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Autore Topic: Colpire i deboli per parlare ai forti: Comunicato Pax Christi  (Letto 2142 volte)
Luisa
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Posts: 358


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« il: 02 Luglio 2008 - 07:51:39 »

Comunicato Pax Christi Italia
Colpire i deboli per parlare ai forti: le impronte dei bambini Rom
di seguito la lettera di alcuni operatori pastorali in mezzo ai rom e ai sinti

Assistiamo ormai da giorni ad attacchi sempre più duri verso i più elementari diritti umani. Prima l'obiettivo era rappresentato dall'extracomunitario in genere. Poi è iniziato l'attacco verso alcune etnie in particolare Rom e Sinti. Ora siamo arrivati all'ulteriore affinamento della discriminazione con la schedatura, attraverso le impronte digitali, dei bambini Rom. Questo, secondo il Governo è necessario per evitare l'accattonaggio e stabilire chi ha diritto di rimanere in Italia e chi no. Ricordiamo però che il 70% di questi bambini è di cittadinanza italiana. Perché discriminare solo i minori appartenenti a questo gruppo? Perché sottoporre i bimbi ad un ulteriore segno di inciviltà, in particolare da parte di una nazione che si ritiene tra le più civilizzate, esportatrice di democrazia e di giustizia? Siamo convinti che combattere lo sfruttamento dei bambini sia una priorità, ma solo attravero un metodo che garantuisca la dignità della persona e tuteli i più deboli. Cosa dovremmo dire di tutte le forme di scandaloso sfruttamento infantile ormai entrate nella nostra vita comune, ad es. nella malavita, nella prostituzione, nel lavoro, nel consumo, nella pubblicità?
Una democrazia matura non può pensare di risolvere i problemi con la repressione, sa che deve investire molto di più sull'educazione e sulla prevenzione. A sessant'anni dalla Dichiarazione dei Diritti Umani, e a venti anni dalla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia prendiamo atto che poco si è fatto e si sta facendo per la loro applicazione. Anzi siamo sempre pronti ad alimentare pregiudizi nei confronti del diverso e dei più deboli e a decidere, in nome della nostra sicurezza, come e chi accettare, dettando delle condizioni troppo spesso incuranti della dignità umana. Ci siamo dimenticati la nostra storia di migranti e discriminati e pensiamo che la repressione sia l'unica forma di controllo. Attacchiamo la parte più debole della società (i bambini) per mandare messaggi alla parte più forte (gli adulti). Ancora oggi, dopo avere ripetutamente espresso la nostra posizione sui temi della solidarietà, dell'accoglienza e della legalità e condividendo la posizione della fondazione Migrantes, e di molte voci della chiesa e della società civile che denunciano un'Italia a "rischio xenofobia o peggio, discriminazione razziale", invitiamo a non tacere, a non minimizzare e a denunciare come pericoloso cancro sociale ogni politica, cultura, linguaggio, gesto, progetto xenofobo e razzista. Riteniamo che la sacralità della vita e la sua dignità debbano essere garantite dal suo NASCERE ma anche nel suo DIVENIRE e CRESCERE. Sollecitiamo pertanto la società civile alla riconquista del senso di accoglienza e giustizia, la politica alla ricerca di forme di tutela della persona e della sua sicurezza, senza per questo colpevolizzare alcuni popoli o etnie e senza calpestare i deboli; infine sollecitiamo quanti si professano cristiani a non dimenticare che il vangelo propone un amore illimitato e incondizionato al prossimo come unica via alla salvezza e alla speranza più che alla sicurezza.

Pax Christi Italia
Firenze 30 giugno 2008

http://www.peacelink.it/paxchristi/a/26644.html


lettera di alcuni operatori pastorali in mezzo ai rom e ai sinti:

Le impronte strappate ai bimbi Rom...e l'impronta di Dio!

Siamo angosciati e temiamo questo clima che si sta diffondendo nel nostro Paese. Siamo un gruppo di amici di Rom e Sinti e operatori e operatrici pastorali che a nome della Chiesa Italiana e delle nostre comunità religiose accompagna e cerca di vivere il "sacramento dell'incontro" e dell'amicizia con il popolo dei Rom e dei Sinti.

Ci uniamo a quelle voci che anche all'interno della Chiesa si sono levate per denunciare e richiamare il rispetto della dignità della persona e dei poveri in modo particolare. L'ultima proposta dell'onorevole Maroni, Ministro dell'Interno, è la conferma che lo spettro di un passato non così lontano è sempre pronto a rialzarsi, anche con la complicità di non pochi silenzi.

Siamo preoccupati non solo per le impronte ai bambini Rom, ma soprattutto per quelle che la nostra società ha disseminato lungo questo anno, impronte inzuppate nell'inchiostro dell'indifferenza, del razzismo, del pregiudizio. Un anno fa a Livorno bruciavano nella loro baracca 4 bambini Rom. Anche di fronte ad un dramma del genere i giudici hanno scelto di impedire ai genitori di esprimere il loro dolore, rinchiudendoli immediatamente in carcere. Mai era successa una cosa del genere! Anche il sindaco di Livorno si è contraddistinto per la sua ambiguità, rifiutandosi più volte di dare un alloggio per le due famiglie coinvolte, di fronte ad una opinione pubblica indifferente e contraria ad un aiuto per le due famiglie Rom. Da allora i fatti si sono susseguiti senza tregua, avendo sempre di mira i poveri e i Rom in genere. Le impronte ai bimbi Rom sono il risultato di una lunga e tragica catena, una fabbrica della paura che vede coinvolti tutti quanti: le Istituzioni, i partiti e i loro governi, e gran parte dell'informazione, spesso manipolata ad arte, ma anche quei silenzi che rischiano di appoggiare di fatto il più forte a danno del debole.

Siamo turbati per questa guerra ai poveri, demagogica, antidemocratica e antievangelica! Quante di queste impronte abbiamo lasciato un po' ovunque in questo anno: lo è stata l'ordinanza del Comune di Firenze contro i lavavetri e gli accattoni, gli sgomberi dei campi Rom dei comuni di Roma e di Milano che facevano a gara chi in effetti espelleva più Rom, la caccia al Rom, il divieto di accattonaggio ad Assisi per non turbare gli interessi turistici e la quiete dei conventi e delle chiese, i campi Rom dati alle fiamme a Napoli la mistificazione della sicurezza e la formazione di ronde cittadine per il controllo dei quartieri in nome del motto razzista: "tolleranza zero", l'introduzione del reato di clandestinità , la militarizzazione delle nostre città... una fabbrica della paura ben architettata. Questo ci turba perché temiamo che continuerà a produrre altri mostri, sempre in nome del "Dio della sicurezza", e adoratori di questi mostri si stanno diffondendo rapidamente raccogliendo sempre nuovi adepti!

Dai campi Rom e Sinti dove viviamo accolti dalla loro umanità e amicizia, anche noi guardiamo con timore e preoccupazione le nostre città, questo rapido deterioramento della convivenza, questa ansia di controlli sempre più assidui, questa voglia di schedatura su base etnica; ci preoccupa l'avanzata di questo razzismo, spesse volte apertamente dichiarato e tollerato dalle stesse autorità perché ritenuto ormai "normale"!

A volte subiamo noi stessi sguardi, gesti di rifiuto e di esclusione dalle nostre stesse comunità di appartenenza. Da questi luoghi spesso marginali ma privilegiati punti di osservazione, guardiamo attraverso gli occhi dei Sinti e Rom il "nostro mondo" che cambia e rimaniamo anche noi sorpresi nel vedere e constatare la sua voracità che avanza senza scrupoli e travolge tutto e tutti ... spesso ringraziamo Dio per averci fatto incontrare e conoscere questo popolo che ci aiuta e ci trasmette quella "normalità" che la nostra società di appartenenza sembra aver smarrito.

Come annunciatori del Vangelo di Gesù, che nell'accoglienza dei poveri e dei piccoli ci ha rivelato il volto del Dio della vita, non possiamo dimenticare che in ogni uomo e donna, chiunque essi siano, di qualsiasi popolo, cultura e fede di appartenenza, è impressa l'impronta di Dio, è questa l'unica impronta che vogliamo "adorare" ed esibire. Vivendo in mezzo a Rom e Sinti o frequentando delle famiglie, abbiamo anche potuto apprezzare tante loro ricchezze e riconosciamo che le nostre vite, la nostra stessa fede sono state arricchite e segnate dalla loro "impronta". Anche per questo ci sentiamo loro grati e debitori, e vorremmo che anche ai Rom e ai Sinti fossero riconosciuti il diritto di vivere nella sicurezza e la tranquillità di far crescere ed educare i loro figli secondo la loro cultura e nel rispetto delle diversità.

Don Federico Schiavon - Udine
Franca Felici - Massa Carrara
Don Piero Gabella - Brescia
Laura Caffagnini e Bertolucci G - Parma
Cristina Simonelli - Verona
Sr.Rita e CarlaViberti - Torino
Palagi Marcello - Massa Carrara
Lucia Lombardi - Verona
Betti Adami - Verona
p.Luciano Meli - Lucca
Don Agostino Rota Martir - Pisa
Daniele Todesco - Verona
Don Francesco Cipriani - Verona
Piccole sorelle di Gesù - Crotone
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