Bruno Pierozzi - 30-07-2004
Chi vuole isolare la Fiom vuole isolare le lotte operaie
La vicenda apertasi tra segreteria confederale e segreteria Fiom pensiamo che non possa essere letta con le categorie della “tradizionale” dialettica interna al sindacato, in cui si apre un fronte di discussione a cui fa seguito generalmente una fase di “normalizzazione” in cui le strutture, anche se recalcitranti, si adeguano alla line generale. Riteniamo che oggi il problema non investa la normale dialettica tra strutture, ma sia in gioco la sopravvivenza di un modello sindacale, il modello nato dalle lotte operaie degli anni ’60, che oggi, pur con i necessari aggiornamenti è posto in alternativa ad un nuovo modello tutto da costruire, che poggia su due assi fondamentali: il depotenziamento del contratto nazionale di categoria in favore dei contratti territoriali e l’apertura a tutte le forme di lavoro precario con differenti livelli retributivi territoriali, così come delineato dalla legge 30/03.
E’ invece necessario proporre una discussione a tutto campo, partendo dalla azioni e delle proposte della Fiom contenute nel documento recentemente presentato dalla categoria,che trovano interessanti convergenze con quanto elaborato dall’aggregazione Eccoci – Fare sindacato in occasione dell’Assemblea dei quadri di Chianciano e successivamente nell’O.d.G. presentato al Comitato Direttivo della Cgil del’ 7-8 luglio.
continua...
Mobilitiamoci per cancellare la legge sulle pensioni e la legge 30
Anche se con tempi leggermente più lunghi, ma alla fine è passata la legge sulle pensioni conseguente alla delega in materia previdenziale, che fu uno dei primi provvedimenti del governo Berlusconi, insieme alla delega in materia di mercato del lavoro, con il famigerato “Libro bianco” che ha trovato poi conferma legislativa con la legge 30/03.
Questa controriforma peggiora la già punitiva controriforma delle pensioni messa in atto dal “governo tecnico” Dini (legge 335/95) che ebbe il sostegno di gran parte del centro sinistra (eccetto Rifondazione Comunista) e dei sindacati, compresa la maggioranza della Cgil.
A dieci anni dall’emanazione della legge 335/95 i dati strutturali forniti dall’Inps hanno inequivocabilmente dimostrato la tenuta dei conti previdenziali. Dato confermato anche in dagli organismi europei di controllo della spesa previdenziale.
E’ chiaro perciò che questo ennesimo attacco al sistema previdenziale pubblico ha un duplice fine: da un lato fare cassa e dall’altro accelerare lo sviluppo della previdenza complementare nell’ambito di un più generale progetto di privatizzazione dello stato sociale.
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La vicenda apertasi tra segreteria confederale e segreteria Fiom pensiamo che non possa essere letta con le categorie della “tradizionale” dialettica interna al sindacato, in cui si apre un fronte di discussione a cui fa seguito generalmente una fase di “normalizzazione” in cui le strutture, anche se recalcitranti, si adeguano alla line generale. Riteniamo che oggi il problema non investa la normale dialettica tra strutture, ma sia in gioco la sopravvivenza di un modello sindacale, il modello nato dalle lotte operaie degli anni ’60, che oggi, pur con i necessari aggiornamenti è posto in alternativa ad un nuovo modello tutto da costruire, che poggia su due assi fondamentali: il depotenziamento del contratto nazionale di categoria in favore dei contratti territoriali e l’apertura a tutte le forme di lavoro precario con differenti livelli retributivi territoriali, così come delineato dalla legge 30/03.
E’ invece necessario proporre una discussione a tutto campo, partendo dalla azioni e delle proposte della Fiom contenute nel documento recentemente presentato dalla categoria,che trovano interessanti convergenze con quanto elaborato dall’aggregazione Eccoci – Fare sindacato in occasione dell’Assemblea dei quadri di Chianciano e successivamente nell’O.d.G. presentato al Comitato Direttivo della Cgil del’ 7-8 luglio.
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Mobilitiamoci per cancellare la legge sulle pensioni e la legge 30
Anche se con tempi leggermente più lunghi, ma alla fine è passata la legge sulle pensioni conseguente alla delega in materia previdenziale, che fu uno dei primi provvedimenti del governo Berlusconi, insieme alla delega in materia di mercato del lavoro, con il famigerato “Libro bianco” che ha trovato poi conferma legislativa con la legge 30/03.
Questa controriforma peggiora la già punitiva controriforma delle pensioni messa in atto dal “governo tecnico” Dini (legge 335/95) che ebbe il sostegno di gran parte del centro sinistra (eccetto Rifondazione Comunista) e dei sindacati, compresa la maggioranza della Cgil.
A dieci anni dall’emanazione della legge 335/95 i dati strutturali forniti dall’Inps hanno inequivocabilmente dimostrato la tenuta dei conti previdenziali. Dato confermato anche in dagli organismi europei di controllo della spesa previdenziale.
E’ chiaro perciò che questo ennesimo attacco al sistema previdenziale pubblico ha un duplice fine: da un lato fare cassa e dall’altro accelerare lo sviluppo della previdenza complementare nell’ambito di un più generale progetto di privatizzazione dello stato sociale.
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