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Autore Topic: Il sonno della ragione genera mostri - adesioni  (Letto 2301 volte)
aemme
Sr. Member
****
Posts: 299


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« il: 05 Luglio 2008 - 11:28:39 »

“Il sonno della ragione genera mostri”.
Lo zingaro e il clandestino non possono diventare dei capri espiatori.


Appello e tutte le adesioni

http://www.uil.it/immigrazione/rom-appello.pdf

Recenti avvenimenti di cronaca, e la loro
accresciuta rappresentazione mediatica, hanno
portato ad emergere in maniera plateale un diffuso
atteggiamento di sospetto, quando non
manifestazioni di vero e proprio razzismo, verso gli
zingari, italiani e immigrati.
La denigrazione verbale, genericamente diretta a
queste comunità ed anche gli episodi di aperta
violenza e razzismo nei loro confronti, non possono
essere in alcun modo tollerati. Spesso questi
comportamenti vengono giustificati come risposta al
presunto alto tasso di devianza di questo popolo,
dimenticando che i reati in sé sono sempre compiuti
da singole persone e che la responsabilità penale è,
per legge, individuale.
Una politica intelligente, a vantaggio della sicurezza
dei singoli e della collettività, sarebbe
quella di analizzare le cause che portano ad una maggiore devianza tra queste persone
(emarginazione sociale e culturale, assenza di politiche d’integrazione, ecc.) offrendo
misure atte a governare davvero l’immigrazione e a coniugare politiche di sicurezza con
quelle di accoglienza ed integrazione. Si preferisce invece battere il tasto sulla paura della
gente e sulla necessità di inasprire le leggi e le pene.
E’ anche strano che il battage pubblicitario sulla sicurezza e sulla paura degli italiani,
avvenga proprio quando il Ministero di Giustizia dimostra, statistiche alla mano, che i reati
in Italia sono diminuiti e che in Europa – il nostro Paese è uno dei più sicuri dal punto di
vista dell’ordine pubblico.
Il sospetto che esista una precisa regia dietro queste campagne mediatiche è
inevitabilmente forte: una regia volta a rendere più accettabili misure di legge intollerabili
contro i diritti della persona. Una regia che sposta l’attenzione degli italiani dal pesante
declino economico e sociale in cui stiamo vivendo, verso un nemico ed un obbiettivo
esterno: lo zingaro, l’immigrato, il diverso.
Come spesso succede nella storia, anche su questo versante come popolo italiano
abbiamo la memoria corta e ci sembra lecito accettare attacchi verbali e misure contro gli
zingari che consideriamo intollerabili, quando rivolte ad altri popoli od etnie. E’ un
atteggiamento pericoloso e , per dirlo con le parole di Goya, “il sonno della ragione genera
mostri”.
Non è mai colpa nostra se le cose vanno male, è sempre colpa di qualcun altro e così,
mentre ci beiamo della supposta imbattibilità della creatività italiana, non ci accorgiamo
che la crisi del nostro Paese di fronte alle sfide della globalizzazione è anche crisi di
capacità di interloquire con l’esterno, le culture degli altri, la gestione serena dei fenomeni
del nostro secolo, quali l’unità europea e le migrazioni.

In ogni caso, è certo che una politica esclusivamente di pura e semplice repressione dei
reati che derivano dal disagio sociale sarà una tela di Penelope, e se non ci si indirizzerà
anche verso la rimozione delle cause della condizione dei rom, non servirà a molto: a
meno certamente di non innalzare l’escalation fino alla deportazione collettiva, all’arresto
indiscriminato, o peggio, cosa fortunatamente proibita dalle normative internazionali. Non
sembri retorica quest’ultima osservazione: rom e i sinti sono state vittime nei lager, e
quella tragedia che in lingua zingara è ricordata come Porajmos, ed equivale alla shoah
del popolo ebraico, pone un dovere di memoria e una responsabilità di tutti per il presente
e il futuro.
I sottoscritti promotori di questo appello, operatori nel campo dell’immigrazione e dei
problemi sociali, con esperienze disparate e di diverse ispirazioni politiche, culturali e
religiose, propongono questi punti all’attenzione del governo nazionale, regionale e
locale, dei media,, nonché degli operatori sociali così come di quelli di polizia:
1. Combattere la campagna mediatica volta a creare atteggiamenti razzisti e xenofobi
nei confronti degli zingari, ma anche dell’immigrazione in generale.
2. Adottare efficaci politiche di sicurezza e chiudere i campi nomadi, in quanto ghetti e
fonte di emarginazione ed illegalità, incentivando misure di vera accoglienza ed
integrazione di queste comunità; i “campi nomadi” sono costosi, perpetuano le
discriminazioni, ostacolano una reale integrazione. Sono anche una “zona grigia” di
illegalità, su cui occorre che sia fatta luce, per tutelare in primo luogo i più deboli tra
coloro che vi vivono.
3. Procedere ad un vero e completo censimento dei singoli e dei nuclei familiari di
zingari presenti in Italia, come primo passo verso misure di integrazione
diversificate ed efficaci;
4. Per i minori e i giovanissimi, nati e vissuti nelle baracche, occorre prevedere con
coraggio e creatività opportunità di integrazione e anche di cittadinanza, capaci di
rompere un circuito davvero infernale di sottrazione di futuro;
5. Ridurre i casi di espulsione solo per le persone che non hanno titolo o che hanno
commesso reati legalmente comprovati; chi ha tale titolo, inoltre, deve essere
trattato con rispetto e dignità. Prevenire le condizioni di emarginazione, miseria e
criminalità sarà sempre più razionale e anche più economico che reprimerne gli
esiti.
6. Occorre un’integrazione tra il livello europeo, quello nazionale, quello regionale e
comunale: occorre evitare infatti che la sindrome del “non nel mio cortile”: i rom non
sono immondizia.
7. Mantenere la memoria collettiva del Porajmos, anche incentivando la ricerca storica
sui campi di concentramento costituiti dal governo italiano nel periodo fascista, un
evento rimosso e colpevolmente dimenticato.
8. Incoraggiare la voce dei Rom e Sinti italiani, che ad oggi sono l’unica minoranza
linguistica storica del nostro Paese a non godere di alcuna tutela: auspichiamo che
sorga un’associazione rappresentativa della comunità zingara italiana.
Chi intende appoggiare questo appello può mandare la propria adesione a:

Giuseppe Casucci: g.casucci@uil.it
Luca Cefisi: luca.cefisi@gmail.com
Piero Soldini: psoldini@sede.cgil.it
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