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Autore Topic: NON CHIAMARMI ZINGARO - Un libro  (Letto 3769 volte)
Luisa
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« il: 05 Gennaio 2009 - 08:51:25 »

‘NON CHIAMARMI ZINGARO'

Zingari: essere fastidiosi, petulanti, puzzolenti, fuori dalla legge. È sotto gli occhi di tutti, tranne di chi ha fette di mortadella stantia sugli occhi come siano un pericolo sociale non solo perché si introducono nelle case a rubare, non solo perché ti rubano il portafogli mentre cammini lungo una via del centro, non solo perché si fingono zoppi per chiedere l'elemosina (che poi è il male minore), non solo perché per farlo sfruttano i bambini ancora in culla quasi. Eppure, nonostante tutto questo sia una netta evidenza innegabile, vi è chi, giustamente, ha un altro punto di vista.

Chi crede, liberissimo, che i campioni dell'illegalità siano solo gli italiani. Il che può essere anche in parte vero. Peccato che normalmente la gran parte di essi sgobba tutti i giorni per portare a casa la pagnotta. Al contrario degli zingari che commettono solo illegalità e vivono da parassiti. Due punti di vista che fanno letteralmente a cazzotti fra di loro. Il primo è quello della gente comune, della gente onesta, della gente che, appunto, sgobba per mantenere la famiglia. Il secondo è anche quello di Pino Petruzzelli che domani presenterà il suo libro ‘Non chiamarmi zingaro' presso il salone della Banca Popolare di Sondrio, in corso Martiri a Lecco. Parteciperanno anche alcuni componenti la ‘Banda del Villaggio Solidale'. L'incontro è proposto da ‘Qui Lecco' e Centro Khorakhné.

Secondo il punto di vista dell'autore, e dei promotori dell'incontro, vi è fondamentalmente del razzismo nei confronti degli zingari, dei lavavetri. Sempre secondo loro scatta la tolleranza zero solo nei confronti di questa gente. Tutti a correre come pazzi sull'autostrada, ma se un rom ubriaco provoca un incidente ecco che parte l'emergenza zingari, tutti colpevoli. Peccato che le cose stiano in modo ben diverso. L'emergenza zingari non scatta solo per la presenza di un petulante lavavetri in strada (che è meglio di uno sfruttatori di bambini per mendicare, sempre meglio di chi entra nelle case a rubare sfruttando minorenni). L'emergenza scatta proprio perché la gente è stufa di loro, del loro essere fuori dalla legalità. La gente condanna senza remore anche il concittadino, il connazionale se ubriaco ammazza qualcuno per strada. La Legge, la Giustizia non fa distinzione alcuna.

Indi per cui parlare di odio razziale appare molto fuori luogo. Appare il punto di vista di chi, appartenente evidentemente a una certa fetta politica, con la propria cecità si è reso colpevole dell'invasione di delinquenti d'ogni sorta giunti da fuori Italia.

Per questa fetta politica non esiste, a suo modo di vedere, il clandestino.

Esiste il migrante. Sono due cose nettamente distinte: il clandestino va preso a calci in culo solo per il fatto che ti entra in casa senza bussare, clandestinamente appunto. In ogni caso è giusto ammettere, secondo chi propugna l'altro punto di vista, che non tutti gli zingari sono delinquenti. Qualcuno fra loro di onesto c'è.

Ci sono storie di rom e di sinti particolare: la zingara medico che sorveglia sulla nostra salute, lo zingaro responsabile degli antifurti di una banca, l'insegnante, i bambini che vanno a scuola (migliaia di zingari fanno gli infermieri e i fornai), il prete: realtà che sembrano straordinarie ma che appartengono alla vita quotidiana e che Petruzzelli, con il suo punto di vista mette in evidenza dando loro la parola, andandoli a trovare nelle periferie delle nostre città ma anche in Romania, Bulgaria, in Francia. Racconti di vita dura e sofferta, di miseria e d'intolleranza, di forti tradizioni, diverse dalle nostre. L'autore ricorda anche le persecuzioni e le torture che gli zingari hanno subìto in Germania e in Svizzera. Storie scomode, che nessuno vuole riconoscere, per evitare possibili risarcimenti. Aspetti innegabilmente esistiti ma che non hanno nulla a che fare con il nostro quotidiano vivere. 
 
 
 
17.10.2008 
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