Coordinamento - anno scolastico 2004-2005
Coordinamento Nazionale ITP - 30-06-2005
Il Coordinamento Nazionale dei Docenti di Laboratorio da tempo svolge la sua attività con la finalità di difendere il ruolo degli Insegnanti Tecnico Pratici ( ITP) e delle attività laboratoriali cercando di sensibilizzare i sindacati, le forze ...
Coordinamento Nazionale delle Rsu - 16-05-2005
Il nuovo orario di lavoro .. ed altre cose ancora
Mentre i salari continuano a diminuire e la precarietà lavorativa aumenta, i sindacati aprono alla direttiva europea che aumenta l'orario di lavoro e lo sfruttamento


Ritorna la concertazione - La Cgil sceglie l'accordo con Cisl e Uil e riapre senza indugi alla nuova e peggiore concertazione. Lavoro e Società, coerentemente con la scelta di un congresso unitario si adegua e sparisce definitivamente sciogliendosi nella maggioranza della Cgil.

Ed i lavoratori ? Non sanno nulla ovviamente - Neppure una assemblea, altro che democrazia, diritto di voto e referendum. Si decide sulle loro teste in nome delle politiche di sostegno al profitto ed alla produttività

Dopo la truffa sul TFR, l'ennesima fregatura sull'orario un'altro motivo in più per costruire da basso un documento alternativo al prossimo congresso CGIL

Nel Settembre 2004 viene presentata la proposta di direttiva del Parlamento Europeo recante modifica della direttiva 2003/88 concernente "taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro".

Cosa dice la direttiva? - Praticamente che l'orario di lavoro va conteggiato su base annua e non più settimanale, che si può lavorare su settimane di 48 ore per 12 mesi, che l'orario individuale (contrattabile individualmente) può subire deroghe fino ad arrivare a 65 ore settimanali, che il lavoro in regime di reperibilità non entra nel conteggio ai fini del limite della prestazione normale dovuta al padrone ecc. ecc.
Coordinamento RSU - 07-05-2005
Riceviamo e pubblichiamo

Cominciamo ad organizzare la campagna contro il trasferimento del Tfr ai fondi pensione

Se non ci saranno novità dell'ultimo momento tutto sembra ormai orientato perchè dal prossimo settembre, scatteranno i 6 mesi ...
Coordinamento ITP Biella - 14-04-2005
La riforma della scuola pare approdare allo spinoso nodo della ristrutturazione della scuola secondaria. Su alcuni aspetti della riforma vogliamo esprimere le nostre riserve e formulare proposte alternative, certi che così come è stata presentata, la riforma della secondaria non vada certo nella direzione di una efficace risposta alle esigenze reali del Paese.

L'impianto stesso della riforma, con la divisione in due canali (Licei e Formazione professionale) è assolutamente inadatto alle esigenze di una società moderna e di un Paese fortemente industrializzato, per di più con la disperata necessità di competere, anche sul piano dell'istruzione e della ricerca con concorrenti sempre più numerosi e agguerriti. Alle difficoltà derivanti dalle conseguenze della globalizzazione un Paese come il nostro non può che rispondere investendo massicciamente proprio in questi settori. La prima critica alla riforma è proprio su questo aspetto: dove sono i finanziamenti necessari? Non si possono fare riforme senza fondi.

Negli ultimi 4 anni il nostro Paese è passato dal 19° posto nella classifica della competitività globale al 43°, mentre la nostra quota nel commercio estero è scesa di oltre un terzo; altri Paesi europei, tra essi Germania e Francia, hanno mantenuto le loro posizioni, nonostante le difficoltà esistano per loro come per noi. È noto a tutti che per invertire questa tendenza ormai preoccupante è indispensabile che il nostro sistema produttivo sia in grado di innovarsi, di innalzare il livello tecnologico dei propri prodotti e di ristrutturarsi profondamente, se non vuole soccombere. È altrettanto noto ed evidente che simili processi di innovazione tecnologica e di ricerca non possono essere affidati a filosofi e letterati: ci vogliono tecnici, ingegneri, quadri intermedi altamente specializzati, progettisti di valore. E qui si vede la qualità della riforma. Ci si muove in direzione esattamente opposta! L'Istruzione Tecnica viene ridotta a un ruolo marginale e gli Istituti Tecnici ridotti a qualcosa che assomiglia ad un liceo, il Liceo Tecnologico (senza Tecnologia?) e si vede assegnare un quadro orario in cui le materie tecniche, specialistiche e di indirizzo se non spariscono vengono ridotte al lumicino. Tutto questo mentre altri nostri partner europei prevedono addirittura una formazione specialistica post diploma per formare tecnici specializzati di livello ancora superiore. In Italia si pensa che il latino e la filosofia uniti all'italica immancabile dose di fantasia ci permetteranno di affrontare il nuovo millennio con studenti che frequenteranno un Tecnologico Meccanico senza Meccanica e Tecnologia Meccanica. Questo tanto per fare un esempio.

Viste le bozze di quadro orario e tralasciando le critiche che si potrebbero fare all'impostazione della riforma stessa, ci limitiamo alle note e agli auspici seguenti.
Coordinamento Superiori - 05-02-2005
RIFORMA SUPERIORI

Lo schema di decreto legislativo sulla scuola superiore realizza la divisione e la selezione precoce dei ragazzi di 13 anni:
quelli destinati al liceo (durata 5 anni) e quindi all’Università;
quelli destinati alla formazione ...
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - 02-02-2005
Come è stata smantellata l’Europa dell’Est: riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione di Marc Vandepitte che giunge dal Partito del Lavoro del Belgio (PTB)

L’instaurazione del capitalismo ha significato una retrocessione per tutti i paesi dell’Europa dell’Est, tanto sul piano economico come su quello sociale. Una nota della Nazioni Unite dichiara: “Il passaggio dall’economia pianificata a quella di mercato è stata accompagnato da grandi cambiamenti nella ripartizione della ricchezza e del benessere nazionale. Le cifre mostrano che si tratta dei cambiamenti più rapidi mai registrati. Ciò ha portato ad un elevato, drammatico, costo umano.

Dal 1990 al 2002 il prodotto interno lordo (insieme dei beni e dei servizi prodotti in un anno) per abitante dei paesi dell’Europa dell’Est è diminuito del 10%, mentre nei paesi di livello compatibile è aumentato del 27%; ciò rappresenta una perdita effettiva di quasi il 40% . Questa regressione vale per tutti i paesi, salvo Polonia e Slovenia. Oggi il Pil per abitante degli ex paesi comunisti dell’Europa centrale e orientale è inferiore di un quarto rispetto all’America Latina. Per le repubbliche dell’ex Unione Sovietica la situazione è ancora più drammatica. Negli anni ’90 il Pil è sceso del 33%. In Ucraina, dal ‘93 al ‘96, vi è stata una diminuzione del 33%, in Russia del 47%.

Le azioni dell’economia di stato sono state svendute a prezzi ridicolmente bassi. Una gran parte dell’imponente apparato economico e industriale è stato smantellato. In pochi anni la grande potenza industriale che era la Russia, si è convertita in un paese del terzo mondo. Il Pil della Russia (144 milioni di abitanti) è inferiore a quello dei Paesi Bassi (16 milioni di abitanti). L’Unione Sovietica è regredita di un secolo. Ai tempi della Rivoluzione socialista, nel 1917, il Pil rappresentava il 10% quello degli US. Nel 1989, considerando che intanto l’Unione Sovietica era stata grandemente danneggiata nella II Guerra Mondiale, toccava il 45% degli US .Oggi meno del 7%.
Coordinamento ITP di Biella - 01-02-2005
Premessa.

Più volte è stato detto, da parte del Ministero, che questa riforma è stata fatta con gli insegnanti, le famiglie, gli studenti, chiedendo il loro contributo e il loro parere. Desideriamo smentire questa affermazione non veritiera e far notare come anche questa opportunità di esprimere la nostra opinione ci venga offerta solo ora, a cose fatte, il che dimostra come si tratti in realtà di una riforma imposta dall’alto, il cui scopo e le cui finalità ci risultano di assai difficile comprensione. Le riforme imposte dall’alto sono sempre finite male; a meno di radicali cambiamenti di rotta non possiamo che auspicare che anche questa non faccia eccezione, dato l’impatto disastroso che avrebbe sul sistema scolastico nazionale e sull’intero sistema Paese. Le proteste seguite ad ogni tentativo di attuazione della riforma hanno visto schierarsi unanimemente contro la stessa tanto gli operatori della scuola quanto gli utenti, cioè gli studenti e le loro famiglie. Ora tocca alla scuola secondaria. Vorremmo sgombrare il campo da un increscioso equivoco: del complesso della scuola italiana nessuno parla tanto male quanto il ministero dell’Istruzione. Il Paese reale invece, sembra pensarla diversamente, tanto è vero che alcuni mesi fa un sondaggio dava a circa il 70% la percentuali di cittadini italiani che dichiaravano di avere fiducia e apprezzamento nei riguardi dell’operato della scuola pubblica. Tale dato saliva all’80% tra gli studenti, ovvero i diretti interessati e migliori conoscitori del funzionamento del sistema. La nostra scuola primaria e secondaria inferiore è da anni additata come esempio a livello internazionale.