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46  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / VICENZA: PRIME SANZIONI PER NORMA ANTI-BIVACCO CON FURGONI, CAMION E ROULOTTE il: 14 Agosto 2008 - 09:26:34
VICENZA: PRIME SANZIONI PER NORMA ANTI-BIVACCO CON FURGONI, CAMION E ROULOTTE

Vicenza, 13 ago. - (Adnkronos) - Prime sanzioni a Vicenza per l'ordinanza antibivacco con furgoni, camper e roulotte in vigore da venerdi' scorso. Sono cinque, di 350 euro, inflitte da agenti della polizia locale nella zona verde all'incrocio tra via Maurisio e via Dalla Chiesa a Ca' Balbi a quattro nomadi e a un turista francese. Tutti bivaccavano in zona proibita al campeggio. Due sono stati invitati a rimuovere i rifiuti sparsi per terra vicino ai mezzi. Gli agenti hanno spiegato ai cinque e alle loro famiglie che dovevano andar via subito, altrimenti sarebbe scattata anche una denuncia penale per inottemperanza a un ordine legalmente dato (articolo 650 del codice penale). I sanzionati hanno obbedito e si sono allontanati. ''Da quando, venerdi' scorso, e' entrata in vigore l'ordinanza contro i bivacchi con camper e roulotte vicino ai parchi gioco e nei parcheggi, fino ad oggi non c'erano ancora state segnalazioni, perche', evidentemente, il fenomeno ha gia' cominciato a ridimensionarsi - ha detto il sindaco di Vicenza Achille Variati - Apprendo peraltro con soddisfazione che l'intervento di questa mattina, reso possibile dalla segnalazione di alcuni cittadini, e' stato prontamente risolto dagli agenti di polizia locale, proprio grazie all'applicazione dell'ordinanza". "Bisognera' mantenere questa fermezza anche sul lungo periodo - ha continuato Variati - perche' si capisca che certi comportamenti, chiunque sia ad adottarli, a Vicenza non sono ammessi. Nello stesso tempo ribadisco che, per quanto riguarda i nomadi, questa Amministrazione intende accompagnare la fermezza con la solidarieta' e che, in questo senso, al piu' presto intendiamo affrontare i problemi strutturali dei campi nomadi comunali, per renderli non solo a norma, ma anche piu' accoglienti e organizzati''.

http://iltempo.ilsole24ore.com/adnkronos/?q=YToxOntzOjEyOiJ4bWxfZmlsZW5hbWUiO3M6MjE6IkFETjIwMDgwODEzMjEzMjE2LnhtbCI7fQ==
47  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Prefetto Mosca:'Rom come sciuscià? Non mi rimangio nulla' il: 14 Agosto 2008 - 08:46:49
Prefetto Mosca:'Rom come sciuscià? Non mi rimangio nulla'
Prefetto a Studio Aperto: non etichettare un lavoro.

Roma, 13 ago. (Apcom) - "Non mi rimangio nulla". Lo afferma prefetto di Roma, Carlo Mosca a Studio Aperto, intervistato sulla polemica scatenata dalla sua proposta di mandare i giovani rom davanti ai supermercati come lustrascarpe.

"Quello che è importante - spiega Mosca - non è etichettare un lavoro o un altro, ma consentire di avere quelle possibilità che hanno tutti ed eventualmente in quei mestieri e in quelle arti che oggi non sono più praticate dai ragazzi italiani¿ se il termine sciuscià non ricorda il periodo del dopoguerra? Ci sono anche italiani che fanno questo lavoro - risponde il Prefetto - basta andare dietro Piazza S. Lorenzo in Lucina per trovare un negozio di lustrascarpe".

"L'importante - prosegue Mosca - è garantire il diritto di lavorare e creare una senso di responsabilità nuovo e l'idea deve essere condivisa con le comunità Rom. La mia proposta prevede ovviamente il rispetto delle leggi italiane sul lavoro, è una proposta che riguarda solo chi è sopra i 14 anni".

Sul precedente storico menzionato dall'Opera Nomadi di Roma, della strage nazista del 1941 a Kragujevac, dove furono sterminati i piccoli rom che si rifiutarono di pulire gli stivali alle SS, Carlo Mosca replica: "ma io ricordo che da ragazzo a Napoli - commenta il Prefetto - c'erano molti italiani che facevano i lustrascarpe".


http://notizie.alice.it/notizie/cronaca/2008/08_agosto/13/nomadi_prefetto_mosca_rom_come_sciuscia_non_mi_rimangio_nulla,15739032.html
48  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Giovani Rom, nuovi sciuscià - Le polemiche il: 14 Agosto 2008 - 06:40:04
Giovani Rom, nuovi sciuscià
 
La proposta del prefetto di Roma bocciata dalle associazioni dei minori e dall'opposizione
 
FLAVIA AMABILE

E se mandassimo i giovani rom davanti ai supermercati

a fare i lustrascarpe? L'idea è del prefetto di Roma Carlo Mosca e non si può dire che abbia riscosso grandi consensi.  «Quello che è importante - spiega - non è etichettare un lavoro o un altro, ma consentire di avere quelle possibilità che hanno tutti ed eventualmente in quei mestieri e in quelle arti che oggi non sono più praticate dai ragazzi italiani. Se il termine sciuscià non ricorda il periodo del dopoguerra? Ci sono anche italiani che fanno ancora questo lavoro basta andare dietro piazza S. Lorenzo in Lucina per trovare un negozio di lustrascarpe. L’importante è garantire il diritto di lavorare e creare una senso di responsabilità nuovo e l’idea deve essere condivisa con le comunità Rom. La mia proposta prevede ovviamente il rispetto delle leggi italiane sul lavoro, è una proposta che riguarda solo chi è sopra i 14 anni».

Il prefetto insomma difende la sua idea. Ma non tutti sono d'accordo con lui. «Il linguaggio e la proposta del prefetto Mosca sono inaccettabili. È una trovata singolare e sbagliata. L’integrazione e l’accoglienza devono passare attraverso l’educazione alla legalità delle popolazioni rom e attraverso forme di lavoro adeguate», sostiene il ministro ombra Pd della Giustizia, Lanfranco Tenaglia. «Penso che ci siano altri tipi di lavoro molto più adeguati non siano quello di sciuscià».

Anche Savino Pezzotta dell'Udc trova che pulire le scarpe non sia la soluzione migliore. «Conosco il prefetto di Roma ed è una persona che stimo molto. Lui esprime la volontà di dare una possibilità, tramite il lavoro, ai rom. Ma non è che gli si debba far fare lo sciuscià, che non riesco nemmeno a capire che mestiere è... Non è che un ragazzo rom non possa inserirsi nel mondo del lavoro e per lui bisogna trovare delle figure lavorative strane. Bisogna capire la loro cultura, lavorare per l’integrazione che deve cominciare dalla scuola. Il rischio invece è quello di favorire un certo tipo di emarginazione».

Niente applausi dall'Osservatorio sui Diritti dei Minori. «Forse il prefetto scherzava... La sua comunque non è stata una buona idea. Una proposta come questa, tanto più nel 2008, non è accettabile - osserva il presidente, Antonio Marziale - Un giovane di etnia diversa dalla nostra - prosegue Marziale - deve avere gli stessi diritti e doveri di un italiano, se si trova nel nostro Paese, a patto che rispetti la cultura e le regole vigenti. Assegnare un destino predeterminato a un giovane rom è inopportuno. Sia data loro la possibilità di progredire come tutti i ragazzi. Precostituire per loro un avvenire da sciuscià è un pò azzardato».

Alla fine a sostenere l'idea non sono molti. Fra i favorevoli, la Comunità di sant'Egidio. «Sarei d’accordo con una proposta del genere - commenta il portavoce della Comunità di S.Egidio, Mario Marazziti - come su altre mille possibilità di dare lavoro reale e protetto ai rom, assieme a un percorso che deve partire dal rilascio dei documenti e della cittadinanza italiana, a Roma per almeno centinaia di bambini, figli di rom nati nella ex Jugoslavia e che adesso non hanno più cittadinanza». 

http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=124&ID_articolo=340&ID_sezione=274&sezione=
49  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / NEL "PAESE DA MARCIAPIEDE" - Editoriale 'Famiglia Cristiana' il: 13 Agosto 2008 - 06:15:16
MILITARI IN STRADA E SINDACI SCERIFFI: IL RISCHIO È UNA GUERRA TRA POVERI

IL PRESIDENTE SPAZZINO
NEL "PAESE DA MARCIAPIEDE"


Bene fa il Governo a prendere provvedimenti su annosi problemi (nella foto: Berlusconi a Napoli). Ma riuscirà a fugare il sospetto che quando è al potere la destra i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?



È un "Paese da marciapiede" quello che sta consumando gli ultimi giorni di un’estate all’insegna della vacanza povera, caratterizzata da un crollo quasi del 50% delle presenze alberghiere nei luoghi di vacanza. Dopo vari contrasti tra Maroni e La Russa, sui marciapiedi delle città arrivano i soldati, stralunati ragazzi messi a fare compiti di polizia che non sanno svolgere (neanche fossimo in Angola), e vengono cacciati i mendicanti senza distinguere quelli legati ai racket dell’accattonaggio da quelli veri.

A Roma il sindaco Alemanno, che pure mostra in altri campi idee molto più avanzate di quelle che il pregiudizio antifascista gli attribuisce, caccia i poveri in giacca e cravatta anche dai cassonetti e dagli avanzi dei supermercati. Li chiamano scarti, ma lì si trovano frutta e verdura che non sono belli da esporre sui banchi di vendita. E allora se vogliamo salvare l’estetica, perché non facciamo il "banco delle occasioni", coprendo con un gesto di pietà (anche qui "estetico"), un rito che fa male alle coscienze? Nei centri Ikea lo si fa, e nessuno si scandalizza. Anzi.

Ma dai marciapiedi sparisce anche la prostituzione (sarà la volta buona?) e sarebbe ingeneroso non dare merito al Governo di aver dato ai sindaci i poteri per il decoro e la sicurezza dei propri cittadini. A patto, però, che la "creatività" dei sindaci non crei problemi istituzionali con questori e prefetti e non brilli per provvedimenti tanto ridicoli quanto inutili; e che il Governo non ci prenda gusto a scaricare su altri le sue responsabilità, come con l’uscita tardiva e improvvida (colpo di sole agostano?) della Meloni e di Gasparri, che hanno chiesto ai nostri olimpionici di non sfilare per protesta contro la Cina (il gesto forte, se ne sono capaci, lo facciano loro, i soliti politici furbetti che vogliono occupare sempre la scena senza pagare pegno!).

Tornando al "Paese da marciapiede", ha fatto bene il cardinale Martino, presidente del Pontificio consiglio per i migranti, ad approvare la lotta al racket dell’accattonaggio senza ledere il diritto di chiedere l’elemosina da parte di chi è veramente povero. Il cardinal Martino ha posto un dubbio atroce: la proibizione dell’accattonaggio serve a nascondere la povertà del Paese e l’incapacità dei governanti a trovare risposte efficaci, abituati come sono alla "politica del rattoppo", o a quella dei lustrini?

La verità è che "il Paese da marciapiede" i segni del disagio li offre (e in abbondanza) da tempo, ma la politica li toglie dai titoli di testa, sviando l’attenzione con le immagini del "Presidente spazzino", l’inutile "gioco dei soldatini" nelle città, i finti problemi di sicurezza, la lotta al fannullone (che, però, è meritoria, e Brunetta va incoraggiato). Ma c’è il rischio di provocare una guerra fra poveri, se questa battaglia non la si riconduce ai giusti termini, con serietà e senza le "buffonate", che servono solo a riempire pagine di giornali.

Alla fine della settimana scorsa sono comparse le stime sul nostro prodotto interno lordo (Pil) e, insieme, gli indici che misurano la salute delle imprese italiane. Il Pil è allo zero, ma le nostre imprese godono di salute strepitosa, mostrando profitti che non si registravano da decenni. L’impresa cresce, l’Italia retrocede. Mentre c’è chi accumula profitti, mangiare fuori costa il 141% in più rispetto al 2001, ma i buoni mensa sono fermi da anni. L’industria vola, ma sui precari e i contratti è refrattaria. La ricchezza c’è, ma per le famiglie è solo un miraggio. Un sondaggio sul tesoretto dei pensionati che sarà pubblicata su Club 3 dice che gli anziani non ce la fanno più ad aiutare i figli, o lo fanno con fatica: da risorsa sono diventati un peso.

È troppo chiedere al Governo di fugare il sospetto che quando governa la destra la forbice si allarga, così che i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?

http://www.sanpaolo.org/fc/0833fc/0833fc03.htm
50  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Tor Vergata, bengala contro campo rom il: 13 Agosto 2008 - 06:07:12
Tor Vergata, bengala contro campo rom

 
ROMA (13 agosto) – Due bengala lanciati verso le roulotte di alcuni rom. A chiamare la polizia sono poco dopo mezzanotte in via di Salamanca, i rom che sono accampati lì dopo essere stati sgomberati da Campo Boario a scorso giugno. I rom hanno raccontato di aver notato due persone lanciare due candelotti in direzione delle roulotte. I bengala, dello stesso tipo di quelli utilizzati per le segnalazioni in mare, hanno provocato un piccolo incendio nelle sterpaglie. Gli agenti della municipale li hanno trovati in terra e sequestrati. Un informativa è stata inviata alla magistratura.

Sul posto, insieme ai vigili urbani, sono intervenuti anche i carabinieri di Tor Vergata. I sinti hanno riferito agli agenti della polizia municipale di aver visto una macchina con due giovani a bordo. L'auto si è fermata sul ciglio della strada e uno degli occupanti è sceso mentre l'altro è rimasto al volante. Dopo aver lanciato il bengala il ragazzo si è accorto di essere stato visto. È quindi risalito in macchina. I due sono andati subito via e i sinti li hanno visti allontanarsi in direzione Torre Nova. I due candelotti sono finiti a circa 30 metri dalle roulotte. Il piccolo incendio di sterpaglie che ne è scaturito si è poi estinto da solo, senza rendere necessario l'arrivo dei vigili del fuoco. Gli investigatori dovranno ora stabilire se il lancio è stato fatto a scopo intimidatorio o se c'era la volontà di dar fuoco all'accampamento.

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=29430&sez=HOME_ROMA
51  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Mosca propone: ragazzi rom come sciuscià, l'Opera Nomadi insorge il: 13 Agosto 2008 - 06:03:41
Mosca propone: ragazzi rom come sciuscià, l'Opera Nomadi insorge

ROMA (13 agosto) – Dal prefetto di Roma Carlo Mosca arriva la proposta: ragazzini rom davanti ai supermercati come sciuscià e l'Opera Nomadi insorge: quella parola ci ricorda lo sterminio negli anni '40 sulla piazza di Kragujevac in Serbia. «Perchè non mettere i giovani ragazzi rom, per esempio, davanti alle grandi sedi dei supermercati a fare gli sciuscià? Le soluzioni potrebbero essere molte. È necessario valutare le possibilità di impiegare i giovani ragazzi rom molto bravi nei lavori manualì», è stata l'idea lanciata da Mosca in un'intervista sul Sole 24 ore.

Parlando delle visite nei campi rom il prefetto ha aggiunto: «Abbiamo trovato non solo rom, sinti e caminanti, ma anche disperati di altre nazionalità. Perfino italiani». Mosca conclude l'intervista affermando che «per chi commette reati, nessuna tolleranza. Ma la severità è per i delinquenti, non per tutti».

Il presidente dell'Opera nomadi massimo Converso si dice esterrefatto per come il prefetto non voglia leggere il programma di avviamento al lavoro che è in atto nella città di Roma da molti anni. Il presidente dell'Opera nomadi invita inoltre il prefetto, «come chiedono le più alte autorità istituzionali del settore minori da Strasburgo alla Regione Lazio, di fermare immediatamente la scomposta assegnazione, pare già in queste ore, a dilettanti del milionario appalto romano sulla scolarizzazione che esclude proprio i bambini di strada; fermarlo e riunire in Prefettura tali massime autorità; si presti attenzione anche all'imminente piano nazionale della Ministra Gelmini».

http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=9008&sez=HOME_ROMA&npl=&desc_sez=
52  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Prefetto Mosca «Facciamoli lavorare, anche come sciuscià» il: 13 Agosto 2008 - 03:46:46
«Facciamoli lavorare, anche come sciuscià»

Il caso Roma per i Rom è uno dei più spinosi. Le cronache raccontano di tensioni a volte dure e difficili da risolvere. Come per il Casilino 900, campo non autorizzato e teatro di proteste contro i rom a causa di una serie di incendi di pnemautici. Carlo Mosca, prefetto della capitale, ha scelto però la via del dialogo e, soprattutto, «del riconoscimento e della capacità di capire fino in fondo questa realtà che non conosciamo e che, per questo, non possiamo giudicare a priori».

Ma ci sono convinzioni diffuse e radicate sui nomadi, prefetto. Come l'indisponibilità all'integrazione.

Non è affatto così. Occorre, certo, trovare gli strumenti per capire meglio i fenomeni. È i inaccettabile, però, liquidare tutto con schemi che sfiorano il razzismo.

Cosa sta facendo per questo?

Si parte da un principio: politiche di sicurezza positive. Tradotto, significa valutare le possibilità di impiegare i giovani ragazzi rom, molto bravi nei lavori manuali.

Ha idee precise?

Perch é i non metterli, per esempio, davanti alle grandi sedi dei supermercati a fare gli sciuscià? Le soluzioni potrebbero essere molte.

Com'è possibile capire il fenomeno senza preconcetti?

Io ho messo al lavoro, oltre all'attività di censimento della Croce Rossa, l'Istituto Guglielmo Tagliacarne e un pool di professori delle università romane.

Oltre al lavoro di censimento e di conoscenza, quali sono gli altri passaggi prioritari?

È fondamentale aver presente che queste popolazioni hanno la necessità fdi potersi rappresentare. Il dialogo, insomma, deve avvenire anche con loro e non soltanto attraverso le associazioni di volontariato, che possono accompagnarli verso il riscatto.

Un passaggio, quello del riscatto, che attraversa la conquista di condizioni di vita dignitose.
È quello che occorre, con pazienza, realizzare. qPer questo lavoriamo anche con il Comune, la Provincia e la Regione.

Lei ha visitato più di un campo: quali sono i dati più significativi?

Abbiamo trovato non solo Rom, Sinti e Caminanti, ma anche disperati di altre nazionalità. Perfino italiani.

Ma che cosa l'ha colpita più di tutto?

I bambini: numerosi, sorridenti e spensierati. Perciò osservo: se una popolazione ha il senso della famiglia, ha il senso del futuro. E l'identità, allora, va conservata.

Resta il solito e non infondato sospetto dell'attività delinquenziale.

L'ho sempre detto: per chi commette reati, nessuna tolleranza. Ma la severità è per i delinquenti, non per tutti.

(M. Lud.)

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2008/08/rom-intervista-prefetto-roma.shtml?uuid=5bbf9e52-6901-11dd-8589-ac9f26a918da&DocRulesView=Libero
53  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Nel kolossal Barbarossa dellaRai truppe milanesi interpretate da migliaia di rom il: 13 Agosto 2008 - 03:41:19
Nel kolossal "Barbarossa" della Rai le truppe milanesi interpretate da migliaia di zingari
E nella fiction voluta da Bossi gli eroi del Carroccio sono rom

Roberto Bianchin

Pagati 400 euro a settimana, sono ordinati e precisi Il regista: un´ottima troupe  Sono facce da zingari quelle dei milanesi di 900 anni fa. Giovani e vecchi, magri e muscolosi, che difendevano con le unghie e coi denti, combattendo a colpi di spadone, catapulte, palle infuocate, olio bollente, la città assediata dai barbari del temibile imperatore Federico I di Svevia detto "Il Barbarossa". Chissà che facce avevano davvero quei coraggiosi della "Compagnia della morte", pronti a sacrificarsi per difendere il Carroccio, simbolo dell´unione tra i comuni lombardi.

Per difenderlo dall´aggressione del feroce imperatore germanico, interpretato da Rutger Hauer, che fu sconfitto dai milanesi nella battaglia di Legnano del 1176. Oggi, nel kolossal storico "Barbarossa" prodotto da Rai Fiction, una produzione faraonica da 30 milioni di dollari, che il regista Renzo Martinelli, quello di "Vajont", "Porzus", "Carnera", sta girando in Romania, nelle campagne intorno a Bucarest, il valoroso Alberto da Giussano, che oggi si incarnerebbe in Umberto Bossi secondo la personalissima interpretazione dello stesso Senatùr, ha i riccioli e i lineamenti di un israeliano, l´attore Raz Degan.

I suoi truci soldati milanesi hanno invece le facce segnate, la carnagione bruna, gli occhi e i capelli neri, e i modi ruvidi e spicci, degli zingari romeni reclutati come comparse per il film «perché costano poco e lavorano senza limiti di orario», nelle lande desolate dei villaggi dove le automobili non hanno ancora sostituito i carretti tirati dai somari, le strade sono di terra battuta, e le comunità dei rom, quegli stessi che la Lega vede come fumo negli occhi quando arrivano in Italia, sono numerosissime negli accampamenti allineati ai bordi dei sentieri di campagna. «Un´ottima troupe», la elogia il regista, che in 24 settimane di lavoro (12 di preparazione del set e altrettante di riprese) utilizzerà ben 20.000 comparse e 2.500 cavalli arabi e frisoni.

Gli zingari, pagati 400 euro a settimana (poco per noi, molto per loro, in Romania lo stipendio medio è di 300 euro al mese), appaiono infatti più ordinati, precisi e obbedienti di qualsiasi caciarona troupe nostrana. Pronti, disponibili, svegli. Di poche parole. Sopportano stoicamente sotto un sole africano, senza brontolare, i pesantissimi tuniconi di panno grigio e marrone e i fastidiosissimi berretti di pelle, si buttano dai cavalli in corsa, si lanciano dai bastioni, precipitano dai torrioni, saltano in aria come acrobati provetti quando fingono di venire colpiti dalle esplosioni (molto realistiche, si usa dell´esplosivo vero!) che punteggiano il campo di battaglia e sventrano i tetti delle case.

Ma nessuno prova imbarazzo, almeno così dicono sul set, per aver calato gli odiosissimi zingari nei panni degli amatissimi milanesi. Né il regista né tantomeno il Senatùr, che questo film lo ha fortemente voluto, come dice lui stesso, e come dice anche Silvio Berlusconi, caldeggiando il prodotto, in una telefonata al discusso manager Rai Agostino Saccà: «C´è Bossi che mi sta facendo una testa tanto, con questa cavolo di fiction del Barbarossa... «. Quello che conta è che sfruttando i costi bassi della Romania, proprio come fanno gli illuminati imprenditori del Nord Est, si possa fare una produzione super.
 
«Coi costi che abbiamo noi, non mi sarei mai potuto permettere una produzione del genere in Italia», riconosce il regista, che ammette il sostegno di Umberto Bossi, di Letizia Moratti e di altri «amici milanesi» alla sua nuova impresa, ma rigetta, sdegnato, l´etichetta di "film leghista": «È una definizione provocatoria e inopportuna».

E allora via con le battaglie. Quella di Legnano, amatissima dal Senatùr, viene ricostruita nella foresta di Calugareni, mentre la Milano del millecento rinasce nei grandi spazi aperti dei "Castel Film Studios" amati da Francis Ford Coppola, cinquanta chilometri da Bucarest, in aperta campagna, dove sono stati girati molti film di successo tra cui "Ritorno a Cold Mountain".
 
E proprio a fianco del vecchio villaggio western ecco spuntare, tutta di pietre grigie di polistirolo, la Milano di quel tempo, con le mura difese da enormi torrioni, le piazze punteggiate di case basse, le botteghe dei vasai, dei maniscalchi, dei mercanti di stoffe, e la facciata di una chiesa in stile romanico-lombardo ricostruita sull´esempio di quella di San Pietro in Ciel d´Oro di Pavia. Ma non solo le facce dei soldati non sono milanesi. Neanche gli ordini e le grida. Ciumbia, si gira in inglese.

 (13 agosto 2008)

http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/E-nella-fiction-voluta-da-Bossi-gli-eroi-del-Carroccio-sono-rom/2036976/6
54  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Venezia - Villaggio dei Sinti, avanti tutta il: 13 Agosto 2008 - 03:33:14
Case finite per settembre 2009, già pronto il bando di gara
Villaggio dei Sinti, avanti tutta

Il cantiere di via Vallenari non si ferma neanche a Ferragosto, ieri il sopralluogo dei tecnici con l’assessore Fincato  FAVARO. Entro settembre 2009 i Sinti dormiranno nel nuovo villaggio. Nella settimana più deserta dell’anno, quando la maggior parte dei cantieri sono chiusi e gli operai si godono il meritato riposo, in via Vallenari si lavora per recuperare il tempo perso e i giorni in cui il cantiere è rimasto fermo per via delle proteste. Ieri pomeriggio alle 15.30 l’assessore comunale ai Lavori pubblici Laura Fincato si è recata in sopralluogo assieme al direttore dei lavori Vincenzo Tallon e al dirigente dell’area di progettazione della viabilità di terraferma Roberto Perissinotto, nel nuovo campo per fare il punto dello stato dell’arte dei lavori. E riferire al sindaco.
 
Nessuno stop ferragostano. All’interno del sito si lavora a ritmo serrato per ultimare entro i termini i lavori di infrastrutturazione del nuovo villaggio. La gran parte del ritardo accumulato in giugno è stato recuperato e le proteste e i sit-in sotto la candela sembrano un ricordo sbiadito. Stando alla tabella di marcia, tempo ce n’è fino al 26 novembre. Ma il 27 il direttore dei lavori vorrebbe smettere con una ditta - attualmente la ditta Semenzato lavora in subappalto per l’impresa vicentina di costruzioni Giorgio Guarda Srl - e partire immediatamente con quella a cui sarà affidata la costruzione vera e propria.

Questo significa che, mentre si terminano le opere di urbanizzazione, si deve pianificare il secondo stralcio. I Lavori pubblici hanno già inviato all’ufficio gare la richiesta di predisposizione della gara per l’acquisto delle 38 casette. A fine agosto il bando potrebbe essere pubblicato. A questo punto serviranno solo i tempi tecnici di affidamento della gara. Pertanto il contratto sarà perfezionato entro l’autunno. Per quel che riguarda i lavori in corso, la parte relativa alle acque bianche è completa, in questi giorni gli operai stanno completando la posa delle tubature delle acque nere.

Di seguito sarà la volta dei pozzetti anche in funzione della predisposizione della rete elettrica: saranno posati i cavidotti, mentre nel secondo appalto saranno realizzati i cavi veri e propri. Tutto questo entro agosto. L’autunno sarà impiegato per l’asfaltatura della strada principale, già visibile, e per la costruzione della cordonata. Il campo non sarà servito dalla rete del gas, per motivi di sicurezza, e neppure dalla rete telefonica. Le fognature saranno poi allacciate definitivamente alla rete fognaria della nuova via Vallenari in corso di progettazione.

«L’obiettivo - spiega Fincato - è insediare i sinti entro settembre 2009. Prima dell’inizio delle scuole. Si tratta di un’operazione di sfratto dal vecchio campo e di ricollocazione nelle case del Comune per quelli che hanno scelto di andare negli alloggi, nel villaggio per le rimanenti famiglie. I Sinti che hanno scelto la formula dell’alloggio saranno accompagnati dagli operatori nel trasferimento, per questo è bene che tutto sia pronto prima dell’inizio dell’anno scolastico».
 
Un appunto. Il 16 settembre il Tar discute la questione «servitù» di passaggio sulla quale il Tribunale si è già espresso in favore del Comune. Ma stando alle cartografie e al catasto - come chiarisce il direttore dei lavori - la protesta dei proprietari del terreno che confina con il cantiere si è rivelata un’arma a doppio taglio. E’ emerso che da diversi anni viene coltivato un pezzo di campo - 2.600 metri per l’esattezza - non di proprietà. Uno sconfinamento non da poco in un’area che dal 2000 è del Comune. «Ci risarciranno in pannocchie», dice qualcuno sorridendo

(13 agosto 2008)

http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Villaggio-dei-Sinti-avanti-tutta/2037189/6
55  Lingua e cultura ROM / Quale scuola / I RAPPORTI FRA LA SCUOLA E I CAMPI NOMADI - relazione di un'insegnante il: 13 Agosto 2008 - 07:50:20
I RAPPORTI FRA LA SCUOLA E I CAMPI NOMADI
Vincenza Meola

Sono una docente facilitatrice, distaccata da dodici anni su progetto stranieri, del Circolo Didattico “Console Marcello” situato in una zona periferica di Milano in cui sono presenti molti edifici popolari che accolgono famiglie straniere provenienti principalmente dai paesi dell’Est, dall’Asia, dall’Africa e dall’America. Il mio interevento di facilitatrice non ha riguardato solamente gli alunni stranieri ma anche i numerosi alunni nomadi, di diverse etnie, provenienti dai campi di via Negrotto, di via Barzaghi e di via Triboniano.

La nostra scuola elementare che accoglie un cospicuo numero di scolari rom, circa 75 soprattutto romeni, ha sperimentato varie forme d’organizzazioni e servizi che permettono di svolgere attività di insegnamento alternativo a quello tradizionale, da quest’anno ci avvaliamo di una mediatrice culturale rom che collabora sia all’interno delle classi sia nel raccordo con il campo nomade di via Triboniano. Nonostante questi spazi di accoglienza, sono ancora molti i bambini che non frequentano la scuola dell’obbligo, soprattutto tra le popolazioni rom straniere di più recente immigrazione, che spesso si trovano in condizioni di clandestinità e in situazioni abitative estremamente precarie e degradate.

Per poter mettere a fuoco alcuni degli aspetti che costituiscono in genere motivo di difficoltà e talvolta di crisi nell’inserimento scolastico dei bambini rom mi sono accorta che bisogna prima esplorare la funzione genitoriale e il ruolo educativo all’interno della famiglia nomade. Frequentando da anni i campi nomadi dell’area milanese, prima Barzaghi poi Triboniano, ho subito colto la dinamicità, il caos, l’imprevedibilità, ma anche l’immediatezza e generosità delle famiglie verso le insegnanti che sono molto rispettate. Il campo nomade in cui negli ultimi anni ho realizzato l’intervento è quello di via Triboniano, posto dopo il cimitero Maggiore, molto distante da altre zone abitate. Le famiglie rom vivono in vecchie roulotte e in baracche costruite con materiale di recupero, prive di requisiti minimi di vivibilità: dal punto di vista igienico-sanitario il comune di Milano ha provveduto alla fornitura di servizi chimici il cui numero è però largamente insufficiente, l’area in cui sono insediati è cosparsa di rifiuti che nel corso del tempo si sono accumulati rappresentando un grave pericolo per la salute e l’incolumità soprattutto dei minori. Questa situazione è ulteriormente aggravata dall’incostante presenza d’acqua: le condizioni di vita estremamente precarie nelle quali si trovano a vivere i rom si ripercuotono in modo particolarmente negativo sui minori. La frequenza dei bambini rom alla scuola dell’obbligo è varia: per alcuni alunni la frequenza è costante, mentre per altri è discontinua a seconda delle motivazioni della famiglia. Le condizioni abitative e igieniche, il nomadismo spesso dovuto agli sgombri. Non frequentare la scuola comporta il non poter fruire da parte dei bambini di un’occasione di socializzazione, di familiarizzazione con una cultura diversa della propria, il non conseguire un titolo di studio, rendendo così molto difficoltosa la possibilità di una successiva occupazione lavorativa.

Frequentare il campo di via Triboniano mi ha permesso di avvicinarmi ad una realtà a me quasi sconosciuta, di mettere alla prova un certo timore che avevo nei confronti dei rom. Il desiderio dei bambini di vivere l’esperienza scolastica con una serie di ostacoli legati soprattutto alla mancanza di comunicazione tra il mondo rom e l’istituzione scolastica e l’inserimento scolastico è in molti casi fonte di disagio. Spesso la mancanza di comunicazione nasce dalla non conoscenza che spinge a vedere il nomade come portatore di una cultura troppo diversa, incomprensibile e quindi inaccettabile. Scoprire che spesso ci si trova di fronte ad una cultura per molti aspetti diversa può aiutare nell’approccio educativo-didattico. Questo non significa pensare al bambino rom come un “diverso'' ma trovare attraverso la conoscenza della sua realtà, gli strumenti più adatti ad accompagnarlo nel suo cammino di crescita e nel suo processo di apprendimento, avere la consapevolezza di dover elaborare strategie che sappiano costruire una relazione con questi bambini spesso pieni di difese e di paure. Ciò significa dare spazio ad un ascolto privo di pregiudizi negativi o positivi, ma anche lasciarsi guidare da un’osservazione attenta al modo in cui i bambini entrano in rapporto tra loro e con gli altri. La realtà in cui vivono deve essere scoperta e capita, ciò richiede tempo, pazienza e capacità di “ridefinirsi”. In questa prospettiva diventa fondamentale non solo possedere delle precise competenze professionali, ma saper creare un clima affettivo che aiuti il bambino a sentirsi accolto, valorizzato in ciò che fa e spronato nell’andare avanti. Da parte dell’insegnante c’è la ricerca di comportamenti che aiutino a stare insieme, che abituino al rispetto degli spazi e dei tempi.

Ad esempio per il bambino rom lo spazio è visto come espansione del proprio “io”, come luogo di libertà; le strutture architettoniche scolastiche, la permanenza in un ambiente chiuso, la cattedra non incentivano l’abitudine alla comunicazione. Il bisogno di movimento che l’alunno rom vive come libero per effetto della sua educazione si scontra con la realtà organizzata della vita scolastica, questo influisce sulle capacità attentive. Se si vuole che l’inserimento sia positivo e non si esaurisca in un approccio della durata di pochi mesi, è necessario facilitare agli alunni rom la coscienza dell’ambiente scolastico e non; familiarizzare con le regole completamente diverse è stato significativo per facilitare l’impatto e la frequenza.

Per questo è stato utile poter mangiare con gli alunni, spiegare l’uso dei bagni e soprattutto intrattenersi con il personale docente e non.

E’ importante trasmettere l’idea che l’istituzione scolastica non si pone in antagonismo con i valori educativi della famiglia rom. La scuola propone un’educazione formale, mentre essi apprendono attraverso un modello di educazione informale integrata nella vita di ogni giorno. I parenti, i nonni sono gli insegnanti più idonei, s’insegna mediante l’esempio pratico, l’imitazione del comportamento, il racconto, il discorso. Solo se siamo consapevoli delle loro difficoltà e delle loro risorse allora possiamo cominciare a cercare dei dispositivi pedagogici e didattici orientali in modo flessibile; è importante che l’insegnante sia pronto a realizzare una lettura attenta dei propri comportamenti, a cogliere nello sguardo dei bambini più che delle parole cosa stia succedendo.

Occorre partire dal vissuto degli alunni, per fare questo occorre conoscere tale vissuto. L’alunno rom porta nella classe la propria realtà, esperienza di gioco e di attività di ampio registro, a contatto con la natura. Non conosce l’esigenza di parlare sottovoce (nel campo non serve), di aver sempre le mani pulite (nel campo è impossibile), di stare seduto composto (nel campo ci si siede dove capita), di avere degli orari per mangiare, giocare, andare in bagno, parlare…Particolarmente importante quindi risulta essere la relazione tra scuola e famiglia che va costruita attraverso momenti di negoziazione e confronto durante i quali si trova il modo per chiarire, esplicitare, risolvere le aspettative, fraintendimenti, paure, diffidenze che la famiglia e la scuola sviluppano reciprocamente. E’ necessaria una flessibilità tattica che permette lo sviluppo di relazioni e rapporti basati sulla fiducia. Dare e darsi tempo per conoscere, capire e capirsi.

Contestualmente è stato fatto un intervento continuo e costante di sensibilizzazione e coinvolgimento della comunità. I genitori sono stati stimolati ad uscire da una condizione di isolamento per diventare partner attivi. Il rapporto di fiducia costituito poco alla volta e la conoscenza diretta dei bisogni tra la scuola e le famiglie ha consentito il raggiungimento di più obiettivi: maggior scolarizzazione, frequenza continua e costante, partecipazione alla vita scolastica ed extra (gite, piscina, “Scuola Natura”), scambio di informazioni e di comunicazioni pratiche, maggior cura del materiale scolastico, superamento delle difficoltà legate al bilinguismo.
Da quest’anno la mediazione culturale viene effettuata anche da una persona appartenente al paese di provenienza degli immigrati (Romania). Questa figura ha favorito la comunicazione tra scuola e il campo, ha costituito un punto di riferimento per i bambini rom e ha rassicurato le loro famiglie che hanno deciso di affidare i propri figli ad una istituzione vissuta a volte come minacciosa.

L’affiancamento del mediatore culturale all’insegnante è stato positivo perché ha contribuito a creare un rapporto di continuità e stabilità affettiva con l’alunno stesso e con i più piccoli ha contribuito con un lavoro di traduzione anche alla comprensione reciproca. La figura del mediatore è molto importante possedendo oltre alla competenza linguistica anche la conoscenza degli aspetti culturali, che può trasmettere agli insegnanti. Il contatto costante e l’incontro periodico al campo con la facilitatrice e la mediatrice culturale è stato finalizzato al confronto sugli aspetti problematici emergenti dei singoli casi, per valutare l’evoluzione e costruire delle strategie di intervento e per sensibilizzare le famiglie rispetto al ruolo della scuola inteso come ambito di socializzazione, crescita personale ed apprendimento.

http://www.milano.istruzione.lombardia.it/intercultura/ProgrRelazioni_250506/Scuola%20e%20campi%20nomadi_Meola.doc
56  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Vicenza: scattano le maximulte anti nomadi il: 07 Agosto 2008 - 04:39:57
Vicenza: scattano le maximulte anti nomadi

A Vicenza arrivano le maximulte, da 350 a 500 euro, per camper e roulotte che trasformano la loro sosta in bivacco. L'operazione, varata dal sindaco Achille Variati, nasce dall'esigenza di porre un freno alla sosta incontrollata di gruppi di nomadi e si avvale della normativa governativa in materia di sicurezza.

L'ordinanza di Variati, firmata oggi, entrerà in vigore da venerdì prossimo e prevede anche una denuncia penale per quanti non ottemperano all'ordine di andarsene e non rimuovono i rifiuti.

Per Variati, l'obiettivo è intervenire in maniera radicale, "prima che le segnalazioni e le reazioni di insofferenza dei miei concittadini - sottolinea - degenerino, se non governate, in episodi di razzismo che dobbiamo assolutamente evitare". "L'avevamo annunciato o ora raccoglieremo i frutti della nostra fermezza - conclude variati - con questo e con altri strumenti e, più in generale, con la specifica attivazione della polizia locale sulle principali urgenze della città in tema di sicurezza". 

05/08/2008 17:20

http://unionesarda.ilsole24ore.com/unione24ore/?contentId=36155
57  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Roma - Il XX Municipio approva una risoluzione per garantire la scolarizzazione il: 07 Agosto 2008 - 04:05:30
XX Municipio - Rom: nessuno completa l’obbligo scolastico

7-Agosto-2008

Il XX Municipio approva una risoluzione per garantire un’efficace scolarizzazione
alla presenza dell’assessore comunale all’istruzione Laura Marsilio

(di Emanuela Micucci)

Solo 7 ragazzi rom frequentano la scuola media nel XX municipio. E dal campo sulla Tiberina si siedono sui banchi solo una quindicina di bambini e in modo discontinuo. Nessuno ragazzo passa alle superiori.

I dati, in parte anticipati da VignaClaraBlog nell’articolo del 5 luglio, sono stati presentati il 4 Agosto dall’assessore comunale all’Istruzione Laura Marsilio e dal Presidente della Commissione Politiche Sociali del Municipio, Stefano Erbaggi. Occasione la riunione del consiglio del XX Municipio in cui si è ha approvata all’unanimità la risoluzione proposta da Erbaggi per chiedere maggiori controlli e funzionalità sulle politiche di scolarizzazione dei bambini nomadi. Numeri importanti perché “a oggi i dati reali sulla scolarizzazione dei nomadi a Roma mancano”, ha sottolineato l’Assessore Marsilio.

Ma i dati reali non li ha neanche il ministero
Non li possiede ufficialmente l’XI Dipartimento-Politiche educative e scolastiche del Comune. Non li conosce il gruppo del Nae (nucleo antiemarginazione) della polizia municipale, come dimostra una nota di Rosa Mileto, comandante dei vigili urbani del XX gruppo: “per il Centro di Accoglienza Roman River (l’unico regolare del municipio, n.d.r.), nonostante i numerosi solleciti, il Dipartimento XI non ha fornito l’elenco dei bambini iscritti nelle scuole del XX Municipio”.

Non li conosce neanche il ministero della pubblica istruzione che, nel recente notiziario statistico sulla presenza degli alunni stranieri in Italia nell’anno scolastico 2007-08, riporta solo dati nazionali e regionali sui ragazzi nomadi iscritti a scuola. Emerge che i rom nelle aule italiane sono 12.342 con un aumento del 4,3% rispetto all’anno precedente. Si concentrano alle elementari (55%), ma già alle medie iniziano gli abbandoni che culminano alle superiori. Con l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni, però, il biennio delle superiori è diventato un dovere per tutti. Il Lazio è la regione con più studenti nomadi (2.333), presenti per lo più a Roma.

Effettiva frequenza: primi risultati deludenti

La vera questione, dunque, è la loro effettiva frequenza scolastica su cui regna un’assoluta incertezza. Come dimostra il caso del XX Municipio. Per conoscere i dati relativi a Roma Marsilio ha iniziato e finanziato con 50 mila euro un monitoraggio esterno. I primi risultati sono deludenti. Nell’anno scolastico appena concluso è entrato in aula il 29,1% dei ragazzi nomadi iscritti del XX Municipio.

In media sui 170 giorni previsti dal regolare anno scolastico hanno frequentato a testa solo il 49,7% dei giorni. Una percentuale che si riferisce ai 68 nomadi del campo abusivo di via del Baiardo a Tor di Quinto e che “è in calo - spiega Erbaggi - rispetto ai dati di novembre della scuola Morelli, che fino ad adesso era la media più alta e sopperiva a quelle molto basse delle altre scuole”. “Si tratta - continua Erbaggi - di dati non ufficiali ma faxati per conoscenza al dipartimento dalla cooperativa Arci Solidarietà cui il Comune aveva affidato il “Progetto scolarizzazione Rom” nel triennio 2005-2008. Dati che riportano il nome di ogni bambino senza accompagnarlo da quello dei genitori, impedendo di fatto ogni intervento in caso di mancata ottemperanza dell’obbligo della frequenza scolastica dei figli”.

Nessun controllo del Nae, nessuna segnalazione ai servizi sociali, nessun interessamento del tribunale dei minori e nessuna eventuale richiesta di togliere la patria podestà ai genitori. 

La risoluzione del XX Municipio

Una situazione che richiede un intervento decisivo da parte delle istruzioni a partire proprio da quelle locali. Per questo motivo il XX Municipio nella risoluzione chiede di ristabilire l’adeguato collegamento lavorativo tra Dipartimento XI del Comune e XX gruppo della Polizia municipale-Nae per un rapido intervento nei casi di mancato rispetto dell’obbligo scolastico; fornire periodicamente al presidente del XX Municipio i dati sull’andamento della scolarizzazione.

Anche perché - si legge testualmente- “dall’esame dei dati si evince che le famiglie dei giovani rom non consentono la frequenza scolastica una volta che essi siano in età per essere avviati all’accattonaggio e a delinquere”. L’intento è sviluppare un reale ed efficace processo di scolarizzazione, evitando sprechi. 

Negli ultimi 3 anni spesi dal Campidoglio oltre 10 milioni di euro  

Durante la riunione consigliare, infatti, sono emersi i costi sostenuti dalla precedente giunta capitolina per il progetto: oltre 10 milioni di euro in 3 anni, 3,5 all’anno. Cifre su cui si è acceso il confronto tra maggioranza e opposizione. Il Pd ha chiesto di continuare ad affidare il servizio alla stessa cooperativa perché possiede un’esperienza pluriennale sul campo (leggi VignaClaraBlog del 21 Luglio) . Il Pdl ha ribattuto che la gestione dell’Arci, risultati alla mano, si è rivelata fallimentare e inadeguata al sevizio da compiere. E’ il caso del servizio trasporto scolastico per i bambini dell’ex camping River sulla Tiberina per cui finora sono stati spesi fondi senza che risultasse utile e sui c’è stata anche un’interrogazione in consiglio regionale di Luigi Celori (in calce) . “Occorrono maggiori controlli che - ha ricordato Marsilio - non hanno fini discriminanti, ma che intendono garantire un’effettiva scolarizzazione. La volontà è quella di lavorare per l’ottimizzazione dei servizi anziché continuare a fornire attività fini a se stesse”. 

Il nuovo piano del Comune

Inoltre Marsilio ha anticipato, oltre al coinvolgimento a settembre dei dirigenti scolastici, l’intenzione di puntare ai ragazzi nomadi anche per i corsi di formazione lavorativa nell’artigianato che ha intenzione di rilanciare.

Bocciato, invece, l’emendamento de La Destra di Andrea Antonini che in un suo comunicato ha dichiarato “Alla presenza dell’assessore delle politiche scolastiche del comune di Roma la maggioranza della PDL del XX municipio respinge un emendamento de La Destra nel quale si proponeva di considerare come prioritaria all’interno degli istituti scolastici la posizione dei bambini Romani rispetto a quella dei piccoli Rom. Evidentemente gestire il potere rende dimentichi di quanto sbandierato in campagna elettorale; evidentemente la classe politica del XX municipio sente la necessità di liberarsi di un non meglio specificato peccato d’origine.”

TESTO DELL’INTERROGAZIONE a risposta scritta DI LUIGI CELORI (PdL) al Presidente del Consiglio Regionale :  Oggetto: costi per Navetta Campo Nomadi di Via Tiberina - Roma 

PREMESSO:
Che a Roma, sulla Via Tiberina, esiste un campo nomadi autorizzato dal Comune di Roma, presso il campeggio “Roman River”;
Che il campeggio di cui sopra è privato e che il Comune di Roma corrisponde al titolare una cifra di non ben nota entità;
CONSIDERATO:
Che risulterebbe che per il trasporto delle persone ivi dimoranti, è stata istituita una “navetta” che, percorrendo la Via Tiberina, assicura il trasporto dal campeggio “Roman River” a Piazza Saxa Rubra e viceversa;
Che risulterebbe inoltre che tale “navetta” sia esclusivamente riservata ai nomadi dimoranti presso il campeggio “Roman River”;
Che il servizio di cui sopra, garantito ai nomadi, è prestato senza alcun onere per i trasportati;
Che i numerosi campi nomadi dislocati su tutto il territorio Regionale ed in particolare Roma e dintorni, incidono eccessivamente sul bilancio regionale in termini di spese sanitarie ed infrastrutturali;
 TUTTO CIO’ PREMESSO e CONSIDERATO IL SOTTOSCRITTO CONSIGLIERE REGIONALE DEL LAZIO INTERROGA
Il Presidente della Giunta Regionale Piero Marrazzo per sapere se quanto premesso e considerato corrisponda al vero; quali siano i costi sostenuti dall’amministrazione comunale per il soggiorno dei nomadi presso il campeggio privato “Roman River”  sito in via Tiberina; quali siano i costi sostenuti dall’amministrazione comunale per garantire il trasporto riservato ai nomadi; se tale soluzione ha un termine finale.

Emanuela Micucci

http://www.vignaclarablog.it/200808072906/xx-municipio-rom-nessuno-completa-lobbligo-scolastico/
58  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Parma - Roulotte di nomadi sgomberate il: 07 Agosto 2008 - 09:39:21
Roulotte di nomadi sgomberate
da parcheggio di via San Leonardo


PARMA, 6 AGOSTO - La polizia municipale di Parma
è intervenuta oggi pomeriggio poco dopo le 14.30
per sgomberare alcune roulotte di nomadi
che si erano fermate in un parcheggio
di via San Leonardo, vicino agli impianti sportivi.

A chiamare gli agenti sono stati alcuni cittadini, p
reoccupati dal fatto che si potesse formare
un insediamento abusivo
vicino alle loro case.

I vigili hanno identificato i nomadi
e poi hanno intimato loro
di lasciare il parcheggio.

06/08/2008

http://www.parmaok.it/parmaok/cronaca/parma_nomadi_municipale_306080830.html
59  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Carfagna e Mantovano campo di Tor de' Cenci non sarà chiuso il: 07 Agosto 2008 - 09:31:22
Prefetto Mosca: ''Eventuale spostamento solo alla fine della ricognizione di tutti gli insediamenti''

Nomadi, campo di Tor de' Cenci non sarà chiuso

E' quanto emerso dal sopralluogo nell'insediamento rom, alle porte di Roma, effettuato nel. pomeriggio. Presenti il ministro Carfagna e il sottosegretario Mantovano che hanno chiarito: ''Va migliorato e ristrutturato''. Alemanno: ''Bloccata ordinanza antirovistaggio per ulteriori verifiche''


Roma, 6 ago. (Adnkronos/Ign) - Il campo nomadi di Tor de' Cenci non sarà chiuso, almeno per il momento. E' quanto emerso dal sopralluogo nell'insediamento rom, alle porte di Roma, effettuato oggi pomeriggio dal ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna, accompagnata dal sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, dal prefetto di Roma e commissario dell'emergenza nomadi Carlo Mosca, dall'assessore comunale alle Politiche Sociali Sveva Belviso e dal presidente della Croce Rossa Massimo Barra.

L'unica voce fuori dal coro è stata quello della Belviso, che continua a ribadire la richiesta, rivolta a Mosca, "di chiudere il campo al più presto". Durante la visita invece, sia la Carfagna che Mantovano hanno chiarito che il campo "andrà migliorato, ristrutturato ma non chiuso".

Il ministro ha salutato affettuosamente bambini e bambine del campo, promettendo agli abitanti dell'insediamento che i loro appelli di intervento per il miglioramento delle condizioni della struttura non rimarranno inascoltati. Il prefetto Mosca ha assicurato che l'eventuale spostamento del campo "sarà valutato solo alla fine della ricognizione di tutti gli insediamenti presenti sul territorio romano".

ascolta la notizia su:


http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=1.0.2397908919
60  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / ROMA: BELVISO - CHIUDERE IL CAMPO di TOR DE CENCI ALTO RISCHIO CRIMINALITA' il: 07 Agosto 2008 - 09:28:38
ROMA: BELVISO, CHIUDERE IL CAMPO di TOR DE CENCI per ALTO RISCHIO CRIMINALITA'


(ASCA) - Roma, 6 ago - ''Il campo di Tor de Cenci da fonti confidenziali e' tra i piu' ricchi di criminalita' ed e' nostro preciso impegno politico di chiedere con forza al prefetto di chiudere il campo''. A dirlo l'assessore capitolino alle Politiche sociali, Sveva Belviso, che nel pomeriggio di oggi ha compiuto un giro di ricognizione insieme al ministro per le Pari Opportunita', Mara Carfagna, al prefetto di Roma, Carlo Mosca e al sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, nel campo di Tor de Cenci nella periferia sud di Roma.

L'assessore Belviso ha posto l'accento sul fatto che sono state date delle opzioni da concertare con il prefetto per la dislocazione degli aventi diritto in altre sedi.

Belviso ha sottolineato che si sta procedendo a una mappatura, ''una sorta di piano regolatore dei campi per comprendere la realta' dei campi nomadi a Roma, sia regolari che irregolari, dunque procedere con interventi che possano riportare la situazione nella normalita' e soprattutto il rispetto dei diritti di queste persone che vivono nel disagio. Belviso ha spiegato che si tratta di un'opera di legalita' e nel contempo di solidarieta'.

bet/mcc/ss

 
http://www.asca.it/moddettregione.php?id=307442&img=&idregione=&nome=&articolo=ROMA:%20BELVISO,%20CAMPO%20NOMADI%20TOR%20DE'%20CENCI%20VA%20CHIUSO
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