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Autore Topic: Marche - Giustizia Minorile e Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza  (Letto 3853 volte)
Luisa
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Posts: 358


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« il: 19 Luglio 2008 - 08:08:08 »

In: Inaugurazione Anno Giudiziario 2008

RELAZIONE DEL DOTT. MARIO BUFFA,
PRESIDENTE DELLA CORTE DI APPELLO DI ANCONA


26 gennaio 2008


La condizione dei minori:
gli interventi del Garante regionale per l'infanzia e per l'adolescenza


Assai intensa è l'attività, in campo minorile, del Garante regionale per l'infanzia e per l'adolescenza e che si pone come valido supporto o addirittura come alternativa all'intervento giudiziario.

Riferisce il Garante nella sua relazione che "molteplici sono state le sollecitazioni derivate dai fatti avvicendatisi anche nella nostra Regione", aventi come protagonisti "minori di età"; molteplici i richiami a noi adulti, troppo spesso "convocati" dai nostri ragazzi a porre necessariamente attenzione a fatti definiti "sconcertanti" ma profondamente significativi agli occhi di chi riesce a non fermarsi ad un superficiale tranquillizzante "giudicare". Predisporsi invece ad un autentico ascolto degli atteggiamenti e di eventuali disagi che con essi vengono manifestati, provando a cogliere bisogni inespressi, significa rimuovere pregiudizi e difese per lasciarsi interrogare sulle responsabilità educative che accomunano singoli e comunità.

Non rischiamo –dice il Garante– di reagire prendendocela con la scuola o con la famiglia e ancora con il telefonino, la televisione, le reti virtuali: un infinito rimbalzo di responsabilità che è forse un bisogno di difendere un ruolo di adulti sempre più minacciato, ma che non aiuta certo a capire qualcosa in più dei bambini e degli adolescenti.

E' indispensabile al contrario aiutare chi sta crescendo a riconoscere che la vita si radica non solo sulla rivendicazione di diritti, ma anche sull'esercizio di doveri, che lo stesso rapporto di reciprocità educativa costituisce una fondamentale palestra di vita, in cui allenarsi significa rinforzare competenze personali e sociali, basi indispensabili per il benessere personale e relazionale.

Dalle autorità giudiziarie sono pervenute al Garante 237 segnalazioni, pari al 57,2% del totale; di queste la maggior parte riguardano minori stranieri in stato di abbandono o minori per cui le autorità giudiziarie dispongono la nomina di un tutore.

Questo dato se paragonato a quello registrato per il 2006 evidenzia una triplicazione del numero delle segnalazioni appartenenti a questa tipologia, denotando l'intensificazione della collaborazione tra l'ufficio e gli organi giudiziari.

Dagli insegnanti e dai dirigenti scolastici sono state presentare dieci segnalazioni pari al 2,4% del totale; i casi hanno riguardato sia studenti in situazioni multiproblematiche che "interessi diffusi" dell'intera popolazione scolastica. Molte altre segnalazioni riguardanti disagio o violazione di qualche diritto fondamentale dei minori in ambito scolastico sono invece giunte da parte di familiari di studenti.

Per rispondere alle esigenze rilevate sul territorio regionale e per far propria una concezione di un minore che sia soggetto di diritti, nei cui confronti promuovere forme di tutela adeguata e finalizzate a garantire uno sviluppo armonioso della personalità, in ottemperanza a quanto disposto dall'art. 1.2 della legge regionale 15 ottobre 2002 n. 18, ai sensi del quale il Garante "istituisce un elenco dal quale può attingere anche il giudice competente per la nomina di tutori o curatori; assicura la consulenza ai tutori ed ai curatori nominati" tale ufficio ha realizzato nel corso degli anni il Progetto Tutori ed il Progetto Curatori. Tali progetti condotti in sinergia con gli attori istituzionali coinvolti nella tutela del minore (uffici giudiziari, minorili ed ordinari, ambiti territoriali, servizi sociali del territorio) sono stati realizzati anzitutto attraverso una sensibilizzazione territoriale, volta a promuovere una più attenta cultura dell'infanzia, grazie alla valorizzazione di strumenti giuridici esistenti nell'ordinamento italiano, quali appunto la tutela legale e la curatela legale.

E' stato stipulato un protocollo d'intesa tra il Tribunale per i Minorenni di Ancona e l'ufficio del Garante per la rappresentanza e l'assistenza del minore.

Dal monitoraggio delle segnalazioni pervenute all'Ufficio emerge che il 79% di esse provengono dai genitori e che la maggior parte di esse riguardano l'alta conflittualità genitoriale a seguito della separazione.

I dati dell'Ufficio sottolineano che è ancora carente "una cultura della separazione" che tenga conto dei diritti dei figli anziché delle rivendicazioni dei coniugi. La costante che si riscontra in questa problematica è la strumentalizzazione dei figli per la "vendetta" verso quel compagno o quella compagna che ha tradito l'alleanza stretta con il matrimonio o con la decisione di affrontare insieme la vita e il "possesso" dei bambini diventa il trofeo da conquistare nella guerra coniugale. In questa lotta a volte "all'ultimo sangue" gli interessi del figlio, i suoi bisogni, le sue aspettative ed il rispetto della sua personalità diventano per i genitori contendenti del tutto sfuocate e in realtà inesistenti: nelle contese in questione restano solo le esigenze degli adulti.

La conflittualità non si placa, come si attendono i coniugi, con la decisione del giudice in seguito all'affido dei figli minori anzi a volte non solo permane ma si è accentuata in seguito all'entrata in vigore della legge n. 54/06 sull'affido condiviso che riconosce il diritto al minore alla genitorialità ma nei fatti stenta a garantirla.

E' in questo contesto che la mediazione familiare può diventare uno strumento di aiuto per i genitori offrendo l'occasione per riorganizzare le relazioni familiari, in vista o in seguito alla separazione o al divorzio, in un contesto strutturato dove il mediatore si adopera affinché i genitori elaborino in prima persona un programma di separazione soddisfacente per se e per i figli, in cui possano esercitare la comune responsabilità genitoriale.

...............cut.......................


I giovani

Anche quest'anno voglio concludere questa mia relazione dedicando un momento di attenzione ai giovani verso i quali dovrebbe essere concentrato ogni sforzo della società per garantirgli il futuro sereno al quale hanno diritto.

Il problema dei giovani è un problema sociale che solo marginalmente dovrebbe riguardare la giustizia. E invece il ribellismo dei giovani, legato purtroppo alla loro condizione di incertezza e di sfiducia, il bullismo che è il modo distorto per un giovane di far valere la sua personalità e di conquistare autostima, alcune manifestazioni di violenza e di rifiuto dei valori in cui tutti crediamo –condotte che sia chiaro non meritano indulgenze e vanno anche adeguatamente represse e che invece, specie quando si manifestano all'interno dell'istituzione scolastica, trovano solidarietà in ambito familiare– continuano a suscitare allarme, riempiono le pagine dei giornali, sicché si reclama a gran voce un atteggiamento di rigore da parte della famiglia, della scuola, dell'apparato giudiziario.

Si corre il rischio allora che gli uffici giudiziari minorili –da organo di tutela del minore: con questa finalità sono stati istituiti dalla legge– si trasformino in organo di pura e semplice repressione.

Ma guai a ridurre il problema dei giovani a problema di sola repressione penale.

Scrive Paolo Crepet su Presenze il periodico della Curia di Ancona: "Chi lavora come me da tanti anni nei tribunali dei minori sa che non c'è un aumento della criminalità tra minorenni. Negli anni 50 era certamente maggiore. I ragazzi di oggi invece hanno maggiore difficoltà a relazionarsi con se stessi, ad accettarsi, a sentirsi partecipi della società. Non soltanto perché noi adulti diamo loro minori opportunità ma anche perché hanno meno fiducia negli adulti e soprattutto nel futuro: E' qui che bisognerebbe intervenire: in una educazione alla speranza ed all'amore di sé".

Più autorevole si leva la voce dell'arcivescovo Bagnasco a Loreto, in occasione della visita del Papa:

"Per come li conosco io i giovani hanno una specie di istinto radicato attorno ai valori importanti, percepiscono a naso ciò che vale da ciò che è falso, ciò che è autentico da ciò che è contraffatto. Purtroppo però in questa capacità di cogliere istintivamente il bene non sono affatto aiutati dal mondo adulto, al quale spetta di presentare ciò che conta. Gli adulti appaiono e sono poco convincenti e non solo quando di tratta di argomentare ma ancor prima quando si tratta di trascinare con la forza dell'esempio. Sono aiutati meno dall'ambiente culturale in cui vivono e in particolare sono esposti più facilmente alle lusinghe e alla serie dei falsi miti. Qui più che colpevolizzare i giovani dovremmo piuttosto mettere il mondo adulto in stato di autoaccusa".

Uguale ottimismo trovo nelle parole di un laico Ilvo Diamanti che scrive:

"La condizione dei giovani è sospesa tra dipendenza, protezione e incertezza che genera quella sindrome di Peter Pan che impedisce di crescere. Ma questo non significa affatto fare professione di pessimismo."

Sono davvero tanti i giovani che, nonostante tutto, continuano a guardare con fiducia al futuro, a porre con forza una domanda di senso. E' un bisogno fortemente sentito al quale bisogna dare una risposta convincente in termini politici e culturali, senza imporle dall'esterno. Finora la politica ha considerato la condizione giovanile prevalentemente sotto il profilo del bisogno, intervenendo il più delle volte con provvedimenti di protezione sociale. Bisogna invece considerare i giovani come una risorsa, renderli protagonisti dello sviluppo economico e sociale, valorizzarne le potenzialità ancora inespresse e renderli protagonisti dello sviluppo economico e sociale.

Il sistema scolastico regionale si posiziona ai primi posti in Italia per numero di studenti che raggiungono il diploma e conoscenze dimostrate nelle valutazioni ufficiali. Seppure in un contesto di favorevoli condizioni di mercato del lavoro che potrebbero favorire un precoce abbandono degli studi, sono iscritti nelle scuole secondarie superiori, praticamente tutti i giovani di età compresa tra i 14 e i 18 anni. Quattro quinti degli iscritti ottiene il diploma; a questo esito, già più favorevole nel confronto con la media nazionale, si associano anche valutazioni migliori all'esame di Stato e durante tutti il ciclo scolastico secondario. La rilevazione effettuata dal Ministero della P.I. colloca gli studenti marchigiani tra quelli con i risultati migliori.

Su questi giovani –sebbene talvolta possano apparire insolenti ed insopportabili– si può, si deve ancora riporre fiducia. Cerchiamo piuttosto, con l'esempio, di trasmettergli una concezione di vita severa, attenta ai valori, che rifiuti la facile illusione della felicità a buon mercato ed a tutti i costi; rendiamoci conto delle difficoltà cui vanno incontro nella vita, difficoltà che quelli della nostra generazione non hanno conosciuto o hanno conosciuto in misura minore e prima di cedere alla tentazione di criminalizzarli, quando sbagliano, ricordiamoci (sono parole del Pastore della Chiesa di Ancona nella sua lettera alle comunità dell'ultimo Natale, parole cariche, nonostante tutto, di speranza e di fiducia) che:

"Per la prima volta nella storia assistiamo allo sfilacciamento dell'anello di congiunzione di quel patto educativo che saldava i genitori con i figli e consentiva anche attraverso la consegna della fede, di trasmettere la misericordia e la verità di Dio…Sicché i giovani crescono sempre più "orfani di orizzonti alti", incerti nel decifrare la propria vocazione, votati a concepire la vita come bene di consumo. E però nello stesso tempo si muovono come nomadi alla ricerca di chi abbia la mappa giusta, quella che non li inganna e non li fa smarrire, che non li considera come merce, che sa indicare la bellezza dell'esistenza nell'incontro con il fascino del Volto di Gesù."


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http://www.giustizia.it/uffici/inaug_ag/ag2008/ag2008_an.htm#r21
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