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61  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Ravenna - allontanata carovana di nomadi il: 06 Agosto 2008 - 06:15:45
Ravenna - Lido Adriano:
allontanata carovana di nomadi



RAVENNA - Nelle prime ore di giovedì mattina,
una pattuglia della Polizia Municipale
appartenente al nucleo speciale aliquota sicurezza,
unitamente ad una volante della Polizia di Stato,
a seguito di chiamata telefonica
giunta alla centrale operativa
si è recata a Lido di Dante,
dove era stata segnalata
la presenza di nomadi.

Giunte sul posto hanno constatato
la presenza di quattro autocarri di nomadi
che si erano accampati nella nottata
nei pressi degli stabilimenti balneari
 in un'area sterrata adibita a parcheggio.

La Polizia di Stato ha eseguiti controlli
sulle generalità delle persone
e la Polizia Municipale su tutti i veicoli a motore presenti,
procedendo a contestare e verbalizzare le violazioni
al codice della strada riscontrate.

Le quindici persone presenti
hanno immediatamente lasciato il territorio comunale.

http://www.instablog.org/ultime/25998.html
62  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Carovana attaccata con molotov: ci sono indagati il: 06 Agosto 2008 - 06:11:21
Nomadi: attacco con molotov, ci sono indagati
30 Luglio 2008, 17:54

FIRENZE - Potrebbe essere stata una bravata
e non un regolamento di conti l'attacco a colpi di molotov
a una carovana di auto di nomadi avvenuto due sere fa
a Cerreto Guidi, in provincia di Firenze.

Lo pensano gli investigatori che ritengono che l'episodio
non sia legato a una guerra fra nomadi
e hanno iscritto alcune persone nel registro degli indagati.

Le accuse sono tentato incendio doloso
e detenzione di armi.

Nell'attacco un veicolo è andato a fuoco.

(Agr)
63  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Voltri - 31/07 - In fiamme le baracche dei rom "Qualcuno ha appiccato il fuoco" il: 05 Agosto 2008 - 11:59:25
Voltri, è il quarto incendio nel giro di pochi mesi.
E stavolta nessuno potrà rientrare nelle case
In fiamme le baracche dei rom "Qualcuno ha appiccato il fuoco"
Giuseppe Filetto

Brucia via Molinetto, a Voltri. Un altro rogo. Per la quarta volta. Il rudere da tempo diventato il dormitorio di rom e rumeni, già annerito per i precedenti roghi, ieri è tornato ad "incendiarsi". Le virgolette sono d´obbligo, perché l´autocombustione non ci sta proprio. Lo assicurano i vigili del fuoco: le fiamme sono partite da dentro e qualcuno deve avere acceso un fiammifero. Qualcuno che vi dormiva, oppure, più probabilmente, qualche esterno, infastidito da quelle presenze ingombranti. La vicenda, di cui si occupa la polizia giudiziaria dei vigili del fuoco, è chiusa in un fascicolo di probabile origine dolosa. Torna la paura e potrebbe essere un caso di intolleranza nella Genova dell´immigrazione che da poco, invece, con la moschea lancia l´immagine in tutta Italia di avere impresso una svolta molto forte sul tema della tolleranza tra le comunità.

L´incendio si è verificato il giorno dopo la presentazione dell´interrogazione del consigliere Alessio Piana della Lega Nord, che l´altro ieri ha chiesto all´assessore Francesco Scidone di conoscere quali sono i programmi dell´amministrazione comunale su quell´edificio di Voltri occupato dagli zingari, ma anche poco amato dagli abitanti e sul quale, dopo tre sgomberi ordinati dal sindaco, da mesi grava un´ordinanza di demolizione. Soprattutto dopo l´ultimo incendio, quando rimase ustionato un uomo di 63 anni e senza un tetto una ventina di rumeni, tra cui donne e bambini. L´inverno scorso a generare il focolaio sarebbe stato un fornellino di quelli da campeggio, utilizzato come stufetta per scaldarsi.

Ieri non faceva freddo e su quell´occupazione abusiva, dell´edificio situato sulla sponda sinistra del torrente Leira, tante volte recentemente sono arrivate segnalazioni ai vigili urbani da parte dei cittadini, a lamentare la presenza di nomadi. «Tutti i controlli, però, hanno dato esiti negativi - ricorda Scidone - tutte le volte che abbiamo mandato i vigili urbani, non hanno mai trovato nessuno».

Anche ieri è stato così: quando sono arrivati i vigili del fuoco da via Molinetto gli immigrati erano spariti. Seppure si sia temuto che dentro uno dei due edifici (l´altro è un basso) fosse rimasto imprigionato qualcuno. Gli accertamenti hanno escluso qualsiasi presenza. Le squadre della Centrale e di Multedo dentro la palazzina di tre piani hanno trovato soltanto cumuli di masserizie in fiamme, fuori montagne di spazzatura fumanti. Hanno lavorato fin dopo le cinque per domare il fuoco, per rimuovere le macerie e completare le operazioni di bonifica.

Il quarto sgombero forzato, questa volta non ordinato dalle autorità, è giunto alle 9.30 del mattino: a quell´ora con ogni probabilità la decina di disperati si era allontanata dal rudere-dormitorio. Prima che crollasse il tetto e la Pubblica Incolumità del Comune lo dichiarasse pericolante. Quel tugurio senza finestre, sporco e persino rischioso era comunque un luogo dove passare la notte. «A noi, però, non risulta che vi sia gente senzatetto da sistemare», precisa l´assessore Scidone.

Da ieri la vicenda è tutta concentrata su come intervenire. Tre settimane fa il Comune aveva intimato al proprietario dell´edificio, tale Pedemonte, la demolizione. Stando però a quanto quest´ultimo avrebbe riferito all´assessore alla Sicurezza e alla Pubblica Incolumità, l´edificio risulterebbe ancora sotto sequestro da parte del gip Roberto Fucigna. In questo caso occorrerebbe il dissequestro prima di passare all´abbattimento.

Il Comune in questi giorni ha preparato una serie di ordinanze di demolizione, tutte puntate su edifici abbandonati, però utilizzati da immigrati come dormitori. Due immobili a San Gottardo ed altri tre edifici di via Dei Laminatoi, una traversa di corso Perrone, a Cornigliano. Per questi ultimi è previsto lo sgombero all´inizio della prossima settimana.

(31 luglio 2008)

http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/In-fiamme-le-baracche-dei-rom-Qualcuno-ha-appiccato-il-fuoco/2035449/6
64  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Carfagna: Il Garante dell'Infanzia si occuperà anche dei rom il: 05 Agosto 2008 - 11:19:32
Nasce il Garante dell'Infanzia
Carfagna: si occuperà anche dei rom

 
Il ministro delle Pari opportunità: «Non graverà su finanze pubbliche»

ROMA
Proteggerà i minori, chiedendo anche l’intervento della magistratura, vigilerà su strutture pubbliche e carceri, sarà «l’orecchio» di chi ha disagi e problemi. Nasce in Italia la figura del Garante nazionale dell’Infanzia, grazie ad un Ddl presentato oggi la governo dal ministro Mara Carfagna.

Il Garante è già presente in molti Paesi europei e in Nord America in attuazione di convenzioni come quella dei Diritti del Fanciullo (New York, 1989) e quella europea sull’esercizio dei diritti dei fanciulli (Strasburgo, 1996). Il Garante sarà un organo monocratico la cui nomina è affidata all’intesa dei due presidenti della Camera e del Senato. Tra i requisiti, la «comprovata professionalità ed esperienza nei campi del disagio minorile e delle problematiche familiari ed educative».

La durata del mandato sarà di quattro anni, rinnovabile per non più di una volta. Previste cause di incompatibilità tra l’incarico e l’esercizio di attività professionali o di consulenza. Sono numerosi gli ambiti di attività del Garante, che oltre all’ascolto, ai compiti di proposta e consultivi, potrà segnalare situazioni di disagio e di rischio di violazioni dei diritti dei minori alla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni, per ottenere iniziative per la protezione dello stesso minore. Infine, il Garante potrà visitare istituti di pena per i minorenni, chiedere informazioni e accedere a strutture pubbliche dove siano presenti minori.

«È una svolta -ha spiegato il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna - che potrei definire epocale nella legislazione, inerente ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza». «I compiti principali del Garante -ha dichiarato Carfagna- saranno quello di controllare l’applicazione delle convenzioni internazionali e l’applicazione delle norme statali in favore dei minori. Avrà una funzione propositiva, in quanto potrà proporre al Parlamento l’adozione di provvedimenti e di azioni concrete per la salvaguardia e la tutela dei diritti dei minori».«Il Garante inoltre -ha continuato il ministro - potrà dare un parere sugli atti e i disegni di legge che riguarderanno i diritti dei minori e degli adolescenti. Ancora, un’attività che ritengo particolarmente importante è quella che avrà il Garante di segnalare ai Tribunali minorili situazioni di disagio, di maltrattamento e di abuso».

«Il Garante -ha spiegato Carfagna- avrà uno strettissimo contatto con le istituzioni. I minori sono coloro che più di ogni altro hanno bisogno di tutela e di attenzioni. Sarà istituito un numero di pubblica utilità, il 114, a cui i minori e le famiglie potranno rivolgersi per segnalare casi di disagio e di abusi sui minori.

Il Garante può promuovere iniziative di informazione e di sensibilizzazione per la conoscenza dei diritti dei minori. Ricordo - ha concluso il ministro- che nelle precedenti legislature sono state numerose le proposte in materia, ma mai nessuno era riuscito ad istituire la figura del Garante». Sarà il «garante di tutti i bambini», ha poi aggiunto la Carfagna a chi le chiedeva se il nuovo Garante per l’infanzia si sarebbe occupato anche dei bambini rom.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200808articoli/35335girata.asp
65  Lingua e cultura ROM / Documenti e riferimenti normativi / Garante nazionale per l'infanzia - La proposta del PD il: 05 Agosto 2008 - 09:41:41
Un garante nazionale per l'infanzia
La proposta del PD


(Leggi il testo integrale)
http://www.partitodemocratico.it/allegatidef/Istituzione%20del%20Garante%20nazionale%20dei%20diritti%20dell’infanzia56367.doc


 Un'iniziativa legislativa per la tutela dei bambini, con l'istituzione del Garante nazionale dei
diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Walter Veltroni, segretario del PD, presenta il disegno di legge targato PD insieme ad Anna Serafini, vice presidente della commissione Bicamerale per l'Infanzia, e rilancia l'idea, da verificare con il confronto con le associazioni, della carta di identità per i bambini. "Si parla tanto della tutela del presidente del Consiglio e poco della tutela dei bambini", rileva il leader del PD. "I bambini sono considerati gli ultimi della fila perchè non votano. Invece per noi -sottolinea- sono i primi della fila".

Per Veltroni è necessario, dunque, "istituire un garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza che fissi una soglia di diritti universali per tutti i bambini italiani che oggi non sono tutelati e sono esposti a rischi".

Sotto i riflettori temi come i maltrattamenti dei minori e anche le sparizioni, una questione delicata e drammatica. Bisogna però rovesciare la logica che ha portato recentemente a produrre "discriminazioni", con riferimento alle impronte digitali per i bambini rom. ”Si deve partire dall'età, tutti i bambini devono essere tutelati”, rimarca Veltroni. Il provvedimento presentato prevede l'istituzione di un Garante (come previsto dalla convenzione dell'Onu dell'89), nominato dal capo dello Stato su proposta dei presidenti di Camera e Senato.

"Una figura quindi - sottolinea la Serafini - autonoma e indipendente". Prevista anche l'istituzione di una conferenza del garante, insieme ai garanti regionali. E una consulta delle associazioni e delle professioni, aperta anche ad una rappresentanza di bambini e adolescenti. Il disegno di legge prevede anche un parere obbligatorio del garante per tutte le leggi che riguardano l'infanzia: "In qualche Paese c'è già, serve anche per garantire la sicurezza dei minori stessi. Vogliamo aprire un tavolo con le associazioni del settore per verificare la possibilità” della carta d'identità per i bambini anche in Italia. Per la Serafini “l’obiettivo primario quello di mettere al centro l'interesse verso i minori e di rendere effettivi qui diritti garantiti dalla Organizzazione delle nazioni Unite, considerato che in Italia per i temi che riguardano l'adolescenza ci sono meno servizi, il livello di istruzione e' più basso che altrove e si spende meno della metà che nel resto d'Europa".

http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?ID_DOC=56367
66  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Basescu condanna le misure del Governo italiano davanti a Berlusconi il: 05 Agosto 2008 - 08:21:00
Rom, Basescu condanna le misure del Governo italiano davanti a Berlusconi
 
31 luglio 2008

Conferenza stampa congiunta a Palazzo Chigi del presidente rumeno e del premier italiano

«Il governo romeno non approva, ripeto non approva, parte o gran parte delle misure del governo italiano» sui rom contenute nel pacchetto sicurezza. In particolare, la presa delle impronte ai bambini. E' inequivocabile la bocciatura espressa dal presidente romeno Traian Basescu, e arriva in una conferenza stampa a Palazzo Chigi con il premier Silvio Berlusconi seduto a pochi centimetri da lui. Nella sua replica, il premier italiano ha negato «ogni discriminazione» nei confronti dei Rumeni e ha ripetuto che le impronte sono registrate nell'interesse dei bimbi stessi.

«Le impronte ai bambini devono essere prese solo in presenza dei gentori oppure in presenza di un giudice - ha dichiarato fra l'altro Basescu -. Questo solo in mancanza di un documento di identità». E ha proseguito: «I cittadini romeni sono, a pieno diritto, cittadini europei e vanno trattati come tali. I rom sono cittadini romeni. In Romania abbiamo anche noi problemi con la minoranza rom. Proponiamo al Governo italiano di collaborare, al fine di risolvere questo problema, che noi non siamo stati capaci di risolvere a casa nostra». Ma questo non vuol dire affatto condividere i provvedimenti assunti da Palazzo Chigi e dal Viminale: «Se non avete capito» che la Romania non condivide le misure prese da governo italiano per quanto riguarda i rom, ha chiarito definitivamente Basescu ai giornalisti, «non avete capito nulla di quello che ho detto».

Non è stato facile, per il presidente del Consiglio italiano, ribattere. Berlusconi ha ribadito «la collaborazione intensa fra le forze dell'ordine di Italia e Romania». Ha poi affermato: «E' del tutto lontana dalla verità l'opinione che ci sia un comportamento negativo da parte del governo e dall'Italia nei confronti della comunitá romena in Italia... Sono orgoglioso di averli qui». E sulla questione delle impronte: «Non c'è nessuna discriminazione», anzi: «La sola intenzione è quella di preservarei bambini da una situazione di soggezione dai genitori che gli fanno chiedere l'elemosina o anche peggio e non li mandano a scuola.
L'obbiettivo è solo quello di dargli la possibilitá di andare a scuola».

Fra l'altro, la raccolta delle impronte per identificare i cittadini «è una pratica corrente» già in molti paesi e sarà estesa «a tutti i cittadini italiani». «Io e l'Italia - ha aggiunto Berlusconi - siamo stati gli avvocati più decisi nel processo di avvicinamento della Romania all'Unione europea». Il prossimo 9 ottobre l'Italia e la Romania si incontreranno per un vertice intergovernativo, ha poi annunciato il premier.

A testimonianza della simpatia fra popolo italiano e rumeno, Berlusconi ha anche ricordato i 40 poliziotti rumeni che a Bucarest avevano partecipato ad un corso d'italiano. Ma anche qui la replica di Basescu è stata inesorabile: «Vorrei farvi notare che la metà dei poliziotti romeni sono di etnia rom». (F.Cocco)


http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2008/07/basescu-berlusconi-rom.shtml?uuid=cdd15d2c-5f0c-11dd-bfcc-ff3efaf483bf&DocRulesView=Libero
 
67  Lingua e cultura ROM / Proposte ed iniziative / Bari- Cineforum al campo Rom: un successo il: 05 Agosto 2008 - 08:16:05
Cinquecento presenze per una scommessa vinta contro l'intolleranza
Cineforum al campo Rom: un successo

Il Campo di japigia registra un processo di integrazione molto avanzato ed efficiace

di La Redazione

L’iniziativa del primo cineforum in campo rom per bambini, “Notti sotto le stelle”, ha riscosso un meritato successo e ha attirato circa 500 spettatori nel corso delle cinque serate.
Organizzato dalla cooperativa Artezian, della comunità rom di Bari-Japigia, e dall’associazione interculturale barese Vox Popoli, l’evento “Notti sotto le stelle”, svoltosi dal 28 luglio al 1° agosto, presso il campo rom di Bari-Japigia, è la prova che in Italia esistono situazioni ed iniziative alternative agli episodi di xenofobia e razzismo di cui tanto si parla in questo periodo.
La proiezione dei cinque film-cartoon (“Lillo e Stich”, “Due fratelli”, “Valiant”, “Ratatouille”, “La Gabbianella e il Gatto”) è stata non solo motivo di incontro tra i 40 bambini rom del campo e i loro coetani baresi, accompagnati da parenti ed amici, ma anche l’occasione più propizia per i bambini rom per approfondire la conoscenza della lingua italiana. “Un bel successo che si è svolto in un clima di confronto e solidarietà”, ha affermato l’Assessore alla Solidarietà e alla Pace, Pasquale Martino,
che ha inaugurato la manifestazione.
Il trade d’union di tutte le serate è stato il cibo offerto dalla comunità rom, dagli ospiti e da diversi commercianti baresi, e per il quale è stato allestito uno spazio snack-bar nel campo. Gli ottimi gogorsch rom (frittelle con lo zucchero) sono stati solo il pretesto per protrarre, sino a notte fonda, musiche e danze gitane in un interessante scambio di idee, pensieri e sorrisi diversi.

“Notti sotto le stelle” nasce dalla collaborazione tra persone di cultura rom e gagé (non-gitana) accomunate da una stessa idea. Realizzare attività extrascolastiche ludico-educative, di carattere interculturale, che siano a favore dei bambini del campo rom di Bari-Japigia e di altre strutture cittadine simili, presenti in diverse aree svantaggiate della provincia di Bari.
“Dopo il successo della 1° festa rom, organizzata lo scorso giugno sempre nel nostro campo, anche “Notti sotto le stelle” si è rivelata un’esperienza positiva per noi e per i nostri ospiti. Questo è avvenuto grazie al contributo di tutte le persone che hanno partecipato alle nostre iniziative, ha affermato Daniel Tomescu, presidente della cooperativa Artezian e responsabile del campo rom di Bari-Japigia. I tempi stanno cambiando – ha proseguito Tomescu – e la riuscita di questo evento è la prova che in molte persone gagé (non-rom) è scomparsa la paura di avvicinarsi agli zingari. Da parte del nostro villaggio, invece, c’è l’impegno a voler fare sempre di più e meglio.
Vogliamo dimostrare che anche la nostra cultura gitana è pronta ad integrarsi nella realtà italiana, dove abbiamo deciso di vivere, sebbene questo comporterà la trasformazione di alcuni aspetti della nostra secolare tradizione nomade”.
Soddisfatti dell’iniziativa anche Matteo Magnisi, mente ispiratrice del progetto Artezian, e Angelo Mastrogiacomo, Presidente dell’associazione Vox Popoli, che si è occupata dell’organizzazione dell’evento ed è promotrice del “Rom School Village”, laboratorio di idee, attività di gioco e contributi volontari a sostegno dei bambini dello stesso campo rom.

http://www.barilive.it/news/news.aspx?idnews=10394
68  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Pisa - Rasa al suolo la baraccopoli Rom il: 05 Agosto 2008 - 07:36:38
Rasa al suolo la baraccopoli Rom

di PAOLA ZERBONI

IL BLITZ è scattato subito dopo l’alba, preceduto dall’«avviso di sfratto», scritto in italiana e in romeno, notificato una settimana fa agli occupanti della baraccopoli spuntata da qualche mese nel canneto che costeggia le sponde del Serchio, a Ponte di Ripafratta, tra Filettole e Vecchiano. E come annunciato, ieri mattina gli agenti della polizia municipale di Vecchiano, insieme ai carabinieri di Migliarino e Pontasserchio e a personale della Questura di Pisa hanno dato il via allo smantellamento del campo nomadi abusivo, abitato da una trentina di famiglie romene di etnia Rom, tra cui anche tre bambini molto piccoli.

Un’operazione voluta dall’amministrazione comunale vecchianese, dopo le ripetute segnalazioni dei residenti nella zona che avevano notato — in concomitanza con l’arrivo dei primi Rom — anche una preoccupante escalation di furti: dalle case, ma anche negli orti, nei giardini, nelle auto lasciate in sosta, spariva di tutto e la gente, esasperata, aveva chiesto al sindaco di intervenire.

COSÌ una settimana fa, gli agenti della polizia municipale e i carabinieri avevano effettuato sul posto il primo sorpalluogo, che aveva consentito loro non soltanto di identificare gli occupanti delle20 aracche, ma anche di accertare come l’accampamento abusivo fosse ormai diventato una ‘‘bomba ecologica’’ pronta ad esplodere, con le sue cataste di sporcizia, le batterie abbandonate, le carcasse di frigoriferi e le bombole del gas che costituivano un rischio costante di pericolosi incendi.

IL VIA LIBERA alle ruspe è arrivato ieri mattina, quando già quasi tutti gli abitanti della baraccopoli avevano lasciato il loro giaciglio nel canneto. Sul posto sono stati trovati soltanto due uomini, che hanno assistito, senza opporre resistenza, alla demolizione dell’accampamento. L’operazione è andata avanti per l’intera mattinata, durante la quale gli operai del Comune hanno provveduto alla rimozione delle baracche e alla bonifica dell’area dalla discarica abusiva che si era via via formata col passare dei mesi. «Lo sgombero al Ponte di Ripafratta — spiega il comandante della polizia municipale di Vecchiano, dottoressa Alessandra Marchetti — è l’ultima tranche di un’operazione avviata da alcuni mesi dall’amministrazione comunale per disincentivare l’insediamento di clandestini nel nostro territorio.

Ricordiamo, nel giugno scorso, la bonifica della pineta della Bufalina, che ha visto il personale della polizia municipale di Vecchiano impegnato in un blitz coordinato fra le questure di Pisa e di Lucca, con i carabinieri di Migliarino e di Torre del Lago e gli agenti del commissariato di Viareggio.

 Al momento, quindi, non ci sono più insediamenti abusivi nel nostro territorio comunale». Ma le forze dell’ordine non abbassano la guardia, perché quello delle baraccopoli, è un fenomeno migratorio costante di queste zone, ricche di vegetazione, che offre facile nascondiglio e riparo a chi vive per strada.

http://lanazione.ilsole24ore.com/pisa/2008/08/05/109389-rasa_suolo_baraccopoli.shtml
69  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / RICORSO CONTRO CENSIMENTO - GIUDICE SI RISERVA DECISIONE il: 05 Agosto 2008 - 07:23:29
RICORSO CONTRO CENSIMENTO
GIUDICE SI RISERVA DECISIONE



(AGI) - Roma, 4 ago. - Verra’ resa nota nei prossimi giorni la decisione del tribunale civile di Roma in merito al ricorso presentato dall’Associazione Progetto diritti, in collaborazione con l’Associazione Giuristi Democratici, contro l’ordinanza del Governo relativa allo stato d’emergenza riferito agli insediamento di comunita’ nomadi nel territorio della Regione Lazio.

Il giudice Baldini, della sezione feriale del Tribunale, si e’ infatti riservato di decidere. Nel corso dell’udienza svoltasi questa mattina, si e’ costituita l’Avvocatura dello Stato, la quale ha contestato i rilievi indicati nel ricorso, il cui principale oggetto e’ la nota vicenda del prelievo ‘di massa’ delle impronte digitali, anche nei confronti di minorenni, e del censimento presso le comunita’ nomadi.

In particolare, l’Associazione Progetto diritti, rappresentata dagli avvocati Pietro Adami, Cesare Antetomaso, Mario Angelelli ed Arturo Salerni, chiede che, in via cautelare e d’urgenza, vengano sospesi i “rilievi fotodattiloscopici”, quali la raccolta di impronte digitali, e quelli sull’”orientamento religioso e dell’etnia”.

Nel merito, inoltre, con il ricorso si chiede che venga rimessa eventualmente alla Corte di Giustizia Europea la questione se sia compatibile con il diritto comunitario “sottoporre ad una procedura di identificazione collettiva le persone che vivono nei campi nomadi”, nonche’ la distruzione dei dati raccolti nel frattempo, e la condanna della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero dell’Interno al risarcimento del danno pari a 10 mila euro per ogni ricorrente. (AGI)

Oll
70  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / BULGARIA: CAMPAGNA PER REVOCA PREMIO A GIORNALISTA RAZZISTA il: 05 Agosto 2008 - 07:21:10
BULGARIA: CAMPAGNA PER LA REVOCA DEL PREMIO GIORNALISTICO A VINCITORE ACCUSATO DI RAZZISMO

01.08.2008

"Gli Zingari sono furbi come lupi, si riproducono come pecore. I primi a lasciare saranno le compagnie internazionali. Non ci sarà più nessuno a cui vendere la loro nuova merda, e andranno in qualche altro posto con meno Zingari e più soldi. Chi comprerà sapone per una pelle bianca soffice e tenera? Sporchi Gyppos?"

"La differenza tra gli Zingari e il bestiame è che il bestiame è soggetto a controlli veterinari. Il bestiame non può comportarsi da Zingari, ma è possibile il contrario. I diritti e le libertà dei bovini sono stati sotto una seria pressione per anni, e durante quel tempo la donna Zingara ha partorito ancora e tuttora ha il cervello di una mucca".

Quanto sopra si può trovare negli articoli di Kalin Rumenov, che ha ricevuto il premio 2008 Chernorizetz Hrabur "Giovane Giornalista". Questi articoli sono regolarmente pubblicati sul giornale nazionale "Novinar", che non fa nessuno sforzo per distanziarsi dai suoi punti di vista o pubblicare materiale che controbilanci Rumenov. La Commissione Etica sulla Stampa Bulgara non considera questo un problema degno di attenzione.

Questo premio è stato ricevuto da Kalin Rumenov durante una cerimonia ufficiale a Sofia, il 25 maggio 2008 alla presenza di politici, membri del Parlamento e giornalisti. Il premio per la stampa è stato istituito dall'Unione degli Editori nel 2002 e copre 11 categorie.

Rumenov dipinge costantemente i Rom in termini violentemente offensivi come alieni e di seconda scelta, come una comunità i cui membri sono incapaci di prendere decisioni per loro ed il loro sviluppo. Chiede allo stato di trattare con loro con ogni mezzo possibile, presentando i Rom come una peste che minaccia la sicurezza dei gruppi etnici "migliori".

A seguito del premio a Kalin Rumenov, una coalizione di vari gruppi professionali bulgari ha scritto una petizione perché quel premio venga pubblicamente ritirato. Quanti hanno firmato la petizione chiedono al Presidente ed al Primo Ministro bulgari, che erano presenti alla cerimonia, una dichiarazione in cui loro non condividano i valori rappresentati dall'autore razzista.

Potete aggiungervi alla protesta e partecipare alla campagna chiedendo di ritirare il premio e la condanna dell'antiziganismo nei media bulgari.

Mandate una mail a ieifoundation@yahoo.com o a v.nicolae@diplomacy.edu includendo il vostro nome, posizione e nazione ed aggiungeremo il vostro nome alla lista esistente.

Per vedere la lettera di protesta intera e la lista dei firmatari: http://www.ergonetwork.org/bulgariakrl.doc
Per la traduzione dei peggiori articoli di Kalin Rumenov: http://www.ergonetwork.org/krarticle.doc

La coalizione che ha appoggiato la petizione controllerà lo sviluppo del caso fornirà informazioni su ogni decisione presa e sulle sue future intenzioni. Nel contempo, la coalizione sta lanciando un appello a rilevanti organizzazioni ed istituzioni internazionali ed europee ed a individui che appoggiano le richieste contenute nella petizione come appropriate.

Firmato a nome del segretariato della Campagna:

Adela Peeva, Bulgaria
Ivailo Dichev, Bulgaria
Kalina Bozeva, Bulgaria
Krustio Krustev, Bulgaria
Liliana Makaveeva, Bulgaria
Mark Bossanyi, UK/Bulgaria
Valeriu Nicolae, Romania

Valeriu Nicolae – Executive Director
European Roma Grassroots Organisation
Strada Rezonantei Nr.1-3 Bl 15-16 Sc A Ap 3 Sector 4 Bucuresti Romania
Tel : (004) 0742379657 or 0727708788


Fonte: Bulgarian_Roma
Traduzione: Fabrizio - http://www.sivola.net/dblog/
71  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Carovane - Due sgomberi in poche ore il: 05 Agosto 2008 - 07:17:28
Pugno duro del vicesindaco Saccilotto in contatto con l’onorevole Forcolin
Due sgomberi di nomadi in poche ore

Giovanni Cagnassi

La carovana cacciata da Musile e poco dopo da Eraclea dai carabinieri   

MUSILE. Zingari a Musile, intervengono Comune e carabinieri di San Donà. La soluzione è stata trovata in tempo reale mercoledì sera grazie alla mediazione tra il vice sindaco Ivan Saccilotto ed il sindaco e onorevole leghista Gianluca Forcolin, con l’arrivo dei carabinieri.
 
Ma i nomadi si sono solo spostati, e dopo lo sgombero si sono diretti nuovamente ad Eraclea, dove a loro volta sono stati sgomberati con l’arrivo dei militari dell’Arma. Le carovane si erano insediate dapprima in zona industriale a Musile, mettendo in allarme la popolazione e l’amministrazione comunale subito sollecitata dai residenti. Il vice sindaco Saccilotto non ci ha pensato due volte. Ha contattato i carabinieri e poi si è recato sul posto di persona, informando anche il Prefetto.

«Siamo riusciti subito a mandarli via - spiega - cercando prima di tutto il dialogo e facendo loro capire che avevamo i mezzi legislativi per impedire che rimanessero qui. In attesa delle nuove leggi in materia io ed il sindaco Forcolin, in contatto da Roma, ci siamo attivati e abbiamo ottenuto il risultato». Anche l’onorevole Forcolin è parso soddisfatto.

«Sono in contatto con il ministro Maroni - dice - il processo legislativo va accelerato. Non possiamo accettare ad esempio che i clonatori di bancomat arrestati a Jesolo siano stati scarcerati per un vuoto legislativo che colmeremo al più presto, anche per quanto riguarda la situazione dei nomadi». Una volta lasciata Musile, però, gli zingari si sono diretti ad Eraclea mare.

E qui è sopraggiunto il capitano dei carabinieri Lo Priore che ha parlato nientemeno che con il capo del gruppo di nomadi. Uno davanti all’altro, hanno discusso a lungo alla presenza degli altri militari della compagnia e dopo pochi minuti la carovana si è spostata, questa volta, a quanto risulta, verso Caorle.

Si tratta con tutta probabilità dello stesso gruppo di zingari che in queste settimane ha toccato più volte le località della zona, da Torre di Mosto a San Donà, poi Noventa, quindi da Eraclea a Caorle e appunto Musile. Una quarantina di carovane, circa duecento persone, che continuano a vagare senza meta nel Sandonatese e puntualmente sono sgomberate, fortunatamente senza gravi difficoltà.

(01 agosto 2008)

http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Due-sgomberi-di-nomadi-in-poche-ore/2035834/6
72  Lingua e cultura ROM / Nello spazio e nel tempo: il viaggio / UN VIAGGIO NELLA STORIA DEI ROM - Predrag Matvejevic il: 05 Agosto 2008 - 07:13:12
UN VIAGGIO NELLA STORIA DEI ROM

Oggi è meglio non dirsi zingari per sottrarsi al disprezzo

Predrag Matvejevic
(traduzione di Giacomo Scotti)

Questo capita in vari tempi, in diversi Paesi. Non si sa con esattezza quanti siano i Romi residenti in ciascuno Stato. Sappiamo, però, che in alcuni sono numerosi, soprattutto nei Balcani orientali. Ma un numero ancora più consistente di essi è «sempre in cammino». Chissà da dove vengono o dove vanno; ignoriamo se partono o tornano.

In Europa ce ne sono più di dieci milioni. Se si mettessero insieme formerebbero una popolazione più numerosa di quella di una mezza dozzina di Stati del nostro continente. Non hanno un proprio territorio né un proprio governo. Hanno tutti un paese natale, ma non una patria. Sono parte del popolo in mezzo al quale vivono, ma non di una nazione. Non sono neppure una minoranza nazionale: sono transnazionali.

Arrivarono dall’Asia, sono discendenti di popolazioni dell’India settentrionale. Fin dai remoti tempi dell’esodo, si distinguevano per tribù. Attraverso la Persia, l’Armenia, l’Asia Minore, videro ed impararono come si fa il pane. Questo cibo elementare, peraltro, non era sconosciuto ai loro lontani antenati.
Hanno portato con sé dall’antica terra natia alcuni nomi propri, fra cui quello di Rom. Altri gli sono stati attribuiti da gente a loro estranea. Il termine zingaro deriva del greco Athinganos. Gli slavi del Sud li indicano con il termine ciganin, tsigan, tsigo; in Inghilterra li chiamano gipsy da egytios, anche in Spagna, «per il colore bruno della loro pelle». Sono detti anche Maneschi, Sinti, Gitani, Boemi. Un poeta croato di Dubrovnik, intitolò Jedupka - vale a dire Egiziana - un suo poema che ha per protagonista una bella Romina.

Gli uomini si dedicavano spesso all’arte del fabbro, lavorando i metalli, costruendo attrezzi agricoli, coltelli e spade, ferrando i cavalli; all’allevamento e al commercio degli equini; alla musica suonando chitarre o violini per rallegrare o consolare gli innamorati, gli infelici e gli ubriachi. Le «belle zingare» cantavano, danzavano e seducevano - in alcune regioni lo fanno ancora. E fanno le indovine, senza dimenticare l’«arte» antichissima dell’accattonaggio, tirandosi dietro per mano, attaccati alla gonna, o portati in braccio i loro bambini.

Nella mia terra natale i Rom sembravano essere più numerosi che altrove. Da ragazzo mi univo spesso a loro. I miei genitori mi rimproveravano, temevano che gli «zingari» mi rapissero portandomi via chissà dove - correvano voci di rapimenti. Ma nessuno mi ha mai fatto del male; invece, ho imparato dai Rom molte cose utili. Essi apprendono facilmente le lingue, forse più degli altri. Ignoro se nella loro vita di erranti riescano a conoscere la felicità, ma certamente sanno come si può essere meno infelici. Essi mi hanno aiutato ad ascoltare ed annotare parte del racconto che qui espongo.

I Rom hanno diversi termini per indicare il pane; il più frequente è marno che diventa poi manro, maro e mahno nelle varianti. La farina è arho, un nome che nella romanichila, la lingua dei Rom, non ha il plurale. E la cosa, forse, non è casuale. Il lievito si dice humer, la fame è bok, essere affamato è bokhalo - queste ultime due parole, sono di uso abbastanza comune. Ch’alo (si pronuncia: cialo) è sazio, panif è l’acqua, jag è il fuoco, lonm è il sale; mangiare si dice hav che è infinito e presente insieme. Conoscendo la povertà, la penuria e la ristrettezza, circondati da tante cose ma privati quasi di tutto, i Rom sanno ben distinguere ciò che è pulito (vujo) e quel che è sporco (mariame) non soltanto nel cibo, ma anche negli usi e costumi.

Non si servono di ricette scritte su come si fa il pane o come si prepara qualsiasi altro cibo, ma conservano e si tramandano una lunga tradizione orale che passa di madre in figlia, di generazione in generazione. Il loro modo di vivere non gi permette di servirsi di forni per il pane, ma una focaccia si può cuocere anche sulle ceneri del focolare e la pitha (una specie di pizza) su una piastra di semplice latta. Sapeste come sono saporite le pagnotte e le focacce dei Rom!

Nei loro proverbi sul pane c’è molta saggezza. Ne ho annotati alcuni nella lingua originale e li riporto perché se ne senta il suono; li ho poi tradotti per renderli più comprensibili.

Kana bi e ciorhe marena marnesa, vov bi lengo vast ciumidela:
Se il povero venisse bastonato con il pane, egli bacerebbe la mano di chi lo colpisce.


O marno sciai so o Develni kamel thai so a thagar nasc’tisarel:
Il pane può fare quello che Iddio non vuole e che l’imperatore non riesce a fare.


Kana bi ovela ne phuo marno savorenghe, ciuce bi ovena vi e khanghira vi e krisa: Se vi fosse pane sufficiente per tutti in questo mondo, le chiese e i tribunali sarebbero deserti.

Te si marne thei nai biuze, na bi trebela rugipe:
Se ci fosse il pane e non ci fossero i furbi, le preghiere sarebbero inutili.


O bokhalo dikhel suno e marne, o barvalo dikhel suno pe sune:
L’affamato sogna il pane, il ricco sogna i propri sogni.


Una giovane zingara, allattando il proprio bimbo al seno, mi recitò quanto trascrivo di seguito, nella sua lingua: una breve canzone dedicata al pane. Me la tradusse persino.

Il titolo è Marno, semplicemente: «Pane».

«I voghi e iag giuvdarel, / i pani o arko bairarel.
O humer i dai longiarel / thai peske ilesa gudgliarel,
gudlo thai baro te ovel, / pire c’havoren te ciagliarel».

Ed ecco la traduzione, purtroppo senza la fisarmonica e il tamburello:

«Il soffio ravviva il fuoco,/con l’acqua si gonfia la farina./
La mamma versa il sale nella pasta,/la insapora con l’anima sua/
perché il pane sia dolce ed abbondante/e nutra i suoi bambini».

L’uomo non nasce mendicante, ma lo diventa. E non lo diventa soltanto per volontà propria. L’accattonaggio è l’ammonimento agli uomini veri e alle fedi sincere: a quelli chiamati a dare il pane a ciascuno, a coloro che non dovrebbero dimenticare la carità. Le armi e le guerre costano molto di più del pane. Gli antichi profeti consigliarono, invano, di sostituire la lancia con il vomere. I Rom non possiedono terre da arare. Ed oggi è per loro più facile mendicare, e talvolta, anche un po’ rubare. Domani, forse, non sarà più così. «Non dovrebbero essere così», dice il vecchio zingo, come una volta lo chiamavano nei Balcani, usando termini vezzeggiativi.


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73  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / UN VIAGGIO NELLA STORIA DEI ROM - Predrag Matvejevic il: 05 Agosto 2008 - 07:08:28
UN VIAGGIO NELLA STORIA DEI ROM

Oggi è meglio non dirsi zingari per sottrarsi al disprezzo

Predrag Matvejevic
(traduzione di Giacomo Scotti)

Questo capita in vari tempi, in diversi Paesi. Non si sa con esattezza quanti siano i Romi residenti in ciascuno Stato. Sappiamo, però, che in alcuni sono numerosi, soprattutto nei Balcani orientali. Ma un numero ancora più consistente di essi è «sempre in cammino». Chissà da dove vengono o dove vanno; ignoriamo se partono o tornano.

In Europa ce ne sono più di dieci milioni. Se si mettessero insieme formerebbero una popolazione più numerosa di quella di una mezza dozzina di Stati del nostro continente. Non hanno un proprio territorio né un proprio governo. Hanno tutti un paese natale, ma non una patria. Sono parte del popolo in mezzo al quale vivono, ma non di una nazione. Non sono neppure una minoranza nazionale: sono transnazionali.

Arrivarono dall’Asia, sono discendenti di popolazioni dell’India settentrionale. Fin dai remoti tempi dell’esodo, si distinguevano per tribù. Attraverso la Persia, l’Armenia, l’Asia Minore, videro ed impararono come si fa il pane. Questo cibo elementare, peraltro, non era sconosciuto ai loro lontani antenati.
Hanno portato con sé dall’antica terra natia alcuni nomi propri, fra cui quello di Rom. Altri gli sono stati attribuiti da gente a loro estranea. Il termine zingaro deriva del greco Athinganos. Gli slavi del Sud li indicano con il termine ciganin, tsigan, tsigo; in Inghilterra li chiamano gipsy da egytios, anche in Spagna, «per il colore bruno della loro pelle». Sono detti anche Maneschi, Sinti, Gitani, Boemi. Un poeta croato di Dubrovnik, intitolò Jedupka - vale a dire Egiziana - un suo poema che ha per protagonista una bella Romina.

Gli uomini si dedicavano spesso all’arte del fabbro, lavorando i metalli, costruendo attrezzi agricoli, coltelli e spade, ferrando i cavalli; all’allevamento e al commercio degli equini; alla musica suonando chitarre o violini per rallegrare o consolare gli innamorati, gli infelici e gli ubriachi. Le «belle zingare» cantavano, danzavano e seducevano - in alcune regioni lo fanno ancora. E fanno le indovine, senza dimenticare l’«arte» antichissima dell’accattonaggio, tirandosi dietro per mano, attaccati alla gonna, o portati in braccio i loro bambini.

Nella mia terra natale i Rom sembravano essere più numerosi che altrove. Da ragazzo mi univo spesso a loro. I miei genitori mi rimproveravano, temevano che gli «zingari» mi rapissero portandomi via chissà dove - correvano voci di rapimenti. Ma nessuno mi ha mai fatto del male; invece, ho imparato dai Rom molte cose utili. Essi apprendono facilmente le lingue, forse più degli altri. Ignoro se nella loro vita di erranti riescano a conoscere la felicità, ma certamente sanno come si può essere meno infelici. Essi mi hanno aiutato ad ascoltare ed annotare parte del racconto che qui espongo.

I Rom hanno diversi termini per indicare il pane; il più frequente è marno che diventa poi manro, maro e mahno nelle varianti. La farina è arho, un nome che nella romanichila, la lingua dei Rom, non ha il plurale. E la cosa, forse, non è casuale. Il lievito si dice humer, la fame è bok, essere affamato è bokhalo - queste ultime due parole, sono di uso abbastanza comune. Ch’alo (si pronuncia: cialo) è sazio, panif è l’acqua, jag è il fuoco, lonm è il sale; mangiare si dice hav che è infinito e presente insieme. Conoscendo la povertà, la penuria e la ristrettezza, circondati da tante cose ma privati quasi di tutto, i Rom sanno ben distinguere ciò che è pulito (vujo) e quel che è sporco (mariame) non soltanto nel cibo, ma anche negli usi e costumi.

Non si servono di ricette scritte su come si fa il pane o come si prepara qualsiasi altro cibo, ma conservano e si tramandano una lunga tradizione orale che passa di madre in figlia, di generazione in generazione. Il loro modo di vivere non gi permette di servirsi di forni per il pane, ma una focaccia si può cuocere anche sulle ceneri del focolare e la pitha (una specie di pizza) su una piastra di semplice latta. Sapeste come sono saporite le pagnotte e le focacce dei Rom!

Nei loro proverbi sul pane c’è molta saggezza. Ne ho annotati alcuni nella lingua originale e li riporto perché se ne senta il suono; li ho poi tradotti per renderli più comprensibili.

Kana bi e ciorhe marena marnesa, vov bi lengo vast ciumidela:
Se il povero venisse bastonato con il pane, egli bacerebbe la mano di chi lo colpisce.


O marno sciai so o Develni kamel thai so a thagar nasc’tisarel:
Il pane può fare quello che Iddio non vuole e che l’imperatore non riesce a fare.


Kana bi ovela ne phuo marno savorenghe, ciuce bi ovena vi e khanghira vi e krisa: Se vi fosse pane sufficiente per tutti in questo mondo, le chiese e i tribunali sarebbero deserti.

Te si marne thei nai biuze, na bi trebela rugipe:
Se ci fosse il pane e non ci fossero i furbi, le preghiere sarebbero inutili.


O bokhalo dikhel suno e marne, o barvalo dikhel suno pe sune:
L’affamato sogna il pane, il ricco sogna i propri sogni.


Una giovane zingara, allattando il proprio bimbo al seno, mi recitò quanto trascrivo di seguito, nella sua lingua: una breve canzone dedicata al pane. Me la tradusse persino.

Il titolo è Marno, semplicemente: «Pane».

«I voghi e iag giuvdarel, / i pani o arko bairarel.
O humer i dai longiarel / thai peske ilesa gudgliarel,
gudlo thai baro te ovel, / pire c’havoren te ciagliarel».

Ed ecco la traduzione, purtroppo senza la fisarmonica e il tamburello:

«Il soffio ravviva il fuoco,/con l’acqua si gonfia la farina./
La mamma versa il sale nella pasta,/la insapora con l’anima sua/
perché il pane sia dolce ed abbondante/e nutra i suoi bambini».

L’uomo non nasce mendicante, ma lo diventa. E non lo diventa soltanto per volontà propria. L’accattonaggio è l’ammonimento agli uomini veri e alle fedi sincere: a quelli chiamati a dare il pane a ciascuno, a coloro che non dovrebbero dimenticare la carità. Le armi e le guerre costano molto di più del pane. Gli antichi profeti consigliarono, invano, di sostituire la lancia con il vomere. I Rom non possiedono terre da arare. Ed oggi è per loro più facile mendicare, e talvolta, anche un po’ rubare. Domani, forse, non sarà più così. «Non dovrebbero essere così», dice il vecchio zingo, come una volta lo chiamavano nei Balcani, usando termini vezzeggiativi.


http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Oggi-e-meglio-non-dirsi-zingari-per-sottrarsi-al-disprezzo/2035408/6
74  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Nel campo rom Aristofane narra i tanti soprusi il: 05 Agosto 2008 - 06:51:06
Nel campo rom Aristofane narra i tanti soprusi
Adriana Pollice


NAPOLI
Una tortuosa strada sterrata nel vuoto, ai margini di Scampìa. In cima al cancello un uomo dal becco rosso di cartone introduce il pubblico a Il popolo degli uccelli, frammento tratto da Gli uccelli di Aristofane. Le porte si aprono sul campo rom non autorizzato di via Cupa Perillo, gli abitanti divisi in due gruppi: spettatori da un lato, attori e tecnici dall'altro, per presentare una delle attività di Punta Corsara, il progetto Crociati. Si tratta di laboratori che coinvolgono bambini di Caivano, periferia di Napoli, un gruppo di anziani del quartiere partenopeo di Montesanto, riuniti presso il centro sociale Damm, e i rom di Scampìa, oltre un anno di lavoro per mettere in scena a maggio 2009 un'opera collettiva.

Primo frammento del percorso affidato, appunto, ad Aristofane: «Adolescente infuriato - racconta Maurizio Lupinelli, una delle guide dello spettacolo -, scrisse Gli uccelli in un momento in cui il popolo non ne poteva più di guerre e soprusi. Le sue parole vengono reinterpretate dagli abitanti del campo rom di Scampìa». E infatti l'azione scenica è continuamente interrotta dalle incursioni del geometra del comune, dalla burocrazia in cerca di attestati, a rendere impossibile la fondazione della città ideale.

Pubblico e attori occupano il cortile centrale del campo, intorno prefabbricati in legno dipinti in arancione pastello delimitano lo spazio, sembrerebbe un camping se l'orizzonte non fosse occupato dall'autostrada e dalle Vele, palazzoni surreali di una periferia tra il disastrato e il metafisico. Tutto è pulito e ordinato: «Ci sono voluti due anni - ha raccontato Barbara, dell'associazione Chi rom... e chi no - per convincere l'Asìa (la municipalizzata addetta allo smaltimento, ndr) a mettere i bidoni per i rifiuti. Il fatto che il campo non sia autorizzato è spesso un alibi per non fornire servizi». Gli abitanti di via Cupa Perillo, circa sessanta, sono qui da 15 anni, vengono dalla ex Jugoslavia, gli allacciamenti ai servizi sono abusivi, regolarizzarli è impossibile. Luoghi abbandonati, lo stato qui non c'è né per loro né per gli sfollati del terremoto del 1980. «Dietro il campo - ha proseguito - abbiamo costruito un campo di calcetto e la Scuola Jungla per i laboratori. Sport e teatro aperti a tutti, non solo ai rom, così sono cadute barriere e diffidenze e la comunità sta imparando a condividere le battaglie per avere spazi vivibili».

Alcuni dei ragazzi del campo che fanno teatro hanno partecipato al film Gomorra, ma solo quelli per cui è stato possibile mettere insieme tessere sanitarie, attestati scolastici e qualsiasi cosa la burocrazia sia in grado di ingoiare; chi invece aveva i genitori senza passaporto, perché bruciati con la baracca, è rimasto a casa. Dennis è quasi un veterano, bambino delle elementari e un irresistibile attore con la erre moscia, la madre fa la mediatrice culturale sugli autobus carichi di migranti che vanno verso i campi di Villa Literno, ma fa anche la maschera all'auditorium di Scampìa. Non abita più nel campo, ma il teatro continua a fare da collante. I rom hanno messo su la compagnia Asunen Romalen (Sentite gente) per raccontarsi sulla scena. Il primo spettacolo all'Auditorium era una satira sui loro vizi: anche il pubblico partenopeo applaudiva.

http://www.ilmanifesto.it/argomenti-settimana/articolo_baca9689ceb5840d3fdf3b3a5da57464.html
75  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Bimbi rom, nasceranno le case d'accoglienza il: 05 Agosto 2008 - 06:48:09
Bimbi rom, nasceranno le case d'accoglienza

Susanna Novelli
s.novelli@iltempo.it

Saranno delle vere e proprie case, dove i piccoli potranno imparare l'italiano e iniziare quel complesso percorso di integrazione sociale altrimenti difficilissimo, se non impossibile. La proposta è raccolta in una memoria che l'assessore capitolino alle Politiche sociali, Sveva Belviso, porterà in giunta venerdì prossimo.

«È nostra intenzione realizzare due case di accoglienza per i bambini nomadi che, in base alla nuova legge e al censimento che si sta effettuando - spiega la Belviso - risultano privi di genitori o quando a questi ultimi viene tolta la patria potestà». Il progetto prevede la realizzazione di due case famiglia «che ospiteranno al massimo dieci bambini ciascuna - precisa l'assessore - di questi, due posti saranno riservati alla prima accoglienza, gli altri otto invece saranno predisposti per far vivere questi bambini in luoghi sicuri e accoglienti».

Le case ospiteranno anche un mediatore culturale, uno psicologo, un assistente sociale. L'intero progetto verrà realizzato in collaborazione con l'università la Sapienza. Una volta approvata la memoria di giunta, si potrà formulare il bando di gara per la realizzazione delle due strutture. Tra le attività previste per i piccoli, corsi di italiano «che sono il primo fondamentale passo verso l'integrazione - sostiene la Belviso - a questo seguirà poi un programma di scolarizzazione strutturato in modo tale da arrivare davvero a quell'inclusione sociale da troppo tempo ricercata, ma mai davvero realizzata». Un segnale importante e decisivo, insomma, per dare una speranza a centinaia di bambini spesso sfruttati per chiedere l'elemosina nelle strade. Un percorso quasi obbligato almeno fino a 12, 14 anni, quando gli aguzzini «impegnano» i ragazzini appena formati per i furti negli appartmenti, scippi o borseggi. A Roma, si calcola, siano almeno mille i «baby accattoni», certamente ottocento quelli registrati dall'ultimo censimento. Mille bambini. Mille giochi mai fatti, mille abbracci negati, mille penne, mille colori, mille quaderni mai utilizzati.

Un fenomeno, quello dell'accattonaggio minorile, che assume forme diverse.
Dalla manina che chiede qualche spiccio, al piccolo lavavetri che spesso non arriva neanche al parabrezza, dalla vendita di fiori dentro ai ristoranti, al suonare un tamburello o una fisarmonica.
Le soluzioni per togliere questi bambini dalla strada non sono molte e tutte, comunque, difficili. Dare loro una casa, un luogo sano dove crescere, punti di riferimento come psicologi e mediatori culturali è senza dubbio un primo decisivo passo per fare in modo che anche i piccoli rom trascorrino la loro infanzia tra pennarelli, matite e lego da costruire e non più per la strada tutto il giorno a fare soldi, per evitare i calci e i pugni della sera.

http://iltempo.ilsole24ore.com/roma/2008/08/04/910604-bimbi_nasceranno_case_accoglienza.shtml
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