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Autore Topic: EMERGENZA ROM. Dalle polemiche mediatiche alle proposte concrete  (Letto 2095 volte)
aemme
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« il: 12 Luglio 2008 - 08:28:47 »

EMERGENZA ROM.
Dalle polemiche mediatiche alle proposte concrete

DALLA PARTE DEI BAMBINI

Che cosa fare per i minori rom? È la domanda che si pone il Piano per l’infanzia, che «Vita» ha letto in anteprima.
E che mette un censimento alla base di ogni azione...


di Sara De Carli

La schedatura dei bambini rom voluta da Maroni? Forse non è così scandalosa. La prima a infrangere il tabù è stata Melita Cavallo, capo del Dipartimento per la Giustizia minorile, che ha definito il principio addirittura «buono», a patto che «sia attuato con modalità che tutelano l’infanzia». Poi Massimo Cacciari
ha spiazzato la sinistra dicendosi d’accordo con Bobo il leghista. E pure Mauro Ceruti, autore della Carta dei valori del Pd, senatore e membro della Bicamerale infanzia, dice che «il nodo è talmente aggrovigliato che non si può più pensare di scioglierlo con pazienza, occorre tagliare.
Certo tenendo conto che se un censimento è necessario, il metodo non è irrilevante.  Che a farlo sia la polizia o i servizi sociali non è una distinzione formale».

Il censimento dei rom, peraltro, è sempre stato indicato come condizione preliminare per qualsiasi  intervento, soprattutto pensando all’obbligo scolastico: sotto il governo Prodi era nato un “tavolo interministeriale per la prima rilevazione nazionale delle presenze di rom e sinti” e Massimo Converso, presidente di Opera Nomadi, a gennaio aveva criticato la convocazione della Conferenza per i rom prima di avere i risultati di quella rilevazione.

Anche se, precisa, «quella era una rilevazione anonima, relativa ai numeri, non prendeva i dati biometrici».
Di censimento come «prima necessità parla pure il documento preparatorio del Piano nazionale infanzia 2008/09, che verrà prossimamente presentato alla Bicamerale per l’infanzia (vedi articolo a pag. 32 di'Vita), pur sottolineando che non deve essere un censimento etnico, non previsto dal nostro ordinamento, ma che «il suo senso è quello di mettere i bambini in condizione di essere riconosciuti come soggetti titolari di diritti e attuare interventi efficaci perché si passi dalle enunciazioni di principio alle buone pratiche». Più o meno quel che sostiene Maroni, solo che lui, finora, cosa intenda fare per attuare i
diritti dei bambini rom non l’ha detto.

Lo spiega invece il documento elaborato dal Gruppo di lavoro su minori rom, sinti e camminanti, coordinato da Daniela Calzoni, psicoterapeuta, membro dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia come ex presidente di Arciragazzi. Un documento che ci presenta in anteprima e che sarebbe un delitto abbandonare nel cassetto per mere ragioni di spoil system.
«Non sappiamo quanti sono i bambini rom», dice la Calzoni. «Il ministro Gelmini parla di 35mila bambini fra i 6 e i 14 anni, nelle nostre audizioni sono stati stimati 70mila minorenni rom, sinti e camminanti in Italia. C’è il rischio di bambini che spariscono nel nulla, visto che nessuno sa che esistono. È il motivo per cui  abbiamo inserito la necessità del censimento, anche se è un terreno paludoso. Il punto è come si utilizza questo strumento e a me sembra che il ministro Maroni vada solo nella direzione securitaria».
Il pacchetto completo proposto, invece, mette a fuoco in maniera concreta e dettagliata i tasselli di un progetto di welfare complessivo che si faccia carico di questi bambini. Tre le parole chiave: «olistico,
sistematico, integrato». Ovvero no a separazioni artificiose tra politiche per i minori e politiche per le loro famiglie e le comunità; no a compartimenti stagni fra scuola, lavoro, casa, sanità; no a interventi dettati dall’emergenza. «Le politiche per i minori rom devono essere centrate sulla famiglia», dice la Calzoni, «in particolare sulla donna. La scolarizzazione, fondamentale, da sola non può produrre cambiamenti definitivi».

Sui nodi più delicati, quelli che hanno a che fare con la delinquenza, i reati, gli abbandoni di minore, il documento dà il meglio di sé, con proposte coraggiose e innovative: bisogna puntare sulla formazione
di tutori zingari per i minori orfani o con genitori detenuti; scommettere sull’affidamento omoculturale, affidando cioè i bambini rom a famiglie rom appositamente formate; contemplare delle borse di studio per le famiglie che mandano i bambini a scuola, garantendo così un reddito alternativo a quello che i ragazzini
porterebbero a casa con l’elemosina o i furti. Un’eresia? Proprio pochi giorni fa Gordon Brown ha annunciato che farà lo stesso con tutti i genitori che vaccineranno i figli, li manderanno a scuola, gli faranno
mangiare cibi sani. 200 sterline per invogliare i genitori inglesi a fare il loro dovere: sarà, per dirla con Celentano, che rom è lento e british è rock?

http://beta.vita.it/allegati/attach/10461
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