Titolo: Che nessuno cada nella trappola del razzismo - La Consulta per la Pace di Jesi Post di: aemme - 05 Luglio 2008 - 08:57:44 Che nessuno cada nella trappola del razzismo ALLA VOSTRA CORTESE ATTENZIONE CON PREGHIERA DI DIFFUSIONE E PUBBLICAZIONE SERGIO RUGGIERI PORTAVOCE DELLA CONSULTA PER LA PACE-JESI Appello alla cittadinanza attiva No al post fascismo - No al razzismo "Non possiamo stare zitti: dobbiamo parlare, gridare, urlare. È in ballo il futuro del nostro paese. Soprattutto è in ballo il futuro dell'umanità. Anzi, della vita stessa. Diamoci da fare perché vinca la vita! » Alex Zanotelli La Consulta per la Pace di Jesi, cosciente che il fenomeno "migrazione"è figlio della più complessa fase storica che và sotto il nome della globalizzazione e che non può essere risolto con "la guerra preventiva", consapevole che tale fenomeno non può essere risolto come problema di "pubblica sicurezza" aveva già evidenziato con un proprio intervento, nel Consiglio Comunale del 16 novembre 2007 sul pacchetto sicurezza proposto dal Centrodestra, del pericolo della deriva razzista e xenofoba nel nostro territorio e a livello nazionale; si raccomandava inoltre di non voler cavalcare un facile populismo per avere visibilità e consenso, perchè così facendo si agiva consapevolmente in maniera pericolosa e irresponsabile alimentando intolleranza e conflitto e che chi portava avanti certe tematiche, mascherate dalla sicurezza per il bene comune se ne doveva assumere la responsabilità morale e politica. Ciò purtroppo è accaduto, il razzismo è diventato un fatto di massa, che coinvolge semplici cittadini, persone che mai hanno fatto politica attiva e che ora invece sono in prima fila a bruciare i campi rom, a chiedere la loro cacciata dalla propria città e dall'Italia, a giustificare il controllo della razza: la proposta di prendere le impronte digitali ad adulti e bambini di etnia Rom come la vogliamo chiamare, sicurezza? Si chiedono le ronde notturne, e l'apertura di nuovi lager. Inoltre in queste settimane, da più parti si alimentano voci circa una futura localizzazione nelle Marche di un CPT, luoghi di reclusione per migranti non in regola con i documenti: anche se non hanno commesso reati, donne uomini sono detenuti e privati delle loro libertà all'interno di veri e propri lager, dove vengono costantemente violati i fondamentali diritti umani. Il pacchetto sicurezza del governo, rinomina questi centri chiamandoli CIE (Centri di Identificazione e Espulsione) e allunga il periodo di segregazione da 2 a 18 mesi. Con questo appello chiediamo alla società civile, a tutti i partiti democratici, alle chiese cristiane e a tutte le religioni di impegnarsi attivamente su tale questione e che mobilitino le proprie strutture organizzate per sensibilizzare la popolazione contro questo cancro sociale e facciano dichiarazioni comuni contro il razzismo e la violenza. Non ci stancheremo di rinnovare continuamente questo appello perché il razzismo è come la droga, produce assuefazione, induce a comportamenti criminali, stimola i peggiori istinti dell'animo umano, produce solo lutti e violenze. E' la storia che ce lo insegna. Ed è sempre la storia che ci insegna che nessun muro, nessun campo di concentramento, nessuna guerra potrà mai fermare le migrazioni con le quali bisogna invece imparare a convivere, costruendo società accoglienti e pacifiche. Che nessuno dimentichi che quando si imbocca la strada del razzismo nessuno è più sicuro e tutti prima o poi possono finire nel mirino di chi si sente superiore agli altri. La nostra Costituzione al suo art. 3 dice parole inequivocabili non solo contro il razzismo ("Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali"), ma ribadisce anche l'impegno della Repubblica italiana a "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Noi non possiamo permettere che nella nostra terra di accoglienza, di incontro tra i popoli e crocevia culturale tra le diversità, possa crescere il seme del razzismo e dell'intolleranza, riteniamo che a Jesi e nei territori limitrofi, simili politiche razziste ed antidemocratiche, lesive dei diritti e degli interessi di tutta la comunità, non debbano trovare spazio, e che debbano essere contrastate con fermezza e dignità, dobbiamo difendere la legalità democratica e dire un no chiaro a quanti vogliono trasformare le nostre città in luoghi di scontro con i migranti o le persone marginali o gli appartenenti a determinate religioni. Vorremmo concludere con le parole del pastore Martin Niemoeller della Chiesa confessante sotto Hitler: «Quando le SS sono venute ad arrestare i sindacalisti, non ho protestato perché non ero un sindacalista. Quando sono venute ad arrestare i Rom, non ho protestato perché non ero un Rom. Quando sono venute ad arrestare gli Ebrei non ho protestato perché non ero un Ebreo. Quando, alla fine, sono venute ad arrestare me, non c'era più nessuno a protestare» La Consulta per la Pace di Jesi JESI,3-7-2008 |