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Autore Topic: El Paìs - Che faranno di noi? Ci metteranno in campi di concentramento moderni!  (Letto 2696 volte)
Luisa
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« il: 18 Giugno 2008 - 11:00:51 »

“Finiremo in campi di concentramento” [El Paìs]

Incendiati cinque accampamenti gitani a Napoli in appena 48 ore - La comunità teme che tornino le leggi razziali del fascismo italiano

Roma - “I miei figli sono italiani, non sanno parlare altre lingue, però non hanno la possibilità di lavorare”, dice Hakia Husovic. “Gli zingari sono come le nubi. Non abbiamo diritti, non abbiamo la luce, l’acqua ce l’hanno messa due anni fa. Ci hanno già detto che ci cacceranno di qui, ci porteranno in un campo lontano dalla città. Che faranno di noi? Glielo dico io: ci metteranno in campi di concentramento moderni”.

Husovic ha sei figli e 30 parenti a suo carico. La maggior parte sono italiani. Secondo il numero ufficiale del Municipio, scritto in giallo sulla parete posteriore della sua baracca, la sua casa è la numero 23 delle 157 che ci sono nell’accampamento di Casilino. “Qui vivono 650 persone, è il più antico di Roma. Benché sia autorizzato, non soddisfa le condizioni sanitarie”, spiega Paolo Ciani, specialista sulle minoranze dell’organizzazione cattolica della Comunità di San Egidio.

Casilino è uno dei 25 accampamenti gitani che ci sono a Roma. in totale vi alloggiano circa 10.000 persone. Le ONG calcolano che in Italia vivano tra i 130.000 ed i 150.000 zingari e che la metà sono italiani, circa 50.000 sono rumeni ed il resto jugoslavi.

Molti hanno iniziato ad arrivare alla fine degli anni sessanta, quando nelle baracche di Casilino vivevano solo emigranti italiani, siciliani, calabresi e veneti. “Poco a poco, gli italiani si sono comprati casa e hanno lasciato posto a zingari jugoslavi. Montenegrini, bosniaci, kosovari… A loro se ne sono aggiunti molti altri negli anni novanta, fuggendo dalla guerra”, dice Ciani.

Molti zingari di Casilino hanno vissuto più della metà della propria vita nel Paese, però non hanno ancora ottenuto il permesso di soggiorno; altri sono italiani, però non sono ancora stati riconosciuti dallo Stato. Secondo Antonio Ricci, della Caritas , ciò dimostra l’abbandono assoluto che ha caratterizzato la politica dello Stato verso gli zingari.

“Io sono arrivato come rifugiato nel 1991, ero sottoufficiale dell’Esercito”, ricorda Naio Adzovic, montenegrino, giornalista e scrittore, residente a Casilino. “E tutto va avanti così da 15 anni, abbandonati e nelle stesse baracche. Però molti di noi non hanno più un paese in cui tornare, perché non esiste più”.

Qualcosa è cambiato (in peggio) negli ultimi tempi in questo angolo infame e lontano dalla periferia romana pieno di bambini che ieri, dopo il ritorno da scuola, giocavano a calcio tra l’immondizia ed i ratti. Negli ultimi anni, da quando nel 2001 hanno iniziato ad arrivare progressivamente zingari rumeni, si è smesso di ignorare gli zingari che vivono in Italia per trasformarli poi nel nemico pubblico numero uno.

Il Governo di Silvio Berlusconi è tornato al potere e ha già lanciato, con gran rapidità come apparato mediatico, una situazione di emergenza. “Sembra una pazzia, però è così”, spiega Ciani, “nel paese della Mafia, della Camorra e della N’drangheta, il primo nemico della sicurezza non è il crimine organizzato, bensì la gente che vuole scappare dalla povertà”.

Il panorama stava ribollendo da un paio di anni. “I media hanno sempre parlato di una invasione”, ricorda Ciani, “sebbene la verità è che sono arrivati zingari rumeni nella stessa proporzione demografica che c’è in Romania: un 10% del totale”.

Il Giornale, un giornale dell’impero Berlusconi, ha titolato il 2 di gennaio del 2007, un giorno dopo l’ingresso della Romania nell’UE: “Mezzo milione di rumeni vengono verso l’Italia”. Era una bugia. L’emigrazione rumena era massiccia ed era già in Italia da anni. Il primo di gennaio di quell‘anno, secondo la Caritas, c’erano 556.000 rumeni in Italia. Oggi, secondo i calcoli di Antonio Ricci, la cifra dev’essere quasi raddoppiata, ma “perché molti di loro stavano già lavorando illegalmente e semplicemente sono affiorati con l’ingresso del loro paese nell’EU”.

Oltre al numero, si è esacerbata anche la qualità dell’immigrazione. Qualche mese fa, i media hanno pubblicato che un tale Ajmetevic aveva investito, da ubriaco, quattro giovani italiani ammazzandoli sul colpo. “Alcuni giorni dopo si è saputo che Ajmetevic era zingaro, ma non rumeno, bensì italiano, nato a Caserta”, racconta Miruna Cayvaneanu, corrispondente dell’agenzia rumena Hotnews a Roma. “Il giudice ha obbligato i media a correggere l’informazione. Lo fecero, però in pochi giorni tutti se lo dimenticarono e tornarono a dire che era rumeno. La manipolazione è totale”.

Animati forse dall’escalation verbale dispiegata dai soci di Berlusconi, Lega Nord e Alleanza Nazionale, durante e dopo la campagna elettorale, e spaventati da questa campagna mediatica che ha ingigantito ogni delitto commesso da rumeni e zingari, alcuni cittadini hanno iniziato a fare ciò che molti temevano: fare giustizia per conto proprio.

Nelle ultime 48 ore, una massa di cittadini di Ponticelli, nella periferia orientale di Napoli, ha ridotto in cenere cinque accampamenti zingari. Ingiustamente chiamati nomadi - appena un 5% degli zingari lo sono, e questi in particolare da anni risiedevano a Ponticelli - gli zingari erano fuggiti dalle proprie case scortati dalla polizia davanti alle minacce.

Il motivo dell’assalto è stata la notizia che una ragazza rumena di 16 anni aveva tentato di sequestrare un neonato. La folla ha lanciato pietre e bombe molotov, si è armata con spranghe di ferro e ha seminato il terrore tra i bambini e gli adulti delle baracche. Uno di loro ha dichiarato ieri alla televisione: “Non sappiamo dove andare. Se andiamo a Roma o a Venezia non cambierà niente, là ci accoglieranno allo stesso modo”.

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha detto ieri che i fatti di Ponticelli dimostrano che “non è l’allarmismo, bensì la politica del lasciar fare ciò che genera la cultura di farsi giustizia per mano propria”. Il reggente, che si dice contrario a questa giustizia, dice che se lo Stato dà al cittadino la sensazione di non difenderlo, “il cittadino si vede obbligato a difendersi da solo”. “Prima la legalità”, ha concluso, “poi la solidarietà”.

L’UE ha ricordato all’Italia di essere il paese che destina meno fondi all’integrazione: meno di quattro milioni di euro tra il 2000 ed il 2005, durante l’ultimo Governo di Berlusconi. Probabilmente, i 750.000 immigrati rumeni ed i 150.000 zingari che vivono in Italia si conformerebbero sentendosi uguali. “Non ci fanno mai andare in televisione per raccontare la nostra realtà, dicono peste e corna di noi e se uno commette un delitto ci crocifiggono tutti”, commenta Naio Adzovic. “La gente deve riconoscere la verità”, avverte Ricci, “in Italia la criminalità organizzata sta in mani italiane ed i rumeni sono subalterni che sono qui per necessità od obbligo: molti sono schiavi della mafia italiana”.

Un commissario speciale per gli zingari

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha annunciato ieri, dopo aver parlato con il ministro degli Interni, Roberto Maroni, che la capitale avrà un commissario speciale che si occuperà degli zingari. Questa decisione è uguale a quella presa a Milano tra Maroni e la sindachessa Letizia Moratti, che concede poteri speciali al prefetto della città per decidere del destino degli zingari. Alemanno ha precisato che il commissario avrà poteri per agire in materia di “sicurezza pubblica e definizione del territorio”. Secondo il sindaco, “se ci sono persone non gradite a Roma, devono essere allontanate dalla città, e ciò vale, per esempio, anche a Milano, perché altrimenti le nostre città saranno invase da cittadini che agiscono nei limiti della legalità”. Alemanno ha dichiarato che se un nomade ha la cittadinanza italiana sarà integrato e dovrebbe essere integrato nei quartieri normali. Per coloro che non sono italiani, si dovrà decidere, dice Alemanno, tra quelli che vogliono vivere nella legalità e tra quelli vogliono solo delinquere: “Questi saranno allontanati”. “La decisione di dotare i prefetti italiani di poteri speciali sulla comunità zingara si fonda sul pregiudizio”, ha detto ieri il commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, che ha criticato la “promesse xenofobe”della campagna elettorale.

http://italiadallestero.info/archives/156


"Iremos a campos de concentración"

Incendiados cinco campamentos gitanos en Nápoles en apenas 48 horas - La comunidad teme que vuelvan las leyes raciales del fascismo italiano
MIGUEL MORA - Roma - 15/05/2008


"Mis hijos son italianos, no saben hablar otra cosa, pero no tienen oportunidad de trabajar", relata Hakia Husovic. "Los gitanos somos como las nubes. No tenemos derechos, no tenemos luz, el agua nos la pusieron hace dos años. Ya nos han dicho que nos van a echar de aquí, nos llevarán a un campo lejos de la ciudad. ¿Qué harán con nosotros? Yo se lo diré: nos meterán en campos de concentración modernos".


Husovic tiene seis hijos y 30 parientes a su cargo. La mayoría son italianos. Según el número oficial del Ayuntamiento, pintado en amarillo en la pared trasera de su chabola, su casa es la número 23 de las 157 que hay en el campamento de Casilino. "Aquí viven 650 personas, es el más antiguo de Roma. Aunque está autorizado, no cumple las condiciones sanitarias", explica Paolo Ciani, especialista en minorías de la organización católica Comunidad de San Egidio.

Casilino es uno de los 25 campamentos gitanos que hay en Roma. Entre todos, alojan a 10.000 personas. Las ONG calculan que en Italia viven entre 130.000 y 150.000 gitanos y que la mitad son italianos, unos 50.000 son rumanos y el resto son yugoslavos.

Muchos empezaron a llegar a finales de los años sesenta, cuando en las chabolas Casilino sólo vivían emigrantes italianos, gente de Sicilia, Calabria y el Véneto. "Poco a poco, los italianos fueron comprándose casas y dejando sitio a los gitanos de Yugoslavia. Montenegrinos, bosnios, kosovares... A ellos se sumaron muchos otros en los años noventa, huyendo de la guerra", dice Ciani.

Muchos gitanos de Casilino llevan más de media vida en el país, pero aún no tienen permiso de residencia; otros son italianos, pero todavía no han sido reconocidos por el Estado. Según Antonio Ricci, de Cáritas Italia, eso demuestra el abandono absoluto que ha caracterizado la política del Estado hacia los gitanos.

"Yo llegué asilado en 1991, era suboficial de la Armada", recuerda Naio Adzovic, montenegrino, periodista y escritor, residente en Casilino. "Y seguimos igual que hace 15 años, abandonados y en las mismas chabolas. Pero muchos no tenemos ya un país al que volver porque no existe".

Algo más ha cambiado (a peor) en los últimos tiempos en este rincón infame y lejano de la periferia romana, plagado de niños que ayer, al volver de la escuela, jugaban al fútbol entre la basura y las ratas. En los últimos años, desde que en 2001 empezaron a llegar progresivamente los zíngaros rumanos, los gitanos que viven en Italia dejaron de ser ignorados para convertirse en el enemigo público número uno.

El Gobierno de Silvio Berlusconi ha vuelto al poder, y ha lanzado, con tanta celeridad como aparato mediático, una situación de emergencia. "Parece una locura, pero es así", explica Ciani, "en el país de la Mafia, la Camorra y la N'drangheta, el primer enemigo de la seguridad no es el crimen organizado, sino la gente que intenta escapar de la pobreza".

El panorama venía cociéndose desde hace un par de años. "Los medios siempre hablaron de una invasión", recuerda Ciani, "aunque la verdad es que llegaron gitanos rumanos en la misma proporción demográfica que hay en Rumania: un 10% del total".

Il Giornale, un periódico del imperio Berlusconi, tituló el 2 de enero de 2007, un día después del ingreso de Rumania en la UE: "Medio millón de rumanos vienen hacia aquí". Era mentira. La emigración rumana era masiva y estaba ya en Italia desde hacía años. El 1 de enero de aquel año, según Cáritas, había 556.000 rumanos en Italia. Hoy, según los cálculos de Antonio Ricci, la cifra ha debido casi duplicarse, pero "porque muchos de ellos estaban ya trabajando ilegalmente, y simplemente afloraron con el ingreso de su país en la UE".

Junto al número, se exacerbó también la calidad de la inmigración. Hace unos meses, los medios publicaron que un tal Ajmetevic había atropellado, yendo borracho, a cuatro jóvenes italianos matándolos en el acto. "Días después se supo que Ajmetevic era gitano, pero no rumano, sino italiano, nacido en Caserta", cuenta Miruna Cayvaneanu, corresponsal de la agencia rumana Hotnews en Roma. "El juez obligó a los medios a corregir la información. Se hizo, pero a los pocos días todos se olvidaron y volvieron a decir que era rumano. La manipulación es total".

Animados quizá por la escalada verbal desplegada por los socios de Berlusconi, la Liga Norte y Alianza Nacional, durante la campaña electoral y después, y asustados por esa campaña mediática que ha magnificado cada delito cometido por rumanos y gitanos, algunos ciudadanos han empezado a hacer lo que muchos temían: tomarse la justicia por su cuenta.

En las últimas 48 horas, una turba de vecinos de Ponticelli, en la periferia oriental de Nápoles, ha reducido a cenizas cinco campamentos gitanos. Los mal llamados nómadas -apenas un 5% de zíngaros lo son, y éstos llevaban años en Ponticelli- habían huido de sus casas escoltados por la policía ante las amenazas.

El detonante del asalto fue la noticia de que una muchacha rumana de 16 años había intentado secuestrar a un bebé. La multitud lanzó piedras y cócteles molótov, se armó con barras de hierro y sembró el terror entre niños y adultos de las chabolas. Uno de ellos declaró ayer en televisión: "No sabemos a dónde ir. Si vamos a Roma o a Venecia no cambiará nada, allí nos cazarán igual".

El alcalde de Roma, Gianni Alemanno, dijo ayer que lo de Ponticelli demuestra que "no es el alarmismo, sino la política del dejar hacer lo que genera la cultura de tomarse la justicia por su mano". El regidor, que se dice contrario a esa justicia, entiende que si el Estado da al ciudadano la sensación de no defenderlo, "el ciudadano se ve obligado a defenderse solo". "Primero la legalidad", concluyó, "luego la solidaridad".

La UE ha recordado a Italia que es el país que menos dinero dedica a la integración: menos de cuatro millones de euros entre 2000 y 2005, durante el último Gobierno de Berlusconi. Probablemente, los 750.000 inmigrantes rumanos y los 150.000 gitanos que viven en Italia se conformarían con sentirse iguales. "Nunca nos llevan a la televisión para contar nuestra realidad, dicen pestes de nosotros y si uno comete un delito nos crucifican a todos", comenta Naio Adzovic. "La gente debe reconocer la verdad", advierte Ricci, "en Italia la criminalidad organizada está en manos italianas, y los rumanos son subalternos que están ahí por necesidad u obligación: muchos son esclavos de las mafias italianas".

Un comisario especial para zíngaros
El alcalde de Roma, Gianni Alemanno, anunció ayer, tras hablar con el ministro del Interior, Roberto Maroni, que la capital tendrá un comisario especial que se ocupará de los gitanos. La decisión iguala la tomada en Milán entre Maroni y la alcaldesa Letizia Moratti, que otorga poderes extraordinarios al prefecto de la ciudad para decidir el destino de los zíngaros. Alemanno precisó que el comisario tendrá poderes para actuar "sobre la seguridad pública y sobre la definición del territorio". Según el alcalde, "si hay personas no gratas en Roma, deben ser alejadas de la ciudad, y esto vale, por ejemplo, también para Milán, porque si no nuestras ciudades serán invadidas por ciudadanos que actúan en los límites de la legalidad".Alemanno aclaró que si un nómada tiene ciudadanía italiana será integrado, y debería ser integrado en los barrios normales. Para los no italianos, habrá que decidir, dice Alemanno, entre los que quieren vivir en la legalidad y entre aquellos que sólo quieren delinquir: "Esos serán alejados"."La decisión de dotar a los prefectos italianos de poderes especiales sobre la comunidad gitana se funda en prejuicios", dijo ayer el comisario para los Derechos Humanos del Consejo de Europa, Thomas Hammarberg, quien criticó las "promesas xenófobas" de la campaña electoral.

http://www.elpais.com/articulo/internacional/Iremos/campos/concentracion/elpepiint/20080515elpepiint_1/Tes
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