno. La "manovrina" è lì a testimoniarlo."

In definitiva e per farla breve, io capisco, e vorrei proprio sbagliarmi, che il tempo pieno non ci sarà più; non sarà più nominato in alcun atto legislativo.
Ogni anno subirà il ricatto delle disponibilità economiche; le due insegnanti sulla classe non saranno garantite, le ore di compresenza pure, esattamente come negli ultimi anni.

Questa scelta, mascherata da libertà delle autonomie scolastiche, è adeguata al piano di "risparmio" sui costi della scuola.

Ogni anno la possibilità di realizzare un buon tempo pieno, misterioso oggetto uscito dal testo legislativo, andrà riverificata, riconquistata.

Si spera che in definitiva il logoramento a cui sono sottoposte le scuole e le persone che lo difendono davvero lo faccia dimenticare?

Ci rivediamo a settembre.

Per una migliore documentazione, riporto qui sotto
1) la parte riguardante la scuola "primaria" contenuta nell'intervento del Ministro Fioroni
2) l'articolo 7 del decreto n° 59 del 19/02/2004

Milano 8 luglio 2006
Clara Bianchi
maestra elementare scuola a Tempo Pieno di Milano

Miha - 07-07-2006
Dopo le irritanti dichiarazioni di Padoa Schioppa sui tagli agli organici e della Bastico sulle Indicazioni nazionali mi è tornata in mente l'aria furbetta e sardonica con la quale Lucrezia Stellacci, una che la vice-ministo la conosceva bene, ...
Pino Scaccia - 06-07-2006
Secondo i magistrati milanesi che indagano sulla vicenda dell'Imam Abu Omar, il vicedirettore di "Libero", Renato Farina, sarebbe stata una fonte organica del Sismi, per cui era incaricato di raccogliere informazioni. Farina avrebbe avuto anche un ...
Bruna Sferra - 05-07-2006
30 giugno 2006, caldo torrido. Nella mia scuola undici docenti neoassunti saranno sottoposti ad un colloquio che concluderà il loro anno di formazione. La loro età anagrafica va dai 37 ai 61 anni e la loro carriera scolastica consta di almeno 12 anni ...
Forum insegnanti - 04-07-2006
Pubblichiamo di seguito la risposta dell' On. Tranfaglia alla lettera aperta del Forum insegnantiCari amici io sono con voi e mi batterò in parlamento perché assumano più precari e buttino a mare la legge Moratti. Spero di non restare solo ma lo farò ...
Claudia Fanti - 03-07-2006
Avete presente quella poesia di Garcia Lorca?
"Escono allegri i bambini da scuola..."

Ecco, in quel primo verso, c'è la magia che ha colorato la fine dell' anno scolastico 2005/2006!

In quelle file alquanto sgangherate di alunni e alunne, tra ...
Giuseppe Aragno - 01-07-2006
Una napoletana raccontò la guerra civile dalla radio della Spagna libera

Se la memoria non m'inganna, è stato Paul Ricoeur - non a caso un filosofo - a riflettere sull'intima relazione che corre tra "tempo" e narrazione e ad aprire con gli ...
Gemma Gentile - 01-07-2006
Pensieri senza traccia di un'insegnante nella calda estate del 2006


Non è scontato che la valanga di No al Referendum riescano a salvare la nostra Costituzione.
Il problema è che la Carta del '48 già è stata più volte colpita, per cui ha ...
un'insegnante - 30-06-2006
Insegno da 30 anni nella scuola media, ho 53 anni, ma sono amareggiata dal disinteresse nei confronti della disciplina degli alunni. È un argomento che non piace. C'è molto malcontento fra noi insegnanti, non si trova la chiave di lettura giusta per ...
M.Paola Mereu - 29-06-2006
Leggendo i commenti sui quotidiani di questi giorni c' è da restare esterrefatti.
Si ha come l' impressione che la sinistra non si sia ancora accorta di avere vinto le elezioni, e che in questa incertezza si stia comportando come la fotocopia del ...
Ilaria Ricciotti - 28-06-2006
I milioni di NO, che i cittadini italiani hanno espresso avverso il referendum voluto dai partiti schierati a destra, sono un episodio che passerà alla storia come un'affermazione forte e sentita, da Nord a Sud dell'Italia, per salvare la ...
Comitato Insegnanti Precari - 28-06-2006
Caro on. Giuseppe Fioroni,

considerato il programma elettorale, spiegare a Lei, ministro del governo dell'Unione, che cos'è il precariato tout court, ci sembra superfluo. Ma che cosa questo rappresenti nella scuola, forse potrebbe tornarle utile. ...
Giuseppe Aragno - 24-06-2006
"Il mondo - ebbe a scrivere qualcuno negli anni della guerra del Vietnam - è allibito per l'arrogante brutalità degli Stati Uniti [...].
Ogni giorno giungono dal Vietnam notizie di crimini efferati. Sono crimini compiuti da un aggressore, da un invasore, da un torturatore...
Il martirio dei bambini arsi vivi [...] le loro sofferenze, come quelle degli ebrei che furono uccisi con i gas ad Auschwitz, sono una manifestazione caratteristica della civiltà che noi abbiamo costruito.
[...] Nel Vietnam abbiamo fatto ciò che Hitler fece in Europa
".

Le parole di Russell sono più che mai attuali e Afgnanistan o Irak non sono diversi dal Vietnam.
Ora io mi chiedo: quando il governo di centro-sinistra ricondurrà in patria i nostri soldati impegnati in una guerra criminale in Irak ed in Afganistan? Come si può ad un tempo difendere la Costituzione e continuare a violarla così apertamente? Se ne ricorda Prodi che l'Italia ripudia la guerra?

Claudia Fanti - 23-06-2006
Ci sono forze nuove! E' una bellissima sensazione!

Vorrei rivolgere un augurio di buone vacanze a tutte le maestre.

In realtà, checché ne dicano i media, la scuola non è chiusa. Anzi, stiamo ragionando e tentando di interpretare il futuro ...
Lorenzo - 23-06-2006
Sesso in cambio di promozioni: arrestato docente
Un insegnante di francese dell'istituto «P. Calvi» di Belluno in manette per atti sessuali con minori e tentata concussione. (da Corriere.it del 23/6/06)

Non ci credo, non è possibile!!!
Non che ...
Maurizio Tiriticco - 22-06-2006
Con progettualità e cultura!

Le mie riflessioni sui voli che il nuovo Governo si accinge a fare per il Sistema Nazionale Educativo di Istruzione e Formazione (dire scuola è riduttivo!) hanno suscitato commenti e arricchimenti.
Franco mi dice ...
Giuseppe Aragno - 21-06-2006
L'appuntamento è per le dieci a Bagnoli. Giugno si ricorda di esistere e per la prima volta quest'anno ho proprio caldo, mentre la mia vecchia Panda amaranto sbiadito sbuffa e minaccia di rendere l'anima al Dio dei motori. Trovo da parcheggiare di ...
Francesco Mele - 21-06-2006
Considerazioni tra il serio e il faceto ... e un appello

Ormai il quadro si sta delineando e l'immagine diventa man mano sempre più nitida. I primi atti del Ministro, le sue dichiarazioni di intenti, le dichiarazioni della Bastico, le interviste ... ci consentono di cominciare a fare delle riflessioni sul possibile scenario su cui muoverà i suoi passi il nuovo governo in merito alla scuola e di interrogarci su quali risposte il movimento dovrebbe dare, anche in relazione alle sue potenzialità.
Allora, iniziamo con ordine e vediamo cosa il Ministro dice di voler fare.
1) Nessuna abrogazione, né della legge 53 né, tanto meno, di decreti applicativi; ci si muoverà solo nella logica delle modifiche consentite dalla L 53 e dalla Moratti stessa con i suoi ultimi atti: questo non può che portare serenità nelle scuole troppo strapazzate in questi anni di alterni cambiamenti.
2) Il primo ciclo ormai è riformato perché la possibilità di modificare il D.Lvo 59 è già andata, per cui sono previsti solo interventi di tipo amministrativo-contabile ma l'impianto complessivo dovrebbe rimanere così com'è; certo ci sono ancora duo o tre questioncine, gli anticipi, il tutor, il portfolio e le Indicazioni Nazionali, ma troveranno di certo soluzione. Riguardo alla prima il Ministro è stato molto chiaro e ha voluto garantire che non ci saranno gli anticipi alla scuola materna fino a quando non si arriverà alla generalizzazione - speriamo che non ci si arrivi mai, verrebbe da dire - e quindi la questione degli anticipi è risolta come è anche risolta un'altra cosa che ci aveva messo in ansia, il Ministro sa che differenza c'è tra preiscrizioni e anticipi; qualche estremista ha ancora nella testa gli anticipi alle scuole elementari, ma verrà presto convinto in qualche modo della loro utilità, prima o poi. La questione del tutor il Ministro ha detto che occorrerà risolverla con i sindacati, certo, forse non sarà quello della Moratti, ma non c'è dubbio che i genitori sentano il bisogno di un referente forte nel team docente e poi la figura di un coordinatore non è da buttar via. Sul portfolio ha detto che il garante dovrà rispondere prima o poi su cosa è lecito metterci dentro in termini di tutela della privacy e questo soprattutto per proteggere i docenti che devono essere messi nelle condizioni di non violare la privacy o, peggio, dichiarare il falso per non farlo; risolti questi problemi tutto liscio. Sulle Indicazioni Nazionali la situazione è un po' più complessa perché comporta un percorso "partecipativo"; infatti, mentre la Bastico dice in Parlamento che sono prescrittive perché il D.L.vo 59 lo impone - e questo ci tranquillizza perché ci dà un quadro di certezze, e finalmente qualcuno dei nostri ci chiarisce il dubbio che abbiamo avuto in tutti questi anni - dall'altra il Ministro dice che incaricherà dapprima una commissione di docenti e direttori didattici anziani per esaminarne la validità e poi ha parlato di una consultazione più tradizionale (esperti vari) per apportare le necessarie correzioni (se non ho capito male).
3) Sui test INVALSI ci ha pensato ancora una volta la Bastico a sciogliere tutti i nostri dubbi: sono obbligatori per il primo ciclo e facoltativi per il secondo visto che il decreto di questo ordine non è ancora operativo. Meno male! Eravamo in ansia.
4) Ma dove il nuovo governo potrà esprimere tutta la sua carica innovativa sarà su quei decreti che non sono scaduti e per cui la stessa Moratti aveva chiesto una proroga, che, se non ho capito male, verrà rinnovata. Fiuuuu!!! l'abbiamo scampata bella, e dobbiamo anche ringraziare Donna Mestizia! Questi decreti sono quello sul diritto-dovere, quello sulle Superiori, quello sull'alternanza scuola lavoro e quello sul reclutamento. Certo il Ministro non ci ha voluto dire tutto altrimenti il cittadino rischia di perdere il gusto della sorpresa, ma l'obbligo a 16 anni si farà, non c'è pezza - c'è anche nel programma! - e gli istituti tecnici e professionali saranno valorizzati.
Bene, era quello che ci voleva. Sugli altri due si sa poco, ma una cosa significativa il Ministro l'ha detta sui docenti: è ora che i docenti riacquistino una loro dignità, è ora di finirla con i genitori che vanno a lamentarsi dai prof per i cattivi voti dei loro figli. Finalmente, qualcuno doveva pur dirglielo! Certo occorrerà occuparsi di questa benedetta valutazione della qualità, un vero fastidio, ma il Ministro ha detto di non preoccuparsi perché servirà unicamente per valorizzare il ruolo e la funzione dei docenti, si tratta solo di individuare opportuni indicatori per la valutazione della qualità della scuola, e poi il gioco è fatto. Semplice no? Perché non ci abbiamo pensato prima!
5) C'è un'altra questioncina in realtà, non di grande rilevanza ma occorre pur dirla, per completezza. La questione delle risorse. Il Ministro ha detto che non spenderà neanche un euro per pubblicizzare il suo operato - questo è parlar chiaro! - e che chiederà al consiglio dei ministri di non tagliare i fondi per scuola - e vvai! - e si è anche detto abbastanza ottimista di riuscirci (però non è proprio certissimo, eh). Tanto ha detto che ci pensa lui, sta già predisponendo un gruppo di lavoro - nessun consulente a parcella per carità, tutti dipendenti dell'amministrazione - che prima dovrà fare un quadro preciso della situazione e poi scoverà tutti gli sprechi ovunque si annidino; le risorse così liberate verranno reinvestite nella scuola. Dopo di che faremo sfracelli, dall'edilizia scolastica alle tecnologie in classe, e riguardo agli stipendi europei, dopo la cura Fioroni saranno loro a inseguire i nostri, eh eh!
6) Ah, dimenticavo, l'esame di maturità: questo è l'ultimo anno che si fa. Forse c'era un "così" alla fine della frase che mi è sfuggito, anzi sarà così, con i così non si sa mai, ti sfuggono dappertutto se non stai attento. Certo che anche senza il "così" ha una sua logica, che senso hanno fatti così? Molto meglio non farli. Quasi quasi ...
7) Mannaggia, me ne dimenticavo un'altra, il guaio è che la scuola è un casino di cose messe insieme. I precari: tranquilli? Tranquilli, tranquilli ... il Ministro ha promesso un piano pluriennale ... e vabbè allora siete proprio degli estremisti e anche poco pazienti, anno più anno meno che sarà mai!!!

Beh, comunque la situazione è più o meno questa, e c'è poco da ridere anzi.
Maurizio Tiriticco - 20-06-2006
Su "Azienda Scuola" di "Italia Oggi" di martedì 20 giugno a pagina 1 e a pagina 2 è possibile vedere sintetizzata la politica dell'Unione per la scuola. A pagina 1 Alessandra Ricciardi elenca succintamente, ma puntualmente, i provvedimenti normativi ...
Gianni Mereghetti - 20-06-2006
in questi giorni ognuno dice la sua sugli esami di stato, chi sostiene la loro inutilità, chi li considera assurdi, chi vorrebbe reintrodurre i commissari esterni, chi invece cambiarne la formula - fosse per me li abolirei del ...
Ilaria Ricciotti - 19-06-2006
Quand' ero bambina, spesso, recandomi dai nonni ero affascinata da quella casa e da quell'ambiente, diverso dal mio, che ogni volta mi invitava ad esplorarlo.

Alberi che non potevi fare a meno di possedere; prati in cui era facile perdersi, ma che ...
Gianni Mereghetti - 17-06-2006
Quando uno studente viene bocciato, pardon non ammesso alla classe successiva come mi è successo sei volte quest'anno, sono io che vengo bocciato, ma diversamente da lui mi posso ripresentare il prossimo anno, come se fossi stato promosso. Questa è ...
Cosimo De Nitto - 16-06-2006
La Moratti non è stata un'escrescenza dannosa e fastidiosa, un incidente della storia che niente aveva a che fare con la nostra scuola che l'ha dovuta sopportare. La Moratti ha interpretato un insieme di elementi (stili di pensiero e di comportamento, ideologie, appetiti, orientamenti ecc.) che erano e sono presenti nella mente, ma più ancora nel ventre, di tanti docenti e capi di istituto che operano nella nostra scuola.
Il dirigismo e l'arroganza del comando, il carrierismo, l'opportunismo, lo scodinzolio nei confronti dei superiori, il mettersi in mostra e bella evidenza per arraffare cariche e progetti (remunerativi), tutto ciò ed altro ancora è stato sollecitato, incoraggiato, stimolato dalla concezione morattiana della scuola e dalla sua politica.
Il peggio del peggio di ciò che va sotto il nome di aziendalismo.
Nel mercato vince chi compete. Nella scuola vince chi compete. Nella conoscenza e nell'apprendimento vince chi compete, questo è il principio. Vince la scuola che si fa il più bello e grande manifesto, più propaganda sui quotidiani, radio e tv locali. Il dirigente non deve occuparsi dei contenuti e dell'efficacia didattica, ma procurasi soldi, accaparrandosi progetti, fare anticamera dai politici, enti, aziende, banche. Andare a caccia di sponsor!
Giuseppe Aragno - 16-06-2006
Cito a memoria, ma chi volesse applicarsi troverebbe certamente altri esempi: nel nuovo guidato dal nuovissimo Prodi c'è molto del vecchio che ci condusse allo sfascio del 2001: Massimo D'Alema, Vincenzo Visco, Pier Luigi Bersani, Giovanna Melandri, ...
Franco Labella - 16-06-2006
Le osservazioni del collega Mereghetti sono, in via generale, condivisibili ma, quando si interviene in maniera pubblica, si ha il dovere di dare un quadro preciso visto che chi legge su Internet non è detto che conosca tutti i contesti.
Mi spiego ...
Flavio Cucco - 16-06-2006
Cari colleghi,

il neo Ministro dell' istruzione, Beppe Fioroni, ha bloccato con decreto prot. 4018 del 31 maggio 2006, la SPERIMENTAZIONE dei NUOVI LICEI per l'anno 2006/7,prevista dalla Riforma Moratti.Come ricorderete quello della " ...
Gianni Mereghetti - 15-06-2006
Abbiamo un ministro anticalcio, che tristezza! Con la sua malaugurata decisione di spostare la terza prova a venerdì 23 giugno impedisce agli studenti e a noi insegnanti di gustarci ITALIA-REPUBBLICA CECA. La ragione è semplice. Gli studenti, dopo ...
Ilaria Ricciotti - 13-06-2006
Italia cara,

è da qualche anno che il pensarti mi angoscia e mi rattrista.
Non so più se i tuoi abitanti vogliono che tu continui ad avere la stessa connotazione geografica stabilita dai tuoi Padri, o se i tuoi confini debbano essere ...
Vincenzo Andraous - 13-06-2006
Stavo leggendo alcune dichiarazioni rilasciate a un quotidiano da Monsignor James Schianchi, affermazioni, a mio avviso, a cui obiettare, dissentire, ma senza per questo sottrarsi dall'effetto di una ulteriore sentenza.
L'insegnante di teologia ...
Forum insegnanti - 12-06-2006
Pubblichiamo di seguito la risposta dell' On. Pietro Folena, presidente della VII Commissione Cultura della Camera, all'appello del Forum Insegnanti

Cari amici del forum insegnanti,
vi ringrazio per il messaggio. Ho preso visione del vostro sito ...
Gianni Mereghetti - 12-06-2006
E' finito un altro anno scolastico e sono sempre più preoccupato per il futuro che ci aspetta. Il domani della scuola è quanto mai incerto, ma in questo una certezza ce l'ho, che mi mancheranno gli studenti che mi hanno sfidato sulla vita e quegli ...
Pasquale Almirante - 12-06-2006
Tempo di scrutini, questo tempo a scuola; e mentre nella primaria si scrivono i pensierini, comunemente chiamati giudizi, alla secondaria si danno ancora i numeri, più comunemente chiamati voti. Più difficile l'estensione dei primi perché si deve ...
Cassandra - 12-06-2006
Ora è arrivata la conferma dallo stesso ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, che in un comizio a Campobasso ha anche citato i numeri. "Si sono dimenticati - ha detto Fioroni riferendosi al precedente esecutivo - di prevedere 436 ...
Giuseppe Aragno - 08-06-2006
Ci tenevo a sentirlo. Mi incuriosiva terribilmente la dichiarazione dell'ex dirigente del PCI, peripateticamente passato per il travaglio doposoviettista, pudicamente convertito alla prudenza buonsensista e approdato, dopo le ripetute bocciature in apertura di legislatura, bagagli ed... armi alla consolatoria Farnesina: c'è una giustizia a questo mondo e un premio gli toccava per l'uranio depotenziato regalato agli ex compagni serbi in barba a quel reperto archeologico della Costituzione, che improvvidamente ripudia la guerra.
Arturo Ghinelli - 08-06-2006
Giuro che la prima volta che ho trovato scritto "demorattizzarsi" non avevo capito cosa volesse dire. Pensavo fosse il solito slogan basato sul gioco di parole legato al nome dell'ex ministro. In tante manifestazioni s'era visto il cartello con su ...
Gianni Mereghetti - 07-06-2006
In questi ultimi giorni di scuola sto provando una strana alternanza di sentimenti, commozione e amarezza si avvicendano nelle mie giornate senza soluzione di continuità e mi fanno sentire ora grato per quanto vissuto, ora profondamente preoccupato ...
Alberto Biuso - 06-06-2006
La Guerra italiana contro il popolo iracheno continua

Dall'Iraq fa notizia, ormai, solo la morte dei soldati italiani. Nulla o quasi si apprende, invece, dei tanti massacri attuati dalle forze d'occupazione, come quello raccontato da Imam Hassan, ...
Gianni Mereghetti - 05-06-2006
Quattro esempi

Una volta unificata l'Italia una delle questioni più significative del paese fu la distanza tra il paese reale e quello legale, ora quel problema si è spostato nella scuola, dove tra scuola reale e scuola legale vi è non solo una ...
Maurizio Tiriticco - 03-06-2006
Ermanno Puricelli, Sandra Ronchi, Elena Vaj e Marisa Vicini hanno scritto un lungo ed argomentato articolo su "ScuolaOggi" di giovedì sulla questione degli standard. Lodano il Principe, ovviamente, e bacchettano senza risparmio i poveri Pasquale e ...
Angelo Arrabito - 03-06-2006
Le istanze pedagogiche e le pratiche didattiche prospettate dalla riforma Moratti non sono una novità per la scuola pubblica italiana. E' notorio a tutti, e mi riferisco al segmento della scuola primaria, come il carattere meramente trasmissivo e ...
Comitato nazionale - 02-06-2006
L'assemblea dell'Associazione Per la Scuola della Repubblica, convocata il 28 maggio per un'analisi del mutato quadro politico istituzionale, ha valutato positivamente la fine della gestione berlusconiana della scuola emblematicamente rappresentata ...
Alfia Nicotra - 02-06-2006
La Segreteria e il Direttivo Nazionale della FLC Cgil riuniti il 30 e 31 maggio 2006 nel ribadire quanto emerso nel documento congressuale si impegnano a promuovere le azioni necessarie affinché il Governo:
emani, nell'immediato, tutti i ...
Gianfranco - 02-06-2006
In questi ultimi mesi ho preferito non fare interventi.
Adesso però a "bocce quasi ferme" intervengo per fare il punto della situazione.
I nuovi responsabili del Miur ( Fioroni e Bastico soprattuttto ) stanno muovendosi in perfetta linea con ...
Ilaria Ricciotti - 02-06-2006
La tua vita,
a volte felice,
a volte amara,
mi ha insegnato
e mi insegna
a imitare te:
ad amare
il popolo,
che ha lottato
e lotta per te.
Gianni Mereghetti - 01-06-2006
Il neoministro all'Istruzione è scivolato al primo ostacolo, quello del referendum costituzionale piazzato proprio nel bel mezzo degli esami di stato. Ebbene che cosa ha trovato di meglio Fioroni se non stabilire che gli scritti agli esami di stato ...
Roberto Albertini - Palermo - 31-05-2006
( in tre parti + soluzione )

I parte

Finalmente vengono smentiti tanti luoghi comuni sulla nostra Sicilia e sulla sua capitale: frotte di analisti economici ci hanno raccontato per anni che l'economia della nostra regione era "drogata" dalla gestione delle risorse pubbliche intrisa di parassitismo e di clientelismo politico. Fondi pubblici europei, nazionali, regionali finivano per soffocare l'iniziativa privata demotivando al rischio gli imprenditori e inducendo i cittadini alla ricerca del posto pubblico piuttosto che alle opportunità offerte dal privato. Ebbene, non è vero nulla! In Sicilia ci sono settori privati che tirano a più non posso, che hanno incrementi annui di fatturato a due cifre, meglio della Cina, che allargano continuamente la loro clientela: a Palermo soltanto c'è un'area della clientela di queste imprese che raggiunge il triplo della Lombardia !!
A cosa saranno dovuti tali strabilianti successi ? E' ovvio, alla genialità naturale dei siciliani ! Siete curiosi, vero, di sapere di cosa parlo, specie voi elettori di centro-sinistra, sempre abituati a gettare fango e a criticare Berlusconi o Cuffaro, per ora non ve lo dico.

II parte.

Supponete di andare con un folto gruppo di amici in un ristorante di gran fama. Immaginate poi di dire al Maître che, dopo aver gustato l'antipasto vorreste direttamente passare al caffè e ai liquori e che, però, intendete pagare il conto per un pasto completo: unica condizione che ponete oltre alla ricevuta, che il ristoratore vi rilasci un attestato in cui si affermi che la cena era eccellente e che voi vi siete dimostrati dei veri Gourmet, degli intenditori di cibi e di vini. Credete che ne sarebbe contento il titolare del ristorante ? Pensate poi che, presentando la ricevuta, la Regione Sicilia vi rimborserebbe buona parte delle spese e che, grazie all'attestazione del ristoratore, usandola come autorevole referenza, possiate trovare un buon posto come inviato assaggiatore ad esempio del Gambero Rosso o della guida Michelin. Vi piacerebbe ? Non vi pare verosimile che possa succedere ? E invece succede, non con i ristoranti ma in un altro settore economico. Capito quale ?

III parte.

Immaginate di partecipare ad una gara. Il premio per chi totalizza molti punti ha un certo valore. I partecipanti ogni anno, però, sono molti e le prove sono difficili. La quota di iscrizione è bassa ma i giudici sono neutrali e gli allenamenti lunghi e faticosi. Voi però siete furbi e avete un po' di capitale da investire: venite a sapere che pagando un extra a chi di dovere, costui ha a libro paga coloro che vi assegneranno il punteggio e vi farà sostenere la gara senza troppi allenamenti. Tra l'altro c'è un ente pubblico che vi rimborserà buona parte del capitale investito. Non vi sembra una cuccagna ? Vi iscrivete ? In Sicilia si iscrivono in massa. Avete capito di che gara si tratta ?
Coordinamento - 30-05-2006
Chi siamo

Il circolo Arci Don Durito è composto esclusivamente da giovani di età compresa tra i 15 e i 27 anni che da anni si occupa di progetti che tentano di ricostruire una socialità alternativa a Bergamo.
Da parecchio tempo siamo in contatto con le associazioni di migranti della nostra città, in particolar modo con quella marocchina. L'anno scorso ci è stato proposto da alcuni esponenti di quest'ultima di sostenere e partecipare attivamente al progetto che viene di seguito descritto. Abbiamo accettato con entusiasmo questa sfida, anche spinti dall'intensità dell'esperienza che alcuni di noi hanno vissuto quando, due anni fa, si sono recati in Marocco e hanno potuto vedere con i propri occhi quanto sarebbe necessario e utile avviare dei progetti di ri-costruzione e messa in opera di alcuni servizi fondamentali quali scuole, ospedali, ecc. Così, raccontando della nostra esperienza, siamo venuti a conoscenza di questo progetto, peraltro sostenuto da una serie di associazioni partner distribuite sul territorio italiano, marocchino e francese.

Il progetto

Il progetto "una scuola a Casablanca" si pone come obiettivo quello di ristrutturare due edifici in disuso che si trovano a Mohammedia (vicino a Casablanca) per trasformarli in un complesso scolastico. In effetti due sono le parti di cui il progetto si compone, una per edificio. Il primo, destinato ad accogliere una scuola media, è molto grande e parecchio fatiscente. Richiede interventi di muratura oltre che la costruzione degli impianti elettrico e idraulico. Il secondo edificio, invece, è più piccolo e in condizioni decisamente migliori, necessitando solo di piccoli lavoretti quali l'imbiancatura delle pareti, la sostituzione di lampadine e tubature rotte, la riparazione di diverse porte e finestre, ecc. In effetti, quindi, non richiede lavori di muratura imponenti ma solo di una "risistemata". Noi ci occuperemo di quest'ultimo edificio, non disponendo né dei fondi né delle competenze per poter intervenire sul primo, di cui si occuperà invece l'associazione francese....
Il progetto, della durata indicativa di quindici giorni, avrà luogo durante i mesi di luglio/agosto 2006, in data ancora da decidere anche in base alle esigenze di tutti i partecipanti. Durante la permanenza in Marocco, oltre alle attività di ristrutturazione, i membri delle associazioni marocchine ci porteranno a visitare alcune tra le più belle città del Marocco (Rabat, Marrakesh, Casablanca...).
Il progetto infatti non si pone come unico obiettivo la ricostruzione delle due scuole ma anche la scoperta di una cultura diversa dalla nostra con cui però molto spesso ci troviamo in contatto. Ciò nella speranza che questo possa favorire la conoscenza e il rispetto reciproco e da qui la rimozione dei principali ostacoli allo sviluppo di una socialità multientica che abbia ricadute positive anche in Italia.

I partners

I soggetti coinvolti nel progetto complessivo sono diversi e coinvolgono tre paesi: l'Italia, la Francia e ovviamente il Marocco.
Da parte italiana l'associazione Marocchina "Associazione culturale Essalam" di Montello (Bergamo), il collettivo Giovani Zucche Piene di Ponteranica e il nostro circolo arci e da parte francese "Association Mina, Sourire aux enfants" e le associazioni marocchine di Mohammedia.
Tutte queste realtà cooperano già da tempo per la pianificazione del progetto, mantenendosi in contatto triangolarmente. Il coinvolgimento di più paesi partner (europei e non) così come la partecipazione di gruppi di giovani dai 15 ai 30 anni, e' riconosciuto come motivo di merito nell'assegnazione dei fondi destinati dall'Unione Europea per progetti di cooperazione internazionale di questo tipo. Il progetto nasce in Marocco, dove alcuni marocchini originari di Mohammedia e residenti in Italia e Francia mettono in contatto alcune associazioni di Casablanca e dintorni con le associazioni marocchine di cui fanno parte nei rispettivi paesi di residenza europea. A loro volta queste ultime associazioni hanno cercato contatti con realtà locali che potessero sostenere e partecipare insieme a loro alla realizzazione del progetto, nella fattispecie rivolgendosi a noi. Ci teniamo a sottolineare che il nostro rapporto con l'associazione marocchina di Bergamo non è estemporaneamente legato al progetto ma frutto di anni di collaborazione durante i quali abbiamo sviluppato un'importante amicizia e una solida fiducia.
Come già detto, i partner francesi si occuperanno della ricostruzione di un edificio, noi dell'altro, entrambi in collaborazione con le realtà del luogo.
Dunque le due parti del progetto si muoveranno parallelamente tra loro e in sinergia, con continui scambi di competenze ed esperienze, inscindibili l'una dall'altra. In questo modo, oltre alla realizzazione strettamente pratica del progetto, daremo il via ad un importante collaborazione tra paesi che potrà fruttare anche in futuro, non solo in termini concreti ma anche da un punto di vista di arricchimento sia sul piano multiculturale che su quello umano ed esperenziale.
Comitati Promotori Legge popolare - 29-05-2006
Ci rivolgiamo a Lei, Signor Presidente, in qualità di garante della nostra Carta Costituzionale, e a Lei, Signor Ministro, come responsabile di quella che speriamo possa essere una nuova stagione della Scuola Italiana, per richiedere la Vostra attenzione particolare ed il Vostro intervento immediato su quello che ci sembra essere un nodo centrale per il futuro del nostro Paese: la Scuola.

Siamo i Comitati Promotori sorti in tutta Italia a sostegno della proposta di Legge di Iniziativa Popolare "Per una Buona Scuola per la Repubblica" (depositata in Corte di Cassazione il 6/2 u.s. e denominata "Norme Generali sul Sistema Educativo di Istruzione Statale nella Scuola di Base e nella Scuola Superiore. Definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di Nidi d'Infanzia"), e Vi scriviamo anche a nome degli oltre 65.000 cittadini italiani che, a raccolta delle firme ancora in corso, hanno finora sottoscritto la nostra proposta.
Siamo normali cittadini e cittadine, genitori, insegnanti, studenti che, indipendentemente da appartenenze ideologiche o politiche, in questi anni si sono impegnati ed hanno lottato per difendere la Scuola della Costituzione.

La Scuola della Costituzione, Pubblica, Laica e Pluralista, è una scuola inclusiva, una scuola che non ammette discriminazioni.
Oggi Vi chiediamo di aiutarci a difendere questa idea e questa pratica di Scuola.


Crediamo che difendere la Scuola significhi difendere lo Stato democratico, con l'obiettivo irrinunciabile di garantire la salvaguardia dei fondamentali diritti costituzionali.
A nostro parere, la possibilità di esercitare tali diritti dipende dall'opportunità, reale e concreta per tutti, indipendentemente dal ceto e dal censo, di accedere ad un'istruzione attenta, che sappia mettere in relazione il sapere ed il saper fare con lo sviluppo della personalità in senso cooperativo e solidale, non competitivo. La Scuola dovrà diventare sempre di più il luogo privilegiato per la formazione del cittadino consapevole.

In questo particolare frangente, è per noi necessario ed urgente salvaguardare il diritto di accesso all'istruzione per tutti e per tutte, in ogni ordine di scuola.

Sappiamo bene che quanto Vi illustreremo di seguito è già ampiamente conosciuto ed è oggetto del Vostro lavoro istituzionale, ma abbiamo deciso di rivolgerci a Voi per sottolineare ulteriormente che la situazione in cui versa la Scuola Italiana è realmente problematica e rende estremamente incerto il regolare avvio del prossimo anno scolastico.

Pur ritenendo che l'abrogazione della legge 53/2003 sia una misura obbligata per creare le condizioni per una reale risoluzione dei problemi, Vi scriviamo tuttavia per richiedere provvedimenti urgenti e mirati, che possano consentire almeno un normale avvio delle attività scolastiche fin dal prossimo settembre, per garantire l'effettivo rispetto del diritto allo studio, e quindi alla cittadinanza, di bambine e bambini, ragazze e ragazzi. Tale diritto, sancito dalla nostra Costituzione, è già divenuto precario negli ultimi anni e, se ulteriormente e gravemente compromesso, potrebbe giungere ad un punto di non ritorno.

Perché ciò non avvenga, Vi chiediamo....
Roberta Roberti - 28-05-2006
Insomma, proprio non c'è pace quando i politici parlano di scuola.
Alla nostra richiesta secca e semplice ABROGAZIONE ci siamo sentiti rispondere in questi anni con vocaboli attenuativi, tipo cancellazione, revisione, modifica, correzione, Ora ...
Francesco Mele - 28-05-2006
Io ho la sensazione che ancora non ci si renda conto che è in corso la preparazione, da parte del governo, della classica polpetta avvelenata. Eppure i segnali dovrebbero essere ormai incontrovertibili.
Abbiamo fatto i peli alle uova quando i DS ...
Gianni Mereghetti - 27-05-2006
Non mi aspettavo altro, anche se la speranza è sempre l'ultima a morire, e così come da copione il neoministro Fioroni ha annunciato che procederà a smantellare la Riforma Moratti. All'apprendista guastatore mi permetto solo di chiedere di fare ...
Giuseppe Aragno - 26-05-2006
Siamo alla fase delle buone intenzioni. Quella per la quale una politica non c'entra con gli uomini chiamati a realizzarla, Metti Crispi al posto di Giolitti e hai comunque l'idillio con Turati. E' il momento in cui lo slogan pubblicitario garantisce ...
Fabrizio Dacrema - 26-05-2006
Poteva cominciare meglio: tra "revanche" partitocratrica e "spacchettamento" dei Ministeri la primissima impressione è stata all'insegna del ritorno a vecchie logiche politiche autoreferenziali.
Poi il neo-ministro Fioroni è andato a Barbiana, ha parlato di una scuola che non si rassegna all'esclusione e della scuola pubblica come scuola di tutti e per tutti.

Si riparte da Barbiana

Ottima scelta: Barbiana è il luogo più adatto per tornare a costruire una scuola secondo Costituzione, impegnata a rimuovere gli ostacoli e i condizionamenti negativi del contesto socio-culturale di provenienza.
La discriminazione positiva di Don Milani (dare di più a chi ha di meno) rappresenta, infatti, l'alternativa speculare alla versione Moratti della personalizzazione (dare ai più svantaggiati percorsi formativi inferiori e subalterni).
Messe le cose sul binario giusto dal punto di vista dei principi, ora si tratta di non sbagliare le prime mosse e di darsi una strategia di ampio respiro per riuscire a realizzare quei cambiamenti del sistema scolastico necessari al paese.
Da questo punto di vista il nuovo governo si ritrova di fronte i vecchi problemi strutturali: un paese sottoscolarizzato, una scuola che non promuove la mobilità sociale, forti disparità territoriali negli esiti di apprendimento, percorsi formativi per il lavoro deboli.
Problemi aggravati, ma non creati, dalla politica scolastica della Moratti, che di suo ha impoverito la scuola pubblica e ha cercato di imporre una riforma sbagliata e inattuabile, facendo perdere altri cinque anni al paese.

Subito discontinuità

Le prime mosse del ministro devono allora segnare una forte discontinuità con le scelte del governo precedente a partire dall'immediata sospensione del decreto sul secondo ciclo. Sarebbe inutile e dannoso far partire un modello di scuola secondaria in totale contrasto con l'innalzamento dell'obbligo a 16 anni contenuto nel programma dell'Unione. L'assetto duale (percorsi liceali statali e percorsi professionali regionali) contenuto nel decreto legislativo 226/05 è del tutto incompatibile con un modello unitario di scuola secondaria che realizzi l'effettiva pari dignità culturale dei diversi percorsi. Senza l'immediata sospensione del decreto, invece, le scuole e le famiglie, già dai primi mesi del nuovo anno scolastico, sarebbero costrette a orientare e scegliere tra i due canali previsti dalla legge 53/03.
Anche nel primo ciclo e nella scuola dell'infanzia occorre rendere immediatamente certo che già dal prossimo settembre le scuole non saranno più tenute ad applicare Indicazioni, tutor e portfolio. Già molti collegi docenti, a fronte delle forzature ministeriali (Indicazioni introdotte al di fuori della procedura legittima e invasione nelle competenze organizzative e didattiche delle scuole per tutor e portfolio), hanno utilizzato legittimamente le prerogative dell'autonomia scolastica per salvaguardare la qualità dell'offerta formativa. Ora si tratta di togliere ogni dubbio e di annunciare che il decreto sul primo ciclo sarà riscritto e, a questo fine, si procederà alla consultazione delle scuole; fermo restando il ripristino della effettiva possibilità di realizzare il tempo pieno e i modelli di qualità della scuola elementare e dell'infanzia (gruppo docente, tempi distesi, contemporaneità).
La nuova norma per il primo ciclo dovrà abolire l'anticipo a domanda delle famiglie, come previsto dal programma dell'Unione, per porre fine al processo di destrutturazione del percorso formativo della scuola dell'infanzia.
Al tempo stesso occorre evitare cadute della già scarsa offerta formativa di sevizi educativi per i bambini inferiori ai tre anni attraverso progetti di scuole ed enti locali che pongano le condizioni strutturali e professionali per l'apertura delle scuole dell'infanzia ai bambini tra i due e i tre anni (vedi esperienza emiliana delle sezioni primavera).
Renza Bertuzzi - 25-05-2006
Fai un nodo al fazzoletto per ricordarti di andare a votare: sono in ballo la forma di governo del nostro Stato e la cessione alle Regioni di importanti prerogative.

Il 25 e il 26 giugno 2006, saremo chiamati a votare per un referendum ...
Ilaria Ricciotti - 24-05-2006
Giovanni Falcone, sua Moglie e gli Uomini della scorta

Vite spezzate
da individui
che
odiano la vita.

L'asfalto
tinto
di rosso
ricorda,
insegna.

Ieri,
oggi,
e domani,
i loro volti
sono stati,
sono,
e saranno incisi
nella ...
Marco Mayer - 24-05-2006
Con la costituzione dei gruppi unitari dell'Ulivo alla Camera ed al Senato il Partito Democratico è entrato nel vivo, ma il processo appena avviato appare ancora molto fragile. In questo momento è ancora forte il rischio che prevalga una logica di potere (oligarchica e "spartitoria") tra DS e Margherita con il conseguente emergere di veti incrociati ed il continuo risorgere di patriottismi di partito. Il punto centrale è che il Partito Democratico per avere successo deve aprire un nuovo orizzonte culturale. Ma su questo fronte l'elaborazione è ancora molto scarna e carente. Il pericolo maggiore è che il dibattito resti confinato nelle formule vaghe e si fermi alle enunciazioni di principio. Cosa c'è dietro le etichette? Com'è possibile passare dall'idea al progetto politico? In questo saggio Marco Mayer entra nel vivo dell'analisi e della ricerca politica. Il testo passa in rassegna ed analizza criticamente i principali temi politico-culturali che la costruzione del Partito democratico dovrà affrontare: l'immagine che emerge è quella di un cantiere difficile e impegnativo, un'agenda densa e stringente non solo per i partiti, ma anche per la società civile. All'orizzonte si profila un'operazione politica e culturale di grande spessore da iniziare subito a partire da Firenze e dalla Toscana, operazione che non può essere delegata all' "incontro/scontro" tra gruppi dirigenti ristretti ed autoreferenziali.
Rodolfo Marchisio - 23-05-2006
Fioroni: chi sarà costui?

E' stato un periodo in cui abbiamo trattenuto il fiato: prima per capire chi aveva vinto le elezioni, poi per capire chi e come avrebbe potuto governare, infine per capire chi sarebbe stato il nuovo ministro.

Fioroni! ...
Laura Tussi - 22-05-2006
APPRENDERE PER PENSARE

In primo piano si pone la questione della conoscenza che si trasmette a scuola, prendendo inizialmente in esame le relazioni tra i contenuti della conoscenza proposti e i processi cognitivi dell'allievo implicati nell'apprendimento di uno specifico contenuto.

Di recente la psicologia evolutiva ha dedicato attenzione allo sviluppo delle competenze sociali infantili.
Negli anni '40, Piaget individua le strutture formali della mente, quali stadi di sviluppo che determinano la modalità di procedere del soggetto in ogni campo del conoscere e le modalità sono indipendenti dal contenuto su cui operano. Piaget privilegia la descrizione strutturalistica della mente, mettendone da parte i processi....

Herbart è un precursore della scienza psicologica nel passaggio dalla psicologia filosofica coinvolta in altre dimensioni del sapere e dell'agire umano, per cui la psicologia è protesa alle soluzioni dei problemi umani....

In sintesi l'importanza della psicologia per la comprensione della realtà umana è fondamentale in Herbart, che vuole rendere intelleggibili e giustificare i processi cognitivi, smembrandoli nel loro elemento costitutivo: la rappresentazione. Il punto di arrivo dei processi cognitivi sono gli interessi che stanno alla base dell'apprendimento e dell'insegnamento educativo.
Tavolo Fermiamo la Moratti - 20-05-2006
Per il ritiro immediato del Decreto Legislativo sul secondo ciclo del Sistema di Istruzione

Al prof. R. Prodi, Presidente del Consiglio
All'on.le Giuseppe Fioroni, Ministro dell'Istruzione
Ai Capigruppo dei gruppi parlamentari dell'Unione
Ai ...
Flc Cgil - 20-05-2006
Nel fare gli auguri di buon lavoro al governo appena insediato, non possiamo che sottolineare l'urgenza di intervenire con chiari ed evidenti segni di discontinuità rispetto alle scelte del Governo Berlusconi. Questo in particolare nei settori della ...
Lorenzo Picunio - 19-05-2006
Approvato dal Consiglio della Municipalità di Mestre Carpenedo, su proposta del capogruppo dei Verdi Federico Camporese (a maggioranza Ds, Verdi, Comunisti Italiani, Rifondazione, Italia dei valori, Margherita)

Considerato
che l'approvazione ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 19-05-2006
Conosco una stimata signora, già insegnante nelle scuole pubbliche del bel paese, che nelle rare occasioni di confronto e di discussione politica con straordinaria convinzione e forse buona fede ha l'ardire, e con grande veemenza, di difendere il presunto primato suo di attenta, instancabile stazionatrice dinnanzi allo schermo televisivo ove, per sua ammirevole ammissione, passa in rassegna tutti i possibili programmi di intrattenimento e di discussione, programmi, ahimè, nei quali della ponderatezza e della riflessione si fa giovialmente e trionfalmente strame, sostenendo l'amica signora, convintamente, che sia preferibile quell'esercizio suo di stazionatrice instancabile all'impegno quotidiano dell'acquisto e della lettura del o dei giornali che " tanto dicono tutti le stesse cose ".
Alla ponderatezza della lettura ed allo sforzo che ne consegue l'amica " pseudo-culturalmente attrezzata " preferisce la comunicazione verbale, ove l'impegno alla riflessione è lieve e fuggevole: a questo punto il cerchio è ben chiuso. Con buona pace e soddisfazione degli spettri innumerevoli che volteggiano sul bel paese.
Giuseppe Aragno - 18-05-2006
Non chiedetemi, perché. Non saprei che dirvi, non troverei parole per spiegarlo e non ci provo. Eppure è così: mentre il carrozzone massmediatico si scatena per Giorgio Napolitano che sale sul colle più alto della nostra - posso dirlo? - malandata ...
Luigi Guiso e Roberto Perotti - 17-05-2006
Riceviamo da La Voce.info e volentieri diffondiamo - Red

Nei tanti toto-ministri che si leggono sui giornali in questi giorni, il ministero dell'Università viene citato molto raramente; si ha la sensazione che questo dicastero svolga un ruolo ...
Comitato Fermiamo la Moratti - 16-05-2006
NO alla devolution ! NO alle leggi Moratti !

L'esito delle elezioni politiche, anche se non esaltante, ha comunque consentito la vittoria dell'UNIONE; ora è possibile abrogare le devastanti leggi Moratti ed avviare tutti assieme una politica ...
Laura Tussi - 15-05-2006
Ambiente e sviluppo cognitivo

Gli effetti dell'apprendimento (esperienza e influsso ambientale) sono filtrati dall'equilibrazione, fattore di regolazione interna di ogni organismo vivente, centrale nello sviluppo.

Il meccanismo dell'equilibrazione.

Piaget afferma che la ristrutturazione endogena è un processo continuo e la natura di questo processo è la ricerca di stati di equilibrio. Il movimento verso l'equilibrio non si volge nel senso di una maggiore staticità, ma di un'attività crescente che permette la costruzione intellettiva di strutture più complesse. La vita è autoregolazione, per cui la conoscenza non risiede in un qualunque organo fisico, ma usufruisce dell'interazione di insiemi di organi per il suo funzionamento, in una prospettiva solipsistica. Lo scambio con l'ambiente (stimolo-risposta) è alla base del comportamento. Piaget parlando di ambiente si riferisce a quello fisico, mentre Vigotskj considera l'ambiente sociale. Piaget ha sempre rifiutato la prospettiva neodarwinista sull'evoluzione in quanto selezione naturale da lui vista come processo subito dall'organismo, senza partecipazione attiva; propone invece un modello in cui l'organismo sia perennemente attivo e prenda iniziativa di cambiamento, come parte del processo globale di autoregolazione. Questo è l'equilibrio, ossia la ricerca di omeostasi. Quando le pressioni esogene sono tali da rendere impossibile l'assimilazione, vale a dire l'apprendimento, si ha una situazione di squilibrio. L'organismo cerca la soluzione, costruendo una nuova struttura mentale che si adatti alle esigenze dell'ambiente e dell'organismo. Il problema fondamentale in questa prospettiva consiste nel dover insegnare la struttura al bambino o doverlo mettere nella situazione in cui è attivo e si crea la struttura. Secondo Piaget non si riesce a fermare il progresso dell'apprendimento specifico indipendentemente dal progresso stesso, ossia tramite l'idealismo meccanicista. Secondo lui l'apprendimento è una strategia di scoperta per cui le organizzazioni precedenti si trovano in un tutto coerente che è una nuova struttura di equilibrio. L'apprendimento è ricerca di equilibrio e lotta contro l'entropia, ossia il disordine. L'apprendimento non è in rapporto con la motivazione per una questione socioculturale, ma l'apprendimento nella nostra società è lo stato naturale del bambino e dell'adulto. L'ambiente preposto all'apprendimento è la scuola. Secondo Piaget il ruolo della stimolazione precoce non ha gran peso perché nella sua prospettiva lo sviluppo si svolge in una successione obbligatoria di stati. La ricchezza o la povertà dell'ambiente non costituiscono fattori importanti perché non alterano i meccanismi fondamentali dello sviluppo, nell'equilibrazione e nell'adattamento. Piaget ritiene importante l'articolazione interna delle strutture cognitive.

Gianfranco Claudione - 13-05-2006
Spett. Redazione,
desidero segnalare che sul sito www.scuolainsiemeweb.it è disponibile il testo integrale degli Atti del convegno "Convivenza democratica e rispetto delle regole", organizzato dal Liceo Classico "N. Zingarelli" di Cerignola (FG) e tenutosi nei giorni 3 marzo, 9 aprile, 16 aprile 2005.
G.C.

Libertà e giustizia - 13-05-2006
Libertà e Giustizia condivide il durissimo giudizio di Marcelle Padovani, la giornalista francese che scrisse con il giudice Falcone un fondamentale libro sulla mafia, sull'atteggiamento della dirigenza Rai che ha bloccato la messa in onda del film ...
Legambiente Scuola news - 13-05-2006
I nodi della politica scolastica

La crisi di motivazione e di prospettive del sistema pubblico dell'educazione e dell'istruzione rappresentano un rischio per tutto il Paese, una priorità da affrontare per il nuovo Governo.

I segnali in questi ...
S.B. - 12-05-2006
Riceviamo la segnalazione e volentieri (ma dovremmo dire malvolentieri) la diffondiamo - Red

Dal quotidiano l'Unità

Decapitata per strada con un coltello - non vi sfugga il dettaglio - tipo Rambo. Sepolta viva col pancione di nove mesi a una ...
Cub Scuola Torino - 11-05-2006
Note di lavoro

Le note che seguono sono state stese sulla base della riunione che la CUB Scuola di Torino ha tenuto il 28 ottobre 2004 sul tema "Sorvegliare e Punire" con la partecipazione di Domenico Chiesa e Marco Revelli. Le facciamo circolare come contributo ad una discussione che intendiamo, nel prossimo periodo, sviluppare ed approfondire e come strumento di orientamento per le prossime iniziative su questi temi.

Il fatto che sulle questioni della libertà di insegnamento, dell'opposizione all'introduzione delle videocamere e dei badge per insegnanti e studenti, della difesa di gruppi di minoranza presenti in categoria, la CUB Scuola si trovi sin troppo spesso in splendido isolamento non è, per diverse ragioni, casuale.
C'è, su queste questioni, un'attitudine consolidata nel sindacalismo scolastico e non solo scolastico, attitudine che possiamo così sintetizzare:
• la burocratizzazione e riconduzione alla dimensione giuridico dei problemi dei lavoratori come individui singoli. In altre parole, i sindacati tutelano, in qualche modo e con molte ambiguità, i lavoratori isolati a fronte delle vessazioni eccessive dell'amministrazione ribadendo, in questo modo, la propria funzione di avvocati dei lavoratori stessi. In una prospettiva del genere non ha senso una battaglia generale per affrontare alla radice i problemi. Paradossalmente, si può affermare che i sindacati hanno tutto l'interesse a che permanga la situazione attuale
• la tendenza a sottovalutare i problemi dei segmenti "minori" della categoria - per fare un solo esempio, i colleghi che insegnano alternativa alla religione cattolica e che non si vedono riconoscere il servizio. Va ribadito che, in realtà, tutti i lavoratori sono, in qualche modo, appartenenti a minoranze e che il lasciar passare comportamenti discriminatori nei confronti di singoli gruppi significa lasciare indifeso l'assieme dei lavoratori
• un certo qual perbenismo e moralismo che caratterizza settori della categoria e l'assieme dell'apparato sindacale. Per fare un paio di esempi, opporsi alla timbratrice appare come la difesa di un privilegio e non di un diritto, rifiutare le videocamere segnalerebbe una sorta di indifferenza alla scurezza dei bambini, dei ragazzi e delle attrezzature presenti nella scuola.
La discussione di giovedì è servita sia a fare un quadro dei problemi che a individuare delle linee di azione da sviluppare assieme e da portare alla discussione con i colleghi.
Ci limitiamo a indicare le questioni più importanti che sono state sollevate.
Giovanna Lo Presti - 11-05-2006
Chi ama le poesiole per l'infanzia d'altri tempi senz'altro conosce una raccolta di versi intitolata "Pierino Porcospino".
Narra la storia di un bambino, Pierino porcospino appunto, che compare nell'esordio - oh che schifo quel bambino, è Pierino il porcospino - e che poi nel prosieguo viene sostituito da numerosi alter ego, accomunati da una vocazione all'indisciplina e da una irresistibile attrazione verso la trasgressione delle regole, cosa che li porta, nel breve volger di qualche strofa, a fare una brutta fine. Così Corrado che si succhia il pollice viene punito da un sarto mostruoso che, comparso all'improvviso, gli trancia via di netto i pollici criminali con il forbicione e il cattivo Federigo, tormentatore di bestie e nutrice, si becca un gran castigo. Ma la sorte peggiore tocca all'incauta Paolinetta che, lasciata in casa da sola, non sta buonina, come le ha raccomandato la mamma: si mette a giocare con gli zolfanelli, da vera sventata qual è. Finisce così: un po' di cenere e due scarpini/caro ricordo dei suoi piedini/è quel che resta/non c'è più nulla/di quell'indocile, vispa, fanciulla. Non è poco, come punizione.
Cosimo Scarinzi - 11-05-2006
Il viandante che percorresse Corso Venezia, a Torino, si troverebbe ad un certo punto di fronte ad un palazzo grigio e tristanzuolo che ospita l'ITIS Peano. Si tratta di uno dei tanti edifici scolastici che ci ricorda l'affinità genetica fra scuole, caserme, carceri, ospedali.
Non è, a differenza di molte scuole elementari, ingentilito da disegni, decorazioni, colori vivaci che tentano di rendere umano lo spazio scolastico e non ha nemmeno la sobria eleganza delle scuole costruite in stile liberty un secolo addietro. È, insomma, un Istituto Tecnico Industriale nella forma e nella sostanza.
E di questa sua natura industriale il Peano ha fornito prova recente ed irrefutabile introducendo l'obbligo per gli studenti di sottoporre al controllo di 12 lettori ottici sistemati ai piani un badge o, per dirlo in italiano, un cartellino.
Comitato Nazionale Buona Scuola - 10-05-2006
L'assemblea nazionale dei comitati per una buona scuola per la repubblica, riunita a Roma il 7 maggio 2006, ha valutato molto positivamente l'esito sin qui raggiunto dalla campagna di raccolta di firme sul testo della proposta di legge di iniziativa popolare "norme sul sistema educativo di istruzione statale nella scuola di base e nella scuola superiore. definizionedei livelli essenziali delle prestazioni in materia di nidi d'infanzia", che ha conseguito un grande successo e consenso da parte dei cittadini, rendendo possibile l'ampio superamento, già ad oggi, della soglia delle 50 mila firme necessarie per la sua presentazione al parlamento.
Tale consenso ha riguardato il metodo di costruzione dal basso del testo della legge e dell'elaborazione dei suoi contenuti, che si rifanno ai temi dibattuti e maturati dalla scuola democratica italiana durante molti anni di ricerca e che sono stati alla base dello spirito ispiratore del vasto movimento popolare contro la cosiddetta "Riforma Moratti".

La Legge di Iniziativa Popolare si è imposta positivamente anche all'attenzione di tutte le forze politiche che oggi formano la nuova maggioranza politica parlamentare, delle Organizzazioni Sindacali e delle Associazioni, che ne hanno riconosciuto il valore e per le quali essa è diventata un ineludibile terreno di confronto.

L'Assemblea ha però deciso di proseguire la raccolta delle firme fino al raggiungimento di almeno 100 mila adesioni, rivolgendo particolare attenzione in questa fase ai genitori ai docenti e agli studenti di tutte le scuole del territorio nazionale.
Maurizio Tiriticco - 10-05-2006
Relazione tenuta al convegno "Obiettivo Scuola Moderna"
organizzato dal Cidi e dalla Provincia di Siena - Siena, 4 maggio 2006


L'istruzione che non paga!

Nel recente mese di ottobre si è tenuto in Roma un convegno organizzato dalle associazioni professionali dei docenti dal titolo "L'insegnante, una risorsa sprecata?". Nel mio intervento ho posto allora un altro interrogativo, in effetti abbastanza provocatorio: l'insegnante è veramente una risorsa? O meglio, può essere una risorsa quando l'intera istruzione - il Sistema nazionale di istruzione - in questo quinquennio di buio morattiano non lo è? Ed ancora! La crisi dell'istruzione riguarda solo il nostro Paese o è un fenomeno più ampio che investe in larga misura tutti i Paesi delle società cosiddette ad alto sviluppo?
Da ottobre ad oggi molta acqua è passata sotto i ponti. Ma certi problemi di vasta portata restano! In effetti, viviamo una grossa contraddizione. Si parla molto della società della conoscenza, si afferma in tutte le risoluzioni europee ed internazionali che l'istruzione è la risorsa della società del futuro, che la conoscenza è la materia prima delle società postindustriali, come il carbone e l'acciaio lo sono state per le società industriali. Ed ancora, "conoscere è crescere" è la parola d'ordine delle forze politiche che si sono battute contro il governo della Destra, e dovrebbe costituire il clou del cambiamento in materia di istruzione.
La ricerca sociale e l'opzione politica illuminata sono concordi nell'attribuire all'istruzione una priorità assoluta! Ma, nei fatti, è veramente così?
Una cosa è certa! Che ieri il figlio dell'operaio poteva diventare dottore! Quanti figli dei contadini del Sud sono diventati insegnanti e professionisti nel corso degli ultimi decenni sull'onda del grande rinnovamento che negli anni Sessanta - pur tra tante difficoltà - estese la scuola dell'obbligo a tutti? E sono molti coloro che hanno avuto la possibilità di raggiungere alti gradi degli studi! Il nostro Paese è cresciuto, nell'economia, nel tenore di vita, nella cultura, grazie al grande balzo in avanti che ha compiuto anche nel settore dell'istruzione!
Oggi le cose sono molto diverse. Oggi, il figlio del dottore che cosa diventerà domani? Che cosa farà? Quali prospettive ha nel mondo del lavoro?
Il fatto che il fenomeno riguardi anche i Paese avanzati europei non deve consolarci! Che cosa sta veramente accadendo, oggi, nel mondo della cultura, delle conoscenze, dell'istruzione, del lavoro? Ci hanno detto che ormai le differenze tra lavoro intellettuale e manuale non esistono quasi più! Che non c'è professione che non richieda anche un grosso back ground di conoscenze! Il contadino e l'operaio di ieri non esistono più! Le tecnologie hanno trasformato mansioni e processi lavorativi. Ma è anche vero che le logiche della globalizzazione hanno trasformato lo stesso mercato del lavoro! Abbiamo a che fare con la delocalizzazione, da un lato, dall'altro con le nuove immigrazioni! Sono fenomeni che incidono profondamente sulla occupazione e sulla stessa occupabilità. E sono anche nati concetti nuovi, primo fra tutti quello della flessibilità! Con tutte le contraddizioni che questo concetto comporta. Dove finisce la flessibilità e dove comincia la precarietà? Ci dicono che il posto fisso è un concetto superato! Ciò che si richiede nel lavoro oggi sono l'inventiva, il coraggio, la capacità imprenditoriale! Il berlusconismo per certi versi affascina, per altri versi sconvolge! Ciò che è accaduto in Francia contro la prospettiva di contratti di lavoro iugolatori, che sancivano una occupazione precaria per legge, deve insegnare qualcosa!
Né può consolarci che un acuto sociologo come Zigmunt Bauman definisca "liquida" la società in cui viviamo, in cui tutto è provvisorio, nulla è certo, tutto è indefinito, nulla è definito. Le pagine di Bauman sono acute in merito, ci aiutano a capire, ma non sono sufficienti a rassicurarci.
Giuseppe Aragno - 09-05-2006
Li ho davanti: lavoratori-studenti dell'università nuova, che stipula accordi con stato e parastato ed offre a buon prezzo pillole di cultura usa e getta; tante pagine, tanti "crediti", tanti esami e lauree da consumare per ogni bisogno: brevi e ...
Roberta, Patrizia e Francesco - 08-05-2006
Gentile Professor Prodi,
Lei si è detto molto indignato alla notizia dei fischi coi quali è stata accolta e "costretta" a lasciare il corteo del 1° maggio Letizia Moratti, candidata sindaco a Milano, nonché ministro dell'Istruzione ancora in ...
Ivan Cicconi - 08-05-2006
Lettera aperta

Cari amici,
Dopo che avete subito, per oltre dieci anni, il totale disinteresse per le vostre serie e puntuali ragioni e dopo la pretesa di aprire i cantieri manu-militari per un'opera ancora priva di un progetto degno di questo nome, nei prossimi giorni si dovrebbe, finalmente, aprire il confronto con l'avvio dei lavori dell'Osservatorio. L'auspicio è che il confronto sia effettivo, serio e di merito.

Se la vostra mobilitazione fosse, come alcuni vogliono fare apparire, la reazione di una comunita' affetta dalla sindrome "n.i.m.b.y.", la questione potrebbe anche ritornare nell'alveo della trattativa con la sola comunità locale. Le questioni che però avete posto e che comunque sono state proiettate sulla scena nazionale in questi mesi non riguardano solo la Valdisusa ma investono in modo evidente interessi e problemi che coinvolgono tutto il paese. Riguardano tutti noi, l'intero paese.

I problemi nazionali che avete posto e che, paradossalmente, solo la clamorosa arroganza del governo Berlusconi, del novembre-dicembre 2006, ha proiettato sulla scena nazionale, non ci pare abbiano ancora registrato alcuna seria risposta. Sarebbe però grave se l'insediamento dell'Osservatorio si realizzasse senza la necessaria chiarezza sulle sue finalita' e restringendo queste al solo monitoraggio di un progetto dato.
Pare infatti che, sia lo studio recentemente presentato dalla commissaria europea per il corridoio 5, Layola de Palacio, sia le dichiarazioni del presidente dell'osservatorio, Mario Virano, si muovano in una prospettiva nella quale il tema sia solo quello di come osservare e mitigare l'impatto di un progetto dato e dunque di contrattare con la comunita' locale le compensazioni per il disagio determinato da quel progetto.
Vincenzo Andraous - 06-05-2006
Non c'è niente da fare, siamo italiani in ogni occasione che si presenta, anche in quella meno evidente, ma una volta individuata, non perdiamo tempo a imbracciare il lanciafiamme per bruciarci il deretano, anche quello più nobile, benché travestito ...
Cosimo Scarinzi - 05-05-2006
Denunce per "aver augurato un male ingiusto" contro i No Tav e risposta del movimento

Con la torpida violenza che la caratterizza, la lobby pro Tav tenta di colpire il movimento di opposizione al treno ad alta velocità.

Il 3 maggio, 9 avvisi ...
Indymedia - 04-05-2006
Riceviamo e diffondiamo - Red

APPELLO PER UN MOVIMENTO STUDENTESCO EUROPEO: INIZIAMO DAL SOCIAL FORUM EUROPEO DI ATENE DEL 4/7 MAGGIO

E´ sempre più evidente quanto l´attacco neoliberista agisca su scala globale, portando ad un rafforzamento a ...
Bruna Sferra - 03-05-2006
INTRODUZIONE

Le Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati, allegate al D.lvo n. 59/04 applicativo della L.53/03, dovrebbero sostituire i Programmi Nazionali del 1985 (DPR 104/85). Già ad una prima lettura si evince in modo evidente l'estrema povertà ed il basso profilo culturale e pedagogico delle Indicazioni Nazionali; sembrano scopiazzate dai Programmi del 1985 in modo estremamente disordinato e confuso e con il preciso intento di stravolgerne il progetto culturale, pedagogico e politico che essi intendevano realizzare e quindi le finalità che ne costituivano il fondamento.
Per tali tematiche, gli estensori, di cui non si conoscono i nomi, sembrano ispirarsi ai ben più vecchi Programmi del 1955. Infatti, ad una lettura più attenta, emergono diverse similitudini tra le Indicazioni Nazionali e i Programmi del 1955.
Chi conosce la scuola elementare ha denunciato il regresso di 30 anni che la riforma Moratti ha apportato ad essa, ma questo raffronto dimostra come questo ritorno al passato sia ben più consistente.
I Programmi del 1955, sebbene abbiano avuto una durata formale trentennale, furono sostituiti de facto ben prima del 1985 da una serie di radicali innovazioni sia nel campo della legislazione sia in quello pedagogico. Oltre all'istituzione della scuola media nel 1962 e della scuola materna nel 1968, che pure hanno influito sulla natura stessa della scuola elementare, ci furono la L.820 del 1971 che istituì il tempo pieno, i Decreti delegati del 1974 e la L.517 del 1977 che modificò i tratti fondamentali del rapporto tra maestro e scolaro sotto i profili della valutazione, della programmazione e dell'integrazione dei bambini portatori di handicap. La logica della programmazione portò al rifiuto del concetto stesso di programma ministeriale. Alcuni evidenti parallelismi tra le Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati e i Programmi del 1955 possono tristemente ricondurre i fini della scuola elementare "morattiana" a quelli di 50 anni fa.

SOMMARIO

• Esplicazione articolata e commentata sulle sostanziali similitudini e differenze tra i tre programmi in merito alla personalità dell'alunno, al rapporto scuola- famiglia- extrascuola, al dettato costituzionale, alle pari opportunità, alle difficoltà d'apprendimento e all'handicap.
• I cicli scolastici nella scuola elementare nei tre programmi.
• Educazione alla convivenza democratica (Programmi del 1985) ed Educazione alla convivenza civile (Indicazioni Nazionali).
Maurizio Tiriticco - 02-05-2006
Un compito per il nuovo ministro

Sul recente numero 8 di "Scuola Secondaria" Giuseppe Bertagna interviene con un lungo e documentato saggio sulla questione degli Obiettivi Specifici di Apprendimento, sostenendo che questi devono assolutamente costituire i Livelli Essenziali delle Prestazioni che le istituzioni scolastiche devono garantire sull'intero territorio nazionale e che nulla devono avere a che fare con le prestazioni che si richiedono agli alunni. Ed in questo senso - come è noto - si esprimono le attuatali Indicazioni nazionali.
A tale tesi si oppongono vivamente sia la ricerca educativa più accreditata sia la gran parte degli operatori scolastici. Le ragioni sono semplici. Non è possibile avviare un percorso di istruzione o di formazione se non si hanno chiari gli obiettivi che si propongono allo studente e che questo deve raggiungere. La scuola si è comportata sempre così. La mia nipotina ieri aveva a che fare con le "sottrazioni con il riporto" e insieme a lei si cimentano con le prime regole dell'aritmetica non solo i suoi compagni di classe ma anche i milioni di coetanei di tutte le scuole del mondo! I bambini tutti devono comunque giungere al fatto che 42 meno 29 fa 13! E c'è anche la riprova che tutte le calcolatrici tascabili del mondo danno lo stesso risultato!
Si tratta di una semplicissima prestazione che la Scuola deve garantire, ma che l'Alunno deve anche acquisire! Ma il banalissimo esempio può trovare maggior conforto in ambiti di saperi e competenze ben più elevate. Un architetto, un giudice, un cuoco, un parrucchiere, per essere tali, non possono non avere conseguito competenze che, per ciascun profilo professionale, non siano tali e non altre! Nessun parrucchiere potrà usare il coltello per tagliare i capelli, o un architetto un dialogo di Platone per costruire una villa! Ciascuno di essi deve - dico "deve" - possedere determinate competenze, ciascuno nel suo campo! E gli ordini professionali sono abbastanza attenti e rigorosi in tale materia.
In altre parole, è giusto o non è giusto accertare che alla fine di un processo di apprendimento uno studente, piccolo o grande che sia, od un adulto in formazione continua, abbiano realizzato obiettivi chiaramente preventivati? Ma lo stesso Bertagna, quando esamina un suo studente, non pretende che certe conoscenze - o abilità, o capacità, o competenze - siano state acquisite?
Ed ancora! Quando si parla di competenze in determinati campi del sapere e del saper fare, non si pretende forse che siano leggibili, comprese e condivise da altri in situazioni diverse? I sei livelli delle competenze, di cui al portfolio europeo delle lingue, non costituiscono forse un riferimento preciso per chi insegna lingua, ed anche per chi la apprende? Tant' vero che due dei suddetti livelli hanno trovato posto in quella parte della scheda di valutazione (vedi la cm 84/05) relativa a quella certificazione delle competenze (operazione opportunamente annullata, per la sua approssimazione ed inconsistenza, con la nota del Miur del 9 febbraio u. s)!
Pensare, quindi, a degli standard condivisi non significa affatto essere statalisti, come pensa Bertagna, essere per uno Stato occhiuto ed invadente che usurpa tutti i campi dell'istruzione e pretende di dettar legge alle scuole e agli insegnanti!
Perché sono le stesse scuole e gli stessi insegnanti che, di fronte alla proposta della scheda faidaté, hanno dimostrato tutto il loro disorientamento e disappunto! La strada per la realizzazione di quanto indicato dal Titolo V non significa affatto polverizzare curricoli e processi di apprendimento! Anzi! Proprio perché l'autonomia delle istituzioni scolastiche è un processo irreversibile, è necessario che queste abbiano punti di riferimento certi.
Cosimo Scarinzi - 29-04-2006
May Day Parade

La Confederazione Unitaria di Base, assieme a diversi collettivi di precari e associazioni della società civile, organizza anche a Torino la May Day Parade con partenza alle 16 da Piazza Castello e conclusione con festa al Parco ...
Giuseppe Aragno - 29-04-2006
Quale scuola? Oggi non è certo una domanda banale, ma la risposta passa inevitabilmente per un'altra domanda: quale società? Mentre cambia la guardia e la destra fa posto alla sinistra, mi pare più evidente che mai: parlare di scuola è parlare di società e, per farlo, occorre probabilmente provare a guardarsi un po' indietro e "storicizzare" l'esperienza recente.

Cosa ci mosse a lottare contro il "concorsone"? Partirei di qui e, semplificando, direi che la protesta ebbe due motivazioni prevalenti: quella "retributiva", provocata dai sei milioni di lire garantiti solo ad alcuni lavoratori in una busta paga che era - e rimane - un vero e proprio oltraggio, e quella "antidiscriminatoria" che rifiutava la divisione dei docenti in "buoni" e "cattivi" e il conseguente "aumento per merito".
Tra noi, tuttavia, c'era chi criticava non solo la "gerachizzazione" del personale, ma anche il ruolo imposto agli insegnanti e alla scuola dello Stato e avvertiva che la logica del "concorsone" era quella di una selezione funzionale alla scuola-azienda. Chi lo aveva ideato si affannava a negare: si tratta solo di avviare concretamente l'autonomia scolastica. Nei fatti, invece, si inaugurava quel processo di "autonomizzazione aziendalistica" della scuola che la sinistra non ha mai ripudiato e la destra ha condotto alle sue estreme conseguenze.

Ritornata la potere, la sinistra che fa? Abolisce la riforma Moratti? Si direbbe di no. Aggiusta, a quanto pare, modifica, rattoppa, ma non abolisce. E' un dato di fatto. Chi ha vissuto in prima persona, come dirigente sindacale, delegato, o anche solo militante attivo, lo scontro sull'autonomia sa che esso si fece aspro quando risultò chiaro che, dalla fase teorica, si stava passando alla realizzazione concreta d'una scuola che non solo ricorreva ad una selezione degli insegnanti in rapporto a parametri valutativi discriminanti - il che appariva, ed era, già di per sé grave - ma si proponeva di rivedere la funzione docente in vista di compiti comandati e del tutto subalterni. La scuola-azienda passava per un sistema integrato pubblico-privato e aveva bisogno di insegnanti sconfitti, costretti ad accettare ruoli mortificanti. Non solo selezione, quindi, ma subordinazione ad un sistema formativo servo a sua volta di quello economico, il cui compito non era più quello di formare cittadini, ma di dare risposte al mercato della forza-lavoro. La barzelletta delle "tre i" non è di schietta matrice berlusconiana. Ha radici più profonde, che vanno cercate sul terreno delle scelte concrete - lascio da parte quello dell'ispirazione ideologica - legate all'esperienza del governo D'Alema, che si distinse per il tentativo di mostrarsi all'altezza delle aspettative del grande capitale. Come per la guerra, così per la scuola, la correttezza costituzionale cedette in quegli anni il passo agli interessi superiori del profitto che non ha patria. Ciò che si voleva ottenere era la costruzione, nell'ambito dell'area imperialistica, di un sistema scolastico paritario, pubblico e privato, finalizzato all'imposizione di una nuova alfabetizzazione - quella informatica - e ad una concezione mercantilistica della conoscenza - l'inglese a scapito di ogni altra lingua - che costituisse il primo gradino di una nuova scala di valori di un sapere volgarmente tecnico e decisamente funzionale ad una nuova divisione sociale del lavoro.
La scuola confindustriale non chiedeva cittadini consapevoli, ma utili idioti subordinati che anche non sapendo mettere insieme un pensiero critico avessero titoli "qualificati" in rapporto alle esigenze del mercato. Per ottenere questo scopo, occorrevano insegnanti ridotti ad agenti speciali del capitale in una scuola buona a costruire soprattutto giovani pronti ad eseguire mansioni contrarie ai propri interessi sia sociali sia, detto in senso lato, di "classe".
Vincenzo Andraous - 28-04-2006
Ancora minori protagonisti di accadimenti delinquenziali.
Giovani, tutti dentro il recinto chiuso delle emozioni, arena eretta a olimpo ove schierare limiti e frustrazioni, mancanze e assenze irrappresentabili.
Giovanissimi con lo zainetto a spalla e le cerniere calate in basso, pronti a riempire il fondo di avventure disperanti, di sfide impari all'impazienza.
Studenti di oggi e professionisti di domani, ognuno con il proprio libro aperto sul letto, dimenticato alla pagina relegata a misera giustificazione di stanchezza.
Famiglia, scuola, oratorio, agenzie educative sconfitte dai messaggi mediatici, dalle estetiche dirompenti, dalle tasche vuote da riempire di denaro e piacevoli rese.
Diluizione energetica è termine scientifico, per addetti ai lavori, insomma, per pochi intimi, eppure dovrebbe diventare dinamica di tutti i giorni, pratica quotidiana, affinché il più difficile dei ragazzi, entri in possesso della chiave di accesso, all'agire con il proprio cuore e l'altrui misura.
Aiutare a portare fuori le parole, aiutare chi trasgredisce o infrange la norma condivisa, a dialogare con il proprio fuoco-compagno di viaggio, stavolta pancia a terra.
Aiutare il minore significa rimanere in ascolto, silenzio non verbale, per poi farne traccia di un percorso di risalita, di risposte comprensibili e sensibili, quindi non solo accudenti, ma promotrici di un'attenzione forte a responsabilizzare il nostro ruolo di genitori e conduttori.
Lucio Garofalo - 28-04-2006
Secondo statistiche ufficiali, ogni anno in Italia verrebbero commesse oltre 300 mila violazioni della legge (ovviamente si tratta dei reati formalmente denunciati e accertati), che vanno dalle piccole infrazioni del codice penale ai reati più gravi quali estorsioni, rapine, sequestri di persona, omicidi.
Nel contempo le carceri italiane, già sovraffollate, hanno spazi assai carenti e limitati, per cui non riescono ad ospitare i violatori della legge che in pratica restano impuniti. In tale situazione sono i grandi criminali che riescono a beneficiare delle enormi lacune del sistema carcerario italiano. Non è un problema di sedi penitenziarie, di luoghi fisici di detenzione, altrimenti basterebbe costruire nuove strutture carcerarie per risolvere la questione. A riguardo penso che sarebbe meglio investire la spesa sociale nella costruzione di moderne e attrezzate case, scuole e ospedali, per cercare di rispondere alle drammatiche istanze sociali derivanti dall'emergenza abitativa, dalla questione scolastico-educativa e dalla crisi medico-sanitaria.
L'azione dei governi in materia di criminalità si riduce a periodiche e provvisorie strategie di repressione poliziesca (si pensi, ad esempio, al blitz compiuto qualche tempo fa a Scampia, il famigerato quartiere di Napoli) che sono sempre pilotate e condizionate da interessi e meccanismi di ricerca del consenso popolare, strategie che presuppongono e richiedono un ruolo decisivo legato all'esercizio dell'informazione quotidiana di massa.
In tal senso, i più importanti mass-media nazionali, network televisivi in testa, tendono a promuovere periodicamente vaste campagne di informazione propagandistica che rendono di "moda" alcuni tipi di reati.
Francesco Mele - 27-04-2006
L'intervento di Sergio (cfr il primo commento all'articolo Un appello sindacale - ndr) così veemente e, in certi passaggi, anche poco rispettoso del lavoro e della passione di tante persone che a questa proposta di legge hanno lavorato e stanno ...
Forum insegnanti - 26-04-2006
Una legge alternativa alla Moratti adesso c'è. Sosteniamola!
Un primo traguardo importante è stato raggiunto. Oltre 50mila firme sono state raccolte in tutta Italia per la presentazione della Legge di iniziativa popolare per una buona scuola per la ...
Peppe Sini - 25-04-2006
Carissime e carissimi,

sperando di non essere importuno vorrei segnalarvi l'utilita' di far circolare l'idea che il Parlamento elegga Lidia Menapace, attualmente senatrice, come prossima Presidente della Repubblica.

Lidia Menapace e' una donna, una persona che ha preso parte alla Resistenza, una pensatrice e attivista femminista, un'amica della nonviolenza; ed e' altresi' una persona di profonda cultura, di limpido impegno civile, di straordinario rigore morale. Tutte caratteristiche per le quali sarebbe una ottima Presidente della Repubblica.

Prima che il dibattito per l'elezione del capo dello Stato sia ingabbiato nelle logiche interne al ceto politico, potrebbe essere efficace che dalle cittadine e dai cittadini, dai movimenti delle donne, dall'associazionismo democratico, dai movimenti sociali, dalle espressioni civili della societa' civile, dai luoghi della cultura e dell'impegno per i diritti e la pace, dalle e dai militanti politici di base, emergesse autorevole e corale, persuasa e persuasiva, una proposta rivolta all'intero Parlamento affinche' per la Presidenza della Repubblica si converga su una figura dell'autorevolezza di Lidia Menapace.

Sarei felice se la proposta di Lidia Menapace alla Presidenza della Repubblica (proposta condivisa gia' da varie persone) venisse fatta circolare, se molte persone si esprimessero in tal senso, se si riuscisse a suscitare l'attenzione e l'impegno di tante e tanti a tal fine.

Posso chiedervi, qualora condivideste questa opinione, se poteste sia diffondere - nelle forme che riterrete piu' adeguate - la proposta, sia scrivere un vostro intervento a sostegno di essa (e se possibile inviarmelo per poterlo diffondere anche attraverso il nostro foglio quotidiano "La nonviolenza e' in cammino"? Ve ne sarei molto grato.

Un cordiale saluto,

Peppe

Viterbo, 24 aprile 2006
Francesco Mele - 25-04-2006
Ciao a tutti e tutte,

vi scrivo per informarvi che l'appello degli iscritti FLC CGIL a firmare la legge di iniziativa popolare per una Buona Scuola per la Repubblicanon è solo rivolto ai cittadini per invitarli a firmare la nostra proposta di ...
Maurizio Tiriticco - 24-04-2006
Nel mio ultimo scritto, Un progetto per il nuovo governo, ho tentato di dimostrare come e perché non si possano avviare specifici programmi, se prima non si adotta una strategia rigorosamente progettuale. Un Progetto nasce da un'idea; sono poi i ...
Stefano Cortese - 22-04-2006
Apro il sito del liceo Parini di Milano. Cerco i documenti che riguardano l'occupazione di Dicembre ma subito mi colpisce un collegamento per accedere a tutti i documenti prodotti durante l'occupazione del 1968 e a vari articoli dei quotidiani di quei giorni. Trovo due articoli interessanti: il primo è del Corriere della Sera del 12 marzo '68 e riassume i malumori di un gruppo di genitori che inviarono una lettera al provveditore per chiedere che l'allora preside Mattalia fosse sollevato dall'incarico per avere accettato e sostenuto metodi di insegnamento di carattere eversivo da parte di alcuni insegnanti. Il secondo è de L'Unità di qualche giorno dopo e pubblica la lettera di Mattalia agli studenti del liceo dopo che gli fu tolto l'incarico di preside e accettò la candidatura propostagli dal PCI per le elezioni politiche.

Il verbale del Comitato Genitori

Cerco i documenti sull'occupazione del 2005 e trovo un verbale del Comitato Genitori del 3 dicembre che, sulla scia della strategia preventiva imperante, propone assurde soluzioni di forza e contropicchetti a fronte della possibilità di trovare gli studenti dentro la scuola per il 12 dicembre. C'è un elemento interessante da notare: la partecipazione di una rappresentante degli studenti della lista "Alternativa Aperta" che, nella discussione sull'occupazione, dichiara insieme a molti genitori di non essere disposta «ad accettare un atteggiamento lassista che permette a chi viola sistematicamente tutte le regole di non essere punito» e accetta di buon grado la proposta di punire gli occupanti con un 7 in condotta.
Ora, mi riesce difficile pensare a questa ragazza che si precipita dall'insegnante tal dei tali a proporre l'abbassamento del voto in condotta del suo compagno; mi viene più facile pensare che questa stessa, in nome della cooperazione con gli insegnanti, abbia esercitato su se stessa un condizionamento tale al rapporto di potere che si è instaurato, da farle perdere la cognizione del suo essere studentessa e non aguzzino di altri studenti, così da diventare un araldo del potere, uno schiavo buono che ubbidisce al padrone. E il problema vero è che lo fa in totale buona fede.

La serenità ignorante del potere: il Consiglio di Istituto e il Collegio Docenti

I due documenti veramente rilevanti sono le dichiarazioni del Consiglio di Istituto e del Collegio dei Docenti: la prima è stata formulata durante una seduta avvenuta nei giorni dell'occupazione; la seconda difende la convocazione e le delibere dei Consigli di Classe-tribunali che hanno preso provvedimenti disciplinari nei confronti degli occupanti. Queste due dichiarazioni sono legate da un filo conduttore che si richiama sostanzialmente a due concetti: il primo palesato, e l'altro invece nascosto, omesso, volutamente non menzionato per evitare di far scricchiolare un castello di carte già di per sé traballante. Il primo è il continuo richiamo alla serenità («in nome della serenità del lavoro comune...»; «la maggioranza vuole studiare in un clima sereno...») che, se ad una prima lettura può sembrare un elemento di mera formalità, nasconde la pericolosissima negazione di tutta l'attività politica che non rientra nei canoni del "concesso", del "permesso", del favore da parte dell'autorità scolastica, e che da rivendicazione, discussione, confronto e anche lotta si trasforma in un orpello, in un fronzolo, in una cogestione con gli insegnanti. Nella serenità di tutti, quando si soffoca il conflitto, tutto ciò che dovrebbe essere un diritto garantito, a seguito di trattative e di vertenze anche dure, diviene un favore concesso o un fastidio appena tollerato. Non solo, questa serenità così energicamente proclamata è anche un manifesto qualunquista e un invito al silenzio e alla calma per lasciar lavorare in pace chi di dovere, senza minacciare con sciocche interferenze l'importantissimo lavoro che svolge. L'elemento nascosto che si trova in questi documenti è il fortissimo tentativo di depoliticizzazione del conflitto in atto fra coloro che hanno occupato e l'istituzione scolastica; in sostanza il Consiglio di Istituto e il Collegio Docenti, nella totale incapacità di gestire la loro funzione che è ampiamente politica, negano la validità delle istanze sostenute da coloro che hanno occupato, non intervengono nell'impantanato terreno politico perché questo stesso li sottoporrebbe ad un confronto ad armi pari che di conseguenza toglierebbe loro uno spazio di azione repressiva che stanno utilizzando contro gli studenti, e infatti il loro intervento verte principalmente sulla «perdita di tempo e deconcentrazione», utilizza strumentalmente la «mancanza di unitarietà tra gli studenti», si permette di parlare di «lesione della determinazione degli studenti» a causa della chiusura delle porte, quando, senza dubbio, a stabilire se la loro determinazione è stata lesa dovrebbero essere esclusivamente gli studenti, e non gli apparati coercitivi creati dagli insegnanti o dai genitori. Nel documento del Collegio Docenti si legge anche: «la scuola non è "piazza" per comizi e propagande mediatiche ed elettorali, bensì è uno spazio pubblico destinato alla funzione di studio e formativa», ancora una volta affermazioni gravissime e contraddittorie nei concetti, poiché proprio in virtù del suo essere pubblica la scuola ha molto della piazza; essa è quel luogo basato sul confronto e su un rapporto dialettico fra tutte le componenti che ne fanno parte, ed è pubblica perché la politica entra a farne parte e perché vive anche di comizi e propagande, non della negazione degli spazi politici da parte di un Collegio Docenti nella sua peggior veste autoritaria né dell'annullamento dell'alterità e soggettività studentesca che si compie in quelle poche righe male abbozzate.

Parini 1968 - Parini 2006: due scuole a confronto

Nel leggere i documenti e gli articoli dell'occupazione del '68 scorgo analogie coi documenti di questi mesi che senz'altro non possono essere casuali. Cito dalla lettera dei genitori che chiedevano il sollevamento di Daniele Mattalia dall'incarico di preside: «Non siamo contrari a riforme graduali del metodo e delle strutture della scuola italiana, che ne ha certamente bisogno, ma auspichiamo che dette riforme avvengano con il rispetto del metodo democratico e non con l'adozione, da parte di minorenni, di sistemi anarchici ed eversivi». E dal verbale del comitato genitori del 3 dicembre 2005: «Si pone a più riprese il problema della legalità e della più chiara definizione delle norme entro le quali dovrebbero svolgersi le attività, anche fortemente innovative, di partecipazione degli studenti alla vita culturale della scuola». I genitori di oggi, come quelli di allora, soffrono (intenzionalmente) di una totale disabitudine al discorso politico che esce dalla cabina elettorale e riempie la scuola, le piazze, le fabbriche.
Mattalia, nella sua lettera agli studenti dopo essere stato cacciato dalla presidenza del Parini, scrisse: «la politica, la qualunquisticamente deprecata politica, prima che una specifica scelta concretabile, necessariamente, in un determinato programma e in una determinata linea d'azione, è un democratico e attivo e, quando occorra, battagliero impegno per la rivendicazione dei propri diritti e per la soluzione dei problemi che concernono ciascuno e insieme, nell'ovvio rapporto sociale, tutti». I docenti del Parini non sono affatto all'altezza di aprire un piano di confronto che sia politico, ma esclusivamente repressivo, e infatti la risposta oggi è: «la scuola non è "piazza" per comizi e propagande». Nel concludere la sua lettera, l'ex preside disse: «basta con gli infingimenti, basta con gli equivoci, basta coi compromessi, basta con le concessioni e le riforme dosate sulla bilancia millesimale [...] Vogliamo un riassetto radicale e nuovo di tutta la società italiana e, in primo luogo, della scuola». Speriamo che queste parole siano una lanterna per tanti studenti e chissà, magari, anche per qualche insegnante, aspettando un altro Mattalia; qualcun'altro che non abbia paura di sporcarsi le mani.
Ilaria Ricciotti - 22-04-2006
Repubblica antica, bella e pura,
l'averti è stata un'impresa dura.

Molti nelle montagne e nei paesi,
hanno lottato e non si sono arresi.

Uomini, donne, bambini, anziani,
hanno stretto i denti e unite le mani .

Il tuo antagonista, cerbero affamato,
per anni ti ha violentato e rinnegato.

Hanno impedito che tu sbocciassi,
hanno inveito con pallottole e sassi.

Tu, regina dei cuori senza barriere,
hai strappato di dosso le vesti nere.

Ti sei riappropriata dei tuoi veri colori,
circondata da bimbi con la gioia nei cuori.

Oggi, più di ieri per molti sei una stella ,
dopo anni d'attesa, appari ancor più bella.

Sappi, non ti lasceremo mai sola, vigileremo,
saremo sempre con te, e per te ci schiereremo...
Giuseppe Aragno - 21-04-2006
In un momento politico come quello che viviamo, il 25 aprile non è un giorno della memoria rituale. Abbiamo davanti a noi un centrodestra che, sconfitto dal responso delle urne, si rifiuta si far posto ai vincitori. Ed è, si badi bene, un centro destra che ha nel suo bagaglio culturale la storia "revisionata" di Nolte e De Felice. In quanto al centrosinistra vittorioso, molti dei suoi rappresentanti, in nome di una anacronistica "pacificazione nazionale", hanno aperto la breccia attraverso la quale è passata una "parificazione" presto sfociata in processo ai comunisti ed alla Resistenza. Il 25 aprile che ci si presenta è un'occasione irripetibile per ricordare a tutti su quali radici cresce la democrazia nel nostro paese. E' necessario farlo, fino a che c'è tempo, perché vinti e vincitori tornino alla politica, perché la maggioranza si distingua nei fatti dall'opposizione, perché chi perde rispetti gli avversari e chi vince di misura si metta in discussione, interrogandosi sui mille perché di una risicata vittoria. E' necessario farlo perché entrambi la smettano di pensare che c'è mezzo paese fatto da idioti. Le ragioni dell'esito elettorale sono politiche e occorre capirle. Lo impongono le ragioni della democrazia. Lo impone soprattutto la consapevolezza che il terreno dello scontro sulla Resistenza e, quindi, sulle Istituzioni, ha perso da tempo il suo significato storiografico per assumere connotati evidentemente politici. Checché ne pensi la sinistra, di cui è esponente Luzzatto, la battaglia è ancora tra fascisti e antifascisti.
In questo senso è necessario dirlo: i comunisti saliti in montagna non conoscono probabilmente la realtà dell'Unione Sovietica, né del lacerante dibattito che ha diviso Stalin da Troztky sul tema della rivoluzione permanente e del socialismo in un solo paese. Essi sono espressione di ciò che resta del partito di Bordiga, che ha decisamente combattuto la subordinazione dell'Internazionale agli interessi dello stato sovietico e, soprattutto di quel filone autoctono, nazionale del comunismo, che ebbe in Gramsci il suo ideologo. E' un proletariato al quale il rivoluzionario sardo, in sintonia col pensiero di Marx, assegnava il compito di diventare classe dirigente inserendosi a pieno titolo in quello storicismo che vantava tra i suoi interpreti Vico, Spaventa e Antonio Labriola. E una classe dirigente si forma anche e soprattutto a scuola. Quella scuola sulla quale - sarà solo un caso? - Polo ed Unione stentano a distinguersi. Eppure le radici culturali delle forze in campo sono veramente alternative e la storia della Resistenza lo dimostra ampiamente. .Non è un caso che tra i partigiani comunisti vi siano rivoluzionari professionali per i quali lottare contro il fascismo è combattere una guerra di classe per edificare un nuovo sistema sociale. Non è un caso che quella comunista sia una presenza significativa, che ha radici profonde nella classe operaia e tra i ceti genericamente "popolari" e che essi costituiscono la maggioranza delle forze antifasciste, com'è attestato dagli innumerevoli militanti condannati dal Tribunale speciale, dai tanti confinati e attivisti scesi in clandestinità, dalla massiccia partecipazione in ruoli anche di comando alla lotta armata combattuta in Spagna contro il franchismo ed il nazifascismo. Nopn è tuttavia nemmeno un caso che, per avviare un processo di cambiamento che conducesse l'Italia a diventare una repubblica che guardasse al socialismo, essi non attesero che Stalin, aggredito dai nazisti, abbandonasse le sue tesi sull'equivalenza tra socialismo e fascismo e sulla sostanziale identità del capitalismo anglo-francese ed italo-tedesco o che inserisse in maniera organica l'antifascismo nell'ideologia comunista. I comunisti non mangiarono bambini: furono un pilastro della democrazia. Il 25 aprile invita a ricordare. Ma è un invito che per la sinistra si trasforma in dovere etico e politico: ripristinare la verità, perché in termini politici essa è rivoluzionaria.
Antonio - 21-04-2006
Salve a tutti,
Mi chiamo Antonio, sono uno studente di 22 anni e vi scrivo per esporvi un problema molto serio. Ad essere messo in discussione è il diritto allo studio, a mio parere inviolabile in una società civile, quale la nostra dovrebbe ...
Adaco - 20-04-2006
Linee guida per un'ALTERNATIVA laica e responsabile.


Gli insegnanti abilitati con il Concorso ordinario, facenti capo all'associazione A.d.a.c.o. (Associazione docenti abilitati con concorso ordinario), con sede legale a Roma in V. E.Giulioli ...
Virginia Mariani - 20-04-2006
E' da alcuni anni che riesco a dedicarmi qualche cinema in più. E' grazie al mio lavoro, giunto proprio a sorpresa ma più per la rapidità (non capita sempre di laurearsi in Lettere e di essere assunta in ruolo dopo appena quattro anni!) che non per ...
Ilaria Ricciotti - 19-04-2006
Il 9 aprile è già passato ed ancora i perdenti non accettano la sconfitta. Chiedo a quanti li hanno sostenuti:" Se la voglia smisurata di non mollare fosse stata manifestata dal centro sinistra, come si sarebbero comportati i vincenti?".

E' ...
Emanuela Cerutti - 18-04-2006
Una pagina di storia italiana quella delle recenti elezioni. Immagino il rientro in classe e l'unità di apprendimento sull'evento clou della primavera 2006. Nulla di strano o di poco coerente, anzi, un ottimo banco di prova per la ricerca, l'analisi, lo sviluppo di ipotesi. Sulla loro verifica occorrerà attendere, ma la scuola è il luogo della lentezza. A scuola si impara a dissertare, ad opporre fatti e ragioni, a leggere la complessità analizzandola, decostruendola e ridandole un possibile significato. Perché cause e conseguenze hanno da sempre rappresentato le linee guida dentro le quali i fatti potessero trovare una collocazione.
Anna Pizzuti - 17-04-2006
"Non si tratta solo di unire i divisi, come semplicisticamente si va dicendo, ma piuttosto di disarticolare per problemi e riunificare per soluzioni entrambe le confuse metà."

Riprendo questa frase dall'articolo di Carlini citato da Sandra ...
Frg - 16-04-2006
Riceviamo e pubblichiamo - Red

Il capo dello Stato ha rivolto un messaggio al Papa in occasione delle celebrazioni della Pasqua, la prima del pontificato di Benedetto XVI, ricordando l'importanza di combattere "l'intolleranza e i fanatismi" per ...
Iscritti alla Flc - Cgil - 15-04-2006
La riforma Moratti è stata tenacemente ed efficacemente contrastata da un movimento di massa ampio e articolato, protagonista di forme di lotta e di resistenza che ne hanno limitato l'applicazione. È possibile ora nel quadro di una politica scolastica alternativa a quella del centrodestra costruire un sistema scolastico nuovo, aperto e inclusivo, fondato sulla centralità del processo di crescita di soggetti liberi e titolari di diritti.
È quanto si propone il disegno di legge di iniziativa popolare "Per una Buona Scuola per la Repubblica", che ha visto la luce a Roma il 21/22 gennaio 2006. All'iniziativa, frutto di una discussione collettiva, franca e appassionata, tra numerosi soggetti e partecipanti attivi delle mobilitazioni antimorattiane, hanno già dato il loro appoggio esponenti di rilievo del centrosinistra, partiti politici, associazioni, forze sociali. Sono sorti e continuano a sorgere in tutta Italia numerosi comitati impegnati nella raccolta delle 50.000 firme indispensabili perché il testo arrivi in Parlamento.

Tra i punti qualificanti della legge vi sono:
- l'abrogazione della legge 53 e di tutti i decreti applicativi,
- l'introduzione dei nidi d'infanzia nel Sistema Educativo di Istruzione Statale,
- il ripristino e l'innalzamento dell'obbligo scolastico dai 5 ai 18 anni,
- la generalizzazione della scuola dell'infanzia,
- il ripristino e la diffusione dei modelli di tempo pieno e di tempo prolungato,
- il biennio unitario nelle superiori,
- la valorizzazione delle diversità,
- il sostegno all'handicap e all'alfabetizzazione dei migranti,
- la riduzione del numero di alunni per classe,
- la stabilità degli organici,
- il rinnovo degli organi collegiali.

Noi iscritti alla FLC-CGIL sosteniamo con la nostra firma la legge di iniziativa popolare "Per una Buona Scuola per la Repubblica", condividendone principi, finalità e metodo, partecipativo plurale e democratico.
Rivolgiamo un appello ai lavoratori e alle lavoratrici della scuola, a tutti i cittadini e le cittadine, perché ancora una volta diano il loro contributo al successo di una iniziativa volta a potenziare e qualificare la scuola pubblica firmando la legge popolare.
Invitiamo infine i compagni e le compagne e tutti coloro che lo desiderano a unirsi a noi nel lanciare questo appello.
Maurizio Tiriticco - 15-04-2006
Un progetto per il nuovo governo


Le sfide di fronte alle quali si trova il nuovo governo di Centro-sinistra non sono affatto di poco conto. Se ritenessimo di governare limitandoci a fare l'esatto contrario di quanto è stato fatto dalla Destra, ...
Sandra Coronella - 14-04-2006
Alla delusione non si può sfuggire, è ovvio, e non solo per i sondaggi e questi benedetti exit-poll (a proposito, ma è possibile che nessuno pensi niente su questo spreco di denaro fatto solo per soddisfare la curiosità del popolo televisivo di ...
Roberto Albertini - 13-04-2006
Conoscere: cosa può frustrare, offuscare, far perdere quest'innata passione umana ? La voglia di capire le cose, come funzionano, come avvengono. Le cose del mondo inanimato, la fisica, la chimica; il mondo della nostra mente, la matematica, la ...
Mirco Pieralisi - 12-04-2006
Berlusconi, Fini, Scaloja, Gasparri, Alemanno, La Loggia, Pisanu, Maroni, Calderoli, Giovanardi, Buttiglione... per il momento se ne devono andare.
Non se ne vanno gli umori che li hanno generati evidentemente, gli stati d'animo, i blocchi sociali ...
Nerella Buggio - 11-04-2006
La tentazione di affermare che si tratta di un mostro, anzi tre o forse quattro, è una tentazione umanamente forte.
Un mostro è qualcuno che non partecipa alla nostra vita, è un'anomalia, come il lupo mannaro che s'incontra nel buio del ...
Giulia Maninetti - 10-04-2006
C'è uno strano progetto che sta riuscendo a passare quasi inosservato nei siti delle varie scuole superiori, contemplato anche dal programma della Riforma Moratti: incentivare i rapporti fra scuola e famiglia, attraverso un sistema d'informazione preciso e ineccepibile.
Nella tradizione del nostro paese e nel nostro patrimonio etico-antropologico la famiglia ha già un ruolo centrale nella vita di un individuo e l'ingerenza che ha nel percorso scolastico e nella formazione dello stesso è innegabile. L'ambiente economico e culturale in cui si cresce è determinante e diventa un fattore discriminante che si riflette anche nella vita scolastica. Compito della scuola sarebbe eliminare gli ostacoli e le differenze di ordine economico e sociale fra gli studenti, metterli tutti sullo stesso piano e dare a tutti la stessa possibilità.
Già, perché ci si pensa poco e, proprio ora che si sta cercando pressantemente di far tornare alla ribalta il ruolo e il valore della famiglia intesa nel senso più tradizionale del termine, risulta molto impopolare, ma a volte questa "istituzione" sociale altro non è che un impedimento, un ostacolo alla realizzazione personale dell'individuo. E la scuola non sta facendo altro che incentivare questi impedimenti.
La tecnologia aiuta. E così nascono siti con scopi puramente commerciali che rispondono al bisogno delle scuole di attirare iscritti e rimanere sul mercato, come in un sistema aziendale, occhieggiando al bisogno di controllo delle famiglie.
Scintilla - 10-04-2006
Sono tornata a casa da Bologna e mi sono imbattuta
nell'edizione online di scintilla.
Mentre leggevo mi è sembrato di tornare indietro nel tempo, ho ripensato all'altroieri e invece ho scoperto
che in mezzo sono trascorsi quasi tre anni.
Ho ripreso in mano il pensiero delle superiori, del periodo passato all'Arnaldo e mi sono resa conto che non sono ancora per nulla "pacificata" al riguardo, che fremo tutte le volte che leggo di un'Iskra e delle ingiustizie cui viene sottoposta.
Per questo ho deciso di mandarti la "mia scintilla" per rendere un po' giustizia a quella che sono stata fino a poco fa e perchè in un angolo della mia testa rimane un'immagine: tu stai lì nel cortile della scuola e abbiamo sempre diciassette anni. I cinque anni passati all'Arnaldo sono stati i più tormentati della mia breve esistenza. Io ci sono arrivata dalle medie che ero la tipica ragazzina assennata e grande lettrice che andava bene a scuola perchè l'attenzione e un po' di impegno bastavano. Improvvisamente al ginnasio tutto questo non era sufficiente: l'idea dello studio veniva ad associarsi indissolubilmente con quella di sofferenza. Mi chiedevano di impegnarmi a fondo perchè ci stavamo confrontando con la cultura e la cultura esige sforzo e sudore. L'ho fatto. Con buoni risultati ed enorme fatica: ricordo i pomeriggi sui libri e le mattine successive i compiti in classe alla prima ora, le corse per arrivare a scuola perchè certamente le insegnanti non potevano aspettare chi veniva dal paese col treno costantemente in ritardo. Ma tutto sommato non andava male, avevo trovato dei tempi miei, le professoresse erano dotate di una certa umanità, talvolta in classe c'erano momenti di discussione. Il passaggio al liceo, il terzo anno, è stato traumatico: dopo due anni di classico ti sei abituata a studiare tanto. Non ti sei abituata però ad avere di fronte per ore un'insegnante per la quale non esisti se non nella misura in cui riesci a ripetere esattamente le parole che lei ha usato a lezione.
Stefano Cortese - 08-04-2006
Apro il sito del liceo Parini di Milano. Cerco i documenti che riguardano l'occupazione di Dicembre ma subito mi colpisce un collegamento per accedere a tutti i documenti prodotti durante l'occupazione del 1968
e a vari articoli dei quotidiani di ...
Luigi Piotti - 08-04-2006
di ritorno da Milano
sulle sospensioni al liceo Parini
"La questione non è di sapere
perché c'è gente che lancia pietre
contro la polizia, ma piuttosto
perché ce n'è così poca"
Wilhelm Reich


Milano è una città che scorre, Calvino la ...
Michele Bonicelli - 08-04-2006
La chiesa cattolica come strumento di controllo sociale.

La chiesa e le organizzazioni sociali cattoliche svolgono sempre più chiaramente la funzione di mediatori sociali intenti a far accettare alla popolazione la visione socio-culturale liberista.
Questa prospettiva, anche relativamente al mondo scolastico, è particolarmente evidente nel comportamento della CEI e della CISL.
A tal proposito non mi sembra sia stata preso adeguatamente in considerazione il documento "La riforma del sistema educativo e le prospettive del Paese" appena pubblicato dal Consiglio nazionale della scuola cattolica, organismo della Conferenza Episcopale Italiana.
Questo scritto consiste sostanzialmente in una sperticata difesa della riforma Moratti vista come coerente conclusione di un disegno iniziato con la legge sull'autonomia e proseguito con la legge 30 di Berlinguer. Viene esaltata la personalizzazione e l'impianto aziendal-produttivo della riforma con valutazioni che si potrebbero comprendere da un manager delle comunicazioni ma stonano alquanto dalla in bocca ai pastori della chiesa. Di Vangelo e carità neanche una traccia, gli immigrati sono problemi e i figli degli operai "storicamente" devono continuare la loro via predestinata di servi della gleba.
La soluzione a tutto? Visto che la nella scuola italiana "la libertà educativa continua a essere gravemente disattesa" la proposta risolutiva è quella di dare più soldi alle scuole paritarie. Gli altri si arrangino. Questo ragionamento mostra palesemente il limite, anche in senso evangelico, dell'impostazione morale della CEI: se il fine del cristiano è l'aiuto al debole e la carità chi si rende conto di questa situazione di oppressione culturale non dovrebbe adoperarsi per rimuoverla invece che invitare alla fuga in paradisi privati? Non parliamo neppure del rispetto dell'art. 3 della Costituzione.
Adesso io non sono di quelli che pensano che la chiesa cattolica non si debba esprimere sulle questioni sociali e politiche. Tutti lo fanno e questo è il sugo della democrazia. Ogni partito, ogni associazione ha un suo statuto, una sua idea del mondo, una sua fede o filosofia ed è giusto che si esprima anche pubblicamente sugli argomenti di sua pertinenza. Ognuno di noi è qualcosa: new ager, buddista, popperiano, socialista, massone, interista... e in base a questi modelli si associa e esprime idee. Sono più rischiose decisamente le lobby di pensiero occulto.
No, qui il problema, e lo dico da cattolico praticante, è che questa gente della CEI sembra che si sia letta un Vangelo tutto particolare con fonti di ispirazione più vicine a Condoleeza Rice che Don Milani o San Francesco. Non è un discorso recente ed è almeno dal dopoguerra che la chiesa e la mafia fungono da digestivi sociali per la penetrazione culturale americana.

Se la chiesa fornisce il supporto ideologico a questa invasione la CISL completa il discorso sociale.
Giuseppe Aragno - 08-04-2006
- Voterai? - mi ha chiesto ieri un amico che pure lotta contro la nuova sinistra che quota l'acqua in Borsa, si tiene la Moratti e promette la TAV come fa Berlusconi
-Ci andrai? ha insistito e - da lui sinceramente non me l'aspettavo - mi ha fatto il fervorino sul bieco centrodestra - bieco, mi ha detto, e come dargli torto? - sui diritti negati, la solidarietà schernita, il Mezzogiorno oltraggiato e, dulcis in fundo, la "lunga transizione italiana".
Ho l'imperdonabile difetto di dire ciò che penso, anche se costa caro, e non metto mai insieme due parole se non seguo il filo di pensieri miei vagabondi che vanno in giro tra passato e presente.
- Stammi a sentire - ho replicato brusco - poi, per favore, la litania va a recitarla in chiesa. Voterò. Va bene? Ma non farti illusioni: la crisi noi non la chiudiamo qui perché non è vero che tutto parte dalla stagione berlusconiana. Non è vero e non ne usciamo, se non ci decidiamo ad inserire i fatti in un contesto storico più ampio.
- Quale? - mi ha chiesto l'amico - e ho proseguito.
Vincenzo Andraous - 08-04-2006
Tommy se n'è andato, anzi lo hanno fatto partire per un lungo viaggio, senza consentirgli uno sguardo stupito, senza alcun rispetto per ogni innocenza.
E' stato scagliato lontano, come una freccia privata di un ritorno, di un futuro doveroso.
Ci sono spazi e tempi e modi per definire un delitto del genere, un'infamia senza eguali, persino per il più incallito dei delinquenti, è inconcepibile togliere la vita a un bambino.
Non c'è uomo in possesso di un rimasuglio di dignità che possa anche lontanamente accettare questa tragedia.
Sull'onda rabbiosa che monta, dove l'ira penetra sottopelle e scarnifica la ragione, è con la pena di morte, con l'ergastolo a tutto tondo, che si tenta di lenire un dolore lancinante, una perdita irreparabile, un accadimento che non consente tregua al cuore.
Netto è il rifiuto e aberrante la vicinanza, non c'è il minimo dubbio al colpo a ritornare, quando si pensa a qualcuno che tocca malamente un bambino, che offende la sua innocenza, che gli fa del male fino a spegnerne il sorriso. è la vendetta che cammina veloce sulla spina dorsale, spinge in basso, come a volerci obbligare a colpire senza pietà.

Lorenzo Picunio - 08-04-2006
Gli insegnanti frequentano le scuole. Potrebbero "frequentarle" anche lunedì pomeriggio, come pubblico che assiste allo scrutinio

I brogli elettorali non sono nella tradizione italiana. I seggi sono, storicamente, un luogo di confronto politico, ...
Italo Fiorin - 08-04-2006
Ci si interroga sul futuro della scuola nella prossima legislatura. Speranze ed apprensioni si mescolano, come è naturale in una situazione di incertezza. Da dove ripartire? Per quanto ci riguarda non ci sono dubbi: dall'autonomia delle scuole. E' questo il grande motore del cambiamento, ed è un motore inceppato. Ci lasciamo alle spalle cinque anni di progressiva erosione di spazi che la normativa sull'autonomia aveva aperto, investendo sulle scuole, sulla loro capacità innovativa.
La legge, seppure inattuata, sta ancora lì a ricordare quali sono le competenze di una scuola autonoma: autonomia progettuale; autonomia didattica; autonomia organizzativa; autonomia di ricerca e sviluppo.
E' evidente che queste competenze si possono esercitare a patto che si esca dalla cultura centralistica dei programmi ministeriali, delle direttive e delle circolari minuziosamente invasive, delle pressioni sui dirigenti regionali e scolastici.
Non è per polemica che consideriamo la gestione del quinquennio del ministro Moratti contrassegnata dalla vecchia logica statalista di un ministero che dispone, di un apparato che esegue e di una scuola che applica, anzi si tratta di una delusione che non avevamo messo in conto. Il ministro manager ha però dimostrato nei fatti tutti i limiti di una cultura lontana anni luce dai valori della partecipazione, della responsabilizzazione, del pluralismo delle esperienze che si sviluppano all'interno di contesti sociali differenziati.
Gianni Mereghetti - 08-04-2006
Mi spiace, ma la Chiesa Cattolica non è uno strumento di controllo sociale nè intende esercitare un ruolo simile. La Chiesa Cattolica è il luogo della presenza di Cristo oggi ed esercita la stessa funzione di Cristo, quella di educare l'uomo a ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 07-04-2006
Prima istantanea

" ( ... ) Quella di Berlusconi è una storia di gabole inventate per imbrogliare la gente, per ingannare il fisco, di soldi che sembrano arrivare miracolosi ma che hanno chiaro lo stampo della loro origine: mafia. Tutto in quella ...
Flaica CUB - 06-04-2006
COMUNICATO STAMPA

Martedì 4 Aprile 2006 un centinaio di lavoratori atipici, convocati dalle RSU interne all'Università degli Studi di Torino e dalle Rappresentanze Sindacali Aziendali delle cooperative che hanno in appalto la gestione delle ...
Maurizio Tiriticco - 06-04-2006
L'esperienza del maggio francese nel lontano '68 fu l'avvio di un sommovimento planetario! Da Parigi a Berkeley a Pechino e a Roma - pur con mille diverse connotazioni - il movimento degli studenti incise profondamente sull'establishment di quegli anni. "Studenti e operai uniti nella lotta" era uno degli slogan ricorrenti di quel movimento. L'autoritarismo dei padroni si coniugava con l'autoritarismo dei professori! La rigidità del lavoro in fabbrica con la rigidità degli studi nell'università! Ed all'alienazione sul lavoro corrispondeva l'assoluto estraniamento degli studi dalla vita reale e dalla politica! Molti erano gli slogan; però, riflettevano esigenze del tutto nuove sulla realtà dello studiare e del lavorare, allora, in un assetto socioeconomico che non era in grado di dare risposte di giustizia ad esigenze che esso stesso aveva creato nel corso degli ultimi decenni.
Il '68 è lontano nel tempo ma, per certi versi, ci è vicino nello spazio! Dopo le cadute dei muri e delle ideologie - almeno così siamo soliti dire! - e dopo l'avvio della globalizzazione, del liberismo dop, del meno Stato più mercato, la Francia ci è più vicina di quanto non sembri: costituisce un pezzo di una aggregazione più ampia, l'Unione europea, di cui anche noi facciamo parte! Ma la cosa importante è che oggi è la stessa organizzazione capitalistica del lavoro che è un muro - ed una ideologia, economica, ovviamente - che non è affatto caduto! Anzi si è ricostituito ancora più compatto di prima, come l'araba fenice che è sempre assai dura a morire! La globalizzazione, prima di essere globalizzazione delle conoscenze e delle competenze, è globalizzazione dei mercati e delle ferree leggi che li governano, al di là e al di sopra degli interessi delle persone e delle collettività!
Aldo Ettore Quagliozzi - 05-04-2006
Confesso: sono molto compiaciuto con me stesso di non essermi ritrovato tra quei 12 milioni di telespettatori intenti a strafogarsi del tanto atteso dibattito-scontro elettorale.
Ed a pensarci bene sono stati in tanti ad evitare a sé stessi il rinnovarsi di un rito stantio e divenuto quasi inutile ai fini del risultato elettorale del 9 e 10 di aprile; gli illusionismi non servono più di tanto se ci si lascia guidare dalla constatazione del reale. A conti ben fatti sono stati ben 4 milioni i telespettatori che hanno deciso di non sorbirsi l'immancabile gioco di prestigio dell'Houdini di Arcore.
Il quale non ha mancato di escogitare un trucco ulteriore da quel bravo illusionista che si è rivelato nel quinquennio del suo (mal)governo; ora, come per la benevolenza di un signorotto di altri tempi, saremo sgravati della tassa sulla prima casa, la cosiddetta ICI.
Bella trovata, non c'è che dire! Anche perché il signorotto di Arcore si sgraverà dell'imposta sulla sua disadorna e "mutuata" - poiché acquisita con un mutuo ipotecario - bicocca adibita a prima abitazione; con una fava due piccioni, abbindolare ancora una volta di più i gonzi di turno, e ricavarsi il vantaggio di sicura consistenza patrimoniale.
Che dire? E' un prestigiatore impareggiabile, al cui confronto quell'Houdini Harry di passata memoria non regge il confronto. Ora che il miserello piatto di lenticchie è stato offerto al popolo bue in cambio di un insperato - o disperato - nuovo plebiscito elettorale, ci si deve pur chiedere: ma basta il piatto di lenticchie offerto inopinatamente dall'egoarca di Arcore?
Non ci sarebbe invece da non smuoversi di un solo millimetro dalla condanna delle "malefatte" dell'egoarca di Arcore per quanto attiene allo svilimento delle istituzioni, all'imbarbarimento della vita politica del bel paese - imbarbarimento consacrato nella più incivile campagna elettorale che possa affiorare alla mia memoria -, dallo svuotamento delle certezze e dei ruoli che uno stato democratico e di diritto dovrebbe garantire a tutti i suoi cittadini?
Gabriella Del Duca - 05-04-2006
L'ultimo anno di insegnamento, in terza media, per integrare le lezioni di geografia invitai a scuola un signore che frequentavo da tempo e che aveva creato in un villaggio del Kenia una scuola, un centro professionale, un ambulatorio e ora stava costruendo una chiesa. Poiché viveva in Africa la maggior parte dell'anno e questo da più di trent'anni, ero convinta che la sua esperienza, tutta ispirata all'accoglienza, i vissuti, le informazioni di prima mano, potessero dare ai ragazzi un contributo nuovo, stimolante e originale.
Non avevo dubbi che lo scenario tratteggiato dal mio ospite fosse tutto a favore degli abitanti di quel paese, su questo era come se tra me e lui, pur così diversi, ci fosse una perfetta consonanza.
Francesco Di Lorenzo - 04-04-2006
1. Il dibattito che pure si è alimento negli ultimi anni su chi dovesse essere il dirigente scolastico ha visto impegnati due fronti contrapposti. In pratica, gli apocalittici e gli integrati, nelle cui posizioni - a volte più complesse ed articolate - si potevano intravedere i termini di chi difendeva situazioni superate, dove il capo di istituto era visto come l'intellettuale chiuso tra le pareti della libreria aristocratica e critico verso tutto ciò che avveniva fuori, e chi invece sosteneva la vulgata del manager sempre in movimento, tutto preso dal fare.
Drucker nel suo "La società post-capitalistica" a proposito di una auspicata riconciliazione tra la cultura dei manager e quella degli intellettuali, facendone, anzi, una condizione per la riuscita del programma globale di società della conoscenza, dice: " I loro punti di vista sono contrapposti, ma sono contrapposti come due poli complementari, non contraddittori. Ciascuno ha bisogno dell'altro ...l'intellettuale, se non è completato dal manager, crea un mondo dove ognuno fa ciò che vuole ma dove nessuno fa nulla". D'altra parte, chi si concentra solo sul fare può perdere la capacità di capire la direzione in cui sta andando, cosa gli sta accadendo vicino, a fianco, nella società, risultando alla fine manchevole sotto molti punti di vista. E per quanto riguarda il particolare mondo della scuola, ciò risulterebbe essere ancora più grave.


2. La dirigenza scolastica vive un momento intenso e nuovo attraverso l'assunzione di diverse forme di responsabilità ormai reali, e con un quadro di riferimento sia normativo che culturale in parte stabilito anche se ancora in evoluzione.
Nella situazione attuale il dirigente scolastico è il responsabile di un organo dell'amministrazione pubblica. Come per tutti i dirigenti statali, attraverso un decreto legislativo del 1993 egli è " responsabile dell'attività svolta dal suo ufficio in merito ai risultati, della realizzazione dei programmi e dei progetti affidati, in relazione agli obiettivi, dei rendimenti e dei risultati della gestione finanziaria, tecnica e amministrativa". Poi, in linea con tutta una serie di funzioni e di competenze che si andavano spostando dal centro alla periferia, anche per i dirigenti scolastici è stato introdotto il concetto di valutazione, questo per recuperare la produttività in declino dei servizi pubblici e per valutare la corretta gestione delle risorse pubbliche.
Per la parte ormai acquisita delle norme che regolano l'andamento della nuova dirigenza, forse giustamente, valutando da dove si partiva, una vera e propria forma di metabolizzazione delle novità ancora non c'è stata.
Ma da dove si partiva? Qual è il retroterra, la storia che sta alle spalle del dirigente scolastico di oggi?
Ilaria Ricciotti - 04-04-2006
In una società come la nostra, per alcuni individui, la grandezza assomiglia all'odore che ci portiamo dietro dopo essere entrati in una rosticceria. Esso è talmente forte che lo sentiamo addosso e sembra che non voglia lasciarci.

Rimane impregnato sui nostri abiti e sulla nostra pelle per ore, e se non lo trattiamo in qualche modo, persiste anche per diversi giorni.

Purtroppo una certa sottospecie umana sembra non possa fare a meno di un tale odore: la grandezza.

Certi individui si cibano di questo alimento già da bambini, poi da adolescenti e , via, via, durante la crescita la grandezza si incolla alla loro anima, diventando una seconda pelle.

Ed allora tutto deve rientrare in questo canone: più sei grande e più vieni apprezzato, invidiato, imitato ed adorato proprio come se fossi un dio...

Maurizio Tiriticco - 04-04-2006
Secondo la teoria evoluzionista - che poi non è tanto una teoria quanto una realtà di fatto, ampiamente dimostrata - non c'è soggetto animato che non si sviluppi e non si modifichi attraverso continui cambiamenti che gli consentono di adattarsi ad un ambiente anch'esso soggetto a cambiamenti continui. Nel soggetto animale uomo questi processi acquistano una loro peculiarità, in relazione alla particolare plasticità del suo organo motore, il cervello. E' in forza dell'evoluzione che ogni piccolo dell'uomo ha acquisito una marcia in più! Egli non replica del tutto chi lo ha generato, ma ne differisce nella misura in cui si confronta con la cultura del suo gruppo sociale, che per l'essere umano è ben più forte della natura!
"Ogni individuo di ogni generazione diviene un individuo umano grazie alla sua precoce immersione in un ambiente di esseri umani che, nonostante la loro peculiarità, le loro tradizioni e i loro tic, condividono alcuni tratti cognitivi e comportamentali comuni inconfondibilmente umani. Quest'immersione ha luogo quando ancora il cervello è immaturo e capace di andare incontro ad un complesso di micromodificazioni di un certo tipo piuttosto che a quelle di un altro. Il mondo umano circostante non si stampa in sostanza nel suo genoma, ma nel suo corpo e nel suo cervello" . In altri termini, le strade che un umano può percorrere nel suo sviluppo postnatale sono infinite e ben più ricche di quelle di qualsiasi altro animato. Non c'è nulla di predefinito, tutto è plasmabile, per cui l'educazione, quella vera, che dispone di strategie e di mezzi opportuni, non si arresta al dato iniziale, ai bisogni ai quali debba rispondere quasi deterministicamente. Un processo educativo reale pesca nel profondo, decondiziona, se è il caso, poi stimola, sollecita, sospinge, non si appiattisce sulle prime richieste che il soggetto esprime! Un sistema di istruzione si adopera per dare di più ed ottenere di più, non si arresta a dare una semplice risposta ad una prima semplice richiesta. Anzi, dà di più a chi ha di meno! E' il monito di Don Milani! Solo in questo senso ha valore la differenziazione! Non bisogna adeguare l'offerta alle differenze iniziali del soggetto, ma differire l'offerta, differire i percorsi, ed essere intransigenti sui traguardi!
Che cosa emerge invece da una visione creazionistica!? Ciò che è creato è un dato e, come tale, è ciò che è! E ciò che è non ha molte chances in ordine al suo sviluppo! Chi nasce tondo, resta tale e non diventerà mai quadrato! Quanti luoghi comuni! C'è chi nasce intelligente e chi no! Le differenze iniziali condizionano l'intero percorso.
Silvia Malavolta - 03-04-2006
Quando Jack vide il cartello con scritto CERCASI ASSISTENTE PER LAVORO PART-TIME pensò subito a se stesso, ma ci rifletté sopra e raggiunse la conclusione che ci sarebbero state decine di persone più specializzate di lui disponibili per quel lavoro, ma visto che tentare non costava nulla decise di candidarsi.
Jack era sicurissimo che non lo avrebbero scelto e dimenticò presto l'accaduto. Ma qualche settimana dopo ricevette una lettera che diceva :"Sei stato scelto come assistente del professor Plummer. Per il primo giorno di lavoro recati in via dei Gigli 4 il 3 giugno alle ore 16:30".
Jack appoggiò pigramente la lettera sul tavolo, ancora incredulo dell'accaduto. Poi improvvisamente un pensiero gli balenò in testa: "Ma oggi è il 3 giugno ! E sono la 16:00! Ho 30 minuti per andare dall'altra parte della città!"
Si infilò di corsa la giacca e si precipitò all'auto che si accese con un rombo.
Guidava in fretta e non si accorse che stava commettendo un sacco si infrazioni. Quando arrivò, trovò il professore alla porta che disse: "Non sei in anticipo come speravo, ma sei abbastanza puntuale. Vieni, ti mostro il laboratorio".
Ilaria Ricciotti - 03-04-2006
C'era una volta, in un mondo altamente tecnolocizzato e ricco, un bambino che viveva felice nella sua casa. Aveva un babbo ed una mamma che lo crescevano con amore.

Un giorno un balordo insieme ad i suoi soci in affari, non avendo mai sentito pronunciare questa parola magica che rende gli uomini appagati e pronti ad affrontare gli ostacoli del quotidiano, stanchi di condurre una vita normale e desiderosi di provare emozioni più appaganti, decisero di compiere un atto alla grande: rapire un bambino.

Il balordo insieme ad i suoi complici approntò un piano che avrebbe garantito loro quella vita agiata che desideravano più di ogni altra cosa.

Avrebbero rapito il bambino dagli occhi azzurri per richiederne un riscatto di tanti milioni di euro.

Sarebbero diventati ricchi. Non avrebbero più lavorato e avrebbero trascorso giorni, mesi ed anni soddisfacendo qualsiasi loro voglia.

Intanto il bambino dagli occhi azzurri giocava felice nella sua casa ignaro di ciò che gli sarebbe accaduto.

Arrivata l'ora x , i balordi entrarono nell'abitazione, immobilizzarono i genitori del bambino e lo trascinarono via con loro.

Lui piangeva. Chiamava la sua mamma ed il suo babbo, ma i balordi non ascoltavano le sue grida piene di dolore. Loro non erano abituati a quel pianto. Ben presto stanchi dei lamenti e delle invocazioni d'aiuto, lo colpirono con violenza disumana, al punto che egli morì.

Aldo Ettore Quagliozzi - 03-04-2006
C'erano una volta, in un paese lontano lontano, degli uomini cattivi cattivi che pur di fare tanti soldini soldini riuscivano, senza rimpianti e problemi, a portar via dalla sua casa piccola e lustra un bambino proprio bambino e poi... riuscivano poi a scioglierlo nell'acido sino a farlo scomparire del tutto, del tutto.
In quel paese lontano lontano, dove abitava un cavaliere cavaliere con una grande grande villa che però non si interessava, lui ricco e potente e che poteva tutto, affatto di quei bambini bambini disciolti nell'acido, accadeva pure che con i corpi delle persone ci si potesse fare del sapone sapone per lavarsi meglio.
E una volta disciolti i bambini bambini nell'acido e fatte bollire le persone nel pentolone per farci il sapone sapone per levare via tutte le sozzure, in quel paese lontano e spensieratamente giulivo si tornava beati e ben puliti agli affari propri quotidiani, senza sentire nell'aria le lamentevoli voci di quelle sventurate creature.
Gennaro Carotenuto - 01-04-2006
In piena facoltà mio caro Presidente, le scrivo la presente che spero leggerà. Le scrivo in merito alla medaglia al valore concessa al cittadino italiano Fabrizio Quattrocchi. Questi uscì illegalmente dall'Italia con incarichi imprecisati di natura paramilitare, connessi alla guerra in Iraq, ed ivi fu ucciso in circostanze drammatiche. Qualcuno definisce Quattrocchi vigilante, ma altri credono di chiamarlo a ragion veduta mercenario. Ha svolto indagini, caro presidente, sulla vera natura della presenza in Iraq di Fabrizio Quattrocchi ed i suoi, prima di assegnargli una delle più alte onorificenze della nostra democrazia?

Egregio Presidente, colpisce che per i cosiddetti "eroi di Nassiriya" non sia stata riservata la stessa medaglia d'oro né lo stesso vitalizio concesso ai familiari di Quattrocchi. Colpisce che niente di tutto questo sia stato da lei concesso alla memoria del costruttore di pace Enzo Baldoni, assassinato in circostanze del tutto analoghe, né di giornalisti come Maria Grazia Cutuli uccisa in Afghanistan.
Colpisce ancora di più che niente di tutto questo sia successo per il servitore dello stato Nicola Calipari. Baldoni, Cutuli, Calipari, forse non sono morti da italiani egregio Presidente?
Voglio sperare, caro Presidente, che il fatto che non siano disponibili filmati su come sono morti gli italiani Baldoni o Cutuli (ma fin troppi dettagli sono noti su come è morto Nicola Calipari), non abbia avuto un ruolo nella sua scelta di non concedere loro medaglie d'oro alla memoria e invece concederla a Quattrocchi.

Ci sono dei militari italiani morti in azioni di guerra in Iraq, oltre ai 18 di Nassiriya. Nel morire non hanno dimostrato sufficiente valore, egregio presidente? Non sono morti da italiani? Di sicuro lei
non ha ritenuto opportuno concedere a questi caduti medaglie alla memoria. Qual'è signor presidente, il ragionamento che la porta, tra tanto sangue anche italiano versato in Iraq, a concedere al solo Quattrocchi una medaglia al valore?

Caro Presidente, siamo in un paese dove due giornalisti come Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, possono essere ammazzati in un paese straniero e, 12 anni dopo, una commissione parlamentare possa con sprezzo del ridicolo raccontare la loro morte come dovuta al caso.

Caro Presidente, siamo in un paese dove la morte di Nicola Calipari può essere spacciata dal Ministro della Difesa, Antonio Martino, come dovuta al fato.

Egregio Presidente, questa medaglia d'oro è motivo di scandalo per milioni d'italiani. Almeno le chiedo di non far pensare a questi milioni d'italiani che ci siano morti comode, morti fotogeniche, e
quindi morti premiabili con medaglie d'oro come quella di Fabrizio Quattrocchi e ci siano invece altre morti scomode, morti oscene, sconvenienti, come quella di Nicola Calipari.

Personalmente ritengo che Fabrizio Quattrocchi fosse un mercenario, andato a combattere per denaro una guerra non solo sbagliata ma criminale. La sua morte merita rispetto, come tutte le morti, ma non meritava nessuna medaglia. Sono anche cosciente che il mio punto di vista non possa essere esaustivo della sensibilità di tutti gli italiani né tanto meno della sua. Ma se così è, egregio presidente, se Fabrizio Quattrocchi è per lei un eroe, perché mai per lei non sono eroi Baldoni, Cutuli, Alpi, Hrovatin e tanti altri, mio caro Presidente? In cosa sono difettose le loro morti?
Mi spiega per quale ragion di stato non è un eroe Nicola Calipari? Non c'è un filmato, Presidente Ciampi, ma ci sono molte testimonianze su come muore un italiano come Nicola Calipari. Ci deve delle spiegazioni, signor Presidente.
Lucio Garofalo - 01-04-2006
NUOVI SPETTRI S'AGGIRANO PER L'EUROPA

La paura è antica quanto il genere umano, è un istinto primitivo, preesistente ad ogni forma di intelligenza, razionalità e cultura. La paura nasce con la comparsa della vita animale e si lega intimamente all'istinto di auto-conservazione di ogni specie vivente. Essa discende anzitutto dalla paura più naturale e fisiologica che è la paura della morte.
In tal senso, la paura è una pena che si sconta e si vince vivendo.

Breve storia della paura

Sin dai suoi primordi l'umanità ha imparato a convivere con la paura, con lo sgomento scatenato dalla furia della natura e dalle sue più terrificanti manifestazioni: fulmini, tuoni, terremoti, eruzioni vulcaniche e altri cataclismi. Nel corso dei lunghi millenni dell'età preistorica l'uomo ha tentato di esorcizzare le sue paure, spiegando i fenomeni naturali come eventi soprannaturali, di origine mitica o divina. In tal modo è nata la religione che affonda le sue radici storiche e la sua ragion d'essere nelle paure più ancestrali e remote dell'umanità.

Anche oggi, in un'epoca dominata dall'ultra-razionalismo scientistico e da un delirio di onnipotenza tecnico-utilitaristica, la paura è un elemento costante della nostra esistenza di creature fragili e mortali. Essa assume innumerevoli manifestazioni, si insinua nei meandri più oscuri e reconditi dell'animo umano, come un virus subdolo e letale che provoca più danni di qualsiasi epidemia e di qualsiasi morbo infettivo.

E' indubbio che la paura sia uno dei tratti più tipici e peculiari della natura animale che è insita nell'umanità, ma non può e non deve farsi un'ossessione. Eppure la nostra realtà è sempre più assillata dalle paure, a cominciare dalla paura di morire per giungere alla paura di vivere.

Non a caso il lugubre primato dei suicidi, soprattutto tra le giovani generazioni, spetta alle nazioni più opulente dell'occidente, Giappone in testa. Non a caso le società da sempre sono governate anche mediante il ricorso alle paure, e tuttora gli Stati più avanzati sotto il profilo tecnologico-produttivo si servono delle paure per esercitare un controllo sociale sempre più esteso e capillare. Non a caso il "Napoleone" nazionale ha vinto le elezioni politiche del 1994 e del 2001 giocando soprattutto la carta dell'idiosincrasia anticomunista, che rappresenta tuttora una delle paure collettive più intense ed ossessive della borghesia italiana, e non soltanto italiana. Lo spettro del comunismo, dopo il fallimento del "comunismo reale", ossia dopo il fatidico 1989, dopo la caduta del muro di Berlino e il tracollo dell'Unione Sovietica, è agitato e strumentalizzato più che in passato per conquistare e conservare il potere!

Giuseppe Aragno - 31-03-2006
Via Bernini è larga e quieta al primo sole pomeridiano di questa primavera lenta e pigra. L'attraverso pensoso, con le mani in tasca e il passo lento delle mie pause di riflessione. Poche decine di metri più in là, al culmine della salita, le cariatidi dei palazzi umbertini pare mi guardino da Piazza Vanvitelli e, come spesso mi accade quando vado in giro, un numero civico, un angolo, un incrocio richiamano alla mente la storia ricca e complessa d'una città che siamo in pochi a conoscere: quella nascosta in fasci e faldoni nelle carte antiche e affascinanti dell'archivio di Stato. Il numero non lo ricordo, e non c'è una lapide ad aiutarmi, ma qui, in Via Bernini, in una delle case che ho intorno, tra edifici neorisorgimentali e ville liberty, si spense Umberto Vanguardia, socialista, poi anarchico e sindacalista di buona tempra, che per tutta la vita lottò per la democrazia.
Ho in mente questa mia città di carta ingiallita e di storie incredibili di militanza e lotte per un mondo migliore, quando giungo all'ingresso del Plaza, affollato da vecchi e giovani compagni.
Un gruppo di intellettuali milanesi - 31-03-2006
APPELLO

Alcuni giorni fa l'amministrazione di destra del Comune di Milano ha fatto rimuovere la lapide commemorativa che in piazza Fontana ricorda Giuseppe Pinelli ucciso innocente nei locali della questura di Milano.

La morte di Giuseppe Pinelli, avvenuta il 15 dicembre 1969, tre giorni dopo la bomba neofascista del 12 dicembre alla Banca dell'Agricoltura (diciassette morti e cento feriti), è alla radice della presa di coscienza di molti fra noi che la strage era di Stato, secondo la diagnosi di un libro anticipatore. Quella morte accidentale, come la chiamò una coraggiosa commedia di Dario Fo e Franca Rame, ha aperto a tutti noi una finestra sulla strage, per citare il titolo dell'altrettanto coraggioso libro-inchiesta di Camilla Cederna. È vero che nel 1975 il giudice istruttore Gerardo DAmbrosio, oggi candidato nelle liste del centro-sinistra, chiuse per sempre quella finestra dal punto di vista giudiziario, archiviando come malore la morte in questura di un uomo, che, in stato di fermo illegale dopo settantasette ore di vessazioni e pressioni, era (o era stato) precipitato dalla finestra-balcone di un ufficio affollato di poliziotti; ma la finestra sulla strage spalancata da quella morte accidentale non si è mai chiusa nelle coscienze democratiche. La lapide di piazza Fontana, posta nel 1977 [1] con la firma gli studenti e i democratici milanesi, rappresenta questa consapevolezza da trent'anni, stando sotto gli occhi di tutti e denunciando gli infiniti casi analoghi di giustizia non fatta, di continuità fra lo stato fascista e quello repubblicano, di non attuazione della Costituzione.

Come era prevedibile, nel pieno di una campagna elettorale della destra aggressiva e minacciosa, dopo che a Milano si sono svolte impunemente prima una manifestazione neonazifascista e poi una dominata dai neofascisti, purtroppo con la partecipazione anche di rappresentanti del centrosinistra, ora l'amministrazione del Comune di Milano, dalla decisiva componente neofascista, prosegue nell'insulto alla memoria storica democratica, cercando di cancellarne un elemento essenziale e forse di provocare reazioni che giustifichino risposte repressive. La destra ha paura di perdere le elezioni, e a Milano in particolare teme ciò che ricorda i suoi legami con la strage di Stato; ma conta anche sul fatto che il centrosinistra sta sempre più abdicando alla memoria storica di opposizione.

Chi come noi sente tutt'altro che sorpassato, e anzi oggi ancora più urgente, l'impegno intellettuale del pensiero critico come scelta etica e politica, avverte il dovere di ribadire ad alta voce non la verità giudiziaria, che ci è stata negata per sempre, ma quella morale e storica sulla morte di Giuseppe Pinelli ucciso innocente nei locali della questura di Milano. Questa verità (Pasolini scriveva io so chi sono i colpevoli) è parte integrante della verità sulla strage di Stato, punto di passaggio ineludibile e rivelatore della nostra storia recente.

Tutto il centrosinistra, che chiede il nostro voto per porre fine al governo Berlusconi, deve dimostrare anche in questa occasione di meritare tale voto, attraverso un comportamento coerente con la Costituzione, che ha nella memoria storica antifascista il proprio fondamento.
Anna Pizzuti - 30-03-2006
"Alternanza scuola-lavoro, arrivano 205 milioni di euro": titola così Italia Oggi una sua nota, riportata dalla rassegna stampa della Flccgil, e spiega "Sono pari a 204.709.570,00 euro le risorse del 2005 destinate alla formazione nell'alternanza scuola lavoro. Lo stabilisce il decreto 27 febbraio 2006 del ministero del lavoro, pubblicato sulla G.U. n. 69/2006 con la ripartizione tra regioni e province autonome".

Insegno in un Istituto Professionale nel quale tirocini e stage formativi sono all'ordine del giorno. Il sull'alternanza l'ho letto più volte attentamente e credevo di aver capito (art. 11, comma 1 e 2) che "Fino all'emanazione dei decreti legislativi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera g), della legge 28 marzo 2003, n. 53, i percorsi in alternanza di cui all'articolo 1 possono essere realizzati negli istituti di istruzione secondaria superiore secondo l'ordinamento vigente." Confermata in questo anche dall'incertezza totale in cui versa l'attuazione del decreto sul secondo ciclo in generale e quella del secondo canale in particolare.

Italia Oggi è una delle agenzie, se non l'agenzia, più precisa ed affidabile: il titolo ed l'incipit della nota, quindi, mi hanno un po' sopreso. Come la lettura di tutto il testo.
Roxane e Nicola per Fuoriregistro - 30-03-2006
Un bistrot, per scaldarci in questa primavera che tarda a venire. L'hôtel de Galliffet poco lontano. Sto studiando italiano e ci sono andata per riportare un libro, così ho visto l'avviso:

Giorgio Ferrara Directeur de l'Istituto Italiano di Cultura de Paris a le plaisir de vous convier à une soirée autour de Giuseppe Tomasi di Lampedusa à l'occasion de la parution imminente du recueil de lettres inédites Viaggio in Europa édition dirigée par Salvatore Silvano Nigro et Gioacchino Lanza Tomasi Biblioteca di Via Senato Editore, Milan
le jeudi 30 mars 2006 à 20h
Interventions de Salvatore Silvano Nigro et René de Ceccatty
Textes lus par Adriana Asti
Avec la participation de Marcello dell'Utri
Président des éditions Biblioteca di Via Senato et auteur de la découverte des lettres de Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Cocktail


Mi aspettano al bistrot, copio in fretta i nomi o meglio il nome. Ci sono dei ragazzi italiani, mi spiegheranno. Perché Marcello dell'Utri è un personaggio che i giornali dicono indagato e con qualche condanna per accuse gravi. Ma forse mi sbaglio, non so come sono finite le cose. E' così complicata la vostra Italia.

Nicola è siciliano e ha un bel sorriso. Scuote la testa mentre parlo, e il suo sorriso prende ogni tanto una piega un po' amara. Non è più giovanissimo, anche se lo sembra. E sembra anche molto attento alle mie parole, mezze italiane e mezze francesi. Ma lui il francese lo conosce bene e non si perde.

- ...Insomma, secondo te come fa un Istituto di cultura a proporre una persona così, che Italia rappresenta, voglio dire?
- Ti racconto una storia .
Comitato Unitario Pistoiese - 30-03-2006
Riceviamo e pubblichiamo - Red

Cos'è, chi l'ha voluta, perché votare NO al referendum confermativo.

NON UNA "RIFORMA" MA UNO STRAVOLGIMENTO DELLA COSTITUZIONE

La Costituzione italiana è stata promulgata nel 1948 e porta tre firme che rappresentano l'intero arco politico democratico: De Nicola (Presidente della Repubblica e liberale), De Gasperi (Presidente del Consiglio e cattolico), Terracini (Presidente della Costituente e marxista). Ossia tutte quelle forze politiche che il fascismo aveva escluso per vent'anni dalla vita pubblica e che, seppur molto diverse fra loro, si riconoscevano in un comune progetto democratico: nella Costituzione si ritrova l'Italia liberata, repubblicana e anti-fascista. Si può dire che lo spirito della Costituzione è stato, per unità e condivisione, uno dei miracoli della storia italiana. Anche per questo, a tutt'oggi, la Costituzione italiana del '48 viene considerata una delle più moderne ed avanzate del mondo.
Al tavolo della costituente lavorarono, per 18 mesi, 556 parlamentari e giuristi democraticamente eletti e rappresentanti di tutte le culture.
Oggi, una maggioranza parlamentare eletta nel 2001 solo dal 38% dei cittadini, ha affidato a solo 4 persone (i "saggi" Calderoli, Nania, D'onofrio e Pastore) l'incarico di scrivere un disegno di legge che scardina la Costituzione con la modifica di ben 53 articoli su 138! Per questo motivo è sbagliato parlare di "riforma" (cosa tra l'altro prevista dall'art. 138 ma per semplici aggiornamenti). Si tratta infatti di un totale stravolgimento del testo costituzionale tale da configurarsi come una Nuova Costituzione, del tutto diversa dalla precedente. Durante i vari passaggi parlamentari non c'è stato nessun confronto con l'opposizione (ossia con i rappresentanti di più della metà del popolo italiano). La riforma è stata imposta a colpi di maggioranza sotto i continui ricatti della Lega Nord. Un'operazione di mercanteggiamento tutta interna alla destra: la devolution per la Lega, il premierato per AN, il parlamento debole per Forza Italia.
Pensare di riscrivere il testo base della convivenza civile di un Paese senza tenere in minimo conto le ragioni delle altre forze politiche e basandosi solo sulla forza dei propri numeri è un'operazione sciagurata che non potrà certo garantire stabilità e serenità alla futura vita politica italiana.
Per questo è necessario impegnarsi tutti perché questa "riforma" venga bocciata, firmando la richiesta di referendum e poi votando NO alla conferma della riforma.
Emanuela Cerutti - 29-03-2006
In un articolo apparso sull'Unità, Bruno Ugolini individua la differenza tra la Francia dei giorni nostri e quella del 1968 "nel fatto che allora il mondo del lavoro usciva dalle caverne. Oggi si sta accorgendo che vogliono spegnere la luce."
Una bella metafora, che avrebbe potuto essere scritta su uno dei molti striscioni della manifestazione di ieri.
Un fiume umano, dove anche i bambini rispondevano alla domanda ma tu qui che ci fai? con un sorriso: perchè da grande voglio fare un lavoro che mi piace.
Michele Corsi - 29-03-2006
La lettura di questo pezzo è del tutto sconsigliata a chi non ha letto Harry Potter e a chi non crede alla magia.

Nella mia scuola diversi ragazzi/e sono in lutto: Silente è morto. Così c'è scritto nelle ultime pagine del sesto volume di Harry Potter. Qualcuno ha anche pianto. L'ha ammazzato quel vigliacco di Piton. Un insegnante che basa la propria autorevolezza sulla paura che incute agli studenti. Ognuno di noi ha un incubo di quel tipo e che somiglia terribilmente a un qualche prof in carne ed ossa che abbiamo avuto negli anni che furono.

Ho letto varie interpretazioni sul perché Harry Potter abbia spinto alla lettura forsennata una quantita' strepitosa di ragazze e (udite udite) di ragazzi, una generazione dipinta come asservita al mondo delle immagini. Non ne ho una nuova. Mi limito però a fare una osservazione: la saga più di successo di tutti i tempi della letteratura cosiddetta per l'infanzia gira tutta intorno ad una scuola, anche se una scuola sui generis, una scuola di magia.

Naturalmente nei libri di Harry Potter vi sono anche altri ambienti, ma tutti ruotano intorno alla scuola. Come si sa una parte della narrazione si svolge nel mondo dei babbani, cioé noi, gente che non crede e non sa che esiste un mondo parallelo, un mondo fondato per l'appunto sulla magia. Il mondo dei babbani è scontato e squallido: il nostro. L'altro è ardente e avventuroso. Solo là si vivono fino in fondo l'amicizia, l'odio, l'amore, e ogni passione, senza sconti e senza riserve. Ogni volume della saga è scandito sull'anno scolastico passato da Harry nella scuola di Hogwarts.

Ho parlato con ragazzi che mi raccontavano che avrebbero desiderato fortemente essere ad Hogwarts. Non è che lo sognavano: era il loro più forte desiderio, un desiderio "concreto". All'inizio mi chiedevo: ma perché? Che ci trovano di così attraente in quella scuola? Non è una scuola dove accadono solo cose meravigliose: c'è diversa gente che ci rimane secca, circolano numerosi individui disgustosi e ambigui. Inoltre il rispetto della 626 lascia largamente a desiderare, con tutte quelle scale che si muovono. La Rowling, poi, poteva almeno approfittare dei suoi libri centrati su una scuola per disegnare un tipo di didattica un po' più innovativa, sul piano pedagogico. Invece ad Hogwarts ci sono banchi, sedie, insegnanti simpatici, ma altri pallosi, alcuni sadici ed altri ancora, francamente, completamente fuori di testa. Come da noi.
Francesco Mele per il Comitato - 29-03-2006
PER COMINCIARE A PARLARE DI BUONA SCUOLA

Milano e il suo vasto hinterland, Bologna e vari comuni della provincia, Roma fino ai Castelli, Venezia per mare e per terra, e poi Parma, Carpi, Napoli, Padova, Torino, Forlì, Prato, Cosenza, Bari ...fino alle isole. La passione si espande a macchia d'olio e si fatica a tener dietro alle notizie di nuovi comitati e di nuove firme raccolte.

È passato solo un mese e mezzo dal 10 febbraio e già sono state raccolte più di 30.000 firme a sostegno della legge di iniziativa popolare
"Per una Buona Scuola per la Repubblica"

Volontari dei comitati e dei coordinamenti di genitori, docenti e studenti che in questi anni si sono opposti all'attuazione della riforma Moratti sono ora nelle piazze, nei mercati, davanti ai supermercati, in tutte le situazioni dove è possibile trovare la gente. E la gente firma, senza porre troppe domande: ha già un'idea a riguardo perchè ha vissuto sulla propria pelle le nefandezze di questa riforma.

Certo nel grande numero dei contatti ci sono anche quelli che non ti ascoltano, che hanno fretta, che dicono di non avere figli, che sono d'accordo con la Moratti, che votano Berlusconi ... ma la fetta di paese a cui abbiamo chiesto di prendere posizione sta rispondendo in modo deciso e determinato e molto al di là delle nostre stesse aspettative.

Al nostro ottimismo, confortato da una risposta così gratificante, fanno da contraltare i messaggi che ci vengono dal mondo degli addetti ai lavori. Deludenti.
Maria Teresa De Nardis - 28-03-2006
A seguito dell'articolo Insegnanti, cronache da 5 anni di umiliazioni.

Maria Teresa De Nardis è una docente fuori ruolo utilizzata in biblioteca. Fino a 7 anni fa era un'apprezzata docente di Scienze naturali nelle Scuole superiori; poi le ...
Maurizio Tiriticco - 27-03-2006
Una scelta contro l'obbligo di istruzione

Ho sempre sostenuto che il concetto e la pratica della personalizzazione sono cose troppo serie per essere malamente strumentalizzate ai fini di una riforma della scuola che riforma non è e che intende soltanto riportarci molto indietro nel tempo, quando la scuola era funzionale alla conservazione dell'ordine sociale costituto!
E mi si dica pure che sono discorsi da anni Sessanta, perché... semplicemente è proprio così! Althusser, gli apparati ideologici di Statola riproduzione, Barbagli e Dei, le vestali della classe media, tutte ricerche sulla scia di una sociologia franco tedesca - e mettiamoci pure i Francofortesi! - che ci offriva in quegli anni preziose chiavi interpretative sulla organizzazione della società, dello Stato e dei suoi apparati ideologici, istituiti per la sua conservazione, appunto!
Ma, andiamo con ordine!
Gianni Mereghetti - 27-03-2006
Ellwangen

La settimana che ho trascorso nella città tedesca di Ellwangen con una mia collega e con gli studenti di due classi mi ha ancor di più convinto che quella dello scambio culturale è un'esperienza che val la pena fare perché incide a ...
Giuseppe Aragno - 25-03-2006
I brancaleone messi assieme dall'Unione, codini antichi e neo convertiti alla santità di Sacra Romana Chiesa, tengono un cero acceso e fanno voti, battendosi il petto, perché il cielo li ascolti e consenta vita lunghissima a Silvio Berlusconi: il giorno in cui dovesse mancare, sarebbe quello tristissimo da segnare col lapillo nero. Togliete Berlusconi, che ha ridotto ad un pericoloso covo di sovversivi perfino l'associazione degli industriali, e verrebbe il momento tragicomico di parlare alla gente di politica.
Ve l'immaginate?
Altrenotizie.org - 25-03-2006
Riceviamo e pubblichiamo, nella convinzione che la libera circolazione delle idee sia un diritto costituzionale inalienabile e che nessuna notizia riguardante la vita democratica del Paese possa essere taciuta - La redazione

Brogli. Sono la magnifica ossessione del Cavaliere. Non c'è stata elezione, dal '94 ad oggi, in cui lui non li abbia temuti, denunciati, evocati. Ma non è mai riuscito a dimostrare di aver perso perché "loro", i presidenti e gli scrutatori della sinistra, "sono un esercito di professionisti, a danno dei nostri dilettanti, che regolarmente vengono fatti fessi".
Stavolta Berlusconi si è messo avanti con il lavoro. In nome della democrazia. La sua.

Il 3 gennaio scorso è stato varato un decreto passato per lo più inosservato o sotto le mentite spoglie di grande innovazione tecnologica al passo con i tempi: la sperimentazione del voto elettronico. Artefici della grande svolta due ministri, Lucio Stanca e Beppe Pisanu. Dopo due sperimentazioni precedenti nelle Europee 2004 e nelle Regionali del 2005, si ampliava la fetta di elettori interessati estendendola al 20% delle sezioni.Per queste politiche, il voto elettronico avrà per la prima volta valore giuridico. Le schede di carta resteranno sigillate dentro le urne (di cartone) e saranno estratte dagli scatoloni solo in caso di contestazioni. Le regioni coinvolte sono state scelte, a detta del ministro Stanca, con il criterio del "bilanciamento territoriale"; una al Nord, la Liguria; una la Centro, il Lazio; una al Sud, la Puglia. Infine un'isola, la Sardegna. In apparenza ancora nulla di strano, fatto salvo il discorso che queste sono proprio le Regioni in cui gli esiti elettorali sono più incerti e che peseranno in modo determinante nell'assegnazione dei premi di maggioranza, (regionali, non a caso) per il Senato dove, secondo i sondaggi, potrebbe esserci un maggiore rischio di pareggio.

Come funzionerà questo voto?
Michele Bonicelli - 25-03-2006
Finiti i soldi per le supplenze in Emilia Romagna.

Non mi sembra sia stata adeguatamente evidenziata la situazione scandalosa venuta a crearsi nel feudo della Stellacci. Con una laconica nota del 7 marzo l'USR comunicava che, causa tagli e ...
Vincenzo Andraous - 24-03-2006
E' quasi ora di tornare a votare, sta arrivando il momento per usare lo strumento di riordino più democratico.
A destra o a sinistra, Berlusconi o Prodi, l'operazione appare assai meno difficoltosa di quanto pensiamo, in questo momento il Premier è ...
Carlo Madaro - 24-03-2006
LA REGIONE PUGLIA FA SUA LA PROPOSTA DI LEGGE SUL MOBBING LANCIATA IL 6 FEBBRAIO DALL'ASSESSORE CARLO MADARO

Anche la Regione Puglia avrà una sua legge sul mobbing e sullo stress psicosociale sul luogo di lavoro, come di seguito allegata.
E' quanto proposto oggi in Consiglio Regionale dai consiglieri Borracino, Lomelo, Sannicandro, Giampaolo e Potì, che ha visto come primo firmatario e proponente il consigliere di IDV Vito Bonasora.
La proposta di legge ha accolto le istanze sull'argomento da parte dell'Assessore al Mediterraneo della Provincia di Lecce, con delega allo Sportello dei Diritti Carlo Madaro e fa seguito alla sentenza della Corte Costituzionale 27 gennaio 2006, n. 22 che di fatto lasciava ampio spazio alla legislazione regionale in un tema delicatissimo caratterizzato da un profondo vuoto normativo statale.
Questa ulteriore iniziativa dello "Sportello dei Diritti" conferma la costante attenzione dell'Ente Provincia di Lecce verso tutte le categorie dei cittadini salentini, non ultima quella dei lavoratori.
Ricordiamo inoltre che presso lo Sportello è già attivo da oltre un anno un centro d'ascolto "Stop mobbing" che ha accolto lavoratori bisognosi di tutela.

Lecce, 22 marzo 2006
L'Assessore al "Mediterraneo"
con delega allo "Sportello dei Diritti"
Carlo Madaro
Movimento per la società di giustizia e per la speranza - 23-03-2006
Movimento per la Società di Giustizia e per la Speranza


Al Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu

al Comandante dell'Arma dei carabinieri Gen. Luciano Gottardo

al Comandante della Polizia Giovanni De Gennaro


Il recente fatto ...
Derechos Humanos - 22-03-2006
Dal sito Derechos humanos riceviamo una dichiarazione contro le carceri americane, la tortura e la doppia morale che impera in materia. La dichiarazione è stata promossa da un gruppo di famosi intellettuali su scala mondiale, tra questi vari Premi ...
Centomovimenti - 22-03-2006
Riceviamo e doverosamente pubblichiamo -Red

Mafia: testimone si candida con i Verdi. Il Governo le toglie la protezione

Giuseppina Cordopatri - importante testimone ad un processo di mafia - si candida con il partito dei Verdi in vista delle ...
Ilaria Ricciotti - 21-03-2006
Auguro a tutti una primavera stracolma di colori e di profumi. Un'aria nuova che rigeneri, ritempri e spalanchi le porte di un mondo migliore.


Colori,
odori,
tepore
e sole.

La primavera
non vuole
farsi ammirare.

E' freddo.

Il ...
Comitato per la Scuola della Repubblica - 21-03-2006
In questi anni il mondo della scuola non si è limitato a contestare le leggi Moratti, ma ha formulato proposte concrete; riteniamo pertanto che alla vigilia delle elezioni sia opportuno avviare un confronto sulle scelte politiche che tutti insieme dobbiamo realizzare; proponiamo in particolare

1) abrogazione immediata delle leggi Moratti;
2) ripristino immediato a partire dal 1 settembre 2006 dell'obbligo scolastico fino a 16 anni e graduale elevazione fino a 18 anni;
3) generalizzazione della scuola dell'infanzia statale e gratuita per tutti;
4) ripristino del tempo pieno e del tempo prolungato nella scuola dell'obbligo;
5) riforma dell'istruzione secondaria, abolendo il sistema duale proposto dalla Moratti ed assegnando un ruolo post-scolastico alla formazione professionale;
6) ripristino del ruolo istituzionale della scuola statale con adeguate risorse finanziarie e divieto di finanziamenti pubblici, sotto qualsiasi forma, alle scuole private;
7) realizzazione di una effettiva democrazia scolastica con conseguente rafforzamento del ruolo decisionale degli organi collegiali ed attribuzione al dirigente scolastico di compiti di coordinamento e di promozione;
8) eliminazione delle forme di precariato strutturale e garanzia della libertà di insegnamento, abolendo ogni forma di gerarchizzazione nella scuola;
9) garanzia del pluralismo culturale e della laicità della scuola con conseguente valorizzazione, a tutti livelli, degli organi di autogoverno e di una effettiva autonomia dagli esecutivi.

Su questi temi i comitati, nati nelle lotte contro le leggi Moratti, hanno formulato proposte concrete anche sotto forma di proposte di legge; allo scopo di avviare in modo trasparente e pubblico un percorso di collaborazione tra il mondo della scuola ed i rappresentanti nelle istituzioni, invitiamo i candidati e le forze politiche dell'UNIONE ad un confronto pubblico.
Rosanna Vittori - 20-03-2006
Mi ritengo un'insegnante democratica: insegno nella scuola pubblica italiana; credo nell' art. 3 della costituzione, che - come diceva Don Milani - dovrebbe ispirare noi insegnanti ad educare 'cittadini sovrani', tutti uguali 'davanti alla legge, senza distinzione...'; e ritengo compito 'della Repubblica - cioè mio - rimuovere gli ostacoli' che di fatto limitano l'eguaglianza. Questa penso sia la funzione pubblica della scuola nella Repubblica Italiana .

Ma i miei studenti di liceo, sgranano tanto d'occhi quando dico loro quello che penso, cioè che sono tutti uguali, intelligenti e capaci e ad essere diverse sono le loro intelligenze; che è compito proprio della scuola fornire a ciascuno gli strumenti necessari ed adeguati ad orientarli nella società, ciascuno secondo le proprie diverse inclinazioni e possibilità.

Penso: " dev'essere una questione di linguaggio..."
Comitato organizzatore - 20-03-2006
Salve,

Ti informiamo che la V° Marcia di Barbiana è stata spostata a Domenica 21 Maggio (nella data precedentemente stabilita, infatti, si svolgerà una tornata di elezioni amministrative).

Nel salutarTi, Ti chiediamo la cortesia di diffondere ...
Grazia Perrone - 20-03-2006
La lapide per ricordare l'anarchico Giuseppe Pinelli fu collocata nei giardini di piazza Fontana durante una manifestazione studentesca: nel 1976. Nel 1992 in Consiglio Comunale venne riconosciuta come parte integrante della piazza.

Ripetutamente ...
Fuoriregistro - 18-03-2006
«La nostra vita non è a disposizione del mercato»: questo è il messaggio mandato dagli studenti francesi al governo de Villepin che vuole precarizzare per legge l'accesso al lavoro e rendere più facili i licenziamenti dei più giovani.
La risposta militare dell'esecutivo sembra un atto di forza - per compattare la destra -, ma rivela una debolezza di fondo: confessa l'incapacità della politica di trovare soluzioni condivise alle conseguenze dell'«invisibile» mano del mercato globalizzato. Una reazione tantopiù debole in Francia, dove la cultura della cittadinanza ha sempre costretto l'economia a rispettare i tempi delle decisioni istituzionali, a differenza di quanto accade in Italia, dove è stato il mercato a precedere la politica, chiamata a ratificare per legge (si pensi alla «Biagi») ciò che nella società era già in atto. Che il capitale globalizzato chieda agli individui di rendere la loro vita totalmente disponibile alle sue esigenze - e alla politica di accompagnare lo stravolgimento del paradigma fordista con interventi di supporto, dalle privatizzazioni alla carità - è cosa nota da tempo. Vale nell'occidente ricco con la precarietà, il tempo di vita sconvolto dall'invasività del lavoro eterodiretto e con gli stati chiamati a lenirne le ferite sociali; vale nei paesi più poveri con le nuove schiavitù che gonfiano i pil orientali e i profitti delle multinazionali. Le resistenze a questi processi (in Europa un mix di cultura novecentesca e insopportabilità di ciò che ci si para innanzi, altrove - come in Cina - «semplice» portato di una condizione indecente) sono la manifestazione del lavoro umano irriconducibile a divenire semplice variabile capitalistica, e sono resistenze - questa è la novità del XXI secolo - prive di una mediazione politica: un'assenza che è la radice profonda della nostra crisi democratica. E' su questo terreno che si giocherà il futuro delle società occidentali.

Per questo Parigi parla a Roma.
Pasquale Almirante - 18-03-2006
"Mi si chiama professore, perfino dottore, ma da più di dieci anni meno pel naso i miei studenti a destra e a sinistra, per dritto e per traverso. Inoltre non possiedo nulla né denaro né potere né onori né lustro. Neanche un cane vorrebbe vivere come io vivo."
A sproloquiare, poco prima di concludere il patto con Mefistofele, è il vecchio dottor Faust, nell'immaginario artistico del poeta tedesco Goethe che scrisse l'opera ai primi dell'800, ma nelle cui parole si possono forse riconoscere tanti docenti, sia sul mancato possesso di denaro e di lustro, la vita da cani insomma, e sia, ma forse soprattutto, in quel rimorso profondo di menare per il naso gli studenti che alla loro istruzione zoppicante e incompleta, come Faust dice, si affidano. L'eccesso di sapienza genera talvolta la convinzione della sua incompiutezza e il rimorso di non poter trasmettere agli altri quel poco che si è capito, contrariamente alla presunzione di chi crede di tutto sapere, come il don Ferrante manzoniano che, possedendo qualche dozzina di libri, era sicuro dell'origine astrale della peste.
Giancarlo Cesana - 18-03-2006
Parlare di abolizione del valore legale del titolo di studio, dopo quanto è successo con la riforma Moratti, significa andare incontro a un gran numero di ostacoli e di proteste. Per affrontare questo tema mi sembra significativo partire da un'esperienza personale: ho avuto l'avventura di far parte, per un breve periodo, della commissione di esperti che avrebbe dovuto supportare l'azione della riforma universitaria del ministro Moratti. Quando chiesi di affrontare la questione dell'abolizione del valore legale del titolo di studio, mi fu risposto che si trattava di un problema prettamente europeo, che poco aveva a che fare con l'esperienza del nostro paese.

Chiara Franzil - 18-03-2006
Sono arrivata in Italia ormai ben cinque anni fa, lasciandomi alle spalle quella che è la capitale dell'Europa e che per molto tempo è stata anche la mia casa. Dalla città di luci e colori che Bruxelles ha l'orgoglio di essere, ad un paesino dalle sette colline boschive. Dalla Scuola europa alle Medie di Buja. Un passaggio tutto meno che graduale. Un passaggio duro, difficile, che mi ha aperto gli occhi su un'altra realtà. Su altre persone. Su un'altra concezione della vita.
Poi, due anni fa, sono arrivata al Copernico, ammaliata da quelle bandiere ondeggianti al vento leggero che sapeva di novità e di passato. Mi sono fermata davanti all'entrata tinta di verde, e l'immagine della Scuola europea mi è tornata nella mente. La Scuola europea, con i suoi orari modificabili, con i suoi laboratori invidiabili, con le sue palestre dalle dimensioni olimpioniche, con quella grande relazione di collaborazione tra i suoi membri. Lo ammetto un po' anche con i volti sorridenti dei miei amici, provenienti dai vari paesi d'Europa. Sono rimasta affascinata da quella realtà che sembrava così simile a quella che avevo lasciato, dalle possibilità che a Buja non avevo avuto, da quegli anni di attività innovative che mi aspettavano, da quel tanto agognato sabato a casa, dall'opportunità di studiare quel francese che mi mancava tanto. La mia scelta forse era gia fatta, prima ancora di entrare. Forse addirittura fin dai quei primi Campionati di Giochi Matematici a cui avevo partecipato e che si erano svolti proprio lì. Pareva quasi un segno del destino.
L'inizio è stato difficile. Lasciare un'abitudine costa sempre fatica, anche quando questa non ci è congeniale. Poi, piano piano, sono entrata nel meccanismo di quella che ormai è diventata la mia scuola, ma superare la grande delusione iniziale è stato faticoso. Il Copernico non è la Scuola europea. Scoprirlo è stato come andare a sbattere contro un vetro, credendo che lì non ci fosse altro che un'uscita. Ma sono andata avanti. Perché nonostante tutto ogni tanto posso ancora notare certe somiglianze, perché nonostante tutto è una buona scuola, non troppo chiusa su quelle tradizioni che non ci permettono di guardare con innovazione al futuro. Perché in fondo mi ci sono affezionata. Anche se molte promesse non sono state mantenute, anche se sono convinta che si potrebbe fare molto di più, anche se a volte torno a casa arrabbiata.
Non ho mai detto niente, finche non mi sono imbattuta in un articolo di George Logan Vega.
Aldo Ettore Quagliozzi - 17-03-2006
Mi sono ritrovato anch'io nell'un per cento di quegli italiani che hanno fatto la fila dinnanzi agli uffici postali per inoltrare una richiesta di lavoro domestico per persona proveniente dall'estero. Cinque ore di lunga attesa, all'aperto ed in piedi, e con una temperatura in verità non ancora primaverile: ma mi ritengo un fortunato, poiché alle ore 14.59 la mia busta è stata accettata. E' iniziata così la lotteria e l'attesa anche per la mia famiglia.
Ma di grazia, non dovevano essere i datori di lavoro a presentare le istanze essendo le stesse riguardanti persone, ridico persone, residenti all'estero, ridico all'estero? Com'è possibile allora che il novantanove per cento nelle file sia stato di persone clandestine, di fantasmi per la nostra pubblica amministarzione? E' così che si gestiscono le problematiche sociali al tempo dell'egoarca di Arcore?
E' stato un esempio, se ce ne fosse stato bisogno, molto amaro, di come nel bel paese le leggi, anche quelle più decisioniste e toste votate con grande enfasi e rullar di tamburi ai soli fini elettorali dal governo dell'egoarca non abbiano nei fatti se non una scarsissima applicazione. Del resto il tutto a conferma che le regole, le leggi e quant'altro sono, nell'era dell'egoarca di Arcore, considerate solo ammennicoli, lacci e laccioli di cui disfarsi alla prima occasione. Nell'occasione, umanamente, ne sono peraltro molto compiaciuto.
Della giornata in questione mi rimane una straordinaria esperienza umana. Aver potuto osservare, percepire e direi quasi annusare l'evidente disagio e la paura non celata della propria condizione - per un'eventuale quanto improbabile ed indesiderata azione di controllo delle forze dell'ordine rappresentate da un solo carabiniere - di quelle persone, la loro compostezza, lo spirito di iniziativa che ha consentito loro, me presente a testimoniarlo, di gestire al meglio l'intricata situazione avendo le autorità, tutte le autorità, lasciato libero campo all'esterno dell'edificio postale.
Ebbene, quelle meravigliose persone, consegnando ai sopravvenienti un " bigliettino della fortuna " numerato a penna, con lo stesso hanno poi regolamentato l'accesso all'interno del pubblico ufficio postale, con un'accettazione di quella semplice regola che ha avuto dello straordinario.
Una bella lezione di organizzazione, di compostezza e di civiltà! Ecco, dalle badanti, dalle colf, dai lavoratori dei campi provenienti da tanti paesi di questo disastrato globo terracqueo, sarà forse da essi che impareremo a come comportaci, noi datori di lavoro e di benessere della progredita e cristianissima civiltà dell'Occidente, forse, ma dico molto timidamente forse, un po' più civilmente ed umanamente?
Soprattutto, e ridico forse, impareremo che anche dai migranti dell'oggi, pur nella umiltà delle loro esperienze e mansioni, ci si possa arricchire di piena umanità?
Per ultimo, una domanda ingenua: sanate le situazioni precarie ed illegali per i 170.000 baciati dalla fortuna, il rimanente enorme esercito dei migranti venuto all'improvviso allo scoperto, come per incanto, che fine farà? Sprofonderà di nuovo nelle tenebre?
E' la politica del sociale nell'era dell'egoarca di Arcore. Torneranno ad essere, all'incirca, 350.000 fantasmi che si aggireranno per le solatie ed ubertose contrade del bel paese? Torneranno ad essere 350.000 persone, o forse più, senza dimore, senza diritti, esposte a tutte le tentazioni ed i rischi di una civiltà con uno sbiaditissimo e scadentissimo volto umano?
Ilaria Ricciotti - 16-03-2006
C'era una volta un pavone,
che bussava ad ogni portone.

Voleva a tutti i costi far carriera,
voleva che la sua vita fosse meno nera.

Attirato dai bottini di una gazza,
a lungo la osservò dalla sua terrazza.

Dopo parecchi mesi apprese ...
Cittadinanza attiva - 15-03-2006
Manifesto della cittadinanza attiva

Siamo cittadini che amano il loro paese. Vogliamo spenderci perché tutti, e soprattutto i giovani, guardino al futuro come allo spazio per un nuovo sviluppo umano, liberato dalle difficoltà evitabili della vita quotidiana e dalla sofferenza inutile.
La decadenza dell'economia nazionale, il dilagare di corruzione e illegalità, la crisi dei principali servizi di pubblica utilità, la precarietà dei rapporti di lavoro esigerebbero una classe dirigente competente e generosa, capace di stringere una forte alleanza con i cittadini. Al suo posto c'è oggi una partitocrazia invasiva, che tende a occupare tutti gli spazi della vita pubblica, ma è per lo più incapace di fare fronte ai gravi problemi del paese; che utilizza i beni comuni per i propri fini particolari; che, al di là del rispetto delle religioni, mina la laicità dello Stato; che si oppone ad una presenza paritaria delle donne nelle istituzioni rappresentative e in tutti gli ambiti della vita associata; che altera le regole della vita democratica, dall'assalto alla Costituzione ad una legge elettorale contraria alle indicazioni dei referendum popolari.
Ripiegata su se stessa, questa classe dirigente rifugge la società civile e, così facendo, ostacola il pieno sviluppo di due risorse fondamentali per la ripresa del paese: la libertà dei cittadini di muoversi, di scegliere servizi e prodotti in un mercato libero da privilegi e da rendite, di essere imprenditori; il loro senso di responsabilità, che li porta ad agire in prima persona per curare i beni comuni e difendere i diritti.

Da almeno un quarto di secolo, i cittadini hanno imparato a:

• tutelare i diritti - dei malati, dei consumatori, degli utenti e dei risparmiatori - attraverso reti capillari di centri di ascolto, consulenza e assistenza integrati;
• raccogliere e rendere pubblici i disagi e le sofferenze inutili subiti a causa del cattivo funzionamento di sanità, giustizia, istruzione, trasporti;
• verificare e controllare strutture, programmi e lavori, per individuare violazioni, orientare priorità, prevenire sprechi e salvaguardare l'ambiente;
• valutare qualità e sicurezza dei servizi fondamentali;
• creare nuovi servizi a sostegno dei soggetti deboli;
• promuovere la conciliazione dei conflitti e l'informazione capillare alla popolazione.

È dunque indispensabile un sostanziale trasferimento di poteri e di risorse per ridurre gli spazi occupati impropriamente dalla rappresentanza politica, che deve tornare a svolgere al meglio e senza dispersioni le funzioni proprie e sostenere la ripresa del paese con la piena utilizzazione del capitale sociale accumulato in questi anni. Noi vogliamo impegnarci perché questo patrimonio non sia marginalizzato, ma sia investito per la realizzazione di un'azione costituente, di quattro riforme, di cinque grandi infrastrutture.
Lucio Garofalo - 15-03-2006
Voglio rammentare la natura visceralmente reazionaria, classista, sovversiva e antidemocratica del centrodestra che negli ultimi 5 anni ha cercato di sfasciare le istituzioni democratiche, i diritti e le garanzie costituzionali. Altro che sfasciare una vetrina del McDonald's!
Pertanto, io ritengo che il pericolo rappresentato dal " fascismo " al potere, ossia da quelle forze di centrodestra che hanno governato l'Italia negli ultimi 5 anni, sia molto maggiore che nel passato, soprattutto se si tiene presente il mix micidiale di fascismo, populismo e neoliberismo sfrenato che caratterizza questo blocco politico-sociale.
Ebbene, senza farmi facili e sciocche illusioni, riconosco che tale pericolo possa essere in parte scongiurato anche contribuendo a votare e sostenere quel fronte della sinistra più radicale e antifascista che è collocato nell'Unione, malgrado tutte le riserve, i dubbi e le perplessità prima enunciate.
Rammento una celebre e storica citazione di Pier Paolo Pasolini che diceva: " Il fascismo potrà risorgere a condizione che si chiami antifascimo ". Mi sembra che la frase rispecchi perfettamente il quadro storico-politico in cui si è compiuta la "metamorfosi" di Alleanza nazionale e della destra neofascista (ex MSI) per assurgere al governo della nazione, sdoganata e traghettata dal populismo berlusconiano.
Per quanto concerne il rischio che un ipotetico, futuro governo di centrosinistra possa adottare e praticare una politica contro le masse operaie e popolari, magari utilizzando la presenza e il ruolo del P.R.C. per addormentare e neutralizzare l'antagonismo sociale e l'opposizione di classe, credo che la risposta, per quanto sia ora prematura e sempre suscettibile di analisi e di riflessione critica, debba essere quella di organizzare nel tempo un blocco sociale antagonista capace di non farsi " neutralizzare " o " narcotizzare " da nessun governo.
Roberta Pizzolante - 15-03-2006
Riceviamo la segnalazione di un articolo tratto dalle news di Galileo, che ci pare importante diffondere - Red

COOPERAZIONE

Con una delibera della Farnesina, il governo esclude alcune grandi agenzie Onu dai fondi per gli aiuti allo sviluppo, preferendo organismi in perfetto stile "made in Italy". E mettendo a rischio il potere politico dell'Italia nei board internazionali.
Una doccia fredda o piuttosto la cronaca di un evento annunciato? Difficile dire come le agenzie delle Nazioni Unite hanno reagito alla notizia di essere state escluse dagli aiuti italiani allo sviluppo. Dopo aver già ridotto di molto il budget per la cooperazione multilaterale, infatti, con una delibera approvata il 16 febbraio scorso dal Ministero degli Esteri il governo ha deciso di azzerare per il 2006 i contributi volontari che da oltre trent'anni destina ad alcune agenzie Onu. Il taglio è di 52 milioni di euro e i membri del neonato "club-zero" hanno nomi illustri: l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), il Fondo Alimentare Mondiale (Fao), il Fondo per l'infanzia Unicef, l'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr), il programma dell'Onu per lo sviluppo (Unpd) e l'Unesco (l'organizzazione Onu per l'educazione, la scienza e la cultura). In più alcune agenzie minori, come l'Unfpa, il Fondo per la popolazione, l'Unifem, l'agenzia che si occupa del mondo femminile e l'Unaids. Ma se da una parte si toglie, dall'altra si dà. I fondi, infatti, sono stati dirottati verso altri organismi, a forte presenza italiana e coordinati da personaggi vicini all'esecutivo. In attesa della metà di marzo, quando una nuova riunione del Comitato direzionale potrebbe riaggiustare i conti, le reazioni non si fanno attendere. Il rischio per l'Italia, dicono i diplomatici italiani di stanza all'Onu e i politici dell'opposizione, è perdere prestigio e potere all'interno del sistema internazionale.
Federico Repetto - 14-03-2006
SÌ A UNA LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE SULLE OPERE PUBBLICHE

La diffusione in tutto il paese di movimenti no-qualcosa (no-tav, no-mose, no-ponte, ecc.) è solo l'ultimo sintomo - però molto grave - della crisi della democrazia parlamentare in Italia. Non è consolante sapere che questa crisi coinvolge gran parte del mondo occidentale. La politica tradizionale dei partiti, nonostante la corruzione, l'inefficienza e l'ipocrisia, in qualche misura è riuscita a rappresentare per una lunga fase storica la volontà degli elettori. Oggi cresce la sensazione (o la consapevolezza...) di non essere rappresentati, e con essa l'astensione.
La collusione tra il personale politico nel suo insieme e il mondo dei manager, dei consulenti, dei professionisti, ecc. è giunta ad un livello insopportabile per i lavoratori ed i cittadini più deboli. La corsa bipartisan all'elettorato di centro nasconde un atteggiamento che considera normale e magari utile l'esclusione dall'area elettorale di quelle fasce di elettori che sono portatori di richieste contrarie agli interessi del personale politico e dei privilegi dei grandi gruppi imprenditoriali.
Questo è chiaro nelle parole di Lunardi quando dice che la Val Susa - dove ci sono già stati molti voti Notav alle provinciali, più gli astenuti - è solo un problema di ordine pubblico. Ma ce ne sono molti indizi anche nel centro sinistra: lo smaccato centrismo di Rutelli e D'Alema, la corsa a recuperare l'Udeur e i socialisti-radicali e la fretta con cui lo stesso Prodi dopo le elezioni regionali revocò le primarie nazionali. E le primarie in Puglia e in Sicilia sono avvenute nonostante i partiti e non grazie ad essi. Ciliegia sulla torta: "Il tav si farà perché lo decido io"...
Giuseppe Aragno - 13-03-2006
Premessa

Sento la pesantezza dello scontro che si è aperto da tempo e intuisco che in ciò che vado scrivendo c'è ormai un evidente rifiuto di quella che comunemente, e a mio avviso ipocritamente, chiamiamo democrazia. Sì, sento di rifiutare questa pseudo democrazia borghese, e non lo nego: è una sorta di ritorno al passato, alle mie radici profonde. Lo sento e mi interrogo. Mi domando soprattutto se non rischio di generalizzare e provo a capire quali possano essere gli sbocchi di questa che ormai è una rottura.
Io penso di difendere principi irrinunciabili. E lo faccio tagliando con l'accetta: buoni e cattivi, giusto e ingiusto, vero e falso... E' una scelta consapevole, so di estremizzare, ma se mi lascio volutamente alle spalle la complessità degli eventi, perché i confini dei campi contrapposti siano chiari, dentro i dubbi me li porto e non li cancello. No: lascio che vivano. Sono il lievito della comprensione, la garanzia dell'evoluzione, l'aria di cui si nutre l'onestà intellettuale, alla quale non rinuncio. E' un tormento - e dio sa i dubbi che hi avuto nell'inviare a Fuoriregistro l'articolo che segue questa breve premessa - è un tormento accusare di malafede quella che è stata la propria parte e sentir crescere dentro la convinzione che occorra ricominciare daccapo. D'accordo. Ciò che dico può andar bene solo a chi ritiene che il caso Milosevic è un'ignominia, che egli aveva diritto ad essere giudicato in patria, se il suo popolo l'avesse voluto, e che gli è stato impedito di dire la sua fino in fondo. Sbaglio? Bene. Rispondendo, però, non mi si dica che le situazioni sono complesse. Mi si dimostri che questo penoso tribunale internazionale ha ragion d'essere, che è neutro e via discorrendo. E non mi si ricorra ai pannicelli caldi delle formulette magiche - è pur sempre qualcosa - o ai teoremi del realismo: ogni tanto occorre sporcarsi le mani. Si contestino i fatti e allora sì, allora sarà servito scrivere ed aprire un dibattito. E però - ecco il tormento - chi della mia parte intende farlo? Chi l'ha mai fatto negli ultimi tempi tra quanti pontificano "sarebbe meglio confessarlo, sei di destra!" ? Mi si oppone da tempo che non è il momento, si cercano le sottile differenze, si fanno le graduatorie. Ed io mi interrogo. Non è che per difendere principi e regole, trascuro chi è stato ferito? Non mi pare sia così, ma ci fosse uno dall'altra parte chi mi aiutasse a capire. No. Slogan, scomuniche, realismo politico. Null'altro. E i fatti? E' o non è vero che la vergogna dei centri di accoglienza riguarda da vicino i due schieramenti? Abbiamo o no rifiutato la guerra e però la facciamo, da destra come da sinistra? Siamo Bolkestein in Europa e progressisti in Italia? E quante domande come questa si potrebbero porre? Qual è la bussola che deve orientarci? L'interesse piccolo e immediato di parrocchia, la questione elettorale? E perché il centrosinistra oggi osannato fu ieri lapidato negli uomini che oggi si osannano? Milosevic dunque. A chi conveniva quel miserabile processo? Chi se usciva scornato, benché il pseudo tribunale abbia secretato le identità dei "testimoni a carico", abbia continuamente cambiato le regole del gioco a partita iniziata, abbia dato e tolto a sua piacimento la parole all'imputato che espiava fatti, abbia rifiutato di interrogare i testimoni chiamati a discolpa? Chi aveva interesse a questo punto a vederlo morto? Si processava un dittatore? E perché proprio quello? E con quale diritto? Si colpiva un criminale di guerra? E perché si assolve la Nato che bombarda le fabbriche chimiche della Serbia, con i prevedibili effetti sull'ambiente, fa strage di civili innocenti e indifesi e imbarbarisce alla maniera dei nazisti su Guernica? Perché sono impuniti Bush e Blair per una guerra dichiarata con la menzogna, per una guerra d'aggressione coloniale, per le torture, il fosforo su Falluja, le Guantanamo note e quelle ignote? E io con chi sto? Con Berlusconi che è apertamente con Bush, o con Prodi che non dice: signori, filate. Io non so che farmene di un paese amico che ha la pena di morte, che spara uranio depotenziato, che tortura, aggredisce, che delegittima l'Onu, che viene in casa nostra a rapire presunti terroristi e poi li fa sparire, un amico sul quale pesano le accuse dei nostri magistrati per i piloti criminali della funicolare alpina, per la Sgrena e Calipari? Milosevic. E i terroristi albanesi armati e addestrati dagli Usa e dalla Nato?
Ecco. Nel fuoco di fila di queste domande, io mi attesto sulle regole e di là non mi muovo. Di là, forte di alcune certezze incontrovertibili, rispondo ai miei dubbi. Questo ragionamento sta dietro la durezza delle parole che leggerete. Ma serve farlo? E se anch' io, come ho ritenuto di dovere fare, lo premetto, dove mai troverò la disponibilità a discutere di ciò che ho scritto, non degli altari sacri che ho violato?

Pierangelo Indolfi - 13-03-2006
Un'intervista è un po' come un'interrogazione.

Un'occasione per metterti in buona luce se oggi ti senti preparato e allora vai, con le mani alzate, ad "offrirti volontario", sentendoti anche l'eroe buono che salva "compagni" (oops) di "classe" (oops) che il pomeriggio prima avevano ben altro da fare.

Un incubo se invece non hai potuto studiare, magari non sai neanche il titolo degli argomenti, e allora sudori freddi e formicolìi nello stomaco, finché non viene chiamato Berardi che ti precede o Bini che ti segue nell'elenco alfabetico, e tiri un sospiro di sollievo: anche stavolta ce la siamo scampata.

Ma quando tocca tocca.
Maurizio Tiriticco - 13-03-2006
...l'attenzione maggiore negli ultimi anni si è spostata dalle conoscenze alle competenze, ecco perché ormai alla valutazione degli apprendimenti segue la certificazione delle competenze.
Quale ruolo svolge un portfolio in questo nuovo scenario? Quello di consentire non solo a chi studia, ma anche a chi lavora e che necessariamente continua ad apprendere (è il concetto di formazione continua e ricorrente) di non disperdere le acquisizioni e le esperienze che ha fatte e via via sta facendo, ma di raccoglierle come testimonianze certificate. Queste gli consentono di proseguire il suo cammino in un mondo del lavoro complesso e indubbiamente difficile ed esigente: piaccia o non piaccia è lo scotto che si paga allo sviluppo economico e sociale, il quale ovviamente dovrebbe essere sempre sostenibile! Ma questo è un altro discorso.
Una prima riflessione è d'obbligo. Da quanto detto, emerge che il portfolio ha ragion d'essere a partire dal secondo ciclo di istruzione, perché è in questo ambito che le certificazioni hanno un loro valore e senso: si tratta di certificare competenze diverse acquisite dal soggetto in situazioni diverse (scolastiche, extrascolastiche, alternanza et al). Si tratta di competenze che confinano anche con profili professionali e che con questi sono tenute ad evolversi, arricchirsi, aumentare. E' nel secondo ciclo, insomma, che il portfolio assume una sua connotazione seria, necessaria e indispensabile.
Se questa riflessione è valida, la domanda che ne segue è una sola: che ci azzecca il portfolio con il primo ciclo? Assolutamente nulla! E la ragione è semplice...
Lucio Garofalo - 11-03-2006
Dopo lunghi mesi sofferti e travagliati sembra essersi conclusa un'esperienza singolare e, per certi versi, grottesca e "kafkiana", vissuta all'interno di una realtà scolastica del profondo Sud Italia, in un piccolo centro dell'interland avellinese.
E' la storia quasi surreale di una "metamorfosi", di una rinascita, di un riscatto, ossia del recupero e della riaffermazione della propria dignità, umana e professionale, da parte di un gruppo di lavoratori della scuola.
E' la storia di uno stillicidio di abusi di potere, di angherie e di soprusi perpetrati da un piccolo "tiranno" ancorato alle vecchie e nuove strutture burocratiche del potere inteso ed esercitato come puro arbitrio personale.

Ebbene, io ritengo doveroso raccontare tale vicenda per informare anzitutto le altre realtà scolastiche e, nella fattispecie, gli altri colleghi, ed in generale per socializzare il patrimonio di valori, di conoscenze e di esperienze che è stato accumulato nel corso di una vertenza che considero più unica che rara rispetto a tutto il territorio nazionale. L'unicità di tale vertenza risiede soprattutto nella nascita e nella formazione di un gruppo alquanto numeroso di insegnanti "dissidenti" che ha preso coscienza dei propri diritti e delle proprie ragioni, riappropriandosi della più importante e preziosa tra le prerogative dell'essere umano, ossia la libertà, intesa anzitutto come libertà di partecipare alle decisioni che interessano il proprio destino e la propria esistenza, e che in questo caso investono essenzialmente la propria condizione lavorativa.
Luciana Repetto - 11-03-2006
Al secondo anno di sperimentazione della riforma, più precisamente in merito all'aspetto della valutazione vigente, che mantiene la vecchia scheda, con alcune modifiche, il porfolio con interpretazioni lasciate all'autonomia scolastica, il "povero" ( e tacciamolo pure di ingrato dopo gli ultimi aumenti, a fronte della diminuzione del 10% delle indennità di onorevoli, senatori, amministratori di enti locali) docente non sa più a che santo girarsi. Di fronte ad una riforma, che spesso ritorna su se stessa per apportare correttivi che sono peggio degli errori (vedi la modifica dell'orario delle lingue straniere), di fronte ad una riforma che uno cerca di applicare e di rendere operativa, perché un insegnante comunque, pur nella sua autonomia, ha un certo riguardo verso il potere costituito, c'è di che arrendersi ed alzare bandiera bianca in attesa della pensione o di qualche ventata di buon senso.

Andiamo con ordine.
Umberto Eco - 11-03-2006
Riceviamo e diffondiamo - Red

Umberto Eco e l' impegno di LeG, per convincere i delusi della sinistra

Siamo di fronte a un appuntamento drammatico. Dal 2001 a oggi l'Italia è precipitata spaventosamente in basso quanto a rispetto delle leggi e della Costituzione, quanto a situazione economica e quanto a prestigio internazionale. Se dovessimo avere altri cinque anni di governo del Polo, rappresentati di fronte al mondo dai Calderoli e dalle ultime leve (appena arruolate in Forza Italia) dei più impenitenti tra i reduci di Salò, il declino del nostro Paese sarebbe inarrestabile e non potremmo forse più risollevarci.
Quindi l'appuntamento del 9 aprile è diverso da tutti gli altri appuntamenti elettorali del passato: in quelli si trattava di decidere chi avrebbe governato senza sospettare che un cambio di governo avrebbe messo a repentaglio le istituzioni democratiche. Ora si tratta invece di salvare queste istituzioni.
Vladimir Luxuria - 10-03-2006
Riceviamo e diffondiamo - Red

"Frocio", dal latino flaccus, ovvero "molle", e di "mollezza" erano accusati gli omosessuali. Essere duri è maschio per chi è convinto che la virilità sia il miglior modo per dimostrare di essere uomini. L'uomo non ...
Vincenzo Andraous - 09-03-2006

Rileggendo il libro di uno dei miei autori preferiti, tra le sue parole tutte a dritta, ho avvistato una poesia a me dedicata.
Ho ripercorso quel sentiero con gli occhi del poeta, ne ho urtato le insidie, ne ho carpito i segreti, snervati dalla ...
Redazione - 08-03-2006
Riceviamo e volentieri (si fa per dire) pubblichiamo, ringraziando Pieragelo per la segnalazione - Red

Dall'Unità del 6 marzo

.......In occasione della Giornata internazionale delle donne mentre ricordiamo le operaie tessili che a New York City hanno perso la vita a causa di un incendio in una fabbrica che sfruttava le lavoratrici - impossibilitate a mettersi in salvo perché le porte erano chiuse - è importante ricordare quali sono le condizioni di lavoro che moltissime donne e uomini debbono sopportare per guadagnarsi da vivere portando a casa un salario che non è sufficiente ad affrancarli dalla povertà.
Nel nostro mondo globalizzato è sempre maggiore il numero delle donne che entrano nel mondo del lavoro. Tuttavia, invece di trarre vantaggio dalle nuove opportunità offerte dalla globalizzazione, le donne possono contare su lavori regolari in misura minore degli uomini e spesso lavorano nel sommerso con salari ridotti e senza alcuna tutela previdenziale........

Noeleen Heyzer
Ilaria Ricciotti - 08-03-2006
Anche quest'anno l'8 marzo è arrivato,
ed in molti ci usano e ci vendono sul mercato.

Una festa così godereccia e alquanto pazzerella,
è priva di ogni sostanza, per la ricca e la poverella.

Ricordarsi di noi una volta l'anno è ingiusto e ...
Comitato Per la scuola della Repubblica - 08-03-2006
Considerazioni preliminari per una politica scolastica
condivisa e partecipata nella prossima legislatura


1. LA PRIORITA' ASSOLUTA: SCONFIGGERE BERLUSCONI E RIPRISTINARE LA DEMOCRAZIA NEL PAESE

Ogni ipotesi di politica scolastica conforme ai principi costituzionali presuppone la cacciata del governo Berlusconi e del berlusconismo; l'esperienza di questi anni ci ha concretamente dimostrato che non solo la Casa delle Libertà è pericolosa per la sopravvivenza della democrazia del nostro Paese, ma che tutte le forme di protesta che si sono sviluppate nel Paese non hanno impedito alle destre di portare avanti il loro disegno eversivo; cacciare Berlusconi ed i suoi alleati è quindi oggi una priorità assoluta che impone a tutti i democratici il massimo impegno unitario a sostegno dell'UNIONE.
Il documento programmatico dell'UNIONE elaborato in modo verticistico è per molti aspetti, anche per le politiche formative, vago e deludente; non riflette le esigenze che i movimenti di lotta in questi anni hanno espresso e rappresenta mediazioni verticistiche e scelte non sempre accettabili ed in taluni aspetti molto ambigue; tali considerazioni non possono però in modo assoluto giustificare posizioni astensioniste.
In occasione delle prossime elezioni sarà pertanto necessario votare e far votare per l'UNIONE; ma tale impegno non può significare condivisione delle scente contenute nel programma e, tanto meno, delega ai vertici dei partiti.
Il mondo della scuola deve pertanto riproporsi come forza protagonista di un processo riformatore che deve partire dalle scuole ed elaborare proprie proposte per una politica scolastica condivisa.
Sarà pertanto necessario un approfondimento ed una chiarificazione soprattutto sull'idea di scuola che si vuole realizzare; oggi difatti possiamo tutti quanti convenire che non vogliamo la scuola della Moratti e che quindi vogliamo una politica alternativa a quella della Moratti; il NO alla Moratti è senza dubbio necessario, ma non sufficiente.....
Alunni della Scuola Primaria di Usini - 07-03-2006
Alla Cortese Attenzione
del Consiglio Comunale dei ragazzi di Usini

Come sapete, dei malviventi hanno incendiato la biblioteca della scuola primaria.
I nostri lavori, i libri, le cassette, i cd sono neri e bruciati, gli scaffali nuovissimi non ...
Ilaria Ricciotti - 07-03-2006
Mal di testa, senso di vertigini, di soffocamento, tachicardia, conati di vomito, mal di pancia, depressione, caduta di capelli, inappetenza, bulimia, anoressia, apatia, nervosismo, aggressività, senso di frustrazione, di impotenza, perdita di autostima ecc... La lista potrebbe allungarsi ancora ed evidenziare patologie a volte anche più gravi.

Sì, purtroppo la scuola può causare tutto ciò.

La scuola anziché allietare il corpo e lo spirito, può danneggiarli e distruggerli irrimediabilmente.

Nonostante le librerie siano stracolme di testi che informano, consigliano ed aiutano a superare questi ostacoli, sembra che essi in realtà non servano a nulla, dato che il malessere continua e si sta aggravando sempre più.

Al giorno d'oggi sono legittime situazioni di questo genere?

Io penso di no.
Gennaro Capodanno - 06-03-2006
...Si tratta ... di innovazioni per un verso di tipo organizzativo e per un altro di natura metodologico-didattica, che le scuole possono realizzare secondo modalità definite nel quadro di regole certe ed in coerenza con il principio dell'autonomia. In sostanza, il decreto 775 non solo impone il rispetto della distribuzione territoriale dell'offerta formativa, ma definisce in ambiti precisi le innovazioni da introdurre. Le scuole possono aderire al progetto anche deliberando di introdurre solo parzialmente le innovazioni ordinamentali previste dal decreto legislativo 226/2005 e comunque nel rispetto delle tabelle di confluenza e corrispondenza previste dal D.M. 28 dicembre 2005...
Maurizio Tiriticco - 06-03-2006
...ovvero dalla strategia del curricolo
alla strategia del... nulla!


I pasticci avviati dalla cosiddetta riforma Moratti in ordine alla innovazione metodologico-didattica sono enormi! Ma, perché si possa dare un quadro completo di quanto è accaduto, è necessario fare un passo indietro ed esaminare - in rapida sintesi - come veramente si sono succeduti gli avvenimenti. Si tratta di passaggi di cui il lettore, passo dopo passo, deve tenere il debito conto!
Renato Solmi - 04-03-2006
LE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE
E IL REFERENDUM SULLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE


È bene che i cittadini italiani prendano coscienza - ciò che purtroppo non è avvenuto, se non in misura molto limitata, in questi ultimi mesi - del fatto che le prossime elezioni politiche presenteranno un carattere completamente diverso da quello che hanno avuto, a prescindere da ogni altro cambiamento, quelle che si sono svolte dal 1948 fino ad oggi. Esse non avranno, infatti, per oggetto solo la scelta dei rappresentanti nelle due Camere, e della coalizione di partiti che dovrà governare il paese nei prossimi cinque anni, ma saranno anche, implicitamente, una sconfessione o una conferma della legge di riforma della Costituzione (che è, in realtà, il varo di una Costituzione affatto nuova) e di tutte le altre leggi più o meno eversive che sono state approvate a tamburo battente, e praticamente senza discussione, nell'ultimo scorcio di questa legislatura.

Bartolo Danzi - 04-03-2006
La c.d. libertà d'insegnamento costituisce un valore fondamentale del nostro ordinamento, tutelato a livello costituzionale (art. 33, comma 1, Cost.), nonchè a livello di legge ordinaria(art. 1 D.lgs 297/94) e di norme pattizie (art. 26 comma II, CCNL scuola 2003). Al riconoscimento di tale libertà corrisponde l'attribuzione di un diritto soggettivo al singolo docente, il quale, in piena autonomia e senza condizionamenti, proprio perchè libero, deve poter decidere - entro i limiti fissati dalla legge- sia le modalità tecnico didattiche del proprio insegnamento, sia i valori formativi che intende trasmettere ai propri allievi.
La problematica che si vuole affrontare è se la violazione datoriale di tale diritto del lavoratore docente può costituire una condotta antisindacale tutelabile con il rimedio di repressione dell'antisindacalità ex art. 28 L.300/70.

Laura Tussi - 04-03-2006
Dell'azione emotiva sul comportamento

Il pensiero.

Con questo termine lo psicologo indica la realtà che comprende i processi mentali non definibili logici, razionali e creativi, pur essendo prodotti dall'attività psichica dell'uomo. Esistono forme di pensiero in cui sono imperfetti gli strumenti logici quali il pensiero infantile con strumenti logici non sviluppati, il pensiero primitivo sviluppatosi in altri contesti socio-culturali, il pensiero quotidiano.

La formazione dei concetti.

La realtà ambientale è costituita da quantità di oggetti ed eventi percettivi. Se l'uomo utilizzasse tutta la capacità di registrare sarebbe schiacciato dalla complessità dell'ambiente. L'uomo supera queste difficoltà con un'attività di categorizzazione, esemplificando l'universo dell'esperienza e considerando alcuni oggetti come non unici, ma appartenenti a categorie.

Arturo Ghinelli - 03-03-2006
La mia collega mi assicura di aver assistito, non vista, a questo dialogo tra alcuni nostri alunni di quarta classe, durante la pausa dopo il pranzo.

M. (figlio di testimoni di Geova): "Arturo crede nel mio Dio"
H. (figlia di musulmani): "No, ti ...
Lucio Garofalo - 03-03-2006
Dulcis in fundo!

L'atto conclusivo del "meraviglioso" e "ineffabile" governo Berlusconi è un disegno di legge sulle droghe (inserito in modo subdolo come mini-emendamento in un maxi-emendamento per le Olimpiadi invernali di Torino) che reca, non a caso, il nome e la paternità di Gianfranco Fini, ossia di un fascista, post o vetero non importa in quanto la forma mentis è sempre la stessa.

Ecco, dunque, il capolavoro dei capolavori di questo infame governo, che ha intrapreso la sua opera devastatrice, anticostituzionale e antidemocratica con la feroce repressione del movimento no-global attuata durante le giornate del G8 di Genova, nel Luglio 2001, e con un obbrobrioso provvedimento legislativo che ha eliminato la tassa sulle successioni e sulle donazioni che superano i 200 mila di euro! Cito solo alcuni degli atti più emblematici e significativi per rinfrescarci la memoria sulla natura classista e reazionaria di tale governo.

Fuoriregistro - 02-03-2006
Riceviamo, traduciamo e volentieri pubblichiamo, lasciando tutto lo spazio possibile per le inevitabili, numerose e scontate, domande. Quella della collega francese che ci ha mostrato il pezzo è ironica: "Ma allora è vero che il bravo allievo supera ...
Ilaria Ricciotti - 28-02-2006
L'ho incontrata, come quasi ogni giorno, nella piazza che d'inverno è deserta ed affollata soltanto la domenica.
Za Za ha più di ottant'anni, ma a vederla non si direbbe proprio.
Occhi celesti. Capelli grigio chiaro. Viso sereno e da attenta ...
Giuseppe Aragno - 28-02-2006
Pina entrò nella mia vita per caso. Ci si fece un posto che pochi hanno mai avuto e nessun caso glielo avrebbe tolto se, quindici anni dopo il nostro incontro, una mattina di quelle che non sono uguali ad altre, non avessimo scelto di affidare la ...
Gabriella Del Duca - 27-02-2006
Lo scrittore irlandese Frank Mac Court nel libro "Che paese, l'America!" racconta del periodo in cui ha fatto l'insegnante in una scuola superiore del Middle West, una scuola pubblica, cioè senza pretese, in senso letterale, da parte di operatori ed utenti, popolata da una variegata umanità adolescente. Reso inetto dagli scrupoli, il giovane insegnante assecondava la parte regressiva dei ragazzi, quella che resiste all'impegno della crescita. Un gorgo da cui ogni mattina risaliva senza merito, all'ingresso nell'aula. Due minuti a galleggiare in superficie, guidato da un fiotto di fiducia nella benigna disposizione delle facce, della luce sui banchi di fòrmica, del saluto polifonico e poi subito giù in un precipitato di piccoli comportamenti oppositivi, quasi banali, giù nel vortice dell'impotenza, condannato dall'inferiorità del suo peso specifico.
A un certo punto, messa da parte ogni velleità di mimare qualcosa che potesse far pensare a lui come insegnante e ai ragazzi come allievi, propone di mettere un po' d'ordine nei locali. Un'attività fisica, di braccia e di gambe, di schiene curvate o distese per raggiungere i ripiani alti delle scansie, prendere i faldoni, dare una passata con uno straccio inumidito, sciacquarlo nel lavabo dei bagni. Aprire vecchi armadi di metallo, svuotarli, pulirli e inventariare le carte. Ordinare l'archivio della scuola.
L'archivio della scuola è fatto in gran parte dai compiti dei ragazzi, di tutti i ragazzi passati in quella scuola negli anni, cioè dai padri, zii, nonni, cognati, fratelli e sorelle maggiori di quelli che ora prendono in mano quei fogli. Siamo in una piccola città dell'America profonda, quasi un villaggio. La lettura di quei fogli attrae come la vita, "Ehi, questo è un tema di mio zio Sam!", la vita al suo meglio di padri, zii, nonni e fratelli maggiori, quando stavano nella stessa aula. I ragazzi leggono i loro pensieri e tutto quello che per loro, in quei momenti, si faceva anima, anima di vita quando, come loro adesso, giravano gli occhi nell'azzurro che feriva il muro dell'aula dalla finestra. I ragazzi leggono con le lacrime le parole fresche di padri ingrugnati, di madri avvilite, di vecchi impietriti nel controluce del tinello. Inizia il miracolo della crescita.
Gennaro Capodanno - 27-02-2006
Negli ultimi tempi, l'ultimo giorno del periodo di Carnevale, che quest'anno cade martedì 28 febbraio prossimo, per molti allievi della scuola pubblica napoletana diventa l'occasione per fruire di un altro giorno di ferie, visto che in molti plessi ...
Lucio Garofalo - 25-02-2006
ASCESA E CADUTA DI UN TIRANNO

Il Burosauro Rex è una specie animale in via di estinzione.
Gli esemplari tuttora viventi sono rarissimi e sono stati scoperti in quel di Nusco e Sant'Angelo dei Lombardi, luoghi che in passato erano popolati da una foltissima colonia di questi rettili giganteschi e terrificanti, come risulta dai numerosi reperti fossili ritrovati in quelle zone primitive.

I rettili Burosauri hanno conosciuto la loro massima prosperità ed espansione durante l'epoca giurassica, risalente ad oltre 150 milioni di anni fa, quando popolavano e dominavano le terre, i cieli e le acque del mondo intero.
Per cause non ancora accertate si sono estinti quasi del tutto.

La parabola dei Burosauri costituisce uno dei casi più interessanti, misteriosi ed emblematici nella storia della selezione naturale.
Oggi i pochissimi esemplari sopravvissuti abitano nelle aride e desolate lande della burocrazia ministeriale, ma devono sostenere un'aspra e spietata competizione da parte dei Tecnocrati, una nuova specie di rettili che sono estremamente voraci ed agguerriti, la cui progenie si fa sempre più nutrita e potente.

La famiglia più viscida e feroce dei Burosauri appartiene al ceppo degli Irpini, un gruppo sempre più esiguo e ridotto, ormai isolato e destinato inevitabilmente ad una completa estinzione.
Gianni Gandola - 24-02-2006
Dopo una serie di riunioni di gruppi di lavoro tematici e gli incontri con l'assessore regionale Ds dell'Emilia Romagna Mariangela Bastico e con Fiorella Farinelli, responsabile nazionale scuola della Margherita, la commissione scuola dell'Ulivo milanese ha reso pubblico un documento finale di sintesi, il "Manifesto per l'Ulivo scuola", contenente non solo un'analisi della situazione della scuola italiana ma anche e soprattutto idee e proposte per un programma di governo dell'Unione.
Il documento, che qui riassumiamo nelle linee essenziali, parte dalla constatazione che oggi le scuole sono attraversate da un diffuso e drammatico disorientamento, dovuto al fatto che negli ultimi anni la pretesa di cancellare ogni traccia della legislazione precedente (il famoso "punto e a capo" del programma della Casa delle Libertà) ha prodotto soltanto proclami ideologici, tagli di spesa e inestricabili contraddizioni.

Nella scuola primaria, la riforma, invece di migliorare quello che per riconoscimento unanime rappresentava il migliore segmento formativo del sistema di istruzione, ha provocato un netto peggioramento del servizio. Le formule astruse imposte dalla nuova pedagogia di stato, le Indicazioni "provvisorie", e la diminuzione delle risorse per il tempo pieno hanno provocato grande sconcerto e ritorno alla pura "routine". La riforma del secondo ciclo con l'introduzione del secondo canale, è sfociata in una disastrosa licealizzazione generale che ghettizza ancora di più l'istruzione e la formazione professionale e fatalmente produrrà un aumento dei livelli di insuccesso e di selezione sociale.

Occorre allora partire dai soggetti e realizzare l'autonomia. Da anni tutti parlano di centralità della formazione, ma è venuto il momento di dire che per realizzarla occorre che la battaglia per la sua valorizzazione venga assunta esplicitamente come priorità programmatica dell'azione di governo. Se il sistema di istruzione e formazione pubblico è veramente una priorità per l'Ulivo, allora è fondamentale assumere i docenti, i dirigenti e il personale tecnico-amministrativo come interlocutori essenziali non solo sul versante sindacale della contrattazione delle condizioni di lavoro, ma anche su quello della discussione e delle definizione delle politiche educative. E' vitale perciò il riconoscimento all'interno delle sedi della decisione politica di un ruolo nuovo e forte dell'esperienza, dell'intelligenza e della competenza degli operatori. Per troppo tempo si è dovuto sopportare il dilettantismo di un personale politico senza alcun riferimento con la realtà quotidiana delle scuole, ed è necessaria una svolta anche nella scelta degli uomini, in base a criteri di competenza e non a logiche di schieramento.

Questo significa prima di tutto confermare la scelta di assumere l'autonomia delle istituzioni scolastiche, che rappresenta sicuramente l'eredità più preziosa della stagione riformatrice del primo governo di centro-sinistra, come chiave di volta del sistema. Le scuole vanno responsabilizzate in ordine alla definizione dei percorsi che conducono al conseguimento degli standard e nello stesso tempo devono essere messe nelle condizioni di farlo, dando finalmente attuazione a quanto previsto dal DPR 275 Regolamento dell'Autonomia scolastica.

Vanno definite le condizioni per la realizzazione dell'autonomia organizzativa, di ricerca e sviluppo, fondata sul riconoscimento del diritto di ciascuna scuola di sperimentare modelli organizzativi e funzioni diversificate che permettano un'articolazione dei profili professionali, nel rispetto degli standard nazionali e di un budget dato di risorse. La dotazione organica, stabilizzata su base pluriennale, non deve quindi più essere basata sul numero delle classi e sull'orario di cattedra, ma deve essere riferita alle scelte contenute nel Piano dell'Offerta Formativa. L'autonomia necessita di professionisti della formazione autorevoli, colti e socialmente riconosciuti. Per raggiungere tale obiettivo è assolutamente prioritario ridefinire le modalità del reclutamento di dirigenti, personale tecnico e amministrativo, docenti e lo stato giuridico di questi ultimi.
Occorre infine che siano garantite alla scuola le condizioni minime materiali per il funzionamento ordinario, a partire dalle "grandi opere" necessarie per garantire sicurezza, benessere, spazi e strumenti adeguati per realizzare una scuola di qualità.
Gabriele Boselli - 23-02-2006
Evoluzioni della cultura e della società, "nuovi" ragazzi, fonti e percorsi dell'insegnare a conoscere nel tempo dell'ipermedialità. Come riguadagnare la cattedra nell'età postmagistrale

Insegnare è soffrire per la didattica del non-pensiero (TV, ...
foruminsegnanti.it - 22-02-2006
Messaggio agli amministratori di siti web

Nel ringraziare quanti hanno aderito all' Appello all'Unione per l'abrogazione della Legge 53 (riforma Moratti), che ha raccolto, ad oggi, oltre 1550 firme online, ci rivolgiamo in particolare ai siti web ...
Gennaro Capodanno - 21-02-2006
LETTERA APERTA

Legge 104/92: a Napoli invalidi che assistono altri invalidi

No, non si tratta della solita catena di Sant'Antonio, bensì dell'ennesima impareggiabile inventiva dei napoletani che pur di utilizzare i benefici della legge 104/92 ...
Ilaria Ricciotti - 20-02-2006
Quando qualcuno è abituato spudoratamente a mentire o la menzogna fa parte del suo DNA, non ci dobbiamo meravigliare più di tanto se costui, possessore di becere "abilità", prima o poi ne combinerà delle belle.

Il mentitore è un individuo che ...
Gabriele Attilio Turci - 18-02-2006
Il preside Pasquale d'Avolio aveva, nel novembre del 2003, affrontato con attenzione e prudenza il controverso tema del crocifisso nelle aule.
Egli partiva da un caso concreto, avvenuto sotto la sua dirigenza e raccontava come avesse cercato di affrontare la cosa con buon senso e spirito laico.
L'articolo era poi una riproposizione di un suo lavoro precedente, vecchio di tre anni.
Se si guarda un po' in giro di roba del genere se ne trova a pacchi.
E' da parecchio, infatti, che nella scuola italiana si agita questo problema, certamente per l'ostinata resistenza di pochi che, per formazione e carattere non amano mescolare l'acqua col vino, ma anche e di più, perché questo è, di fatto, un problema irrisolto che denuncia, semmai, lo stato di situazione mentale e storica cui soggiace il nostro paese che accoglie, per una fatalità del destino, da altri assolutamente non invidiata, la sede papale della chiesa cristiano-cattolica.
L'ultima sentenza del Consiglio di Stato sembra, in questi giorni, voler depositare la pietra definitiva sulla questione.
Le cose non stanno affatto così. Ci sono due piani di giudizio sulla questione: uno investe l'elemento strettamente giuridico della cosa, l'altro quello pedagogico.
Fuoriregistro - 18-02-2006
Riceviamo la segnalazione dell'appello che Valentino Parlato lanciava due giorni fa sulle pagine del Manifesto. Poche parole essenziali per interrogarsi, interrogare e chiedere a chi sta a sinistra una mano in cambio d'una promessa: continueremo la ...
Roberto Renzetti - 18-02-2006
...continua dalla quarta parte

DEMOCRAZIA E BUROCRAZIA

La nuova scuola dovrebbe essere portatrice di un nuovo valore fondamentale, rispetto al passato: la diversità rispetto all'uniformità. L'autonomia dovrebbe essere portatrice della possibilità di costruzione di una scuola diversa per ogni istituto scolastico. L'autonomia si realizzerebbe sul terreno pedagogico, dei contenuti, amministrativo e finanziario. Tutto questo dovrebbe essere considerato insieme, in uno strano ibrido, con il centralismo degli obiettivi, di alcune prescrizioni metodologiche, dei programmi, degli esami. Su questa concezione vi è una convergenza stupefacente tra destra e sinistra. La destra, anche nella completa anomalia italiana, è nella sua storica tradizione; è la sinistra che suscita problemi nei suoi elettori informati di cosa accade. Il problema è: Il decentramento scolastico aumenta il tasso di democrazia? Io sono convinto di no e richiamo l'attenzione del lettore sul fatto che il continuo richiamo alla democrazia, alla partecipazione, alle scelte delle famiglie è sempre accompagnato dall'espressione governance dei processi. Una sorta di direttività centralizzata mascherata da cortine di fumo.
L'obiettivo politico della scelta autonomista è rendere la scuola funzionale al mercato. Senza un'opera mediatica che nobiliti questo proposito sarebbe difficile conseguire l'obiettivo. Le parole della gestione aziendale dell'educazione sono piuttosto deprimenti, occorre riempirle della retorica della libertà riconquistata, della realizzazione della giustizia, della ripresa dell'etica, vale a dire dell'abbandono del vecchio per la conquista della modernità. Ritorniamo a qualcosa di analogo alla religione industriale di Saint Simon: l'impresa porrà fine all'autorità per passare al contratto, alla concertazione ed al progetto. E vi sono sempre disponibili coloro che assolvono a questo compito. Semmai continua a stupire che la cosa provenga da fonti politiche e sindacali di sinistra.
Vincenzo Andraous - 17-02-2006
E' uno di quei giorni in cui la storia personale di ognuno pesa inequivocabilmente sulle responsabilità individuali di ciascuno.
Uno di quei giorni in cui il dolore è così feroce da annebbiare le menti più preparate ai tanti accidenti: in cui ...
Giuseppe Aragno - 16-02-2006
Giriamoci attorno come vogliamo, demonizziamo il dissenso e ripetiamolo ogni volta che serve: così tu dai una mano a Berlusconi! Si può, tanto non costa nulla, e vincere si deve. Ad ogni costo.
Il dramma politico al quale assistiamo - spettatori ...
Lucio Garofalo - 16-02-2006
La stitichezza si accompagna spesso all'avarizia, all'introversione, alla malinconia, alla reticenza. Invece, la scioltezza di corpo si associa più facilmente alla generosità, all'estroversione, all'allegria, alla loquacità. Non a caso, molti anni fa ...
Ilaria Ricciotti - 15-02-2006
L'uomo non ha incontrato più Amore diversi anni fa,
quale sia il suo odore e il suo sapore, nessuno più lo sa.

Amore è un sentimento troppo inflazionato,
si vende e svende ogni giorno sul mercato.

Amore, quello che ho in mente io,
è qualcosa ...
Emanuela Cerutti - 14-02-2006
Capita spesso, e soprattutto nei dibattiti accesi, che i fraintendimenti stiano dietro l'angolo.
Certe volte l'impressione è che siano voluti, come quando uno ti dice "sei assolutamente in torto" e però contemporaneamente afferma di essere aperto ...
Gianni Mereghetti - 14-02-2006
Si è conclusa domenica 12 febbraio la mostra sui ragazzi della Rosa Bianca, allestita in piazza Duomo a Milano, grazie al Centro di Aiuto allo studio Portofranco e alla Comunità Ebraica che hanno dato la possibilità a tanti giovani ed adulti di ...
Redazione - 13-02-2006
Segnaliamo per conoscenza dalla Fabbrica del Programma:




Dal Programma dell'Unione 2006-2011
Maurizio Tiriticco - 11-02-2006
Io non so che cosa accade negli altri ministeri di questo governo! Ma quello che accade oggi nel Miur è semplicemente senza alcun pudore! Mai e poi mai a mia memoria... con tanti ministri democristiani - sembra che li si debba rimpiangere - sono ...
Gemma Gentile - 11-02-2006
Avendo postato nella mailing list di Rete Scuole la ormai famosissima lettera a Prodi di Patrizia Tanda, a cui si riferisce l'intervento di Sandra Coronella, mi sento in dovere di prendere la parola sulla questione.

Per chiarezza di ...
Per la scuola della repubblica - Comitato di Firenze - 11-02-2006
Osservare la Costituzione

L'art. 33 della Costituzione al comma 3 stabilsce: " Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato".
La Costituzione quindi vieta qualsiasi forma di ...
Giuseppe Aragno - 10-02-2006
Comincio da ottobre del '43, ma non abbiate paura. E' la politica che ho in mente, non la storia. Il fatto è che sono testardo e continuo a pensare che la chiave del presente è nel passato.
"Ciò che ci divide", è il titolo di un breve opuscolo ...
Emanuela Cerutti - 10-02-2006
La storia che racconto è di terza mano, dunque prendetela con beneficio di inventario. Però capita che la parola finale, nel telefono senza fili (in Francia lo chiamano telefono arabo) anziché negare quella iniziale la ricomprenda e la espanda: ...
Alba Sasso - 10-02-2006
Una circolare del Ministero cancella gli esami di idoneità per gli studenti delle private

Come se non ci fosse già troppa confusione, il Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca ha pensato bene di diramare una circolare, la Nota 777 del 31 ...
Roberto Renzetti - 10-02-2006
...continua dalla terza parte

VALUTAZIONE DELL'EFFICACIA EDUCATIVA

Sono vari anni che siamo bombardati da una parola intrigante ma vuota: riforma. Occorre riformare tutto, sono tutti riformisti anche se molto difficilmente spiegano cosa e come riformare. Si chiedono deleghe in bianco per poi passare a riforme micidiali di pezzi fondamentali della convivenza civile (lavoro, pensioni, scuola, sanità, giustizia, Costituzione, ...). Chi sostiene che occorre andare cauti è, nella migliore delle ipotesi, un conservatore, quando non una persona che tende a difendere le sue certezze ed i suoi privilegi (sic!). Riformare è un termine che sta all'interno di un altro verbo, altrettanto e forse più affascinante ma ugualmente privo di significato: modernizzare. Sia il riformare che il modernizzare, se non hanno complementi oggetti e varie specificazioni, non significano nulla. Ma figuratevi quale giudizio pioverebbe sul capo di chi si opponesse alla modernizzazione.
Cerchiamo di capire qualcosa di più andando brevissimamente a seguire la modernizzazione della scuola negli USA, perché gli stimoli alla pretesa di nostra modernizzazione partono dagli interessi di quel Paese.
Oggi gli Stati Uniti sono considerati il Paese più avanzato e moderno del mondo intero. Forse non tutti sanno che è anche il Paese con la scuola più disastrata tra i Paesi evoluti e con livelli di ignoranza veramente paurosi (il 65% degli statunitensi non è in grado di trovare su un mappamondo la posizione geografica del proprio Paese, gli USA). Secondo molti analisti il motivo di questo stato di cose risiede nel fatto che proprio negli Usa si è costruita una scuola con valori e metodi propri dell'economia e dell'industria.
Dai tempi del taylorismo (inizi del Novecento) si iniziò a considerare lo studio, ad esempio, del greco e del latino come un fatto eminentemente aristocratico. La scuola, secondo gli industriali ed i finanzieri, in sintonia con il mondo produttivo, deve sfornare persone che siano formate in contabilità, in diritto commerciale, in tecniche di mercato. E' una spesa inutile preoccuparsi di una cosa come la cultura generale (si confronti con le sciocchezze delle tre i e con le modernità reclamate dalla sinistra). La scuola, oltre ad essere centrata sulle cose ora dette, deve anche essere efficace, proprio con analoghi criteri di una qualunque impresa.
L'efficacia è un qualcosa che acquista significato associata con i concetti di quantità e misura. Il test discende da questa esigenza di misura, misura che deve fornire una valutazione quantificata, standardizzata dei risultati scolastici da mettere in relazione con gli investimenti fatti al fine di capire qual è il rendimento dell'operazione. Fanatici di queste operazioni si cimentarono in studi sempre più dettagliati che riempirono la letteratura Usa dei primi decenni del secolo scorso. L'ideale di una misura completa, sempre più perfetta, dei risultati suddetti deve disporre di personale sempre più qualificato ed addirittura addetto allo scopo. Nacquero scuole speciali per formare persone nella tecnica dell'efficiency, i valutatori preparati con una filosofia di dedizione all'industria. Queste persone diventarono imprescindibili nelle scuole con la loro preparazione specialistica. Non sapevano nulla delle problematiche scolastiche nel loro complesso, dei contenuti, di motivazioni culturali. Ubbidivano solo a logiche di gestione aziendale ed erano molto attenti alle pressioni economiche dei finanziatori della scuola. Erano nondimeno considerati esperti di didattica. La scuola risultò così suddivisa verticalmente in due tronconi sempre meno comunicanti: quello degli esperti in scienze dell'educazione e quello degli esecutori (generalmente insegnanti) dei procedimenti messi in campo dai primi. Il carico di lavoro degli insegnanti crebbe sempre più per tutte le incombenze inventate dagli esperti in didattica. Le classi aumentavano di alunni (risparmio), una gran mole di test da preparare e da valutare, mantenimento di libretti scolari degli alunni, statistiche da fare. In questo modo l'insegnante (il tecnico dell'insegnamento) perse sempre più il suo status di trasmettitore di conoscenze. Al fine poi di ridurre i costi si pensò di ridurre anche i programmi e cioè la quantità dei contenuti culturali da trasmettere. Tutte queste cose si sommarono tra loro: le disuguaglianze tra alunni, quelle tra scuole, la forte presenza di materie opzionali, il degrado ambientale e sociale di molte scuole, sfociarono in una generalizzata sfiducia nella scuola pubblica con conseguente apprezzamento delle scuole private che in più fornivano insegnamenti di tipo accademico, compresi quel greco e latino di cui sopra. I riformatori di inizi del Novecento avevano distrutto la scuola pubblica. Ma questo fatto non fermò altri Paesi nell'imitare l'ideale di scuola-impresa che divenne piano piano un argomento forte degli organismi internazionali a gestione maggioritaria degli Stati Uniti. E ci siamo così trovati ad avere proprio i teorici Usa dell'insegnamento a spiegarci la necessità della modernizzazione dell'insegnamento secondo i canoni che avevano dato così pessimi risultati nel loro territorio metropolitano. Ma il fine sembra essere proprio il tentare loro di capire cosa fare per risollevare i disastri scolastici del loro Paese.
Possiamo ora ritornare al culto dell'efficacia che nasce in una scuola pressata dall'impresa o da ambienti politici e sindacali modernisti di sinistra e di neopositivisti che reclamano l' innovazione come valore in sé.
I pedagogisti nostrani si sono fatti veicolo per trasferire la concezione di efficacia come un qualcosa di perfettamente misurabile in tutti i suoi aspetti. Basta che i docenti collaborino per avere un insieme di categorie scolastiche completamente misurabili e, nel loro insieme, definibili come efficacia dei processi educativi. Metodi e tecniche devono però diventare standardizzabili e quindi sfrondati di ogni aggettivo che li rende caratteristici ed individuali. Non è infatti possibile parlare di misura se non rispetto ad una unità di essa o almeno rispetto ad un termine di paragone. E quindi occorre realizzare strumenti utili per operare misure e confronti, come i tests, ma, in accordo con quanto ora detto, su metodi e tecniche standard. Ciò comporta che la stessa pedagogia deve assumere un ruolo burocratico molto accentuato e, come vedremo meglio più oltre, che la pretesa autonomia decentrata dovrà portare a rigidi inquadramenti centralizzati.
I tests sono un poco l'architrave del sistema di valutazione.
Maurizio Balsamo - 09-02-2006
Sandra Coronella ha scritto: "Ho letto in rete la lettera di Patrizia Tanda, che diverse persone fanno circolare, evidentemente condividendola. E' una cosa che mi stupisce e che non capisco." Sono tra coloro che condividono il contenuto di quella ...
Precarius - 09-02-2006
Il titolo potrebbe essere : A "PORTA A PORTA" PRODI CRITICA LA RIFORMA MORATTI, MA NON SI ESPONE SULL'ABROGAZIONE.


Per l'abrogazione della Legge 53, resta una sola via percorribile : "la protesta monti, all'interno del centro sinistra, trainata ...
Cub scuola - 08-02-2006
PERCHÉ LA CUB PARTECIPA, con altre associazioni, ALLA CONTRO FIACCOLATA OLIMPICA CHE SI TERRà a TORINO (Palazzo Nuovo) venerdì 10 febbraio alle 14,30

- Per solidarietà con la gente della Val di Susa e contro il treno ad alta voracità

- ...
Gianni Gandola, Federico Niccoli - 07-02-2006
Ci è capitato in passato di parlare su scuolaoggi.org di "sconfinamenti sindacali" nel campo dell'autonomia. Ne abbiamo, purtroppo, un altro eloquente esempio nella nota che la Flc Cgil di Milano ha inviato alle RSU (e "per conoscenza" ai dirigenti ...
Sandra Coronella - 07-02-2006
Ho letto in rete la lettera di Patrizia Tanda, che diverse persone fanno circolare, evidentemente condividendola. E' una cosa che mi stupisce e che non capisco.La lettera di Patrizia Tanda non confuta in alcun modo il programma dell'Unione, ...
Anna Cerri - 06-02-2006
Carissimi, forse mi è sfuggito, ma la storia della staffetta della fiamma olimpica non è apparsa sui nostri giornali, vero? "Conoscere per scegliere" (e non consumatori consumati)
Carissimi saluti.
A.C.


"Il dirigente e scienziato dello sport ...
Vittorio Delmoro - 06-02-2006
Cari Capo, Criscuoli, Cosentino, e mo' come la mettiamo?

Perché interpretare il ruolo di alti dirigenti del ministero come puri sottoposti, va bene; va bene anche agire con la paura della spada di Damocle dello spoils system sulla testa (chi il ...
Maria Teresa De Nardis - 06-02-2006
In Italia la (mano) destra non sa quello che fa la (mano)..... destra!

Ai sindacati della Scuola FlcCgil, Cisl, UIl, Snals

Un insensato articolo della Finanziaria 2003 mette in mobilità - pena licenziamento - i docenti fuori ruolo per motivi ...
Ettore - 06-02-2006
"Giù dove fioriscono i sogni.
Dodici personaggi famosi.
Dodici modi di raccontare il loro sud"

Programma operativo nazionale "Sicurezza per lo Sviluppo del mezzogiorno
d'Italia" 2000-2006. Realizzato dal Ministero dell'Interno ...
Matteo Pati - 04-02-2006
«Raramente troverete persone di merito in luoghi di potere» (Mario Lussignoli)

Intimidazione e censura. Questo il binomio cui si può ridurre la strategia politica del preside dell'istituto V. Gambara, Graziano Melzani. Tutte le iniziative studentesche vengono boicottate da questo preside, detentore di un potere che va oltre quello istituzionale, con circolari e annunci all'interfono intimidatori, fotografie durante le manifestazioni e interrogatori agli studenti. In occasione della recente occupazione, alcuni ragazzi sono stati più volte chiamati in presidenza dove, al cospetto del preside e di parte del corpo docente e del personale scolastico, hanno subito interrogatori singoli. Sembra surreale ma, come ci hanno riferito gli studenti interessati, è realtà, e non era neanche la prima volta. È questo, dicono, il modo con cui vuole dividere gli studenti, disincentivarli dalla partecipazione politica a scuola.
A quanto pare, però, questo potere non viene esercitato unicamente sugli studenti. Al Gambara insegna un professore che «non è solo un professore, ma anche un amico»; questi, dopo che ad un consiglio di classe una ragazza gli aveva fatto cenno di aiutarla, perché aggredita dai professori, è stato minacciato dal preside di appositi provvedimenti qualora avesse continuato ad avere quel rapporto stretto con i suoi studenti. Per non parlare poi della professoressa costretta a chiedere il trasferimento a Palermo.
Questo comportamento autoritario del preside Melzani è sia palesemente nocivo per la professionalità dei singoli docenti, ma soprattutto anche gravemente diseducativo dal punto di vista dell'autonomia degli studenti. La funzione di insegnare a pensare è dell'insegnante, ma questo ruolo è tuttora vacante. Per questo l'istituto magistrale Gambara sembra sempre più assomigliare ad un'azienda carceraria.
«Contro ogni violenza, contro ogni totalitarismo, contro ogni iniquità di potenza, contro ogni corruzione, il giovane d'oggi non ha, suprema difesa, altro che l'intelligenza: è l'unica sorgente di luce e di forza che gli permette di orientarsi nel difficile labirinto della libertà» (Mario Lussignoli)
Vincenzo Andraous - 04-02-2006
Alle nove di un qualunque mattino di una scuola superiore, uno studente del 1° anno è stato trasportato d'urgenza al pronto soccorso: diagnosi, coma etilico.
Il Preside dell'Istituto mi ha invitato a dare un contributo con la mia testimonianza. ...
Lucio Garofalo - 04-02-2006
La dura vertenza sorta nell'Istituto Comprensivo di Sant'Angelo dei Lombardi sintetizza in modo emblematico le diverse e molteplici contraddizioni insite nel mondo della scuola in generale.

In particolare emerge un'antitesi tra due opposte ...
Anna Pizzuti - 04-02-2006
Carlotta (nome inventato, ma la scelta non è casuale) l'avevo notata fin dalle prime lezioni: spontanea e viva, attenta e spiritosa. "Potete anche bocciarmi, se non imparo, ma essere qui, con voi, è già un regalo bellissimo" aveva esclamato una sera, dopo avermi consegnato un testo nel quale si descriveva da bambina e nel quale raccontava di quando, in prima elementare, era stata bocciata veramente, su richiesta del padre alla maestra: doveva arrivare, a scuola, il fratello minore ed il padre voleva risparmiare sull'acquisto dei libri. Un'esperienza che l'aveva segnata, della quale, ancora, si vergogna.
Arturo Ghinelli - 04-02-2006
Elogio delle maestre autonome e responsabili.

Genitori fate molta attenzione alle pagelle che firmate in questi giorni, perché firmando vi renderete complici di un illecito. Infatti il portfolio, la pagella della Moratti per intenderci, è ...
Giulia Gamba - 03-02-2006
«Agli studenti che anche in questi giorni hanno mostrato serietà, impegno e senso del dovere, manifesto la mia stima; sono orgoglioso del fatto che siano moltissimi, sicuramente la grande maggioranza» (circolare n.244 del 12-3-05). Al «Gambara» il preside Graziano Melzani incarna la figura di un Cesare in versione scolastica che ambisce a controllare tutto e tutti, a reprimere sul nascere qualsiasi forma di socialità. E quando qualcuno lo contraddice, reagisce come un padre deluso e ferito nel suo narcisismo.

«La réforme oui, la chienlit non». Così de Gaulle espone lapidariamente, al ritorno da un viaggio diplomatico in Romania, la linea da adottare contro le rivolte studentesche del maggio del 1968. Viaggi e pugno di ferro. Potere lontano ma mano pesante a sottolineare come la situazione non fosse vista tanto come una questione politica, ma piuttosto come un'onda di delinquenza, di teppismo, come una chienlit, appunto, una spiacevole baraonda messa in atto da un branco di indisciplinati, che poteva essere risolta dalla sola autorità di polizia.
E così il potere attende, a braccia conserte, sicuro di sé, fino a quando si tratta solo di studenti, meno solido si sentirà quando il movimento si sarà allargato a conflitto di classe e la crisi politica imperverserà.
Ma di fronte ad un movimento che afferma la necessità di una resistenza contro «l'autoritarismo, la burocratizzazione e l'evidente e onnipervadente ottusità pomposa della società politica»*[1] il potere sceglie la via della repressione, della difesa dell'ordine, sicuro di vincere perché gioca in casa, senza considerare che ciò che è stabilito non è per ciò immutabile, soprattutto per chi grida «L'immaginazione al potere».
«Bêtise pompeuse» è il termine che designa questo atteggiamento autoritario del culto dello stato di cose esistente, del rigido e paranoico arroccamento su una concezione forte dello stato e del suo monopolio della violenza.
E con le braccia conserte sta molto spesso la scuola "forte" (quella del preside, degli insegnanti, qualche volta dei genitori); come si fa un braccio di ferro con chi con le braccia si cinge il busto?
Comitato per la Scuola della Repubblica - 03-02-2006
Ribadito l'impegno per l'abrogazione immediata delle leggi Moratti.

Si è svolto lunedì 30 a Firenze il preannunciato incontro con le forze politiche dell'UNIONE promosso dal Comitato fiorentino FERMIAMO LA MORATTI; hanno partecipato all'incontro i ...
Patrizia Tanda - 02-02-2006
Caro Professore,
Lei ha proposto iniziative quali quella delle primarie che hanno evidenziato da parte dei Cittadini di questo Stato la voglia di esserci, di partecipare in concreto alla politica del Paese, o la fabbrica, dove in teoria vengono ...
Gilda Unams - 02-02-2006
Ben otto collaboratori scolastici (ATA) hanno citato, innanzi al Collegio di Conciliazione della Direzione Provinciale del Lavoro di BARI, la Dirigente scolastica di una scuola elementare "Rosmini" di Andria per la violazione e la falsa applicazione dell'art. 47 del CCNL 2002/05 per omessa attribuzione e/o retribuzione per incarichi specifici comportanti maggiore rischio, disagio e responsabilità a decorre dall'a.s. 2001/02.

La Vertenza è stata patrocinata in ogni sua fase dalla Unams- scuola Federazione Nazionale Gilda Unams nella persona del suo Segretario Provinciale e Regionale per la Puglia prof. Bartolo Danzi con la collaborazione del dirigente territoriale prof. Riccardo Fortunato.
La Dirigente scolastica è stata assistita dal Segretario Provinciale della Sinascel- Cisl.
I predetti lavoratori con articolato ricorso del sindacato Unams- scuola Federazione Nazionale Gilda Unams che li ha assistiti in ogni fase del contenzioso hanno fatto presente che la fattispecie in esame poichè analoga nei fatti e nel diritto consente di poter riunire le conciliazioni della presente controversia in un unica seduta innanzi al Collegio di conciliazione ex art. 65-66 D.lgs 165/01.

I collaboratori scolastici indicati in epigrafe lamentano di essere stati utilizzati dal Dirigente scolastico convenuto e, per alcuni da diversi anni, senza alcuna formale attribuzione di incarico specifico ex art. 47 CCNL 2002/05, , in compiti e mansioni non rientranti nel profilo di appartenenza che comportano - invero - una ingiustificata maggiore onerosità delle proprie prestazioni lavorative, un sovraccarico lavorativo, rischio e disagio, maggiore responsabilità ed onerosità del rapporto di lavoro.

Ed infatti agli stessi vengono puntualmente richieste anche quotidianamente: fotocopiatura e stampa, di fungere da centralinisti, pulizie straordinarie in luogo di pitturazioni e ristrutturazioni ad opera dell'ente proprietario comunale, assistenza personale e non all' handicap, accompagnamento alunni, attivazione e disattivazione impianto di allarme e termo-idraulico, apertura e chiusura cancello, pulizia ampi spazi cortile esterno, flessibilità e turnazione, senza alcuna attribuzione e/o retribuzione per incarichi specifici, con evidente disparità di trattamento contrattuale, discriminazione, rispetto ad altri colleghi anche presenti in altri istituti scolastici e nel territorio.
Roberto Renzetti - 02-02-2006
...continua dalla seconda parte


A LAVORARE SI IMPARA

Nel 1981 la casa editrice SEI dava alle stampe un aureo libretto, A lavorare s'impara: scuola secondaria superiore e professionalità, del Gruppo di ricerca coordinato dalla Fondazione Agnelli. Nella quarta di copertina leggiamo che lo studio è rivolto in particolare alla scuola secondaria superiore e prende le mosse dalle concrete esigenze colte nel mondo del lavoro per determinare i fabbisogni formativi e formulare una prassi educativa che, tenendo conto delle esigenze legate allo sviluppo globale della personalità del giovane, gli permetta l'acquisizione di conoscenze e di capacità direttamente spendibili nella situazione di lavoro.
Ci si può immediatamente rendere conto di quanto sia più comprensibile, onesto e chiaro questo proposito che, tra l'altro, utilizza parole comunemente in uso, di quello sostenuto dal duo Vertecchi - Maragliano. La problematica è vecchia ma qualcuno produce pubblicazioni ed accede a cattedre perché rimastica quanto è stato ben masticato nel passato. Tra l'altro, tra gli autori, vi è quella Luisa Ribolzi, punta di diamante, insieme a Bertagna, della scuola della Brichetto Moratti e del Progetto Buonsenso che vede solidali i pedagogisti di Berlinguer con quelli di Brichetto Moratti (si vuol sostenere che esiste una pedagogia scientifica, al di sopra delle scelte politiche generali di un Paese, in grado di essere applicata al sicuro successo della scuola senza che nessuno osi chiedere o chiedersi a cosa è finalizzata una tale scuola).
Quello fatto è solo un esempio che mostra il continuo interesse dell'impresa a gestire la scuola. Se una differenza vi è, riguarda il fatto che, alcuni anni fa, si tentava di modificare la scuola pubblica al fine di metterla in grado di preparare direttamente per le professioni. Oggi le cose sono più rozze: si mette in discussione la scuola pubblica, la sua utilità ed i suoi costi. Si teorizza una scuola pubblica semplificata per tutti a fronte di scuole specialistiche e private per coloro che servono direttamente al mondo della produzione. I liberisti assimilano in modo semplicistico la scuola a qualunque altra impresa, con il suo dovere diventare competitiva, visto che il mercato lo è. L'istruzione è né più né meno una mercanzia e la scuola deve competere con altre scuole per fornire mercanzie competitive. Vi è quindi il problema del rendimento dei lavoratori e del costo della mercanzia. Da queste premesse discende che si chieda una scuola in mano a dei manager (i Dirigenti) che siano in grado di farla produrre al meglio delle mercanzie (i lavoratori) utili ai mercati, possibilmente locali. Si deve creare un circuito in cui le famiglie sappiano poi scegliere le migliori imprese di fabbricazione di capacità per i loro figli (migliori scuole). Questi ultimi entreranno nel mercato del lavoro più facilmente. Ciò significa che la formazione è una merce buona sul mercato per dare migliore sistemazione lavorativa e quindi è una merce che deve essere pagata. Si devono poter spendere anche molti soldi per assicurare ai propri figli una formazione che diventi sempre più esclusiva. In questo modo si innesca il darwinismo scolastico: resteranno sul mercato solo quelle scuole più efficienti ed efficaci e le altre saranno costrette a chiudere (con poco intuibili problemi di scuole disperse sul territorio nazionale costrette a confrontarsi non si sa bene con chi). Il sistema deve essere affiancato da scuole private alle quali rivolgersi per avere servizi particolari che la scuola pubblica può offrire sempre meno. E se le scuole private non hanno né prestigio né tradizione (come in Italia) ? Occorre iniziare a finanziarle perché, per i servizi che potranno così offrire, divengano appetibili. Il finanziamento non deve andare necessariamente alla scuola, può benissimo diventare un finanziamento alle famiglie. E non si pensi che quanto avvenuto in Italia sia stata invenzione di Berlinguer. E' di stretta derivazione reaganiana. Fu nel 1983 che negli USA si introdusse il sistema dei vouchers, dei crediti alle famiglie se si indirizzavano verso scuole private. E tale sistema fu teorizzato da Milton Friedman, l'economista ultraliberista ispiratore della politica, anche scolastica, di Pinochet (26). Se si riflette un istante ci si rende conto che si va verso questa situazione, più che per propositi precisi di pochi guastatori, per l'indifferenza che tutti mostrano ad un evento che sembra non riguardare nessuno (è uno dei mali della scuola: si ha sempre a che fare con un pubblico differente; quando gli utenti del servizio hanno capito qualcosa, se ne vanno perché quel servizio è per loro finito; si ricomincia allora con nuovi utenti; questo continuo cambiamento non sedimenta mai un fronte di ampio coinvolgimento di cittadini). Proprio l'esperienza cilena e la penetrazione sempre più massiccia in tutti gli Stati Uniti (dopo l'impulso di Bush padre, è di Bush figlio la legge - 2001 - che estende a tutto il Paese il sistema dei vouchers) mostra che questa organizzazione scolastica porta ad una netta segregazione sociale: i meno abbienti in scuole pubbliche sempre più dequalificate ed alle quali verranno assegnati sempre meno finanziamenti, ed i più abbienti in accoglienti e ben attrezzate scuole private. E' d'interesse notare che, ancora nel 1995, Milton Friedman teorizzava un circuito virtuoso dei vouchers (27). I più agiati che beneficeranno dei vouchers diventeranno più bravi e renderanno il Paese più ricco di modo che anche gli svantaggiati (quelli della scuola pubblica) ne saranno beneficiati. Tutto deve essere pian piano affidato alle scelte.
Radio Città Aperta - 01-02-2006
Per chi come i compagni di una radio sono costretti quotidianamente ad usare le parole come forma di comunicazione, dover parlare in una giornata come oggi, dover trovare le parole giuste è una impresa dolorosissima e costosa.
Vogliamo partire da ...
Arturo Ghinelli - 01-02-2006
Nelle prime ventiquattro pagine della sua "Lettera a un insegnante" Vittorino Andreoli mette le mani avanti per cercare di togliere ogni dubbio sul fatto che questo suo sia l'ennesimo libro contro gli insegnanti e, a mio parere, ci riesce. Infatti era molto tempo che non mi capitava di trovare un non addetto ai lavori fare le affermazioni che l'autore fa nel preambolo della sua lettera.
Nel loro "Prima di tutto la scuola" Chiara Acciarini ed Alba Sasso affrontano la discussione sul rinnovamento della nostra scuola partendo da qualche certezza e da qualche speranza. Non ringrazierò mai abbastanza le autrici per il loro lavoro; perché, a questo punto della sua storia, la scuola italiana aveva bisogno proprio di questo.
Maurizio Tiriticco - 31-01-2006
C'è solo da restare inorriditi! A mia memoria colpi di mano simili non sono mai stati inferti alla nostra scuola... e per di più dalla sua amministrazioneeeeee!!
Ma come? Il secondo ciclo costituisce uno dei momenti più importanti e "delicati" di ...
Alba Sasso - 31-01-2006
Il ministro Moratti, come riferito dalle agenzie di stampa, ha firmato il decreto per l'avvio della sperimentazione della riforma delle scuole superiori. E questo nonostante una legge che, facendo salva l'autonomia delle scuole, sospendeva la ...
Virginia Mariani - 30-01-2006
E quest'anno, come si sa e per i motivi che si conoscono, pure corposo come quello sempre molto atteso di dicembre.
La sto buttando sul ridere, ma proprio non ce n'è...
e davvero non me l'aspettavo!
Nella mia scuola, una media inferiore o, come ...
Miha - 30-01-2006
Sono appena scaduti i termini per l'iscrizione degli alunni a scuola per il prossimo anno scolastico ed è in arrivo l'onda lunga demografica del 2000.
Vista la tendenza già in atto da alcuni anni di costituire illegalmente classi con oltre 25 alunni si invitano tutte le RLS, le RSU, le organizzazioni sindacali, i docenti e i genitori a richiedere il rispetto della legge inviando la lettera sotto riportata alle istituzioni competenti. Vedi sul medesimo argomento il comunicato stampa dei Codacons.

E' una battaglia civile in difesa dei diritti di tutti e un invito a prestare maggiore attenzione alla sicurezza nella scuola pubblica. Per una analisi più dettagliata delle gravi carenze in materia si può consultare il dossier di Legambiente su
oppure il libro bianco degli studenti sull'edilizia scolastica.
E' sintomatico che le scuole ricostruite a S. Giuliano dopo il terremoto e la tragedia del 31 ottobre 2002 siano state sequestrate appena completate.

Ricordiamo che la qualità dell'ambiente di studio e di lavoro, cioè dell'aspetto "fisico" e materiale delle scuole, non è solo una questione di sicurezza ma anche di diritto allo studio senza discriminazioni sociali.

Cordiali saluti
Michele Bonicelli RLS i.c. Soliera (MO)
Lorenzo Picunio - 30-01-2006
Le ormai famose 270 pagine del programma di Prodi sono una lettura interessante, in molti punti anche piacevole, percorsi da un certo calore umano e da un desiderio - che sembra sincero - di trasformazione della società italiana.
Ci sono due "no" ...
Stefano Colombini - 29-01-2006
Caro Francesco, capisco che siamo in fase congressuale, ma sul confronto politico in FLC CGIL Modena sbagli di grosso.
Ho appena iniziato la mia esperienza nella segreteria della FLC CGIL di Modena ed ho vissuto alcune delle tue vicende che citi nel ...
Francesco Mele - 28-01-2006
E' possibile un confronto politico leale?
A Modena, in FLC CGIL ,sembra proprio di no

La mia esperienza in CGIL Scuola mi ha portato nel passato congresso a ricoprire ruoli di dirigenza nel direttivo provinciale e regionale prima e nella ...
Marco Mayer - 28-01-2006
Le ultime vicende del gas (con la creazione di una holding regionale controllata dall'ENI) hanno un valore paradigmatico. Ancora una volta in Toscana si affronta il tema della privatizzazione dei servizi creando un "regime misto" nel quale, accanto alle aziende private ed alle banche, resta una rilevante componente pubblica. Nascono così una miriade di imprese miste che operano in una terra di nessuno: esse non rispondono né a stringenti logiche di mercato né ai principi ed alle regole della amministrazione pubblica. In pratica si privatizza la natura giuridica e si cedono quote di capitale, ma si conserva un regime sostanziale di monopolio perché non si può (o non si vuole) liberalizzare. Questo aspetto è grave perché quando non c'è concorrenza i processi di privatizzazione non producono alcun vantaggio per i cittadini consumatori né in termini di diminuzione dei prezzi né di sana competizione sulla qualità dei servizi. Nonostante questa ovvia constatazione, in Toscana privatizzare senza liberalizzare è una politica sostenuta con particolare zelo dai DS (ma non solo dai DS).
Giulia Maninetti - 28-01-2006
Clem manca. Mancano insegnanti, o forse sarebbe meglio dire maestri, come lei, che pur non avendo spazio in una scuola autoritaria e meritocratica, un'idea di scuola, di didattica alternativa ce l'avevano.
Leggo avidamente e con spasmodica curiosità le testimonianze su di lei, cercando, però, di soffermarmi sulle sue parole, di somatizzarle, con la speranza di ritrovare, anche nella realtà scolastica di oggi, qualcosa dei suoi insegnamenti, un'eredità che sembra atrocemente essere andata perduta.
Clementina Calzari Trebeschi è stata un'insegnante sia di scuola media che di scuola elementare, e poi all'allora istituto magistrale "Gambara". Lì non ha potuto finire l'anno perché è stata uccisa nella strage di piazza Loggia, ma il segno che ha lasciato nelle sue allieve è profondo. Clementina non era soltanto un'insegnante di lettere, era anche una delle fondatrici del Sindacato Scuola CGIL, insieme a Livia Bottardi Milani, suo marito Alberto Trebeschi, la sorella Lucia e altri e una militante attiva del movimento rivoluzionario di quegli anni.
Incontriamo Lucia, la sua gemella, alla Fondazione Calzari Trebeschi, e parliamo fitto per un'ora e mezza di lei, di Clem e del loro lavoro di insegnanti. Ci racconta della scuola degli anni '60, quella che avevano frequentato loro, una scuola che non agevolava nulla, dove tutto doveva essere faticoso, di una pesantezza e una stupida rigidità. Non era un diritto, stare a scuola, era un privilegio che dovevi duramente conquistarti ogni giorno. La selezione era feroce e gli insegnanti avevano un atteggiamento fortemente autoritario, miravano a una scuola meritocratica, che mettesse in graduatoria gli studenti, distinguendo i più bravi dai meno bravi. Lucia la ricorda come una scuola che «non insegnava a pensare perchè bisognava riprodurre il pensiero degli insegnanti». Non c'era nessuna possibilità di evasione, di pensiero proprio, autonomo.
Gianni Mereghetti - 28-01-2006
Vorrei raccontare un'esperienza che ho fatto in questi mesi e dalla quale ho ricevuto molto in termini di incremento della mia umanità. Per una mostra che in questi giorni è allestita a Milano, in piazza Duomo, sono entrato in contatto con ...
Emanuela Cerutti - 28-01-2006
Economista monetaria, esperta di aspetti finanziari del terrorismo, Loretta Napoleoni non ha dubbi: "la lotta al terrore è superficiale e non va in profondità. Non colpisce il cuore del problema". «Muscoli da una parte e intelligence dall'altra. ...
Ilaria Ricciotti - 27-01-2006
Dedicata a Lei carissimo Presidente Carlo Azeglio Ciampi, a te mio amico ed eroe Balilla e a quanti ci insegnano, con l'esempio, come si comportano i veri Uomini.

27 gennaio 2006

Un giorno

Altri giorni.

La storia
non dimentica,
non ...
Virginia Mariani - 27-01-2006
E pure questa proprio non me l'aspettavo!
Nella mia scuola, una media inferiore o, come con un infelice acronimo bisognerebbe dire secondo l'abroganda riforma scolastica, una SS di I grado, oggi se non fosse stato per la mia caparbietà alle ore ...
Francesco Paolo Catanzaro - 27-01-2006
Il 27 gennaio è qui. La Memoria è accesa sulla barbarie novecentesca del regime nazista, sulle farneticazioni ideologiche e biologiche degli anni trenta e quaranta. Solo il ricordo e l'accesione negli animi dei giovani contemporanei della fiaccola ...
redazione scintilla - 27-01-2006
Tredici studenti del liceo classico "Arnaldo" di Brescia sono stati denunciati dalla vicepreside e da due genitori per aver occupato la scuola (insieme ad altri trecento) lo scorso ottobre, nel contesto della mobilitazione studentesca nazionale ...
Virginia Mariani - 26-01-2006
... ma per i vip è sempre estate!
E' da quando sono nata, quasi da 7 lustri ormai,
che nella mia famiglia vige il più totale rispetto dell'ambiente e dell'economia, non soltanto domestica quindi, attraverso la particolare attenzione nel ridurre i ...
Giuseppe Aragno - 26-01-2006
Vittorio Emanuele Savoia: sosterremo Campagna Berlusconi.
Così titola "La Repubblica" che scrive: "Vittorio Emanuele di Savoia e sua moglie Marina sosterranno la campagna elettorale di Silvio Berlusconi. Lo affermano i due esponenti di casa Savoia, ...
Alessandro Marescotti - 25-01-2006
Ne veniamo a conoscenza solo ora, ma non ci pare datata: vale davvero la pena di leggerla tutta, perchè "necessita quel che non c'è" - Red

Lettera ai leader del centrosinistra

Ho letto oggi sul "Corriere della Sera" che non eravate alla marcia ...
Redazione - 25-01-2006
Riceviamo con preghiera di diffusione. La notizia non è nuova, ma la scadenza è alle porte.
Volentieri pubblichiamo - Red

"La informiamo che, a partire dal 1 febbraio 2005, l'imposta di bollo trimestrale applicata per legge sul conto corrente è ...
Roberto Renzetti - 24-01-2006
...continua dalla prima parte

LIBERISMO ED EDUCAZIONE

Chiunque conosce la scuola, appena un poco, sa che è andata sfumando negli ultimi 20 anni la critica sociologica e politica alla sua funzione per essere sostituita da quella liberista. Si è passati dalla critica della scuola per la selezione sociale che operava, per essere di classe ed aliena dai bisogni degli emarginati, ad una critica della scuola per la sua inefficacia per far fronte all'innovazione, alla disoccupazione, alle esigenze dell'impresa.
Il mercato che ormai è l'unico orizzonte possibile ha messo nel dimenticatoio la vecchia idea illuminista della scuola motore di emancipazione sociale. E la critica a quest'ultima concezione della scuola ha buon gioco e sembra abbia avuto argomenti forniti proprio dalla classe politica che si è succeduta negli ultimi 35 anni. Da una parte la gestione disastrosa della massificazione della scuola con la perdita progressiva del suo valore formativo e di affermazione sociale, dall'altra con alcuni avvenimenti epocali come: la scomparsa di molte professioni note che pure avevano una scuola per le quali preparava; il progressivo aumento della precarietà del lavoro a fronte di un apparente benessere avanzante; il venir meno del ruolo di socializzazione che la scuola garantiva a livello infantile ed adolescienziale, ruolo sempre più sostituito dai mezzi di comunicazione di massa; la continua messa in dubbio di molti valori dati per acquisiti e che oggi appaiono obsoleti; ...
L'insieme di questi eventi, e di vari altri che si danno in momenti diversi ed in luoghi e circostanze diverse, rende facile il dire che è necessaria una Riforma. Questa parola è una espressione che, dal punto di vista epistemologico, è onnicomprensiva di significati. E' in sé una parola accattivante e di per sé, se non si specifica successivamente, è una parola vuota. Si parla di Riforma senza altro aggiungere ogni volta che si vuole eliminare dalla circolazione la possibilità, faticosa, di ragionare, di capire e quindi, solo dopo, intervenire. Le Riforme a priori sono populiste e servono solo a creare consenso tra chi capisce poco dell'oggetto da riformare. Parlare di Riforma certamente si può. Si possono pensare anche Riforme radicali, sconvolgenti lo stato presente delle cose. Ma, parlando di riforma della scuola, agli addetti ai lavori vengono subito in mente alcune domande ineludibili: che tipo di scuola si vuole costruire in luogo di quella esistente ? per che tipo di società è pensata ? a cosa deve preparare ? come deve farlo ? con quali risorse (in più o in meno) ? A queste domande occorre rispondere subito altrimenti l'operazione annunciata di Riforma è una scatola vuota buona, appunto, per operazioni di bassa politica.
Mentre, come già accennato e come vedremo, tutti i documenti di tutte le organizzazioni ed istituzioni mondiali, bilaterali, europee, ... parlano della necessità di una scuola liberista (che definirò tra poco), in Italia si sorvola e si mettono in campo espressioni fanciullesche buone per campagne pubblicitarie ma non per soddisfare le esigenze degli operatori del settore e dei fruitori del servizio. Non si può sostenere che la Riforma della scuola iniziata da Berlinguer e Bassanini nasce dall'esigenza di rendere più flessibile il sapere e più aderente la scuola alle esigenze degli alunni. Neppure che la scuola aveva bisogno di maggiore libertà perché tutti gli studenti avessero modo di esprimersi al meglio. E non vale neanche il richiamo alla Costituzione che vuole una scuola autonoma (altra parola bella ma epistemologicamente priva di significato senza ulteriori specificazioni). Non vale nulla di cose consimili che suonano come la storia a fumetti.
Occorre rispondere a delle domande precise per avvicinare i cittadini alla comprensione di cosa si vuole riformare e come. Iniziamo dalla fondamentale: si vuole una scuola pubblica o privata ? Se si afferma di volere la prima occorre mettere in campo politiche che lo dimostrino. Se, ad esempio, si afferma di volere la scuola pubblica non è possibile toglierle risorse per finanziare la scuola privata. Qualcuno ci prenderebbe in giro. E sembra che le cose siano andate in questo modo. Si è cioè avviato un processo che è in progressiva crescita nel senso di potenziare la scuola privata, con scelte ora certamente contrarie alla Costituzione, potenziamento a cui corrisponde una netta sottrazione di risorse e di personale alla scuola pubblica. Citano sempre cifre utilizzando una matematica da baraccone (nella cosa è esperta la ministra Brichetto Moratti) per mostrare che ciò non sarebbe vero. Naturalmente anche qui il populismo dei valori assoluti la fa da padrone. Faccio un esempio. Se si dice, con un esempio con numeri a caso, che la spesa nel pubblico è aumentata di 100 milioni di euro e che nel privato di solo 1 milione si dice il vero. Sarebbe di maggior interesse sapere che quei 100 sono solo l'1% di aumento che non copre neppure l'inflazione, mentre quel solo milione è il 100% in più e che vola rispetto all'inflazione. Comunque la tecnica dell'informazione su queste cose è scandalosa perché procede con la tecnica ora vista e con quella dello spezzatino. La quale consiste in questo: ogni fatto considerato separatamente senza presentare mai una situazione globale. Questa è una tecnica ben nota all'informazione TV. E così Berlusconi passa per colui che è indagato per avere, ad esempio, evaso tasse. Non si dice, in una volta, che è (meglio: era) indagato per aver: evaso le tasse, corrotto la guardia di finanza, esportato illegalmente capitali, falso in bilancio, traffico di droga, corruzione di giudici, falsa testimonianza, ed un lunghissimo eccetera. Allo stesso modo di Andreotti che, udite udite, è innocente in quanto è stato mafioso solo dal 1946 fino al 1980. Non vado fuori tema, faccio solo presente che le tecniche informative, alla KGB, sono ben note ed utilizzate nel nostro Paese e lo sono anche nelle informazioni riguardanti la scuola. Un esempio dell'ultima ora: oltre la metà degli edifici scolastici italiani è fatiscente ed a rischio. Questo problema non è distinto dai finanziamenti alla scuola. E non è un pezzetto di carne separato dal vassoio che serve in tavola. Fa parte del vassoio che è miserevole e porta la firma di Berlusconi e Brichetto Moratti (insieme a tante responsabilità pregresse, non ultima la corruzione negli appalti pubblici).
Insomma sembra che la scuola privata avanzi a scapito della pubblica. L'educazione è sempre più considerata come bene privato che ha un valore principalmente economico. Il cambiamento fondamentale di impostazione è che non è più compito della società garantire a tutti un minimo di formazione e cultura, è ora compito dell'individuo capitalizzare in educazione con i loro mezzi usando scuole, che sempre più forniscono servizi individuali e quindi che sempre più dovranno caratterizzarsi come private, per poi dare il loro contributo alla società, all'impresa, a tutto ciò che abbia carattere produttivo. In questo modo la scuola acquista caratteristiche in completa sintonia con il liberismo dominante. Da un lato la scuola è considerata come utilitarista nel senso che quel sapere che fornisce è strumento di benessere individuale, come se la scuola esistesse solo per fornire materiale umano alle imprese. Per altri versi la scuola diventa liberista in quanto impresa che offre servizi e si deve mettere in concorrenza con altre imprese (scuole) che offrono servizi simili. La scuola è quindi anche essa stessa un mercato. In definitiva, se l'educazione fornisce benessere economico individuale, le relazioni educative non possono essere pensate altrimenti che in modo mercantile. In estrema sintesi stiamo assistendo a questo cambio concettuale profondo, spacciato per quelle sciocchezze di cui più su: maggiore libertà di espressione, autonomia del centro scolastico per sperimentare insegnamenti fantastici, maggiore aderenza alle aspettative degli alunni, scuola che non deve annoiare, che non deve sapere di scuola, in cui si operi con i videogiochi (Maragliano, consulente pedagogista di Berlinguer).
Ma è proprio l'arretratezza culturale della nostra classe politica e sindacale (non voglio pensare alla malafede) che ci fa sembrare il cammino della Riforma come se scaturisse da esigenze nazionali e contingenti. Il processo riguarda tutto il mondo avanzato, e particolarmente l'Europa. E' scopo del Paese guida dell'Occidente, gli USA, creare dei minimi comuni denominatori al ribasso con l'Europa. Occorre azzerare ogni rimasuglio di Stato sociale e quindi di scuola pubblica, per dare campo libero al mercato. E queste cose non sono, appunto, delle novità; sono, ad esempio, annunciate come piano da estendere a tutto l'Occidente in pubblicazioni dell'Unesco che espressamente parlano di decentralizzazione delle scuole, della standardizzazione dei metodi e dei contenuti, della gestione aziendalistica delle scuole, della professionalizzazione dei docenti, della competitività (competitivity-centred).
E' certo comunque che la scuola è soggetta ad una grande contraddizione: da una parte essa dovrebbe esaudire le aspirazioni egualitarie dei cittadini, dall'altra non lo può fare proprio perché la società è divisa in classi. La tendenza liberista di riduzione dell'imposizione fiscale va immediatamente in contrasto con la necessità di aumentare tale imposizione se si vuole fare fronte all'educazione sempre più specialistica di grandi masse. Quanto detto pone un problema squisitamente politico: occorrono scelte coraggiose e comunicate agli elettori perché non è possibile portare avanti simultaneamente una scuola all'altezza delle sfide culturali e scientifiche dei nostri tempi, con le politiche egoiste del neoliberismo. Si deve quindi dire che quanto hanno iniziato Berlinguer e Bassanini è la costruzione di una scuola che risponde alle esigenze neoliberiste in quanto non aumenta ma ne diminuisce le disponibilità rispetto alle sue accresciute e crescenti necessità (peraltro con forti arretrati da dover colmare).
Poiché so con chi ho a che fare, in gran maggioranza con personaggi che tendono a liquidare chi argomenta contro in modo sbrigativo utilizzando il dispregiativo: sei un conservatore!, vorrei affermare che la dicotomia tra progressisti e conservatori non si applica ad una questione così importante come la scuola. La questione del voler conservare non è di per sé negativa, tanto è vero che, di fronte agli scempi costituzionali di questa destra arraffona e cialtrona, tutti siamo conservatori. Eppure qualche riforma sarebbe interessante (e non mi riferisco a quelle pasticciate che fece il centrosinistra a fine legislatura). Con la scuola vale esattamente lo stesso. Vi sarebbero state varie cose da cambiare ma nel senso di preparare meglio gli studenti e di dare maggior vigore e credibilità alla scuola di massa. Ho molte volte sostenuto che il numero dei diplomati è falso problema che non si risolve facilitando gli studi. Basterebbe una seria politica di corsi opzionali per avere, a fianco a quella scuola seria e professionalizzante di cui prima, un tal numero di diplomati da far impallidire Brichetto Moratti.
Ed allora iniziamo a ragionare e chiediamoci se siamo di fronte a tante belle parole che nascondono una crescente e voluta descolarizzazione ammantata di giustificazioni pedagogiche (7). Quanto dico ha un qualche sostegno nel lifelong learning, nell'imparare nel corso di tutta la vita, che viene sempre portata a sostegno di buone intenzioni. Il Consiglio Europeo di Lisbona del 2000 (7bis) ha confermato il ruolo chiave del lifelong learning nel modello sociale europeo, ruolo che, secondo la Commissione (EU, 2001), si sta affermando attraverso strategie, piani, processi distinti, ma complementari, come, ad esempio, la strategia europea per l'impiego, l'agenda sociale europea, il piano d'intervento per la mobilità e lo sviluppo delle abilità e l'e-learning. E Berlinguer rivendica Lisbona 2000 quando afferma: "È stato quel Consiglio europeo del 2000, proprio a Lisbona, ad imprimere la svolta che ha accresciuto nell'Unione, a livello dei Capi di Stato e di Governo, la consapevolezza strategica sul ruolo dell'istruzione-formazione nella società della conoscenza. Da allora, è a questa Europa che dobbiamo l'indicazione di obiettivi comuni, ben oltre il provincialismo delle soluzioni autarchiche o nostalgiche che si continuano a praticare nei singoli stati. E gli obiettivi sono intanto tre: migliorare la qualità, agevolare l'accesso a tutti, aprirsi al mondo" (da l'Unità del 20.09.2004).
Allo stesso modo, anche i documenti relativi alle politiche nazionali fanno riferimento alla necessità di promuovere la cultura dell'apprendimento continuo per far fronte alle pressioni economiche e sociali dell'economia e della società della conoscenza. Vale la pena sottolineare sia la forte influenza delle organizzazioni intergovernative sul dibattito nazionale, sia l'introduzione del concetto di lifelong learning nei processi di globalizzazione culturale ed economica. Caspita, e come si fa ad affrontare i costi di questa impresa, se non ci sono neppure le risorse per una scuola pubblica decente ? Gli industriali lo sanno e ce lo fanno spiegare dall'OCSE (8) : "l'apprendimento a vita non può fondarsi sulla presenza permanente di insegnanti ma deve essere assicurato da 'prestatori di servizi educativi' (...). La tecnologia crea un mercato mondiale nel settore della formazione". Chiaro, no? Non si tratta di avere una scuola come riferimento stabile, ma una sorta di servizio d'urgenza fornito a pagamento attraverso TV ed Internet. E' inutile sprecare soldi per una scuola pubblica per educare milioni di persone quando a noi ne servono poche, ben preparate ed a costi infinitamente minori (9). E quest'ultima cosa va sotto il nome di nuove tecnologie didattiche, delle quali sono esperti venditori i suddetti pedagogisti (10).
Alla descolarizzazione strisciante si accompagnano: la progressiva perdita di importanza dell'istituzione scuola che sempre più acquisterà carattere flessibile; la progressiva perdita del valore di promozione sociale ed emancipazione politica della scuola (una bandiera della sinistra da sempre fin quando l'ha fatta cadere), valore sostituito dall'efficacia produttiva e dalla capacità di inserimento nel mondo del lavoro (tutti i valori diventano economici); la progressiva disintegrazione della scuola medesima attraverso la sua scelta individuale secondo una concezione consumistica attraverso la promozione della scelta delle famiglie (tanto cara ai cattolici), intese come corpo sociale.
Per ora ci troviamo in una fase ibrida di transizione. Da una parte l'esplosione della concorrenza, delle iniziative individuali, spesso estemporanee, seguendo la logica dell'impresa; dall'altro vi è ancora un centralizzatissimo Ministero che tutto decide e dirige.

ENTRIAMO IN QUALCHE DETTAGLIO...
Tuttoscuola - 24-01-2006
Riceviamo e pubblichiamo - Red

Ma la posizione dei DS sulla riforma Moratti è moderata o no?

Maurizio Tiriticco, attento lettore di Tuttoscuola, ci ha scritto una densa lettera di puntualizzazione nel merito di una notizia dell'ultimo numero ...
Laura Tussi - 23-01-2006
Traccia metodologica

Solitamente la materia scolastica che prevede l'analisi di brani antologici, raccolti negli appositi volumi didattici per l'insegnamento scolastico, viene svolta e spiegata non sempre come un argomento di importanza ...
Giuseppe Aragno - 23-01-2006
Gli ispettori scolastici, sostenitori della scuola paritaria di berlingueriana memoria, si danno da fare. Maurizio Tiriticco, ad esempio, sembra essere ora il nuovo portavoce dei DS e si prende su serio, com'è storica tradizione degli ex comunisti ...
Lucio Garofalo - 21-01-2006
Evviva! Finalmente anche nella mia scuola è stato installato ed è in funzione un bellissimo orologio marcatempo, per "meglio verificare l'orario di servizio di tutti i dipendenti" (cito il testo del contratto integrativo di Istituto).

E' ora di ...
Jugoinfo - 21-01-2006
A Trieste provocazione gravissima: il vicesindaco di AN, Paris Lippi, con notevoli precedenti missini, proibisce al Coro Partigiano Triestino P.
Tomazic, di avolgere la propria celebrazione in Risiera, ex lager nazista, per la Giornata della ...
Maurizio Tiriticco - 21-01-2006

leggo sul vostro sempre informatissimo focus 131/228 una informazione che non corrisponde pienamente al vero. Trascrivo il vostro periodo tratto da Verso le elezioni -1:
"Il non facile compito che attende Romano Prodi è quello di operare una ...
Arturo Ghinelli - 20-01-2006
A distanza di cinque anni dall'istituzione della giornata della memoria (Legge 20 luglio 2000, n°211) il lavoro delle scuole ha fatto emergere che il senso della legge sta proprio nella sua valenza formativa.
Infatti esiste un rapporto intrinseco ...
Assemblea Nazionale dei Comitati promotori - 19-01-2006
In occasione della conferenza stampa che i Comitati promotori dell'iniziativa di legge popolare "Per una buona Scuola per la Repubblica" tengono oggi a Roma per illustrare la loro iniziativa, riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa. - ...
Rete del nuovo Municipio - 19-01-2006
Riceviamo e volentieri pubblichiamo - Red

"La mia democrazia è differente", oppure, "se pensi di essere troppo piccolo per essere efficace prova a dormire con una zanzara" (Dalai Lama).
Queste alcune frasi affisse alle pareti di legno del ...
Emanuela Cerutti - 18-01-2006
Paris (XIX arrondissement). Novembre 2005.
Il Direttore di una delle scuole elementari di rue Curiel esce dall'appartamento di servizio per cercare di discutere con una "banda" di ragazzini tra i 13 ed i 14 anni, che vogliono mettere fuoco ad ...
Cobas Scuola - 18-01-2006
Riceviamo e pubblichiamo - Red

Il programma per la scuola del centrosinistra, come per guerra, lavoro, precarietà, migranti non rompe con la politica liberista di Berlusconi. E in più recupera l'orrida scuola di Berlinguer.

PETIZIONE POPOLARE ...
Roberto Renzetti - 17-01-2006
INTRODUZIONE

Passano gli anni, ne passano tanti ed intorno si parla d'altro. Ed io trovo insopportabile queste alzate di spalle o questo ipocrita indignarsi su una scuola che continua a cadere sempre più in basso.
Ognuno pensa per sé e delle catastrofi di domani nessuno si occupa. E' buona regola del mondo consumista, di quello regolato dal capitale selvaggio, del paradiso neoliberale (o liberista), creare problemi senza preoccuparsi di risolverli. L'importante è che tutto vada in profitto e se non va così che muoia pure. Il resto sono inutili chiacchiere che fanno perdere tempo e, altra regola fondamentale del capitale è che il tempo è denaro e, come si può intuire, anche questa perdita è quantomeno disdicevole.
Vivo quotidianamente un individualismo che mi spaventa. La maleducazione e l'irriverenza la fanno da padroni. Chiunque può insultare chiunque altro. Chiunque può scavalcarti spingendoti e presupponendo della sua forza. Si irridono i capelli bianchi, si esaltano bellezza, denaro e successo. La gran maggioranza degli italiani è messa all'angolo senza possibile difesa. Si aggiunge allo Stato sempre più nemico, il tuo nemico di casa, il nemico di strada, ...
Ma da dove proviene tutto questo se solo pochi anni fa non era così ? Cosa è accaduto, diciamo, negli ultimi 15 anni ? Non sembri una forzatura far risalire tutto agli appetiti di quel capitale che tutto vuole passando sulla testa di tutti.
Vorrei provare ad argomentare richiamando alcuni episodi che segnano oggi la nostra vita. Non ce ne siamo accorti allora perché noi non programmiamo al di là della nostra vita, delle rate di casa, del lavoro dei nostri figli, dell'efficienza del nostro ospedale ... Per questo deleghiamo, pagandoli superprofumatamente, dei personaggi che sono quelli della politica, del sindacato. Sono loro che hanno il compito di farci capire, di difenderci, di avvertirci delle cose che si progettano a livello internazionale.
Cosa accade se questi personaggi non solo non fanno ciò per cui sono pagati ma addirittura lavorano con coloro che ti vogliono danneggiare ? E non parlo dei rapporti individuo-individuo ma di quelli istituzione-società, di quelli che dovrebbero collegare in un rapporto virtuoso i cittadini ed i loro partiti e sindacati di riferimento. Questi legami si sono interrotti ed oggi ci troviamo nell'insana situazione di mantenere un ceto politico e sindacale che lavora contro di te. Vi è un'alternativa a quanto qui dico: che i livelli di preparazione di tale ceto è così infima da non capire cosa accade. Non serve spiegare come l'una e l'altra cosa sono assolutamente disdicevoli.
Io credo di poter parlare con cognizione dei problemi della scuola, vorrei spiegare la discesa in gironi sempre più bassi di quella struttura fondamentale per una società civile che è appunto la scuola. Come è accaduto ? Chi ha gestito il tutto ? Chi ha costruito intorno all'affossamento di tale istituzione un consenso innaturale ? Chi credendo di essere in buonafede coltiva solo situazioni di privilegio personale ? Chi si comporta in modo schizofrenico sostenendo da una parte e negando dall'altra ?
La scuola appunto. Con tutto ciò che vi gira intorno in termini di potere e di affari. La scuola non è solo alunni, famiglie ed insegnanti. Tutti costoro, nella quasi generalità, non sanno cosa accade davvero. La scuola è soprattutto la sua gestione ministeriale, politica, sindacale, universitaria. Tutti questi ultimi hanno lavorato per far diventare la scuola un affare, per toglierle ogni valenza educativa, per farla diventare un grande affare da cui ricavare vantaggi personali o in termini di carriera o di prestigio o di denaro. E comunque renderla inoffensiva,
Ma come si fa a far questo nella scuola ? Accenno solo ad una possibilità, in modo che sia chiaro che non abbaio alla Luna.
Immaginate un oscuro insegnante di Scuola Media (la più dequalificata da sempre in Italia). Una routine faticosissima di lavoro mal retribuito e non riconosciuto dalla comunità dei fruitori. C'è l'opportunità di accedere ad un posto di potere. Basta dimenticare la tua origine e non batterti per migliorarla. Sei cooptato in un sindacato, in una organizzazione collaterale. Tuo compito è: essere uno che ha lavorato nella scuola (basta pochissimo); dire ai colleghi che hanno ragione e che presto si risolverà tutto; spiegar loro che le cose non vanno perché non sono preparati; spingere verso le autorità ministeriali per avere riconoscimenti personali per questo ruolo reazionario ... Con questo sistema, negli ultimi anni, si sono creati i vertici sindacali ed i vertici di ogni struttura collaterale. Fanno convegni, aggiornano insegnanti, spiegano cosa è la scuola e come occorrerebbe modificarla, ... ma hanno lasciato il loro posto oscuro e mal retribuito. Ora trattano alla pari con grandi professori che invitano ai loro convegni e che diventano garanti scientifici (il narcisismo anche delle persone importanti non ha limiti); guadagnano molto di più; hanno un riconoscimento sociale, soprattutto quanto annuiscono a genitori che parlano del disastro della scuola. Ma cosa debbono fare per meritare i 30 denari ? Debbono convincere, come accennato, i colleghi che devono prepararsi meglio; devono soprattutto tenere lontana dall'informazione e dalla partecipazione democratica ogni voce dissonante. Ed i mezzi non mancano loro: hanno stampa e potere. Se non vai loro a genio non possono processarti perché ancora non hanno tale potere ma ti cancellano dalla faccia della Terra. Nella migliore delle ipotesi non esisti, nella peggiore sei uno strano personaggio che se abbaia così vuol dire che qualcosa di strano ha fatto o che comunque merita l'isolamento in cui si trova.
E perché uno come me è stato costretto a mettere su un sito ? Perché era l'unico modo per dire delle cose che ripetutamente erano oscurate anche da organizzazioni nelle quali militavo. Ed io ho avuto questa forza (il tutto è faticoso) ma moltissimi altri, molte altre intelligenze sono sparite, sono state oscurate per far risplendere il nulla, il conformismo, l'asinina bestialità di quasi tutti i dirigenti sindacali e truppe collaterali.
Voi sapete, ad esempio, che sembrerebbe vi sia una opposizione della CGIL Scuola a quanto previsto dalla direttiva europea Bolkestein. Sapete forse che la CGIL Scuola lavora perché questa direttiva venga bocciata ? Non è una contraddizione, è l'immagine di Dott. Jekill e di Mr. Hide della CGIL Scuola: a livello internazionale sembra lottare contro Bolkestein ma, contemporaneanente, quando afferma di voler portare a compimento gli obiettivi di Lisbona 2000, fa finta di non sapere che la cosa consiste nel sostenere Bolkestein (l'alternativa possibile è la totale dislessia di una dirigenza che dovrebbe smettere immediatamente di occuparsi di scuola).
Le cose che seguono le scrivo non tanto per sindacati e collaterali, che sanno tutto molto bene, ma principalmente per in segnanti, famiglie e studenti che meritano di conoscere in che mani sono.
Sullo sfondo vi è un episodio fondamentale nella storia degli ultimi 20 anni: la caduta del muro di Berlino che ha segnato la fine del mondo diviso in due blocchi e la fine del supposto comunismo.
Laura Tussi - 16-01-2006
Sono in molti a pensare che la Storia sia un fedele resoconto su basi sempre più scientifiche di eventi ed avvenimenti umani e poiché siamo il nostro passato, che nell'istante del presente si misura con il non ancora vissuto, il futuro, è evidente che noi siamo la nostra storia. L'agire umano sia a livello individuale che collettivo non avviene su basi scientifiche. Quindi la scientificità della Storia può solo dipendere dal metodo con cui viene compiuta la ricognizione in ogni tipo di vestigio, documento, testimonianza. Deve trattarsi di un metodo obiettivo che possa tramandarci, consegnarci la Storia distaccata dalla passione, senza astigmatismi, con orizzonti agli occhi: solo allora la Storia potrà essere magistra vitae.

Se la vita è prevalentemente passione come la storia, maestra di vita, può parlare un linguaggio diverso ai viventi, ai posteri, perché non dovrebbe assumere toni passionali ma non ne è del tutto priva: per questo motivo la storia è solo parzialmente scienza. Insegnata nelle scuole, risulta soprattutto ordita di lotte e sopraffazioni, raccontata dai vincitori. In essa la pace non viene narrata... e spesso si legge:" seguì un lungo periodo di pace...".Soprattutto per questo secolo battezzato e soprannominato "secolo breve" per l'accelerazione subita da ogni evento, segnato dalle vicende belliche, in cui la vita ed il pensiero sono stati scanditi dalla guerra anche quando i cannoni tacevano e le bombe non esplodevano. Eppure nella pace cresce la sapienza intesa come sapore della vita. La guerra è il contrario della giustizia ed anche se la pace non è il tutto, senza di essa gli eventi sono privi di senso e quindi la storia non è scienza né sapienza come la bellezza e l'amore. La storia è soprattutto un messaggio umano per i viventi anche quando racconta di eventi naturali; un messaggio tanto più percepito ed assimilato quanto più a trasmetterlo sono i testimoni, coloro che hanno assistito a tanti avvenimenti, e hanno compiuto lo sforzo tremendo di comporre una lettura, un codice, un'interpretazione.
A teatro un'opera cessa di esistere, di sussistere nel momento in cui finisce la sua rappresentazione ed il testo torna a giacere in attesa di essere riportato in vita sul palcoscenico. Così la storia giace se noi umani non le permettiamo di scorrere nel teatro delle nostre rappresentazioni mentali, nei territori immensi del pensiero nei palcoscenici delle relazioni di vita, nelle nicchie personali dei ricordi, del passato.
Dobbiamo imparare a scoprire i meandri, gli anfratti sotterranei dei labirinti della storia, dove i poveri emarginano altri poveri: la storia è un grande strumento per far crescere la coscienza, senza l'illusione di Hegel per cui "l'eticità è rappresentata dalla realizzazione del bene nella realtà storica", troppo spesso la storia ci rimanda dei non sensi, da risanare, ma da non dimenticare.
Così anche la storia delle certezze diventa un affresco in movimento, pronto ad accogliere ogni domanda, impedendoci di vivere in un mondo di ciechi e soli contemporanei, come purtroppo troppi pretendono.
Giuseppe Aragno - 14-01-2006
Un incubo non è. Non è l'angoscia senza nome che ti prende nel sonno, ti ossessiona, ti incalza sino al terrore folle di un momento estremo, quando in soccorso, sulla soglia della follia, giunge il risveglio.
Un incubo non è: non riesco a ...
Per la scuola della Repubblica - 14-01-2006
Riceviamo e pubblichiamo - Red

SCUOLA: PRC,VERDI E PDCI A UNIONE, ABROGARE RIFORMA MORATTI

No ad emendamenti: intervenire entro i primi cento giorni di governo

(ANSA) - ROMA, 12 gen - Un avvertimento chiaro alle altre forze dell'Unione: la ...
Danilo Sbarriti - 14-01-2006
Figline Valdarno: emendamenti al Piano triennale Opere Pubbliche 2006/2008

Alcuni genitori del circolo didattico di Figline Valdarno hanno presentati 9 emendamenti al piano triennale 2006-2008 Opere Pubbliche ritenuto scarno di interventi ...
Gabriele Attilio Turci - 13-01-2006
Ci sono occasioni dove, sovente, nella scuola, capita di dover analizzare testi, fare comparazioni, esprimere valutazioni d¹ordine storico, etico, civile.
Propongo a tutte le colleghe e colleghi, ai genitori, agli studenti in età da liceo, il testo seguente.
Potrebbe essere intitolato, da uno spirito sgarbato e maligno, come "Il modo per arrampicarsi sugli specchi cercando di non farsi male". A seguito, infatti, della nota ed ancora incredibile circolare n. 84 del 10 novembre 2005, la direttrice generale dell¹Emilia Romagna, dottoressa Lucrezia Stellacci, in data 20.12.05 ha diffuso una sua nota circolare di chiarimento alla circolare incriminata (purtroppo solo dai docenti e non ancora dalla magistratura amministrativa).

Ora come si evincerà dalla lettura, non un solo motivo legale è addotto dal funzionario di cotanto grado per giustificare l¹affossamento di sentenze della Corte Costituzionale e d¹altri provvedimenti legislativi (non circolari ministeriali!) a tutt'oggi assolutamente non abrogati.
La sostanza dei provvedimenti si conforma e trova soddisfazione solo nell¹aver "consultato in argomento il competente ufficio del Miur" e in una ripetizione nuda e cruda d¹affermazioni già contenute nella circolare n.84 che è quindi spiegata, tautologicamente con se stessa.
Ora questi sono gli stracci di Palazzo, queste sono le competenze che dovrebbero governare la scuola italiana.
I casi sono due: o mentono sapendo di mentire ma stanno tranquilli o quasi, nella consapevolezza di servire un padrone occhiuto e poco generoso. Oppure sono assolutamente incompetenti.
Certo, qualche buon tempone potrebbe pensare che sono ragionamenti fatti in buona fede, senza macchiavellici e contorti arrampicamenti, insomma: così è se vi pare! Che dire? Se questo è l¹esempio, istituzionale e di coerenza amministrativa, che deve giungere, non dico ai giovani, ma alle famiglie e ai lavoratori della scuola, da parte della burocrazia amministrativa, siamo (parafrasando un bel pamphlet sull¹ineffabile Marcello Pera) veramente alla frutta.
E dire che la burocrazia (e la scuola amministrativa francese ce l¹ha insegnato da tempo) è ciò che resta tra un governo e l¹altro e sempre dovrebbe avvertire la nobile funzione di custode della legge e del trapasso delle nozioni amministrative.
Quando si fanno solo giochetti e calcoli di bassa bottega (il governo e chi per lui) e quando poi si trova un¹amministrazione periferica che non sa neppure esercitare l¹arte del dubbio, si ossificano e si gelano le libertà dei cittadini, si mortifica la loro partecipazione democratica, si fa solamente avvertire la politica come la somma degli affaires "de' no' artri".
Che tristezza e che nero futuro per la scuola italiana.
Ad ogni buon conto ognuno legga il documento e si faccia la sua autonoma valutazione.
Corrado Mauceri - 12-01-2006
Il primo anno scolastico post Moratti deve essere contrassegnato da una scuola senza le leggi Moratti.
E' possibile? E' possibile ed è anche necessario.
E' possibile se si smette di fare melina e tutti insieme, forze politiche dell'UNIONE ed ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 11-01-2006
E' potuto accadere anche a me qualche anno addietro, prima di abbandonare la nave della scuola pubblica italiana ondeggiante di già in mezzo ai marosi per un " si salvi chi può " non più procrastinabile, è potuto accadere anche a me, da poco alfabetizzato nell'uso di una moderna diavoleria quale è per l'appunto il computer, dicevo è potuto accadere anche a me dovermi erigere a tutor in un corso di formazione per neoassunti docenti della pubblica scuola italiana.
Un'impresa desolante, in alcuni momenti avvilente. Avevi voglia di dire loro, i neoassunti, quindi quasi tutti quarantenni " giovani " e di belle speranze, almeno per il raggiungimento del tanto agognato " posto fisso ", all'inizio di una luminosa anche se non folgorante carriera, avevi voglia di dire loro che la dimensione informatica nella vita quotidiana aveva già raggiunto uno stadio abbastanza avanzato, per la qualcosa essi, in attesa di conferma nel ruolo a seguito dell'espletamento di quel benedetto corso di formazione, rappresentavano per l'appunto le avanguardie più agguerrite di una scuola pubblica che evidentemente sentiva la necessità di non sbattere la porta in faccia alle nuove tecnologie!
Avevi voglia di dire loro, disperatamente in qualche pomeriggio noioso e piovoso, quando il disinteresse e la noia sfuggiva loro da tutti i pori della poca pelle esposta ai rigori invernali, che con il loro atteggiamento si comportavano a tal guisa di colui che nei tempi andati si fosse opposto a Gutemberg ed alla sua epocale invenzione!
Solamente il fatto non costituiva un loro interesse, e così stancamente e senza slancio alcuno si giunse alla fatidica data di chiusura di un corso di formazione informatica che di certo non avrà lasciato segno alcuno nella carriere e nell'attività quotidiana di quegli educatori, e che di conseguenza non avrà innovato alcunché nelle asfittiche aule della scuola pubblica italiana.
Sono ricordi strettamente personali, forse unici nel senso che di tale desolazione non si potrebbe avere altro riscontro nell'ambito della medesima esperienza di formazione professionale, ricordi che ancor oggi ritornano alla memoria per riproporre un quesito, che forse non ha avuto ancora una soddisfacente risposta: col sillabario o anche oltre il sillabario?
Essendo da tempo oramai fuori da quelle aule riconosco di essere nell'impossibilità di dare una risposta che sia esaustiva, a seguito anche di tutte le innovazioni che sono intervenute nell'ambito delle riforme scolastiche. Allora sentivo però la necessità di accostarmi alle nuove tecnologie anche e soprattutto per una condivisione con le nuove generazioni di interessi ed esperienze che veicolassero meglio il rapporto educativo docente-discente, che rimane sempre l'obiettivo principale nell'attività di formazione e di aiuto alla crescita delle nuove generazioni.
Che questo " interesse" che definirei " strumentale " non faccia più parte del bagaglio professionale dei docenti neoassunti della scuola pubblica italiana? Con quale vantaggio per l'istituzione stessa e per la formazione completa delle nuove generazioni?
Capisco che il tema del dibattito, che spero sia in corso nella scuola, non è dei più semplici da affrontare e per il quale esista di già una risposta strutturata e di largo respiro: comunque esso va' affrontato, affinché la scuola pubblica italiana possa mantenere standard formativi che siano adeguati ai tempi della informatizzazione più spinta di tutti gli aspetti della vita umana.
Penso allora di arrecare un modesto contributo al dibattito in corso con due riletture rispettivamente tratte da due autori di valore.
Comitato bolognese scuola e Costituzione - 10-01-2006
Riceviamo e pubblichiamo - Red

Bologna 6 Gennaio 2006

Ai Dirigenti scolastici degli Istituti della Provincia di Bologna
Ai Consigli di Istituto e ai Collegi dei docenti

OGGETTO: ATTIVITA´ DEI NON AVVALENTISI DELL´I.R.C.

Il nostro ...
Maurizio Tiriticco - 09-01-2006
E' sembrata una partita a scacchi!
Prima mossa: parte l'Alfiere di Repubblica con un commento al rapporto dell'Ocse, Education at Glance 2005, con il titolo L'Ocse boccia la scuola italiana.
Seconda mossa: la Regina schiva abilmente lo scacco e ...
Giuseppe Aragno - 07-01-2006
Quando ne ho sentito parlare per la prima volta, l'Unipol "assicurava" insegnanti per i rischi d'un mestiere a rischio. E mi si passi il bisticcio delle parole: ci sono casi in cui la forma cede per forza di cose alla sostanza.
Se ne faceva ...
Vittorio Delmoro - 07-01-2006
Stimolata dalla risposta di Letizia Moratti all' articolo di Repubblica del giorno precedente m'è sorta in mente un'idea.
A parte il fatto che alla smentita della ministra fa da contrappunto sulla stessa pagina una lettera di una professoressa ...
Arturo Ghinelli - 07-01-2006
DEDICA
"Un grande ringraziamento a tutti quelli che mi hanno insegnato il francese.
Dedico questo libro ai miei genitori perché,all'età di undici anni,quando ho scelto il francese senza conoscerne neanche una parola, essi hanno accettato la mia ...
Laura Tussi - 07-01-2006
INTERVISTA CON IL MAESTRO DARIO FO

Come colloca la Sua storia di formazione rispetto al personale impegno politico, sociale e culturale?

Bisogna fare un salto. Da ragazzo vivevo in un paese che si chiama Portovaltravaglia nel quale vi sono un ...
Luigi Piotti - 06-01-2006
È evidente che la rivoluzione italiana, che per quelli a cui fosse sfuggita è avvenuta negli anni settanta del secolo scorso, abbia perduto.
Non si potrebbe spiegare altrimenti la situazione attuale della scuola che fu la culla di quel grande movimento popolare. Non perdura nessun dato acquisito di quegli anni, la carogna dell'antiautoritarismo e del protagonismo sociale affiorata nel sessantotto è riseppellita in profondità sotto le palate dei decreti delegati della scuola ('74) e della legge sull'autonomia scolastica ('99) e ogni rischio di infezione è ormai scongiurato.

Non c'è nessun dopoguerra

Ci troviamo a vivere oggi nella scuola italiana una realtà fittizia, una pacificazione al bromuro, dalla battaglia di Valle Giulia ('68), in cui per la prima volta le forze dell'ordine inviate dal governo a reprimere l'occupazione dell'università romana furono sconfitte degli studenti, siamo stati catapultati nelle mattine uggiose e annoiate di questa nuova realtà chiamata cooperazione.
"Non c'è nessun dopoguerra", la pace la fanno i vincitori e senza sentimenti gentili per gli sconfitti che volevano la loro morte. La cooperazione offerta dalle istituzioni scolastiche grassa di parole come democrazia, comunità scolastica, libertà, responsabilità, componenti studentesche è una presa per il culo dal momento in cui si basa sulla sistematica repressione di ogni soggettivismo studentesco.
Il filosofo francese Jean Baudrillard direbbe, forse con più pacatezza, che questa nuova realtà scolastica è la perfezione dell'assassinio della realtà: non c'è spazio per l'alterità, per la coscienza della diversità ontologica, nella cooperazione scolastica ci si sorride tutti compiaciuti della "paralisi della critica", detta anche morte sociale.
Un insegnante non è differente da uno studente solo per età e reddito, ma perché uno decide e l'altro obbedisce, uno ha la ragione l'altro la pagella, uno è il mondo morto e l'altro il suo potenziale superamento.

Vigili del vuoto

Nell'ottica di questa pacificazione vengono a formarsi le diverse sovrastrutture necessarie al mantenimento del passato e alla repressione del futuro.
Una nuova realtà pretende nuovi paradigmi come quello dell'istituto spacciato per comunità scolastica omogenea e appunto cooperante, ma espressione di un solo potere e di un solo gruppo di potere ben lontano da una gestione sociale e partecipata. Come lo stato nell'analisi marxiana, l'istituto "è un produttore di astrazioni in ragione stessa della finzione unitaria (o del consenso) che deve imporre alla società [...], è la forma in cui gli individui di una classe dominante fanno valere i loro interessi" .
Gli interessi nello specifico sono dettati dalle necessità estetico-commerciali a cui gli istituti debbono oggi rispondere: per raccogliere il maggior numero di iscritti devono apparire come le migliori ostetriche che possano far nascere i rampolli della città al fantastico mondo del lavoro; così è un vanto offrire un ambiente asettico, ordinato e disciplinato in cui i figli possano pensare solo al felice conseguimento del titolo di studi senza essere distratti da robacce tipo la coscienza politica.
Una nuova realtà pretende una nuova lingua, una neolingua come in "1984" di George Orwell, dalla quale venga espulso ogni riferimento all'alterità, conflitto, eversione, così da creare con la forza del discorso una lineare logica che porti alla pacifica realtà dell'unico, illogica perché senza storia, senza pregnanza semantica.
Araldi di questa neolingua sono i fantascientifici siti di istituto, le sinuose e minatorie "circolari della presidenza" e gli umili, piccoli, innocenti giornalini di istituto che, senza pretese, portando alto il vessillo della pretesa apoliticità, corroborano la grande menzogna della cooperazione.
All'Arnaldo (liceo classico di Brescia), hanno da poco adottato un giornalino d'istituto con tanto di commissione di censura - detta "di garanzia" con ovvia licenza stilistica -: invito tutti a seguire le disavventure della libera espressione in quei lidi, non solo perché Araldo (il neonato giornalino d'istituto) è più stomachevole di molti altri stampati del genere, ma perché lì, al liceo ginnasio Arnaldo, hanno avuto la fortuna di avere un morto recente: scintilla, appena seppellito e la terra è così fresca che basterà poco per scoprire il delitto.
Una nuova realtà pretende nuove forze dell'ordine, ma ci dispiace: quelle sono rimaste le stesse di prima del sessantotto. È così che la bocciatura non ha eguali come strumento di repressione e i docenti restano (per la grande maggioranza) quel "corpo speciale di armati" preposto allo scarto delle realtà esuberanti per garantire solo prodotti monotoni e omologati, ma molto disciplinati e civili. (cfr S. Cortese, scintilla n.2/2005 pag. 6).
Rettifico: finalmente con la riforma Moratti arriveranno i tanto attesi nuovi strumenti di disciplinamento dei corpi e delle menti. Perfetti e senza scampo, perché scientifica manipolazione di cervelli che porterà ad amare la schiavitù che impone proprio come descritto da Aldous Huxley in "Brave new world revisited", sono composti da tutta quella retorica sulla "valorizzazione delle inclinazioni personali" e dalla "periodica autoverifica del portfolio delle competenze". Mi spiego: non riesci in matematica? non farla, non riesci in inglese? non farlo, renditi conto che "non sei portato" e fai altro, non puoi mica capire tutto bello-che-sei.
Questo è evoluzionismo sociale! È un becero sfruttamento del senso di inadeguatezza che questa scuola provoca al fine di eludere le responsabilità di promozione sociale della scuola e giustificare l'esclusione di membri della società dalla vita del paese (cfr. M. Pati, scintilla n.2/2005 pag. 4 e 5).
Ecco la nuova realtà scolastica: una situazione ideologica, scollata dalla coscienza dell'identità ontologica delle realtà che la compongono che sopporta l'esserci delle persone solo in funzione del suo stesso mantenimento, una società a una dimensione che sopporta qualsiasi carnevale a patto della morte di ogni critica verso il proprio spirito.

Prendere posto e prendere posizione

Eppure il '68, come ogni rivoluzione, non nacque dal niente, sicuramente, assieme alle mille concause che scatenarono quella forza viva di contraddizione, ci fu un manipolo di docenti che seppe riconoscere la vera natura della scuola repubblicana non molto differente da quella fascista che avevano frequentato loro. Persone che intesero la loro professione come un suicidio istituzionale utile nella misura in cui lo studente potesse emanciparsi rendendo infine inutile il professore stesso.
Questi docenti erano idealisti che, seguendo le proprie convinzioni, agivano in contraddizione con l'istituzione in cui lavoravano. Cresciuti nella società autoritaria fascista, attivi nella Resistenza, non erano certo disposti ad asservirsi a un'istituzione che insegnava la disciplina supina piuttosto che la partecipazione critica. La loro doveva essere una scuola sostanzialmente antifascista e non solo formalmente repubblicana, la loro scuola era un continuo esercizio di critica e pratica politica cosciente del mondo che sta fuori dal portone, non indifferente perché serva di nessuno che potesse limitarne il raggio d'azione. Così, pensando nei termini di promozione sociale espressi nell'articolo 3 della Costituzione italiana, la scuola non può essere un ambiente asettico per il felice conseguimento di un titolo, ma il luogo dove ci si appropria della autonomia di giudizio e consapevolezza critica che porta a intendere la cultura in modo responsabile e non estetico, come presa di posizione.
La cultura è eversiva per sua stessa natura, è per questo che nelle nostre scuole non se ne trova.
Comitato per la Scuola della Repubblica - 05-01-2006
Vi facciamo avere il materiale che abbiamo inviato a tutte le organizzazioni della scuola e politiche con invito a partecipare alla presentazione alla stampa della proposta di legge per l'abrogazione immediata delle leggi Moratti.
Tale iniziativa ...
Marco Mayer - 04-01-2006
1) Il percorso costituente

Le resistenze al Partito Democratico verranno un po' da tutte le direzioni; le più pericolose saranno certamente le "resistenze di potere" e le "resistenze "culturali". Per prevenire le prime non si può che immaginare una difficile leadership "collegiale" che trasformi le rivalità di potere in ricchezza di contributi e pluralità di ruoli. Le "resistenze culturali" sono insidiose, sottili e molto difficili da neutralizzare. Alla radice c'è un atteggiamento mentale che potremo definire "chiusura integralista", ma anche "ricerca compulsiva di un assoluto" che si accentua di fronte alla perdita del senso di appartenenza. Il virus dell'integralismo colpisce tutti gli ambienti, nessuno è immune: credente o non credente. Si pensi alla "saccente presunzione intellettuale" di alcuni settori DS, certo non inferiore all' "arroccamento narcisistico"che si respira in alcuni segmenti del mondo cattolico.
L'integralismo - è più di un rischio: è un pericolo mortale per il Partito Democratico perché ne
contraddice i presupposti fondativi. Per prevenire il diffondersi dell'integralismo ed evitare le sue
conseguenti devastanti c'è un solo rimedio: il Partito Democratico deve assumere - senza se e senza ma - i valori fondamentali del liberalismo politico e colmare rapidamente il deficit di cultura liberale che tuttora condiziona negativamente le diverse componenti dell'Ulivo (socialdemocratiche, cattolico-popolari, ambientaliste,ecc.). Ma il modo migliore di superare gli ostacoli che si frappongono (e che già si intravedono all'orizzonte) è avere in mente un percorso chiaro, una vera e propria "road map" ben definita, sul piano degli obiettivi, delle procedure e dei tempi. Allo scopo di contribuire a questa definizione propongo un'agenda/calendario articolata in dieci punti. Eccoli:
a) L'orizzonte del Partito Democratico - pienamente legittimato dalle primarie - è ormai un'idea largamente condivisa nella Margherita e nei DS (come ben testimoniano le convention di Milano e di Firenze);
b) Come trasformare l'idea in un progetto politico? Per fondare un nuovo partito servono un nome ed un simbolo; questi ultimi esistono già (e il simbolo ovviamente è l'Ulivo), ma non bastano. La volontà dei fondatori deve tradursi in due atti fondamentali, il Manifesto politico-programmatico e lo Statuto;
c) Subito dopo le prossime elezioni politiche si dovrà iniziare la redazione di questi due atti fondamentali avviando in tutto il paese un grande processo costituente;
d) Contemporaneamente gli eletti DS e Margherita daranno vita ai Gruppi Unitari dell'Ulivo in tutte le assemblee elettive a livello nazionale, regionale e locale;
e) Il Partito Democratico sarà al tempo stesso "partito degli eletti" e "partito degli elettori" (o se si vuole "partito delle primarie"). Il processo costituente non può pertanto limitarsi ai confini delle istituzioni elettive, ma costituire una grande occasione di mobilitazione democratica e di dibattito culturale in tutto il paese;
f) Questo dibattito si articolerà in due momenti fondamentali:
- i congressi straordinari dei partiti fondatori, congressi che, per il loro significato di "nuovo inizio", assumeranno un rilievo storico;
- una convenzione capace di aggregare e mobilitare (a partire dai comuni) i cittadini che intendono aderire al nuovo Partito, ma non provengono dalle file dei partiti (le primarie dimostrano quanto alto sia il potenziale per nuove adesioni);
g) Per avviare il processo è indispensabile costituire un "Comitato Costituente" a cui affidare la redazione delle bozze del Manifesto e dello Statuto: redazione particolarmente complessa perché tocca il profilo identitario, i valori fondanti, i contenuti programmatici ed il modello partecipativo e organizzativo del nuovo partito (pluralista, federale e partecipativo);
h) Il "Comitato Costituente" dovrà elaborare le sue prime proposte entro la fine del 2006 e lavorerà in modo aperto ed "interattivo" sollecitando i più ampi contributi da parte della società politica e della società civile;
i) Il "Comitato Costituente" potrebbe essere composto da sessanta membri, così ripartiti: 20 espressione dei DS, 15 della Margherita, 15 di personalità indipendenti e/o di altre formazioni politiche che intendano partecipare come co-fondatori alla nascita del Partito Democratico. Con un'analoga composizione (perché il progetto politico non sia verticistico, ma realmente radicato nel territorio) si formeranno i "Comitati per il Partito Democratico" in tutte le città e i comuni italiani.
l) Il 2007 sarà dedicato all'esame ed alla più ampia discussione delle bozze del Manifesto e dello Statuto; nella seconda metà 2007 si terranno i congressi dei partiti fondatori e la convenzione dei non iscritti. Se i tempi saranno rispettati - dopo due anni di intenso lavoro costituente - nella primavera 2008 il Partito Democratico potrà finalmente tenere il suo primo congresso.
Se il percorso tratteggiato appare realistico e convincente è il momento giusto per muoversi. Senza aspettare le "direttive romane", la nostra città e l'intera regione possono proporsi come eccellenti luoghi di sperimentazione politica e avviare sin d'ora la costruzione del Partito Democratico della Toscana. Una volta Firenze era laboratorio politico innovativo; da molti anni, invece, la politica ristagna, ridotta a manovra di potere e confinata nella grigia routine dei suoi ristretti apparati. Tutto sembra ridursi al Palazzo, circondato dall'indifferente apatia della gente e dei ceti intellettuali. Le primarie sono state, tuttavia, un'eloquente riprova che anche a Firenze un' "altra politica" è possibile. Perché perdere l'ennesima occasione? Cosa aspettano i DS fiorentini, la Margherita e le varie associazioni "uliviste" a convocare gli "stati generali dell'Ulivo" da cui far scaturire il Comitato "Firenze per il Partito Democratico". Molto numerosi saranno i cittadini interessati a partecipare; e la sfida del Partito Democratico è una straordinaria opportunità per essere all'altezza delle migliori tradizioni politiche e civili della città e della regione.
La costruzione del Partito Democratico a Firenze e in Toscana si colloca in una fase molto delicata. I dati negativi che caratterizzano l'andamento strutturale dell'economia indicano l'esaurimento di un ciclo virtuoso che ha consentito di raggiungere elevati standard di reddito e di qualità della vita. Ma durante questa fase espansiva la politica si è progressivamente ripiegata su stessa; nelle istituzioni e nei partiti ha prevalso la logica della rendita di posizione: come ha recentemente ricordato il presidente Martini "ci siamo seduti sul bagaglio della cultura di governo di cui abbiamo lunga tradizione." In Toscana il dibattito politico ristagna, la vita dei partiti appare molto gracile e priva di dinamismo, a partire dai DS (ma il discorso vale per tutto il centro sinistra, per non parlare dell'opposizione). La stasi e l'involuzione della politica pesano negativamente sulla società toscana proprio nel momento in cui la crisi ed i crescenti processi di globalizzazione reclamano il coraggio di scelte fortemente innovative. Per rilanciare le attività imprenditoriali e riacquisire competitività, per affrontare le questioni sociali legate ai nuovi flussi migratori ed all'invecchiamento della popolazione, per promuovere la ricerca e l'innovazione la politica deve fare la sua parte ed i partiti non possono limitarsi a gestire i precari equilibri di un ceto politico immobile e autoreferenziale. In questo contesto l'obiettivo di costruire il Partito Democratico della Toscana si presenta come una occasione irripetibile per reagire alla crisi ed invertire la rotta. La straordinaria esperienza delle primarie non può essere archiviata come un momento episodico e isolato: nel passaggio strategico "dalle primarie al Partito Democratico" si delinea una grande opportunità per Firenze e per la Toscana. E nella fase di stallo che caratterizza la situazione politica della Toscana alla Margherita spetta un ruolo propulsivo di primo piano. Per la Margherita è questa l'occasione irripetibile per mobilitare vaste energie sociali ed intellettuali che sono ai margini della vita politica, per stimolare il dialogo e l'incontro tra percorsi culturali e storie politiche diverse, per ridare senso e spessore alla politica nel suo più autentico e nobile significato.
Dedalus - 03-01-2006
La circolare n.84 sul portfolio con la quale il MIUR ha inviato alle scuole il modello di documento di valutazione da adottare ha riaperto nuovamente la discussione sulla religione cattolica.
E' tutto un coro di critiche (dalla Flc Cgil ai vari ...
Gianni Mereghetti - 02-01-2006
Carissimi amici di Fuoriregistro,

un altro anno se ne è andato e la scuola superiore è rimasta indenne dalla riforma. Dopo tanta attesa l'esito è stato un bel "se ne riparlerà nel ...
frg - 01-01-2006
Buon 2006!!!!!!!!!!!!!

Carissimi,
auguro ai Lettori e a voi tutti della Redazione,
un Anno stracolmo di soddisfazione!

Con affetto,
Ilaria

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Lentamente le tenebre
avvolgono gli ...
Vincenzo Andraous - 31-12-2005
Forse quest'anno la Natività ci consegna la speranza di un universo che da infinito diventa la strada più vicina dove accogliere l'altro.
Il Santo Padre ci ha benedetto tutti, indistintamente, turisti per caso e navigatori del mondo, come quello ...
Vittorio Delmoro - 30-12-2005
Concludevo il precedente intervento (secondo della serie) esprimendo un certo divertimento man mano che procedo nella lettura delle FAQ del MIUR sul portfolio (circolare 84).

In effetti queste FAQ evidenziano situazioni esilaranti e drammatiche al ...
Grazia Perrone - 27-12-2005
Nei mesi scorsi avevo riferito - in un assordante silenzio del ceto politico e sindacale che scrive su Fuoriregistro - di una estemporanea quanto inconcepibile presa di posizione del sindacalismo confederale (emiliano/romagnolo) finalizzato ...
Maurizio Tiriticco - 24-12-2005
Un presente difficile...

L'avvio del nuovo millennio per la nostra scuola è stato veramente funesto! Abbiamo avuto un ministro che, pur non avendo nulla a che fare con la cultura dell'istruzione e della scuola, con il suo Punto e a capo ha avuto la pretesa di varare una riforma...epocale! Ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti! Sono cinque anni che le scuole sono in assoluta sofferenza! Sono vittime sacrificali dell'improvvisazione e dell'approssimazione da parte di un'amministrazione che, giorno dopo giorno, si è fatta sempre più proterva e arrogante! Più dalle scuole si sono avanzate domande, dubbi, perplessità, più dall'amministrazione si è risposto con insofferenza, se non addirittura con tracotanza!
Tutti fummo sorpresi quando la signora Moratti venne preposta al dicastero dell'Istruzione. Taluno pensò che, essendo una valida manager, in una situazione così nuova per la nostra amministrazione pubblica, in cui si incrociano ormai delicatissimi processi di privatizzazione e di devoluzione, una persona simile - una donna per di più - avrebbe dato una buona prova di sé! Tutto sarebbe andato bene se il nuovo ministro, da esperto manager, si fosse limitato a metter mano alle tante disfunzioni amministrative ed organizzative di cui la nostra scuola soffre da tempo! Del resto, che cosa ti aspetti da un manager? Ma... non è stato così!
Il ciabattino è voluto andare oltre la scarpa, come ammonivano i Latini! Infatti, l'intenzione del ministro era ben altra! Era quella di lasciare il suo nome alla storia! Il novello Gentile - edizione della nuova destra democratica - si è detto: la nostra Costituzione è stata riscritta nel suo Titolo V, ed occorre renderlo esecutivo, per cui quale migliore occasione per riformare la nostra scuola, pardon, il Sistema Educativo di Istruzione e Formazione, dall'A alla Zeta? E a ciò si è aggiunta tutta la prosopopea berlusconiana del faccio tutto mi, per cui... diocenescampielibberi, come si suol dire! Invece, purtroppo, il padreterno non ci ha né scampati né liberati!
Per una operazione così complessa come un processo di riforma sarebbe stata necessaria una persona di ben altro ed alto profilo! Il quale, comunque, avrebbe promosso la più ampia consultazione possibile per verificare la bontà del suo disegno! Ma, quando un illuminato da dio sa di essere nel giusto, chi lo può fermare? Il ministro ha marciato come un panzer! Che necessità c'è di ascoltare le scuole, gli insegnanti, le associazioni, i sindacati, la ricerca pedagogica, tutti quei soggetti che la scuola la studiano, la vivono, la fanno, quando c'è un uomo, pardon, una donna della provvidenza che per divinazione sa solo lei come procedere? Così sono saltati tutti quei correttivi, quegli equilibri che, invece, sono l'anima e la forza di una democrazia. E che sono quanto mai necessari quando si innesca un processo di riforma di un settore così importante dell'intero sistema pubblico.
Così, se oggi le statistiche ci dicono che una gran parte dei giovani fugge dall'iscriversi all'istruzione tecnica, professionale, regionale per correre ai licei classici e scientifici, non c'è da meravigliarsi! Sono cinque anni che il ministro dell'istruzione va predicando che non tutti sono portati per la scuola, che non tutti ce la fanno, e che, piuttosto che perdere i meno dotati, è bene predisporre un canale formativo tutto per loro! E allora, perché un giovane dovrebbe sentirsi da meno? Perché dovrebbe scegliere un percorso di studi che lo stesso ministro definisce "diverso"... anche se "di pari dignità"? Il fatto è che la pari dignità ha poco senso a fronte di una concreta e tangibile diversità.
Così il ministro con un sol colpo ha stravolto due principi: la Costituzione del 2001, che non parla affatto di due canali, ma solo di due competenze legislative; e l'eguaglianza della istruzione, sancita dalla Costituzione del 47!

...e un futuro possibile

Il nuovo anno ci porterà un altro governo e un altro ministro dell'istruzione! Abbiamo tutti da chiedergli molto, ma in primo luogo di avviare una larga consultazione con le scuole e con tutti i soggetti che contano, perché sono loro che fanno giorno dopo giorno educazione, istruzione e formazione - come vuole il dpr 275/99, articolo 1 - pur se tra mille difficoltà!
In secondo luogo, poniamo al ministro che verrà alcune priorità...
CIP Direttivo Insegnanti precari - 23-12-2005
Dopo il 9 aprile ci ritornerà in mente. Cosa? La ricorrente storiella di Berlusconi su Prodi ed il baratro. Quella secondo cui Silvio ci ha portato sull'orlo e Romano ci farà fare un passo in avanti. Ma non ci sarà di che divertirsi. A cadere nel ...
Arturo Ghinelli - 23-12-2005
Caro Babbo Natale,
l'anno scorso ho scritto a tua moglie, ma quest'anno ho pensato di scrivere direttamente a te, prima che anche tu sia travolto dalle polemiche e magari venga messa ai voti, al Consiglio dei ...
Anna Pizzuti - 23-12-2005
Mercoledì 21 dicembre, collegio tesissimo e partecipe, come mai era avvenuto negli ultimi anni.
L'ordine del giorno - discussione sul decreto del 17/10/2005 - è apparentemente neutro, ma tutti sanno che il reale scopo della convocazione è la ...
Pino Patroncini - 22-12-2005
E viva anche la sua Ministra dell'Educazione. Maria Jesus de San Segundo, la quale nonostante il nome ( o forse proprio per questo) sa bene quale è la differenza fra potere civile e potere religioso.
Viva! perché nonostante che il Partido Popular, ...
Gennaro Capodanno - 22-12-2005
Una buona notizia per gli studenti napoletani. Con circolare prot. 22984/P del 2 novembre scorso il direttore generale scolastico per la Campania, Bottino, ha emanato le disposizioni indirizzate a tutti i Dirigenti scolastici della scuole statali e ...
Alba Sasso - 19-12-2005
Un segnale di scarsa sensibilità istituzionale

Non intendo entrare nel merito della decisione del Ministro Moratti di candidarsi a sindaco della città di Milano: sicuramente, i cittadini milanesi saranno in grado di valutare la qualità e i ...
Ass. Naz. Per la scuola della Repubblica - 19-12-2005
La CGIL Scuola di Olbia aderisce alla proposta di legge per l'immediata abrogazione delle leggi Moratti

1^ Congresso FLC-CGIL Provinciale di OLBIA-Tempio

Ordine del Giorno approvato all'unanimità dal Congresso

Il 1^ Congresso FLC-CGIL ...
Vittorio Delmoro - 19-12-2005
Nel giro di una settimana le FAQ che il MIUR ha istituito per fornire delucidazioni sul portfolio sono quasi raddoppiate : crescono i quesiti e crescono le risposte del Ministero, che a volte esce addirittura dal seminato per fare incursioni su altri ...
excursor - 19-12-2005
Bollettino dei DS (Democratici di Sinistra) dedicato ai DS (Dirigenti Scolastici)...Bollettino n. 59 del Dipartimento Sapere Formazione e Cultura dei DSNel bollettino, tra le altre cose, troverete il proclama ulivista di un gruppetto di dirigenti ...
Vincenzo Andraous - 16-12-2005
Il governatore della California ha negato la grazia a quel detenuto che fu candidato al premio nobel.
Ora è stato giustiziato.
In Italia a Adriano Sofri è stata negata la grazia.
Ora versa in fin di vita in un ospedale.
Entrambi a distanza di ...
Francesco Mele - 16-12-2005
Dopo l'appello dei docenti di Langhirano si vedono i primi effetti ...

Al Dirigente
Direzione Didattica
Langhirano (PR)

e p.c.: ai docenti ed alle RSU
Direzione Didattica
Langhirano (PR)

Parma, 16/12/2005

Oggetto: problematiche su ...
Fiore V. - 16-12-2005
Roma, 8 dicembre 2005

TAV A ROMA:

Lettera aperta al Sindaco di Roma

Walter Veltroni, un sindaco impegnato...forse troppo.

Siamo contenti di avere Walter Veltroni come sindaco di Roma.
Abbiamo un sindaco multiforme. Viaggia, il nostro ...
Virginia Mariani - 13-12-2005
"Ahi, quanto ci costò l'averti amato!"
Non ho sbagliato e non c'è nessun errore di stampa: è una strofa del celebre "Tu scendi dalle stelle", composto dal vescovo napoletano, e ormai santo vissuto del XVIII secolo, Alfonso M. de' Liguori, canto che ...
Vittorio Delmoro - 12-12-2005
Complice un incidente (che mi trattiene a casa) e lo sciopero dei giornalisti (che mi regala tempo), ho voluto andare a leggere queste famose FAQ di cui si comincia a favoleggiare nel mondo della scuola; perché il MIUR, consapevole della grana che ha di nuovo innescato con la circolare n. 84 sul portfolio, ha pensato bene di istituire un servizio per rispondere punto su punto alle domande e contestazioni dei tanti che non capiscono e non si adeguano.
Siamo dunque passati dal comunicato stampa per controbattere quelle che lì sono definite menzogne sindacali su tutta quanta la riforma, ad un servizio quotidiano volto a far digerire quest'ultimo boccone indigesto.
A quando una linea diretta (radiofonica o televisiva) con le scuole, per tentare di convincere anche i più restii ad assaggiare questa riforma considerata immangiabile, in quest'ultimo scorcio di amministrazione?
A leggere le precise, circostanziate e realistiche domande che insegnanti e genitori pongono e le rigide, pervicaci e autoreferenziali risposte del MIUR, vien quasi voglia di inventarsi una nuova professione, da svolgere come secondo lavoro, magari per divertimento : fare le pulci ai testi ministeriali.
Perché bisognerà decidersi prima o poi (senza ricorrere allo spoils system) ad assegnare questi funzionari a mansioni più utili per la collettività, distogliendoli da un'istituzione che vorrebbe essere addirittura una comunità.
Ma limitiamoci, per ora, alle pulci, che sono tante, quasi una per FAQ (e abbiamo già superato la quarantina...).
Il funzionario che risponde alle domande tradisce il suo intento governativo (non di aiuto, non solidale, non comunitario) fin dalla prima risposta, che si riferisce alla obbligatorietà del portfolio.
Oscar Peroglia - 12-12-2005
Quello che è successo quella notte è un chiaro segnale che siamo in un paese privo di democrazia.
In quella notte siamo stati picchiati, maltrattati e derisi... In quella notte siamo stati trattati come delinquenti.... In quella notte siamo stati trattati come bestie (volevano a tutti i costi rinchiuderci nella baracca-presidio, anche se fisicamente non ci stavamo e dentro c'erano già alcune persone ferite gravemente dalle manganellate... e loro spingevano e urlavano per farci entrare.... come alcuni farebbero con le bestie... o anche peggio)....

In quella notte ho sentito comandanti della polizia urlare "massacrateli!!!" e mentre urlavano avevano gli occhi pieni di odio.... Ho visto sguardi di poliziotti che erano chiaramente sotto stato di anfetamine o coca.... ho visto inveire su chi fotografava e picchiarli violentemente (un giornalista che fotografava è stato ricoverato in ospedale).... Ho visto una ragazza con un collare al collo essere picchiata fino a spaccarle letteralmente il naso... In quella notte ho visto la polizia che con odio devastava tutto ciò che incontrava nel passaggio.... Ho visto distruggere con i calci tende da campeggio con dentro persone che dormivano..... Ho visto un anziano con barba grigia trascinato a terra per metri e poi abbandonato urlando "è solo un vecchio!"....

Ma ho anche visto che tutti noi presidianti ci siamo mossi in maniera TOTALMENTE NON-VIOLENTA....
Luigi Piotti - 11-12-2005
In Italia come nel resto del mondo si assiste, oggi in modo lampante, a questo vuoto di potere, a questo potere vuoto, o meglio, svuotato. Come un serpente nel periodo di muta lascia indietro la pelle vecchia, intatta, - un serpente, vuoto -, così il potere tira dritto per la strada già decisa dagli interessi che lo costituiscono lasciando sul suo percorso le "teste di legno", maschera tanto funerea quanto carnevalesca, a presidio delle particolari incombenze del mantenimento dell'ordine costituito. Ci troviamo quindi di fronte a uno sdoppiamento del potere: un potere formale (quello vuoto, svuotato) che si offre come quinta grottesca e paludosa tra la tragedia del quotidiano e le macchinazioni del potere reale (sovrastruttura) e appunto questo potere reale, che esiste e vuoto non è, che si fonda su strutture vecchie come il capitalismo che macina strada come una locomotiva incurante di tutto inscenando quel quotidiano e incomprensibile spettacolo che è arrivato all'atto della precarizzazione assoluta.

Il quotidiano incombere del potere formale

Il potere formale ha forma lunga e stretta, colore nero, lucido e liscio, cala dall'alto in basso con fischio d'aria fessa, i compagni del movimento studentesco bolognese ne hanno fatto ripetuta esperienza nelle ultime settimane: lunedì 24 ottobre, mentre chiedevano di partecipare a quell'assemblea pubblica che è il consiglio comunale e a Roma il giorno seguente, mentre, in coda alla manifestazione nazionale, se ne tornavano verso la stazione Termini. Il volto del potere formale è sempre quello, per Pasolini trent'anni fa come per noi oggi, i doppiopetto democristiani. Qualcuno obbietterà che la Democrazia Cristiana non esiste più, ma il linguaggio, lo sguardo politico e fisico dei politici attuali è il medesimo di quegli anni (a volte anche i politici stessi): lugubri figuri che usano parole incomprensibili, che trattano temi lontani fingendo di non comprendere la realtà del mondo. È l'istituzionalizzazione della rissa parlamentare al di là di ogni contenuto mentre fuori dal palazzo il popolo muore di precarietà. Ma il potere tira dritto, il domani non lo riguarda perché vive nel passato, nel mantenimento dell'ordine costituito, come una ragnatela avvolge chi si dimena e poi sono mazzate.
Escalation di attentati terroristici ad hoc da quando è diventato ministro degli interni il piduista Pisanu, destra e sinistra che in una idilliaca alternanza lanciano il futuro del paese tra le braccia del mercato, un sindaco di sinistra, Cofferati, che fa dell'ordine e la disciplina la sua bandiera ricevendo il plauso di AN e Lega, un esercito mandato in guerra contro la volontà popolare, un passato di stragi che non ha ancora avuto le risposte che merita (Dili-berto dei Comunisti Italiani una volta ministro di Grazia e Giustizia scelse di non togliere il segreto di stato dai documenti a riguardo), queste sono le tracce del potere formale: confusione e manganelli. Ma il potere reale dov'è?
Chiara Loda - 10-12-2005
Periferia milanese. Un ragazzo tira calci ad un pallone. E' tutta la mattina che va avanti e in ogni colpo ci mette rabbia, troppa rabbia. E' in ferie forzate, poiché la sua classe è in gita. Ma lui non è andato: troppo costoso. E aiuti dalla scuola zero.
Cambio lo scenario. Un'auto costosa. Madre, padre e figliolo a rimorchio ben vestiti e pettinati. In tasca hanno un assegno di circa 500 euro e sono indecisi su come investirlo. Le proposte in lizza sono o una cena fuori tutti insieme o un nuovo cappotto per il pargolo (poverino, non può andare sempre in giro con gli stessi tre). Non ci sarebbe nulla di male se il sopraccitato assegno non fosse un "buono scuola", quindi soldi pubblici, costituiti anche dalle imposte del ragazzo che non va in gita. Di questo equo e simpatico trattamento possiamo ringraziare il presidente della Lombardia Formigoni (e tutte le regioni che hanno seguito il suo esempio) che ha istituito i fantomatici buoni scuola, ossia un rimborso per le spese scolastiche alle famiglie. Da questo conteggio sono esclusi libri, mense, trasporti, materiale didattico e gite d'istruzione. Insomma, per farla breve, rimangono solo le tasse scolastiche e le rette delle scuole private. Ma la spesa minima, almeno in Lombardia, per avere diritto a un rimborso è di 206 euro e, ricordando che le tasse d'iscrizione alle scuole pubbliche raramente arrivano a queste cifre, indovinate un po' a chi vanno tutti i fondi? La colpa di chi è? Della Moratti, solo e soltanto sua. E invece no, vi è un altro imputato, una persona che prima di lei ha avviato il processo di finanziamento agli istituti privati. E si tratta di un uomo della sinistra: Luigi Berlinguer, precedente ministro della pubblica istruzione. Con l'inizio del suo mandato, infatti, la finanziaria aveva previsto un taglio sull'istruzione pubblica di 4.600 miliardi di lire in tre anni e, allo stesso tempo, si inserivano finanziamenti di simile entità per le scuole private. Questa manovra è piaciuta così tanto alla destra che, arrivata al governo, ne ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia. Del resto ad un bacino di elettori appartenenti ad un ceto medio-alto, costituito prevalentemente da imprenditori e liberi professionisti, piace l'idea di ricevere, di tanto in tanto, qualche regalino extra.

Grazia Perrone - 09-12-2005
Nei mesi scorsi il ministro Moratti - nel totale silenzio dei media - ha fatto passare una nota intranet che prelude alla riduzione degli organici nella scuola (ex) elementare. Ne aveva già parlato - in una interessante nota - sia Reginaldo Palermo ...
La scuola della repubblica - 08-12-2005
In coerenza con l'intero impianto della riforma la recente CM n. 84/05 relativo al portfolio aggiunge ulteriori elementi di stravolgimento dei principi costituzionali; già con il D.Lgs. n. 59/04 relativo al I ciclo dell'istruzione il Governo aveva ...
Laura Tussi - 08-12-2005
L'educatore si assume la responsabilità di un ruolo scomodo finalizzato all'esecuzione di un compito disgregante, perturbatore, che infastidisce, creando momenti di frattura che disorientano, frangenti di scarto, situazioni di intolleranza, condizioni di pesante disagio, sentimenti di recondita insofferenza e ostilità, provocando laceranti e dannosi incidenti di percorso, affinchè il gruppo si attribuisca finalmente una nuova identità, una rinnovata configurazione che acceleri il processo di crescita...
Marianna Cavalli - 06-12-2005
«Ma voi, che solitari, o perseguitati su le antiche sciagure
della nostra patria fremete,
perché non raccontate alla posterità i nostri
mali. Alzate la voce in nome di tutti, e dite
al mondo, che siamo sfortunati, ma né
ciechi, né vili. Scrivete. Perseguitate con la
verità i vostri persecutori
».

(Ugo Foscolo)

Se la rabbia e la ricerca di un senso comune non prevalessero su ogni altro sentimento al riguardo, molti motivi mi spingerebbero a restarmene in silenzio, e rinunciare: il potere inattaccabile di questa riforma, la passività di chi ne è vittima, l'assenza di giustizia, l'impotenza a cui sembra che siamo ridotti.
Un'occupazione è pur sempre solo un'occupazione, la ricerca del contesto nazionale è tanto appropriata quanto poco sentita. Ci si aggira per i corridoi, in un'occupazione, si sente qualche volta la ribellione che prende l'aria, rende palpabile l'atmosfera, infervora gli animi. Qualche altra volta ti ritrovi seduto appoggiato ad un muro, ti guardi intorno, vedi la gente che si complimenta con qualcuno per questa occupazione che sta procedendo benissimo, e ti chiedi desolato che cosa stai ottenendo, ti chiedi per quale motivo sei lì, alzi lo sguardo verso uno striscione che annuncia ad un mondo consistente nella tua piccola città che la tua scuola è occupata, e questo significa certo che sul giornale cittadino verrà annunciato l'evento, un evento che dunque cambierà le sorti della città, dell'Italia, con un po' di fortuna anche quelle del mondo.
L'accorato grido che poco prima sentivi rimbombare nel cuore sembra essersi spento, e più lo cerchi, più ti stupisci della sua scomparsa.
Ma la notte in sogno guardo cosa rimane delle macerie della scuola fatta a pezzi dai nostri stessi coltelli «perché non ci avete ascoltato», rispondiamo sorridendo stringendoci le mani, ora non più di nascosto sotto il banco, ora apertamente, forse addirittura di fronte alla polizia «guerrieri, giochiamo a far la guerra?»
E' stato ripetuto: non scadete nell'illegalità. Ma guardiamoci bene negli occhi, si accettano tutte le smorfie che volete fare, ma questa legge uguale per tutti, questa legge della democrazia e della parità ci è scoppiata a ridere in faccia mentre con i nostri poveri muscoli atrofizzati abbiamo tentato in qualche modo di occupare una scuola credendo che sarebbero successe grandi cose. O forse no, forse non lo credevamo affatto: in ogni caso ora siamo lividi di rancore.
Io vi prego di sublimarci nell'illegalità.
Che ci buttino fuori a manganellate da queste scuole, noi toglieremo l'insegna dell'azienda e ci rimetteremo seduti in cortile. «Una rivoluzione senz'armi? Non funzionerebbe!»: le parole messe in bocca ad Ernesto Guevara in «I diari della motocicletta».
Se ci attaccano con la violenza, non ci tireremo indietro dal rispondere: non è questione di non credere nella violenza, perché se non si vuole soffrire in silenzio, è la strada che sembra ci stiano chiedendo di seguire, in un'istituzione pubblica dove necessitiamo per diritto di manifestare la nostra libertà.
Forse solo così avremo speranze di voce. Ma sembra che abbiamo paura di gente a cui dovremmo fare paura noi.
redazione scintilla - 06-12-2005
Le prime agitazioni operaie agli albori del XIX secolo venivano represse nel sangue: per il discorso dominante gli impertinenti «distruttori di macchine» del Nottinghamshire costituivano una inaccettabile insubordinazione, una devianza da sopprimere ...
I bambini della TERZA E - 05-12-2005
C'era una volta Giuseppe, un uomo buono e sensibile, ma "diverso" dalle persone "normali".
Non riusciva ad esprimersi e dalla sua bocca uscivano parole incomprensibili, perciò i suoi compaesani lo prendevano in giro. Nessuno lo aveva mai chiamato per nome, per tutti era lo "scemo del villaggio".
Giuseppe si sentiva umiliato, offeso, infelice, solo, tra gente nemica.

Un giorno, dispiaciuto e triste perché nessuno lo amava, abbandonò la sua casa e il suo paese e si avviò verso la montagna.
Trovò rifugio in una grotta tra le rocce. Fu lì che ebbe inizio la sua nuova vita.
Scoiattoli, volpi, cervi, lupi, uccelli, farfalle, api e tutti gli altri animali, che vivevano su quella montagna, erano diventati suoi amici. Sapevano comprendere il suo linguaggio e lui aveva imparato a capire il loro, Trascorrevano insieme gran parte della giornata. Dialogavano, scherzavano, soprattutto si prendevano cura dei prati, degli alberi e della pulizia del bosco, che diventò una favola.
Adesso non si sentiva più solo, in verità non era mai stato così bene.

In una fredda e gelida mattina, Giuseppe se ne stava rannicchiato vicino al fuoco, quando arrivò di corsa un cerbiatto che, ansimando, gli disse: "Vieni con me, presto, per favore! C'è una fanciulla distesa sulla neve! Certamente si sarà sentita male. Non sappiamo spiegarci se è morta o se è svenuta".
Giuseppe immediatamente seguì il suo piccolo amico.
Lo spettacolo che apparve ai suoi occhi era incredibile: un lupo, una volpe, due cervi, due scoiattoli e un camoscio cercavano di riscaldare una bellissima ragazza con il loro fiato. Si avvicinò. La giovane cominciava a muovere le palpebre. Si stava svegliando.
Vittorio Delmoro - 03-12-2005
Invio due documenti : in uno analizzo le prove INVALSI di scienze di classe seconda e nell'altro quelle di classe quarta elementare, con alcune considerazioni finali. Queste prove INVALSI testano soprattutto una mera comprensione linguistica e terminologica.
Queste prove INVALSI sono costruite più per stimolare l'errore, che per favorire la correttezza.
Queste prove INVALSI offrono un quadro desolate dell'educazione scientifica a chi non la insegna.
Se davvero noi insegnanti di scienze della scuola di base insegnassimo le cose che l'INVALSI chiede nei test, poveri alunni, povera scuola e povera Italia!
Concetta Centonze - 03-12-2005
A proposito del clima di razzismo che si diffonde sempre più in Italia e nelle scuole del nord Italia.

Gli insegnanti meridionali del mio liceo sono osteggiati fino a costringerli ad andarsene.
A ciò si uniscono innumerevoli fatti, ...
Annetta Fazio - 03-12-2005
Oggi, 30 novembre 2005, mi hai deluso, Presidente.
È passato un mese da quando la protesta della Valle di Susa è finita sui giornali: veramente è molto di più che protestiamo, ma tu ci ha "scoperti" solo oggi.

Un ministro della Repubblica ci ha chiamati "nullafacenti" perché esercitiamo un diritto, dire no a ciò che riteniamo ingiusto, ma tu non l'hai sentito.

Non sei venuto nella nostra valle, non ci hai chiesto "perché?", non hai letto i documenti firmati dai nostri sindaci, tutti i nostri sindaci: sei in buona compagnia, anche la commissaria europea non ha ritenuto importante leggerli, anche se quello era il suo compito.

Non ti sei accorto che insieme alla bandiera bianca c'è sempre il tricolore perché qui è Italia, vogliamo un'Italia diversa, un'Italia per tutti, non per pochi.

Non ti sei accorto che diciamo no al Treno ad Alta Voracità, ma che chiediamo una ferrovia decente per tutti. Leggi davvero le tabelle di propaganda, su ogni tratta si risparmiano solo 40 minuti, ma intanto non ci sono soldi per carrozze pulite, locomotori nuovi, mantenere le stazioni nei piccoli paesi.
Francesco Mele - 03-12-2005
Leggo con stupore la notizia passata da Luca Castrignano sulla posizione assunta dalla FLC CGIL di Bologna, nella persona della sua segretaria provinciale, riguardo ai test INVALSI.
A tale proposito segnalo che negli ultimi mesi sono apparsi sul sito della FLC CGIL nazionale vari interventi di segno diametralmente opposto e di fonte decisamente sovraordinata rispetto alla segretaria provinciale di Bologna.
Provo ad elencarveli:

28.9.05
In risposta ad una sollecitazione dell'INVALSI alle scuole che non avevano ancora segnalato i propri dati per la partecipazione alle prove. Enrico Panini in persona scrive al direttore dell'INVALSI sostenendo e motivando la NON OBBLIGATORIETA' dei test e chiedendo una rettifica da parte sua.

26.10.05
Il carteggio continua, l'INVALSI risponde e glissa sul merito appellandosi proprio a quegli atti amministartivi ministeriali (nello specifico una nota della Direzione generale del 3 agosto 2005) che Panini sosteneva non fossero fonte normativa primaria. Allora Panini scrive all'INVALSI una seconda lettera in cui ribadisce i concetti e contestualemente una lettera al MIUR contenente osservazioni e commenti alla nota del 3 agosto. La posizione di Enrico Panini - segretario nazionale della FLC CGIL - che si evince dalla lettura di questa ulteriore lettera è inequivocabilemente contro l'obbligatorietà delle prove INVALSI.

Quindi tutto questo solo un mese fa e comunque prima dei fatti narrati da Luca.

Allora c'è da chiedersi:

chi decide in FLC CGIL quale posizione assumere sulle varie questioni?
Prof. Pier Luigi Menegatti - Prof.ssa Mirca Buttazzi - 03-12-2005
Nell' ambito del Progetto di Riforma della Scuola Superiore portato avanti dal Ministro Moratti, che come è noto prevede una estesa licealizzazione degli Istituti di Istruzione Secondaria, il Liceo delle Scienze Sociali, già vigente nell' attuale ordinamento, vede per l' occasione il suo nome mutato in quello di Liceo delle Scienze Umane, e subisce una profonda trasformazione, che ad opinabile giudizio di chi scrive, rappresenta dal punto di vista della offerta formativa un netto regresso rispetto alla situazione attuale, di per sé già non proprio del tutto soddisfacente.

Non si tratta infatti di un mero cambiamento di denominazione, come potrebbe forse apparire di primo acchito ai non addetti ai lavori. Quantunque Scienze Umane e Scienze Sociali non siano esattamente la stessa cosa, purtuttavia risulta evidente anche ai profani che per loro natura sono strettamente imparentate; il cambiamento di denominazione potrebbe quindi indurre a pensare, che per quanto attiene alla caratterizzazione del Corso di Studi, il cambiamento riguardi essenzialmente aspetti marginali, lasciando sostanzialmente inalterata la sostanza. Le cose non stanno così, come ora cercheremo di illustrare, ad uso sopratutto di coloro che in futuro, come studenti, come docenti o come genitori, saranno i fruitori del nuovo Liceo delle Scienze Umane.
Federico Repetto - 03-12-2005
I principali media italiani hanno manipolato un discorso del Presidente della Repubblica, inventando di sana pianta un riferimento al tav che nel suo discorso non esiste in nessun modo. Non si tratta di interpretazione tendenziosa, ma, ripeto, di un'invenzione. Chiunque sappia leggere, trae dal discorso del Presidente, qui citato correttamente, la conclusione che egli, parlando di tecnologie e di grandi reti europee, non solo non si riferisse al tav e alla Valsusa, ma nemmeno al problema dei trasporti internazionali, dall'Italia all'estero. Stava parlando del collegamento tra i quattromila comuni montani italiani e il resto del mondo.

"Una politica di sostegno a favore degli oltre quattromila piccoli comuni montani è condizione indispensabile per la "salute" del territorio nazionale e per un suo sviluppo equilibrato. Le politiche nazionali in questo campo devono integrarsi con quelle dell'Unione europea, che nei suoi Trattati afferma l'impegno nei confronti delle aree meno favorite, includendo tra queste le regioni di montagna. La strategia di sviluppo deve essere lungimirante, equilibrata. Salvaguardare le nostre montagne non significa certo isolamento. NON POSSIAMO PERMETTERCI DI ESSERE TAGLIATI FUORI DALLE GRANDI RETI EUROPEE: DOBBIAMO USARE I PROGRESSI DELLE TECNOLOGIE E DELLE CONOSCENZE SCIENTIFICHE PER GARANTIRE LA TUTELA DELL'AMBIENTE. Il turismo, tema della giornata di quest'anno, rappresenta una risorsa per la piena valorizzazione dei parchi, delle aree naturali protette e delle attività economiche tradizionali."
Matteo Pati - 03-12-2005
Perché privatizzare il sistema scolastico, se ciò lede un fondamentale diritto costituzionale? La riforma Moratti, come la Berlinguer-Zecchino ideata dal centrosinistra, risponde a esigenze profonde di riorganizzazione sociale per creare isole di privilegio e nuove servitù nel tentativo di risolvere le contraddizioni del capitalismo liquido contemporaneo. Non è possibile illudersi che la prossima legislatura dia un senso diverso al sapere e alla scuola se non affronterà il nodo dell'accettazione o del rifiuto del neoliberismo.

La nuova, catastrofica riforma della scuola, negli ultimi anni, è stata ampiamente criticata nei suoi contenuti espliciti, che minano alle fondamenta tutto il sistema scolastico italiano, facendolo regredire di decenni. Ma ancora più sconvolgente è conoscere le reali finalità, le cause e le conseguenze, implicite e taciute, di questa aberrazione ministeriale.
Il problema più grave della Riforma Moratti riguarda la sua incostituzionalità: essa, promuovendo una politica di privatizzazione, contravviene al fondamentale diritto all'istruzione espresso dall'articolo 34 e il principio eguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione. Ma a questo punto una domanda sorge spontanea: perché privatizzare il sistema scolastico, se ciò lede un fondamentale diritto costituzionale? Ebbene ciò è un'inevitabile conseguenza del grado di sviluppo economico raggiunto dalla nostra società.
Giuseppe Aragno - 02-12-2005
Febbre alta. Influenza.
Forse la fatica, il veleno dello stress mescolato al vaccino. Non so e in fondo non me ne curo: filo via come un treno, scrivo.
Scrivo.
Scrivo.
Un saggio è questo: scrivere dopo tanto cercare.
- Cento anni compie la ...
Vincenzo Andraous - 02-12-2005
La strumentalizzazione che il caso Sofri alimenta, consente ancora di obiettare che sono stati impedimenti di ordine tecnico e giuridico a relegare a mezz'aria quella domanda di grazia?
Se è vero come è vero che gli uomini cambiano, colpevoli e innocenti, allora può un uomo redimersi? Potrà il crimine essere cancellato attraverso la pena espiata? E qual'è la pena che può rendere giustizia agli innocenti umiliati?
Sono domande che non consentono risposte certe, ma venti, trent'anni di carcere demoliscono certezze e ideologie, rendono l'uomo invisibile a tal punto da risultare difficile dialogare con un'identità scomposta, che occorre ritrovare e ricostruire, insieme agli altri.
Parlare adesso del caso Sofri è sin troppo facile, ma comunque giusto, non solo per l'uomo che tutt'ora si dichiara innocente, ma anche e soprattutto per la ricerca di una Giustizia giusta, una Giustizia equa, una Giustizia che è anche perdono, come ebbe a sottolineare il Papa, e che comprenda un granello di pietà, perché la pietà non è un atto di debolezza.
Venceslao Boselli - 02-12-2005
Sono allibito.
Lo stupido e infamante articolo di Scintilla sul nostro Liceo mi ha lasciato senza parole.

I FATTI

Iskra abita non molto distante dall'istituto dove con un minimo sacrificio può recarsi anche a piedi. Spesso Iskra (che ha già avuto esperienze negative in altri due istituti della nostra città), prima di entrare in classe si ferma al bar dell'angolo e io "sergente istruttore Artman" la intravedo alle sette e trenta del mattino.
Spesso Iskra non rispetta l'orario d'inizio delle lezioni (7.55) ma la accetto comunque in classe quando giunge entro le otto e cinque per evitare di innescare polemiche.
Quella mattina Iskra , con un suo compagno, si presenta con dodici minuti di ritardo; entrambi sono invitatati ad entrare in classe all'inizio della seconda ora nel rispetto del regolamento d'istituto e con annotazione sul registro di classe.
Iskra forse non a sufficienza rinfrancata dal cappuccio offerto dal novello intervistatore ritiene di non presentarsi alle lezioni nemmeno all'inizio della seconda ora.
Del fatto avviso il preside dell'istituto, al quale inoltre comunico che la ragazza è maggiorenne, che si tratta di un caso da considerare con particolare attenzione, che non chiedo provvedimenti disciplinari.
Anche il preside non ritiene di doverne prendere.

L'ARTICOLO

L'articolo sembra scritto con la volontà di infangare un istituto, che compie da sempre enormi sforzi per accogliere nel migliore dei modi gli studenti.
Al di là delle affermazioni di un improvvisato intervistatore proveniente da un altro istituto e a caccia di facili scoop, centinaia di nostri studenti possono testimoniare il clima di tolleranza e fattiva collaborazione che si vive nel nostro liceo.
Solo menti immature possono scambiare la tolleranza e la democrazia con la possibilità di occupare un istituto per bivaccare nell'inedia senza produrre alcunché; possono scambiare l'impegno politico con la negazione del confronto, della mediazione.
Laura Tussi - 02-12-2005
Il ruolo dello studente

Gli atteggiamenti e le modalità relazionali dello studente all'interno del contesto scolastico dipendono dal ruolo dell'insegnante. Il rapporto di insegnamento deve essere intriso di un clima di benessere, in quanto il ragazzo dovrebbe ideare e immaginare una versione ideale dell'insegnante (come per esempio l'idealizzazione della maestra da parte del bambino). Spesso nella relazione con il docente si avvertono anche involontarie differenze di trattamento, al contrario nei confronti del ragazzo occorre porsi in un atteggiamento coerente all'interno di un ruolo equilibrato, esercitando la cosiddetta giustizia distributiva per cui l'insegnante esercita un ruolo universalistico e pubblico (Palmonari; Piaget) per ottenere riscontri positivi caratterizzati da equilibrio nei confronti del ruolo dello studente, che così potrà dimostrare le autentiche qualità, probabilmente in parte già percepite dall'insegnante. Secondo un'ottica funzionalista, Parsons sosteneva il concetto di studentità, vale a dire la studentry in cui l'allievo doveva raggiungere uno status comportamentale con modalità adulte, dimostrandosi responsabile, capace, non dipendente dalle azioni altrui, allo stesso tempo imparando a competere in modo costruttivo, anche mettendosi in gioco sul controllo degli istinti e degli affetti, istanze considerate "lealtà primarie", per approdare a "lealtà nuove" di fiducia e solidarietà. In vista di tali atteggiamenti e comportamenti maturi, lo studente potrà relazionarsi anche con i livelli gerarchici dell'entità scolastica, secondo una differenziazione funzionale, ossia un utilizzo di ruoli e modalità relazionali a seconda delle funzioni e dei ruoli gerarchici rispetto a cui si orienta e si imposta la propria evoluzione cognitiva ed affettiva. Lo studente, soprattutto se maturo, adotta diverse modalità nell'assunzione del ruolo di tipo razionale o irrazionale, personale o impersonale, orientato a sé o alla collettività, universalistico, ossia dedicato all'andamento generale del contesto esosistemico, anche in relazione ai rapporti gerarchici, o particolaristico, ossia orientato verso la riuscita personale, al proprio studio, quello necessario, senza esternazione e divulgazione dei contenuti e dei valori acquisiti. Il rendimento scolastico rappresenta un gradiente di osservazione rispetto al livello di adeguatezza, di inserimento, di disagio dello studente nei confronti dei rapporti con la classe e con il docente. Il rendimento scolastico rappresenta una modalità emancipatoria grazie a cui è possibile conquistare una dimensione universalistica, mediatrice, collaborativa con la gerarchia scolastica, per raggiungere un posizionamento gerarchico.
Reginaldo Palermo - 30-11-2005
Riceviamo e pubblichiamo

Da La Tecnica della Scuola

Mentre prosegue senza sosta la raccolta di firme sotto la proposta di abrogazione della legge Moratti, Enrico Panini (segretario nazionale di Cgil-Flc) affida al nostro giornale le sue valutazione sull'iniziativa del Comitato fiorentino.

Mentre il Comitato per la Scuola della Repubblica continua a raccogliere firme importanti sotto a sostegno della proposta di legge per abrogare le "leggi Moratti" (è di queste ore la notizia che anche il presidente della Regione Emilia-Romagna ha dato la propria adesione), a sinistra si apre la polemica fra "riformatori" (che sostengono la necessità che la legge 53 venga corretta o anche profondamente modificata) e abrogazionisti "puri" (che ritengono che la legge debba cancellata "senza se e senza ma").

La più attesa fra le prese di posizione è certamente quella di Enrico Panini, segretario nazionale di Cgil-Flc che affida proprio alla nostra testata le sue prime dichiarazioni sulla questione.
"Su questo problema - premette Panini - la Cgil è impegnata da diverse settimane: nei Congressi in corso viene messo ai voti un documento votato all'unanimità dal Direttivo nazionale della Cgil che impegna l'organizzazione sulla cancellazione delle leggi Moratti, l'obbligo scolastico a 18 anni, l'autonomia scolastica; l'educazione degli adulti e su altro ancora (un piano specifico per l'infanzia, interventi specifici per università e ricerca, su iniziative specifiche rivolte agli alunni extracomunitari, ...)"

E come procede il dibattito congressuale su questi punti ?
"Il documento sta riscuotendo dovunque voti e punte di consenso altissimo e, da posizione già praticata, diventerà posizione deliberata dal Congresso di un sindacato di cinque milioni di iscritti, il più grande sindacato d'Europa".

Insomma, Panini, lei firmerà la proposta di legge o no ?
"Sugli aspetti connessi ad istruzione ed università, considerata anche la forte articolazione di argomenti e proposte che FLC e Cgil mettono in campo, il mio impegno è per realizzare gli obiettivi indicati nel documento congressuale e quindi non firmerò la proposta del Comitato per la Scuola della Repubblica".

Allora, niente abrogazione, secondo lei...
Fabrizio Dacrema - 30-11-2005
Cambiare la scuola senza partire da nuove riforme ordinamentali complessive. Questo sembra essere un primo punto certo di convergenza tra le numerose componenti dell'Unione riunite attorno al tavolo del programma.
Dopo due legislature di grandi riforme approvate ma non attuate, ora si pensa giustamente di promuovere processi di innovazione che realizzino in modo partecipato e condiviso un cambiamento effettivo.
Insomma dalle riforme senza cambiamenti ai cambiamenti per le riforme, fermo restando alcuni decisivi provvedimenti da prendere nei primi cento giorni per dare il via ai processi di trasformazione e metterli sul binario giusto: innalzamento dell'obbligo a 16 anni, ripristino del tempo pieno e prolungato e dei modelli di organizzazione didattica della scuola elementare (gruppo docente corresponsabile e tempi distesi), abolizione degli anticipi e generalizzazione quantitativa e qualitativa della scuola dell'infanzia, piani di supporto e sviluppo dell'autonomia scolastica, piani espansivi per nidi e formazione degli adulti.

Una strategia, proposta anche dalla CGIL nel suo "Programma per la conoscenza", che risponde a tre esigenze fondamentali:

 realizzare processi di cambiamento basati sulla partecipazione sociale, il protagonismo dei soggetti interessati, il consenso attivo;
 attivare processi graduali che producano cambiamenti effettivi attraverso l'innovazione e la sperimentazione, la verifica, il monitoraggio e gli aggiustamenti in itinere, la diffusione e la generalizzazione delle migliori pratiche;
 dare pieno sviluppo al nuovo assetto costituzionale che configura sull'istruzione e la formazione una pluralità di attori istituzionali (stato, regioni, enti locali, istituzioni scolastiche autonome).
I bambini della seconda E - 29-11-2005
In un giorno di settembre due maghi entrarono in una scuola, strapparono il cuore ad una maestra e lo conservarono in una bottiglia di liquore.
La maestra senza cuore diventò cattiva con i suoi scolari. Li picchiava con una squadra di legno, li metteva in ginocchio dietro la lavagna, li schiaffeggiava anche se non facevano chiasso.
I genitori dei bambini, sdegnati, andarono dai carabinieri e raccontarono al maresciallo quello che succedeva nella classe dei loro figli.
I carabinieri corsero a scuola e, aperta la porta dell'aula, scoprirono che una ragazzina, inginocchiata dietro la lavagna, piangeva mentre l'insegnante la picchiava con la frusta.
Immediatamente acchiapparono la maestra per i polsi, le misero le manette e la trascinarono in carcere.
Rinchiusa nella cella, la donna urlava: "Voglio uscire da qui. Voglio andare a picchiare quei piccoli delinquenti. Li odio quei bambini. Datemi una sega per tagliare queste sbarre!".
Intanto i due maghi avevano scagliato la bottiglia di liquore, in cui era rinchiuso il cuore della maestra, nell'oceano.
Acquietati e compiaciuti, gli stregoni giravano per le strade canticchiando.....
Lorenzo Picunio - 29-11-2005
Ragionare sulla cooperazione didattica in relazione alla "riforma" Moratti, ed alle sue alternative future richiede - a mio parere - una riflessione sul passato.
Quando nacque in Europa e in America il modello dell'istruzione pubblica di massa, nella seconda metà del XIX secolo (e in Italia, con significativo ritardo, qualche decina di anni più tardi) si diede vita ad un'enorme massa di lavoratori pubblici che prima non esisteva. Più o meno nella stessa epoca, una cosa simile accadeva per la sanità, ma con maggiore gradualità. Prima i luoghi che concentravano una grande quantità di lavoratori pubblici erano quelli militari e di polizia.
Con la scuola pubblica, nonostante l'evasione, i numeri degli insegnanti (e degli altri operatori) sono elevatissimi, tali da condizionare un bilancio pubblico. Si rimedia stabilendo che il mestiere dell'insegnante non deve necessariamente essere un mestiere faticoso, grazie alle bocciature e all'evasione, e quindi dev'essere pagato ben poco.
Chi riesce, riesce e - nella lettura italiana, come sempre fantasiosa e tirchia ad un tempo - "il metodo è il maestro" come scrive Gentile, e quindi non serve una preparazione specifica per l'insegnante. Se è donna le basterà una sorta di naturale espansione delle capacità di mamma; se è un uomo soccorrerà l'estro, lo spirito d'artista o, in mancanza di queste non frequenti doti, la necessità di dare da mangiare alla famiglia.
Falsa quindi, a questi livelli, ogni lettura della scuola pubblica come "ascensore sociale". E tutto sommato di basso profilo ogni arricchimento della qualità media del lavoro o della ricerca cagionato da una maggiore istruzione media dei cittadini.
Poi, negli anni '30 e '40 negli Stati Uniti, e intorno agli stessi decenni nel continente europeo, nasce una riflessione, provocata da motivi diversi. Gli americani si chiedono se vale la pena mantenere una struttura così ampia e costosa ma di scarso effetto per gli interessi del capitalismo: ad un capitale moderno non basta certo che gli operai abbiano imparato a leggere e scrivere, tanto più che rimane una quota significativa che viene espulsa dalla scuola o non ci entra proprio, e quindi non arriva nemmeno a quello. In Europa - in particolare in Francia - forse la spinta è più "socialista" ma si arriva agli stessi risultati.
Comitato per la scuola della Repubblica - 29-11-2005
Sono state già raccolte oltre 1000 firme per la sottoscrizione della proposta di legge formulata dal Comitato fiorentino "FERMIAMO LA MORATTI" per l'abrogazione immediata delle leggi Moratti.

Tra gli altri: Alberto Asor Rosa (Camera di ...
Gennaro Capodanno - 28-11-2005
Concorso per Dirigenti scolastici in Campania

La scelta del direttore generale dell'USR della Campania, Bottino, di far slittare di un mese le prove scritte per il corso-concorso per dirigenti scolastici si è rivelata vincente. Difatti con quasi ...
Stefano Cortese - 26-11-2005
«Questa scuola non è adatta per te!» tuona periodicamente il professore allo studente niente affatto diligente. Eccovi servito un esempio lampante dell'esubero all'interno di una struttura, piccola o grande, come la scuola. La condizione dello studente in esubero, o in procinto di essere reso "scarto", condivide la sorte del sacchetto di spazzatura, dell'operaio licenziato, del drogato e della puttana, del clandestino e del carcerato; la sorte, insomma, di colui che non ha uno spazio nella sua struttura di riferimento. Non fraintendetemi, sarebbe quanto mai ingenuo e forse anche ingiusto pensare che uno studente "esuberato" patisca gli stessi mali di tutte le altre categorie citate, ma è evidente che la modalità di cui fanno uso le diverse strutture è identica. E quindi, così come la fabbrica si arroga il diritto di licenziare il lavoratore, così come lo Stato mantiene un monopolio incontestato di sovranità fittizia che gli permette di decidere la sorte del clandestino e del carcerato, così si comporta anche la scuola, il consiglio di classe, il professore, decidendo della promozione e della bocciatura, dei debiti e dei crediti dello studente potenzialmente in esubero. Ma il ruolo della scuola non è solo questo.
Redazione Scintilla - 26-11-2005
Chissà quante mattine, senza che nessuno lo sappia o se lo immagini, nel cortile o nel corridoio di una scuola qualunque una ragazza avrà pianto, un ragazzo avrà soffocato una rabbia sullo stomaco, per uno dei tanti soprusi che la scuola ama infliggere ai suoi studenti mascherandosi dietro la sua falsa coscienza di educatrice.
Anche chi vive all'interno, nelle aule o nei bagni dove spesso ci si rifugia per avere un minuto di respiro e di tregua dall'occhio invisibile della scuola che vede e classifica tutto, magari farà finta di niente, passerà oltre pensando a come salvarsi il culo e tornare a casa anche quel giorno senza troppe coltellate che poi alla fine dell'anno è difficile rimarginare. Così il pianto o la rabbia repressa per darsi un tono di normalità e robustezza di fronte a insegnanti e compagni, anche se non si notano restano, pesanti, sono uno di quei tanti «bocconi amari» che la scuola costringe ad ingoiare, e che costituiscono l'unica lezione che non si dimentica mai e che tutti imparano, la lezione che ti toglie giorno per giorno il sorriso e la speranza e ti insegna a portare a scuola e nella vita con gli altri il grigiore, la diffidenza e la bile.
Lucio Garofalo - 26-11-2005
La dottrina strategico-politica di Bush potrebbe riassumersi, almeno per quel che riguarda la sua versione ufficiale, nel seguente schema di ragionamento: esportare ed imporre, con la violenza delle armi, la cosiddetta "democrazia" - ossia il modello U.S.A. di democrazia - in tutto il pianeta, soprattutto laddove è più conveniente, come nell'area del Golfo Persico, tra i Paesi più ricchi di petrolio e di altre preziose materie prime che scarseggiano sempre più e dunque costano sempre più.
Non dobbiamo dimenticare che il Golfo Persico, esattamente la Mesopotamia - l'attuale Iraq - fu, in tempi remoti, la culla delle prime, più evolute civiltà umane come i Sumeri, i Babilonesi, poi assoggettati dagli Assiri, ecc.
La rozza dottrina della White House di Washington, espressa da alcune avanguardie ideologiche neoconservatrici, pretende di imporre la "civiltà moderna" (retta su un assetto imperiale dell'economia capitalistica in fase di espansione su scala planetaria, un assetto guidato dai vertici dell'establishment militare-industriale nordamericano) a popoli che conoscono la civiltà più autentica dall'epoca più antica della storia del genere umano.
Secondo la teoria dell'amministrazione yankee, in Medio Oriente non può esserci "pace" o "stabilità", senza un cambio di regime in Iraq, in Iran, in Siria, che sono tre micro-potenze regionali, i cui governanti, sgraditi all'Occidente perché avversi alla "democrazia occidentale", impedirebbero un'equa soluzione del conflitto arabo-israeliano, precisamente della questione palestinese, che rappresenta il nodo centrale di tutte le vertenze e le controversie mediorientali - ciò è l'unico elemento di verità contenuto nella tesi nordamericana! Da tali premesse teorico-politiche, formulate dall'amministrazione Bush, si deduce che nel prossimo futuro, la presunta "democrazia" made in U.S.A. dovrebbe essere imposta, ovviamente con la forza bellica, ossia con un violento rovesciamento dei regimi in carica, in Iran e in Siria...e poi? L'esportazione della "democrazia" sarà dunque imposta dappertutto, esattamente laddove converrà agli interessi imperiali ed espansionistici dell'economia del dollaro, inaugurando un lungo ciclo di guerre di rapina, o meglio un ciclo di "globocolonizzazione" del pianeta da parte dello strapotere che fa capo al regime yankee, protettore dell'economia di Wall Street, delle multinazionali, del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e via discorrendo.
Ma vediamo in breve come funziona il sistema, tanto decantato, della "democrazia" degli Stati Uniti d'America.
Antonio Monarca - 26-11-2005
Si, non è un'eresia e ne spiego i motivi.
Capisco la chiesa cattolica che ispirandosi a valori e sentimenti cristiani, attraverso i suoi cardinali ( vedi esternazioni del cardinale Ruini ), sostenuta anche da una frangia politica ultra ...
Giuseppe Aragno - 26-11-2005
Mi capita tra le mani per caso - cerco altro - ma mi fermo pensoso. Come tante volte accade mentre sei lì a cercare tra documenti d'archivio rosicchiati dal tempo, l'attenzione cade su un particolare, una data, la curiosità d'un fatto. Basta poco e non ricordi più cosa cercavi.
Mi colpisce la data: 26 novembre. Oggi, mi dico, è ventisei novembre. E mi fa un certo effetto: un oggi di ottanta anni fa. Mi colpisce la legge cui il documento fa riferimento: la n. 2069, la prima di quelle fascistissime. Racconta il vecchio foglio ingiallito che ho davanti e mi rammenta - nel suo faticoso linguaggio burocratico - che Mussolini e il suo entourage non se l'erano inventata dal nulla quella legge liberticida che predisponeva la schedatura delle associazioni politiche e sindacali operanti nel regno e obbligava associazioni, istituti, enti, a consegnare alla pubblica sicurezza gli atti costitutivi, gli statuti, i regolamenti interni, gli elenchi dei soci e dei dirigenti. Te ne stavi zitto? Modificavi i dati? Pagavi con l'immediato scioglimento e pene detentive tutte da definire. Quando venne il momento, ci volle poco a mettere in manette tutta l'opposizione.
Laura Tussi - 26-11-2005
La dimensione del gruppo, che sostituisce la nicchia protettiva familiare, le relazioni orizzontali con i coetanei, la funzione degli amici, sono sempre stati ovviamente le esperienze cruciali dell'adolescenza, sempre caratterizzata per la grande scoperta della dimensione etica dell'amore e dell'amicizia, per ricostruire e rinsaldare vincoli, società parallele al mondo degli adulti, per cui risulta evidente che la vita di gruppo è uno strumento al servizio del percorso evolutivo, un ambito in cui vengono elaborati valori, norme, mode ed ha funzioni consolatorie e liberatorie: la dimensione del gruppo è uno strumento straordinario per la realizzazione del sé. Però è vero che sussiste una qualità di dipendenza dalle relazioni con i coetanei per certi versi preoccupante. I ragazzi sono abituati a chiedere al gruppo di risolvere problemi cruciali che li attanagliano: la noia e la tristezza. E chiedono alla dimensione gruppale di essere interlocutore privilegiato di tale richiesta, di dimostrarsi divertente e consolatoria, inventando soluzioni all'intimo disagio.
Vittorio Delmoro - 26-11-2005
Non spetterebbe a me, umile maestro di scuola elementare, mettere mano alla tastiera per rispondere all'esimio Scalfari, oppure al dirigente D'Avolio che ci ripropongono l'ennesima rilettura della riforma Moratti in senso continuista . Spetterebbe invece a menti più attrezzate (e ascoltate), nel momento in cui si sta elaborando il programma di governo del prossimo centrosinistra, ma temo che queste siano più attente ad altre faccende (le compatibilità, gli accordi, i vincoli europei, ...).

All'estemporanea uscita di Scalfari, che nell'editoriale di domenica scorsa definisce la riforma Moratti una rispolverata della riforma Berlinguer accentuandone il peggio e attenuandone il meglio , arriva a sostegno l'articolo di Pasquale D'Avolio Andare avanti, Moratti o non Moratti!

Se la dichiarazione di Scalfari si può annoverare fra le semplificazioni giornalistiche, dovute più che altro ad incompetenza e alla necessità di sostenere comunque una tesi, quelle di D'Avolio sono certo più precise e circostanziate e sono riconducibili grosso modo a questo : consideriamo la Moratti solo una parentesi, una specie di battuta d'arresto, dovuta più ai fatti che alla volontà; riprendiamo invece la gloriosa marcia iniziata dal centrosinistra con la riforma dell'Autonomia e la riforma Berlinguer.

Quella era la strada giusta, su quella strada si poteva già incontrare il porfolio morattiano, le opzionalità offerte alle famiglie, il taglio dei curricoli, una certa personalizzazione, e persino i percorsi separati.

La Moratti sarà forse stata eccessiva (pensiero unico), avrà preso tutto questo con troppo fervore (familismo), ma è sotto gli occhi di tutti come non abbia fatto (neppure lei) troppa strada : da un lato i poteri forti (l'Amministrazione di viale Trastevere e la Confindustria di viale dell'Astronomia), dall'altro i contestatori, cui non va mai bene niente; sta di fatto che siamo sempre al punto di partenza.
Marco Peddis - 26-11-2005
Abbiamo capito bene!

Con l'articolo 25 del Decreto legislativo 17 ottobre 2005 Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione ai sensi della legge 28 ...
Federico Repetto - 25-11-2005
La lotta contro il TAV in Val Susa

Alla grande assemblea popolare tenuta a Bussoleno il 2 novembre per il lancio dello sciopero di tutta la Val Susa contro il TAV, il sindacalista Airaudo della FIOM ha detto che bisogna lottare contro lo sviluppo propugnato dai sostenitori del TAV e a favore del vero progresso.
Si trattava implicitamente una citazione di Pasolini, che appunto contrappose lo sviluppo, come produzione del superfluo, al progresso, come produzione del necessario. Può sembrare la tradizionale contrapposizione di un modello economico finalizzato all'accumulazione del capitale ad un modo di sviluppo alternativo, socialista. Ma per lui non era solo, e forse nemmeno essenzialmente, una diversità di sistema economico, bensì una differenza morale, culturale e di visione del mondo. Lo sviluppo attacca le culture tradizionali, rompe le antiche e le nuove solidarietà, crea bisogni nuovi, in una spirale senza fine, essendo il frutto di un'egemonia culturale delle élite che propugnano l'individualismo illimitato, competitivo, acquisitivo. Che cosa fosse il vero progresso per Pasolini è più difficile dirlo (come far quadrare la conservazione di tradizioni, culture e solidarietà, la formazione di nuove forme di socialità e d'espressione e la produzione industriale del necessario per tutti?)
Non credo che nemmeno Airaudo e i suoi ascoltatori potrebbero dire con precisione che cos'è il progresso.

Ma, se non progressista, il movimento Notav della Val Susa è senz'altro democratico, liberale, solidale. Democratico perché la partecipazione è ampia e aperta, liberale perché le libertà degli individui e dei gruppi sono rispettate e difese con decisione, solidale perché non è stato possibile dividerlo con offerte sottobanco a questo o a quel comune. Uno spettacolo di democrazia sono stati anche gli interventi al palco nella grande manifestazione del 16 novembre: hanno parlato, ciascuno per pochi minuti, almeno una dozzina di oratori, in rappresentanza di tutte le componenti associative, organizzative, istituzionali (gli unici due deputati presenti hanno parlato per ultimi, con lo stesso tempo degli altri).
Se le persone normali non hanno la pretesa di avere la ricetta del progresso, altri ce l'hanno. In quasi tutti i messaggi mediali a favore del tav è stato ripetuto che esso rappresenta non solo un fattore di sviluppo dell'economia, dei flussi mercantili e dell'occupazione, ma anche un fattore di vero progresso, quello che coniuga crescita quantitativa e miglioramento della qualità della vita. Lunardi, che di frasi famose ne ha dette diverse (per esempio: "con la mafia dobbiamo conviverci", "i contestatori del tav sono poche centinaia di sfaccendati"), ci dice che il tav permetterà di trasferire grandi quantità di merci dal trasporto su gomma a quello su rotaia. È un ecoprogressista.
Mercedes Bresso, che ecoprogressista è sempre stata, ha anche messo in luce la capacità di questa grande opera di creare, in prospettiva, un grande flusso di merci dove oggi non c'è ancora.
Molto avanzato è anche il professor Deaglio che, su La Stampa, tra l'altro, ha esaltato il treno ad alta capacità, perché aumenterà la velocità dei nostri trasporti commerciali.
Questo argomento ha efficacemente esplicitato ciò che era implicito nei ragionamenti di vari pubblicisti e politici.
Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici - 25-11-2005
PERSONALE INIDONEO PER MOTIVI DI SALUTE: TANTE RAGIONI IN PIÙ PER SCIOPERARE IL 25 NOVEMBRE ( ... )

È uno sciopero importante che riguarda indistintamente tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, ma che per il personale inidoneo per motivi di ...
Gemma Gentile - 24-11-2005
Si è fatta chiarezza? Non mi pare. Andrea Ranieri inizia la nota di chiarimento (pag.2-3 del bollettino n.55 del Dip. Sapere Formazione Cultura dei DS) con un'accusa totalmente gratuita verso coloro che chiedono l'abrogazione della "deforma" (usando ...
Elena Miglietta - 24-11-2005
Bene siamo pronti, abbiamo già comunicato in direzione che aderiamo allo sciopero di un giorno, la scuola si è organizzata per avvisare i genitori, potremmo anche non farlo ma alle elementari ci sembra un po' troppo far arrivare i genitori coi bambini e poi doverseli riportare a casa.
Meno male che finalmente partecipiamo anche noi allo sciopero generale; gli anni scorsi abbiamo dovuto penare parecchio per ottenere uno sciopero generale della scuola, ma alla fine ci siamo riusciti e siamo andati a Roma a manifestare. Tutto è pronto, le adesioni ci sono e sono tante e meno male che scioperiamo l'intera giornata perché a quelli di un'ora non aderisce nessuno e poi lo sciopero generale ci fa sentire tutti uniti nella protesta rispetto a un governo che non ci rispetta affatto.
Stamattina ho sentito che lo sciopero dell'intera giornata invece è stato trasformato di nuovo nello sciopero di un'ora: panico tra i colleghi, "Hai sentito? Ma ci prendono in giro?" "Io lo sciopero di un'ora non lo faccio!"
Era tutto vero, anche il mio sindacato, la Cisl, insieme agli altri due ha deciso che non si fa perché non so chi ha detto che per noi va tutto bene, non l'ha messo per iscritto ma fa niente questo governo è fatto da ministri di cui ci si può fidare ciecamente.
Poi sono andata a leggermi le motivazioni dello sciopero, quello vero di 4 ore e ho letto: contro la finanziaria, contro i tagli agli enti locali, alle risorse per le infrastrutture, alla riduzione di circa 100000 posti dei precari, per l'incremento del reddito pensionistico, del carico fiscale sulle buste paga, ecc. e mi sono detta:"Perché io no?"
I tagli agli enti locali coinvolgono anche me perché mi mancheranno i servizi, delle infrastrutture godo anch'io come tutti gli altri cittadini, il reddito pensionistico tra qualche anno sarà il mio reddito, la riduzione dei precari produce un numero enorme di disoccupati tra cui ci saranno anche le mie figlie, il carico fiscale in busta paga lo conosco bene...e visto che una delle motivazioni è contro la manovra Tremonti che impoverisce le scuole, mi chiedo se è forse decaduta, forse Tremonti vi ha detto in un orecchio che ci darà un sacco di soldi e visto che è una persona affidabile ci credete?
E poi in Piazza del Duomo ci sarà il mio rappresentante sindacale che parlerà a tutti e allora mi vado a leggere il sito del mio sindacato e siccome non si capisce niente come al solito, vado su quello della CGiL e trovo tutto quello che cerco.
E' proprio vero, non si sciopera e anch'io mi rifiuto di fare uno sciopero inutile di un'ora; però sul sito della Cisl trovo un'intervista di Pezzotta all'Avvenire dove lui parla di momento difficile per l'economia, di un sindacato che condensa il malessere sociale, della difficoltà per le famiglie ad arrivare a fine mese o del dramma degli anziani non autosufficienti, della precarietà del lavoro e "accidenti!" io mi ritrovo in tutte queste categorie, personalmente o attraverso i miei familiari.
Quindi lo sciopero è per me, allora perché io non lo posso fare?
Andando avanti leggo anche: " La Biagi non provoca la precarietà del lavoro. Lascia alcuni spazi in cui può crescere la precarietà. E allora va corretta....Questo è un metodo riformista che va applicato sempre: vale per la scuola e l'università. Il bipolarismo deve procedere per accumulo e correzioni, non per cancellazioni e distruzioni successive."
Ho letto bene? Le riforme vanno corrette? Anche quella della scuola?
Eh no, mio caro signor Pezzotta, le sembra forse che il governo in carica si stia facendo scrupoli nell'approvare leggi che non stanno né in cielo né in terra?
Questo governo agonizzante sta dando dei colpi di coda mortali per il nostro futuro e lei pensa che col nuovo governo dovremo tenerci tutto facendo delle piccole correzioni? Mi pare che stiamo su due mondi diversi, anche perché il malcontento è talmente generalizzato che ci si aspetta dalla sinistra molto più che delle semplici correzioni per tirare avanti, ci si aspetta quello che Berlusconi non ha voluto fare e cioè delle buone leggi che vadano bene per la destra e per la sinistra perché sono fatte per noi.
Perché dichiara che "la devolution è uno stravolgimento della Costituzione e dell'assetto sociale del Paese e al referendum darà indicazioni per l'abrogazione?"
Sono d'accordo, ma perché allora non si mostra così deciso anche per le altre leggi inique che ci stanno portando alla deriva?
Oggi mi sono guardata intorno e ho visto una cittadinanza scolastica molto attiva e molto arrabbiata che si sta organizzando per chiedere ai sindacati di recedere da questa soluzione assurda che soluzione non è, ma un semplice compromesso per salvare capra e cavoli.
Visto che non mi sento né l'una né gli altri voglio associarmi con gli iscritti della CGiL che hanno firmato un appello che vi incollo qui sotto e che spero sarà sottoscritto anche dagli iscritti Cisl e che mi permetterà di "aderire in massa alla giornata di lotta e a partecipare alle manifestazioni" come avete scritto sul volantino unitario.
Però sarò sotto lo striscione di Retescuole, perché ho qualche dubbio che la Cisl mi rappresenti ancora, spero naturalmente di sbagliarmi.
Francesco Mele - 24-11-2005
32 lavoratori del Meucci di Carpi hanno firmato il seguente appello ai sindacati che hanno ridotto o ritirato o mai proclamato l'adesione della scuola statale allo sciopero generale del 25 novembre. L'appello, corredato delle firme, è stato inoltrato ...
Anna Pizzuti - 23-11-2005
"Quando furono alle frontiere degli Orecchioni: - Vedete voi, disse Cacambo a Candido, che quell'emisfero non è miglior dell'altro: credete a me, ritorniamocene in Europa per la più corta. - Come ritornarci? disse Candido, e dove andare? Se vado nel mio paese, i Bulgari e gli Abari ci scannano; se ritorno in Portogallo, son bruciato; se restiamo in questo paese, corriamo rischio ogni momento di esser messi sullo spiedo; e poi come risolversi ad abbandonare la parte del mondo ove abita la bella Cunegonda?"
Enrico Panini - 23-11-2005
Riceviamo e pubblichiamo - Red

Oggetto: comparto scuola e sciopero del giorno 25 novembre 2005.

Carissime compagne e cari compagni,
in questi giorni stiamo attraversando un momento difficile e ne sono pienamente consapevole.
Infatti, la ...
Giovanni Cocchi - 22-11-2005
A tutti i sindacati della scuola e ai collegi docenti

Ci aspettiamo che da voi venga urgentemente manifestata una presa di posizione ufficiale rivolta a Miur, Dirigenti e Collegi dei docenti che dai prossimi giorni, a seguito della circolare ...
Arturo Ghinelli - 22-11-2005
Scrivo questo pezzo nella Giornata Internazionale dei Diritti dei bambini, anche questa è passata. Anche per quest'anno siamo a posto, ognuno a modo suo.
Il Presidente della Repubblica ha inviato il suo messaggio. Il papa ha preferito parlare dei ...
Francesco Mele - 22-11-2005
Venerdì scorso si sono tenute nella mia città le assemblee FLC CGIL in preparazione dei congressi provi-regi-nazionale che si terranno a breve.

Ovvio che innnanzitutto si è parlato dello sciopero del 25 e la nostra segretaria provinciale ci ha ...
Bruno Moretto - 22-11-2005
A tutto il personale della scuola.

Scioperiamo tutta la giornata il 25 novembre !
Troviamoci tutti alle ore 9,30 in P.zza XX settembre sotto lo striscione del Coordinamento scuole superiori.

Il Coordinamento insegnanti scuole superiori di ...
Mirco Pieralisi - 21-11-2005
Sciopero generale. Noi invece dovremmo dormire un'ora in più? Saremo in piazza il 25 novembre!

Non ho bisogno di ricordare cosa taglia il governo con la finanziaria. Lo dicono già i sindacati confederali nei loro manifesti per lo sciopero. Non ...
Laura Tussi - 21-11-2005
Un rimprovero che la cultura degli adulti muove in modo spesso implacabile nei confronti degli attuali adolescenti, consta nel fatto di essere sostanzialmente "silenziosi" socialmente, come se disobbedissero a quello che è in qualche modo un mandato ambiguamente affidato dagli adulti ai ragazzi, vale a dire irrompere sulla scena sociale apportando la novità, la protesta, il cambiamento, un grande progetto utopico generazionale, comprensibile, di massa, che si esprime in slogans, in comportamenti, in scelte, in travestimenti ecc...Da questo punto di vista l'attuale generazione di adolescenti è assolutamente "silenziosa" e la dimensione della "cosa pubblica", l'aspetto politico-sociale, sembra essere lontano effettivamente dai loro autentici interessi ed impegnarli molto poco. Comunque la proposta è molto differenziata: l'arcipelago delle culture giovanili produce progetti che non hanno l'aspetto unificante del grande disegno utopico degli anni '60 e '70. Allora da questo punto di vista gli adolescenti risultano remissivi, taciti, quieti. E' vero però che la cultura degli adulti ha bisogno di allestire dei dispositivi di ascolto in grado di decodificare altri messaggi che i giovani inviano costantemente e che non sono relativi alla politica, alla storia, all'"agorà", ma che concernono la relazione, il gruppo di pari, l'amicizia, il nuovo contratto tra maschio e femmina nel nuovo galateo amoroso, nelle nuove relazioni familiari, in cui i ragazzi di questa generazione stanno lavorando, progettando, inviando messaggi. Su tali argomenti non risultano silenti.
Tutti rimangono in fondo colpiti dalla nuova interpretazione dell'adolescenza, la relazione di appartenenza all'ambito familiare, il nuovo rapporto con gli adulti ed anche col sapere, con la conoscenza, con l'idea di crescita, con i valori, con la legge e le norme. Quindi le novità sono presenti, ma non comportano quell'aspetto "rumoroso", caotico ed in fondo comprensibile del grande progetto ideologico ed utopico. E' come se avessero cessato di proporre il cambiamento sociale, però propongono la trasformazione relazionale, nel mondo degli affetti, piuttosto che nell'ambito della politica.
Giuseppe Aragno - 19-11-2005
Andrea Ranieri si è occupato di sviluppo e organizzazione per la Bocconi di Milano; si è interessato di impresa plurale e imprenditori, di nuovo welfare, di organizzazione del lavoro e oggi è responsabile del Dipartimento Scuola, Università e Ricerca dei Democratici di sinistra. Non è cosa da poco: in tre parole ci sono tre pianeti. E' vero, ruotano tutti attorno ad una sola stella - la Politica con la pi maiuscola - ma occorre un telescopio per poterli osservare: sono molto più lontani tra loro di quello che comunemente si creda. E lontanissimi oggi dalla stella che dovrebbe dar loro la luce ed il calore.
Responsabile di questo sistema solare, Ranieri, mi par di capire, lo è soprattutto perché ha alle spalle una intensa esperienza sindacale nella Cgil, vissuta sulla linea del fuoco, tra lo scontro e, talvolta, l'incontro con la controparte: il compromesso è arte, è mestiere, e ciò che conta è l'altezza del profilo. E' stato, per provare ad esser chiari, Vice Presidente e poi di Presidente dell'Organismo Bilaterale Nazionale Confindustria-Sindacati, deputato alla rilevazione dei fabbisogni formativi delle imprese. Insomma, sindacalista degli anni cruciali della concertazione, prestato o passato alla politica. Uno dei tanti, mi viene da pensare. Tanto numerosi che, se provo ad elencare anche solo a memoria uno dietro l'altro quelli che hanno seguito lo stesso percorso, corro il rischio che questo intervento si riduca ad un elenco.
Non discuto. Il governo delle Galassie, in quella stella con la pi minuscola che è oggi la politica nell'Olimpo di centro sinistra, passa ormai per questi titoli ed occorre crederci: è, si direbbe, una delle tappe significative del "cursus honorum" e, quindi, titolo da valutare con rispetto, sebbene sia piuttosto inflazionato. Dalle Circoscrizioni ai consigli comunali e, andando su, ai consigli provinciali, a quelli regionali, alle Camere del Parlamento nazionale e, giunti finalmente in cima, all'Europarlamento, sono legioni e un'equipe di studiosi che ne avesse voglia ne caverebbe uno studio di estremo interesse storico, sociologico e antropologico. Politico, intendo, e non politologico: con l'occhio attento ai confini, agli scontri e agli incontri.
Pressato da "lettere di compagni ed amici" i quali - va a capire perché, si sarà domandato - gli chiedono, cito testualmente, un "pronunciamento chiaro sul fatto, che ritengono nodale, se la legge Moratti vada abrogata o meno", il responsabile del sistema solare si è pronunciato - o, se volete, pronunciamentato; come comanda l'inviolabile legge che governa ascensori e gradini sui quali si inerpicano coloro che fanno - o intendono fare - carriera sindacale e politica, ha prontamente risposto e, altrettanto prontamente, ha evitato di dare una chiarificatrice risposta monosillabica. E si capisce. Un sì e un no, appartengono al suburbio degli elettori. Gli eletti - per dirla con una parola che indica sempre più nature celesti e governatori delle stelle, e sempre meno delegati "votati" - sanno perfettamente che è molto meno rischioso dare l'idea di una estrema complessità e articolazione di pensiero, anche a costo di apparire confusi, piuttosto che rischiare l'impegno vincolante di quei micidiali boomerang che sono i sì o i no. Meglio lasciarli ai dilettanti della politica i monosillabi contrattuali: chi si avventura poi ha da farci i conti. Sì e no, lo dica Berlusconi e si cucini poi nel brodo suo come un polipo malaccorto.
"A me - scrive Ranieri per chiarire - sembra di essere stato chiaro" - ed un dubbio così lo insinua: che a non capire, o magari a capire anche troppo, sia l'interlocutore che recita la parte del manzoniano "scempiato Gervasio". Democratico di sinistra, però, com'è rinato dopo il lifting che ha cancellato rughe da Pci - ha scelto di essere ancora più chiaro perché, scrive giustamente, se nonostante la precedente chiarezza "sussistono margini di ambiguità è bene chiarirli nella maniera più schematica possibile".
Benedetto il Signore che governa i numi governatori della Galassia Scuola, Università e Ricerca - esclamo tutto lieto - stavolta avremo la chiarezza monosillabica di un assenso o di un diniego! Un sì o un no, voglio dire, e non se ne parla più.
Di quattro punti consta il "chiarimento" e mi sorge subito il dubbio che un chiarimento chiaro non lo avremo. Né compagni, né amici, né avversari e nemici. Ma mi vergogno: questo è preconcetto. Smettila di pensare agli azzeccagarbugli! Si può farla lunga per desiderio di chiarezza. Non vedi che anche tu la stai facendo lunga?
Leggo.
Alba Sasso - 19-11-2005
Un comprensibile clamore ha accompagnato la pubblicazione dei dati elaborati dall'Unla, secondo cui sei milioni di italiani, pari a circa il 12% della popolazione, sono totalmente analfabeti o non hanno nessun titolo di studio, e il problema ...
Isa - 19-11-2005
E' bastato che Baccini dicesse "OK gli aumenti arriveranno in busta paga forse a gennaio che tutta la mobilitazione di Cgil, Cisl, Uil, Gilda, si è dissolta al sole...massì, diciamocelo, quello che contava nello sciopero del 25 non era mica la ...
Gianni Mereghetti - 19-11-2005
Carissimi amici di FUORIREGISTRO, vi invio il testo dell'appello dal titolo "se ci fosse un'educazione del popolo tutti starebbero meglio". Vi chiedo di pubblicarlo sul sito, perché indica un'urgenza, quella dell'educazione, che penso tutti ...
Gianni Gandola, Federico Niccoli - 18-11-2005
Abbiamo delineato in un articolo precedente luci ed ombre della bozza di legge di iniziativa popolare per una "buona scuola" per la Repubblica avanzata da Retescuole. Più le ombre che le luci, volendo deliberatamente essere il nostro contributo un'analisi critica del testo. Ci riservavamo di entrare più dettagliatamente nel merito di alcuni aspetti che ci lasciavano alquanto perplessi. Uno di questi è la questione degli organici. Questione non di poco conto se si pensa che una delle principali critiche che vennero mosse nel 1990 alla legge 148, istitutiva dei moduli e del tempo pieno nella scuola elementare, riguardava proprio questo punto. Si disse infatti che quella legge era stata fatta, dietro le pressioni sindacali, sostanzialmente per aumentare i posti di lavoro nella scuola.
In realtà, se questo era indubbiamente un effetto della 148, il suo cuore pulsante era costituito da un'idea di scuola coerente e lineare, fondata sul "gruppo docente", ritenuto lo strumento organizzativo più idoneo per attuare i Programmi del 1985, stabilendo con ciò uno stretto legame tra "contenitore" e "contenuto" sul piano pedagogico e didattico.
Occorre dire peraltro che in quella fase un'espansione degli organici era possibile (ed infatti lo è stata). La situazione oggi è ben diversa, ed è questo che rende la bozza di proposta di legge di Retescuole - in tema di organici - del tutto irrealistica e insostenibile.
Vincenzo Andraous - 18-11-2005
La Casa del Giovane di Pavia è una comunità terapeutica e di servizio, nelle sue strutture vi sono affidati tanti ragazzi, perché tolti a contesti familiari disastrati a tal punto da annientare uno spicchio di futuro tutto dentro un presente ...
Gilda degli insegnanti - 17-11-2005
CIRCOLARE N. 84 DEL 10 NOVEMBRE SUL PORTFOLIO:
Il ritorno dei burosauri!

Con la circolare numero 84 del 10 novembre con cui si dettano disposizioni alle scuole sul PORTFOLIO, il MIUR tenta di scaricare sui docenti gli ...
Angelo Arrabito - 16-11-2005
E' incredibile come sia esplosa nuovamente l'aggressività e la tracotanza mediatica "dell'allegra brigata" che da ormai quattro anni e mezzo ha mano libera sulla cosiddetta "azienda Italia"!
La cosa straordinaria e quanto mai bislacca è che costoro sembrano quasi estranei allo sfacelo materiale e civile che inequivocabilmente ha ormai investito gli italiani ricorrendo all'immagine fatua, peraltro in maniera ridicola e pietosa, come ormai è notorio a tutti, anche ai qualunquisti e agli ingenui, di un fantasma comunista origine misteriosa di tutti i mali.
Eppure il "sogno" del cavaliere, quello di cui con gran trasporto egli stesso parlava nei patinati spot televisivi, mi pare che si sia tutto quanto avverato!
Il programma presentato agli elettori nel 2001 è stato onorato alla perfezione e finalmente questa burocrazia pesante, ridondante, degna espressione di un vecchio, lento, parruccoso stato permeato di "spirito comunista" è stata smantellata. E' forse una colpa se il cavaliere e tutti i suoi alleati si riferivano, allora come adesso, a quella legalità che proprio lega le mani a quegli imprenditori che, magari solo per garantire posti di lavoro e solo per mantenere in attività la baracca, intendiamoci, "dovevano necessariamente" ricorrere a falsificare i bilanci? E' forse sbagliata la fulgida idea che per rendere più dinamico e "snello" il mercato del lavoro si possa dare origine ad una moltitudine di contratti di lavoro sottopagati e con licenziamento incorporato? E' meglio lavorare un pò,sia pure senza diritti e spogliati di ogni dignità di persona che non lavorare per niente!
E che dire,poi,della grande trovata di abbreviare i tempi di prescrizione dei processi in attesa di essere celebrati? E' anche questa una misura coerente con lo spirito che anima l'azione di governo e cioè sempre quello di "alleggerire" in questo caso la giustizia o...la pena!
Gennaro Capodanno - 15-11-2005
Riceviamo e pubblichaimo - Red

L'istituto al centro di un atto ispettivo parlamentare

Cosa sta accadendo all'IRRE Campania, l'istituto regionale per la ricerca educativa, paralizzato da tempo, senza che possa svolgere le sue importanti funzioni ...
Forum insegnanti - 14-11-2005
Premessa

Le linee programmatiche per la scuola, proposte da Fiorella Farinelli , per la Margherita ci hanno delusi ed indignati, ma non sorpresi.
E' da alcuni mesi, infatti, che esponenti di questo partito continuano a rilasciare dichiarazioni di tipo "conservativo" nei confronti delle leggi volute da questo governo e che stanno distruggendo la scuola pubblica in Italia. Non tutti, per la verità, e non da sempre.
E' ancora vivo il ricordo, ad esempio, di quando la Margherita appose la sua firma al manifesto scritto per la grande manifestazione nazionale del 15 maggio 2004, dal titolo "Fermare la Moratti è possibile" e che aveva come primo punto la frase "Per l'abrogazione della "riforma" Moratti".
E' di poco tempo fa la dichiarazione di tendenza abrogazionista della sen. Albertina Soliani a Radio Popolare.
Tra coloro che hanno avanzato in più sedi l'ipotesi di modificare le leggi Moratti, oltre a Rutelli, Bonelli e Silvia Costa, fa spicco anche l'autrice del testo esaminato.

Ci chiediamo che cosa possa essere cambiato, da un anno e mezzo a questa parte, da giustificare un così vistoso cambiamento di linea politica da parte di tanti esponenti della Margherita.
Eppure, dal maggio dello scorso anno l'opposizione alla Moratti è proseguita con forza, con ulteriori grandi manifestazioni nazionali (es. Forum nazionale dell'educazione di Firenze di novembre 2004, a cui partecipò ancora la sen. Soliani e quello analogo del 15 maggio 2005 a Roma) e iniziative varie locali, che si sono estese alle Superiori e all'Università, colpite anche loro dallo "tsunami", messo in moto dal ministro, inarrestabile e sordo ad ogni ragione di protesta o lamento.
Negli ultimi mesi ci sono stati scioperi, clamorose manifestazioni del mondo accademico, occupazioni di scuole ed Atenei per reclamare l'abrogazione.
La Margherita sembra colpita dalla stessa sordità e dalla stessa cecità del nostro ministro dell'Istruzione.
Ritiene forse che il mondo della Scuola e dell'Università non abbia buoni motivi per respingere "in toto" la famigerata "riforma"? Crede forse che sia popolato da una massa di incompetenti, magari dai soliti lavoratori statali indolenti e non amanti del progresso?
Eppure si tratta di un partito che tende a collocarsi verso il centro e, al contempo, complessivamente appare dotato di sviluppate radici democratiche ed è, almeno per una sua parte, caratterizzato da una grande sensibilità ai doveri di tutela sociale da parte dello Stato e al tema del valore di una buona educazione e di una buona scuola, in grado di formare tutti gli alunni, anche i più deboli.
Purtroppo siamo costretti a ricrederci su tale giudizio, pur considerando alcune eccezioni, costituite da quegli esponenti che non hanno perso la loro coerenza. Come giudicare, infatti, la circostanza che nella Margherita, come già detto sopra, si vadano affermando posizioni che valutano parzialmente positiva la "riforma", ritenuta da "rottamare" da coloro che la vivono sulla loro pelle e ne conoscono a fondo i gravi guasti?
Temiamo che i valori, di cui sopra, siano diventati residuali in tale partito.

E' ancora da evidenziare che tale sortita della Margherita è pressoché isolata tra i partiti dell'Unione, in quanto DS, Rifondazione, Verdi, PdCI e Italia dei Valori si sono tutti pronunciati a favore dell'abrogazione della legge, al di là di qualche dubbio isolato, degli ultimi giorni, testimoniato da alcune affermazioni di Andrea Ranieri.
Ci chiediamo come possa giovare all'Unione spaccarsi su temi tanto delicati, a pochi mesi dalla scadenza elettorale. Né capiamo quale vantaggio possa ricavare la Margherita dall'adozione di una simile linea, visto che questa le potrà pure fare guadagnare qualche voto conservatore, ma sicuramente le porterà via quelli, ben più numerosi, dei tanti insegnanti che finora hanno votato tale partito. Troppi nell'Unione non capiscono che oggi l'elettorato premia la nettezza delle posizioni.
Laura Tussi - 14-11-2005
La prima citazione è da "Ex catedra" di Domenico Starnone, in cui si legge all'inizio "nessun insegnante ama davvero, senza riserve, i primi della classe".
Il ritratto del primo della classe non risulta impositivo, ma rappresenta tutto ciò che non ha l'ultimo della classe. Esiste un testo di Dino Provenzali intitolato "Manuale del professore perfetto" edito nel 1921, in cui si ritrovano in maniera allarmante molti dei problemi aperti attualmente nella scuola. Tutte le volte che vediamo riprodursi i problemi quasi identici non significa che niente cambia, che il mondo è sempre uguale, ma che un tempo vi erano enormi problemi aperti all'origine e che per quanto si sia fatto nel giro di un secolo non si è ancora trovata soluzione. Gli ultimi della classe sono in qualche modo una sintesi dei problemi aperti a livello sociale e scolastico. Il primo della classe è come un problema risolto, una questione che non sussiste più per gli insegnanti, mentre l'ultimo della classe è un fardello di contraddizioni e di interrogativi continuamente irrisolti. L'ultimo della classe rappresenta la prova tangibile che in un gruppo di scolari, il lavoro di un insegnante si scontra sempre con difficoltà onerose. L'area a cui viene rivolta l'attenzione degli insegnanti è quella dei mediocri, che nei consigli di classe viene sommariamente definita e presentata in questi termini "la classe per andare bene, va... c'è un piccolo gruppo che lavora molto, molto bene. C'è un gruppetto che disturba moltissimo e prima ce ne sbarazziamo e meglio è, e al centro c'è una palude di gente che lavora e non lavora, stenta a studiare" però quella "palude" è il gruppo su cui l'insegnante si è impegnato maggiormente, perché sul primo della classe non occorrono interventi, l'ultimo della classe sta quieto e non è un problema, è lì, nella "palude", che l'insegnante si concentra e sperimenta la fatica e la difficoltà di insegnare. Quando comincia ad avvilirsi, a perdere colpi, allora inizia a dire che sussiste un'area di mediocri: sono le frasi fatte degli insegnanti che non vanno prese come un abbassamento della figura docente, ma segnalano dei problemi. Lì viene indicato che ciò che l'insegnante vorrebbe fare e gli obiettivi prefissati, ogni anno sono falliti. Ogni anno scolastico l'insegnante scopre che la fatica intrapresa e il desiderio di ottenere risultati migliori, sono, in qualche modo, andati al disotto delle aspettative. Proprio in quell'area di mediocri sussiste la realtà della scuola, mentre invece il primo e l'ultimo della classe sono veramente figure per molti aspetti simboliche e rappresentative. Il primo della classe per l'insegnante è un ragazzo che se anche non avesse frequentato sarebbe sempre stato così. L'ultimo della classe è un ragazzo di cui presto l'insegnante si convince che doveva venire a scuola, ma è come se non ci fosse mai stato. "La scuola serve nella sostanza a chi non ne ha bisogno": è una battuta brutta, cattiva, ma significativa, indica quanto in realtà gli insegnanti per testimoniare un buon lavoro, andando ad indagare sul gruppo di mediocri, scoprono che sicuramente alcuni di loro, magari non tutti, avrebbero dato magnifici risultati anche senza l'ausilio del corpo docente, allora si scopre una situazione avvilente che porta quel meccanismo di frustrazione in cui la realtà scolastica ha imperversato fino ad oggi. Nella letteratura scolastica si ha l'impressione che la scuola sia stata permanentemente in crisi; si avverte che l'insegnante sembra aver vissuto la propria professione sempre come un fallimento. Gli insegnanti scrivono molto sulla scuola nel momento in cui subentrano grandi mutamenti. Nel momento in cui l'istituzione scolastica appare stabile, per esempio, sotto il fascismo, è difficile trovare produzioni letterarie critiche sull'insegnamento e il modo di fare scuola. Appena cominciano i momenti di ebollizione, come il '68, ma anche per esempio il primo grande passaggio da una scuola elitaria a un progetto di scuola di massa, nei primi anni del 900, si sferra un attacco frontale alla scuola in cambiamento e che sta introducendo gente meritevole di starsene al di fuori. La nuova tendenza strisciante all'interno della realtà scolastica è il presupposto che l'insegnante è libero di professare la lezione e uscire dall'aula, quando ha finito, ma non è mai stato così, perché la scuola pubblica è un'entità complessa, è un progetto molto complicato nato con l'illuminismo e che continua ad andare avanti in una fase in cui l'illuminismo è decaduto. Quindi si assiste ad un "progetto scuola" che avanza, mentre la società intorno oscilla continuamente tra dittature e culti dell'uomo della provvidenza e culture dei massmedia. E' chiaro che la scuola muovendosi tra queste oscillazioni si trova in crisi permanente.
Giuseppe Aragno - 12-11-2005
L'esito delle prossime elezioni politiche è per me scontato: vinceranno comunque manovalanti del capitalismo, quale sia lo schieramento che avrà più voti. E' presumibile che in termini numerici - e, quindi, di volto da presentare al Paese - avrà la ...
Studentesse e studenti della Sapienza in mobilitazione - 11-11-2005
Riceviamo e più che volentieri pubblichiamo - Red

Dopo un mese in cui studenti e studentesse di tutta Italia si sono mobilitati contro la Moratti ma anche contro l'Università-azienda del 3+2 iniziando a gettare le basi per un'autoriforma dal basso ...
Classe prima B - 11-11-2005
Il soggetto della conversazione fu il "mare". Trascrivo la conversazione avvenuta tra i miei bambini, seguita dalla poesia che da essa prese vita. - Rosa Boccia


Domanda: Che cos'è il mare?

IDANNA: La spiaggia

RAFFAELE: ...
Per la Scuola della Repubblica - 10-11-2005
A fronte delle continue ed indebite interferenze della gerarchia cattolica, molte forze laiche e democratiche hanno giustamente protestato e rivendicato il principio supremo della laicità dello Stato, sancito nella nostra Costituzione.
Era da attendersi che alle dichiarazioni seguissero iniziative concrete e comportamenti coerenti; invece nessuna concreta iniziativa è stata finora adottata; anzi quando al recente Congresso radicale si è accennato a rimettere in discussione il Concordato che riconosce alla Chiesa Cattolica anacronistici privilegi, esponenti qualificati dell'UNIONE e tra questi anche il Prof. Prodi si sono subito affrettati a precisare che la revisione del Concordato non è nel programma dell'UNIONE.
Nel contempo il Ministro Moratti ha immesso nei ruoli dello Stato gli insegnanti di religione cattolica reclutati dalla gerarchia cattolica, continua ad erogare in palese violazione della Costituzione ("senza oneri per lo Stato" art. 33 Cost.) alle scuole private oggi paritarie (in gran parte confessionali) risorse finanziarie, ovviamente sottratte alla scuola statale; nelle scuole statali, inoltre, sempre più frequentate da giovani di altre religioni o non appartenenti a nessuna religione, è affisso il crocifisso.
A fronte di tali palesi forme di violazione del principio della laicità dello Stato (che non ha una propria religione e che deve rispettare tutte le religioni, ma anche chi non appartiene a nessuna confessione religiosa), il Comitato per la Scuola della Repubblica che ha contestato la legge di parità...
Lucio Garofalo - 10-11-2005
Ho atteso con ansia che trascorresse la ricorrenza del 30° anniversario della tragica morte di Pier Paolo Pasolini, per provare a scrivere qualcosa su di lui, per riflettere sul prezioso senso della sua figura e della sua opera, a 30 anni di distanza dalla sua precoce scomparsa, per ragionare sull'attualità e sulla verginità delle sue idee così avanzate e così ferocemente presenti oggi più di ieri, in quanto hanno anticipato notevolmente i tempi.

La prima impressione che ho ricavato dalle innumerevoli, scontate ed ovvie celebrazioni dell'evento, è la seguente.

Ormai tutti sembrano appropriarsi (o volersi appropriare) dell'eredità del pensiero pasoliniano, da sinistra a destra, rivalutando e riabilitando post mortem un personaggio che in vita era stato scomodo a tanti e da tanti (troppi) è stato osteggiato, perseguitato e diffamato, mentre oggi sembra far comodo a tanti, forse troppi per i suoi gusti di genio anticonformista.

Ormai il sistema sembra aver inglobato ed omologato persino le analisi e le riflessioni provocatorie e rivoluzionarie dell'intellettuale italiano (e non solo italiano) più geniale, più anticonformista e più eversivo del Novecento.

Ma Pasolini non può essere omologato e assimilato con tanta facilità, e tantomeno le sue idee possono essere addomesticate o neutralizzate nell'atto di sposarle o ripensarle così banalmente. Eppure, l'operazione in corso è proprio quella di un'assimilazione politico-culturale del pensiero pasoliniano, post mortem, in piena regola!

In particolare, l'industria culturale, e lo starsistem in generale, è ferocemente consumista ed ha cinicamente consumato i riti e le celebrazioni pasoliniane, divorando e metabolizzando il significato eversivo e rivoluzionario dell'opera di Pier Paolo Pasolini.

Chissà che cosa avrebbe da dire oggi Pier Paolo Pasolini se fosse ancora vivo...
Aldo Ettore Quagliozzi - 10-11-2005
Visti i manifesti che hanno tappezzato le ridenti contrade del bel paese? Sono i manifesti pensati e realizzati dagli uomini alacri dell'egoarca di Arcore, che di certo avranno accusato, nel caso, di un mancamento della memoria, non storica, ma di quella della onestà intellettuale.
Non è la prima ed non sarà l'ultima volta. Nei predetti manifesti, come in un bellissimo ma imbarazzante " album di famiglia ", mancano facce note e meno note: che dire di un cavaliere d'Italia tale Mussolini Benito? E di un tale nomato Franco, dalla Spagna? E di un tale Pinochet andino? E di un certo Videla delle pampas argentine? E di un Salazar, e poi, poi ... privati tutti lor signori del privilegio della foto in sui manifesti, come in prima pagina, in una memorabile giornata tutta dedita alla libertà, libertà da cosa? Dal bisogno? Ovvero, dalle nuove forme di asservimento e sovvertimento dello stato democratico? Vuoti di memoria o convenienze politiche del momento? Oppure, che sembra più veritiero, nostalgie rimontanti la corrente della storia nefasta?
Aveva ben da dire e da predire quel grande, Indro Montanelli, scomparso ma ravveduto, al suo prediletto Marco Travaglio in una memorabile intervista del 25 di luglio - 25 di luglio, data fatidica in verità per il bel paese! - dell'anno del signore 1998, pubblicata sul quotidiano " la Repubblica " col titolo " Borghesia vile e deludente "!
Maurizio Tiriticco - 10-11-2005
Abrogare ha due significati, quello del senso comune e quello giuridico-formale! Non facciamo pasticci!

Sono molto preoccupato della piega che sta prendendo questa telenovela di una vera o presunta contesa tra abrogazionisti e non abrogazionisti! ...
Francesco Paolo Catanzaro - 10-11-2005
In attesa della circolare ministeriale che dovrebbe modificare alcune sezioni del portfolio discriminando alcune parti obbligatorie, altre facoltative e facendo comprendere la scheda di valutazione fra le sezioni, si propone una riflessione sul ...
Fuoriregistro - 09-11-2005
Guerra, raccontano a scuola gli insegnanti francesi che raggiungono la città dall'hinterland "embrasé". Paura, immagini che sconvolgono, parole a cui molti non sono abituati qui in Occidente. Coprifuoco si dice e non lo si sopporta. Qualcuno racconta ...
Cub scuola Torino - 09-11-2005
Si sviluppa la mobilitazione per lo sciopero del 16 novembre 2005

Nonostante una pressione crescente della lobby pro TAV (provocazioni di ogni tipo, dai volantini dementi alle bombe "intelligenti", fino alle denunce contro i manifestanti) la ...
Vittorio Delmoro - 09-11-2005
Occorre tornare su quello che ho definito un autogol del MIUR per approfondire le numerose questioni di merito che il documento afferma di confutare per smentire le bugie di provenienza sindacale .

Riprendiamo dunque dal portfolio .

A differenza di altri punti nei quali gli argomenti erroneamente sostenuti dal movimento di opposizione alla riforma sono puntualmente elencati, sul portfolio l'erroneità sarebbe contenuta in un solo codicillo : che circolare e documenti confonderebbero gli strumenti di valutazione e di orientamento con la documentazione dei processi formativi.

Sarà stato pure formulato questo argomento, nel mare di critiche che ha sommerso l'istituzione del portfolio, ma non si tratta certo del più importante (almeno nella forma citata dal MIUR) e neppure del più spinoso.

Riducendo tutte le critiche al portfolio a questo solo elemento, cui il MIUR decide di rispondere, si dichiara di non avere risposte a tutto il resto e ciò è dimostrato anche dal tono della risposta : la materia viene definita delicata (non si aveva avuto fin qui la sensazione che il MIUR ne fosse cosciente, fino a che non è intervenuto il Garante della privacy), tanto che si fa piazza pulita di tutti i portfolii che le scuole più ligie ai diktat ministeriali avevano provveduto ad elaborare, per produrre un porfolio-tipo che il MIUR invierà quanto prima alle scuole.

Cos'è questa, se non una dichiarazione di incapacità gestionale e più ancora di inapplicabilità della legge?

Come erano andate infatti le cose finora?

Dietro la pretesa legittimità delle Indicazioni Nazionali, secondo il MIUR le scuole avrebbero dovuto fin da subito (aprile 2004) approntare un loro modello di portfolio, la cui forma era prerogativa dell'Autonomia scolastica; portfolio che a tutti gli effetti è stato costruito, redatto, consegnato ai genitori al termine dello scorso anno scolastico da quelle scuole i cui dirigenti e docenti sono stati tratti in inganno dal MIUR.

Ora lo stesso MIUR, colto in fallo da un'agenzia direi costituzionale, è costretto a correre ai ripari e trasformando la dovuta censura in elogio per le scuole che hanno realizzato le esperienze più significative di portfolio, ammettere che il documento deve essere costruito secondo linee guida uguali per tutte le scuole italiane.

Ma facendo questo contraddice le Indicazioni Nazionali stesse, volute sotto tale forma dal Bertagna e non sotto forma di legge, in quanto la valutazione e la sua forma rientrano a pieno titolo nella competenza dell'Autonomia delle scuole.

Ben diversa è invece la questione della certificazione, questa sì con valenza nazionale!

Si può dire che la toppa è peggiore del buco?
I bambini della prima C - 09-11-2005
Un uccello, dopo aver mangiato un pesce blu, diventò azzurro.
Un vecchio mago, attratto da quel suo particolare colore, lo rapì e lo rinchiuse in una gabbia d'acciaio. L'uccello, addolorato per aver perso la libertà, si ammalò di varicella e le ...
Emanuela Cerutti - 08-11-2005
Una riduzione della propensione verso la lettura...
Che direbbe Pennac?
Forse ricomincerebbe da capo, sai come quando la situazione si è fatta talmente complessa che occorre mettere un punto.
La punteggiatura è importante: determina paratassi o ...
Francesco Paolo Catanzaro - 08-11-2005
Da sempre si discute di "disturbi di apprendimento". E spesso con una precoce individuazione, tali difficoltà si risolvono. Difficoltà che vanno dalla lettura stentata, dalla discalculia alla disgrazia. Ma, a volte, in un soggetto non si tratta solo ...
Laura Tussi - 07-11-2005
Il linguaggio delle esperienze condivise

Il lavoro dell'educatore si esplica essenzialmente in un vissuto e in un vivere insieme al ragazzo che permettono alla stessa presenza dell'educatore di trasformarsi in un evento specifico di esperienza ...
Vittorio Delmoro - 05-11-2005
Fossi il ministro licenzierei subito Silvio Criscuoli, oppure chi, in sua vece, ha redatto l'anonimo Comunicato stampa del 3 novembre intitolato Quante bugie sulla scuola! Ecco le risposte del ministero.
Farei infatti un torto all'intelligenza del ministro Moratti se attribuissi alla sua penna l'insolito vademecum del MIUR e dunque bisognerà risalire a qualche dirigente d'alto rango per reperire l'autore del documento, se non altro per riproporne il licenziamento al futuro governo di centrosinistra.
Quale dovrebbe essere infatti lo scopo del panflet ministeriale?
In altre simili occasioni il ministro s'era intelligentemente rivolto ad agenzie specializzate nel marketing, che le avevano sciorinato tutta una serie di gadget di sicura presa mediatica (ancorché a spese dei contribuenti e della scuola), con l'intento di raggiungere capillarmente centinaia di migliaia (se non milioni) di utenti; oppure aveva approfittato dei potenti mezzi televisivi vespiani per rivolgersi direttamente al popolo.
Non che anche allora lo scopo informativo e più ancora propagandistico fosse stato raggiunto, ma lo schema adottato rientrava a pieno titolo nella casa delle libertà, che privilegia l'immagine alla sostanza.
Questa volta invece si sceglie una forma insolita, da cui traspare una duplice intenzione : da un lato il comunicato sembra proprio rivolto alla stampa, rispondendo ai dettami della superficialità con cui quasi sempre quotidiani e settimanali trattano di questioni scolastiche, quasi servisse solo a produrre il giorno successivo o la settimana successiva titoli del tipo Il ministro sbugiarda le tesi degli oppositori della riforma; dall'altro il comunicato si configura come un vero e proprio prontuario di risposte a disposizione di dirigenti scolastici alle prese con collegi da domare, di insegnanti resi silenziosi da colleghi argomentanti, o addirittura per tutti coloro che fra poco scenderanno in campo nella campagna elettorale e fossero subissati dalle sollecitazioni degli oppositori.
Naturalmente non v'è nulla di male se un ministero s'arma di strumenti atti a contrastare chi lo critica, ma al di là del metodo sorprende il merito con cui le questioni sono trattate.
Infatti appare come minimo singolare che alle puntuali contestazioni che il comunicato riporta si risponda semplicemente che non v'è nulla di vero.
Non ci credete? Eccone un esempio.
Gianfranco Scialpi - 05-11-2005
Nella coalizione di centrosinistra sembra prevalere la linea "morbida"( Prodi, Ranieri, Rutelli), che intende solo correggere la Riforma e non azzerarla. E' una buona notizia! Il sistema scolastico non reggerebbe altri cinque anni di scioperi, delibere da "disobbedienza civile" contrapposizioni e disorientamento dell'utenza...
Se questa fosse la prospettiva, si dovrebbe prendere atto di un sistema "ingrippato", decretandone quindi la sua fine.
E' consigliabile, comunque, che il centrosinistra non ripeta alcuni errori della coalizione governativa: riforma non condivisa, stravolgimento dell'ottima scuola ex elementare...
Le politiche scolastiche sono strategiche per il Paese e quindi necessitano della più ampia condivisione, se si vuole che producano gli effetti desiderati.
A tale scopo ipotizzo un percorso per i prossimi due anni...
Pierangelo Indolfi - 05-11-2005
Segnalo il Comunicato Stampa unitario FLC Cgil, Cisl Scuola , Uil Scuola

Contratto scuola: Il 25 novembre sciopero generale della scuola per l'intera giornata

I ministri Moratti e Baccini devono intervenire per assicurare il rispetto degli ...
Luisa Morgantini - 05-11-2005
Care tutte e tutti,
vorrei porre alla vostra attenzione una importante iniziativa sulla questione del diritto allo studio in Palestina, promossa dagli studenti e professori dell'Università di Birzeit e sostenuta da una crescente rete di gruppi ...
Comitato per la Scuola della Repubblica - 05-11-2005
L' abrogazione delle leggi Moratti è rock, la proposta delle modifiche è lenta.

Proposta di disegno di legge per l'abrogazione delle leggi Moratti

ART. 1


1 - La L. 28 marzo 2003 n°53, con eccezione dell'art. 7, comma 12, ed i relativi decreti attuativi sono abrogati.

2 - Nella prospettiva del riordino dell'ordinamento scolastico, per effetto dell'abrogazione di cui al precedente comma hanno efficacia tutte le disposizioni del D.Lgs 16 Aprile 1994 n°297, abrogate dalla 10 febbraio 2000 n. 30 e dalla L. 28 marzo 2003 n°53 e dai decreti legislativi di cui al precedente comma.

3 -L'obbligo scolastico di cui all'art.34 Cost. si realizza esclusivamente nelle istituzioni scolastiche ed a partire dall' anno scolastico 2006-2007 e comunque entro l'anno scolastico 2010-2011 è gradualmente elevato fino a 18 anni di età.

ART. 2

Gli oneri derivanti dal precedente articolo sono coperti con la corrispondente riduzione delle spese militari previste nel relativo capitolo di bilancio.

ART. 3

La presente legge entra in vigore alla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Per sottoscrizione:

Nome e cognome residenza ed indirizzo
...................................................
Firma
...................................................

Le prime iniziative locali...
Francesco Paolo Catanzaro - 05-11-2005
La ricerca "Simboli e significati dell'uso delle sostanze psicotrope" condotta dalla Fondazione IARD su commissione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ( Dipartimento Affari sociali), prevista nell'ambito della prevenzione e della ...
Laura Tussi - 05-11-2005
Il disagio adolescenziale ed il malessere diffuso tra i giovani, a livelli ormai preoccupanti, impongono a tutti, in primo luogo alle istituzioni, il dovere di attuare concreti provvedimenti per cercare di ridurne e, se possibile, di eliminarne le cause. L'obiettivo che dobbiamo prefiggerci è di favorire la formazione di un giovane, che da adulto troverà in se' la forza per non essere sconfitto dalla vita, per non fondare la ragione del proprio vivere sull'avere ma sull'essere se stesso, per non cercare fuori di sé, nella droga e nel rifiuto della vita, la risoluzione dei propri problemi. Da simili premesse consegue che dobbiamo rivedere, con modestia e con l'uso di tutta la ragione e di tutta la sensibilità di cui siamo capaci, anche l'insieme dei servizi sociali e sanitari che abbiamo finora creato. E' un problema sociale e culturale prima ancora d'avere anche risvolti economici. Nel nostro tempo, un'ottica clinica che consideri i disturbi comportamentali degli adolescenti in modo dinamico ed integrato con i fattori sociali ed ambientali è sempre più necessaria. Le patologie psichiche non sono solo le fredde astrazioni descritte nei trattati, ma un complesso insieme sintomatologico che risulta condizionato dalle grandi trasformazioni sociali e culturali degli ultimi decenni.
I bambini della prima E - 04-11-2005
Un gatto ed un gallo
andarono al ballo
vestiti di giallo
in groppa ad un cavallo.
Una tigre e un canguro,
in giacca grigio scuro,
col gilè rosso e i guanti,
erano i più eleganti.
La giraffa,
alta come un gigante,
danzò prima con il ...
Alba Sasso - 04-11-2005
Il documento della commissione sull'insegnamento dell'evoluzionismo

Bisogna ammetterlo. Quando la Moratti aveva annunciato l'istituzione di una commissione per reintrodurre lo studio delle teorie evoluzionistiche nei programmi scolastici, ci ...
Laura Tussi - 04-11-2005
L'adolescente vive una profonda trasformazione che interessa soprattutto le sfere della relazione (con se stesso, la famiglia, la scuola, i coetanei, il gruppo, ecc.), dell'identità (abbandono delle identificazioni infantili), dei valori e dei modelli. L'adolescenza è, per definizione, età della crisi, momento in cui si ricerca un nuovo equilibrio per far fronte alla rottura degli assetti precedenti. Il cammino verso l'identità, infatti, non è privo di ostacoli e, spesso, è accompagnato da difficoltà e disorientamento che vengono vissuti come disagio e, se non superati, danno luogo a disadattamento e devianza. Una profonda conflittualità vive l'adolescente costantemente impegnato a decidersi tra opposte alternative: narcisismo e correlazione, distruttività e creatività, conformismo e individualizzazione, irrazionalità e ragione. Alternative che richiedono tempo e sofferenza per essere risolte. Il disagio adolescenziale, allora, non è da considerarsi come un indicatore da interpretare in senso patologico, ma come un elemento costitutivo dell'età stessa. Per questa ragione si parla innanzitutto di disagio evolutivo. Il ragazzo avverte il carico dei difficili compiti evolutivi che deve affrontare durante il suo naturale processo di transizione verso l'età adulta e, nello stesso tempo, si rende conto di quanto inadeguati siano gli strumenti a sua disposizione per affrontare la complessità e le contraddizioni della vita quotidiana. Come un acrobata l'adolescente vive nell'insicurezza sperimentando situazioni di rischio. Non è difficile elencare una serie di percezioni, emozioni, sentimenti, valutazioni, bisogni e domande che nascondono una sofferenza sommersa, ma non per questo meno autentica e sincera.... Spesso il disagio è nascosto, mimetizzato, è difficile riconoscerlo perché troppo deboli sono i sintomi. In questi casi esso viene gestito dal singolo con una sofferenza tutta 'privata' e silenziosa. Altre volte, invece, il disagio è visibile nella frizione con i sistemi di appartenenza, e viene gestito all'interno della realtà in cui si evidenzia. Quando poi esplode il disagio si manifesta attraverso gesti eclatanti che tante volte finiscono per riempire le cronache dei giornali. In quest'ultimo caso ci troviamo di fronte ad una situazione di grave sofferenza interiore che sfocia inesorabilmente in drammatico comportamento deviante. Aggressività, dominanza, passività, autoesclusione, disimpegno, insubordinazione, rifiuto di ogni limite, insoddisfazione, non sono soltanto sintomi che rivelano un grave malessere di fondo ma essi hanno il valore di un segnale lanciato, magari inconsciamente, dagli adolescenti al mondo degli adulti, una richiesta di aiuto che non può essere disattesa. Sono tanti i ragazzi che hanno paura di crescere e non sanno guardare con serenità al proprio futuro.
Flavio Cucco - 03-11-2005
Da Prato è iniziata la discussione.....

Cari presidenti e colleghi,


E' partita da Prato, in questi giorni, la scommessa degli insegnanti di Educazione fisica per riscrivere le " Indicazioni nazionali" della Riforma Moratti, che anche nella nostra disciplina ci sono piovute dall'alto e sono già operanti per la primaria e la ex media, e lo diverranno per le superiori.
Abbiamo ripetuto più volte che mai è stata consultata la categoria su una trasformazione così importante per il futuro dell'educazione fisica e della scuola italiana in generale!
Da Ancona, Milano, Parma, Potenza, Verona, Roma, Venezia, L'Aquila, Genova.......così i presidenti e referenti della Capdi ( circa 30 ) si sono incontrati e hanno iniziato a discutere della disciplina, quella di oggi, quella proposta dalla riforma e dell' ..... " Educazione fisica che vogliamo ".
Tre giorni di lavori intensi, prima in assemblea, poi divisi per gruppi: 1) infanzia -primaria 2) secondaria 1° grado 3) second. 2° grado, poi ancora in assemblea.
Abbiamo incontrato il Presidente dell' ALSM e decano dell'Educazione fisica in Italia: prof Sergio Pivetta, per portare a unificazione le associazioni di categoria e il capo redattore di " Mobile " la rivista svizzera di educazione fisica per consolidare la collaborazione con la Capdi. Un gruppo di colleghi ha anche individuato un percorso di discussione e di proposta per lo " sport a scuola" che verrà avviato in un prossimo futuro.
In sintesi la proposta " L' Educazione fisica che vogliamo " si è concretizzata con le seguenti modalità organizzative....
Lucio Garofalo - 03-11-2005
Durante il XX secolo si sono registrati due periodi storici molto caldi: il primo, all'inizio del secolo, fu causato da fenomeni naturali; il secondo, a partire dal 1960 ad oggi, è invece determinato dal cosiddetto "effetto serra".

Tale fenomeno ...
Dedalus - 02-11-2005
"Sarebbe un errore storico abolire il Concordato, ma l'ora di religione si può rivedere".
Così dichiara Gennaro Acquaviva, il principale collaboratore di Bettino Craxi all'epoca della trattativa per la revisione dei Patti Lateranensi del 1984 che ...
Francesco Paolo Catanzaro - 02-11-2005
Pigri per ipnosi catodica. Secondo alcuni recenti studi di Pediatria a Chicago è stato messo in risalto che i bambini che guardano regolarmente la televisione prima dei tre anni registrano i voti più bassi a scuola e sono predisposti a finire in ...
Giuseppe Aragno - 01-11-2005
Tante ne merita l'arlecchinata che chiamiamo politica in un Paese che se fai un paragone - quale che sia la terra che ti scegli - provochi certamente un incidente diplomatico: non ce n'è al mondo un altro come il nostro.
La fanno da padroni guitti ...
Cub scuola - 01-11-2005
Straordinaria giornata di mobilitazione oggi in Val di Susa. Nonostante la provocazione del governo e della lobby pro-Tav, il movimento contro l'alta velocità ha risposto con l'azione diretta e con forme di resistenza intelligente e adattabile secondo le esigenze.
Allo stato attuale si contano almeno tre blocchi molto popolati. Uno a monte, dove dovrebbero prendere inizio i lavori di sondaggio presidiato da 500 persone che da ore stanno costruendo barricate naturali, attrezzandosi a fronteggiare l'arrivo di celerini e carabinieri.
Più a valle, in posizione intermedia, il "presidio resistente mobile" sta impegnando da ore le forze dell'ordine, costrette su un ponte traballante nonostante la superiorità numerica. Si sono registrate, lungo il corso della mattinata numerose cariche d'alleggerimento, con discreto uso di manganelli, anche sulle teste dei sindaci e degli amministratori locali.
Durante queste cariche sono stati fermati tre manifestanti che le forze dell'ordine non hanno intenzione di rilasciare.
Un aggiornamento di qualche minuto fa parla di un tentativo di trasportarli via in camionette e di una carica violentissima contro manifestanti inermi che avevano cercato di opporsi al trasporto dei fermati.
Più a valle un terzo presidio ostacola il via vai dei mezzi delle forze dell'ordine, già costrette ad un cambio di turno dalla straordinaria mobilitazione.
Di straordinaria importanza la decisione dei lavoratori delle fabbriche della Val di Susa di scendere in sciopero di solidarietà, bloccando la produzione nella giornata di oggi e dando man forte ai presidi.
Le lavoratrici ed i lavoratori aderenti alla Confederazione Unitaria di Base partecipano alla mobilitazione e stanno preparando lo sciopero generale della Val di Susa e dei comuni limitrofi per rafforzare ed allargare il movimento.
Alberto Biuso - 01-11-2005
Le rivelazioni sulla disinformazione che la Cia e i servizi segreti italiani hanno messo in atto per giustificare l'aggressione armata contro l'Irak, il completo disordine e la vera e propria guerra civile in corso in quel Paese, i silenzi, la parzialità, la falsificazione delle notizie operata dai democratici telegiornali e sulla stampa italiana, stimolano qualche breve riflessione a quasi due anni, ormai, dall'inizio della guerra.

Quanto sta accadendo in Irak - e quanto è avvenuto nella seconda metà del Novecento in Corea, Vietnam, Cile e intero Centro e Sudamerica, Africa, Afghanistan...- conferma che gli Stati Uniti d'America sono una Nazione fondata su tre capisaldi: il danaro, la violenza, la menzogna.

Danaro, il cui conseguimento - come ha mostrato Max Weber- era segno per i Padri Fondatori della benevolenza divina e della predestinazione alla salvezza già in questa vita. Il riferimento ultraterreno si è attenuato ma la ricerca del profitto a tutti i costi è nel dna di quel popolo. È anche per questa ragione che negli Usa i non abbienti vengono lasciati nella malattia e nella miseria, privi di assistenza sanitaria e di garanzie: "se sono poveri è perché già da ora Dio li ha abbandonati". Le guerre statunitensi sono guerre per il danaro, il petrolio, il controllo delle risorse mondiali, mascherate - agli occhi degli ingenui - da guerre per la democrazia.
Quinta C - 31-10-2005
LAVORO DI GRUPPO
coordinatrice: Fiorella Pasquariello
Classe quinta sez.C Scuola elementare "Ravaschieri"
Anno scolastico 1978/'79

La scuola, come tutti sappiamo, è un luogo dove si insegna e si impara. Sarebbe meglio dire luogo in cui si ...
Laura Tussi - 31-10-2005
Verso l'impegno e il senso di responsabilità

Il bello non è l'unico contesto significativo per un'educazione all'impegno e alla responsabilità. Da un punto di vista metodologico, il percorso più efficace è centrato sulla difficoltà che dovrà prevedere un impiego minuziosamente ponderato dell'aiuto lungo l'asse che va dalla totale autonomia alla cooperazione. Il ragazzo stimolato dalle potenzialità di divertimento in modalità più sofisticate e dal desiderio di mettersi alla prova, avrà occasione di imparare non solo a non arrendersi di fronte alle difficoltà, ma anche scoprire che adattando il suo intervento ai vincoli che la realtà presenta, potrà contribuire decisivamente alla modificazione di quella stessa realtà.

Come l'educazione al bello anche l'educazione al difficile risulta sostanzialmente una strategica dinamica processuale di formazione della capacità intenzionale: è una modalità per offrire al ragazzo la potenzialità di autopercezione, quale attore di un ruolo, di un copione, di una parte di storia che gli spetta e che gli è dato vivere. Il percorso educativo e rieducativo deve anche costruire ambiti che consentano al ragazzo di problematizzare la sua nuova dislocazione nel mondo, rispetto agli altri.
Stefano Borgarelli - 29-10-2005
Com'è noto da tempo, la scuola, da sola, non ce la fa ad affrontare le sfide del futuro (non quelle del presente, fronteggiate dagli insegnanti ogni volta che suona la campanella, e loro entrano in classi di 27, 28, magari 30 studenti, con dentro un po' di stranieri, che alla sfida, nel presente, non guastano).
Al tramonto come istituzione obsoleta, mera agenzia tra altre (mille) agenzie, la scuola entra nel futuro solo se innova (investe) nella qualità. C'è chi osserva che già dal 2003 (eravamo disinformati), nuovi orizzonti si sono dischiusi: "La certificazione di qualità ISO 9001:2000 ha avuto recentemente nelle scuole un'impennata, prevalentemente dovuta al fatto che dal 2003 gli istituti che fanno formazione, per accedere ai fondi europei devono accreditarsi presso le Regioni che spesso richiedono la certificazione di qualità come criteri [sic] di selezione." (Rapparini M., ISO 9001:2000 nelle scuole, www.certificazione.info)
Ecole e ReteScuole - 29-10-2005
La rivista Ecole e ReteScuole promuovono un appello rivolto alle organizzazioni sindacali e ai candidati alle elezioni, che sarà, in particolare, sottoposto alla Fabbrica dell'Unione, dopo la raccolta.

Cari amiche/i e colleghe/i,

la cosiddetta ...
Grazia Perrone - 29-10-2005
Già nel gennaio 2005 in una corrispondenza da Parigi Bernard Cassen si chiedeva - retoricamente - "Come sfuggire alla dittatura dell'inglese".
Ora il MIUR si adegua alla tendenza comunitaria e - nell'allegato D/bis al decreto legislativo 17 ...
Francesco Paolo Catanzaro - 29-10-2005
Difficoltà nella capacità di leggere e scrivere in modo corretto si osservano quotidianamente a scuola.
Secondo la definizione scientifica più recente la dislessia è una disabilità dell'apprendimento di origine neuro biologica che si manifesta da ...
Cobas scuola - 28-10-2005
VENERDI' 25 NOVEMBRE
SCIOPERO GENERALE E GENERALIZZATO DELL'INTERA GIORNATA
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
ROMA, PIAZZA ESEDRA ORE 10

Il successo della manifestazione nazionale del 15 ottobre contro la direttiva Bolkestein che ha visto scendere ...
Benito Corrao - 27-10-2005
È giusto, oggigiorno, che una persona con la più alta carica istituzionale nel campo della cultura, perché l'espressione massima dell'Istruzione, sembri volere ripudiare da tempo il proprio naturale cognome di nascita per utilizzare, forse con più profitto, quello più noto del consorte?
Se la risposta in merito dovesse essere positiva, prego gentilmente gli interessati lettori di rinunciare a leggere il relativo prosieguo della presente.
Se invece la risposta fosse negativa, come credo debba essere più giusto, allora siamo al cospetto, a dir poco esilarante, di chi non sembra mostrare più tanto rispetto ed amore verso i propri natali che, oltre a donare la vita, assegnano anche un nome da utilizzare, piaccia o meno, fino alla fine della vita!
Ciò sta accadendo nella nostra bella Italia dove un ministro, di sesso femminile, in maniera imperterrita continua a farsi chiamare semplicemente con il cognome del proprio marito, senza che i suoi poveri "sudditi" cittadini abbiano mai avuto modo di conoscere il suo vero cognome: LETIZIA BRIGHETTO ARNABOLDI meglio nota come LETIZIA MORATTI, ministro della pubblica istruzione (oggi inteso come MIUR).
Forse qualcuno ha mai letto, conosciuto o sentito parlare della Riforma scolastica di Letizia Arnaboldi Brighetto? Credo proprio di no, perché ormai ci hanno obbligato ad assimilare "Letizia Moratti" in tutte le salse ed in tutte le sue manifestazioni.
Liliana Liborio - 27-10-2005
Sparisce con la Riforma della scuola l'indirizzo Ragionieri Programmatori Mercurio. Senza se e senza ma. Potremmo spendere fiumi di parole sull'utilità e l'efficacia di tale corso di studi, ma lo testimoniano già ampiamente le richieste fatte dalle ...
flc-cgil - 27-10-2005
Non abbiamo mai pensato che la riconduzione a 18 ore delle cattedre al di fuori dell'ordinamento potesse produrre effetti positivi, casomai oggi, dopo tre anni, bisognerebbe chiedersi se siano tornati i conti di Tremonti visto che quelli della ...
Lilia Manganaro - 26-10-2005
Anffas Nazionale ha predisposto, all'inizio di questo anno scolastico, una lettera per il Ministro Moratti affinché, tra i diversi adempimenti, sollecitasse i responsabili dei diversi gruppi di lavoro istituzionali e/o interistituzionali a riprendere le proprie attività e predisponessero calendari di incontri, come prevede la norma; questo perché Anffas, attraverso lo Sportello Nazionale Scuola, è consapevole del bisogno dei genitori di trovare dei luoghi di ascolto e di progettualità che permettano di non esasperare il disagio che, talvolta, l'accoglienza nella scuola determina e che spesso si traduce in una richiesta, non sempre giustificata, di aumento delle ore di sostegno.
Per conoscenza Anffas ha inviato la lettera alle associazioni e alla stampa interessata al tema dell'integrazione. Di rimando si è avuto il silenzio da parte del Ministero come da parte di chi avrebbe dovuto rafforzare la richiesta; soltanto in un caso è stata manifestata la difficoltà a condividerne alcuni contenuti.
Si riconosce che il tema affrontato presenta elementi di complessità e che pertanto è opportuno analizzare alcuni aspetti contenuti nella richiesta al Ministro.
Terza E - 26-10-2005
C'era una volta la strega Infaustina. Era alta alta e magra magra. Aveva sulla punta del naso un brufolo grosso grosso e grigio grigio. I suoi occhi di color arancione diventavano rossi rossi quando lei si arrabbiava. Al posto dei capelli aveva tanti ...
Genet Mehari - 26-10-2005
Riceviamo e diffondiamo la lettera scritta da un'immigrata alla redazione di Nuove schiavitù, che ringraziamo per la disponibilità. Genet si definisce "schiava per legge". La legge in questione è la "Bossi- Fini".

Rischio di essere clandestina, ...
La Voce - 26-10-2005
Questa settimana la riforma Moratti sullo stato giuridico va in approvazione definitiva alla camera, probabilmente ricorrendo nuovamente allo strumento della fiducia. Da più parti sono stati sollevati dubbi sull'efficacia reale di questa riforma, che potrebbe essere sostanzialmente inapplicabile. Tra i tanti nodi che restano irrisolti vi è quello dell'autonomia effettiva delle università nel reclutamento del personale docente, oltre che quello di assicurare meccanismi di selezione maggiormente meritocratici.
I problemi di funzionamento dell'università non sono solo legati all'organizzazione interna, ma anche al reclutamento e alla produttività dei docenti, specialmente in un contesto in cui il divario territoriale si riflette anche sulle competenze acquisite dagli studenti o di transizioni sempre più incerte in mercati del lavoro segmentati. La valutazione della ricerca è il tema chiave, ma anche un punto debole di una riforma che sembra poco utile.
Anna Pizzuti - 25-10-2005
Ero tornata a casa, ieri sera tardi, dopo cinque ore di scuola, nel corso serale. Contenta per il lavoro fatto, contenta per lo stare insieme allegro e partecipe, per le discussioni, per quello che avevamo progettato di fare oggi. Mi aveva ...
gelli - 25-10-2005
Nel sito della FLC, ex cgil scuola, leggo:

"Le problematiche emerse nella gestione e nella stessa fase di avvio del primo concorso ordinario dei Dirigenti Scolastici impongono una discussione aperta sulla futura sostenibilità di tale percorso. ...
Gaetano Passarelli - 25-10-2005
Riflessioni (molto amare) di un insegnante di Fisica Applicata

Da qualche giorno anche l'ultimo Decreto attuativo della legge di Riforma della Scuola è stato approvato. Se ne è parlato in TV e sui giornali:
- Finalmente una nuova Riforma della Scuola, dopo decenni dalla Riforma Gentile -
Bene, guardiamo allora da vicino cosa cambia con questa Riforma.
Prendiamo un caso solo, però emblematico, e prendiamo un caso che conosco bene:
l'insegnamento della Fisica, in particolare dal punto di vista sperimentale (che è poi il comune denominatore di tutti gli Insegnanti Tecnico Pratici).

Chi scrive, infatti, è un insegnante di Laboratorio di Fisica e Fisica Applicata.
Ma che vuol dire insegnare Laboratorio di Fisica? Per capirlo bene, la cosa migliore sarebbe farlo, ovviamente, posso comunque provare a dare un'idea di che cosa sia.

Fare Laboratorio di Fisica, ad esempio, permette agli studenti di poter VEDERE cosa vuol dire "largo un ventesimo di millimetro": si prende un calibro e, tutti insieme, si guarda quanta luce passa da un ventesimo di millimetro.

- oppure -...
Venceslao Boselli - 25-10-2005
Consentitemi una riflessione sulla riforma della scuola secondaria appena approvata. Conosco bene la realta' della mia disciplina e da considerazioni legate a quella vorrei partire.

Per comprendere meglio e' necessario conoscere l' assetto attuale della disciplina. i contenuti delle "discipline geometriche" nel liceo artistico ordinamentale di prima sezione (indirizzo figurativo) sono impartiti in tre insegnamenti:
• disegno geometrico 132 ore al primo anno, 99 al secondo.
• prospettiva 132 ore al terzo anno, 132 al quarto
• elementi di architettura 66 ore al secondo anno, 132 ore al terzo, 132 ore al quarto
Per un totale di 825 ore nel corso di quattro anni.

La riforma prevede 66 ore di insegnamento nel primo anno e 66 nel secondo per un totale di 132 ore nel corso di cinque anni.

Riporto lo stralcio degli Osa del liceo artistico che riguarda le 66+66 ore annuali previste per l'insegnamento delle discipline geometriche.
ricordo che tale insegnamento e' un insegnamento "grafico" che contempla tempi necessari al trasferimento alle e dalle aule laboratorio nonche' alla predisposizione del materiale necessario per le esercitazioni.
Per favore non ridete...
Seconda E - 24-10-2005
Un paesino, di nome Farfalandia, era simile ad un giardino. Al posto delle case c'erano i fiori. Tanti fiori dai lineamenti umani. Bellissimi, profumatissimi, coloratissimi. Erano abitati dalle farfalle e dai loro sovrani: il re Etar e la regina Emar.

Etar ed Emar erano molto buoni. Non dettavano leggi. Non si ritenevano superiori. Non avevano servi. Erano amici di tutti.

Farfalandia era un paese speciale.

Un episodio davvero singolare scombussolò la vita della popolazione.

In un'aiuola sbocciarono delle rose blu. Le farfalle, alla vista di quelle rose dal colore insolito, restarono a bocca aperta.

Volarono poi ad informare il re.
Francesco Paolo Catanzaro - 24-10-2005
Il nuovo documento scolastico, il portfolio delle competenze, si presta ancora ad accesi dibattiti con differenti posizioni, spesso in antitesi tra di loro.
Al di là delle posizioni sindacali, epistemologiche, di contrattazione nazionale sulla nebulosa figura del tutor (docente super partes - e con quali competenze?- oppure equipe psicopedagogia, che molto spesso sa demandare il compito all'ex coordinatore, con non sempre riconosciuti incentivi reali all'azione di compilatore, coordinatore, sportello genitori- alunni-docenti) il portfolio a poco a poco è diventato una necessità documentaria, che possiamo definire " Archivio della storia cognitiva" dell'alunno, osservato scrupolosamente dal garante della privacy onde evitare eccessi nella manipolazione e diffusione di dati sensibili.
Ecco che nell'accortezza il portfolio diventa strumento di conoscenza, valutazione ed orientamento rivolto all'alunno e alla famiglia, che "dovrebbe" essere lasciata libera nella decisione di offrire i dati certificati nell'iniziale "percorso" scolastico del figlio, ai docenti degli ordini scolastici seguenti....
M.Cristina Mazzola - 24-10-2005
Il piano denominato 'e-Europe', varato dalla Commissione Europea nel 1999 e successivamente revisionato, si prefigge di sviluppare l'informatica nei Paesi membri e di incentrare entro il 2010 l'economia dell'U.E. sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo.
Tale conoscenza per ogni giovane europeo dovrà sicuramente abbracciare la sfera informatica.
E si potrà raggiungere se 'ogni cittadino, ogni scuola, ogni impresa, ogni P.A.' sarà messa in rete, in 'una cultura d'impresa pronta a sviluppare nuove idee'.
E' necessario lavorare lungo due filoni, distinti ma collegati fra loro:
- favorire accessi facilitati ad Internet in termini di tempi, spese e sicurezza per privati, scuole, imprese, uffici pubblici
- promuovere attività di formazione per un uso diffuso e consapevole degli strumenti
Di quest'ultimo punto, all'interno di 'e-Europe', si occupa 'e-learning'.
L'obiettivo è quello di avere scuole cablate, con computer in ogni aula collegati in Intranet e ad Internet in larga banda.
In particolare si individuano quattro sotto obiettivi:
- infrastrutture: un buon numero di computer con accessi ad Internet in tutte le aule di scuole collegate a reti di ricerca in ambienti di apprendimento per docenti, studenti, genitori
- servizi: incentivare la produzione didattica multimediale europea
- reti didattiche: campus virtuale di università, scuole, centri di formazione e di risorse culturali (European Schoolnet)
- formazione: rivolta sia a tutti gli studenti (per saper usare le nuove tecnologie al completamento del corso di studi) sia ai docenti (per una professionalità che integri le competenze disciplinati e quelle tecnologiche)

Nel nostro Paese sono state recepite le direttive europee; in particolare al Ministero dell'Istruzione si intende mettere a disposizione dello studente un accesso on-line per informarlo sui principali servizi relativi all'istruzione ed all'Università.
Per raggiungere questo scopo, è necessario sostituire il vecchio Sistema Informativo, passando dalla concezione obsoleta di un supporto amministrativo interno a quella di un supporto integrato al servizio
- dei cittadini per operazioni amministrative
- dei docenti per l'organizzazione della didattica
- della scuola in senso lato come comunità virtuale
- degli enti locali
- degli studenti per conoscere agevolazioni e servizi.
Per ottemperare alle direttive del DPEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria) 2002-2006 in relazione alla diffusione dell'informatica si intende potenziare le attrezzature hardware degli istituti scolastici...
Carla Andreolini - 24-10-2005
REGISTRO ON LINE : DI CHE SI TRATTA

Rendere visibili assenze e voti in rete (nel sito web ufficiale del Liceo..)

MOTIVAZIONE UFFICIALE DEI SOSTENITORI DI TALE PRATICA : la trasparenza!

Modalità di registrazione:

- per le ASSENZE
La segreteria o gli insegnanti (è tutto da decidere ...) dovrebbero registrare giorno per giorno le assenze degli studenti per consentire ai genitori ( tramite una password) di sapere quando il figlio / la figlia non sono a scuola

- per i VOTI
Gli insegnanti dovrebbero registrare i voti assegnati

I genitori, dotati di password, potrebbero così controllare frequenza e voti dei figli, ogni volta che lo desiderino .

Una questione pratica : perché le operazioni possano essere effettuate in tempi compatibili con quelli scolastici ( e consentitemi la battuta : in tempi compatibili con la lunghezza della vita biologica dei docenti), in ogni aula dovrebbe esserci un computer in rete ...
Ciò non sembra essere realizzabile

I sostenitori di questa iniziativa affermano che "in fondo tali operazioni si possono fare in pochi minuti" anche senza un computer in classe.

Ora penso che gli studenti possano testimoniare che molti sono i minuti dedicati ogni giorno, ogni ora, alle registrazioni su cartaceo (registro di classe e personale).
Oltre a queste registrazioni gli insegnanti dovrebbero registrare il tutto anche in un p.c. in rete ... (recarsi dove il p.c. sia disponibile : ci sia, e sia "libero" ).

Tutto ciò
- o a spese del tempo da dedicare alla lezione (uso un termine tradizionale);
- o a spese del proprio tempo (in tale modo sarebbe introdotto un volontariato obbligatorio - nota 1)
La scuola di oggi è una scuola che si vede tagliare continuamente i fondi, tagliare fondi per i laboratori, per i materiali, per il sostegno ai ragazzi con handicap, per le supplenze, per ...
Nello stesso tempo chi taglia i fondi vorrebbe, almeno a parole, risultati sempre migliori in termini di apprendimento degli studenti, ed esige impegni di lavoro sempre maggiori per i docenti.
Impegni che purtroppo hanno poco o nulla a che vedere con la qualità dell'insegnamento / apprendimento!.....
Cobas scuola - 24-10-2005
Con la sentenza n. 279 del 7 luglio 2005 la Corte Costituzionale si è espressa a proposito dei ricorsi promossi delle Regioni Emilia- Romagna e Friuli-Venezia Giulia, sulla legittimità costituzionale di alcuni articoli del Dlgs 59/2004 (il decreto ...
Vincenzo Staiano - 22-10-2005
Davanti al liceo classico di Brescia, c'è una ringhiera. È posta proprio di fronte al portone principale di modo che l'entrata e l'uscita degli studenti e dei professori è possibile solo da destra e da sinistra, non per vie centrali; così fatta pare un ostacolo, ma la sua vera funzione è di proteggere gli studenti, che lì si accalcano, dal traffico delle auto della strada vicina.
Innumerevoli volte, finita l'ultima ora di lezione, mi sono ritrovato in quella confusione e mi ha sempre fatto pensare come tutti gli studenti una volta davanti a quella ringhiera risolvessero l'amletico dilemma di scegliere in quale direzione andare - destra o sinistra? - senza difficoltà. Certo la scelta sarà stata condizionata dalla meta da raggiungere: il pranzo pronto a casa, l'auto di qualche genitore in attesa parcheggiata sul marciapiede, le fermate degli autobus o delle corriere... tutti sembravano avere un posto da raggiungere e la ringhiera quasi ne facilitava il defluire delle persone.
Spesso e volentieri mi sono seduto proprio su quelle sbarre di metallo, perché per me avevano un significato maggiore. Durante gli anni del biennio erano il punto di ritrovo con i compagni di classe, che ci fosse caldo o freddo non aveva importanza. Ricordo ancora i compiti copiati o i ripassi di date e luoghi mai visti, prima di entrare nella classe-trincea. Le chiacchiere seduti in bilico su quella ringhiera davano la sensazione di essere diventati finalmente grandi: i tempi della scuola media, magici ed estremamente spensierati, erano finiti e la tensione quotidiana data dai voti, dai nuovi professori, ma soprattutto dalle nuove regole comportamentali - i rapporti formali e burocratici della scuola media superiore - facevano percepire la via verso la maturazione, l'ingresso nella società dei grandi. Ad ogni modo le cose erano cambiate.
Giulia Maninetti - 22-10-2005
Le equazioni chimiche, l'Orlando furioso, i versi di Lucrezio e l'apparato digerente: tutte nozioni, tutto "mandato giù" a memoria. Così prende otto, o nove forse, se sorride un po' di più e porta la cosiddetta ricerchina. Nessuna preoccupazione per i genitori, ansiosi per il suo futuro, e così la lasceranno uscire quando vuole e lei non avrà problemi. Lisa ha 17 anni, frequenta il quarto anno di liceo ed è brava a scuola, è brava senza studiare nemmeno troppo, le piacciono le materie che studia ma non il modo in cui gliele insegnano.
A volte ha l'impressione che gli insegnanti atrofizzino la sua curiosità: vedere i suoi compagni lobotomizzati guardare il professore e annuire, la demoralizza. Nella sua classe c'è la gara al voto, sono tutti pieni di un'invidia e di una competizione incomprensibile. Chi studia di più, avrà il voto più alto, chi dice più cose, sarà il più premiato dai professori, e chi ha il voto più alto, diventa il migliore; e non importa se ha capito o no, non importa se l'argomento gli interessa o meno. E il suddetto Migliore studia tutte le materie allo stesso modo, e per loro va bene così. Che il suo studio non sia consapevole è ormai irrilevante: primeggia, e questo basta.
"E la cosa più assurda -dice Lisa - è che gli insegnanti sembrano incoraggiare questa competizione che a volte diventa addirittura crudele".
Lisa è sfortunatamente capitata in prima fila, ma vicino alla finestra e, talvolta, durante la spiegazione stanca di un professore annoiato, il suo pensiero vola fuori, da tutt'altra parte, tra le righe di quel bel libro letto l'ora prima, alla ricerca di quella creatività e quello spirito d'iniziativa che la scuola le ha un po' spento. Le tornano ripetutamente in testa le frasi di un libro letto qualche anno prima e tanto amato...
Valeria Spadini - 22-10-2005
Come Sigismondo di "La vita è sogno" (Calderon Della Barca, 1673), anch'io, fino a non molto tempo fa, vivevo in un sogno.
Nel sogno, anzi, nell'illusione della parità dei sessi, della completa emancipazione del mondo femminile; sognavo che la mia finestra, senza inferriate, fosse aperta sulla vita. Vivevo bene nella mia prigione, poiché fin dalla nascita non avevo visto altro, né sapevo che esistessero alternative.
La libertà l'ho raggiunta con le parole, parole stampate su libri, libri scritti da donne. E' stato un processo lungo,anzi è ancora in corso, e ogni giorno che passa mi sento più consapevole, più libera, più donna. Per compiere questa impresa, ritrovare me stessa, posso contare solo sulle mie forze e il sostegno di poche altre persone. La «scuola, nome comune femminile» (titolo di un libro di Vita Cosentino - appartenenente alla comunità filosofica di Diotima) è infatti neutra, non tiene conto delle differenze tra i sessi. Ma una scuola neutra in un mondo maschile come può essere se non maschile?
Diamo un'occhiata alla storia, alla letteratura, alla filosofia, dove i protagonisti sono sempre e irrimediabilmente gli stessi. Forse le donne non erano ancora state inventate? Oppure dove stavano?
Stavano, come Jane Austen, nelle loro stanze, nascondendo i loro scritti a ogni minimo rumore, i propri pensieri ad ogni domanda, se stesse ad ogni sguardo; oppure, come George Eliot, pseudonimo maschile di Mary Ann Evan, mascheravano e rinunciavano alla propria femminilità per essere accettate dalla letteratura maschile.
Col passare degli anni alcune donne uscirono dall'ombra: Virginia Woolf, Hannah Arendt, Simone Veil, Edith Stein e molte altre. (Tutte le donne nominate sono filosofe e scrittrici del periodo che va da fine '800 a metà '900)
Molte di loro, però, pagarono un prezzo altissimo: «Le conquiste dell'emancipazione femminile le avevano consentito l'accesso a un ambito dove non c'era spazio per il riconoscimento della specificità femminile: una donna filosofo poteva esistere solo a patto che non mettesse in questione l'egemonia del discorso maschile», così come in ogni altro ambito culturale, racconta Maria Zambrano, pensatrice spagnola del '900. Il loro ingresso nel mondo è avvenuto in punta di piedi, sotto altre sembianze e accompagnato da un senso di inadeguatezza. Loro per prime non si sentivano all'altezza di una cultura che le ha sempre rifiutate e accettate solo a prezzo della rinuncia di una parte di sé.
La loro assenza o il solo accenno nei nostri libri di testo parlano da sé.
Dalla mia personale esperienza, ho notato che anche i professori più «aperti» ci propongono scontri tra ricchi e poveri, tra oppressi e oppressori, tra borghesi e proletari. Tralasciano però di parlare di un conflitto trasversale che prescinde dalle classi sociali e che ha sempre accompagnato la storia: quello tra il femminile e il maschile.
Flc Cgil - 22-10-2005
Riceviamo e volentieri pubblichiamo - Red

Un nuovo temine è comparso in questi giorni: quello del liceo vocazionale. Questo non significa però che i licei da otto che erano diventino nove. "Vocazionale" è solo un anglicismo che sta per ...
Cub scuola Torino - 22-10-2005
lo sciopero e la manifestazione organizzati dalla CUB e dal sindacalismo di base

Lo sciopero e la manifestazione di oggi, venerdì 21 ottobre, sono pienamente riusciti: decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori, di tutti i settori pubblici e ...
Grazia Perrone - 22-10-2005
Ecco cosa accade nella "rossa" Emilia Romagna. A denunciarlo - in una nota che sarà affissa in tutte le bacheche scolastiche emiliane e romagnole - è il coordinatore regionale di uno dei cinque Sindacati rappresentativi del comparto scuola. Anche ...
Mario Menziani - 22-10-2005
Anno secondo della neoscuola. Mese primo: 17 ottobre 2005.

Decreto legislativo 17 ottobre 2005 , Articolo 25: (Insegnamento dell'inglese, della seconda lingua comunitaria e della tecnologia)
1. Al fine di raccordare le competenze nella lingua ...
Stefania da Milano - 21-10-2005
Cari lettori,
ecco cosa dice la legge n. 176 art. 31 del 27 Maggio 199:

- Gli stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero di dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e di ...
Stefano Borgarelli - 21-10-2005
"In un appassionato editoriale, Ferrara ha fatto suo, rincarandolo, l'accostamento fra la Shoah e l'aborto: pazzia, forse donchisciottesca, ma pazzia."
Su questo giudizio di Sofri (la Repubblica, 30/9/05), che seguiamo sempre con grande attenzione, ...
Virginia Mariani - 20-10-2005
Provate a immaginare quella situazione nella quale intuite che le cose stiano così ma in cuor vostro desiderate ardentemente che così non sia... e, soprattutto, che questa resti solo e soltanto una sensazione che non trovi mai ...
Giovanni D'Agata - 20-10-2005
Quando l'azienda licenzia un dipendente "scomodo", colpevole di aver denunciato una clamorosa "frode" ai danni dei consumatori

Ha denunciato l'alterazione, da parte della Compagnia d'assicurazione da cui dipendeva, dei dati relativi ai sinistri e di risarcimenti "gonfiati"a vantaggio di alcuni "fortunati"ed a danno dei molti consumatori.

Ha denunciato la politica della Compagnia d'assicurazione che aveva fissato per ogni dipendente degli obiettivi da raggiungere in termini di numero di sinistri, loro liquidazione e aperture pratiche. Ha denunciato chi imponeva ai dipendenti di alterare i numeri e i dati delle pratiche, aprendo anche due posizioni per sinistro per lo stesso incidente, pur di raggiungere il traguardo prefissato.

Contro questo dipendente è cominciato, prima, il mobbing e poi si è passati al licenziamento.

Questa è, in sintesi, la storia di Giovanni D'Agata, un altro caso di mobbing "paramafioso e violento" nella "tranquilla" provincia italiana.
Brunello Arborio - 19-10-2005
Gravissime, irresponsabili e inconseguenti risultano le affermazioni dell'On. Angela Napoli, che nella seduta del 10 Ottobre della VII Commissione Camera ha sbrigativamente liquidato il problema del precariato asserendo il falso.
In maniera ...
Lucio Garofalo - 18-10-2005
"La durata delle cose, misurata a periodi, specialmente secondo il corso apparente del sole": questa è la definizione generica del concetto di "tempo" fornita da un comune dizionario della lingua italiana.

Eppure, proprio attorno a tale categoria ed a ai suoi molteplici significati (di ordine storico, filosofico, o di natura astronomica) si è come addensata una coltre di fumo accecante, densa di luoghi comuni e rozze ovvietà, che sono persuasioni assai diffuse nella vita quotidiana di noi tutti. Gli stereotipi sul "tempo" paiono proliferare senza soluzione di continuità, e quasi tutti, eccezion fatta per quei fenomenali campioni della lingua e del sapere umano, se ne servono abitualmente, forse inavvertitamente, magari per riempire il vuoto raccapricciante di certe conversazioni, in altre parole per coprire i "tempi morti" della nostra esistenza.

Sovente infatti, ci capita di ascoltare asserzioni totalmente insensate, che farebbero inorridire le nostre menti qualora fossimo soltanto un po' più attenti e riflessivi, meno pigri o distratti.
"Ammazzare il tempo", tanto per citare uno dei casi più dozzinali, è un modo di dire quantomeno sciocco perché non significa nulla se non che si uccide la propria esistenza.
La persona che "ammazza il tempo", cioè che impiega malamente il proprio tempo vitale, non sapendo cosa fare, non avendo interessi gratificanti, né occupazioni di tipo mentale (come leggere e scrivere) o di carattere fisico (come gli sport), tali da motivare il vivere quotidiano, non coltivando passioni che potrebbero impreziosire la qualità del proprio tempo esistenziale, finisce per annichilire sé stessa, divenendo un essere ansioso, depresso, accidioso, ma non ozioso...

E' d'uopo comprendere che il tempo (quello vitale) degli individui, dell'esistenza quotidiana di ciascuno di noi, rappresenta una risorsa di valore inestimabile, non solo e non tanto sul piano economico-materiale, ovvero nel senso più venale e triviale del termine...
Maurizio Tiriticco - 17-10-2005
I Danai hanno condotto egregiamente la loro operazione! Regioni e sindacati avevano pensato di portare a casa un buon bottino, senza accorgersi che si trattava invece di un bel cavallo di legno! Così gli eroi del Miur, ricompattati da quell'abile ...
Giuseppe Aragno - 15-10-2005
La scuola superiore che ricordo da studente era un groviglio di contraddizioni. Classista e selettiva, privilegiava disciplina e nozione e poteva anche andar bene a chi aveva le carte in regola per frequentarla. Mi ci trovai per sbaglio - a quei tempi cominciava a capitare sempre più spesso a chi viveva di poco - per l'ostinazione appassionata di mia madre. Se n'era fatta una questione di vita o di morte che a scuola continuassi, lei, autodidatta, che per bisogno prima, per passione poi, aveva calcato con molto onore le tavole del palcoscenico e s'era ritirata, dopo aver rifiutato una "scrittura" del grandissimo Eduardo: mio padre riteneva che nella vita d'una donna stimabile il teatro non ci fosse posto per il teatro.
La preparazione per l'esame di ammissione - ce ne voleva uno perché ai proletari era riservato a spese dello Stato solo l'avviamento professionale - costò ai miei genitori una stretta di cinghia che arrotondò le entrate di un giovane procuratore legale. Cominciai che l'Armata Rossa entrava a Budapest e Che Guevara iniziava con Castro la rivoluzione cubana - mentre i computer a transistor si preparavano a mandare a casa le schede perforate - e me ne andai che il Sant'Uffizio - c'era ancora, ma chi se lo ricorda? - rinnovava la scomunica ai comunisti e la rivoluzione vittoriosa portava il guerrigliero Guevara alla testa della "Banca National": un Draghi rivoluzionario che poi sarà ministro. Ogni tempo ha gli uomini che merita.
Avevo la testa piena di declinazioni, recitavo D'Annunzio coi pastori d'Abruzzo e Omero, tradotto da Monti, mi aveva incantato per sempre con l'umanità del suo Ettore alle porte Scee. Devo dire che Achille non riscuoteva che rari consensi: operai o borghesi, venivamo da una guerra devastante, ferite dentro e fuori e il consumismo che s'annunciava non aveva ancora spento ricordi e umanità. Tranne i fascisti convinti e clericali codini, ognuno coltivava nell'anima una scintilla di solidarietà che faceva luce nel buio più profondo. Dei grandi dolori collettivi, la scia che più tarda a morire è la speranza.
Gianni Mereghetti - 15-10-2005
La Riforma della scuola è stata finalmente varata! Che la scuola avesse bisogno di una riforma nessuno può metterlo in dubbio, che sia questa la migliore delle riforme possibili si può discutere e che lo si faccia non più teoricamente, ma con un dato ...
Alba Sasso - 15-10-2005
E così, alla fine il Consiglio dei Ministri ha approvato i due decreti sull'sull'attuazione della riforma del secondo ciclo dell'istruzione e sui meccanismi di formazione e di reclutamento degli insegnanti.

Cade nel vuoto il segnale lanciato dalla ...
Giulio Merici - 14-10-2005
De Guerin è morto e la cosa mi crea più problemi di quanto pensassi. In classe, per il fatto, s'è creato uno scompiglio celato, nascosto. Niente accenni dell'insegnante di lettere, è uno scrittore troppo impudico per il mio collegio. Ma la notizia al "Louis le Grand" è circolata comunque. Tra gli studenti, all'entrata; nelle classi per via orizzontale, afferrando foglietti di carta e facendoli scivolare sulle ginocchia del vicino.
De Guerin e le sue opere hanno sempre esercitato fascino su di me, anche perché proibite, cancellate dalla cultura ufficiale. Ora però hanno avuto la massima influenza sulla mia vita. Hanno cancellato me dalla scuola.
Marc aveva piegato bene il biglietto con la segreta notizia, per passarlo lo aveva posato indifferentemente sul mio banco. L'ho letto schiacciandolo sul quaderno aperto alla traduzione delle massime ciceroniane. Quelle sì che sono cose da dire e ripetere in classe! Nessuno ha nulla da ridire se ti sente recitare frasi di una lingua morta per il puro gusto di sentirne il suono. Quello va benissimo. Ma quando distrattamente l'insegnante ha fatto cadere lo sguardo sul mio quaderno, scorgendovi le linee del biglietto, la sua reazione è stata ferrea.
Niente moderatio oraziana o pietà cristiana, voleva quel foglietto per evitare che qualcosa che era in quell'aula diventasse cultura. Sono stato combattuto. In fondo sul biglietto non c'era nulla di eclatante, niente insulti al professore o al collegio che pure li meritano. Non avrei avuto grandi guai. Certo, avrei dovuto confessare il mittente del foglio, inguaiando mezza classe, ma la cosa che m'ha fatto desistere è stata di tutt'altro genere. Non volevo dare in mano all'istituzione qualcosa che era unicamente legato al mondo esterno, alla nostra vera educazione. Una cultura che nasce da interessi e curiosità reali, non da imposizioni.
Far rientrare De Guerin nel putridume e nello squallore del collegio, sarebbe stato come ufficializzare anche la sua morte letteraria. Ho pensato che con Seneca e Virgilio avesse poco di cui discutere.
Noi studenti siamo sempre accusati (come se fossero caratteristiche negative) d'essere incoscienti e spensierati. E lo sono stato. Non ho pensato ai guai che avrei passato, al proseguimento dei miei studi. Il foglio non o volevo consegnare e l'ho inghiottito. Una gloriosa merenda.
L'accusa con cui sono stato espulso è quella di ribellione all'autorità dell'insegnante. Il grande problema della scuola è che è pronta solo ad insegnare e non ad imparare.
È il secondo istituto che cambio. Anche gli anni passati, al Collège Royal di Lione, erano stati di botte, di battaglie con i professori e i compagni, d'opprimenti malinconie, in una città bigotta e commerciante, cattolica e protestante. Per loro non conto nulla e non sarò mai nessun....
Maurizio Tiriticco - 14-10-2005
Mancano pochi giorni alla data fatidica del 17 ottobre! E' il giorno in cui scade la delega assegnata al Ministro Moratti per varare gli ultimi decreti legislativi che perfezionano la sua cosiddetta riforma, quello relativo alla formazione degli insegnanti e quello più atteso relativo al riordino del secondo ciclo di istruzione e formazione.
In questo momento nel bunker del Miur - altro che casa di vetro! - ministro, sottosegretari e direttori generali stanno dando gli ultimi ritocchi ai due provvedimenti. Nulla è dato sapere.
Vincerà il ministro che non vorrà perdere la faccia con le Regioni per l'impegno assunto di rinviare di un anno l'avvio della riforma e di sospendere la sperimentazione?
Vincerà il sottosegretario Aprea che, come sembra - tutto è secretatissimoooo! - vorrebbe invece forzare la mano e permettere a Forza Italia di cantare vittoria restaurando il testo originario del decreto?
Mistero! Ma, ciò che più offende non solo la democrazia ma anche il cosiddetto comune senso del pudore è che tutto avviene sulla testa della scuola, insegnanti, dirigenti, studenti, famiglie, tutte quelle componenti che il Ministro si vanta sempre di avere ascoltato - ricordiamo tutti le sue dichiarazioni agli Stati generali del 2001 - e di ascoltare costantemente!
Luigi Piotti - 14-10-2005
Torno a casa dalla redazione di scintilla sulla mia tipo grigia - cara tipo grigia sporca e graffiata, dentro e fuori, sopra e sotto. Questo è uno dei suoi ultimi viaggi: la settimana prossima arriverà a casa una nuova macchina, non ho ben capito neanche il modello. Insolito che mi affezioni a un oggetto, ma devo confessare che questa macchina mi mancherà. In fin dei conti va ancora! Non capisco proprio... per qualche rumorino, qualche vibrazione... mai nessuna macchina avrà la sua grinta!... mi godo il fruscio di ricerca di sintonia della radio tra una stazione e l'altra: io la radio la odio: "in cabina", "a tenerci compagnia" pimpanti rompipalle che non perdono mai un colpo, con tutto sotto controllo e sempre qualcosa da dire, per quel che dicono poi: «"depilato o natural?" tira ancora il " tipo da spiaggia"? tu che amante sei?». Troppe virgolette per i miei gusti, parlano come una rivista "trendy", poi la pubblicità, tutti che urlano cose a velocità stratosferica evanescenti come cose urlate a velocità stratosferica.
Comunque non sono innervosito, questo è un periodo fantastico di impegno e fermento, scintilla è tornata alla grande e io mi ci sono tuffato a capofitto. Sono due giorni che scrivo, e poi ho quella tranquillità carmica da pensiero assente.
Intanto percorro il ring verso sud, qui devo uscire verso San Polo, un'occhiata allo specchietto... già è caduto, come una foglia secca.
-Forza Ronzinante! -
Urlo delle gomme lisce al segnale verde.
Sto pensando a Iskra, ho deciso che sarà lei il soggetto del mio brano sul primo numero, la sua vicenda mi ha colpito tantissimo, non che sia strana o nuova o impensabile, anzi.
Ilaria Ricciotti - 14-10-2005
Se il centrosinistra perdesse le elezioni quale sarebbe il destino di questa scuola già ridotta a brandelli e che la stragrande maggioranza degli operatori, degli studenti e dei cittadini vuole bocciare?
Io personalmente non oso e non voglio sperare che il nostro sistema educativo ritorni in mano a questo governo. Sarebbe la fine di un modello scolastico, in passato il più delle volte vincente.
A coloro che hanno lottato per l'affermazione della scuola del diritto allo studio non rimarrebbe altro che emigrare o soccombere.
Un muro di gomma infatti non può essere penetrato. Esso ti fa rimbalzare all'indietro senza che tu possa scalfirlo.
Quei giovani che si sono diplomati o laureati e vorrebbero mettere a servizio degli altri se stessi, il loro entusiasmo e le loro capacità, non potrebbero di certo coronare i loro sogni nella loro terra. Dovrebbero da emigranti trasferirsi in terre lontane e servire altri popoli per sempre.
E gli altri?
Grazia Perrone - 14-10-2005
Non si spengono le polemiche dopo le, ambigue, dichiarazioni del diessino Andrea Ranieri al quale risponde - egregiamente - la collega Clara Bianchi rammentando al "sinistro" personaggio che, su alcuni temi messi in discussione oggi, (...)"ci ...
Milena Mencarelli - 14-10-2005
Ho incontrato Maurizio Maggiani per caso, in una assolata e afosa giornata estiva, lungo i binari di un'altrettanto assolata e calda stazione.
Il coraggio, o meglio, l'impudenza di avvicinarlo, mi è venuta così, improvvisamente e spontaneamente, quasi si trattasse di un amico ritrovato.
Mi sono congratulata con lui per la recente vittoria al Premio Strega, ma non era questo che avrei voluto dirgli...avrei voluto invece parlare di quello che mi passava in quel momento per la testa, così semplicemente, proprio come si fa con un vecchio amico.
Una volta tornata a casa ho avuto il tempo di arrossire per quella mia sfacciataggine e, per cercare di porvi rimedio, gli ho scritto una mail.
Ma la mia propensione alla petulanza è invece aumentata ed ho avuto l'ardire di chiedergli, per conto del sito di Telepax, addirittura un'intervista.
.....E Maurizio mi ha risposto.
Nonostante stia attraversando un periodo difficile e triste, Maggiani mi ha invitato a casa sua, per fare due chiacchiere.
E così eccomi qui, a premere il pulsante del citofono di casa sua.
Maggiani mi accoglie e mi fa salire alla terrazza che ricopre il tetto della sua casa alla Spezia: al centro dello spazio esposto al sole una grande e vecchia bagnarola, con dentro un ulivo carico di olive quasi mature.
E' un ulivo al quale Maggiani dedica molte cure: è facile immaginare lo scrittore mentre, con un paio di vecchie cesoie, attende all'arte delicata e fine della potatura.
Il posto d'onore che lo scrittore ha riservato alla pianta sembra alludere al bisogno di radicarsi, di mettere radici in un posto dove trovar riparo, dove trovare "sostio".
Ci sediamo sotto la frescura di un bersò, fra rose e gardenie fiorite, intorno ad un tavolo.
Maggiani, l'ho notato subito, ha avuto una giornata no; ma tant'è, ormai sono lì e sono pronta ad infierire, sottoponendolo alla prima delle proposte di riflessione che mi ero preparata.
Non ho il registratore con me, quindi quello che riporterò è solo il frutto della mia memoria, probabilmente alterato da impressioni, emozioni e suggestioni del tutto personali.
Ma, d'altra parte, anche "Il viaggiatore notturno" ha a che fare con la trascrizione di una narrazione orale, è un raccontare a memoria ciò che è stato vissuto.
"Ascoltate...", così comincia l'ultimo libro di Maggiani ed io, come il cantastorie tagil, cercherò di raccontare quello che ho visto, quello che ho sentito, lassù, sulla terrazza al centro dell'Universo, chiedendo si accolga, con amicizia, la mia incompleta ed imperfetta trascrizione.
Giulia Gamba - 13-10-2005
Nessuno cerchi un significato ulteriore per questo titolo e l'immagine che suggerisce.
Almeno per ora immaginate semplicemente uno sguardo di studente distratto.
Un bambino che lascia fuggire i suoi occhi lontano dal simulacro
di una maestra ...
Stefano Profetti - 13-10-2005
Non è vero che ci sono solo Rifondazione comunista, i Ds , i Verdi , i Comunisti Italiani, anche Di pietro vuole abrogare la riforma Moratti!

Dalla chat dell'Unità :

Domanda:
Cosa pensa di fare della riforma Moratti?

Risposta di Antonio ...
Ufficio Stampa on. Alba Sasso - 12-10-2005
Dicono NO ai decreti su prima formazione e accesso all'insegnamento e su secondo ciclo d'istruzione

I parlamentari dell'Unione hanno detto no oggi (11 ottobre) in settima commissione della Camera dei deputati al decreto legislativo sulla prima ...
Mario Piemontese - 11-10-2005
Se si confrontano il parere espresso dalla VII Commissione Istruzione del Senato il 28 settembre, lo schema di parere che la VII Commissione Cultura della Camera andrà probabilmente ad esprimere martedì 11 ottobre, e il documento prodotto da Confindustria e altre associazioni all'inizio di agosto, a proposito dello schema di decreto sul II ciclo, si possono trovare delle formidabili convergenze o se vogliamo coincidenze.

Vediamone alcune.

1. Art.1 comma 14 - Progetto "Campus" o "Polo formativo" - Governance.

Schema di decreto

I percorsi dei licei, ed in particolare di quelli articolati in indirizzi, di cui all'articolo 2 comma 8, possono raccordarsi con i percorsi di istruzione e formazione professionale costituendo, insieme, un centro polivalente denominato "Campus". Per la realizzazione delle finalità dell'intero sistema educativo e per l'attuazione di un forte legame con il mondo del lavoro, dell'economia e delle professioni, il Campus ha una struttura flessibile e organica, e fornisce differenti opportunità di istruzione e di formazione. Ognuno dei percorsi di insegnamento - apprendimento allocati nel Campus possiede una propria identità ordinamentale e curricolare, e assume una durata e una graduazione corrispondenti alla tipologia e al compito. Alla trasformazione degli attuali istituti di istruzione secondaria superiore, nei centri polivalenti di cui al presente comma, si provvede con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato.

Senato

Occorrerebbe riformulare il successivo comma 14, onde chiarire che viene demandata ad apposite convenzioni tra le istituzioni scolastiche interessate la disciplina dello svolgimento in un'unica sede di percorsi liceali e di istruzione e formazione, in modo comunque da assicurare l'opportuno coinvolgimento delle associazioni imprenditoriali e degli enti locali.

Camera

All'articolo 1, il comma 14 sia sostituito dal seguente: «14. I percorsi del sistema dei licei e quelli del sistema di istruzione e formazione professionale possono essere realizzati in un'unica sede, anche sulla base di apposite convenzioni tra le istituzioni scolastiche e formative interessate. Ognuno dei percorsi di insegnamento - apprendimento ha una propria identità ordinamentale e curricolare. I percorsi dei licei inoltre, ed in particolare di quelli articolati in indirizzi, di cui all'articolo 2, comma 8, possono raccordarsi con i percorsi di istruzione e formazione professionale costituendo, insieme, un centro polivalente denominato «Campus» o «Polo formativo». Le convenzioni predette prevedono modalità di gestione e coordinamento delle attività che assicurino la rappresentanza delle istituzioni scolastiche e formative interessate, delle associazioni imprenditoriali del settore economico e tecnologico di riferimento e degli enti locali»

Confindustria e altri

Per essere interlocutori qualificati del mondo produttivo ed economico del territorio i Poli necessitano di una governance, tale da garantire una regia tra i diversi attori del territorio presenti e relativi stakeholder. A tal fine sarà indispensabile prevedere un ampio coinvolgimento di tutti i rappresentanti del partenariato economico e sociale al fine di orientare le offerte formative alle esigenze delle aziende, ed all'occupabilità sostenibile, facilitando il coinvolgimento delle imprese in attività formative (alternanza, stage)...
Coordinamento Precari e Disoccupati della Scuola - provinci - 11-10-2005
In anticipo di una settimana, governo e maggioranza accelerano sugli Atti governativi nn. 530 e 535 e li mandano in Aula per la discussione e la votazione del parere. Tutto accadrà domani (martedì 11 ottobre), con la votazione in commissione.

Per l'Atto n. 535, "Schema di decreto legislativo concernente le norme generali ed i livelli essenziali delle prestazioni sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione ai sensi della legge 28 marzo 2003, n. 53", i pareri già espressi dalle commissioni 7^ di Camera e Senato, pronti per l'approvazione, hanno in sostanza accettato il rinvio di un anno della riforma del ciclo secondario, ma hanno anche invitato il governo a concederne la sperimentazione già a partire dall'anno prossimo (contro gli accordi della Conferenza Stato-Regioni).

Discorso ben diverso è quello sull'Atto n. 530 "Schema di decreto legislativo concernente la definizione delle norme generali in materia di formazione degli insegnanti ai fini dell'accesso all'insegnamento, ai sensi dell'articolo 5 della legge 28 marzo 2003, n. 53". Qui i parlamentari della maggioranza si preparano ad uno stravolgimento della legge di non poco conto.

Passaggi fondamentali sono quelli sul sistema di reclutamento (di cui peraltro il decreto non dovrebbe nemmeno parlare, non essendo contemplato dalla delega ricevuta) e sull'accesso dei sissini alla chiamata diretta attraverso albo regionale.
Per il sistema di reclutamento, le proposte della maggioranza contenute nel parere della 7^ commissione sono davvero curiose: innanzitutto alzano la percentuale di "iscrizioni extra" ai bienni di specializzazione, in eccesso rispetto al fabbisogno stimato, dal 10% al 30% (richiesta di origine sindacale davvero sconcertante). Già questo significa passare da un allargamento "fisiologico", che stima in circa un decimo gli abbandoni in corso di frequenza, ad un incredibile 30%, che avrebbe il senso di voler ritenere che una persona ogni tre che superano la selezione per entrare direttamente di ruolo sia destinata all'abbandono del progetto nel giro di qualche mese. In pratica questa "intelligente" versione del decreto nascerebbe creando già nuovo precariato: 3mila nuovi illusi ogni anno, che resterebbero a bocca asciutta ad aspettare non si sa che cosa.
Poi si indica, come criterio di selezione, invece della graduatoria di uscita dal biennio universitario (che sarebbe almeno un logico riconoscimento del merito), l'inserimento in un Albo regionale da cui le scuole attingerebbero i propri neo-docenti di ruolo, attraverso concorsi interni (e non perdiamo tempo a commentare questa perla di garanzia di selezione).

La ciliegina è comunque rappresentata da un'ulteriore idea, ancora più particolare: si decide di "riservare" una quota delle iscrizioni nell'Albo regionale ai docenti già usciti dalle Ssis e dalla Formazione primaria (immaginiamo che tale percentuale non possa essere di molto inferiore al 50%). Ora, considerando che in Italia i 7 cicli delle Ssis nel 2008 avranno già prodotto parecchie decine di migliaia di specializzati, nella pratica del piano della maggioranza (appoggiata dal sottosegretario Aprea) il decreto sul nuovo reclutamento diventa una buffonata. Da "nuovo sistema", che doveva offrire ai giovani neo-laureati la garanzia di essere assunti direttamente sul 50% delle cattedre annualmente disponibili (senza dover per forza confluire nell'infinita coda delle graduatorie permanenti), il decreto diventa una legge per immettere in ruolo i sissini e per creare altro precariato. Le conseguenze inevitabili saranno quelle di ridurre a risibile il numero delle possibili iscrizioni ai nuovi bienni universitari, oppure di creare annualmente altri 6mila precari che, dopo aver pagato le non certo basse tasse universitarie, si accorgeranno di essere stati presi per i fondelli una volta ancora: i posti loro assicurati saranno stati dati ai sissini e loro rimarranno in un limbo chiamato Albo regionale in attesa di un'assunzione che, di anno in anno, potrebbe non arrivare mai.
Gennaro Capodanno - 11-10-2005
Finalmente il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale della Campania, Bottino, seppure con grave e colpevole ritardo, stasera (10 ottobre) ha firmato la nota prot. N. 3379/P con la quale ha comunicato il rinvio delle prove scritte per il corso-concorso ordinario per il reclutamento dei dirigenti scolastici in Campania dalle date del 20 e 21 ottobre al 21 e 22 novembre.

Era palese che le prove non potevano iniziare senza che fossero decorsi i termini previsti dalla norma per i ricorsi giurisdizionali, stabiliti in 60 giorni dalla pubblicazione della graduatorie definitive, pubblicazione avvenuta il 21 settembre scorso.

E' stata una grave leggerezza quella di indire le prove scritte, creando peraltro problemi agli interessati, sia a quelli ammessi che hanno dovuto affrettare la loro preparazione, sia a quelli che avevano inoltrato i ricorsi, per la preoccupazione di non farcela in tempo.

Ci auguriamo che il Ministro voglia disporre un'indagine ministeriale per accertare le responsabilità di quanto accaduto , così come auspichiamo che intervenga la Magistratura inquirente per valutare eventuali ipotesi di reato .

Peraltro annunciamo sin d'ora che la guerra non termina qui. Vero è che sono state accolte tutte le nostre ragioni che motivavano la richiesta di rinvio, ma non essendovi alcuna certezza circa i tempi di notifica all'amministrazione competente di eventuali provvedimenti cautelari adottati dal TAR a favore dei ricorrenti, e dal momento che i ricorsi si possono presentare fino al 20 novembre, visto che le graduatorie definitive sono state pubblicate il 21 settembre, riteniamo che le prove scritte debbano ulteriormente slittare, almeno a meta dicembre se non ai primi di gennaio. Sotto questo aspetto inizieremo già da stasera una nuova battaglia.
Lilia Manganaro - 10-10-2005
Anffas nazionale onlus, associazione famiglie disabili intellettivi e relazionali, è fortemente preoccupata perché anche quest'anno, all'apertura dell'Anno scolastico 2005/2006, ricompaiono i problemi e le paure per tante famiglie di persone con disabilità sulle condizioni di garanzia del diritto allo studio per i loro figli.
Questo emerge già da diversi giorni, attraverso numerose telefonate ed e-mail, pervenute allo Sportello Nazionale per l'integrazione scolastica dell'ANFFAS onlus. Infatti, la logica della politica adottata da questo governo dei tagli a tutte le istituzioni preposte all'integrazione e alla presa in carico delle persone con disabilità, rischia di mettere in seria difficoltà anche l'attuazione dell'integrazione scolastica da parte delle Scuole di ogni ordine e grado.
Infatti ad Anffas risulta non essere stato assegnato un adeguato organico di insegnanti di sostegno e di assistenti di base per far fronte al numero crescente di alunni con disabilità iscritti. Il contingente organico assegnato alle scuole è lo stesso dell'anno scorso, in media un insegnante ogni due alunni, insufficiente a rispondere alle reali esigenze di ciascuno.
Le modalità con cui vengono assegnati gli insegnanti di sostegno sono quelle esplicitate nel D.M. 331/98 artt. 37 e 41 come integrato dall'art.26 comma 16 della Legge 448/98: il CSA Provinciale dispone nell'organico di un posto ogni 138 alunni frequentanti le scuole statali della Provincia (art.40 Legge 449/97) (organico di diritto). Questi posti vengono poi assegnati alle singole scuole secondo le richieste avanzate dai Dirigenti Scolastici, documentate con Diagnosi Funzionale e corredate di progetto personalizzato (PEI) di integrazione. Sul numero di posti calcolati con l'operazione precedentemente indicata (1:138), il Direttore Scolastico Regionale può concedere (autorizzare) delle deroghe per i più gravi e nominare dei supplenti per le ore mancanti (organico di fatto).
Anffas Nazionale si chiede come sia possibile rispettare le indicazioni dei rapporti di sostegno se le risorse sono insufficienti e il Ministero non permette l'autorizzazione in deroga di altri insegnanti di sostegno per il contenimento della spesa pubblica! Lo scorso anno scolastico 2004/2005, in molte regioni le famiglie si sono rivolte al Tribunale Civile perché venisse riconosciuto il pieno diritto allo studio dei loro figli, cui era stato negato un adeguato sostegno.
Ottenendo le ore di sostegno richieste, confermando così le sentenze di Giudici che si pronunciarono già dal 2002 in vari Tribunali d'Italia, è stato stabilita, a differenza di quanto deciso in base alle direttive del Ministero dell'Istruzione, l'assegnazione di un insegnante di sostegno per ciascun alunno, ristabilendo il rapporto di uno a uno nei casi di gravità, giudicando il diritto all'Istruzione un diritto soggettivo inviolabile. Il Giudice ha ordinato all'amministrazione scolastica di assegnare un maggior numero di ore di sostegno, poiché in presenza di un diritto inviolabile, l'amministrazione non può esercitare scelte discrezionali, né comprimere il diritto, ma limitarsi a garantire la realizzazione piena dello stesso. Questa procedura lo scorso anno ha creato notevoli difficoltà; quest'anno, in assenza di altri interventi,esiste il fondato rischio che si riproduca la medesima situazione. Secondo ANFFAS però quanto accaduto non risolve il problema, né può diventare una prassi da indicare alle famiglie che si rivolgono allo Sportello per segnalare le disfunzioni della scuola. Le sentenze servono a sostenere un diritto nelle situazioni estreme in cui questo viene negato, ma non possono diventare una routine e, se risolvono il problema formale che garantisce l'accoglienza, lasciano irrisolto il problema sostanziale della ricerca delle modalità di lavoro della scuola e/o della individuazione delle altre risorse presenti nelle diverse situazioni, tanto meno sono in grado di indicare, suggerire i percorsi possibili. Tali sentenze, inoltre, rischiano di legare la possibilità di integrazione unicamente alla presenza dell'insegnante di sostegno: ciò non favorisce l' analisi del complesso quadro di relazioni che si crea in un gruppo, in una classe e in una scuola, in presenza di un progetto di integrazione. Il legislatore consapevole di tale bisogno ha predisposto un insieme di procedure da attivare, a livello centrale e periferico da parte di tutte le Istituzioni, (vedi L. 104/92) affinché siano accolti i bisogni formativi degli alunni disabili e dei loro compagni, sia riconosciuta la professionalità dei docenti e del personale scolastico e non e si possano attivare le molteplici risorse delle scuole pur in presenza di una situazione economica e di riorganizzazione della scuola, a nostro avviso non favorevole alla realizzazione di percorsi di integrazione (Vedi Finanziaria 2005 e previsione Finanziaria 2006).Ciò nonostante, pur riconoscendo le difficoltà presenti all'inizio di un nuovo anno scolastico, ANFFAS propone la propria collaborazione e chiede al Ministro di sollecitare, nei modi che riterrà più opportuno, la convocazione di tutti i gruppi di lavoro che con diversi compiti e funzioni operano nel territorio nazionale e locale (vedi Nota MIUR prot. N.479/A4a° del 27/07/05 sulle buone prassi). Anffas, non ritenendo esaustiva la battaglia del diritto all'integrazione scolastica nelle aule dei Tribunali, si augura di continuare a collaborare, come già lo scorso anno in occasione degli incontri di lavoro dell'INVALSI per la elaborazione degli indicatori di qualità, sicura di condividere l'interesse e il desiderio di realizzare una scuola a misura di alunno, in cui ognuno sia messo in condizione di dare il meglio di sé con serenità e nel rispetto della propria personalità Tuttavia, se né il Ministro,né le Direzioni Scolastiche Regionali, né i Dirigenti Scolastici delle singole Scuole risponderanno positivamente alle richieste di deroga, l'unica via possibile rimarrà quella legale, e Anffas nazionale, attraverso il Tribunale dei Diritti dei DISABILI intende analizzare la situazione e sostenere le famiglie. Anffas intende lavorare in modo positivo per la risoluzione dei problemi e chiede in tempi brevi la convocazione dell'Osservatorio Nazionale per l'integrazione scolastica del MIUR per informazioni, dati e proposte da parte del Ministro perché nella scuola gli alunni con disabilità, e in generale tutti gli alunni, i docenti, gli operatori ATA ,così pure quelli delle ASL e dei Comuni, possano lavorare nel modo migliore.
Processo Storia - 10-10-2005
CAMERINO (Macerata) - E' dal 9 maggio che il giudice di Camerino Luigi Tosti si rifiuta di tenere le udienze: e questo perché il Ministero di Giustizia omette di rimuovere i simboli religiosi dalle aule, oppure di autorizzarlo ad esporre i suoi. Ora, a distanza di quasi cinque mesi, il magistrato ha inoltrato una lettera al Ministro Castelli e alla Corte dei Conti con la quale, dopo aver affermato che "i Cittadini italiani hanno il diritto, nella loro qualità di contribuenti, di non veder sperperato il proprio danaro", ha poi invitato "l'Amministrazione della Giustizia ad essere coerente con sé stessa, e cioè o a rimuoverlo dalla Magistratura (visto che l'Amministrazione ritiene di essere nel giusto) o a sospendere il pagamento degli stipendi".

"Ritengo immorale la percezione degli stipendi -ha concluso il magistrato - sicché invito l'Amministrazione a sospenderne l'erogazione, quantomeno sino alla definizione del contenzioso perché, in caso contrario, sarò costretto a restituirli".

Con altra lettera, spedita lo stesso giorno, Luigi Tosti ha invitato il Presidente della Repubblica ad inviargli cinque copie del suo ritratto, da esporre nelle aule: "paradossalmente - ha spiegato il magistrato - nelle aule giudiziarie italiane è presente il crocifisso, cioè un simbolo partigiano che identifica solo i cattolici, mentre sono assenti i simboli che identificano l'unità nazionale".

"E' mia intenzione - preannuncia il magistrato - chiedere poi al Ministro di Giustizia, al Presidente della Repubblica ed al Sommo Pontefice l'autorizzazione a sostituire i crocifissi con i ritratti del Presidente della Repubblica, per fornire agli Italiani il riscontro oggettivo di quanto sia realmente "laica", indipendente e rispettosa dei diritti di eguaglianza la Repubblica Italiana. La discriminazione religiosa e razziale nasce quando un gruppo pretende di essere superiore agli altri e di meritare, per ciò stesso, dei privilegi. In epoche recenti l'uomo bianco di superiore razza ariana ha preteso di privilegiare la sua supposta superiorità impedendo ai neri ed agli ebrei di entrare nei locali pubblici. Oggi in Italia la situazione non è affatto diversa: i Cattolici marcano le pareti pubbliche col loro crocifisso e impediscono ai simboli di tutte le altre confessioni religiose e dei non credenti di entrare negli uffici pubblici, e questo perché ritengono, con una presunzione che trasmoda nel razzismo, di essere i soli depositari della Verità".

Luigi Tosti

Seguono le due lettere...
Giuseppe Aragno - 08-10-2005
"Quotidiano comunista", scrive ancora sotto la testata "il Manifesto".
Comunista certo. E, quanti che siano e siamo, occorre davvero un bel coraggio oggi che, manca poco, e li fanno - ci fanno - fuorilegge i comunisti, da destra e da sinistra, solo ...
Fuoriregistro - 08-10-2005
Pubblichiamo la riflessione che Giorgio Cremaschi ha proposto ieri su Liberazione ed indirettamente lo ringraziamo per la chiarezza formale e sostanziale delle sue parole. A commento proponiamo l'ultima newsletter ricevuta da La Voce, che ricapitola "i principi che dovrebbero ispirare una riforma cosi' importante". - Red

E' un fatto positivo che il conflitto d'interessi permanente del Presidente del Consiglio, le pressioni della lobby delle assicurazioni, la tirchieria della Confindustria, abbiano bloccato il Decreto sulla devolution del Tfr ai fondi pensione. Può essere un fatto positivo l'insabbiamento del Decreto, se esso servirà a ripensare a tutto.

Come si sa il Tfr è salario. E' una quattordicesima mensilità che viene accantonata e poi consegnata al lavoratore quando cessa il rapporto di lavoro. E' una sorta di risparmio forzato che il lavoratore subisce. Da sempre le imprese usano questo risparmio del lavoratore come un prestito gratuito alle proprie finanze. Per questo esse oggi chiedono delle compensazioni rispetto alla possibilità che tutto il Tfr venga non più accantonato per il lavoratore ma direttamente versato nei fondi pensionistici. Già qui siamo in un mondo rovesciato. Dovrebbero essere i lavoratori, semmai, a ricevere risarcimenti per il fatto che una quota del loro salario non è per essi immediatamente disponibile, ma serve a finanziare le imprese. Ma a questo mondo rovesciato siamo abituati. La vicenda assume un aspetto ancor più paradossale però con l'ultimo Decreto affossato dal Governo. Già da tempo i lavoratori possono devolvere parte della loro liquidazione nei fondi pensionistici integrativi. I nuovi assunti possono già oggi investire tutta la liquidazione nei fondi pensionistici, perché allora un nuovo Decreto? Perché la grande maggioranza dei lavoratori questo investimento non l'ha fatto. Il fondo pensionistico più rilevante, quello dei metalmeccanici, conta circa 350.000 iscritti su 1.500.000 di lavoratori interessati, in tutte le altre categorie le percentuali di adesioni sono molto più basse. Da qui la campagna secondo la quale la previdenza integrativa sinora è fallita e occorrerebbero ben altri interventi per farla decollare. Il fatto strano è che proprio coloro che, secondo l'opinione diffusa, avrebbero più bisogno della pensione integrativa, non accedono ad essa. I giovani, i precari, i lavoratori delle piccole e medie aziende e a salario più basso, non entrano nei fondi pensione. Sono i lavoratori con stipendi medio-alti, quelli che hanno più sicurezza del posto di lavoro e sono più vicini alla pensione, che accedono ai fondi. La ragione di questo è abbastanza ovvia. Per i lavoratori la pensione integrativa è appunto integrativa. E quindi investono su di essa coloro che hanno reddito e sufficiente tranquillità sul futuro per poterlo fare. Tutti gli altri aspettano, o perché hanno paura del futuro o perché vivono una tale condizione di precarietà, che non si pongono nemmeno il problema. La riforma pensionistica attuata nel 1995 dal governo Dini, con il consenso delle organizzazioni sindacali e il dissenso di massa dei metalmeccanici e di tanti altri, ha costruito un mostruoso doppio regime pensionistico. Le generazioni più anziane hanno un sistema di calcolo della pensione che garantisce un buon risultato. Quelle più giovani no.

Per esse la futura pensione si calcola solo sulla base dei contributi effettivamente versati e non sugli anni di lavoro, di vita e sulle retribuzioni percepite.

Così i giovani, cioè quelle generazioni precarie che un giorno lavorano e l'altro no, rischiano di arrivare alla vecchiaia senza aver accumulato contributi sufficienti per avere una pensione dignitosa. E' bene ricordare che questo è il passato che ritorna. Quando negli anni Sessanta e Settanta ci si batteva per un sistema pensionistico più giusto, si voleva prima di tutto cancellare la condizione vergognosa di donne e uomini, che avendo lavorato tutta una vita non avevano accumulato contributi per una pensione degna di questo nome. I giovani della società postfordista avranno le pensioni dei bisnonni braccianti e muratori.
Forum Insegnanti - 08-10-2005
Caro Prof. Prodi,
siamo rimasti a dir poco sconcertati e delusi nel leggere la chat che lei ha tenuto sull'Unità rispondendo alle più disparate domande.
Abbiamo trovato il suo atteggiamento supponente, un po' arrogante e, su diverse questioni, ...
Laura Tussi - 07-10-2005
Le possibili fasi di un conflitto educativo si possono riassumere nei seguenti modi:

RICONOSCIMENTO

Un conflitto è tale anche se non elaborato? E qual è il costo del riconoscimento di un conflitto, nel quale magari sembri molto difficile trovare una soluzione? Il primo passo ci pone in modo spietato di fronte alla difficoltà di cogliere il conflitto, di assumerlo. L'anestetizzazione dei conflitti è la logica più seguita data la difficoltà di gestirli, ma eludere in questo modo il corso delle cose non aiuta e ciò che viene messo alla porta rientra dalla finestra. I conflitti non risolti interferiscono nella vita e nell'azione educativa riproponendosi sotto altre forme non necessariamente migliori. Si potrebbe legittimamente dire che ognuno affronta i conflitti che è in grado di sostenere, ma anche questo è insufficiente. Il problema è che si dà una scarsa attribuzione di senso ai conflitti, troppo facilmente demonizzati e rifiutati. Questo atteggiamento impedisce il riconoscimento del conflitto e dei messaggi sottostanti. Non si vuole vedere ciò che sta succedendo e si copre la realtà con un velo di pigrizia e ipocrisia. Prendere atto del conflitto è invece un'operazione di consapevolezza che restituisce dignità ai soggetti operanti nel conflitto stesso.
Gennaro Capodanno - 06-10-2005
In Campania bisogna sicuramente procedere al rinvio delle prove scritte per il corso-concorso per Dirigente scolastico bandito con D.D.G. del 22 novembre 2004. Analogamente a quanto è stato già fatto in Sicilia, dove il direttore generale, con nota ...
Grazia Perrone - 06-10-2005
(...)"Noi pensiamo che non è sufficiente tornare alla scuola elementare così come delineata dalla riforma del 1990 e dai programmi del 1985 (anche se molti aspetti rimangono validi (...)" scrivono su pavonerisorse Gianni Gandola e Federico Niccoli i quali, più avanti, rincarano la dose asserendo che: (...)"secondo noi una vera "riforma" (in senso forte e "progressista") della scuola di base c'era, ed era il "riordino dei cicli" del min. Berlinguer, legge approvata dal Parlamento e abrogata poi dalla maggioranza di centrodestra, come primo atto del governo Berlusconi (...)".

L'intervento dei due dirigenti scolastici (redattori di Scuola oggi) ha il grande merito di riportare al centro del dibattito la questione della scuola elementare. Del suo futuro e delle sue prospettive. Il dibattito si presenta, indubbiamente, estremamente complesso e non può prescindere - a mio parere - da una rivisitazione - anche critica - di ciò che ha rappresentato - in termini di cambiamento culturale e didattico - il sistema modulare adottato (dopo cinque anni di sperimentazione) con una legge dello Stato: la n. 148/90.
Gianni Mereghetti - 06-10-2005
Che il 5 ottobre sia stata celebrata la Giornata mondiale degli insegnanti non se n'è accorto quasi nessuno, nemmeno gran parte di noi insegnanti!
Del resto il potere politico e culturale in questi anni ha fatto di tutto per tenerci lontano ...
Marianna Cavalli - 05-10-2005
Apro la porta di scatto, la richiudo con un colpo secco. Mi sbatto sulla sedia dopo aver lanciato la mia borsa sul pavimento. Ho perso l'autobus. Merda.
Guardali là, quei personaggi dalle crisi di mezza età, che scattano in piedi sull'attenti. E io? Ma che volete da me? Che sia pronto ad accogliere il vostro saluto da soldatini, da bravo generale?
I loro occhi vuoti fissi su di me, con dipinto un sommesso timore, reverenza, rispetto... dio, tutti termini che mi disturbano non poco.
L'hanno capito che sono di malumore, sì, e mi fissano in attesa. Ma in attesa di cosa, somari che non siete altro! Avete bisogno di un ragazzino della metà dei vostri anni che arrivi in classe, prenda posto nella sua cattedra, il suo posto d'onore, e vi impartisca ordini a destra e a manca, vi giudichi, alzi la voce contro di voi fino a farvi tremare i tripli menti e i baffi brizzolati! Vergognatevi!
Ma davvero non avete niente di meglio da fare se non venire in questo porcile, a perdere il vostro tempo sotto gli ordini inequivocabili di un professore che potrebbe a momenti essere vostro figlio?
"Mah, contenti voi, signori miei, contenti voi...": è così che mi rivolgo a voi ogni mattina, sperando che le mie parole vi giungano come un'implorazione, chiedendovi segretamente di squassarvi da quelle seggiole assai troppo piccole per i vostri vecchi culoni. Ma chi vuoi che accolga la tua supplica!
Perciò, lì, davanti ai loro visi spauriti. Ragazzi miei, non siamo più in prima elementare, svegliamoci!
A quelle ore oscene, dio mio, mi tocca svegliarmi. Ma chi me lo fa fare, no dico, chi?!
Preferirei cento volte stare a casa ad accudire i miei genitori, per lo meno loro sono un attimino più piccoli e non hanno ancora iniziato a piantarmi in faccia quegli occhi da pesce morto.
Ma che volete! E' il mio lavoro, dovrò pur guadagnare qualcosa in qualche modo.
L'appello, ok, adesso faccio l'appello, che vi piace tanto.
La penna! Possibile? "Qualcuno ha una penna?" Trenta mani che si protendono verso di me. No, dico, ma è possibile? Io non ero mica così secchione! E che riflessi, e che servilismo! Va beh, andiamo avanti.
Qualcuno bussa. Ingegnere, entri, venga. "Mi scusi, mi scusi, mi scusi".
Mi compare quasi da solo (insomma, io non volevo, è solo che mi è venuto...) un sorrisetto maligno, direi quasi... bastardo. "Sono cinque minuti di ritardo". Occhiata che si dirige e si incolla al pavimento da parte del caro ingegnere: "mi perdoni. Mi ha accompagnato mio figlio e si è bucata la ruota posteriore, perciò siamo andati..."
Eh no signori, così non vale! Queste regole le avete fissate voi, io faccio quello che voi chiamereste il mio dovere, io rispetto le vostre antiche regole, ricordate?
Nota sul registro. Ma vedo una mano alzata per aria. Uh, vediamo vediamo che abbiamo qui. Tombola! Il professor Rossi. "Sentiamo. Temo che lei abbia sbagliato mestiere, in passato: avrebbe dovuto fare l'avvocato difensore, mio caro professore!" E la risposta: "Volevo soltanto dire che non mi sembra una punizione equilibrata all'errore commesso, professore".
Oh, quanto mi annoia questo vostro linguaggio polveroso, da gente che si crede troppo, troppo colta! "Mi spiace" rispondo,"ma, se ben ricordo, signore, mi venne data una punizione del tutto simile per una colpa del genere, vediamo un po'... mmmh, mi pare proprio da lei, se non mi inganno, professor Rossi, nei lucenti anni della sua carriera di insegnante. Davvero spiacente, sono inamovibile". Ma sì, rispondiamo per le rime e divertiamoci un po'.
Oggi interrogherò, oggi consegnerò i compiti, eh! Quante cose da fare proprio tutte oggi! Quanto sono stanco, vammi a prendere un caffè, grazie.
Ma ad un certo punto mi blocco, come folgorato. Incrocio le braccia sul petto e mi stringo nelle spalle. Ecco, provo moltissima pena per questi studenti che non hanno la faccia da studenti, questi individui ai quali il cervello sembra essersi spento del tutto, ed ora si trovano qui di fronte ad un me sconvolto. Sembra che non sappiano più quale sia il significato di essere vivi, correre all'aperto e far risuonare le proprie grida, perché possano rimbombare all'infinito, ed arrivare al di là di un misero e sterile "domani". Sembrano non sapere più il senso del tramonto che deve venire, e si accasciano a terra, come sacchi vuoti. A tal punto che ci si chiede se un giorno anche loro ci siano stati, qui, su questi banchi, a scivolare sotto la fessura della porta, per andare tanto, tanto lontano.
Beh, io almeno questo lavoro lo faccio per inerzia. Voglio dire, non mi rimaneva scelta, proprio no.
Va bene, lo ammetto. C'è una punta di volontà di vendetta. Ok, una grossa punta. Sì, insomma, ho un'immensa sete di vendetta. Muoio dalla voglia di vendicarmi: eccola, la verità.
Gennaro Capodanno - 04-10-2005
Dopo anni di attese e speranze finalmente è stato bandito nei mesi addietro il corso-concorso per i nuovi dirigenti scolastici. Per 1.500 posti a disposizione sono pervenute in tutta Italia oltre 26mila domande. 10.500 sono stati i docenti ammessi ...
Gianni Mereghetti - 04-10-2005
In questi anni si è parlato di educazione ovunque, non c'è stato ambiente di vita che non l'abbia considerata una mission, persino i divi di Hollywood e le personalità della politica si sono assunti la responsabilità di promuoverla. Eppure se è vero ...
Mario Piemontese - 03-10-2005
Dopo l'accordo raggiunto tra Ministro Moratti e Conferenza Unificata il 15 settembre, quali potrebbero essere i futuri scenari?

Dopo l'accordo del 15 settembre tra il Ministro Moratti e la Conferenza Unificata, la notizia che è circolata su giornali, televisioni, radio e internet più o meno è stata questa: "Le Regioni bloccano la Riforma del II ciclo, nessuna sperimentazione fino al 2007". Cerchiamo però di andare oltre e capire quel che sta veramente accadendo.

Il Ministro e le Regioni erano alla ricerca di un accordo e non di un conflitto, per entrambe le parti infatti sarebbe stato troppo rischioso forzare la situazione: la Moratti voleva evitare che le Regioni si rifiutassero di esprimere un parere sullo schema di decreto, contemporaneamente le Regioni volevano evitare di trovarsi nel giro di un anno a dover affrontare il finanziamento del sistema di istruzione e formazione, senza più potere utilizzare i finanziamenti del FSE (Fondo Sociale Europeo) che coprono per il momento l'80% dei costi per quanto riguarda la formazione professionale.

Cominciamo allora col domandarci se si possa ritenere certo che fino al 2007 non ci saranno sperimentazioni del sistema dei licei.

In questi giorni lo schema di decreto sul II ciclo sta passando al vaglio delle competenti commissioni parlamentari. La VII Commissione Istruzione del Senato ha già chiuso i lavori il 28 settembre, ha espresso parere favorevole approvando un documento che tra le altre cose chiede al Governo di avviare la sperimentazione nazionale a partire dal 2006. La posizione della VII Commissione Cultura della Camera, che non ha ancora prodotto ufficialmente il suo parere e lo farà il 5 e 6 ottobre, sembrerebbe ancora più forte, pare infatti che la richiesta rivolta al Governo sia di avviare proprio il tutto a partire dal 2006 e non solo la sperimentazione.

Che le intenzioni della maggioranza fossero queste, cioè di chiedere al Governo di venir meno all'accordo preso con le Regioni a proposito di un avvio della riforma o di una sua sperimentazione non prima del 2007, era già chiaro subito dopo il 15 settembre. Visto che per questo Governo in carica "perdere la faccia" non ha mai costituito un problema, la questione si riduce a capire se tutto sia tecnicamente possibile, e cosi è.

Il parere delle Regioni non è vincolante, anche se le stesse hanno provato a sostenere timidamente che sarebbe stata necessaria un'intesa, vincolo decisamente più forte rispetto ad un semplice parere: nel caso di non raggiungimento di un intesa le Regioni sul particolare provvedimento in questione possono ricorrere alla Corte Costituzionale e chiedere che il tutto venga sospeso fino a quando la Corte non emette la sentenza sul ricorso. Ma il Governo quanto se ne può fregare di una mancata intesa? Moltissimo. In occasione dei due decreti attuativi sul diritto - dovere e sull'alternanza scuola - lavoro, l'intesa con le Regioni era prevista, ma non è stata raggiunta. Cosa è successo allora?
Se Regioni in questo momento avessero intenzione, cosa della quale dubito, di far prevalere quanto contenuto nell'accordo del 15 settembre, non avrebbero a disposizione nessun strumento di pressione e nessun punto di forza per intervenire nei confronti del Governo. Il Governo è in questo momento può allora scegliere tra un "voltafaccia istituzionale" nei confronti delle Regioni, che porterebbe però tanti bei voti alle prossime elezioni, e un "salvare la faccia" mantenendo la parola data e mettendo però a rischio un bel mucchietto di voti. Cosa deciderà il Governo? Nessuno può dirlo, ma una mezza idea ce l'hanno tutti.
Laura Tussi - 03-10-2005
Dall'Autonomia Scolastica alla riforma del sistema formativo

Nella fase di transizione delle riforme rientra il quesito su come la scuola pensa e progetta l'offerta formativa dei propri alunni.
La scuola dal 1996 sta vivendo una lunga stagione di riforme quali l'Autonomia Scolastica emanata insieme alle leggi sul decentramento amministrativo, la riforma dei cicli del Ministro Berlinguer e la riforma del sistema formativo del Ministro Moratti. Il passaggio più importante è rappresentato dall'Autonomia, in quanto ha definito e dettato alle scuole il livello di responsabilità di ogni soggetto che opera ed agisce all'interno dell'offerta formativa, sul perché la scuola è in questo modo e funziona con determinati obiettivi. Precedentemente all'Autonomia, la scuola era il luogo dove si fabbricavano una serie di lezioni e di interventi. Dal punto di vista formale del sistema i programmi del '79 presentano elementi disattesi. La storia della scuola italiana è costituita di cose riciclate, ma con l'Autonomia è possibile erogare un servizio nell'utilizzo delle risorse e dei docenti, secondo modalità più flessibili, senza un legame rigido in cui il tempo scuola risulta flessibilizzato, con un'offerta più omogenea, quale ossigeno per la scuola e per l'utenza. L'Autonomia è volta al cambiamento di prospettiva in cui risulta preponderante una visione in uscita dell'alunno senza obbedienza al programma, ma con un'ottica di adempimento. Il programma non è un mero riferimento, ma i ragazzi ricevono competenze e organizzazione didattica. Nella Scuola dell'Autonomia tutte le risorse di pensiero sono in funzione della visione di uscita e successo formativo degli alunni attraverso l'acquisizione di competenze. L'alunno fruisce dell'offerta in base a quanto riesce a realizzare e in questo modo raggiunge il livello di competenza adeguato, secondo la Scuola dell'Autonomia. La sperimentazione più ampia rivela la responsabilità diretta delle scuole in rispondenza ai bisogni degli alunni in cui l'Autonomia risulta essere uno sprone di cambiamento reale.
Stefano Maschietti - 03-10-2005
Risposta del Prof. G(M) a recenti "chiarimenti sul precariato scolastico"

Ringrazio il "collega" Rinaldo Dal Mas per le osservazioni critiche che ha avuto la pazienza e la cortesia di rivolgere alle posizioni di ADACO, e in particolare al sottoscritto che le aveva liberamente e "faziosamente" rielaborate in un pubblico intervento.
Sulla mia faziosità come dargli torto: difendo un legittimo interesse che si è costituito in associazione, a che fine nascondermi tra nuvole di pelosa imparzialità o mettermi a dar lezioni su come ci si apparecchi al miglior convivio degli "uomini di sinistra"? Provo tanto religioso rispetto per le idee di uguaglianza, di fairness e per la loro più sottile versione socialdemocratica, da non autoattribuirmi certo l'etichetta di "uomo di sinistra", o il diritto di salire in cattedra e di sedere al tavolo della giusta causa. Sono un peccatore: "non nominare la sinistra e l'uguaglianza invano" mi comanda di pensare un bizzarro daimon, repubblicano-machiavellico, rigoroso ed esiliato. Raccolgo quindi con onore la definizione di "fazioso", ringraziando Dal Mas di non averla accompagnata con ulteriori considerazioni sul compagno che sbaglia. Io sto dalla parte "populare" e delle "buone leggi", il Dal Mas crede veramente di far onore alla stella polare dell'uguaglianza civile, con le sue parole?
Cercherò di mostrare il contrario, intanto chiedendogli di indicare dove mai io abbia considerato solo "giovani" i Sissini, nel mio intervento. Sono un adolescente di 34 anni e ne avevo 28 quando mi iscrissi all'ultimo Concorso Ordinario, attivato dall'allora Ministro Berlinguer. Felicitazioni quindi per gli "splendidi 40" di Chi nel 1999 aveva sicuramente età e titoli per battersi ad armi pari con altri liberi candidati!
Nel mio intervento ho parlato della "giovanile leggerezza" di coloro che, per iscriversi alla Siss, dovrebbero aver raggiunto la maggiore età che non giustifica più l'ignoranza delle leggi: così funziona uno Stato di Diritto. Dal Mas conosce la legge che tuttora regola il percorso formativo Siss? Essa prepara al Concorso Pubblico, e non conferisce alcun diritto all'inserimento in una Graduatoria di Merito, che è prevista esclusivamente dalla legge istitutiva del concorso stesso, sulla base dell'art. 97 di quella Costituzione che ci divertiamo a definire antifascista e repubblicana solo quando ci fa comodo, per ghettizzare gli altri.
Tali sono le leggi vigenti: a chi non garbano è concessa la libertà di lottare per avere un Legiferatore migliore, mentre dovrebbe essere rigorosamente respinta la pretesa di un Riparatore paraistituzionale della legge da cui sono maturati qualificati interessi. Mi chiedo infatti quale idea di fair lawmaker il Dal Mas abbia in mente: se una repubblicana, Egli dovrebbe allora dedurre da ovvi principi che la quota del 50% di posti assegnata alla GM scaturita da un Concorso Pubblico, lungi da un "privilegio", come la va definendo Lui servendosi dei termini giuridici con l'insofferente pressappochismo che userebbe un maturando nei giorni della rituale occupazione dell'edificio scolastico, rappresenta la storica versione tutta italica e nostrana di un rugoso e precario spirito della solidarietà e del "volemosebbene". Ad ogni modo, al di là delle fandonie che sono oramai divenute merce comune persino in quel dibattito parlamentare dove sarebbe d'uopo la conoscenza delle fonti (e le si sente pronunciare da gente tutt'altro che di sinistra, caro Dal Mas), la legge fissa la decadenza di una GM nel preciso momento che, a seguito di un'identica procedura concorsuale nazionale con bando pubblicato in Gazzetta Ufficiale, entra in vigore una nuova GM (legge 3 maggio 1999, n. 124, art. 1, comma 4; GU del 10 maggio 1999, n. 107).
Anna Pizzuti - 03-10-2005
Settimana di audizioni - nelle Commissioni Parlamentari - delle rappresentanze sindacali e professionali della scuola, audizioni la cui conclusione, prevista per venerdì 30 settembre è stata anticipata - almeno alla Camera - a giovedì. Forse per rincorrere i lavori della Commissione in Senato, che hanno subito, nel frattempo, una brusca accelerazione.

Da una parte, quindi, si riflette, forse si ascolta (ma i dubbi sono molti) dall'altra ci si affretta. Da qui la difficoltà di una sintesi che, comunque, proviamo ugualmente a fare.
Ilaria Bernocchi - 01-10-2005
Lui sta salendo la scalinata della scuola in una mattinata di fine settembre, in cui il sole illumina blandamente il grigiore del marciapiede.
Lo zaino gli pesa sulle spalle, carico di volumi che nel corso della lezione risulteranno quasi inutili, sostituiti dalle lunghe spiegazioni degli insegnanti.
Inutili, ma guai a non esibirli: fanno parte di quei vuoti rituali di cui spesso la scuola si serve: appoggiare compitamente il tomo sul bordo del banco, cercare la pagina giusta, aprire il blocco appunti e poi perdersi pure nei propri pensieri. Basta poco, dopotutto, per far contenti certi insegnanti e questo Lui lo sa bene.
Lui non è un allievo qualunque: è L'Allievo. In quello strano ecosistema chiamato classe, fatto di sudore e lucidalabbra alla ciliegia, di carta e odore d'inchiostro, di sguardi amici e voci nemiche, Lui è La Scienza. Non ricorda più chi gli abbia affibbiato questo nomignolo, ma che importa: ormai è stato deciso, la sua parte è questa, e deve studiarsi bene le battute. Gli ritorna in mente Pirandello, ognuno di noi è indefinito e l'unico modo per relazionarsi è indossare una maschera. Questa è la sua. Una bella maschera, certo, sempre sorridente, sfumata di umiltà, disponibile e pronta ad esibire intelligenza e studio.

L'Altro è stato più sfortunato: la sua è una maschera tragica.
Michele - 01-10-2005
Riceviamo da Indymedia la segnalazione che volentieri pubblichiamo - (Red)

Uno spettacolo disgustoso, solo così posso definire quello a cui ho assistito, io e 200 colleghi, io e 200 persone che dovrebbero insegnare ai nostri giovani ad inserirsi ...
Alba Sasso - 01-10-2005
Cari direttori,

è sconfortante dirlo, ma credo proprio che se continuiamo così, non andremo da nessuna parte, o comunque andremo poco lontano.
Devo dire la verità: inizio veramente a sentirmi a disagio in un dibattito in cui, per essere legittimati a intervenire, si è costretti a ogni piè sospinto a reiterare dichiarazioni di principio che sempre più assomigliano alla formulazione di un "credo".
E però, giusto per sgombrare il campo da ogni possibile equivoco, faccio anch'io la mia brava professione di fede, ribadendo che è mio fermo convincimento che la legge Moratti vada abrogata, dal momento che è proprio la sua impalcatura ideologica, la sua visione del mondo, che è un attacco all'eguaglianza dei diritti e della democrazia. E senza democrazia si torna indietro.
Ma posso dire che non basta abrogare, se non si mette mano a un progetto comune che torni a parlare di politiche pubbliche, del valore della risorsa istruzione, di investimenti, e che ragioni di una scuola di qualità per tutti? Se non si concordano idee e proposte, e non solo tra partiti, ma con quel vasto popolo della scuola, che può indicare bisogni, urgenze e prospettive e che in questi anni lo ha fatto?

Allora, per andare in ordine.
Bartolo Danzi - 01-10-2005
Il custode di un istituto superiore di Andria ha ottenuto il risarcimento danni per un importo di 1.400 Euro lorde nella Conciliazione in sede sindacale ai sensi dell'art. 411 c.p.c. , per la mancata attribuzione di incarichi specifici effettivamente ...
Giuseppe Aragno - 01-10-2005
Un modello di scuola è un'idea politica e, in quanto tale non nasce per partenogenesi. E' figlio di un tempo della storia fecondato - e talvolta paradossalmente isterilito - da un sistema di valori. Un ethos politico direbbe Croce.
Per quelli della mia generazione che militarono a sinistra, l'idea di scuola nella quale incappammo era figlia di un modo di produzione, dell'intreccio inestricabile tra le ragioni del mercato e quelle dell'educazione, di un modello egemonico di classe, armato di filosofia economica e di scienza sociale.
Un modello strutturato secondo i criteri della selezione alla base.
Parlo di tempi in cui osavamo ancora pensare alla democrazia come ad un processo, a percorsi originali che si esprimono in modelli perfettibili e da perfezionare e, senza provare sensi di colpa, ragionavamo di "democrazia borghese".
E se il mondo nel quale eravamo cresciuti fatalmente ci condizionava, noi rispondevamo decisi a condizionare.
Avevamo identità ben definite e sentivamo di essere inconciliabilmente alternativi: noi alla destra, la destra a noi. C'erano di mezzo barriere ideali - "ideologie" si dice oggi e i risultati sono sotto gli occhi di tutti - e non si facevano sconti a nessuno. Qui non importa sapere chi avesse torto e chi invece ragione. La discriminante era di una evidenza solare: i valori dell'antifascismo e una Carta costituzionale che rendeva nobile la parola mediazione.
Grazia Perrone - 01-10-2005
Non amo autocitarmi ma, tempo fa, rispondendo - in una mailing list - ad una Onorevole che scrive spesso (senza mai rispondere agli interlucori ... peraltro ... motivo per il quale mi sono "disiscritta" da una mailing list che avrebbe dovuto essere ...
Laura Tussi - 01-10-2005
Oggi, ci dicono, siamo in democrazia. Dunque sarebbe improprio parlare di utopia. Per sostenere questa affermazione si prendono ad esempio i tanti luoghi della terra dove le istituzioni democratiche non esistono, sono state abbattute o sono allo stato nascente. Ma non possiamo accontentarci di ipotesi consolatorie né possiamo dimenticare le gravi imperfezioni delle nostre democrazie. Soprattutto occorre ricordare che qualunque conquista può essere sempre perduta perché nulla a questo mondo è dato per sempre. Né possiamo accettare una democrazia immemore dei sacrifici compiuti per realizzarla e una democrazia che tollera, produce, incrementa ingiustizie e disuguaglianze gettando le basi per il suo rigetto a favore di forme autoritarie di governo.
Maria Grazia Pierluca - 30-09-2005
Nella scuola secondaria dell'Istituto "R.Sanzio" di Porto Potenza Picena finalmente, dopo anni di rischieste inutili, è stato relizzato un ascensore per disabili, ma al momento tanto atteso da una bambina gravemente disabile di entrarci per salire al ...
Carmelo Palella - 30-09-2005
Ovvero: è la somma che fa il totale!

Gent.ma Dott.ssa Letizia Brichetto Moratti,

torniamo sull'argomento già affrontato sul sito www.anplazio.it sia in passato che alcuni giorni fa, non certo per amore della polemica ma perché Domenica mattina ...
Peppe Sini - 30-09-2005
A Varie persone e associazioni impegnate per la pace e i diritti umani ad alcuni mezzi d'informazione

Gentili signore e signori,

vi inviamo la seguente proposta di ordine del giorno da approvare nelle istituzioni italiane a sostegno della campagna per il disarmo in Brasile, con preghiera di farla circolare e di promuoverne la presentazione ovunque possibile.
Utilissime informazioni sulla Campagna per il disarmo e sul referendum brasiliano del 23 ottobre 2005 sono nel sitowww.referendosim.com.br


PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO DA APPROVARE NELLE ISTITUZIONI ITALIANE A SOSTEGNO DELLA CAMPAGNA PER IL DISARMO IN BRASILE

[La seguente proposta di ordine del giorno e' stata elaborata dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo (per contatti: nbawac@tin.it) sulla base delle indicazioni pervenute da vari promotori brasiliani della Campagna per il disarmo e del Referendum del 23 ottobre 2005 per la proibizione del commercio delle armi. Essa e' stata redatta altresi' sulla base sia di una prolungata esperienza amministrativa in piu' istituzioni italiane, sia di una trentennale esperienza di organizzazione di campagne di solidarieta']

Premesso che

- il Brasile e' un paese in cui sono in circolazione piu' di 17 milioni di armi da fuoco, di cui soltanto il 10% appartengono alle forze armate e alle forze di polizia, mentre il resto e' nelle mani di civili;
- ogni giorno in Brasile circa cento persone muoiono uccise da armi da fuoco;
- nel 2003 39.325 persone in Brasile sono morte uccise da armi da fuoco;
- le istituzioni brasiliane hanno promosso una Campagna di disarmo volontario attraverso cui e' stato chiesto ai cittadini in possesso di armi di consegnarle alle autorita' affinche' venissero distrutte;
- nel 2004 grazie a questa Campagna di disarmo piu' di 450.000 armi da fuoco sono state tolte dalla circolazione, e per la prima volta in 13 anni il numero dei morti uccisi da armi da fuoco in Brasile e' diminuito: rispetto ai dati del 2003 nel 2004 sono state salvate 3.234 vite umane;
- il 23 ottobre 2005 si svolgera' in Brasile il primo referendum della storia di quel Paese, referendum in cui ai cittadini verra' posto il
quesito: "Il commercio di armi da fuoco e munizioni deve essere proibito in Brasile?";
- intorno alla Campagna per il disarmo vi e' stato un grande coinvolgimento
popolare: l'associazionismo democratico, imprenditori, sindacati, chiese, movimenti, personalita' della cultura, dello sport e dello spettacolo, operatori sociali e sanitari, docenti universitari, si sono uniti alle istituzioni nell'impegno di salvare quante piu' vite umane possibile;

il Consiglio [Circoscrizionale, Comunale, Provinciale, Regionale] di ...

1.
esprime solidarieta' all'impegno delle istituzioni e della societa'
civile del Brasile per ridurre il numero delle vittime di uccisioni da armi da fuoco;

2. esprime apprezzamento per la scelta di civilta' di chiedere ai cittadini di disarmarsi volontariamente e di decidere democraticamente ed umanitariamente di salvare quante piu' vite umane sia possibile;

3. sollecita che l'esempio brasiliano si estenda quanto piu' possibile, e che anche altri paesi ed altre popolazioni scelgano la via del disarmo e del rispetto per la vita umana;

4. auspica che l'intera umanita' abbia un futuro di pace e convivenza, ed a tal fine si impegna a promuovere la cultura della pace, del dialogo, della solidarieta', della legalita', del disarmo, della nonviolenza;

5. esprime un convinto e coerente si' alla difesa della vita di ogni essere umano, si' alla pace tra le persone e tra i popoli, si' alla sicurezza di tutti nel rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, si' alla legalita', si' al disarmo della societa', si' alla civile convivenza.
Ufficio Stampa on. Alba Sasso - 29-09-2005
Interrogazione parlamentare

Di seguito, trasmettiamo il discorsivo dell'interrogazione svolta oggi 28 settembre 2005 alla Camera dei Deputati in sede di Question Time, rivolta al Ministro dell'Istruzione e avente a oggetto "Misure per garantire ...
Alba Sasso - 28-09-2005
La vicenda della scuola araba di Milano parla di noi. Della miopia dell'occidente, della difficoltà di coniugare, qui e subito, l'emergenza quotidiana con la scommessa di "un altro mondo possibile", con i pensieri lunghi sul nostro futuro.
La ...
Angelo Verpelli - 28-09-2005
Il 12 settembre 1938 veniva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia nr. 209 il Regio Decreto Legge 1390 " Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista." ; a 67 anni di distanza la Scuola Islamica di via Quaranta viene ...
Cub scuola Torino - 27-09-2005
Riforma Moratti: la storia infinita

Sono passati pochi giorni dal passo indietro del governo sulla controriforma Moratti e dal rinvio della sperimentazione della stessa nella scuola secondaria e questi signori già sembrano decisi a dimostrare ...
Laura Tussi - 27-09-2005
La scuola, come tutti i sistemi sociali complessi, è attraversata da conflitti che di volta in volta interessano diversi soggetti e si presentano sotto varie forme. Riconoscere questi conflitti, delinearne possibili sviluppi, gestire costruttivamente gli andamenti e le conseguenze rappresentano alcuni dei compiti professionali di coloro che lavorano nella scuola e nei servizi educativi. Allo stesso tempo tali compiti costituiscono la condizione sine qua non per costruire relazioni positive all'interno di contesti formativi, una didattica volta a favorire gli apprendimenti e scelte istituzionali condivise che vadano incontro il più possibile ai bisogni non solo dell'utenza, ma anche di insegnanti ed educatori.

Le teorie del conflitto e i risultati della ricerca psicopedagogia possono fornire alcuni interessanti strumenti di analisi per leggere ed interpretare le situazioni conflittuali, offrendo inoltre alcune strategie o linee di intervento per la prevenzione e la gestione dei conflitti stessi.

La mediazione è il processo attraverso il quale un terzo neutrale tenta, attraverso l'organizzazione di scambi tra le parti, di permettere a queste stesse di confrontare i loro punti di vista e di cercare con il suo aiuto, una soluzione al conflitto che le oppone.

Il progetto di mediazione scolastica integra obiettivi specifici a quelli più generali che derivano dalla nota definizione di mediazione quale "processo attraverso il quale un soggetto esterno alla situazione conflittuale, crea un contesto che facilita la comunicazione fra le persone, permettendo loro di gestire e trasformare positivamente la condizione di rottura nella quale si trovano, alla ricerca di un accordo che soddisfi i soggetti coinvolti" (J. P. Bonafé Schmitt ,1992)
Con questo si intende specificare l'obiettivo della mediazione nella restituzione ai soggetti del potere e della responsabilità di assumere una decisione in ordine allo scontro che li oppone, utilizzando modalità di risoluzione dei conflitti alternative rispetto a quelle tradizionali di "risoluzione dall'alto" (arbitraggio, giudizio...).
Di conseguenza, la mediazione sociale e scolastica tenta di trasformare l'esperienza di rottura relazionale in un occasione di apprendimento, attraverso la promozione di una maggiore autonomia e responsabilità nello stabilire e negoziare soluzioni possibili ai propri conflitti.
Chiara Loda - 26-09-2005
Voci assonnate.
Qualcuno con la musica nelle orecchie.
Il gelo pungente delle cinque e cinquanta ad ottobre inoltrato.
E poi la corriera, a volte un po' in anticipo altre lievemente in ritardo.
Sono i ragazzi di S.Demetrio che, come ogni mattina, aspettano l'autobus per arrivare in città, quindi a scuola. Si arriva alle 7.10 per entrare alle 8.00. Col pullman delle sette riuscirebbero ad essere lì per le 8.10 ma il vice-preside ha detto no: l'istituzione ha determinate regole e non si fanno eccezioni per far poltrire "certa gente" più a lungo. Del resto lui "i paesani" non li ama in particolar modo: tra loro, e spesso anche con gli altri, parlano in dialetto strettissimo, fanno gazzarra nel cortile di prima mattina e poi, i loro genitori, chi li ha mai visti a qualche riunione? E neppure sono così diligenti, visto che lunedì (giorno dell'interrogazione-consegna del tema-compito in classe-etc.) sono bloccati dalla neve o da cataclismi vari, martedì c'è lo sciopero dei mezzi e per mercoledì ne hanno inventate un altro paio per proseguire il supplemento di feste. Ma a tutto c'è rimedio: un quattro a destra, una nota a manca e a giugno il motto è "bocciare il bocciabile".
Del resto lì a S.Demetrio di "sfaticati"ce ne sono tanti. E così, magari dopo un anno perso, andranno ad arricchire qualche "diplomificio", che in questo periodo sono più numerosi che mai, oppure smetteranno, tanto qualcosa da fare si trova sempre. Meglio ancora se al paese, tra novecentoquarantasette anime, piccole imprese di costruzione, la cava di marmo ad un tiro di schioppo e, opportunità soprattutto per i fanciulli, una firma nell'esercito e la pappa è assicurata. Una vita tranquilla: di giorno al lavoro, la sera al bar o, se c'è da festeggiare, tutti in pizzeria a parlare del cappello di Melissa, che sembra un gatto morto o di Stefano che per la centesima volta è caduto dalla moto, ovviamente senza possedere una patente né, soprattutto, l'età per ottenerla. E lasciate, per piacere, che gli altri facciano gli ingegneri, gli astronauti e le prime ballerine alla Scala: se non siete del tutto idioti l'avrete capito che idonei agli studi o ci si nasce o è meglio lasciar perdere. Certo che a S.Demetrio sono in tanti i cretini che non riescono a scuola. Chissà, forse lì, attraverso l'acqua o il cibo, passa il virus della "non-voglia-di-lavorare". O forse è un problema genetico a cui non si è ancora trovato rimedio.
Torno indietro nel tempo, esattamente nell'ufficio del poco comprensivo vice-preside. Ma la sedia si gira e al suo posto c'è un'altra persona. Qualcuno che capisce che la scuola non è uguale per tutti, perché Francesco, che abita dietro l'angolo ed è figlio di un ragioniere e di una maestra, e Alessandro, cittadino di S.Demetrio con genitori muratori non sono e non si può far finta che siano la stessa persona. E la scuola, l'istituzione, non dovrebbe avere un occhio di riguardo per quello più svantaggiato? Se ciò non accade, l'imputazione è grave: disillusione di minore. Ed è triste che nel 2005 questo crimine sia ancora socialmente accettato, ossia che un quattordicenne, spesso per fattori ambientali (non ci vuole una mente superiore per capire che il clima culturale di città sia più stimolante di quello di paese), non trovi nella scuola un luogo per sviluppare le sue vere potenzialità. Ricordo il brano "Il preferito", tratto da "Lettera ad una professoressa" di don Milani: si dice che lì, alla scuola di Barbiana, la disciplina era assai dura ma che l'ultimo della classe, quello che di solito veniva relegato all'ultimo banco, veniva circondato di attenzioni e il programma della classe si fermava fino a che anche lui non fosse riuscito ad apprendere. Faccio notare che questo libro risale agli anni sessanta, ma si vede che, affinché alcuni concetti prendano piede, si necessitano tempi molto dilatati. O forse, insinuo con una punta di delusione, sono gli insegnanti che preferiscono arrivare alla fine del programma e portarsi dietro l'anno dopo solo chi raggiunge senza sforzi la sufficienza, lasciando al palo con tanti saluti i più bisognosi. E qualcuno adesso potrebbe obbiettare: bisognosi proprio per niente, visto che a S.Demetrio (come in tante altre migliaia di paesini isolati) non esistono appartamenti bensì ville, molti hanno investimenti immobiliari e conti in banca fiorenti e svolgono tutti le loro attività, chi in modo onesto chi meno (lampante il caso di un agriturismo costruito coi fondi della regione e, grazie ad una truffa, mai aperto). Che ambiente piacevole, una società priva di cultura e dedita all'accumulo, dove a nessuno viene in mente di
concedersi un viaggio o un corso di storia dell'arte, ma solo di guadagnare ed ostentare "roba". E così vedi sfilare al bar ragazzi di sedici o diciassette anni che indossano tre stipendi di un operaio, cellulare escluso, e non si sono mai allontanati di duecento chilometri dal loro paesino, assecondando la logica del "tanto si sta tanto bene a casa, a che serve andare a spasso?".
L'unico momento nella vita in cui ci si concede un bel viaggio sono le nozze, perché se prima la gara a "chi sposa meglio" i figli si limitava al costo dell'abito da sposa, al numero degli invitati al ristorante e alla durata dei fuochi d'artificio, adesso il parametro aggiunto sono i chilometri di lontananza e i giorni d'assenza (alla faccia di due cuori ed una capanna).
Di chi è la colpa di questa situazione? Dell'ignoranza dilagante, mi risponderebbero con viso afflitto presidi e docenti.
Bene, cari i miei benpensanti, questa società è costituita dai ragazzi "di paese" che trovavate molesti, che non vi siete fatti nessuno scrupolo a bocciare ritenendoli più adatti a zappare o ai diplomifici, i genitori di questi sono i ragazzi degli anni sessanta che la scuola a loro tempo ha respinto e che adesso sono privi di mezzi culturali, non certo perché "sono nati male" ma a causa della scarsa attenzione e dell'insensibilità di "qualcuno". Ed è inutile mettere la testa sotto la sabbia e dire "non è colpa mia, sono stati vari fattori, io non ho potuto agire altrimenti". Se fate o avete fatto parte della catena che ha portato a questo risultato siete colpevoli, senza attenuanti.
Anche Alessandro, il figlio del muratore, è stato bocciato e a scuola non ci vuole più tornare. Si è stancato di orari impossibili e della professoressa che lo guardava schifata ogni volta che diceva per sbaglio una parola in dialetto senza comprendere che, se quella è la lingua che parli in casa, è impossibile non confonderti ogni tanto. Non ce la fa più a sentirsi il "paesano" di turno e ha deciso di ritirarsi.
Questa è una storia, per qualcuno nuova e per qualcun altro sentita troppo spesso. Magari c'è chi si immedesimerà nei ragazzi di S.Demetrio e vedrà questa istituzione scolastica che non facilita i ragazzi che da un lato hanno difficoltà a raggiungere l'istituto e dall'altra vengono da contesti socio-familiari di bassa istruzione. Un ragazzo che non viene stimolato, incoraggiato ad intraprendere sempre nuove mete è destinato, nella maggior parte dei casi, ad accontentarsi di quello che c'è, a guardare il suo piccolo interesse, senza mai domandarsi " Che cosa c'è dopo l'orizzonte?".
Ma perché la scuola, che non dovrebbe essere il festival del nozionismo bensì il posto dove si sviluppa una coscienza socio-politico-culturale di cittadino attivo, non gli ha insegnato a guardare oltre?
Anna Pizzuti - 26-09-2005
Gli esiti della Conferenza Stato-Regioni del 15 settembre si dispongono su due livelli: uno pratico, l'altro istituzionale. Il primo, con il rinvio dell'inizio dell'attuazione della riforma del secondo ciclo, rimanda ad un momento in cui tutti speriamo che l'attuale maggioranza non sia più al governo. Il secondo, proprio grazie all'espressione del parere - per quanto negativo - consente al decreto stesso di continuare il suo cammino e di andare, in qualche modo, ad "incitarsi" nell'insieme dei decreti previsti dalla legge 53/2003.
Un passaggio, quest'ultimo, che a mio avviso è molto pericoloso considerare solo come atto burocraticamente dovuto. Mi sembra importante, al contrario, mantenere viva l'attenzione sui documenti ufficiali, sugli interventi in sede di Commissioni Parlamentari, sulle dichiarazioni del Ministro. Perchè le trappole sono sempre possibili ed altrettanto possibile è caderci dentro per eccessivo ottimismo.
Brunella Presbiteri De Lassis - 24-09-2005
20 Settembre. Le pagine dei giornali si aprono con la difesa, da parte del nostro Presidente della Repubblica, della laicità dello Stato, della memoria storica e con il ricordo dell'emigrazione e dei popoli del Mediterraneo. Grandi valori...eterni: ...
Giuseppe Aragno - 23-09-2005
Fine legislatura.
Tra destra e sinistra il cambio della guardia è già nei fatti. Ognuno, certo, spara come può le sue cartucce e c'è ancora battaglia, ma "il Manifesto" di oggi ha ragione a titolare: "C'era una casa".
Berlusconi ha voglia di ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 23-09-2005
Se...

" Se il Cardinale Ruini dicesse la sua su quanto devono e non devono fare i cattolici, nessuno avrebbe niente da ridire.
Ma il cardinale Ruini dice la sua, testualmente, su quello che serve e non serve all'Italia, cioè anche a me e quanti ( ...
Redazione - 23-09-2005
Riceviamo e volentieri diffondiamo - Frg

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

Al Ministro dell'Interno

Premesso che:

nei primi giorni del mese di settembre, il Comune di Milano, con una lettera spedita dagli uffici del settore Educazione, ha ...
Redazione - 22-09-2005
Letteralmente strappato questo rinnovo contrattuale, siglato alle tre del mattino tra l'Aran e le organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL, SNALS, GILDA UNAMS.
Nelle buste paga dei docenti andranno circa 120 euro lordi medi di aumento (119,83 - per ...
Laura Tussi - 21-09-2005
Il termine "conflitto" deriva dall'etimologia latina dal verbo fligo, fligere (urtare, percuotere, atterrare) ed il suffisso cum che indica una dimensione comune, gruppale, di coesistenza e compartecipazione. Il prefisso cum indica un'associazione, ...
Prometeo - 20-09-2005
Restituiamo la storia ai bambini perché possano avere una storia
Restituiamo i bambini alla storia perché la storia possa avere una storia.
Non rendiamo la scuola una azienda (l'autonomia è solo gestionale???) e rivendichiamo la libertà di ...
Alba Sasso - 20-09-2005
Con la presa di posizione della Conferenza Unificata Stato Regioni del 15 settembre, è finito in una bolla di sapone l'assurdo tentativo della Moratti di stravolgere il sistema dell'istruzione secondaria, con percorsi cristallizzati e rigidamente ...
Giuseppe - 20-09-2005
Cara Redazione,

sono un insegnante, ma mai come oggi ho visto mortificare la nostra professione. Mia moglie non ha mai insegnato pur avendone i titoli. Abilitazione per la scuola materna, per quella elementare e per le discipline economiche e ...
Lucio Garofalo - 19-09-2005
Salve. Sono un "servo", ma sempre ribelle, di madama Mor-Attila, la barbara devastatrice della Scuola Pubblica, titolare (sigh sigh) del dicastero della ex-Pubblica d-Istruzione...

E' ora (finalmente) di mandare a casa gli unni e i vandali che ...
Gianni Mereghetti - 19-09-2005
Il rinvio della riforma nel secondo ciclo di istruzione al settembre 2007 ha un solo, evidente significato, la sconfitta del Ministro Moratti. Hanno ragione invece a cantare vittoria i suoi oppositori, perché rimandando di due anni l'applicazione ...
Grazia Perrone - 17-09-2005
Contro la legge 53 si sono schierate - a parole - tutte le Organizzazioni sindacali e tutte le forze politiche. Eppure è passata quasi in sordina la nota - a firma di Reginaldo Palermo - con la quale La Tecnica della scuola anticipa un'importante ...
Maurizio Tiriticco - 17-09-2005
A fronte dei numerosi nunc est bibendum che ho rilevato da più parti, relativi alle ultime vicende dello schema di decreto sul secondo ciclo, io sarei per un più cauto timeo Danaos!
Non nego affatto che non si tratti di una tappa importante circa il difficile processo di attuazione di quanto indicato dal novellato Titolo V in ordine all'istruzione e alla formazione, perché ho sempre considerato la legge 53/03 non l'applicazione di una norma costituzionale, bensì una ghiotta occasione per far passare una concezione della scuola assolutamente da respingere.
Ma stiamo ai fatti. Due sono gli obiettivi raggiunti: da questo anno scolastico non si sperimenta nulla; la "riforma" (ovviamente tra virgolette) non partirà più dal prossimo anno scolastico, ma dal 2007. A fronte di questi risultati, però, nulla di nuovo circa le sorti formali dello schema di decreto: entro il 17 ottobre, acquisito il parere delle Commissioni parlamentari, il Consiglio dei ministri può procedere al suo varo definitivo.
Le Regioni hanno detto la loro e la parola ormai è ai partiti dell'attuale maggioranza. Riusciranno questi a varare un ennesimo decreto a colpi di ulteriori emendamenti, aggiuntivi, soppressivi, sostitutivi? Penserei proprio di sì! Il governo farà il possibile per giungere ad un qualsiasi polpettone finale su cui tutte le varie componenti grandi e piccole che lo sostengono possano esprimere il loro definitivo Sì, anche perché, alla vigilia delle elezioni, questa maggioranza non si lascerà davvero sfuggire l'hatù di una ulteriore "riforma" (sempre tra virgolette) giunta in porto dopo le altre... pur se contestatissime!
Qual è il mio timore? Messe a tacere le Regioni, ormai il terreno è tutto della Moratti e di questa maggioranza. Ed è qui che, al di là di quanto ottenuto come dono grazioso, non mi fido dei Danai! Purtroppo, la delega di cui alla legge 53 è abbastanza ampia, va ben oltre le indicazioni del Titolo V. E' una legge che, per come è formulata, permette e autorizza ogni arbitrio in materia di istruzione e formazione. Questa maggioranza ha letto il Titolo V a suo uso e consumo, non con l'ottica che la nuova Costituzione intendeva aprire - anche perché siamo ancora un Paese ad alto sviluppo! - ma con l'ottica retrograda che vuole pur sempre una scuola per i dotati ed una per i non dotati! Queste cose le Moratti e i suoi apostoli le dicono quotidianamente, anche se chi si occupa di formazione non solo le contesta ma ne dimostra la vacuità scientifica e pedagogica e le respinge per le nefaste ricadute che avranno sul futuro dei giovani e del Paese!
Che cosa ci dobbiamo aspettare in questo scorcio di autunno? Un ripensamento? Non lo credo! Il decreto che sarà varato rafforzerà quell'ipotesi dualistica che, per nulla affatto gettata dalla finestra, ma solo nascosta sotto il tappeto, finirà con il consolidare ulteriormente il sistema dei licei, in attesa che in seguito, nel corso del biennio che seguirà, le Regioni avanzino le loro ulteriori proposte! Ma entro quali spazi? Con quali garanzie? E se le elezioni prossime non cambieranno qualcosa, si dovrà andare al confronto/scontro perenne tra Stato e Regioni? Non sono pochi i problemi! E le scuole continueranno a guardare?
Ed è proprio un'altra questione che mi preoccupa! La trovo sul comunicato dell'ANDiS. Vi si legge che il veto delle Regioni alla sperimentazione può anche essere letto come una iniziativa che, di fatto, infrange i legittimi spazi di autonomia delle scuole su di una materia, quella dei curricoli, che dovrebbe essere di loro competenza: la quale è garantita dal Dpr 275/99, che regolamenta l'autonomia delle istituzioni scolastiche, e dallo stesso articolo 117 del novellato Titolo V. Le Regioni hanno reso un "favore" alle scuole?!
Va ricordato che i coprotagonisti del "fare scuola", oggi, con il nuovo assetto costituzionale sono tre! Ciascuno con propri poteri:
a) il Miur, che dovrebbe dare linee di indirizzo, in ordine a finalità, obiettivi, contenuti di studio, indicare quei livelli essenziali delle prestazioni dai quali gli erogatori del servizio di istruzione e di formazione non possono prescindere (è la governance);
b) le Regioni, a cui spettano altri compiti, di governo sul territorio, di programmazione dell'offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale nonché la competenza esclusiva in materia di istruzione e formazione professionale;
c) le istituzioni scolastiche e formative autonome, cui spetta il compito ultimo... ma primario di progettare e realizzare i curricoli, di educare, istruire e formare (sono i tre concetti chiave di cui all'articolo 1 del dpr 275/99) in ordine ai loro piani di offerta formativa.
Si tratta di un assetto del tutto nuovo, che discende da un equilibrio sistemico tra più poteri ancora tutto da costruire.
Fabrizio Dacrema - 17-09-2005
La vicenda della scuola islamica di Via Quaranta a Milano, al di là del caso specifico e dei connessi rischi di diffusione dell'estremismo fondamentalista, ripropone inevitabilmente il problema del modello di integrazione che la scuola e la società ...
Salvatore Nocera - 17-09-2005
Si riaprono le scuole ed, a causa dell'immobilismo dell'amministrazione scolastica, i problemi vecchi e nuovi dell'integrazione rimangono insoluti.
Ai tradizionali problemi della mancanza di ore di sostegno, di insufficiente nomina di assistenti per ...
Stefano Maschietti - 16-09-2005
Testimonianza del prof. G.

Nel corso del dibattito tenutosi il 10 settembre 2005 nello spazio conferenze della Festa di Liberazione (Roma, area ex-mercati generali), dedicato alla drammatica crisi del sistema scolastico e ai possibili scenari di ...
Gennaro Capodanno - 15-09-2005
Dalle segnalazioni che ci stanno pervenendo, in totale contrasto con il quadro ideale che viene descritto dalle istituzioni preposte, emerge una situazione drammatica della scuola napoletana, che anche quest'anno apre i battenti con i problemi di ...
Virginia Mariani - 15-09-2005
Sono appena al quinto anno d'insegnamento, di cui quattro nella, come si dice ora, Scuola Secondaria di primo grado; i primi due sono stata nel tempo prolungato e con una diversabile e, perciò, la classe era di 21 alunni/e. Già due anni dopo, ...
Cosimo Scarinzi - 14-09-2005
Nell'ultimo periodo molte colleghe e colleghi trovano, nella propria busta paga, trattenute per le assenze per malattia avvenute fra il 1999 ed il 2001.
Nel contratto del 1999, infatti, i sindacati istituzionali avevano accettato di penalizzare i ...
Giuseppe Aragno - 14-09-2005
Non tutte hanno vita facile, non ne dubito - e posso capire chi trova che sia deprecabile - ma scuole cattoliche ce ne sono un po' dovunque. E se questo vuol dire libertà di pensiero, mi pare che sia giusto: dai cattolici mi dividono mille cose, ma ...
Bruno Moretto - 14-09-2005
Lettera inviata da 11 associazioni della nostra regione al Presidente per chiedere di bloccare il decreto in conferenza Stato Regioni del 15 settembre.


Al Presidente della Regione Emilia Romagna
All'Assessore alla scuola, formazione ...
Augusto Cavadi - 14-09-2005
Da alcuni anni dedico l'ultima settimana di agosto alle Vacanze filosofiche per non filosofi, una originale iniziativa di riflessione filosofica, di conoscenza di luoghi, di profondo e amichevole contatto umano.
Quest'anno la Settimana filosofica ...
Silvana Vergnano - 13-09-2005
Approvo e concordo con quanto Lucio Garofalo sosteneva tempo fa a proposito di democrazia e scuola.
E forse io sarei ancor più dura per l'amarezza e lo sconforto generale che provo per la scuola ( di cui quella in cui lavoro debbo dire un po' si ...
Corrado Mauceri - 13-09-2005
PER LA SCUOLA CHE VOGLIAMO: ABROGARE SUBITO LE LEGGI MORATTI

L' Assemblea di Firenze promossa il giorno 10 settembre 2005 dall'Associazione nazionale "Per la Scuola della Repubblica" e dal Comitato toscano "Fermiamo la Moratti" con un'ampia ...
Gianni Mereghetti - 13-09-2005
Lettera aperta ad un insegnante

Carissimo,

è arrivato il primo giorno di scuola dopo un'estate che sarà ricordata per la sua drammaticità. Prima il terrorismo ha dilaniato Londra e Sharm el-Sheik, per non dire dell'Iraq dove ...
Eliana Mori - 12-09-2005
Sono una maestra elementare, credo profondamente nel mio lavoro e nei valori della scuola di Stato. Sono assolutamente contraria alla scuola confessionale (di qualsiasi confessione si tratti) e privata, ma non posso, in una circostanza come questa, ...
Grazia Perrone - 12-09-2005
(...)"I supplenti non vanno licenziati (...)" tuona Gino Galati, segretario generale dello Snals-Confsal dalle colonne di Italia Oggi ... e mi riesce difficile non concordare con questa affermazione.

Eppure non mi convince ...

Sia ben chiaro. ...
Arturo Ghinelli - 10-09-2005
Come è noto, in Cina esiste una legge che vieta alle coppie di avere più di un figlio per limitare l'aumento demografico in un paese che conta già un miliardo e mezzo di persone.
Cosa succede a chi non rispetta la legge?
La guida del nostro viaggio ...
Lucio Garofalo - 10-09-2005
Premetto di essere un marxista di stampo eterodosso, di sincera formazione libertaria e democratica. In altre parole, non mi sono affatto convertito al veterostalinismo di marca cossuttiana.

Eppure sulla vicende cubane non mi convince quello che ...
Francesco Paolo Catanzaro - 10-09-2005
Il tornado Katrina si è dissolto. New Orleans piange i suoi morti. Si tirano le somme . E ci si accorge che la maggior parte dei morti sono povera gente che non aveva i fondi necessari per fuggire. E' la sconcertante constatazione che disorienta. Ci ...
Anna Pizzuti - 10-09-2005
"Non c´è nessun contenzioso in atto, è aperto un confronto che si concluderà entro il 15 settembre. Poi il decreto andrà in Consiglio dei ministri entro il 17 ottobre", ha dichiarato - piccata e nervosa, stando a quanto riferisce Mario Reggio su La ...
Gianni Mereghetti - 09-09-2005
Cesare Pavese ha scritto che "l'unica gioia al mondo è cominciare", aggiungendo poi che "è bello vivere perchè vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante". Questa affermazione di Pavese si ritrova spesso dentro la vita, ma vale anche per la scuola? ...
Gennaro Capodanno - 09-09-2005
Anche in questo afoso settembre, mentre le famiglie sono alle prese con i cospicui aumenti di libri ed attrezzature scolastiche, siamo costretti a subire, come per gli anni pregressi, i soliti rituali, da parte delle cosiddette autorità preposte, ...
Adaco - 08-09-2005
...libero da condizionamenti e incentrato sul merito

Nelle recenti discussioni che hanno avuto luogo su vari forum, relative alla situazione dei precari e all´ultima immissione in ruolo nella scuola, non è stata sufficientemente tenuta in ...
Gianni Mereghetti - 08-09-2005
Mi ha colpito il giudizio che ha dato lo scrittore Luca Doninelli sul fatto che le ragazze di Parigi abbiano appiccato il fuoco in un palazzo per gioco e lo abbiano confessato in modo così disarmante. Doninelli ha colto nel segno, questo grave episodio porta ancor più alla luce l'urgenza dell'educazione.
Giusto quindi che Doninelli ci sfidi, invitandoci a non fermarci solo a condannare il sistema educativo degli altri, ma a chiederci se anche i nostri figli o i nostri studenti siano capaci di un gesto di tanta incoscienza.
La domanda che pone Doninelli me la sono posta anch'io e m'è venuto un brivido perché non sono riuscito a rispondere di botto: "No! I nostri ragazzi, le nostre ragazze non sarebbero capaci di tanto!". Ho indugiato, il che è significativo di una incertezza educativa che presente dentro la nostra società prende anche chi come me ha sempre creduto nell'educazione e pur con i suoi limiti vi ci si è impegnato.
Una cosa allora è certa, è che, se i nostri giovani ne fossero capaci, la responsabilità sarebbe di noi adulti, genitori, insegnanti, della nostra resa di fronte alla realtà, di una preoccupante incapacità a considerarla secondo tutti i suoi fattori.
Le ragazze di Parigi, come del resto i nostri figli e i nostri studenti, è della realtà che sono state private. Abbiamo parlato loro di tante cose, abbiamo anche insinuato nelle loro teste valori di tutti i tipi, li abbiamo impegnati nel volontariato, ma la realtà è sempre stata un'altra cosa rispetto a ciò che abbiamo detto o fatto con loro, è stata nulla, tanto che si può appiccare un fuoco e uccidere delle persone per gioco.
Ricomincia un anno scolastico, c'è da ritrovare la realtà e la prima responsabilità è nostra, è ora che cominciamo a dire agli studenti che ci troveremo davanti parole intrise di reale.
Ufficio Stampa Opam - 08-09-2005
Riceviamo e segnaliamo

COMUNICATO STAMPA

Opera di Promozione dell'Alfabetizzazione nel Mondo
"Chi adotta un bambino salva una vita,
chi adotta un maestro salva un villaggio intero"

Roma - Ricorrerà l'8 settembre la Giornata Mondiale ...
Leonardo F. Barbatano - 07-09-2005
Caterina Bonci, un'insegnante di religione di una scuola elementare della Repubblica italiana, è stata licenziata dal vescovo di Fano perché divorziata e perché portava la minigonna. Ora voi vi metterete a ridere perché penserete che vi sto ...
Corrado Mauceri - 06-09-2005
Vi faccio avere in allegato una locandina dell'incontro di sabato 10 p.v. con preghiera di farla girare e di fare in modo che possa esserci un'ampia partecipazione dalle diverse realtà sia territoriali che associative; hanno già prennunciato la ...
Massimo Nutini - 06-09-2005
Riceviamo da Massimo Nutini richiesta di diffusione di un suo articolo apparso su Scuolaoggi.org

1) La storia della "riforma" Moratti

Bisognerà pur iniziare a scrivere la storia della "riforma della scuola" voluta dal centro destra, nella vigente legislatura. È una storia alla quale rimangono coerenti la grande maggioranza degli atti adottati, fino alle più minute note ministeriali (compresa la n. 1622 del 3 agosto 2005 sull'anticipo e la generalizzazione, sulla quale ci soffermeremo più avanti) ed è una storia che si sviluppa principalmente su tre livelli: il livello mediatico, il livello della produzione normativa ed il livello della prassi amministrativa.

Al livello mediatico si è operato per "informare" il paese che è stato evitato il disastro che sarebbe derivato dalla precedente riforma, voluta dal centro sinistra (che aveva già prodotto "il dilagare del marxismo dogmatico nella scuola italiana" ) e che la scuola è cambiata, permettendo l'anticipazione dell'avvio dei percorsi d'istruzione, offrendo più tempo pieno, personalizzando i piani di educazione ed istruzione, dotando ogni alunno del portfolio delle competenze acquisite, realizzando un sistema di valutazione di livello europeo, etc.

Si è trattato un'operazione a doppia valenza: da un lato si è voluta portare, virtualmente, una bandierina sulla cima della montagna, per poterla mostrare come una delle tappe raggiunte tra quelle promesse nel "contratto con gli italiani" e, dall'altro, si è voluto dare alla scuola reale (a chi nella scuola vive, opera e lavora, verificando l'inconsistenza degli interventi annunciati e la consistenza dei tagli di risorse effettuati) il messaggio della totale restaurazione di un sistema che ha chiuso di fatto ogni rapporto con i protagonisti veri dei processi formativi, relegandoli in un ruolo gregario e marginale, con l'obiettivo di produrre sfiducia, disimpegno, ritorno ai "vecchi metodi".

Visto che di "storia" stiamo parlando rimangono emblematici il periodo del primo rapporto del prof. Giuseppe Bertagna secondo il quale "Il sistema educativo di istruzione e di formazione, sebbene desideri interpretare il ruolo di Davide, è, nel complesso, perdente davanti al gigante Golia dell'emarginazione sociale" e l'articolo dell'Ispettore Raffaele Iosa il quale, all'indomani dell'uscita del rapporto, affermava che "La natura vera del documento non è, infatti, nell'architettura degli anni di scuola, né nei disegnini che i giornali hanno abbondantemente diffuso. Il documento nasconde una ben diversa mission: è il primo esplicito manifesto pedagogico di una nuova destra reazionaria, rimasta carsica e rancorosa dagli anni 60 in poi, che riemerge approfittando di un 'ritocco' ad una legge, verso un nuovo modello pedagogico, oggi assente nel paese: la scuola come nuova e più raffinata selezione sociale".

Al livello della produzione normativa si è assistito ad una copiosa emanazione di norme senza la dovuta copertura finanziaria. Non è un caso se la legislazione di riforma scolastica è stata citata ad esempio dal Procuratore generale della Corte dei Conti, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2004, per denunciare l'insorgere di "formule di copertura nuove e inconsistenti fondate su quantificazioni 'manifesto' e sul mero rinvio a successive decisioni di bilancio".

Al livello della prassi amministrativa l'elemento che maggiormente ha caratterizzato l'operato dell'attuale gestione del Ministero è stato il continuo tentativo di anticipare l'attuazione di provvedimenti in itinere, con l'invenzione di "sperimentazioni" inesistenti, nella realtà mai progettate, definite negli obiettivi, verificate. Ed è proprio al livello di tale prassi (le numerosissime circolari, note, lettere, etc., quotidianamente diffuse dal Ministero) che maggiormente si è potuta misurare la mancanza di un progetto vero, di un programma, di risorse, di un minimo di coerenza tra tali atti e le finalità generali indicate nella legge.
Centro di ricerca per la pace - Viterbo - 04-09-2005
Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane si svolgeranno in Italia molte iniziative per la pace e la giustizia: la marcia Perugia-Assisi, convegni, seminari, conferenze, altre manifestazioni ancora. Ed e' certo cosa buona e giusta. Ma tutte ...
Laura Tussi - 03-09-2005
Riflessioni su anni di precariato


Nel contesto educativo occorre relazionarsi assiduamente con colleghi, con superiori, con ragazzi e con i loro genitori. Si è esposti al giudizio di tutti a 360 gradi con conseguenze spesso devastanti, sia a livello esistenziale che psicologico. Personalmente "forse" sono riuscita immune da sei pesanti anni di precariato perché mi sono sempre e costantemente posta il problema dell'educazione e della necessità di apprendimento, di crescita sociale, culturale e psicologica di ogni ragazzo.

Più volte nel corso della professione di insegnante mi sono trovata in situazioni disperate, in circostanze assurde che sembrano irrisolvibili anche da parte di tanta pedagogia scolastica e didattica.

Ve ne riporterò degli esempi.
Gianni Mereghetti - 03-09-2005
La domanda se una scuola islamica possa diventare paritaria è legittima, la risposta è semplice.

Sì, lo può diventare se, come dice la legge sulla parità scolastica, tale scuola ha un progetto educativo in armonia con i princípi della ...
Segreteria Cgil e Flc-Cgil Marche - 02-09-2005
LA CGIL E LA FLC-CGIL SU: L'INDIRIZZO METODOLOGICO MONTESSORI
DELLE CLASSI DI SCUOLA PRIMARIA SUL TERRITORIO DI CHIARAVALLE (ANCONA).



In riferimento alla vostra lettera pervenutaci in agosto all'inizio della quale ci ringraziate "per aver disatteso clamorosamente le promesse fatte", vi diciamo che, al contrario, siamo stati coerenti con gli impegni assunti.
Confermiamo che per la CGIL i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori non sono altra cosa rispetto alla difesa e alla promozione dei diritti di cittadinanza.
Confermiamo altresì che ci siamo adoperati, negli ultimi mesi, per trovare una soluzione (sinora mai individuata) che potesse garantire l'esigibilità del diritto dei docenti alla programmazione in cui si riconoscono e credono e dei genitori di avere risposte ad una richiesta alternativa di metodo d'insegnamento, nel caso specifico, del metodo Montessori.
Inoltre teniamo a precisare che nessun nostro legale ha sostenuto il ricorso al TAR delle Marche del 20.6.05 proposto da 56 insegnanti.
Questi hanno autonomamente e legittimamente intrapreso l'iniziativa, nel merito della quale la CGIL non è entrata (e neppure ne è stata minimamente investita).
Detto questo, evitando di commentare toni ed affermazioni della vostra missiva, che comunque respingiamo, teniamo a richiamare alcuni aspetti.
Non deve sfuggire che esistono luoghi deputati alle decisioni - istituzioni scolastiche ed enti locali - e altri ove si esercitano funzioni di orientamento.
Appare, quindi, pretestuoso attribuire alla CGIL entrambi i ruoli e le responsabilità.
La "vicenda Montessori" si protrae da molti anni e vede coinvolti diversi soggetti: i docenti, i genitori, le istituzioni pubbliche - quelle scolastiche e quelle istituzionali -oltre al sindacato.
La situazione che si è determinata nel tempo, probabilmente per responsabilità diverse, richiede una capacità di governo straordinaria , equilibrata, che esige tempo, disponibilità, affidamenti reciproci.
E' in questo senso che ci siamo mossi e proviamo a muoverci, con oggettiva difficoltà, ma con assoluta trasparenza e correttezza, che seppur in parte comprensibili, quanto ingiustificate reazioni e moralistiche affermazioni, non riusciranno ad appannare.
Per la CGIL è chiaro, perchè lo abbiamo sperimentato, che senza una reale volontà di ascolto, di rispetto, finora molto difficili da ottenere ed un pieno coinvolgimento di tutti i soggetti, in primis docenti e genitori, nessuno potrà mai risolvere una vicenda che si è avvitata su sé stessa e che coinvolge ormai l'intera comunità di Chiaravalle.
Con la necessaria pazienza e determinazione, noi pensiamo ad una soluzione praticabile, ispirata ai principi sopra citati, da proporre ai soggetti che dovranno poi condividerla e praticarla.
Tale soluzione noi la intravediamo nella costituzione - nell'ambito della scuola primaria - di un numero ben determinato di sezioni dedicate al metodo Montessori.
Ovviamente garantendo, nel contempo, l'esercizio delle altre diverse opzioni metodologiche che il Collegio dei docenti intenderà adottare.
E' ovvio che a un sindacato come il nostro compete la proposta, è altrettanto ovvio che le decisioni di merito competono ai soggetti istituzionali e professionali individuati dalle leggi di questo Stato.

Ancona, 31 Agosto 2005
Maurizio Tiriticco - 01-09-2005
E' con viva soddisfazione che ho letto il provvedimento che il Garante per la protezione dei dati personali ha adottato lo scorso 27 luglio nei confronti della "introduzione di un documento di valutazione e orientamento, denominato Portfolio (o ...