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Autore Topic: Via ai commissari anti-rom  (Letto 2445 volte)
Luisa
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« il: 07 Giugno 2008 - 11:58:57 »

il manifesto del 01 Giugno 2008

Via ai commissari anti-rom
A Roma Rifondazione apre uno spiraglio: «Operazione sbagliata, però del prefetto Mosca ci fidiamo».
Il presidente Napolitano lancia un appello: «Tengano conto del disagio e si impegnino nel coinvolgere le comunità»

Sara Menafra
Roma

Da oggi per sgomberare un campo nomadi basterà nome e cognome al fondo di un decreto prefettizio. La Gazzetta ufficiale diffusa ieri pubblica la nomina dei tre prefetti di Roma, Milano e Napoli a «commissario regionale delegato per la realizzazione di tutti gli interventi necessari al superamento dello stato di emergenza» in relazione alla «presenza di numerosi cittadini extracomunitari irregolari e nomadi che si sono stabilmente insediati nelle aree urbane» di Lazio, Lombardia e Campania.

E' la messa in pratica di uno punto centrale nella campagna «anti immigrati» del governo Berlusconi. Prevede, essenzialmente, che ciascun commissario possa agire in deroga a tutte le disposizioni ambientali, urbanistiche e di polizia locale, «salvo l'obbligo di assicurare le misure indispensabili alla tutela della salute e dell'ambiente». E che, dunque, possa scegliere autonomamente quali campi sgomberare e dove, eventualmente, creare i nuovi insediamenti, senza dover passare per la consultazione con i comuni e le province.

Il budget a disposizione non sarà altissimo: un milione di euro per ciascuna regione. «Troppo poco», si duole il presidente della provincia di Milano, Filippo Penati, che giudica malissimo l'intero progetto. Secondo lui è sbagliato attribuire questi poteri al solo prefetto e al contempo il testo è troppo morbido, «un tradimento delle aspettative perché il commissario non avrà nessun potere aggiuntivo, derogatorio e straordinario in merito alla possibilità di rendere più celeri le espulsioni di criminali e in merito alla possibilità di intervento su quegli insediamenti abusivi in terreni di proprietà privata».

Non è la prima volta che il presidente Penati, di fede Pd, si colloca a destra del prefetto meneghino Gian Valerio Lombardi. Un mese fa, disse che l'obiettivo per la città di Milano era arrivare presto a «zero campi rom» e che i loro attuali abitanti andavano cacciati dal primo all'ultimo. Allora, fu proprio il prefetto Lombardi a rispondergli che la faccenda era complicata e che la metà dei rom residenti nel capoluogo lombardo (tremila su seimila) hanno la cittadinanza italiana. «La verità è che la nomina dei supercommissari porterà solo una ulteriore criminalizzazione», dice il consigliere regionale del Prc Luciano Mulbauer: «Negli ultimi anni sono stati sgomberati almeno cento campi, ma il risultato è che i rom oggi vivono in condizioni di disperazione sempre maggiore. I nuovi blitz non risolveranno nulla».
Se proprio commissario dev'essere, ragiona invece il Prc di Roma, meglio che sia proprio il prefetto Carlo Mosca.

Negli undici mesi del suo mandato nella capitale, l'ex capo di gabinetto al Viminale ha tessuto un legame costante con le associazioni locali ed attualmente ha un tavolo aperto sull'emergenza abitativa. «So bene che non è un uomo di sinistra, ma, posto che la nomina dei commissari non mi convince, mi auguro che Mosca usi questi poteri per cercare alternative abitative più stabili in cui ospitare chi oggi vive nei campi e nelle baracche», dice Anna Pizzo, consigliera regionale indipendente per il Prc. E il segretario provinciale, Massimiliano Smeriglio si associa: «La logica emergenziale non è la mia, ma Mosca è una persona attenta e capace, un elemento di garanzia». Poco importa se, per una volta, sia più o meno la stessa opinione del sindaco aennino Gianni Alemanno, che ha parlato di «primo passo avanti».

Chi sembra preoccupato dalla vastità dei poteri attribuiti ai commissari è invece il presidente della repubblica Giorgio Napolitano. Che ieri si è appellato a tutti i prefetti per chieder loro di seguire «una linea di cooperazione interistituzionale», coinvolgendo le rappresentanze sociali. Anche se possono, insomma, meglio non fare tutto da soli.
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