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Autore Topic: Sciuscià - La comunità Sant'Egidio: è sempre lavoro  (Letto 2419 volte)
Luisa
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« il: 14 Agosto 2008 - 04:48:28 »

Roma Carlo Mosca: anche calzolai e cuochi, penso ai ragazzi con più di 14 anni
«I rom facciano gli sciuscià» Lite sull'idea del prefetto
L'Opera: stupefatti. La comunità Sant'Egidio: è sempre lavoro

ROMA — Dopo il «no» alle impronte ai bambini rom, il prefetto romano Carlo Mosca propone di far lavorare i ragazzi dei campi nomadi «magari come sciuscià fuori dai supermercati». E subito scoppia la polemica. «Esterrefatti, stentiamo a crederci», replicano dall'Opera Nomadi, mentre per l'Osservatorio sui diritti dei minori «forse il prefetto scherzava, una proposta come questa nel 2008 non è accettabile».

Reazioni immediate all'intervista rilasciata da Mosca al Sole 24 Ore e pubblicata ieri. «Non torno indietro, non mi rimangio nulla — ha però ribadito il prefetto — e poi non ho mai parlato di bambini. Ho parlato di sciuscià, ma avrei potuto dire cuoco, pizzaiolo, calzolaio. Ci sono anche ragazzi italiani che fanno questo lavoro, basta andare dietro piazza San Lorenzo in Lucina per trovare un negozio di lustrascarpe. Vorrei che fosse la comunità rom a decidere il loro futuro. Noi possiamo offrirgli delle possibilità, ma, ripeto, non ho mai parlato di bambini che, nel rispetto della legge, non possono e non devono lavorare, ma di ragazzi al di sopra dei 14 anni». La spiegazione di Mosca sui nuovi lustrascarpe resi celebri da «Sciuscià», il film capolavoro di Vittorio De Sica, non ha tuttavia chiuso il dibattito. Anzi. «Il linguaggio e la proposta del prefetto sono inaccettabili — replica il ministro-ombra Pd della giustizia, Lanfranco Tenaglia —, è una trovata singolare e sbagliata: l'integrazione e l'accoglienza devono passare per l'educazione alla legalità e con forme di lavoro adeguate».

Mentre il ministro-ombra pd della difesa, Roberta Pinotti, la butta sulla provocazione: «È più che altro un'immagine folkloristica per sottolineare un'esigenza che condivido: valorizzare le capacità di questi ragazzi da sempre molto bravi nei lavori manuali». Perplesso il presidente della Commissione affari costituzionali di Montecitorio, Donato Bruno (Pdl), per il quale l'idea del prefetto «è un po' forte, anche se ogni proposta mi sembra valida in un momento in cui c'è la necessità di individuare lavori diversi, anche umili, per questa parte della popolazione: ma non può essere questa l'unica soluzione». E mentre Savino Pezzotta (Udc) invita Mosca «a stare più attento, anche perché non riesco nemmeno a capire che lavoro sia lo sciuscià: bisogna cominciare a capire la cultura rom, e lavorare per l'integrazione che deve partire dalla scuola», il presidente della Croce Rossa, Massimo Barra, sottolinea che «al di là della terminologia, offrire un lavoro è sempre giusto». Positivo anche il giudizio della Comunità di Sant'Egidio: «Gli sciuscià? È comunque un'opportunità di lavoro — spiega il portavoce Nino Marazziti —, ovviamente non in orario scolastico, e se accompagnata da garanzie e incentivi».

Reazioni opposte, alle quali il prefetto Mosca ha risposto con un'analisi approfondita sulla situazione dei bambini rom a Roma a poche settimane dall'inizio del censimento: «In 18 giorni di attività abbiamo constatato che molti bambini non sono vaccinati e non sono iscritti al servizio sanitario nazionale. Ma la salute è un diritto: ecco perché vogliamo che abbiano una tessera per i servizi sanitari. Adesso dobbiamo superare la concezione assistenziale che non giova a nessuno e va bene solo nell'immediato: è giunto il momento di accompagnare i rom, i sinti e i camminanti a crescere e questo è possibile solo con il lavoro». Mosca ha sottolineato di essersi rifatto «a una proposta di padre Giuseppe La Manna dell'associazione Centro Astalli». Quindi ha ribadito che «nessuno ha la bacchetta magica: non possiamo evitare che i rom siano responsabili del loro futuro. E se non si lavora, si rimane ignoranti. E allora che libertà si ha? Inoltre è necessaria una legge nazionale che riconosca le comunità rom e sinti: sono cittadini che esistono fisicamente, ma non giuridicamente. I tempi sono maturi, anche se questo a qualcuno potrà dare fastidio». Ma gli sciuscià-rom non convincono proprio l'Opera nomadi: «Mosca non pronunci più questo termine — ha detto il presidente Massimo Converso — perché evoca lo sterminio nazista dei lustrascarpe nomadi nel 1940 sulla piazza di Kragujevac, in Serbia, perché si erano rifiutati di pulire gli stivali ai soldati».

Rinaldo Frignani
14 agosto 2008

http://www.corriere.it/cronache/08_agosto_14/rom_sciuscia_prefetto_frignani_8bcdbe78-69db-11dd-af27-00144f02aabc.shtml
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