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Autore Topic: Che nessuno cada nella trappola del razzismo - La Consulta per la Pace di Jesi  (Letto 2346 volte)
aemme
Sr. Member
****
Posts: 299


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« il: 05 Luglio 2008 - 08:57:44 »

Che nessuno cada nella trappola del razzismo

ALLA VOSTRA CORTESE ATTENZIONE
CON PREGHIERA DI DIFFUSIONE E PUBBLICAZIONE
SERGIO RUGGIERI
PORTAVOCE DELLA CONSULTA PER LA PACE-JESI

 
Appello alla cittadinanza attiva
No al post fascismo - No al razzismo


"Non possiamo stare zitti: dobbiamo parlare, gridare, urlare. È in ballo il futuro
del nostro paese. Soprattutto è in ballo il futuro dell'umanità. Anzi, della vita
stessa. Diamoci da fare perché vinca la vita! » Alex Zanotelli


La Consulta per la Pace di Jesi, cosciente che il fenomeno "migrazione"è figlio
della  più complessa fase storica che và sotto il nome della globalizzazione e che
non può essere risolto con "la guerra preventiva", consapevole che tale fenomeno non
può essere risolto come problema di "pubblica sicurezza" aveva già evidenziato con
un proprio intervento, nel Consiglio  Comunale del 16 novembre 2007 sul pacchetto
sicurezza proposto dal Centrodestra, del pericolo della deriva razzista e xenofoba
nel nostro territorio e a livello nazionale;  si raccomandava inoltre di non voler
cavalcare un facile populismo per avere visibilità e consenso, perchè così facendo
si agiva consapevolmente in maniera pericolosa e irresponsabile alimentando
intolleranza e conflitto e che chi portava avanti certe tematiche, mascherate dalla
sicurezza per il bene comune  se ne doveva assumere la responsabilità morale e
politica. Ciò purtroppo è accaduto, il razzismo è diventato un fatto di massa, che
coinvolge semplici cittadini, persone che mai hanno fatto politica attiva e che ora
invece sono in prima fila a bruciare i campi rom, a chiedere la loro cacciata dalla
propria città e dall'Italia, a giustificare il controllo della razza: la proposta di
prendere le impronte digitali ad adulti e bambini di etnia Rom come la vogliamo
chiamare, sicurezza? Si chiedono le ronde notturne,  e l'apertura di nuovi lager.
Inoltre in queste settimane, da più parti si alimentano voci circa una futura
localizzazione nelle Marche di un CPT, luoghi di reclusione per migranti non in
regola con i documenti: anche se non hanno commesso reati, donne uomini sono
detenuti e privati delle loro libertà all'interno di veri e propri lager, dove
vengono costantemente violati i fondamentali diritti umani. Il pacchetto sicurezza
del governo, rinomina questi centri chiamandoli CIE (Centri di Identificazione e
Espulsione) e allunga il periodo di segregazione da 2 a 18 mesi. Con questo appello
chiediamo alla società civile, a tutti i partiti democratici, alle chiese cristiane
e a tutte le religioni di impegnarsi attivamente su tale questione e che mobilitino
le proprie strutture organizzate per sensibilizzare la popolazione contro questo
cancro sociale e facciano dichiarazioni comuni contro il razzismo e la violenza. Non
ci stancheremo di rinnovare continuamente questo appello perché il razzismo è come
la droga, produce assuefazione, induce a comportamenti criminali, stimola i peggiori
istinti dell'animo umano, produce solo lutti e violenze. E' la storia che ce lo
insegna. Ed è sempre la storia che ci insegna che nessun muro, nessun campo di
concentramento, nessuna guerra potrà mai fermare le migrazioni con le quali bisogna
invece imparare a convivere, costruendo società accoglienti e pacifiche. Che nessuno
dimentichi che quando si imbocca la strada del razzismo nessuno è più sicuro e tutti
prima o poi possono finire nel mirino di chi si sente superiore agli altri.


La nostra Costituzione al suo art. 3 dice parole inequivocabili non solo contro il
razzismo ("Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali"), ma ribadisce anche l'impegno della
Repubblica italiana a "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

Noi non possiamo permettere che nella nostra terra di accoglienza, di incontro tra i
popoli e crocevia culturale tra le diversità, possa crescere il seme del razzismo e
dell'intolleranza, riteniamo che a Jesi e nei territori limitrofi, simili politiche
razziste ed antidemocratiche, lesive dei diritti e degli interessi di tutta la
comunità, non debbano trovare spazio, e che debbano essere contrastate con fermezza
e dignità, dobbiamo difendere la legalità democratica e dire un no chiaro a quanti
vogliono trasformare le nostre città in luoghi di scontro con i migranti o le
persone marginali o gli appartenenti a determinate religioni.

Vorremmo concludere con le parole del pastore Martin Niemoeller della Chiesa
confessante sotto Hitler: «Quando le SS sono venute ad arrestare i sindacalisti, non
ho protestato perché non ero un sindacalista. Quando sono venute ad arrestare i Rom,
non ho protestato perché non ero un Rom. Quando sono venute ad arrestare gli Ebrei
non ho protestato perché non ero un Ebreo. Quando, alla fine, sono venute ad
arrestare me, non c'era più nessuno a protestare»
 
 La Consulta per la Pace di Jesi

JESI,3-7-2008
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