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286  Lingua e cultura ROM / Proposte ed iniziative / Genova - Venite nei campi, ci capirete - Una mostra per conoscersi il: 20 Giugno 2008 - 11:14:54
Parla il "capo" dei sinti: tutti ci evitano
Una mostra per conoscere gli zingari

"Venite nei campi, ci capirete"

Donatella Alfonso

"L´idea di vivere nelle case non ci piace, così rischiamo di perdere la nostra cultura"  «Tra quelli che vivono nelle case ci sono quelli che spacciano o violentano le donne. Tra di noi, i Sinti, queste cose non accadono. Qualcuno ruba? Se abbiamo rubato, lo abbiamo fatto solo per vivere, ma ognuno si assuma la sua responsabilità: certi politicanti da quanto tempo rubano, e sulla pelle di tutti?». Tito ha cinquant´anni e quattro figli, il più piccolo ha quindici anni e il nipote più grande, il figlio della figlia maggiore, ne ha tredici e mezzo. E´ un sinti piemontese, ha vissuto nel campo di Bolzaneto, sotto la Madonna della Guardia, per parecchi anni, ora invece sta a Pontedecimo, dove lavora come muratore e dove si è sistemato la casa. «Ma nel campo sono lo zio di tutti, anche perché siamo tutti parenti» spiega.

E domani pomeriggio sarà tra i protagonisti del dibattito promosso da Rete Laica alla biblioteca De Amicis, al Porto Antico: per raccontare cosa sia la vita dei Sinti, zingari italiani che vivono sulla pelle la crescente diffidenza quando non l´odio aperto che si respira in Italia da oltre un anno. Da quando cioè il numero dei Rom rumeni entrati nel nostro paese è cresciuto in maniera esponenziale e negli zingari, anche grazie ad una propaganda politica sempre più serrata, si è cercato di identificare la radice di tutti i disagi delle città. «Ho visto anche degli zingari infelici. Oggi come ieri leggi razziali e persecuzione etnica» è il tema del dibattito, accompagnato da mostre fotografiche sul genocidio dei Rom durante il nazismo e sulla vita dei Sinti nei campi del Nord Italia. Come quello di Bolzaneto.
«Lì basta una scintilla e prende fuoco tutto, io l´ho detto anche all´arcivescovo Bagnasco quando l´ho incontrato - racconta Tito - Vorrei che la sindaco venisse a vedere come stanno i Sinti, così non va. Ma non va bene nemmeno l´idea di trasferirci nelle case: se ne andrebbe la nostra cultura. Qualcuno ruba? Può essere. Un anno fa buttarono una bomba carta nel campo, poteva essere un inferno. la polizia venne, ma nessun telegiornale ne ha parlato. Invece...»

Invece si parla, si parla tutti i giorni del pericolo zingari. «E così anche a noi adesso guardano tutti di storto. Io sono nato a Torino, mio fratello a Sampierdarena, tutti i nostri ragazzi sono nati qui. Mio figlio va a scuola, fa la terza media, vorrei che andasse all´università. Ma adesso anche quelli che ci conoscono, le persone che venivano a portare aiuto al campo, ora ci tengono lontani».

Il clima di diffidenza allontana anche il lavoro. E a questo punto la ghettizzazione è totale. «Qualcuno ha un mestiere, altri si arrangiano - ammette Tito - Ma ora c´è poco da fare: se sentono che stai al campo, o se uno dei nostri ragazzi parla nel nostro dialetto piemontese, dicono "via via", non si fidano più. Eppure io vorrei che la gente venisse al campo, cercasse di capire chi sono i Sinti, come viviamo. Ci sono anche due uomini e una donna che erano gagé come voi, quelli che vivono nelle case, e hanno sposato dei Sinti. E ora stanno con noi». E i Rom? «In fondo, siamo della stessa etnia, anche se veniamo da paesi diversi». E la paura, i furti, i disagi? «Ripeto, non facciamo di tutta l´erba un fascio. Come in tutti i popoli c´è anche chi fa cose sbagliate. Se vogliamo capirci, incontriamoci».

 (20 giugno 2008)

http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Una-mostra-per-conoscere-gli-zingari-Venite-nei-campi-ci-capirete/2030343/6
287  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Via 4 romeni su 10 entro luglio il: 20 Giugno 2008 - 10:21:47
Il proclama del prefetto
"Via 4 romeni su 10 entro luglio"
I campi diventeranno luoghi di transito in cui non si potrà restare più di tre mesi

di Oriana Liso

 «Con l´approvazione del pacchetto sicurezza, a luglio, dovremmo riuscire a rimpatriare il quaranta per cento dei romeni presenti a Milano, che sono irregolari o perché hanno commesso reati, oppure perché non dimostreranno di avere lavoro. Bisogna essere chiari su un punto: è un´anomalia che si parli di nomadi quando molti di loro sono stanziali da anni. E in molti casi creano problemi non solo di ordine pubblico, ma soprattutto di sicurezza». A pochi giorni dalla visita del ministro Maroni a Milano, il prefetto Gian Valerio Lombardi, neo commissario straordinario all´emergenza rom, detta le priorità e le speranze di un piano che riguarda dodici campi nomadi autorizzati e una miriade di piccoli insediamenti abusivi.

Prefetto Lombardi, a che punto è il censimento delle presenze dei nomadi?
«Contiamo di finire entro l´anno. Con la polizia locale, le forze dell´ordine e gli operatori sociali stiamo andando a controllare tutte le presenze nei campi. A tutti i nomadi regolari stiamo dando una tessera di riconoscimento personale per poter accedere nel proprio campo: d´ora in poi, senza di quella, non potranno entrare. E quando ci troviamo di fronte a dubbi su documenti falsi o alias, procediamo alla schedatura con le impronte digitali».

E dopo, che succederà?
«Intanto stiamo procedendo con i rimpatri - finora sono una cinquantina - di chi non ha titoli per stare in Italia: e parlo non solo di extracomunitari, ma anche di romeni che hanno commesso reati. In più so che circa duecentocinquanta persone si stanno allontanando spontaneamente dal nostro territorio - alcuni tornando in Romania - , ancor prima di essere stati toccati dal censimento. Contiamo, entro l´anno previsto come periodo di emergenza, di aver definito il numero e la destinazione di tutti quelli che hanno titolo a restare».

Il ministro Maroni ha annunciato la chiusura, in prospettiva, dei campi nomadi.
«I campi non verranno chiusi, ma diventeranno luoghi di transito in cui si potrà restare non più di tre mesi. Perché non è accettabile che campi comunali, pagati dai cittadini, diventino fortini dove la legge non può entrare. Ogni giorno l´elenco dei reati commessi da stranieri è lunghissimo, ogni giorno le ferrovie hanno problemi per i furti di rame, fatti soprattutto da romeni. Quindi il progetto corre su due linee: gestire l´emergenza con regole chiare e evitare che in futuro si ripropongano situazioni come questa».

Queste regole saranno messe come condizione per restare nei campi?
«Stiamo preparando un regolamento provvisorio da far rispettare in tutti i campi, con un comitato di gestione, una sorta di "amministratore di condominio" e pensiamo anche di far pagare le bollette a chi ci vive. Sarà un tentativo concreto di responsabilizzare chi sta nei campi: perché il radicamento eccessivo, la logica dei campi chiusi è una delle maggiori fonti di insicurezza. Diciamo che il modello potrebbe diventare uno dei primi campi milanesi, quello di via Impastato, piccolo e gestibile. Devono diventare così anche via Triboniano, via Idro: campi dove sovraffollamento e totale mancanza di controllo non possono essere tollerati». 

(19 giugno 2008)

http://milano.repubblica.it/dettaglio/Il-proclama-del-prefetto-Via-4-romeni-su-10-entro-luglio/1478335
288  Lingua e cultura ROM / La musica / Šaban Bajramović - Addio al re della musica rom il: 20 Giugno 2008 - 07:42:00
Addio al re della musica rom
09.06.2008 

Šaban Bajramović è morto domenica (8 giugno), a 72 anni, nella sua casa di Niš, dopo una lunga e sofferta malattia. Entrato nella leggenda della musica come il Nat King Cole di Niš, è considerato tra i migliori dieci cantanti jazz del mondo

Di P. Mihailović, Blic, 9 giugno 2008,
(titolo orig. «Preminuo kralj romske pesme»)
Traduzione a cura della redazione di Osservatorio sui Balcani

Video/ascolti:
http://www.youtube.com/watch?v=0Fhzrnw6aTo

Opa Cupa
http://www.youtube.com/watch?v=n-kPv30Csvg


Šaban nacque il 16 aprile 1936 a Niš. La scuola praticamente non l’aveva mai frequentata, mentre l’educazione musicale l’aveva ricevuta, come la maggior parte dei rom, dalla strada. A diciannove anni per motivi d’amore fuggì dall’esercito, e come disertore fu condannato a tre anni di carcere su Goli Otok.

“Quando mi ero lamentato per la lunghezza della pena e per il fatto che mi avevano mandato a Goli Otok, mi aggiunsero altri due anni e mezzo. Per questo motivo li insultai e gli dissi: ‘non potete condannarmi tanto quanto io posso resistere!’. Non feci nemmeno giuramento quando scappai dall’esercito. La polizia politica a Goli Otok era maleducata con noi, proprio perché non eravamo dell’ambiente politico. Ci obbligavano a portare le pietre, ci picchiavano e maltrattavano. Quando ero là non mi sono mai separato dai libri e mi spedivano in continuazione in cella di isolamento per 40-50 giorni, solo perché leggevo nell’orario di lavoro. Là ho giocato anche a calcio, facevo il portiere e a quel tempo ero forse migliore dei famosi Beara e Šoškić”, ricordava Šaban.

In gioventù si era arrangiato alla meglio, finché la musica non lo incontrò…

“Finché ero a Goli Otok non avevo nemmeno immaginato di avere orecchio. Là ho imparato le note e in sei mesi avevo sviluppato l’orecchio musicale e imparato a suonare il contrabbasso. Una volta noi prigionieri avevamo dato un concerto ed io avevo cantato al posto dei miei colleghi. Fu allora che iniziò la mia carriera di cantante”, diceva Šaban, che su Goli Otok aveva formato l’orchestra del carcere, con la quale suonava il jazz di Armstrong, Sinatra e poi melodie spagnole e messicane. Più tardi disse che Goli Otok fu la sua scuola di vita.

Incise il primo disco nel 1964, e oggi, dietro di lui ci sono circa una ventina di album e una cinquantina di singoli. Scrisse e compose circa 700 canzoni.
Per più venti anni fu a capo di una band “Crna mamba” con cui fece il giro del mondo. Su invito di Nehru e Indira Gandhi andò in India, e tenne concerti spettacolari in tutto il mondo. Ovunque fu invitato più volte…

“Ho scelto la musica, perché la musica è una cosa divina. Non ho mai guardato a come la facevano gli altri, ho considerato la musica dal mio punto di vista. Mi sono meritato l’appellativo di re della musica rom e Nat King Cole di Niš. Nessuno mi può sostituire, in qualsiasi cantante posso ritrovare almeno metà delle mie canzoni. I neri sono dei fenomeni musicali, come noi zigani. Ho cantato per i neri le loro melodie in lingua zigana. Facevo finta, e loro rimanevano meravigliati”, raccontava Šaban.

Bairamović è stato sulla scena musicale dal 1964. Nel frattempo ha fatto anche diversi film: con Goran Paskaljević “Andjeo čuvar” (1987), con Milan Jelić “Nedeljni ručak” (1982), con Stole Popov “Ciganska magija” (1997).

“Penso che il successo non mi abbia cambiato affatto, ma non ho realizzato i miei sogni. Nessuno, nella mia natale Niš, si è mai ricordato, dopo che mi sono occupato per 40 anni di musica, di dire: ‘Šaban, ti sei meritato la pensione’. Come posso essere soddisfatto”, diceva il cantante da tempo malato.

Pian piano il cuore lo ha tradito. Cinque anni fa aveva avuto un ictus, e in seguito gli era stato messo anche un bypass. La scorsa settimana gli aveva fatto visita il ministro per il Lavoro e le Politiche Sociali, Rasim Ljajić, il quale aveva previsto per Šaban un piccolo aiuto finanziario e l’aiuto medico.

“Vivo tristemente dopo 40 anni di mie canzoni, nessuno che apra il mio cancello o che telefoni per chiedere come vivo e se riesco a vivere in queste condizioni. Patisco…”, aveva detto Bajramović alcune giorni prima di chiudere per sempre gli occhi. Era stato d’ispirazione per innumerevoli artisti di tutto il mondo. Gli ultimi giorni li ha trascorsi con la moglie Milica. Ha lasciato quattro figlie e 12 nipotini, sparpagliati per il mondo, cosa che, come diceva lui stesso, gli provocava una triste ispirazione…

http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/9683/1/49
289  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Mille voci contro il razzismo il: 19 Giugno 2008 - 09:13:34
Mille voci contro il razzismo

No al razzismo, no al decreto sicurezza del Governo. A dirlo sono le mille voci e le decine di organizzazioni della società civile e del no profit che questa mattina si sono ritrovate nell'Aula Magna dell'Università La Sapienza di Roma per «aprire un agenda culturale e un cammino sociale condiviso per l'accoglienza».

Grandi assenti professori e studenti cui va il richiamo del pro-rettore Piero Marietti in apertura dei lavori. «Me ne scuso e ne prendo atto - dice Marietti - questa è un'accoglienza dovuta - ma vedo che la cultura cui ci si appella oggi non ha ritenuto di dover partecipare». Presenti, fra i tanti, l'Unhcr, la Caritas Italiana, la Fondazione Migrantes, il presidente della Regione Puglia Nicki Vendola, l'ex ministro Paolo Ferrero, Tullia Zevi, Gad Lerner.

L'appuntamento ha inizio con un minuto di silenzio per coloro che il governatore della Puglia Nichi Vendola definisce i «morti del cimitero del Mediterraneo», cioè le centinaia di migranti in fuga dal proprio paese che trovano la morte per arrivare in Italia. Insieme per ridare alla questione dell'integrazione «il senso» che esula dal «consenso» dice Vendola.

Ma l'Assemblea, promossa da associazioni laiche e cattoliche come l'Arci, Amnesty International, Acli, Antigone, Cgil, Cnca, Federazione Rom e Sinti Insieme, Libera, Magistratura democratica, va al di là della retorica e di fatto dà il via ad una sorta di mobilitazione contro il razzismo «per dire che non c'è sicurezza per nessuno se mancano i diritti umani e la dignità della persona» come sottolinea il presidente dell'Arci Paolo Beni. Lo scopo dell'agenda comune è lo «sforzo per un lavoro educativo e culturale così che sia più facile anche il lavoro politico» come spiega Miraglia dell'Arci all'apertura dei lavori dell'Assemblea.

Fin dalle prime battute è chiaro che al vaglio dell'Assemblea c'è necessariamente il decreto sicurezza all'analisi del Senato e sul quale si chiede un ripensamento in Parlamento. E contro il decreto si alzano le mille voci e le decine di striscioni portati in silenzio nell'Aula dalle associazioni migranti. «Italiani/Sinti- Sinti/ italiani» dicono quelli dell'Associazione Rom e Sinti insieme, «Italiani dal 1400» dice un altro slogan, «Clan destino» è scritto su una maglietta, «Siamo i Sinti di Roma» si presentano i romani con un gioco di parole.
E a prendere la parola per primi sono proprio loro, i migranti, «le vere vittime della sicurezza» come si definisce uno dei rappresentanti immigrati e rifugiati di Caserta, che con una petizione sta cercando di cambiare le regole per il permesso di soggiorno della legge Bossi- Fini. «Criminale non è una parola che si porta scritta sulla fronte - spiega - criminale è chi commette un reato». E «scusate se sono qui» conclude il suo intervento.

Dopo l'emozione si appella alla «razionalità» il pro-rettore dell'Università La Sapienza, che spiega quanto tutti i discorsi restino «vuota retorica» senza il sostegno della scienza. «Tra me e un nigeriano c'è un 3 per mille di differenza genetica» spiega Marietti e questa è una delle ragioni per cui essere razzisti è irragionevole».

«La vera esigenza è il canale di Sicilia» prende la parola Luciano Eusebi, docente di Diritto penale dell'Università la Cattolica che spiega: «Il diritto è il riconoscimento dell'altro, non il diritto ad autorizzare noi stessi ad abortire l'altro dalla nostra vita. Invece questo decreto è soltanto un uso strumentale del diritto per fini penali. Se si introduce la possibilità di lasciare libero ingresso ai migranti solo in caso di necessità - continua Eusebi - gli scafisti faranno in modo che i viaggi della speranza siano sempre più viaggi d'emergenza. Con questo decreto si introduce inoltre la "colpa d'autore": Sei più colpevole non per il reato che hai commesso ma per quello che sei».

Per Tullia Zevi, rappresentante della comunità ebraica di Roma, la sicurezza dipende «dall'integrazione e dal riconoscimento dell'altro» e il timore è che «senza memoria si torni a 50 anni fa quando in nome di un'ideologia razzista nella civilissima Europa si sterminarono 6 milioni di persone sradicando la cultura della diversità».

«Non bisogna aver paura, insomma, di essere ormai una minoranza» incita il giornalista Gad Lerner, intervenendo all'assemblea della Sapienza. «Ho paura che ci stiamo abituando al fatto che il razzismo faccia parte del senso comune del paese e anche in nome del popolo. È il popolo che lo vuole e allora si cancellano la pietà e i valori fondamentali dell'essere umano - continua Lerner - dividendo la gente che muore da quella che crepa».

Per il giornalista non si può rischiare di diventare subalterni ad una maggioranza che «prevede i commissari ad hoc per un'etnia, obbligo delle impronte digitali anche per i minori, che legittima un linguaggio che prevede il termine derattizzazione per gli essere umani e che lascia dire ad una radio del partito di Governo che «se gli “zingari” sono finiti nei lager una qualche ragione ci sarà pure stata. Abbiamo perso le elezioni sull'equazione migranti sicurezza, ma non ci possiamo escludere dalla decisione: bisogna votare contro il decreto sicurezza» conclude Lerner.

Sulle questioni del diritto internazionale ha molto da dire Mauro Palma, presidente del comitato europeo per la prevenzione della tortura, nel ricordare che «il Governo italiano si sta nascondendo sotto l'ombrello dell'Ue per quanto riguarda le norme della detenzione e del rimpatrio. Ma quello che il governo sta mettendo in atto sono tutto sommato tre norme «che esulano da qualsiasi legge europea». Quello dei 18 mesi di detenzione nei centri di permanenza temporanea, in realtà - spiega Palma - non è il limite minino ma il limite massimo posto dall'Ue per paesi che prima avevano tempi di detenzione più lunghi». Dunque è una norma fatta per i paesi con una forte emergenza tra i quali non è certo l'Italia».

http://comitatoromsinti.blogspot.com/2008/06/roma-mille-voci-contro-il-razzismo.html
290  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Brutalmente aggredita a Milano Rebecca, 12enne Rom premio Unicef 2008 il: 19 Giugno 2008 - 08:48:28
Brutalmente aggredita a Milano Rebecca
12enne Rom vincitrice del premio Unicef 2008


EveryOne: “Episodio di gravita’ inaudita. Necessaria condanna unanime di
Istituzioni Nazionali ed Europee e seri provvedimenti contro la deriva
razzista e xenofoba in Italia”

E’ accaduto ieri mattina, 17 giugno, alle 8 a Milano. La famiglia Covaciu,
romena di etnia Rom, già oggetto di continue peregrinazioni per l’Italia a
seguito di vessazioni, minacce e sgomberi, stava uscendo dalla tenda in
cui da diversi giorni si era stabilita, in un microinsediamento nella zona
di Gianbellino, quando è stata brutalmente aggredita da due italiani di
età compresa fra i 35 e i 40 anni. Rebecca, 12 anni, nota per essersi
aggiudicata in Italia il Premio Unicef – Caffè Shakerato 2008 per le sue
doti artistiche applicate all'intercultura, e il fratellino Ioni, 14 anni,
sono stati prima spintonati e poi picchiati. I genitori, uno dei quali è
Stelian Covaciu, pastore della Chiesa Pentecostale, che assieme al
fratello maggiore di Rebecca erano accorsi per difendere i figli, sono
stati ricoperti di insulti razzisti, minacciati, indotti a lasciare
immediatamente l’Italia e subito dopo percossi. I Covaciu a quel punto
sono fuggiti verso la stazione di San Cristoforo, in piazza Tirana, e
accorgendosi di essere ancora seguiti hanno chiesto aiuto ai passanti.
Nessuno è intervenuto. Mentre la famiglia si stava avviando verso il parco
antistante la stazione, la signora Covaciu, cardiopatica,  è stata colta
da un malore. Stellian Covaciu ha a quel punto contattato telefonicamente
Roberto Malini del Gruppo EveryOne, che ha dato l’allarme facendo inviare
sul posto una volante della Squadra Mobile di Milano e un’ambulanza.
All’arrivo della Polizia, gli aggressori si sono dileguati. Prima ancora
dell'aggressione, l’Unicef aveva manifestato indignazione per la vicenda
della piccola Rebecca, simbolo di un'infanzia senza diritti.


Il Gruppo EveryOne era in procinto di organizzare un ritorno della
famiglia in Romania per sottrarla all'ostilità che colpisce i Rom a
Milano.

“Questa nuova violenza contro le famiglie Rom è spaventosa e deve
sollevare la protesta della società civile” commentano i leader del Gruppo
EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. “Quello che è
avvenuto a Rebecca e alla sua famiglia è sintomatico del clima, ormai
fuori controllo nel nostro Paese, di odio e intolleranza nei confronti del
popolo Rom. Purtroppo non si tratta affatto di un caso isolato, ma
dell’ennesimo gravissimo episodio di violenza, ai danni di una famiglia
innocente, che rimarrà impunito e annuncia tempi davvero oscuri per
l’Italia.” Il Gruppo EveryOne ha recentemente denunciato l'aggressione a
Rimini, avvenuta nell'indifferenza generale, di una ragazzina Rom incinta,
presa a calci da un italiano mentre chiedeva l’elemosina. A Pesaro,
qualche giorno fa, Thoma, il membro più anziano della locale comunità Rom,
sofferente di un handicap a una gamba e  cardiopatico, è stato colpito al
capo e umiliato in pieno centro storico. Nella stessa città, i parroci
hanno recentemente vietato ai Rom di chiedere l'elemosina davanti alle
chiese. Nei giorni precedenti all'aggressione della famiglia Covaciu,
EveryOne ha ricevuto segnalazioni di numerosi episodi di violenza da parte
di italiani nei confronti di persone di etnia Rom, soprattutto dei più
deboli: bambini e donne. “L'attuale clima di discriminazione generale e
l'atteggiamento ostile delle autorità,” continuano Malini, Pegoraro e
Picciau “fanno sì che le persone aggredite non trovino più il coraggio di
denunciare i loro aggressori. Inoltre, dichiarazioni come quelle del
ministro dell’Interno Roberto Maroni, che predica la tolleranza zero
contro i Rom,  la loro schedatura con foto segnaletiche e addirittura il
prelievo del DNA, lo sgombero indiscriminato e senza alternative di campi
di fortuna e insediamenti regolari, la sottrazione dei bambini Rom alle
famiglie senza mezzi di sostentamento – proclami che sconcerterebbero
qualunque esponente democratico di un Paese civile –, finiscono per
fomentare violenze e soprusi ai danni dei più indifesi".

Assieme a EveryOne, anche Santino Spinelli, dell’Associazione Thèm Romano
onlus, e il gruppo “Caffè Shakerato” di Genova, organizzazione per
l'intercultura e il rispetto dei diritti dei bambini, esprimono la più
viva preoccupazione per l’episodio, effetto ancora una volta dell’odio
razziale che imperversa in Italia.

 “E’ necessaria una condanna unanime del mondo politico italiano e delle
Istituzioni europee” concludono i leader del Gruppo “e sono ormai
indispensabili provvedimenti seri contro chi viola i diritti umani e si
fa portatore di violenze e discriminazioni di matrice xenofoba e
razzista”.




Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334-8429527 - (+ 39) 331-3585406
www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com
291  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Cara Europa. Appello di Rebecca Covaciu contro la persecuzione dei Rom il: 19 Giugno 2008 - 08:28:25
Cara Europa. 
Appello di Rebecca Covaciu contro la persecuzione dei Rom in Italia



Si chiama Rebecca Covaciu, è una ragazzina rom di 12 anni, ha una vita di
povertà, emarginazione e sofferenza alle spalle.
I giornali hanno parlato di lei come della "piccola Anne Frank del popolo
Rom".

La famiglia Covaciu abbandonò Arad, in Romania, per fuggire povertà e
discriminazione. Ma in Italia ha conosciuto gli effetti devastanti
dell'odio razziale. Ha subito un tentato linciaggio da parte di razzisti a
Milano; le forze dell'ordine hanno distrutto più volte le baracche
costruite da Stelian, papà di Rebecca, mettendo la famiglia in mezzo alla
strada. L'aiuto offerto dai membri del Gruppo EveryOne ha evitato che
Stelian, sua moglie e i loro quattro bimbi subissero un destino tragico.
Ora Rebecca - che non è solo una grande promessa dell'arte europea
(promessa che sarà mantenuta solo se la persecuzione razziale in Italia
non la ucciderà), ma un angelo di sensibilità, altruismo e bontà - si è
incamminata in una "marcia della morte" verso il nulla, con i suoi cari.

Durante la primavera 2007, la famiglia Covaciu ha incontrato gli attivisti
del Gruppo EveryOne, che si sono fatti carico delle sue esigenze
fondamentali.

Il 24 Aprile 2008, a Milano, una "squadra di protezione" formata da agenti
in assetto antisommossa, agli ordini di Gianvalerio Lombardi ha compiuto
un'operazione di sgombero nei confronti della comunità di Rom romeni,
provenienti da Timisoara, che si era rifugiata in un campo del quartiere
Giambellino. Il campo era "abusivo": numerose famiglie in condizioni di
miseria tragiche si erano rifugiate lì per evitare di morire di fame e
malattie nella loro città di origine, vivevano in una situazione di
segregazione e discriminazione insostenibile. L'azione degli agenti è
stata eseguita con metodi brutali. Uomini, donne e nugoli di bambini sono
stati costretti a uscire dalle loro baracche, messi in fila come gli ebrei
rastrellati dai nazisti durante l'Olocausto e costretti ad assistere alla
distruzione del loro piccolo, miserabile mondo.

Le baracche sono state distrutte e date alle fiamme senza che agli
occupanti fosse concesso di prelevare i propri pochi beni. Una mamma
supplicava gli uomini in divisa: "Per piacere, lasciatemi prendere le
copertine per i miei bambini". Un poliziotto le rispondeva: "Non ti
servono a niente, perché adesso, con il nuovo governo, vi rimandiamo tutti
in Romania".

I bambini piangevano, mentre i loro aguzzini li spintonavano e li
intimidivano con parole dure, offensive, improntate all'odio razziale. Una
delle famiglie cacciate in malo modo dalla squadra era la famiglia
Covaciu, il cui capofamiglia è un missionario evangelico, noto presso i
Rom di Milano per gli innumerevoli gesti di altruismo compiuti nei
riguardi delle famiglie perseguitate.

Sua moglie parla cinque lingue: il romeno, il romanes, il francese, lo
spagnolo e l'italiano. Hanno quattro bambini, fra i quali Rebecca Covaciu,
di 12 anni, dotata di un notevole talento nel campo delle arti plastiche,
tanto che alcuni dei suoi disegni - che documentano la vita dei Rom in
Italia - sono stati esposti a Napoli, nel corso della Giornata della
Memoria 2008, presso le prestigiose sale dell'Archivio Storico, che li ha
acquisiti in permanenza.

Rebecca ha imparato a disegnare e dipingere nelle baracche e sotto i
ponti, sviluppando un talento che le ha consentito di vincere il Premio
UNICEF 2008 fra centinaia e centinaia di ragazzi di tutte le nazionalità,
per il disegno e la pittura legato ai diritti dei Bambini e ha già
partecipato a mostre d'arte, con i suoi disegni che raccontano la
persecuzione degli 'zingari' in Italia. Il premio le è stato consegnato a
Genova nell'àmbito del Festival dell'Intercultura "Caffè Shakerato".

I disegni di Rebecca sono esposti al Museo d'Arte Contemporanea di Hilo
(Stato delle Hawaii, U.S.A.), rappresentativi dell'arte dei Rom in Europa
e della condizione di emarginazione cui sono costretti. Il direttore del
museo Ted Coombs ha scritto: “L'Arte di Rebecca Covaciu pone in rilievo
un'infantile innocenza, preziosa nel mondo dell'arte, che si propone solo
di colpire l'attenzione. Non è arte per l'arte, ma - piuttosto - arte che
esprime la pura voce dell'anima.

Il Museo d'Arte di Hilo sostiene e incoraggia l'arte capace di entrare in
comunicazione con l'anima, perché si tratta del messaggio che ci ha
consegnato in eredità l'Arte Polinesiana. Gli antenati degli Hawaiani
viaggiarono, assumendosi grandi rischi, per essere parte della cultura del
nostro mondo: ecco perché siamo orgogliosi di supportare queste
meravigliose opere d'arte che provengono dall'altra parte del mondo”

Le opere di Rebecca sono state esposte anche nell'àmbito delle mostre del
Gruppo internazionale di artisti "Watching The Sky", fra cui "Psiche
Incatenata", in occasione della Giornata della Memoria 2008, nelle
prestigiose sale dell'Archivio Storico del Comune di Napoli. Genova ha
attribuito l'importante riconoscimento "Arte e Intercultura - Caffè
Shakerato" ai disegni-testimonianza della piccola artista. La serie di
opere grafiche "I topi e le stelle" (qui accanto alcune delle opere),
ispirata alla sua vita negli insediamenti "abusivi", sarà esposta a Roma,
Napoli e Genova nell'àmbito di una mostra itinerante dedicata ad Arte,
infanzia e Diritti dei Popoli.

Nonostante questi suoi meriti, nonostante l'impegno del padre Stelian a
cercare un lavoro anche umilissimo in Italia, la famiglia Covaciu era
costretta a vivere in una baracca, in mezzo ai topi e ai parassiti, senza
acqua potabile né corrente elettrica.

L'hanno sgomberata da edifici abbandonati e perfino da sotto i ponti.  "Ci
trattano come animali perché non ci conoscono," ha detto Rebecca dopo aver
ricevuto il Premio UNICEF. "Non sanno che cosa vuol dire vivere in mezzo
ai topi e ai rifiuti, al freddo, senza cibo. Quando noi bambini chiediamo
l'elemosina, dicono che i nostri genitori sono cattivi, perché non sanno
che se non ci aiutiamo tutti, fra di noi, moriamo di fame. E' un brutto
mondo per noi 'zingari”.

Intorno alla famiglia Covaciu, in Italia, è in atto una spaventosa purga
etnica che non risparmia alcuna città. Comunità e famiglie vengono
braccate sia da ronde di giustizieri, sia dalle forze dell'ordine, che
distruggono i loro poveri ripari, bruciano i loro averi e le mettono in
mezzo alla strada, senza cibo né assistenza.

Il Gruppo EveryOne ha raccolto centinaia di testimonianze, fra cui quelle
di bambini e donne che hanno subito ogni tipo di violenza, dopo essere
state private del rifugio di un edificio abbandonato o di una baracca di
cartone, legno e lamiera. "Avevamo due bambini piccoli, molto belli,"
hanno raccontato fra le lacrime due ragazze Rom romene, "ma quando ci
hanno mandate via dalla nostra baracchina non avevamo più niente da dargli
da mangiare. I bambini si sono ammalati e tossivano tutta la notte.
Serviva un antibiotico, ma nessuno ci aiutava. Sono morti durante la
stessa notte". Non sono casi singoli, ma è la realtà del popolo Rom che
vive in Italia, dal nord al sud.

La speranza media di sopravvivenza degli 'zingari' in Italia si è
abbassata a soli 35 anni, mentre la mortalità dei loro bambini è 15 volte
superiore a quella degli altri cittadini. Sono numeri tragici, identici a
quelli che caratterizzarono la condizione degli ebrei segregati nel ghetto
di Varsavia, luogo simbolo dell'Olocausto.

Il sopravvissuto alla Shoah Piero Terracina, di fronte al martirio dei Rom
in Italia ha affermato recentemente, con la voce strozzata e gli occhi
lucidi: "Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo. Le leggi razziali
e le atrocità che colpiscono oggi i Rom sono molto simili a quelle che
toccarono a noi ebrei, durante la persecuzione nazifascista".

Tutto avviene nell'indifferenza generale e la campagna mediatica di stampo
razzista ripropone le calunnie che permisero tanti pogrom, persecuzioni e
stermini durante la Storia: i Rom stuprano le donne italiane, i Rom non
vogliono lavorare perché preferiscono dedicarsi al crimine, i Rom
rapiscono i bambini.

Il Gruppo EveryOne ha dimostrato che i casi di rapimento diffusi da
politici razzisti e media erano montature e ha divulgato i dati risultanti
da un'analisi minuziosa degli archivi di stato: dal 1899 ad oggi nessun
cittadino Rom è mai stato condannato per rapimento di minore. Ma non
basta, perché i Rom sono stati scelti quali capri espiatori di un'Italia
che ha abbandonato la via della solidarietà, della tolleranza e dei
Diritti Umani.

“Quando disegno, penso ai colori di un mondo migliore, dove anche noi
possiamo essere felici. Da grande voglio aiutare i poveri e se diventerò
un'artista famosa, voglio dipingere il mondo degli 'zingari', così tutti
vedranno la verità. Vorrei parlare ai grandi, ai potenti, a quelli che
potrebbero aiutare il mio popolo. Vorrei chiedergli di aiutarci, perché la
nostra vita è troppo triste".

Rebecca ricorda Anne Frank, incapace di perdere il sorriso e la fiducia
negli esseri umani, nonostante la spietata persecuzione che il suo popolo
subisce qui in Italia.

La videointervista “Cara Europa” è la risposta al desiderio di Rebecca,
che le consente di lanciare un appello all'Europa, contro la
discriminazione che colpisce il suo popolo. È una testimonianza della
persecuzione dei Rom in Italia e sarà presentato all'assemblea plenaria
del Parlamento Europeo e all'Unicef, grazie a un'iniziativa del Gruppo
EveryOne

Nota: Per vedere il video fai clic sull’immagine “Cara Europa” a inizio
pagina. È richiesto Apple QuickTime

Monday, May 26, 2008


292  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Quel rom eroe sotto al temporale ''Ha salvato la vita alla mia famiglia'' il: 14 Giugno 2008 - 09:59:41
Quel rom eroe sotto al temporale
"Ha salvato la vita alla mia famiglia"

Laura Mari

 Di lui non si sa niente. Né il nome, né dove vive. L´unica certezza è che domenica ha salvato un´intera famiglia dal violento nubifragio che aveva fatto impantanare l´automobile su cui viaggiavano una bambina disabile di otto anni, i genitori e la nonna di 80 anni. L´eroe per caso è un rom di circa 60 anni che l´8 sera, verso le 19.30, ha sfidato le intemperie per soccorrere quattro cittadini romani rimasti chiusi in una macchina sommersa da una pozzanghera di acqua e fanghiglia.

«Stavamo percorrendo con l´auto via Tiburtina - racconta Silvio Talarico, il conducente della vettura - ma d´improvviso è scoppiato un violento nubifragio e all´altezza del cimitero del Verano, vicino al cavalcavia della Tangeziale Est, la macchina si è impantanata in una pozzanghera d´acqua profonda al punto da non riuscire ad aprire le portiere. Ho provato più volte a far ripartire la macchina, ma il motore aveva incamerato troppa acqua - prosegue Talarico - mia moglie e mia figlia urlavano per la paura, ho iniziato a suonare il clacson per richiamare l´attenzione degli altri automobilisti, ma nessuno si è fermato per aiutarci, nemmeno una volante dei carabinieri che in quel momento transitava sulla strada. Poi ho visto dallo specchietto retrovisore che qualcuno si stava avvicinando per soccorrerci».

Un eroe per caso, un angelo che con la forza della solidarietà ha sfondato le porte dell´auto e ha portato in salvo i quattro passeggeri. «L´uomo non parlava italiano, era un rom che si era rifugiato sotto il ponte della tangenziale - ricorda Silvio Talarico - mi ha aiutato a far uscire dalla macchina mia moglie e poi ha preso in braccio la mia bambina disabile e l´ha portata al riparo sotto il cavalcavia, insieme alla nonna di 80 anni. Poi - continua Silvio - ci ha offerto la sua giacca per asciugarci e coprirci dal freddo sino all´arrivo del carroattrezzi. Da giorni - sottolinea Silvio Talarico - sto cercando di rintracciare quell´uomo, la mia famiglia ed io vorremmo trovarlo per ringraziarlo e vorremmo che anche il sindaco Gianni Alemanno si attivasse per far sapere alla città che un rom ci ha salvato la vita».

(12 giugno 2008)

http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Quel-rom-eroe-sotto-al-temporale-Ha-salvato-la-vita-alla-mia-famiglia/2029351/6

293  Lingua e cultura ROM / Porrajmos / La storia di Giuseppe Catter, partigiano rom il: 13 Giugno 2008 - 08:39:24
La storia siamo noi 

Ancora altre storie, di un'Italia fatta anche da altri.

Continuano i racconti di episodi che spesso si perdono nella storia "ufficiale".

La storia raccontata da Isabella Marincola, sorella di Giorgio,
partigiano italosomalo, e quella narrata da Pino Petruzzelli,
autore di ''Non chiamarmi zingaro'',
la storia di Giuseppe Catter, partigiano rom, in libreria dal 19 giugno.

ascolto:
http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/archivio_2008/audio/fahrenheit2008_06_06.ram


su:
http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/mostra_evento.cfm?Q_EV_ID=253678
294  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Intervista sul clima di intimidazione verso i bambini rom di una scuola a Milano il: 13 Giugno 2008 - 08:28:49
Fahrenheit sul clima di intimidazione verso i ragazzi rom
di una scuola  di Milano


I racconti e le storie che in modo diverso hanno a che fare con l'attualita' o con la nostra storia.
Ad esempio il clima di intimidazione che ha investito i bambini rom di una scuola di Milano.

Ne parliamo con Suor Gloria Mari, vicepresidente dell'Associazione Nocetum di Milano, che sta seguendo e sostenendo l'integrazione dei giovani rom, in un'esperienza nata dall'amicizia e dalla conoscenza, cui ha corrisposto una assunzione di responsabilita' da parte delle famiglie rom.

Ascolto:
http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/archivio_2008/audio/intervista2008_06_06.ram


Nocetum
http://www.nocetum.it/


Fahrenheit
fahre@rai.it

http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/mostra_evento.cfm?Q_EV_ID=253674


 
295  Lingua e cultura ROM / Proposte ed iniziative / Interrogazione su un medico Asl: 'Non ti curo, voi rom mi fate schifo' il: 13 Giugno 2008 - 08:58:04
''Non ti curo, voi rom mi fate schifo"
Interrogazione su un medico Asl

La pesantissima frase rivolta da una dottoressa a una rom malata da anni arriva in parlamento grazie a un'interpellamza dell'ex sindaco Paolo Corsini

BRESCIA, 11 giugno 2008 - NON TI CURO perchè voi rom mi fate schifo". E' la pesantissima frase con cui una dottoressa dell'Asl di Brescia potrebbe aver negato le cure a una donna rom.

Per cercare di far luce su quanto sarebbe effettivamente accaduto i parlamentari del Pd Paolo Corsini e Pierangelo Ferrari hanno presentato un'interrogazione urgente al Ministro del lavoro, salute e politiche sociali e al Ministro delle Pari Opportunità.

 

I due parlamentari sono venuti a conoscenza di quanto sarebbe accaduto da un'inchiesta pubblicata da un quotidiano locale di Brescia. E' stata la donna, che si chiama Luisa, malata seriamente da 4 anni e madre di 5 figli, uno dei quali con seri problemi di salute a riferire alla giornalista bresciana quanto le avrebbe detto la dottoressa dell'Asl. Nell'interrogazione urgente Corsini e Ferrari chiedono se non si ritenga d'aprire "un'inchiesta al fine di verificare la veridicità di quanto riferito dal quotidiano".

 

E "QUALORA LA veridicità fosse confermata, un fatto d'estrema gravità, offensivo della dignità della persona, inqualificabile oltre che assai rilevante sotto il profilo del mancato espletamento delle responsabilità deontologiche connesse all'esercizio della professione medica, quali misure intendano assumere affinchè i dirigenti dell'Asl bresciana intervengano nei confronti del medico in questione".

di MARIO PARI
http://qn.quotidiano.net/cronaca/2008/06/11/96157-curo_fate_schifo.shtml
296  Lingua e cultura ROM / Proposte ed iniziative / In solidarietà con i rom - documento napoletano il: 12 Giugno 2008 - 09:51:23
Napoli, 8 giugno 2008
In solidarietà con i rom

Il “Comitato Campano con i rom”, nato tre anni fa, riunisce associazioni laiche e religiose, gruppi italiani e rom e rappresentanti della società civile. Il comitato è nato da un profondo senso di indignazione per l’assenza di politiche accoglienti e soluzioni concrete ai diritti dei popoli rom. I comitato si pone come luogo di aggregazione e di riflessione sui problemi che i rom in mezzo a noi devono affrontare, svolgendo al contempo una forte azione di pressione sociale e culturale nei confronti delle istituzioni e della società civile. Purtroppo in questi ultimi vent’anni, in Italia e in Campania, non si è andato oltre soluzioni emergenziali e ghettizzanti per le comunità rom, togliendo così a loro la possibilità di costruire percorsi di cittadinanza.

Alla luce degli atroci avvenimenti di Ponticelli e del decreto-sicurezza del ministro Maroni:

il Comitato condanna:

• Quanto avvenuto a Ponticelli e chiede che sia fatta piena luce sui rapporti tra il piano di riqualifica dell’aria di Ponticelli, gli interessi della camorra e della politica. Inoltre l’episodio del tentato rapimento della bambina napoletana da parte della ragazza rom deve essere chiarito in ogni dettaglio, visto che tutti i casi di rapimento da parte dei rom emersi sui giornali in questi anni si sono sempre rivelati delle menzogne. Mai nella storia della repubblica un rom è stato condannato per sequestro di minore. Questo, se fosse vero, sarebbe il primo caso.

• Ogni atteggiamento razzista e xenofobo e coloro i quali (giornali, politici e cittadini), per propri interessi, soffiano sul fuoco dell’intolleranza.

• La scelta di voler affrontare le problematiche sociali con il ricorso a soluzioni di
commissariamento.

• La scelta del governo di inserire nel nostro ordinamento giuridico il reato di immigrazione clandestina. Questo reato, come già il Vaticano e l’ONU hanno dichiarato, è inaccettabile in quanto discrimina le persone in base al luogo di nascita in evidente contrasto con la Costituzione italiana, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e i trattati internazionali. La legge deve essere uguale per tutti indipendentemente dalla nascita e provenienza.

• Gli sgomberi dei campi rom, senza l’individuazione di soluzioni alternative, in violazione del diritto alla casa e conseguentemente alla salute, allo studio, alla vita familiare ecc., come previsto dalla convenzione europea dei diritti umani e dalle altre norme di diritto interno e internazionale.

• Le politiche emergenziali e ghettizzanti che non risolvono il problema dell’integrazione.

il Comitato chiede:

• La regolarizzazione per tutti i rom che da anni vivono con noi sul nostro territorio.

• La cancellazione dal decreto del ministro Maroni del reato di immigrazione clandestina e delle aggravanti per chi non è regolare.

• L’adozione di politiche non ghettizzanti o discriminanti per i popoli rom.
• Il coinvolgimento dei rom nei tavoli in cui si decide dei loro futuro in un processo di partecipazione dal basso.

• Un tavolo di lavoro tra commissario per l’emergenza sicurezza e le associazioni, i comitati e i rom per progettare insieme una strategia verso una reale soluzione dei problemi che noi riteniamo essere un problema, non di sicurezza, ma di rispetto dei diritti umani.

• Il riconoscimento e la tutela da parte dell’Italia e della UE del romanes come lingua antichissima da considerarsi patrimonio dell’umanità.

• Il risarcimento ai rom per le persecuzioni millenarie culminate nello sterminio nazista.



Il Comitato campano con i rom – Rete Lilliput, Asunen romalen, Sassi Fiore, Le donne in nero, chi rom e…chi no, Missionarie comboniane (Torre Annunziata), Marco Nieli Opera Nomadi, Mani Tese - Napoli, Felicetta Parisi, Annamaria di Stefano, Padri Alex Zanotelli, Domenico Pizzuti, Giovanni Fantola, Acli (Arenella), Consiglia Gianniello, Raffaella La Cava.

Aderiscono:

• G.I.M. (Giovani Impegno Missionario) - Napoli
297  Lingua e cultura ROM / Porrajmos / Re: Perché censire cittadini italiani..solo perché rom?! il: 12 Giugno 2008 - 09:08:33
RICORDARE PER NON DIMENTICARE

una storia veramente ancora sconosciuta
e per nulla studiata nelle scuole
come pretendere che che poi i nostri ragazzi siano esenti dalle tentazioni nazi-razziste?
298  Lingua e cultura ROM / Materiali Trasversali / Re: Uno studio del 2006 su partecipazione politica e rappresentazione mediatica il: 12 Giugno 2008 - 09:06:00
interessante verificare anche le prese di posizione favorevoli
in passato veramente poche
ora piu' coraggiosamente presenti sugli organi di stampa
sia da parte di sinti e rom che di semplici cittadini
299  Lingua e cultura ROM / Proposte ed iniziative / Campi si - Campi no - su venezia il: 12 Giugno 2008 - 09:02:15
Una lettera aperta a cacciari di Santino Spinelli
http://www.osservazione.org/documenti/spinelli%20venezia.JPG

e la risposta di Yuri Del Bar, Sinto italiano e Consigliere Comunale a Mantova

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

Carissimo Santino,

leggo la tue affermazioni pubblicate dal quotidiano la Nuova Venezia (10 giugno 2008, a pagina 23): “il Rom Spinelli è contrario al villaggio, anche se fosse d’oro sarebbe un ghetto”. Il tuo intervento mi pare che evidenzi una scarsa conoscenza sulla reale situazione delle quaranta famiglie di via Vallenari. Da quaranta anni i Sinti veneziani vivono su un terreno in condizioni igieniche sanitarie inaccettabili. E chiedono una soluzione alla loro situazione abitativa.

I Sinti, in questi anni, hanno partecipato alla costruzione del progetto abitativo che sta suscitando tante polemiche. I Sinti veneziani sono essere umani dotati di coscienza e non burattini autoconvinti. Essi possono autorappresentarsi e decidere per se stessi. I Sinti veneziani sono protagonisti pensanti del proprio futuro e non necessitano di un portavoce non riconosciuto!

I Sinti sono consapevoli che i “campi nomadi” sono luoghi di segregazione e di esclusione sociale ma in via Vallenari, queste persone, stanno aspettando da undici anni di poter lavare in una doccia normale i loro figli. Mettersi contro il progetto abitativo attuale significa andare contro i Sinti e la loro volontà!

Il sogno di ogni Sinto, realizzato da molti nel Nord e nel Centro Italia, è quello di poter acquistare un piccolo appezzamento di terra dove poter vivere con la propria famiglia allargata ma è evidente che ai sogni bisogna “mettere le gambe” e questo non si fa in un momento. Ne sono ben consapevoli le stesse famiglie sinte veneziane come hanno dichiarato in diverse occasioni.

Santino, tu sei Rom e dovresti sapere quanti sono stati i sacrifici fatti da tantissime famiglie sinte per uscire dalla logica ghettizzante dei “campi nomadi”. La maggior parte di noi Sinti in questi anni ha comprato con i propri sacrifici terreni privati nei quali potersi insediare con le proprie famiglie.

Oggi ci sono sempre più Sinti disperati e minacciati quotidianamente dai comuni con ordinanze di sgombero ed espropri di terreni, sostenere la soluzione abitativa dell’inserimento in alloggi popolari, tesi da te sostenuta nel intervista, vorrebbe dire distruggere il sogno di ogni Sinto. Le tue dichiarazioni vanno contro la volontà di molti Sinti e non fanno altro che aggravare la già drammatica situazione.

Ti parlo da Sinto. Io vivo come un soggetto attivo all’interno della società, sono Consigliere Comunale da tre anni, vivo in un mio terreno privato con mia moglie e i mie figli, ho una ottima relazione sociale con i mie vicini. Santino sono arrivato a tutto ciò con molto sacrificio e tanto impegno e oggi posso dire di avere realizzato il mio sogno che è quello di tanti, tanti Sinti in Italia.

Quindi caro Santino prima di rilasciare dichiarazioni generalizzanti dovresti confrontarti e considerare la volontà i desideri dei Sinti, perché le dichiarazioni che rilasci: “i Sinti vanno iscritti nelle liste per l’assegnazione delle case… Falso che non possono vivere in appartamenti, pura autoconvinzione dei Rom: possono viverci benissimo senza perdere la loro cultura, altrimenti si ghettizzano” possono essere molto pericolose perché alimentano le convinzioni dei Sindaci che la soluzione dell’appartamento sia l’unica valida e possibile.

Se le tue dichiarazioni venissero prese in considerazione dal Sindaco di Mantova che fine faranno i miei sacrifici? E i sacrifici di migliaia di famiglie sinte ma anche Rom che sono riuscite ad esaudire il proprio sogno?

Cosa aspirano le famiglie sinte oggi in Italia?

La risposta a questa domanda non potrà mai venire dalle generalizzazioni di un singolo individuo, ma potrà realizzarsi solo con la partecipazione dei diretti interessati, quindi prima di farti invitare da Cacciari dovresti attendere l’invito dei Sinti al fine di condividere con loro desideri e aspirazioni.

Cordialmente,

Yuri Del Bar

(Sinto italiano e Consigliere Comunale a Mantova)

http://www.osservazione.org/Del%20Bar%20Venezia.htm
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