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256  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Intervista ad Eva Rizzin, attivista sinta il: 30 Giugno 2008 - 07:07:36
«Coinvolgere i rom non perseguitarli come nel fascismo»
Giacomo Russo Spena

«La discriminazione contro di noi è accettata e condivisa, non fa neanche più scandalo». Eva Rizzin, trentenne nata ad Udine, è una delle tante sinte italiane. «Stiamo qui dal 1400 - precisa - Nomade è infatti un termine improprio, la maggior parte di noi è sedentaria». Laureata con una tesi sulla sua comunità e dottorata sui fenomeni dell'antiziganismo, oggi lavora con l'associazione articolo 3, un gruppo che difende «tutte le minoranze discriminate». Rom, ebrei, omosessuali e migranti.

Che ne pensa della proposta di Maroni di schedare con le impronti digitali i bambini dei campi?

Mi inorridisce. E' una proposta demagogica, discriminante, persecutoria. Di stampo razzista. Ci riporta indietro nella storia: durante la II guerra mondiale sono stati sterminati dai nazisti dai 400 ai 600 mila rom e sinti. Per motivi razziali siamo stati seviziati, gasati nei campi di concentramento e usati come cavie per esperimenti medici. Solo perché «zingari». Eravamo indegni di esistere. E l'Italia ha contribuito a questo massacro: già nei primi anni del regime fascista infatti è iniziata la persecuzione dei rom. Oggi ci risiamo. Con leggi non molto diverse.

Ma il ministro dice che il suo intervento è mirato a tutelare i bambini.

Macché. Lui alimenta solo quell'antiziganismo che nel paese ha raggiunto livelli drammatici. Dal 2005 c'è stata un'escalation incredibile: tra sgomberi dei campi, episodi di violenza gratuita come Napoli, per finire ora alla negazione dei diritti. Mi auguro che quella di Maroni sia solo una provocazione senza seguito, perché proposte del genere possono minare la sicurezza di tutti. Sono altri gli strumenti per risolvere delle problematiche realmente esistenti.

Che pensa delle tante le voci sollevate contro la sua ordinanza?

Mi confortano. C'è bisogno di unità e sostegno in questa fase: qualsiasi persona a prescindere dalle appartenenze deve manifestare oggi il proprio dissenso. Se crede nello stato di diritto e nei valori della democrazia. Lancio una campagna provocatoria: chiedere a tutti gli adulti di affiancare i bambini dando anche loro le impronte digitali. Sarebbe un forte segnale politico. Poi spero che le indignazioni degli organismi italiani e internazionali facciano cambiare idea al governo. Esistono strumenti finanziari e normativi dell'Unione Europea, capaci di trovare le giuste soluzioni. Basterebbe applicarli. Ma l'Italia non lo fa.

Interventi di che tipo?

Sono previsti servizi di mediazione interculturale in collaborazione con enti locali e istituzioni. Inoltre si stabiliscono dei diritti primari da dare ai rom, come la casa e l'istruzione. In Italia invece la gente si indigna per le condizioni disumane in cui crescono i bambini nei campi, senza far pressioni per trovare loro una soluzione alternativa. Un giusto alloggio. I campi nomadi infatti sono un'invenzione tutta italiana: la maggior parte di noi vuole il rispetto del diritto all'abitare.

Esiste però un problema di bambini che non vengono mandati a scuola.

Solo in piccola parte. Quelli che non ci vanno sono impossibilitati. Tra sgomberi forzati, comportamenti discriminatori e barriere, come la sostenibilità dei costi e la distanza dell'istituto, la scuola diventa impossibile. Comunque la maggioranza dei bambini inizia il ciclo formativo. La scolarizzazione è una chiave importante per l'emancipazione delle future generazioni. Ma bisogna costruire una scuola che riconosca la cultura dei bambini sinti: nelle classi esistono tuttora forme di segregazione.

Ha delle ricette per contrastare le politiche razziste del governo?

Politiche efficaci si ottengono solo creando una relazione coi rom e sinti. Come suggerisce l'Europa. Invece c'è un'assoluta ignoranza su di noi: si pensa che il furto e l'accattonaggio siano caratteristiche della nostra cultura. Assurdo.
Conoscenza, confronto, dialogo e partecipazione sono gli strumenti per sconfiggere i pregiudizi.

In questo momento esiste un forte attivismo delle comunità rom, ripartiamo da lì.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/28-Giugno-2008/art21.html
257  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / LA BANALITÀ DEL MALE MINORE - Annamaria Rivera il: 30 Giugno 2008 - 07:00:50
LA BANALITÀ DEL MALE MINORE
Annamaria Rivera


Chissà quanti hanno potuto vedere il film di Eyal Sivan e Rony Brauman, Un spécialiste. Portrait d'un criminel moderne, basato sulle immagini realizzate durante il processo ad Eichmann. Più che dal libro famoso di Hanna Arendt, al quale il film si ispira, è da queste immagini che emerge in modo pregnante la mostruosa banalità del male: Eichmann, responsabile dal 1941 al '45 del rastrellamento, dell'evacuazione e del trasferimento verso i lager di ebrei polacchi, sloveni e gitani d'Europa, ci è restituito dalle sequenze del processo come un ometto normale, mediocre, ben educato, che di eccessivo ha solo la fissazione burocratica e la propensione conseguente a tradurre in eufemismi abomini e crimini sommi: il rastrellamento è un «problema tecnico», la deportazione è la «questione-trasporti», le morti nei vagoni blindati nient'altro che «deplorevoli inconvenienti», gli intoppi nella macchina della deportazione «inadeguatezze ed errori» da correggere.

È a quelle immagini che ho pensato leggendo le dichiarazioni minimizzanti del ministro dell'interno e dei suoi collaboratori a proposito della schedatura e delle impronte digitali riservate ai Rom, bambini compresi, cioè di un provvedimento che somiglia alle schedature razziste dei regimi nazifascisti, finalizzate a costruire archivi per l'individuazione, segregazione, concentramento, deportazione delle minoranze. «Vogliamo che i bambini vivano una vita normale, in condizioni decenti, senza topi, senza essere obbligati all'accattonaggio o a peggio ancora», dichiara Maroni. E Mantovano, di rincalzo: «La norma sulle impronte è finalizzata a identificare, se si perde un bambino, chi siano i suoi genitori». Tutto normale, no? Che c'è da gridare allo scandalo?

Perché l'Unicef, il Consiglio d'Europa, il Garante della privacy, l'Aned, la Tavola valdese, Amos Luzzatto, qualche esponente dell'opposizione, per fortuna raro e flebile, e i soliti scalmanati difensori dei «nomadi» s'indignano tanto? Certo, Maroni non è Eichmann, non avendone neppure la meticolosità e l'aspirazione al rigore amministrativo. Ma le misure che propone e l'ideologia con cui le giustifica - esattamente quella del «male minore», di cui parlava Hanna Arendt - dovrebbero suscitare l'allarme corale dei cittadini democratici. Non è così.

È almeno dal 1991, cioè dal trattamento alla cilena dei profughi albanesi nello stadio di Bari, che governi di centro-destra e di centro-sinistra compiono atti e misure razziste banalizzandoli e giustificandoli dietro formule burocratiche. E una buona parte della società civile reagisce con l'indifferenza, la rimozione o l'ideologia degli «italiani, brava gente».

Il razzismo è un sistema che si costruisce cumulativamente, una «banalità» dopo l'altra.

Credo che oggi, con il governo di destra-destra e con la saldatura fra razzismo «popolare» e razzismo istituzionale, siamo giunti al suo compimento sistemico.

La sinistra è indebolita dalla batosta elettorale, si dice, non ce la fa a reagire. Che reagisca, allora, chiunque ha a cuore la difesa dei diritti umani o la sorte dei bambini: che ognuno chieda di essere schedato insieme ai Rom.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/28-Giugno-2008/art1.html
258  Lingua e cultura ROM / Porrajmos / Visita nell'excampo di internamento per rom e sinti di Agnone, in Molise il: 30 Giugno 2008 - 06:52:29
Una visita ai luoghi dell'ex campo di internamento per rom e sinti di Agnone, in Molise, insieme a una sopravvissuta.
La memoria di nonna Milka

GIOVANNA BOURSIER

Una visita ai luoghi dell'ex campo di internamento per rom e sinti di Agnone, in Molise, insieme a una sopravvissuta di allora. Più di 60 anni dopo, ottiene anche delle scuse La «zingara» e il sindaco L'anziana donna sopravvissuta dal campo di internamento di Agnone ricevuta dal sindaco Gelsomino De Vita, che le ha porto le scuse della cittadinanza (foto di Silvia Biagi - Osservatorio Nomade)

Milka ha 83 anni, l'espressione fiera e cammina incerta. Fa fatica quando sale sul pulmino, ma la maschera con una domanda: «dove stiamo andando?». E' quello che si chiedono molti qui, all'alba, nel campo nomadi di Foro Boario, quartiere Testaccio di Roma, dove i rom si stanno svegliando. Mentre qualcuno prepara il caffè altri guardano stupiti il furgone sul quale c'è scritto «Osservatorio Nomade di Roma», anche se quasi tutti sanno che si tratta di uno strano gruppo di artisti e amici che da qualche anno frequenta questo luogo mettendo in relazione storie e persone diverse che oggi partono insieme. Quelli dell'Osservatorio usano la loro arte per creare spazi di comunicazione e lo fanno soprattutto nei luoghi di confine, sul mare, lungo i fiumi, nei campi sosta, perché, spiegano, «in un mondo occupato quasi esclusivamente dalla solitudine mediatica è soprattutto lì che le persone si spostano con le loro vite e culture da raccontare e mettere a confronto». Cosa che ormai avviene sempre più nella marginalità in cui si muovono masse di immigrati e nomadi.

Anche per questo Milka sale sul pulmino dell'Osservatorio che, intanto, si riempie: ci sono Aldo, un altro rom, Osama, un operatore cinematografico egiziano, Matteo, Silvia e Lorenzo. E qualcuno risponde subito a Milka: «Stiamo andando ad Agnone». Lei sorride, guarda fuori dal finestrino e, con l'aria di chi la sa lunga, dice: «Ma sì, lo sapevo. Ci andiamo per raccontare. Perché io ci sono stata ad Agnone, tanto tempo fa. Ma allora datemi un po' di soldi». Tutti ridono e finalmente si parte.

Sconosciuto a torto

Agnone è un paesino arroccato sulle montagne del Molise, a nord fra Isernia e Campobasso, non molto conosciuto. Dovrebbe invece esserlo soprattutto per la storia che si trascina dietro da più di mezzo secolo: perché ad Agnone, durante il fascismo, c'era uno dei tanti campi di internamento italiani. Un campo in cui, almeno da un certo punto in poi, erano imprigionati soltanto «zingari».

Mentre la storia ufficiale è ancora lenta e ritarda a raccontarlo, lo fa Milka scendendo dal furgone, con i suoi 83 anni e la sua fatica, davanti all'ex convento di San Bernardino. Fa freddo, è stanca perché nel frattempo ha già parlato per due ore a un centinaio di studenti attentissimi, ma si incammina, decisa a ritrovare la memoria di quei luoghi e di quei tempi. E si arrabbia subito perché il cancello non è più lo stesso: «Non si entrava di qua, forse da là dietro», dice al sindaco e al professor Francesco Paolo Tanzi, che con le sue ricerche e i suoi studenti ha ricostruito tutta la storia di Agnone in un libro. L'edificio, una specie di cascinale fuori dal paese, a più di 800 metri d'altezza, adesso è un ricovero per anziane povere, prima e dopo la guerra era dei frati (ma il vescovo non ebbe dubbi a cederlo ai fascisti) dal 1940 al 1943 campo di concentramento. E, sicuramente a partire dalla seconda metà del 1941, c'erano rinchiusi solo rom e sinti di varie nazionalità: donne, uomini e bambini.

Dai documenti finora ritrovati si capisce che nel luglio del 1942 erano almeno 250 e che nel gennaio successivo era stata anche allestita una scuola per i bambini rom o, come si legge, per la loro «educazioneintellettuale e religiosa» che doveva «toglierli dalle loro abitudini randagie e amorali». «Io la scuola non me la ricordo», dice Milka un po' seccata, «però avevo già 18 anni quando sono entrata qua dentro. Ero con mio marito e i miei figli. E poi c'era tutta la famiglia, la mamma, mio padre, che è morto dalla fatica due mesi dopo che siamo usciti, il nonno e gli altri, zii e cugini miei e di mio padre. Due sono morti, li hanno portati all'ospedale di Isernia. Anche il nonno è morto e il corpo non lo abbiamo più visto. Insomma c'erano tutti i parenti stretti e poi altri rom. Eravamo più di 100. Noi Goman stavamo al piano di sotto e i Bogdandi sopra. E quando siamo arrivati molti erano già qui, dal Veneto. C'erano le guardie intorno e non potevamo mai uscire. La mattina facevano l'appello, come succedeva in Germania. Ma i nostri erano italiani. Però non chiedetemi che anno era, io gli anni non me li ricordo. Ci sarà ben scritto. So che qui sono diventata maggiorenne, ho compiuto 21 anni in questo posto, perché allora mi hanno dato il sussidio. Prima non me lo davano, mi davano qualcosa per il bambino che avevo al seno, ma morivamo di fame. Mio marito andava in cucina a rubare le bucce delle patate mentre quelli che avevano il sussidio qualche volta uscivano a comprare qualcosa. Con due carabinieri, uno per parte. Compravano anche dai contadini che venivano con le ceste di frutta. Ma noi non avevamo soldi. La mattina ci davano il caffè che era acqua e poi sempre la minestra con le patate e la bieta. E con i vermi. Tutti i giorni c'erano i vermi, verdi e grossi che mi viene ancora da vomitare. Ma dovevamo mangiare per non morire. Ci davano 100 grammi di pane e la gente cascava per terra. Li ho visti entrare come leoni e diventare scheletri. Un signore si metteva contro il muro per non cadere. Era un omone, è diventato come un pezzo di legno. Così ci avevano ridotto. Per fortuna non ci hanno fucilato anche se tanti sono morti».

Milka sa che i rom non erano solo ad Agnone. C'erano altri campi di internamento in Italia e c'erano altri prigionieri «zingari»: di sicuro, per quanto se ne sa fino a oggi, erano rinchiusi a Ferramonti in Calabria, in Sardegna, alle isole Tremiti, a Tossicia in Abruzzo, a Boiano e Vinchiaturo, altri due campi del Molise. In base a un ordine fascista del settembre 1940 i rom venivano rastrellati nei loro accampamenti, portati in carcere e nei vari campi: «A noi ci hanno preso in un prato vicino a Pisa - continua Milka - mi sembra fosse estate ma non chiedetemi quando perché se non ricordo bene io non dico niente. Stavamo in quel prato, molti lavoravano il rame, anche mio marito. Eravamo giovani con i nostri figli, ma sono arrivati i carabinieri, e ci hanno detto di lasciare tutto perché ci portavano in un posto migliore. Ma ci hanno portato con il treno fin qua giù, hanno aperto il portone e ci hanno buttato dentro. C'erano i letti di ferro, materassi vecchi e due coperte a testa. E i pidocchi dappertutto che per me erano la cosa peggiore: li vedevi anche sul pavimento, grossi, e ci toglievamo i pezzi di carne per grattarci. A me è venuta una malattia che avevo tutti i buchi sulla faccia. D'inverno faceva molto freddo, non c'era il riscaldamento e l'umidità era terribile. Ti marcivano le ossa. Ancora adesso cammino male e questo me lo sono guadagnato qua dentro».

Milka comincia a girare dentro l'edificio, cerca di ricordare e ritrovare la sua stanza. Cammina traballante e con le mani sempre davanti. Non riesce ad entrare, si aggrappa al braccio di chi le è vicino, guarda restando sulle porte e dice che ormai tutto è diverso. «Le stanze - ripete - le stanze, le stanze». Va verso un balcone ed esce: «Qui si veniva e guardavamo fuori. Stavo qui e guardavo», sospira. Poi va verso il cortile: «Ecco la fontana, questa è rimasta uguale. Sono arrivata a vederla. Mi tremano le gambe come una foglia». La fontana è di ferro battuto, al centro del cortile. Milka si siede per riposare un po'. E piange: «Per mio marito - dice - lui soffriva più di me e dopo la guerra non è mai stato bene. Il signore se l'è preso 25 anni fa. Ma sai come piangevamo quando siamo usciti di qua? Io ci sono stata 3 anni ma eravamo tanti, non solo italiani, anche tedeschi, jugoslavi e spagnoli, che la sera qualche volta suonavano. E' l'unico ricordo bello. Il resto è tutto buio. Un giorno sono arrivati i tedeschi, hanno spalancato il portone. Per fortuna c'erano i Campos, madre e figlio, che parlavano tedesco. Gli hanno raccontato come stavamo male e loro ci hanno aperto e ci hanno lasciati uscire. Lo so che i tedeschi hanno fatto male al mondo, l'ho visto alla televisione, eppure a noi ci hanno lasciato andare, senza mitragliarci. Siamo fuggiti subito, come fanno i conigli quando scappano dalle gabbie. Davvero - sorride - è la santa verità davanti a Dio. Poi abbiamo ricominciato a girare e battere il rame, abbiamo comprato un carrettino, anche un cavallino e siamo arrivati a Roma. Adesso voglio essere pagata per quello che abbiamo sofferto. Ora che ci sono i documenti c'è scritto, non si può più dire che non è vero».

Gli elenchi degli internati

Negli archivi della prefettura, infatti, il professor Tanzi ha trovato due elenchi di rom internati e anche altri documenti che raccontano la storia di Agnone. Milka chiede un risarcimento che le sarebbe dovuto. Come a tutti gli ex internati, come per qualcuno è stato fatto. Non per i rom, vittime negate prima ancora che dimenticate.

Un po' più tardi, nella sala del consiglio comunale, il sindaco di Agnone, Gelsomino De Vita, area centrodestra, le chiede ufficialmente scusa. Dice: «Io chiedo scusa a Milka, a Tomo Bogdan che era con lei e oggi è rimasto a Roma perché sta male, al marito di Milka che non c'è più e a tutti gli altri rom internati qui nella nostra città. Ci sono silenzi che pesano sul popolo di Agnone. Lo abbiamo capito tardi, ma oggi la cittadinanza vuole chiedere scusa. Se accetti, Milka, io ti chiedo scusa». E lei: «Ma prego, prego signor sindaco, non mi dica così, non faccia così. Io le sono riconoscente. Io però vivo in una roulotte che è grande come questo tavolo, con i buchi e non ho niente. Nemmeno la cittadinanza, solo il permesso di soggiorno. Sono ancora straniera, dopo la prigionia e più di 60 anni in questo paese. E non ho mai staccato uno spillo da una siepe, anzi ho tolto il pane dalla mia bocca per darlo agli altri. Qui ad Agnone sono stata male e non si guarisce più. Vorrei una sistemazione e forse lei, signor sindaco, può aiutarmi».

Milka chiede un posto dove vivere, e dice che con lei lo chiedono molti altri rom. Il sindaco risponde che la aiuterà e le consegna un attestato: oltre alle scuse c'è scritto che è cittadina d'onore. Lei, uscendo, dice che non sa leggere, ma «mi ha fatto piacere vedere dove ho sofferto». Nessuno ha parlato di fascismo e di responsabilità politiche, ma almeno, come voleva l'Osservatorio, qualcosa è stato fatto mettendo insieme persone e luoghi diversi, testimoni e documenti. Un atto di verità unico e importante per il nostro paese: il riconoscimento di una persecuzione che diventa strumento di conoscenza contro l'indifferenza e i revisionismi. E le scuse di una città a una donna rom che, con i suoi 83 anni, ha fatto un po' meno fatica a risalire sul furgone per tornare a Roma. Almeno per una notte.



http://www.ilmanifesto.it/g8/dopogenova/425d5524aa245.html
 
 
259  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Maroni attacca - "Non recederò di un millimetro" il: 29 Giugno 2008 - 09:39:28
Dopo le polemiche, il ministro difende le sue decisioni: "Critiche ipocrite e infondate"
Al Viminale i prefetti di Roma, Napoli e Milano. Appianati i contrasti: "Perfetta sintonia"

Impronte bimbi rom, Maroni attacca
"Non recederò di un millimetro"

 
Il ministro Roberto Maroni
ROMA - Dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla schedatura della popolazione nomade - e in particolare sull'identificazione delle impronte digitali dei minorenni - interviene, oggi, l'artefice del provvedimento. E cioè il ministro dell'Interno Roberto Maroni che, dalla provincia di Varese, attacca: "Critiche ipocrite, non recederò di un millimetro".

"Polemiche infondate e ipocrite". "Le polemiche che si sono scatenate in questi giorni sono totalmente infondate. Deve finire l'ipocrisia per cui sono tutti a favore dei bambini però tutti accettano che i bambini vivano in questi campi dividendo lo spazio coi topi. Questa ipocrisia è assolutamente immorale". Quanto al metodo, il ministro dell'Interno tiene a precisare: "Noi interveniamo con la Croce Rossa, tutelando i diritti di tutti, ma vogliamo sapere chi c'è, chi abita le nostre città, chi abita le nostre regioni e chi ha diritto di stare e chi non ha diritto di restare".

Convocati a Roma tre prefetti. E intanto, convocati al Viminale i prefetti di Roma, Milano e Napoli nominati un mese fa commissari all'emergenza nomadi. L'incontro è stato indispensabile dopo le perplessità espresse in modo particolare dal prefetto di Roma Carlo Mosca che si era detto contrario a prendere le impronte ai bambini rom "così come non si prendono per i minorenni italiani che chiedono il passaporto".

Viminale: "Generale armonia". Dopo un lungo colloquio con il il capo del gabinetto del ministro, i contrasti sembrano appianati: "E' stata registrata una perfetta sintonia", ha commentato il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi. "E' stata evidenziata una generale armonia nella prima fase degli interventi", ha ribadito il Viminale in un comunicato stampa. "L'attività di censimento procede regolarmente anche con il ricorso alle impronte digitali". A Milano sono stati già censiti 4 campi su 12.

(29 giugno 2008)

http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/cronaca/sicurezza-politica-10/prefetti-nomadi/prefetti-nomadi.html
260  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Cassazione, se i nomadi sono ladri è legittima la discriminazione il: 29 Giugno 2008 - 09:37:05
Le motivazioni della sentenza con cui nel dicembre scorso
la Suprema corte ha annullato la condanna al leghista Tosi


 Cassazione, se i nomadi sono ladri è legittima la discriminazione
L'attuale sindaco di Verona: "Il mio fu un atto di democrazia"

 ROMA - "La discriminazione per l'altrui diversità è cosa diversa dalla discriminazione per l'altrui criminosità. In definitiva un soggetto può anche essere legittimamente discriminato per il suo comportamento ma non per la sua qualità di essere diverso". Questa la motivazione con cui lo scorso dicembre la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna per "propaganda di idee discriminatorie" all'attuale sindaco di Verona, il leghista Fabio Tosi.

All'epoca dei fatti contestatigli - una petizione e manifesti del 2001 contro i campi nomadi abusivi - Tosi era capogruppo della Lega Nord nel consiglio regionale veneto e durante una riunione aveva detto tra l'altro che "gli zingari dovevano essere mandati via perché dove arrivavano c'erano furti". Il pm veronese Guido Papalia l'aveva rinviato a giudizio ed era stato condannato a due mesi di reclusione. Ora il verdetto è stato annullato per nuovo esame, con l'indicazione ai giudici di merito della corte d'Appello veronese di non considerare reato le iniziative politiche che hanno come obiettivo i comportamenti illegali di appartenenti alle minoranze etniche e non le etnie in sé.

"La Cassazione riconosce che non si trattò di discriminazione razziale, ma di un atto di democrazia - commenta soddisfatto il sindaco di Verona - un atto di democrazia per ripristinare, attraverso una raccolta di firme, la legalità in città". Secondo Tosi, la Cassazione "riconosce anche, implicitamente, una situazione comunemente nota a Verona e cioè che "all'interno dei campi rom vi sono anche molti dediti sistematicamente ad attività criminose che costringono i minori, anche con l'uso della violenza, a perpetuare quei comportamenti".

In sostanza la Suprema corte sostiene che quando si tratta di "temi caldi come quello della sicurezza dei cittadini" bisogna fare attenzione a non accusare i politici di commettere incitamento all'odio razziale quando intendono prendere iniziative discriminatorie non in nome della diversità razziale ma a fronte dei "comportamenti criminali" di determinati gruppi.

"La discriminazione - secondo la Cassazione - si deve fondare sulla qualità del soggetto (nero, zingaro, ebreo ecc) e non sui comportamenti. La discriminazione per l'altrui diversità è cosa diversa dalla discriminazione per l'altrui criminosità".

"In definitiva - conclude Piazza Cavour condividendo la linea difensiva di Tosi - un soggetto può anche essere legittimamente discriminato per il suo comportamento ma non per la sua qualità di essere diverso".

Tosi, insieme ad altri quattro leghisti (Matteo Bragantini, Lucio Coletto, Enrico Corsi e Maurizio Filippi) era stato rinviato a giudizio per aver promosso una petizione nella quale si chiedeva "lo sgombero immediato di tutti i campi nomadi abusivi e provvisori e che l'amministrazione non realizzi nessun nuovo insediamento nel territorio comunale". La raccolta di firme era stata pubblicizzata da manifesti con su scritto "no ai campi nomadi, firma anche tu per mandare via gli zingari". E poi c'era quella frase.

A questo proposito i difensori dei leghisti - avanzando un'obiezione ritenuta "in larga misura fondata" dai giudici della Cassazione - avevano sottolineato che il pensiero di Tosi non era razzista in quanto "la contrapposizione tra ladro e non ladro non esprime un'idea di superiorità, ma di semplice differenza di comportamento". Ancora per quanto attiene la frase di Tosi, la Suprema Corte aggiunge che "la frase anzidetta non esprimeva alcuna idea di superiorità o almeno non superiorità fondata sulla semplice diversità etnica, ma manifestava solo un'idea di avversione non determinata dalla qualità di zingari delle persone discriminate ma dal fatto che tutti gli zingari erano ladri". E questo, per i supremi giudici, "non è un concetto di superiorità o odio razziale, ma un pregiudizio razziale". Punibile se "contiene affermazioni categoriche non corrispondenti al vero".

"Tuttavia su un tema acceso come quello della sicurezza che crea forti tensioni emotive - argomenta la Cassazione - non si può estrapolare una frase poco opportuna per attribuire all'autore idee razziste senza esaminare il contesto e valutare gli elementi a discolpa". E la Suprema Corte rimprovera alla Corte di Appello di non aver considerato che i leghisti "avevano precisato di non avere avversione verso i Sinti in quanto tali, ma solo nei confronti di quelli che rubavano". Ora il caso si riapre nell'appello bis.

(29 giugno 2008)

http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/cronaca/sicurezza-politica-10/cassazione-tosi/cassazione-tosi.html
261  Lingua e cultura ROM / Documenti e riferimenti normativi / Proposta di Risoluzione del Parlamento europeo su una strategia europea sui Rom il: 29 Giugno 2008 - 05:44:47
PARLAMENTO EUROPEO
2004       2009
Documento di seduta
23.1.2008   B6 0051/2008

PROPOSTA DI RISOLUZIONE

a seguito delle interrogazioni orali B6 0389/07, B6-0003/08, B6-0004/08 e B6 0005/08
a norma dell'articolo 108, paragrafo 5, del regolamento
da Viktória Mohácsi e Alfonso Andria
a nome del gruppo ALDE
su una strategia europea sui Rom
 
B6 0051/2008

Risoluzione del Parlamento europeo su una strategia europea sui Rom

Il Parlamento europeo,
–   visto l'articolo 13 del trattato CE che permette alla Comunità europea di prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica,
–   viste la sua risoluzione del 27 gennaio 2005 sull'Olocausto, l'antisemitismo e il razzismo,
–   vista la sua risoluzione del 28 aprile 2006 sulla situazione dei Rom nell'Unione europea,
–   vista la sua risoluzione del 1° giugno 2006 sulla situazione delle donne Rom nell'Unione europea,
–   vista la sua risoluzione del 15 novembre 2007 sull'applicazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri,
–   vista la sua risoluzione legislativa del 29 novembre 2007 sulla proposta di decisione quadro del Consiglio sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale,
–   visti gli articoli 6, 7 e 29 del trattato sull'Unione europea e l'articolo 13 del trattato CE, che impegnano l'UE i suoi Stati membri a proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali ed a fornire gli strumenti giuridici per lottare contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, la Carta europea dei diritti fondamentali e lo statuto dell'Agenzia per i diritti fondamentali;
–   vista la direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica e la direttiva 2000/78/CE che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di lavoro e occupazione, nonché la decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia,
–   vista la relazione sul razzismo e la xenofobia negli Stati membri dell'UE nel 2007, pubblicata dall'Agenzia per i diritti fondamentali,
–   vista la recente sentenza della Grande camera della Corte europea dei diritti dell'uomo nella causa D.H. e altri contro la Repubblica ceca,
–   vista la creazione negli ultimi anni di un Decennio dell'inclusione dei Rom e di un Fondo per l'istruzione dei Rom, finalizzati ad accrescere l'efficacia delle politiche e dei finanziamenti a favore dei Rom, e attualmente incentrati su alcuni Stati europei, compresi alcuni Stati membri dell'UE, alcuni paesi candidati e altri paesi in cui le istituzioni dell'Unione hanno una presenza molto significativa,
–   visto l'articolo 108, paragrafo 15 del suo regolamento,
A.   considerando che gli 8-12 milioni di Rom che vivono nell'Unione europea sono vittime di discriminazioni razziali e che molti di loro subiscono spesso gravi discriminazioni strutturali, condizioni di povertà ed esclusione sociale nonché un insieme di discriminazioni in base a sesso, età, disabilità e orientamento sessuale,
B.   considerando la mancanza di progressi nella lotta alla discriminazione contro i Rom e nella difesa dei loro diritti all'istruzione, all'occupazione, alla salute e all'alloggio, sia negli Stati membri che nei paesi candidati,
C.   deplorando che i cittadini Rom dell'Unione europea siano spesso vittima di discriminazioni razziali nell'esercizio dei loro diritti fondamentali, in qualità di cittadini dell'UE, compresi quelli alla libertà di circolazione e di stabilimento,
D.   considerando che la segregazione nei sistemi d'istruzione continua a essere tollerata in tutti gli Stati membri dell'UE; riconoscendo che tale discriminazione nell'accesso a un'istruzione di qualità condiziona in modo permanente la capacità dei bambini Rom a svilupparsi e a godere dei loro diritti a uno sviluppo educativo,
E.   considerando che i Rom sono ancora soggetti a discriminazioni nel mondo del lavoro,
F.   considerando che i Rom molto spesso occupano alloggi al di sotto della norma e insalubri, che esistono prove di sfratti coatti nei confronti dei Rom  e che ad essi viene regolarmente negato il diritto a un alloggio alternativo,
G.   considerando che l'UE offre una serie di meccanismi e strumenti che possono essere utilizzati per migliorare l'accesso dei Rom a un'istruzione di qualità, all'occupazione, all'alloggio e alla sanità, in particolare quelli per l'inclusione sociale e le politiche regionale e in materia di occupazione,
H.   riconoscendo che l'inclusione sociale delle comunità Rom continua a essere un obiettivo da raggiungere e che occorre utilizzare gli strumenti dell'UE per realizzare cambiamenti efficaci e visibili in questo campo,
I.   riconoscendo la necessità di garantire un'effettiva partecipazione dei Rom alla vita politica, in particolare alle decisioni che incidono sulla vita e sul benessere delle comunità Rom,
J.   prendendo atto in particolare della situazione drammatica di molte persone e comunità Rom nei nuovi Stati membri nonché l'acuta vulnerabilità degli immigrati Rom provenienti dai nuovi Stati membri,
1.   approva la conclusione del Consiglio europeo del 14 dicembre 2007 il quale dichiara che "consapevole della specifica situazione a cui si trovano di fronte i Rom in tutta l'Unione, invita gli Stati membri e l'Unione a utilizzare tutti i mezzi per migliorare la loro inclusione" e "invita la Commissione a esaminare le  politiche e strumenti esistenti e a riferire al Consiglio sui progressi compiuti entro la fine del gennaio 2008";
2.   condanna categoricamente e inequivocabilmente tutte le forme di razzismo e di discriminazione a cui si trovano di fronte i Rom e altri considerati come "zingari";
3.   sollecita la nuova agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali a porre il problema dell'inclusione dei Rom e la lotta al razzismo e alla discriminazione razziale nei confronti dei Rom tra le sue massime priorità nell'ambito del suo programma di lavoro;
Un'impostazione globale
4.   riafferma l'importante ruolo dell'UE nella lotta contro la discriminazione nei confronti dei Rom, che spesso è strutturale e che pertanto esige una impostazione globale a livello UE, pur riconoscendo che il principale investimento in materia di volontà politica, tempi e risorse per la protezione, la promozione e responsabilizzazione dei Rom deve essere a carico dei governi nazionali degli Stati membri;
5.   invita la Commissione europea a sviluppare una Strategia quadro europea per l'inclusione dei Rom, al fine di dare coerenza programmatica a livello UE per quanto riguarda l'inclusione sociale dei Rom; osserva che una strategia quadro europea per l'inclusione dei Rom dovrebbe:

-   dare la priorità all'inclusione dei Rom mediante gli strumenti di inclusione sociale e la politica in materia di occupazione dell'UE nonché mediante i fondi strutturali con la promozione dei programmi sostenibili UE e nazionali volti a difendere i diritti dei Rom in materia di istruzione, occupazione, sanità e alloggio, sia negli Stati membri che nei paesi candidati,

-   contribuire a lottare contro la discriminazione strutturale e istituzionale nei settori dell'istruzione, dell'occupazione, dell'accesso ai servizi sanitari e all'alloggio; promuovere azioni positive quale importante strumento per porre rimedio agli svantaggi consolidati;

-   lottare gli atteggiamenti antizingari integrandoli in forma tematica nelle campagne e iniziative a livello UE contro il razzismo,

-   stabilire meccanismi di controllo per valutare programmi nei settori dell'inclusione sociale e dell'occupazione; stabilire parametri e indicatori e fornire il necessario sostegno in materia di ricerca e valutazione dei programmi attuati;

-   assicurare un'impostazione olistica ai problemi dei Rom e allineare la politica UE nei confronti dei Rom alle attuali iniziative intergovernative come il Decennio dell'inclusione dei Rom e le strategie dell'OSCE e del Consiglio d'Europa per il miglioramento della situazione dei Rom,

6.   invita la Commissione europea a stabilire una unità Rom o un organismo con poteri analoghi per coordinare l'esecuzione della strategia quadro europea per l'inclusione dei Rom, facilitare la cooperazione tra Stati membri, coordinare azioni comuni tra Stati e assicurare che tutti gli organi competenti siano sensibilizzati su tutti gli aspetti relativi ai Rom,

7.   invita la Commissione europea a sviluppare una proposta per l'istituzione di un piano d'azione comunitario per l'inclusione dei Rom con il compito di fornire sostegno finanziario per realizzare l'obiettivo di una strategia quadro europea sull'inclusione dei Rom;

8.   invita gli Stati membri a creare strategie nazionali di integrazione dei Rom, nel caso in cui queste non esistano ancora, e ad assicurare che vengano forniti un contesto istituzionale e finanziamenti adeguati allo scopo di assicurare la loro completa esecuzione;

Istruzione

9.   invita la Commissione a esaminare le opportunità per rafforzare la legislazione contro la discriminazione nel settore dell'istruzione, in particolare per quanto riguarda la desegregazione, e a riferire al Parlamento sulle risultanze dei suoi lavori entro un anno dopo l'adozione della presente risoluzione;

10.   ribadisce che la parità di accesso all'istruzione di qualità dovrebbe rappresentare una priorità della strategia europea sui Rom; invita la Commissione a moltiplicare i suoi sforzi per finanziare e sostenere azioni negli Stati membri volte a integrare i bambini Rom nei sistemi di istruzione fin dalla più tenera età; invita la Commissione a sostenere i programmi per promuovere azioni positive a favore dei Rom nei settori dell'istruzione secondaria e universitaria; invita la Commissione a sostenere altri programmi che prevedano modelli positivi e riusciti di desegregazione; invita la Commissione a stabilire fondi particolari per sostenere i) l'educazione prescolare dei Rom, ii) la desegregazione delle scuole/istituti di istruzione elementare dei Rom, iii); a sorvegliare e riformare la pratica del trattamento illegale subito dai bambini Rom negli istituti per malattie mentali, iv) istruzione impartita nella lingua Rom, v) accesso da parte della gioventù Rom all'istruzione universitaria, vi) sostegno a livello universitario per i Rom e vii) l'inclusione di informazioni sufficienti nei programmi scolastici sull'olocausto in merito alla persecuzione subita dai Rom durante la Seconda Guerra mondiale;

11.   invita gli Stati membri a dare la priorità a i) finanziare l'istruzione prescolare dei Rom, ii) desegregare gli studenti Rom in modo da inserirli nei sistemi di istruzione, iii) controllare e riformare il trattamento illegale dei ritardati mentali, iv) azioni per incoraggiare l'istruzione di tutti i bambini Rom nella loro lingua, storia e cultura e i contributi positivi fatti dai Rom alle società europee e v) sostegno finanziario per gli studenti Rom nell'istruzione secondaria, terziaria e universitaria prevedendo un sistema di sostegno (tutorial system), se necessario;

Occupazione

12.   invita la Commissione a sostenere l'integrazione dei Rom nel mercato del lavoro mediante misure che comprendano il sostegno finanziario per la formazione e il perfezionamento professionale, misure per promuovere azioni positive sul mercato del lavoro, applicazione rigorosa delle norme giuridiche in materia di discriminazione nel settore dell'occupazione, e misure per promuovere l'auto-occupazione dei Rom e nelle piccole imprese Rom;

13.   invita gli Stati membri a i) continuare a sviluppare strumenti giuridici e di altro tipo per lottare contro la discriminazione razziale sul mercato del lavoro nonché ad assicurare che le misure adottate dai datori di lavoro per promuovere la diversità vengano sostenute, ii) fornire sostegno finanziario allo scopo di promuovere agenzie antidiscriminazione indipendenti, iii) incentivare gli esempi positivi esistenti in alcuni Stati membri per assicurare che il personale delle imprese medie e grandi rifletta adeguatamente la diversità etnica della popolazione, e iv) adottare misure per sostenere le piccole imprese Rom e per sviluppare le capacità dei Rom di svolgere attività imprenditoriali;

Sanità

14.   invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a sostenere programmi nazionali volti a migliorare la situazione sanitaria delle comunità Rom;

15.   invita tutti gli Stati membri a porre fine e a porre adeguatamente rimedio senza indugio i) all'esclusione sistematica di alcune comunità Rom dalle cure sanitarie, comprese, ma non esclusivamente, le comunità di zone geografiche isolate e ii) a estremi abusi in materia dei diritti dell'uomo nell'ambito del sistema sanitario, ove siano stati perpetrati o abbiano luogo, compresa la segregazione razziale nelle infrastrutture sanitarie e la sterilizzazione coatta delle donne Rom;

Alloggi

16.   invita la Commissione a incentivare i modelli positivi esistenti per i) sostenere programmi volti a porre fine all'esistenza dei quartieri degradati in cui vivono i Rom, negli Stati membri dove esistono, e ii) sostenere altri programmi volti a prevedere modelli positivi e riusciti per l'edilizia a favore dei Rom, compreso per i migranti Rom;

17.   invita gli Stati membri a i) adottare e attuare politiche in materia di risanamento dei quartieri degradati, ii) attuare rigorosamente norme antidiscriminatorie nel settore dell'edilizia, iii) sviluppare obblighi positivi legali per porre fine alla mancanza di alloggi, sulla base di modelli positivi esistenti in alcuni Stati membri, iv) adottare tutte le misure necessarie contro la segregazione razziale nel settore dell'edilizia e v) raddoppiare gli sforzi per porre fine all'erosione degli standard in materia di diritto all'alloggio nell'Unione;

18.   invita gli Stati membri a coinvolgere la comunità Rom a livello di base nel tentativo di fare in modo che il popolo Rom possa beneficiare pienamente degli incentivi forniti dall'UE, nei settori dell'istruzione, dell'occupazione e della partecipazione civica, in quanto l'integrazione comporta un'impostazione che vada dal basso verso l'alto e responsabilità comuni;

19.   invita la Commissione e il Consiglio a fare uso delle iniziative esistenti come il Decennio per l'inclusione dei Rom e il Fondo per l'istruzione dei Rom per massimizzare l'efficacia dei suoi sforzi in questo settore;

20.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi degli Stati membri e al Consiglio d'Europa.

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//NONSGML+MOTION+B6-2008-0051+0+DOC+WORD+V0//IT
262  Lingua e cultura ROM / Materiali Trasversali / Romania - Il primo sindaco rom il: 29 Giugno 2008 - 05:09:06


Il primo sindaco rom
26.07.2007   

 Barbulesti, villaggio romeno. Dal 2006 ha portato una grossa novità: vi è stato eletto il primo sindaco rom della Romania. Un interessante reportage di TOL. Nostra traduzione
Di Daniel Ganga e Petru Zoltan, Transitions Online, 4 luglio 2007 (titolo originale: The First Romani Mayor)

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Serena Scarabello

L’unica strada asfaltata di Barbulesti, 50 chilometri a nord di Bucarest, taglia in due il villaggio, che è abitato da circa 6000 persone, di cui la maggioranza sono rom.

Lungo questa strada, si trova un palazzo rosa, il municipio. Vicino, ci sono delle case povere e malfatte, circondate da fatiscenti recinzioni. Accanto, un gruppo di 59 abitazioni temporanee, ciascuna delle dimensioni di una carrozza ferroviaria. Installate dal governo romeno in seguito alle inondazioni dell’autunno del 2005, le abitazioni non dispongono né di fognature né di impianto idraulico. L’acqua esce da un singolo pozzo e ogni dieci di questi container c’è una rudimentale toilette, con un pezzo di tessuto come porta.

“Quando il vento soffia un po’ più forte del solito, le lamiere sui nostri tetti se ne volano via”, racconta Dimitru Dragnea, il portavoce non ufficiale della comunità. “Le recuperiamo durante la notte e le rimettiamo a posto il giorno dopo…. Siamo 400 anime a bere da un solo pozzo”.

Questo desolato villaggio ha segnato un po’ la storia, l’anno scorso. In uno stato di 21 milioni di abitanti, tra cui si stimano circa due milioni di rom, Barbulesti ha eletto il primo sindaco rom della Romania. Ion Cutitaru ha stabilito degli obiettivi per Barbulesti che potrebbero sembrare modesti in qualsiasi altro posto – assicurare la distribuzione dei benefici statali tra i residenti, costruire una stazione di polizia e un ufficio postale - ma qui sono obiettivi molto ambiziosi..

Progetti ed ambizioni

Una delle prime azioni di Cutitaru è stata quella di richiedere per i residenti di Barbulesti i sussidi sociali a cui hanno legalmente diritto. All’inizio dell’anno, l’amministrazione comunale ha ricevuto 780 richieste per i sussidi sociali, 580 in più rispetto all’anno precedente l’elezione di Cutitaru.

“Durante il mio mandato di sindaco, voglio pienamente assicurare ai miei cittadini gli aiuti economici a cui hanno diritto. Un bambino può andare a scuola se ha un pezzo di pane da mangiare”, afferma Cutitaru, che ha 55 anni, folti capelli grigi e circa 168 centimetri di altezza.

Recentemente, ha accolto i visitatori nel suo ufficio, una stanza invasa di carte e con una scrivania sulla quale ci sono tre bandiere: una della Romania, una dell’Unione Europea e quella internazionale blu e verde del popolo rom.

Evidentemente stanco dopo una lunga giornata di lavoro, Cutitaru parla calmo dei suoi ambiziosi progetti.

Vuole costruire una stazione di polizia, un ambulatorio, una clinica veterinaria, un ufficio postale e un centro culturale per i Rom. “Ora, non abbiamo nulla”, dice.

Cutitaru progetta inoltre di asfaltare le strade del paese e di arginare il vicino fiume Ialomita, che ha inondato il villaggio nel 2005 e ha distrutto più di 200 case, costringendo 300 persone a rifugiarsi nella scuola del villaggio.

“A breve, il nostro villaggio tornerà normale”, dice Cutitaru. “Riceveremo fondi dall’amministrazione provinciale. Esistono anche fondi europei per i rom. Da quel che so, ci saranno tra i 10 e i 12 milioni di euro per i rom”.

Nove mesi dopo la sua elezione, il sindaco sta ancora aspettando che la provincia, che gestisce la maggior parte del denaro pubblico, investa i soldi nel suo villaggio. Nel frattempo, dice, la sua volontà di aiutare i cittadini ha portato ad un aumento delle tasse, sebbene non voglia dire di quanto.

“Prima si da qualcosa a qualcuno, e poi si può chiedere qualcosa in cambio”, dice. “Quindi prima offriamo alla gente un sostegno economico minimo e garantito dalla legge, e loro poi pagano le tasse allo stato”. Stiamo provando, con l’aiuto degli amministratori locali, a spiegare ai nostri cittadini che hanno sia diritti che doveri".

Ma un suo critico dice che tale approccio, tasse per ottenere sussidi sociali, è fuorviante.
“Non sono per nulla d’accordo con persone che fanno affidamento unicamente sui sussidi. Finché contano su 40 o 50 euro al mese, questo rimarrà un problema” afferma Leonida Mandache, presidente della sezione di Ialomita del Partito Pro-Europa. Dice che generalmente in una famiglia di sei o sette persone, che riceve 100 euro al mese di sussidio, almeno tre persone sono in grado di svolgere un lavoro, guadagnare un salario e condurre quindi una vita normale.

Lavoro lavoro lavoro

Molti sono d’accordo con l’idea che il lavoro sia la chiave per lo sviluppo, ma riuscire ad assicurare un’occupazione alla gente è tutta un’altra questione, E’ difficile sapere quale sia la reale percentuale di disoccupati a Barbulesti, in quanto la maggior parte dei residenti non ha mai lavorato in regola e non ha quindi diritto all’assegno di disoccupazione ricevuto invece da chi, per esempio, ha lavorato regolarmente assunto da una ditta che ha poi fallito. Molti cittadini di Barbulesti lasciano temporaneamente il paese per cercare un’ occupazione, o per mendicare, da qualche altra parte.

Nel 2005 e nel 2006, l’Agenzia Nazionale per il Lavoro, affiliata al Ministero degli Interni, ha sperimentato un progetto per favorire l’inserimento lavorativo dei Rom, finanziato dall’Unione Europea e dal governo romeno. E’ stato un fallimento, secondo un responsabile dell’Agenzia, che chiede di non rivelare il proprio nome. “Le condizioni per l’assunzione erano troppo rigide” afferma “La mancanza di interesse da parte dei datori di lavoro e degli attori sociali coinvolti ( come le scuole, ospedali, ONG), combinata alla mancanza di informazioni tra i Rom ha contribuito al fallimento del progetto”.

Questi spiega che i potenziali datori di lavoro imponevano delle condizioni assurde. Per esempio, una ditta che si occupa della pulizia delle strade richiedeva dieci anni di scolarizzazione. Un’altra ditta ancora, per un impiego come lavavetri esigeva da un Rom la conoscenza dell’inglese.

“L’inserimento lavorativo… tutte balle!!”, afferma Mandache.

“Noi vogliamo lavorare, ma non abbiamo un’occupazione” aggiunge Dragnea, 55 anni. “Per lavorare come guardia, una ditta richiede almeno otto anni di educazione scolastica. Viviamo grazie ai sussidi per i bambini. Non abbiamo nient’altro. Tra 400 persone, solo due o tre lavorano nel villaggio. Se tutti avessimo un’istruzione, la situazione sarebbe sicuramente diversa.”

Fino a due anni di età, un bambino di una famiglia sotto la soglia di povertà può ricevere dallo stato fino a 65 euro mensili. Dopo i due anni, la cifra si riduce a 12 euro al mese.

Nemmeno l’agricoltura è una buona alternativa: praticata in cooperative durante il periodo comunista, è declinata dopo che la riforma agraria ha riconsegnato le terre ai vecchi proprietari, i quali non avevano né i soldi né gli strumenti per lavorare i campi. A lungo abbandonata, la terra ora è molto difficile da coltivare.

“L’agricoltura non è più un’attività lucrativa” spiega Cutitaru “E’ difficile qui a Barbulesti coltivare: non abbiamo gli strumenti e la terra non è fertile.”

Il villaggio ha circa 100 ettari di terra coltivabile.

Oggi, molti dei rom di Barbulesti lavorano come commercianti ambulanti, in particolare nel settore tessile e nel vestiario. “Se andate in qualche mercato in Romania… troverete sicuramente dei rom da Barbulesti” dice Cutitaru.

La sezione di Ialomita dell’Agenzia Nazionale per il Lavoro progetta di assumere 150 rom per tre mesi durante l’estate per svolgere lavori nella comunità. Riceveranno un salario minimo dall’ Agenzia, spiega Mandache.

Ma questa è solo una goccia nell’oceano. Cutitaru ha promesso di far pressione sulle ditte che faranno i lavori di modernizzazione a Barbulesti affinché assumano dei rom.

Scalare la scala sociale

Cutitaru è stato eletto nell’ottobre del 2006, tre mesi dopo che Barbulesti ha ottenuto l’autonomia da un villaggio vicino e quindi il diritto ad eleggere il loro proprio sindaco.

Tra sette candidati, egli ha ottenuto il 55% dei voti al primo turno.

Cutitaru è considerato l’intellettuale del paese, dicono i concittadini. Egli infatti ha frequentato le scuole per otto anni e ha fatto poi un apprendistato come tappezziere. Ha lavorato a lungo come mediatore culturale nelle scuole e il suo obiettivo era quello di portare a scuola tutti i bambini rom del paese.

“Avevo un compito veramente difficile!” afferma “ Se i bambini mancavano per più di tre giorni consecutivi, andavo a casa loro e cercavo di convincere i genitori a rimandarli a scuola. Il giorno dopo, andavo in classe con loro. Compravo loro pasticcini e latte. Era particolarmente difficile con i bambini più piccoli, perché non conoscevano per nulla il romeno. Dovevo insegnarglielo. Ora, sono alle scuole secondarie. Voglio vedere dove arriveranno questi ragazzi.”

Cutitaru è orgoglioso di avere nel suo paese 12 ragazzi diplomati alle scuole superiori, tra cui i suoi 5 figli, specialmente considerando il fatto che l’istituto più vicino si trova a 20 chilometri da Barbulesti.

“Se la gente ha un’istruzione, la loro mentalità cambia. E’ una battaglia a lungo termine. I cambiamenti possono avvenire in decine di anni, non in una notte. Se una persona ha 10 o 12 anni di scolarizzazione, può trovare molto più facilmente la sua strada.” afferma.

Ci sono circa 1100 bambini , la maggior parte rom, che frequentano la scuola di Barbulesti, un numero significativo rispetto alla grandezza del villaggio. Alcuni cittadini dicono che il merito è in parte degli sforzi di Cutitaru.

Ma non tutti apprezzano Cutitaru. Dragnea dice che il sindaco ha realizzato poco. “Distribuiscono i sussidi quando vogliono” dice Dragnea riferendosi al governo “Cutitaru non ha fatto nulla di speciale.”

Membro del Partito pro Europa, Cutitaru è in politica da 16 anni. É stato una membro dell’amministrazione di Armasesti, il paese di cui Barbulesti faceva parte fino allo scorso anno. Era conosciuto come il sindaco non ufficiale dei rom.

“Ho condotto la mia campagna visitando tutti. Ho parlato a tutti per farmi conoscere.” Dice Cutitaru “Ho riflettuto prima di fare questo. Ho calcolato i problemi che avrei incontrato. … Se non riuscirò a fare ciò che mi sono ripromesso, non mi candiderò per un nuovo mandato. Se invece ci riuscirò, mi candiderò una seconda volta.”

Non ha molto tempo. Cutitaru è stato eletto in elezioni speciali, tra due regolari votazioni. Rimarrà in carica ancora un anno e mezzo.

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/8035/1/48/
263  Lingua e cultura ROM / La lingua / AMEN ROMAN SIKLOJAS - Impariamo il Romani - da scaricare il: 29 Giugno 2008 - 03:41:06


AMEN ROMAN SIKLOJAS
Textbook and Teacher Notes

Download
Textbook Part 1 (page 1-24), 1,8 MB

http://www-gewi.kfunigraz.ac.at/romani/download/files/r_lb1part.pdf

Textbook Part 2 (page 25-47), 1,29 MB
http://www-gewi.kfunigraz.ac.at/romani/download/files/r_lb2part.pdf

Ursula Glaeser / Katharina Martens / Dieter W. Halwachs
in collaboration with Gerd Ambrosch / Cornelia Purr / Michael Wogg
Illustration & graphic design Franz Landl
Graz/Oberwart 1998



1. The textbook
The textbook " Amen Roman Siklojas" - " We learn Romani" was first developed in 1995 as a test version, then in 1998 as a teaching aid for the teaching of Romani as part of the project at the association Roma in Oberwart.

It starts with a preface which contains the didactic-methodical principles on which the textbook is based:

A language is learnt because you want to understand what somebody tells you
A language is learnt because you want to tell somebody something
A language is learnt because you need additional information
A language is learnt as a whole, not as a grammatical set of rules whose fragments have to be put together for concrete use

The units are introduced by cartoons (example: Unit 8, p. 34);
http://www-gewi.kfunigraz.ac.at/romani/teach/amenpreface.en.shtml
they tell the story of two extraterrestrial creatures who have landed on planet earth. At first marvelled at by the children because of them being different, they soon make friends. At the end of the textbook the extraterrestrial creatures return to their world; it remains unclear if they will ever return to our planet.

The cartoons are the thematic lead-in to those lexical and grammatical areas which are dealt with in the texts (example: Unit 7, p.31), exercises (example: Unit 5, p.23) or semantic field presentations (example: Unit 1, p.6 and Unit 2, p.10) of the various units.
The textbook is designed to provide ideas and suggestions; depending on time, interest and knowledge teachers and pupils will expand and complete the contents during the lessons.
http://www-gewi.kfunigraz.ac.at/romani/teach/amenpreface.en.shtml


2. Teacher's notes
The teacher's notes (download as work report 4a) on the textbook "Amen Roman Siklojas" are divided into the following areas according to the units of the textbook: (note: Teacher's notes are only available in german)

Translations of the units with reference to language varieties
Additions to the semantic fields, phrases and idioms used in the units
Grammatical explanation of the language structures used in the units
Suggestions for games for the various topics
Child philosophical comments on the units (Dr. Daniela G. Camhy)
Download
Ursula Glaeser / Katharina Martens / Dieter W. Halwachs, Lehrerkommentar zum Lehrbuch "Amen Roman Siklojas" unter Mitarbeit von Gerd Ambrosch / C. Purr / Michael Wogg, mit kinderphilosophischen Anmerkungen von Daniela Camhy. (Arbeitsbericht 4A des Projekts Kodifizierung und Didaktisierung des Roman.) Verein Roma/Oberwart 1998

Teacher's notes (in German), 824 KB
http://www-gewi.kfunigraz.ac.at/romani/download/files/r_ab4a.pdf

http://www-gewi.kfunigraz.ac.at/romani/teach/amenroman.en.shtml

264  Lingua e cultura ROM / Proposte ed iniziative / Nazzareno Guarnieri - Lettera al Ministro della Pubblica Istruzione il: 29 Giugno 2008 - 02:36:36
Al Ministro della Pubblica Istruzione MariaStella Gelmini

Egregio Sig. Ministro,

quale Presidente della "Federazione Rom e Sinti Insieme" e a nome mio personale, appartenente alla minoranza Rom, mi rivolgo a Lei in qualità di garante e responsabile del diritto allo studio nel nostro Paese.

Il clima di intolleranza che ha determinato in questi giorni gli episodi di violenza condannati in primis dall'Unione Europea di cui l'Italia è paese membro, deplorati anche da intellettuali, giornalisti, associazioni, comunità Cristiane, singoli cittadini, attraverso petizioni e appelli alle più alte cariche dello Stato e della Chiesa Cattolica, ricordano e reclamano la sicurezza anche per gli stessi Rom e Sinti.

Sicuramente il gesto della ragazzina di Napoli, forse di etnia rom, ha fatto da detonatore alle tensioni che covavano da anni, mettendo in moto una "giustizia fai da te", montata ora dopo ora tra gente esasperata e stufa del degrado, ma , individuare nei gruppi sociali più deboli o nelle etnie più indifese il nemico da prendere come pretesto per i problemi del momento, colpevolizzare interi popoli, accusati di essere per loro stessa natura subdoli, violenti, pericolosi, ci riporta a tempi di un nostro triste e funesto passato.

Siamo profondamente indignati per il comportamento di nostri concittadini che, ci condannano, non per responsabilità e colpe individuali, ma spesso per la nostra appartenenza etnica ignorando, le parole di un Grande come Primo Levi "Non comprendo, non sopporto che si giudichi un uomo non per quello che è ma per il gruppo cui gli accade di appartenere"

Siamo altresì indignati e preoccupati anche per tutti i Rom e Sinti in Italia da moltissimi anni, sprovvisti della cittadinanza Italiana, difficile se non impossibile da ottenere nelle condizioni in cui vivono, soprattutto ora.

Se l'attuale ondata , a mio avviso, irrazionale e pericolosa, scaturisce da una frattura culturale profonda, non vorremmo che fossero colpiti anche i nostri bambini, circa il 50% della nostra popolazione; sarebbe davvero insopportabile scoprire che anche nella tutela dei minori e dei loro diritti universali, esistono bambini di serie A e bambini di serie B.

Chiediamo a Lei di fare piena luce su quanto accaduto a una bambina Sinta di 8 anni a Brescia, oggetto di infamanti insulti da parte dei compagni di scuola e che è stata bersaglio di lanci di sassi. mentre si allontanava con la madre,

Fatti come questo, purtroppo non unici e non primi, contribuiscono a fomentare altro odio e altra violenza in un luogo che per sua natura e dovere istituzionale non può essere che educativo e rispettoso di tutte le culture, compresa quella dei Rom e dei Sinti.

Chiediamo a Lei di sollecitare i Dirigenti Scolastici, i Docenti e tutti coloro che lavorano nella scuola, affinchè vigilino perché simili episodi non si ripetano e non diventino ulteriore causa di abbandono scolastico da parte degli alunni Sinti e Rom frequentanti le scuole del nostro Paese.

Ci auguriamo che soprattutto i Docenti, si sentano impegnati nel loro difficile lavoro quotidiano e sappiano mettere in atto attraverso la loro etica professionale tutte le strategie possibili per arginare ed impedire quanto potrebbe accadere anche in loro presenza.

Siamo convinti che l'esempio e le idee di Don Milani siano più che mai attuali e siano certamente condivise dai Docenti che hanno nelle loro mani il futuro dei nostri bambini e di conseguenza anche il futuro del nostro Paese :

"Se mandate via i poveri dalla scuola non è più una scuola; è un ospedale che cura i sani e manda via i malati, diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile."

La testimonianze di Rebecca, ragazzina Rom prodigio, un talento che ricorda il grande artista Otto Mueller, sviluppato senza insegnanti, disegnando e dipingendo all'interno di baracche o sotto i ponti, perseguitata da razzismo e politiche intolleranti, o l'esempio del ragazzo Rom di quattordici anni che vive in un campo nomadi della provincia di Cagliari, risultato il più bravo della classe, per voti e condotta, costituiscono per tutti noi motivo di riflessione e di condanna per quanti, in questo momento, sollecitano provvedimenti in contrasto con i diritti dei bambini.

Molteplici sono le problematiche che impediscono ed interferiscono per una piena e completa scolarizzazione dei bambini Sinti e Rom, problematiche che non sempre la scuola da sola può e deve affrontare, in quanto sono di competenza di altri Enti ed altre Istituzioni.

Per questo Le chiediamo di affrontare questa vergognosa piaga del nostro Paese sia attraverso l'assunzione di responsabilità da parte di altri Ministeri, ma anche attraverso il coinvolgimento degli stessi Sinti e Rom che in questi anni hanno maturato la dovuta esperienza e competenza nel settore.

Nel ringraziare i Dirigenti e le Scuole che nell'Anno Europeo del Dialogo Interculturale, hanno condiviso ed attuato il progetto Esmeralda per una corretta conoscenza dei Rom e dei Sinti, desideriamo citare ancora una volta gli insegnamenti di Don Milani :"Non dimentichiamo mai che il vero cantiere della pace e della guerra siamo noi nel piccolo ambito dei nostri rapporti quotidiani. Noi, come membri della specie umana, non siamo in condizione di continuare il nostro percorso storico se non confrontandoci con la presenza dell'Altro come tale".

La saluto con gratitudine

Federazione Rom e Sinti Insieme - Il presidente: Nazzareno Guarnieri

http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=2181
265  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Impronte ai rom, no della Cei ''E' xenofobia e discriminazione'' il: 29 Giugno 2008 - 11:58:55
Ancora polemiche per la circolare del ministero dell'Interno
che impone ai prefetti di schedare per censire i rom, adulti e minori
Impronte ai rom, no della Cei "E' xenofobia e discriminazione"
Alemanno: procedure da chiarire.
Cacciari: sto con Maroni, adesso però ci aiuti

ROMA - L'Italia è a rischio "xenofobia o peggio, discriminazione razziale". A lanciare l'allarme è la Cei, che attraverso la sua fondazione Migrantes torna a condannare la richiesta del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di prelevare le impronte digitali ai tutti i rom, bimbi compresi. Una schedatura che continua a spaccare il fronte politico, con l'opposizione che parla di "provvedimento incostituzionale" e la maggioranza che fa quadrato attorno a Maroni.

Dopo il Pontificio consiglio della Pastorale dei migranti e la Caritas, la Conferenza episcopale italiana schiera sul fronte rom la fondazione Migrantes: "Si assiste di giorno in giorno, nei confronti di immigrati e rom, al paventare provvedimenti restrittivi e discriminatori che, prima ancora di essere attuati, destano allarme e agitazione generale. Si continua ad annunciare lo smantellamento dei campi nomadi - prosegue la nota - senza indicare sotto quale tetto essi possano sopravvivere; si vogliono compromettere di fatto le vie di accesso a chi chiede asilo o protezione umanitaria; si preannuncia il prelievo delle impronte digitali ai bambini rom. Tutto questo non significa smorzare le paure e dare tranquillità alla nostra gente, ma porre le premesse per riesumare una specie di xenofobia o peggio di discriminazione razziale, di cui anche in Italia si è fatta amara esperienza".

La fondazione della Cei non comprende poi "perché le impronte digitali vengano prelevate soltanto ai minori di questa minuscola etnia rom, quando proprio in questi mesi si è spesso informati di bande minorili italiane, che scorrazzano per le vie e parchi delle nostre città".

Sul fronte politico, l'opposizione continua ad attaccare la proposta di Maroni. Per il segretario del Pd, Walter Veltroni, non si batte così l'immigrazione illegale. "Non sono contrario alle impronte digitali - spiega il leader Udc, Pierferdinando Casini - ma sono favorevole al fatto che ognuno di noi le dia, dal presidente della Repubblica al bambino rom. Catalogare una razza è invece un atto di razzismo".

Per Antonio Di Pietro, "una cosa è la sicurezza una cosa è la schedatura. Prima si comincia con gli zingari, poi si prosegue con gli ebrei, poi si va avanti con gli omosessuali e gli oppositori politici, alla fine rimane un regime". Mentre il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, pur non prendendo posizione sulla questione calda delle impronte ai rom, conferma piena concordanza con il ministro Maroni sul dovere di garantire condizioni decorose a quanti hanno diritto a stare in Italia.

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, chiede "un chiarimento su quelli che sono i meccanismi di identificazione e riconoscimento per fare in modo che ogni persona possa sapere chi ha di fronte. Non ci vogliono le schedature - afferma - ma l'identificazione". Mentre, per il sindaco di Padova, Flavio Zanonato, "prendere le impronte a bambini rom è costituzionalmente impossibile". Infine, secondo il moderatore della Tavola valdese, Maria Bonafede, "la rilevazione delle impronte, ha il sapore brutale di una schedatura su base etnica".
(vla. po.)

(29 giugno 2008)
http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/cronaca/sicurezza-politica-10/impronte-cei-xenofobia/impronte-cei-xenofobia.html
266  Lingua e cultura ROM / Proposte ed iniziative / Leggi Razziste - Schedatura Etnica! Presidente: Perchè non fai niente!? il: 29 Giugno 2008 - 10:13:00
Leggi Razziste - Schedatura Etnica! Presidente: Perchè non fai niente!?


Napoli - Con un'incursione a sorpresa (anche per noi... vista la mastodontica "macchina di controllo"), una decina di attivisti antirazzisti ha srotolato oggi pomeriggio uno striscione di protesta sotto palazzo Reale in occasione della visita del Presidente Giorgio Napolitano, megafonando le proprie motivazioni.

E' stata un'iniziativa di comunicazione e di protesta per la schedatura etnica di migliaia di cittadini rom, che sta avvenendo nella provincia di Napoli in questi giorni. Sullo striscione c'era scritto: “Leggi Razziste - Schedatura Etnica! Presidente: Perchè non fai niente!?”

Il motivo è il cosiddetto pacchetto-sicurezza che prevede la costituzione del “Commissario alla questione Rom” (con linguaggio francamente da ventennio) e da cui nasce la schedatura di migliaia di persone, compresi i minorenni, per il solo fatto di appartenere a un certo gruppo etnico e sociale. Una forma di razzismo istituzionale in un decreto incostituzionale anche per il 'reato di immigrazione' e 'l'aggravante di clandestinità', che rompe l'uguaglianza di fronte alla legge. Un decreto in contrasto con la Costituzione italiana e la stessa UE.

Da qui la nostra protesta/appello al Presidente della Repubblica per non aver detto e fatto niente, finora, su questo decreto, come il Suo ruolo di garante costituzionale pure imporrebbe.

Momenti di incomprensibile tensione, a nostro avviso, da parte delle forze di sicurezza. Che hanno schierato i reparti antisommossa come fossero davanti a un corteo e poi ci hanno goffamente seguiti quando dopo aver sostato un'ora sotto palazzo Reale, striscione e megafono si sono mossi per comparire a sorpresa nei vari punti del corteo diplomatico legato al vertice. Antirazzisti Napoletani

http://sucardrom.blogspot.com/

267  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Impronte digitali ai Rom, per l'Independent è incivile il: 28 Giugno 2008 - 09:00:15
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Impronte digitali ai Rom, per l'Independent è incivile
di Elysa Fazzino

La stampa britannica punta il dito sul piano del governo di prendere le impronte digitali dei nomadi, bambini compresi.
Il più critico è l'Independent: il quotidiano parla di comportamento «incivile» e di una crescente repressione delle minoranze che ricorda le politiche del fascismo. In un commento intitolato «Comportamento incivile», l'Independent scrive: «Gli elettori italiani sapevano a cosa andavano incontro quando hanno riportato al potere Silvio Berlusconi», alleato della Lega Nord, «notoriamente xenofoba». E il premier «non ha perso tempo». «La stigmatizzazione ufficiale dei Rom ha scatenato la furia popolare», con gli attacchi ai campi nomadi. Ma gli stessi italiani, continua il quotidiano, patiranno le conseguenze di questo «spasmo di crudeltà» verso gli stranieri, poiché l'Italia si serve degli immigrati per fare tanti lavori, dalla pulizia all'assistenza agli anziani. E c'è anche «un danno, meno tangibile, ma non meno significativo, alla reputazione dell'Italia»: ogni atto di violenza popolare contro gli stranieri, ogni istanza di discriminazione ufficiale contro i Rom «diminuisce la pretesa del Paese di essere considerata una nazione civile». Il commento è abbinato a un reportage dal titolo «Situazione difficile dei Rom: echi di Mussolini». Nell'articolo, il corrispondente Peter Popham afferma che l'emergenza sicurezza è «una questione strana, una diversione» perché «non sembra esistere né nelle statistiche né come esperienza personale»: la criminalità nelle città italiane non è granché, «non c'è epidemia di rapine, aggressioni, scippi, stupri», l'Italia «è un Paese dove è abbastanza sicuro camminare per strada» eppure «il governo si comporta come se fosse la Colombia». Con la differenza che «il presunto aumento della criminalità» è attribuito a un particolare gruppo etnico, i nomadi Rom. L'articolo parla di «paranoia», ricorda il "Manifesto della Razza" di Mussolini e fa notare che durante l'Olocausto sono morti 1,6 milioni di Rom, «un genocidio proporzionalmente maggiore di quello sofferto dagli ebrei».

Anche la corrispondenza del Telegraph sottolinea nelle prime righe che il progetto è stato paragonato alle politiche di Benito Mussolini. Altri media mettono in rilievo nei titoli le polemiche suscitate dall'iniziativa. E' un «piano criticato» (Bbc), in particolare dall'Unicef (Guardian), un'idea che ha fatto scoppiare «un putiferio» (Daily Mail). Quest'ultimo giornale correda l'articolo online con la foto di una bambina Rom del camp di Giugliano (Napoli) che sorride davanti all'obiettivo. Dell'argomento si erano già occupati ieri sui loro siti il quotidiano spagnolo El Pais e quello americano International Herald Tribune, sottolineando preoccupazioni e critiche.

 http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2008/06/independent-rom-incivile.shtml?uuid=e6da4c20-443b-11dd-aa73-095020f2855c&DocRulesView=Libero
268  Lingua e cultura ROM / Documenti e riferimenti normativi / Re: Procedimenti civili - dati il: 28 Giugno 2008 - 08:26:12
Art. 333 Condotta del genitore pregiudizievole ai figli

Quando la condotta di uno o di entrambi i genitori non è tale da dare luogo alla pronuncia di decadenza prevista dall'art. 330, ma appare comunque pregiudizievole al figlio, il giudice, secondo le circostanze può adottare i provvedimenti convenienti e può anche disporre l'allontanamento di lui dalla residenza familiare.

Tali provvedimenti sono revocabili in qualsiasi momento.
269  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Marchetto, Pastorale migranti:'Disagio'e'tristezza' per schedatura impronte il: 28 Giugno 2008 - 02:31:54
Mons.Marchetto:'Disagio'e'tristezza' per schedatura impronte
 
Città del Vaticano, 27 giu. (Apcom) - Esprime "sorpresa, disagio e tristezza" il segretario del Pontificio consiglio della Pastorale dei migranti e degli itineranti, mons. Agostino Marchetto, di fronte alla decisione annunciata dal ministro dell'Interno Roberto Maroni di procedere all'identificazione dei minori di etnia rom attraverso la raccolta delle loro impronte digitali, e sottolineando che "per sottrarre all'accattonaggio vi è la via della scuola obbligatoria" e dei mediatori culturali, si domanda, allargando lo sguardo all'Europa: "Che succederebbe se si generalizzasse la decisione italiana?".

Sorpresa, disagio e tristezza ha suscitato in me la notizia di applicazione anche ai bambini rom (fino a che età poi?) della schedatura delle impronte digitali", afferma il presule interpellato da 'Apcom' per un commento. "Ho letto certamente il testo di varie dichiarazioni giustificative o di disapprovazione. Personalmente mi trovo tra coloro che disapprovano, convinto dell'esistenza di altri mezzi, rispettosi della persona anche del bambino e della sua dignità psicologica per giungere a una finalità buona, quale può essere per esempio evitare che ibambini rom dormano tra i topi".

Per la morale cattolica, poi, non solo il fine deve essere buono, ma anche i mezzi per raggiungerlo devono essere tali", proseuge mons. Marchetto. "In questo caso, mezzi rispettosi dei diritti dei bambini senza discriminazioni nei confronti di quelli di una certa etnia. Anche per sottrarre all'accattonaggio - sottolinea il segretario del dicastero vaticano responsabile della pastorale dei nomadi - vi è la via della scuola obbligatoria e dell'aiuto alle famiglie che potrebbero dare, se preparate, i mediatori culturali necessari per quella integrazione indispensabile (non è però assimilazione) delle varie famiglie che compongono il mondo degli zingari, che così noi chiamiamo con visione mondiale. In India sono circa 18 milioni e non certo rom e sinti, sono nomadi chiamati anche zingari. Per dilatare la visione - tiene ad aggiungere l'arcivescovo Marchetto - ricordo che solo in Europa sono circa 4 milionmi i ragazzi delle ricordate etnie che dovrebbero andare a scuola. In tutto questo vi è la questione del giusto trattamento delle minoranze che è tema della maggiore attenzione, attualmente, della Unione euopea e presso il COnsiglio d'Europa. Che succederebbe se si generalizzasse la decisione italiana? A volte - conclude l'esponente vaticano - per capire la gravità di un certo modo di procedere bisogna porsi proprio a livello generale".

http://www.tendenzeonline.info/apcom/view.php?s=20080627_000156.xml
270  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / La scusa del censimento è falsa i rom sono già schedati il: 27 Giugno 2008 - 05:17:04
«La scusa del censimento è falsa i rom sono già schedati»

Professor Palidda, docente di Sociologia delle migrazioni, della devianza e del controllo sociale all'Università di Genova, che cosa ne pensa delle impronte digitali prese ai bambini rom? E' grave che nessuna alta autorità intervenga per fermare questa misura, a cominciare dal Presidente Giorgio Napolitano.

E' vergognoso quello che sta accadendo in Italia, queste pratiche cominciarono un tempo a danno degli ebrei e degli stessi rom. E' chiaramente una schedatura razzista e fascistoide, fatta con l'intento di terrorizzare i rom e soddisfare la minoranza rumorosa e razzista. Perché sono convinto che soltanto una piccola parte degli italiani approva tutto questo. Peraltro già il centrosinistra aveva fatto la sua parte contro i rom, è chiaro che la destra deve superarlo.

Per il ministro Maroni c'è bisogno comunque di un censimento dei rom. E' così?

La scusa del censimento è falsa. Da vent'anni gli immigrati, i rom e i marginali sono le persone più schedate del Paese. Il 95% degli schedati dalla polizia italiana sono loro. E poi non diciamo fesserie, non confondiamo la schedatura con il censimento. Il censimento va fatto dall'Istat o dagli enti locali utilizzando personale civile, non in divisa.

Secondo il centrodestra, la schedatura servirà a proteggere i bambini dall'accattonaggio. Come risolvere questo problema?
Si tratta di una copertura demagogica, anche i fascisti dicevano che volevano proteggere gli ebrei.

Esistono comunque migliaia di rom senza documenti e senza diritti. Come trovare una via di uscita?

Di certo non è colpa dei rom ma dello Stato italiano che non ha mai garantito questo diritto. Se ogni regione creasse dei campi regolari, i rom avrebbero risolto il problema dei documenti.

Moltissimi rom, però, non vogliono vivere nei campi. Non può esserci una alternativa?
Ci dimentichiamo che molti rom sono perfettamente integrati e che però alcuni preferiscono ancora vivere nelle case mobili, come la famiglia del sinti Giorgio Bezzecchi a Milano. Ciò che chiedono è la libertà di movimento, come peraltro garantito dalle norme europee, mai applicate in Italia.

Dobbiamo capire dove fanno a finire i fondi che l'Unione Europea stanzia per l'integrazione dei rom, temo che vengano utilizzati per la sicurezza e cioè contro i rom stessi.

E dobbiamo insistere per avere la certezza del diritto: le leggi italiane sull'immigrazione, invece, fanno di tutto per dare incertezza.

L'Udc vorrebbe estendere la schedatura anche ai «nostri bambini», ma su base volontaria. Cadrebbe così il razzismo? Ciò dimostra una cosa: ogni volta che si approva una misura cosiddetta emergenziale diretta ad una minoranza, inevitabilmente questa misura viene estesa anche ad una parte degli autoctoni. Non dimentichiamoci che tra le tante sciagurate decisioni del centrosinistra esiste anche la carta di identità con dati biometrici.

Eppure nessuno ha mai sollevato obiezioni al fatto che siamo tutti iperschedati.

Liberazione 27-06-08 b
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