Silvia - anno scolastico 2004-2005
Silvia - 12-03-2005
Il Collegio dei docenti del Liceo Scientifico Statale “Guglielmo Marconi” di San Gavino Monreale (Ca), riunito in seduta straordinaria giovedì 10 marzo 2005,
osservando
con preoccupazione il tentativo di cancellazione del tempo pieno e del tempo prolungato nella scuola elementare e media condotto dai provvedimenti del ministro dell’istruzione, e il tentativo di istituire una gerarchizzazione del corpo docente con l'introduzione dell'insegnante tutor,
nell’esprimere
la propria contrarietà nei confronti del progetto di riforma della scuola media superiore contenuto nella recente bozza di decreto attuativo della legge 53,
adotta e fa proprio
il documento elaborato il 25 febbraio 2005 dal Collegio dei Docenti del Liceo Scientifico “Pacinotti” di Cagliari, e
DENUNCIA
il processo di destrutturazione del sistema scolastico pubblico, aperto a tutti e ricco di saperi, che interessa anche il complesso dell’Istruzione Secondaria Superiore.
Silvia Malavolta - 25-11-2004

Il mio nome è Cheesy Adams.
Sono basso, cicciotello e con capelli che sembrano tagliatelle. La mia specialità sono i
mostri.
Vi racconterò quello che è successo il mese scorso. Io e Chiara (Chiara è la mia miglior amica) stavamo passeggiando per il Viale dei Soldati, era una giornata limpidissima, senza neanche una nuvola.
Noi stavamo chiacchierando quando il cielo si oscurò. Molte persone si affacciavano alla finestra. Iniziò a piovere , ma non di acqua ma di
coca-cola.
Io e Chiara corremmo fino a casa e visto che la sua casa è dall’altra parte della città, la invitai a casa mia.
La mamma ci accolse amichevolmente e offrì a me e Chiara una tazza di cioccolata calda.
Noi gli raccontammo cosa era successo.
Lei ci guardò stupita e prese un bicchiere e lo lasciò cinque minuti sul balcone, dopo lo prese, ne assaggiò il contenuto e .......
vide che era proprio coca cola !.......
Prese un libro di fisica e cominciò a leggerlo. Telefonammo alla mamma di Chiara e le chiedemmo se poteva (Chiara) rimanere a dormire. Lei acconsentì. Mia mamma disse: “Tu Cheesy puoi dormire sul divano in camera tua e Chiara sul tuo letto”. Cenammo e andammo a letto.

Mi svegliò verso mezzanotte un rumore. Andai in camera mia e vidi che anche Chiara era sveglia. Ci vestimmo in fretta e uscimmo: vedemmo una ventina di lattine di coca-cola con la testa, i piedi e le braccia.
Era una invasione di
alieni.
Dovevamo fare assolutamente qualcosa. Uno di loro sbatté Chiara contro un idrante. Un ondata d’acqua andò contro l’alieno: lui si sciolse all’istante. Io e Chiara capimmo che l’acqua per loro è come per noi l’olio bollente. Accendemmo tutti gli idranti della zona. Si sciolsero tutti all’istante. La pioggia di coca-cola cessò e venne una pioggia normale.
Solo io e Chiara sapevamo cos’era successo quella notte.


Silvia Zetto Cassano - 08-11-2004
C’era un posto, alla periferia della mia città. Si chiamava campo – campo San Giacomo – perché era uno spazio attorno alla chiesa. Non era granché, aveva alcune panchine, una fontanella, neanche il lusso di un prato o delle aiuole. Era un posto povero, in un rione da poveri, asfalto e panchine dure e brutte, di cemento, assediate da automobili parcheggiate. Però c’erano dei grandi alberi, non molti, ma alti ed eleganti come lo sono i platani. I pensionati dei cantieri, i rari bambini sfuggiti alla televisione si contentavano.
Pochi giorni fa sono arrivati i camion e le motoseghe. Come scrisse il poeta “dov’era l’ombra or sé la quercia spande”, al posto dei platani c’è un’assenza percepita con inquietudine anche da chi, quegli alberi li guardava soltanto, passando. Com’è possibile? Che avete fatto? scrivono i cittadini al quotidiano locale, scrivono al sindaco (da loro stessi eletto) e lui si irrita, lo volevate il parcheggio, vi lamentavate del traffico impossibile, c’è una regolare delibera, i documenti sono tutti a posto. Ma non ce l’avevi detto che avrebbero tagliato gli alberi, ribattono i cittadini. Noi vi avevamo avvertito, scrivono quei quattro gatti dei verdi, degli ambientalisti, quegli scocciatori ecologici. Non avete mosso un dito, neanche uno straccio di forma su una petizione, in fondo mi serve un posto per l’auto, dicevate, non diventerò più matto a cercar posteggio, il parking sotterraneo è giusto.
E’ adesso? Adesso i platani non ci sono più, è troppo tardi. Campo San Giacomo non c’è più, è uno dei tanti non-luoghi.
Qualcuno si sta già adattando, il parking serve sul serio, dicono, ci aggiusteremo, ci hanno promesso delle panchine moderne e l’erbetta e le aiuole con le begonie, il campo sarà bello anche così. E’ la modernità, qualcosa bisogna pur sacrificare. Dipende da cosa. L’ombra dei platani era bella, quella bellezza uccisa manca a tutti, anche ai più insensibili, quelli che non badano agli uccellini e ai giochi d’ombra del sole tra le foglie. Non è vero che i cespuglietti tisici che le ditte di giardinaggio pianteranno saranno in grado di riparare il danno di una bellezza costruita in anni e anni, come quella dei grandi alberi.
Solo la bellezza rende intelleggibile il mondo” ha detto un poeta. Anche i poeti, come i grandi alberi, sono poco compatibili con la modernità. Pochi li frequentano. Ma quando la poesia non c’è, quando la bellezza è sparita, manca perfino a chi non ci faceva caso. Quelli che ci facevano caso, pensano, desolati “Metterò gerani sul mio davanzale, cambierò rione, cercherò una casa con un orticello davanti, hanno vinto loro, vincono i più forti, i più furbi, farò anch’io come loro”.

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