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16  Lingua e cultura ROM / Materiali Trasversali / a guido, bambino zingaro - mojoj zemlji - alla mia terra - di dijana pavlovic il: 21 Agosto 2008 - 07:53:38


a guido, bambino zingaro

dijana pavlovic

Nel tremolio della tua voce
Sento la mia voglia di gridare.
Nei tuoi occhi troppo neri
Prevedo il futuro, tuo e mio.

Conosco la rabbia che ti spezza il cuore.
Disadattato, irriso, temuto, spaventato,
morso, succhiato, sputato, dimenticato.
Forse anche rispettato, ma che importa?

Affamato di pane e di una carezza,
sicuro solo per stringere il pugno,
sei predatore, sei carnefice,
sei immobile, disteso sulla croce.

Ti insegneranno a ridere, a mascherarti,
fare l’amore con una donna,
a mentire, trovare sempre la parola giusta,
forse anche a sognare, forse anche a sperare.

Ma nel tuo piccolo cuore spezzato
Continuerai a stringere il pugno
Per quell’ultimo diretto, il KO del tuo passato,
per non dire mai – io accetto.


mojoj zemlji - alla mia terra
dijana pavlovic

Presa in ostaggio da questa città,
vivo le emozioni come vengono,
riflettere è un tentativo vano.

Ma a volte, per un motivo sconosciuto,
un fiore, o forse gli occhi di una bambina,
il mio sguardo si annebbia sopra macchine e grattacieli,
e la mia terra mi sembra così vicina.

La strada di casa, buia, ostile,
dove più volte mi hanno rapito le ortiche,
una nuvola di lucciole che tanto mi ha divertito,
le mani di mio padre che
lasciano nei miei capelli l’odore di terra umida,
la goccia di sudore di mia madre,
spalmata sul mio viso:
mi ha baciato mentre spennava un pollo.

Una lacrima silenziosa
quando per la prima volta ho capito
quanto pesa la povertà
quando per la prima volta ho voluto andar via
quando con poche valigie
ho dato un bacio ai miei genitori
e ho salutato con tanto rancore il mio paese
al pensiero che le radici sono una catena d’acciaio.

Allora so che a questa terra straniera,
in eredità lascerò solo la mia triste infanzia.
Passata con le donne dei visi vivi e vissuti,
e con gli uomini dalle mani grandi,
con i bambini felici e colorati,
incoscienti della maschera del cattivo
che dovranno indossare.
Tra i risi forti che ti spiegano la vita,
e i pianti asciutti che ti indicano il destino.

In una terra, come una donna gravida,
comunque fertile, ma senza latte per sfamare,
buona, ma mai sorridente,
in una terra di poche parole,
perché troppo serie per essere dette.


http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_05_20-section_1-index_pos_1.html
17  Lingua e cultura ROM / La lingua / La lingua dei rom - giulio soravia il: 21 Agosto 2008 - 07:30:46
La lingua dei rom
giulio soravia

La lingua costituisce un elemento chiave nell’identificazione di un popolo e ciò sembra particolarmente valido nel caso dei Rom. Questo popolo disperso in tutto il mondo da una diaspora plurisecolare è unito, infatti, solo da una comune origine, di cui la lingua è una testimonianza determinante. Suddivisa, in numerosissimi dialetti, tanti quante sono le famiglie rom sparse nei cinque continenti, essa chiaramente è una traccia delle loro peregrinazioni nei secoli e allo stesso tempo un' àncora che li riallaccia alla terra di origine: l'India.
Ciò che colpisce - e colpì di fatto i primi studiosi che se ne occuparono, quali Grellmann, Rudiger, Adelung e poi Miklosich e Pott - è infatti il tenace persistere di una grammatica per molti versi simile a quella delle moderne lingue indoeuropee dell'India e di un lessico di base in cui si ritrovano senza difficoltà, non fosse per qualche cambiamen­to fonetico, voci comuni alla Hindi, alla Panjabi, alle lingue dardiche.
Né ciò stupisce: quando un migliaio - o forse più - di anni fa i gruppi nomadi che dovevano diventare gli attuali Rom cominciarono il loro lungo viaggio verso occidente, essi si fermarono volta a volta, e spesso a lungo, in terre abitate da genti di diversa lingua e diversi costumi, ed essi stessi cambiarono, assimilando tratti di tali diverse eredità culturali e linguistiche. Tuttavia non si fermarono abbastanza a lungo da essere assimilati - almeno nella maggior parte dei casi - né si integrarono socialmente tanto da perdere la loro originaria identità, un senso di diversità e, in qualche modo, di unicità.
Ve ne furono tuttavia che si fermarono lungo il cammino, restando nomadi ma su una base locale. Nel Medio Oriente troviamo gruppi che, variamente chiamati dai loro vicini (Nawar in Palestina, ad esempio), denominano se stessi Dom. In Armenia tali gruppi mutarono il loro nome in Lom. In Grecia, decenni più tardi, e di lì in tutta Europa e nel mondo, essi divennero i Rom, perdendo la nozione della loro origine.

In India oggi ritroviamo molte altre popolazioni nomadi che ci ricordano ciò che dovevano essere i Rom europei. Tra questi i Banjara o Lamana sono i più noti.. Questi gruppi attualmente parlano una lingua abbastanza diversa da quella dei fratelli europei e più simile alla Hindi: anche in patria la forte pressione delle culture sedentarie ha influito sulle parlate dei nomadi, spiegandoci e giustificandoci il progressivo diversificarsi della lingua dei Rom da quelle indiane, senza che ciò costituisca una contraddizione.

Tratti diversi, ma anche tratti comuni, dunque. Il processo, fu per i Rom europei lento e graduale, ma inesorabile. Se il soggiorno lungo le piste asiatiche non lasciò grandissime tracce nella lingua, data anche la somiglianza tra le lingue indiane e quelle iraniche, tuttavia esistono inequivocabili testimonianze di imprestiti iranici e armeni nella romani chib, la lingua dei Rom.

Fu tuttavia il soggiorno in Grecia a dare una svolta decisiva al gruppo più occidentale. Qui essi si fermarono probabilmente più a lungo che altrove e assorbirono lessemi e forme grammaticali, che ritroveremo un po' ovunque nei dialetti pur diversi dei vari Rom europei.

Nei vari paesi europei "visitati" dai gruppi Rom a partire dal xiv secolo, la lingua si modifica e spesso profondamente. È una lingua già ricca e flessibile, cui declinazioni nominali complesse e coniugazioni verbali ampie danno complete possibilità comunicative. Nel lessico si moltiplicano gli imprestiti delle lingue slave, dall'ungherese, dal rumeno, dal tedesco, dall'italiano e da tutte le altre lingue europee. Così in mancanza di una parola “indiana" per "fiore", troveremo nei vari dialetti lessemi quali lulugi dal greco, blumadal tedesco, fiore dall’italiano, come pure šungel da un verbo. che significa “odorare" o rozica dalla parola per "rosa" con un tipico suffisso diminutivo slavo.
La duttilità della lingua si esprime anche nella capacità di creare forme nuove, talvolta con un miracoloso miscuglio di radici etimologicamente diverse. In un dialetto sinto per esempio troviamo švigardaj "suocera", da daj “madre", che è parola di origine indiana, preceduta da un adattamento del tedesco Schwieger - (.Schwiergemutter"suocera"), o in un dialetto xoraxano della Bosnia troviamo per “piatti" talari, che deriva dal tedesco Teller “piatto”, ma con un suffisso tipicamente rom.

La lingua cosi, lungi dall'imbastardirsi, ché tutte le lingue conoscono questi processi, attraverso i quali arricchiscono il proprio lessico a seconda delle nuove necessità, si adegua alle mutate condizioni di vita, ai tempi e all'ambiente. Ma è anche vero che aumentano le difficoltà di comprensione tra i singoli gruppi. I dialetti nel tempo si differenziano sempre più.

Posto che i Rom nel mondo siano non meno di tre milioni, tenendoci sulle stime più modeste, sappiamo che almeno due terzi di essi parla dialetti danubiani in cui è notevole l'apporto lessicale rumeno. Alcuni gruppi, hanno adottato la lingua dei vicini sedentari (i Rudari, ad esempio, il rumeno). E gli altri? Più che una classificazione, una elencazione di tali dialetti può essere la seguente, senza pretesa di esaustività o di indiscutibilità. Ricordiamo anche che le denominazioni "geografiche" oggi sono solo di comodo, poiché i dialetti si sono sparpagliati nel mondo con i loro parlanti.

1) gruppo danubiano (Kalderaša, Lovara, Curara, ecc.);
2) gruppo balcanico occidentale (istriani, sloveni, havati, arlija,ecc.);
3) gruppo sinto (eftavagarja, kranarja, krasarja, slovacchi, ecc);
4) rom dell'Italia centro-meridionale;
5) britannici (Welsh Romani ma oggi resta soprattutto l'anglo-romani, una sorta di gergo misto inglese e rom);
6) finnici;
7) greco-turchi (forse discutibile come gruppo a parte);
8 ) iberici (oggi rappresentati dal Calò, il gergo ispano-rom dei Gitano).

Secondo le teorie del Turner, l'origine dei Rom, attraverso la lingua, va ricercata nell'India centrale. Altri hanno sostenuto o sostengono, come ancora di recente l'indiano Rishi, che piuttosto si debba ricercarla nelle zone nordoccidentali. Sia o no il Panjab la loro terra d'origine, comunque difficile da stabilire con sicurezza, è indiscutibile il fondo di voci indiane che troviamo nel lessico di questo popolo ”europeo” proprio per i concetti di uso più quotidiano.

Dall’origine nelle terre del subcontinente indiano a oggi sono trascorsi mille anni. I Rom, sparsi nel mondo, parlano dialetti non sempre reciprocamente intelligibili. Ma in un'era di comunicazioni sempre più rapide è impensabile che un popolo unito da una qualche autocoscienza possa mantenere queste divisioni linguistiche.

Già da parecchi anni si nota una ricerca di unità tra i Rom di diversi paesi, unità non già di natura politica o territoriale, quanto piuttosto culturale. Tale concetto si nutre sulla comune origine e sull'impegno a ricercare quei valori condivisi dai Rom di tutto il mondo. Anche se questo movimento, per ora, è confinato a una ristretta intellighenzia, molti sono i segni dell'allargarsi di tale interesse.

Il problema della lingua è stato all'ordine del giorno di vari congressi tenutisi a Parigi, Londra, Ginevra, e Göttingen. Si tratta di una aspirazione, giusta ma di difficile soluzione: una lingua unitaria non si pianifica a tavolino, anche se l'aspetto teorico è una premessa indispensabile alla pianificazione.

Ciò che par di notare è la tendenza sempre più diffusa a usare dialetti rom per scrivere, quando finora la lingua era stata essenzialmente orale. Si scrivono non solo raccolte di canti o di favole ma anche lettere "private", anche letteratura che con l'antico folklore poco o niente ha da spartire. Escono riviste, e già in Jugoslavia sono state pubblicate grammatiche della lingua ròmani in lingua ròmani. Gli studi di linguistica ròmani non sono più l’appannaggio esclusivo di studiosi non rom.
Una letteratura rom scritta e il diffondersi dell'uso scritto della lingua, sia pure nei vari dialetti per ora, potrà essere il primo importante passo a una lingua unitaria e a una nuova consapevolezza per questo popolo alla ricerca di sé.

Intanto questo movimento contribuisce a rimuovere un'immagine tradizionale e certo non sempre positiva dello Zingaro (Tsigan, Zigeuner, Gypsy, Cygan, ecc.) per farne un Rom, cioè un uomo protagonista della moderna società a pieno titolo, con l'apporto della sua cultura e la capacità di comunicare attraverso la propria lingua.

Che la poesia sia orale, nasca dal canto e viva del suo suono nell'attimo in cui è prodotta è una trasposizione poetica in cui, ricordo, Rasim Sejdic stesso, grande poeta zingaro, credeva. Ma è un momento di ripensamento di una poesia essenzialmente lirica, creativa, d'autore.
Diverso è dire che la poesia nasce nell'oralità, perché oralità è una condizione primaria delle lingue, che non presuppone un passaggio alla lingua scritta, né soffre di complessi di inferiorità. La poesia zingara è prima di tutto orale, come ogni poesia primitiva, ed è conoscenza del mondo, intimo contatto prerazionale con la natura e le cose.

Perciò stesso non ha nome, non appartiene a nessuno, come possono invece appartenere, essere tutt'un corpo, i racconti, le favole. La poesia è magia, rapporto simpatico con un mondo di cui si percepiscono le forze oscure e terribili, ma che non si controlla se non ricreandolo nella poesia ed esorcizzandone le potenze malefiche o benefiche.

Cosi la poesia nasce allo stesso modo della formula liturgica, della parola magica, della formula ripetitiva di un discorso di riuso. Ed è per questo, appunto, che il nome del primo - ma esiste un primo? - compositore non ci può pervenire, perché nel momento stesso della sua formulazione (e sottolineo formulazione, in senso etimologico) essa diviene patrimonio comune, di una cultura che la ripete e la canta, che la diffonde nel vento come le canne diffondevano al vento il segreto delle orecchie d'asino del re Mida.

La poesia zingara partecipa di questa magia, è poesia primitiva in questo stesso senso e per questo è prima di tutto orale e anonima. Siamo lontani dalle affermazioni semplicistiche di un'anonimità legata a una condizione d'inferiorità della letteratura orale, dal mancato ricordo del passato e della storia e cosi via... Questo è il punto di vista etnocentrico e riduttivo di chi non capisce che qui è una diversa concezione del mondo, della storia e della poesia.

L’universo dello zingaro è aperto e senza confini, senza concetti di storia che non siano, forse, il viaggio e un viaggio senza meta. Solo quando il Rom si fermerà,la sua poesia diventerà altro, un oggetto e come tale l'etichetta di un nome sarà apposta in calce, differenziando stili e autori.
Cosi come una società non è letterata solo perché la sua lingua si può scrivere, ma solo quando la sua lingua scritta veicola idee astratte e a un pubblico selezionato in base a criteri di classe, cosi la poesia orale dello zingaro è e rimane formula magica, conoscenza prescientifica del mondo esterno e rapporto globale di una società indifferenziata con una natura indifferenziata.
I canti che narrano fatti lontani sono vere epiche enciclopediche, come un'Iliade o un'Odissea in miniatura, ma degne della stessa considerazione, e ritornelli e stornelli, dediche e scongiuri. Gli "stili" e i generi si fondono in un'unica considerazione funzionale. Ed è la lingua che arricchisce la potenza di tali composizioni, la lingua unico momento di fedeltà filologicamente uguale. Verba manent, potremmo ben dire di questa poesia, che si esaurisce nel vento, ma permane nel rapporto tra uomo e cose, tra l’uomo e le potenze che gli stanno attorno.

Dunque non c’è da stupirsi o dare di spalle. Questa è poesia, questa è la poesia di un’epoca aurea, come Vico intendeva fosse la lingua stessa degli antichi. Si parla per poesia perché nella parola si viene scoprendo il mondo, momento per momento, come scoprì il mondo Adamo, per volontà divina, dando il nome alle cose.

Poesia è metafora, dunque, formula magica e conoscenza. Nulla di strano se in tale concezione non c'è posto per la storia di singoli uomini - che non siano metafore essi stessi - o per singoli autori della poesia stessa. Cosi come l'ombra di Omero è avvolta dal mistero, nome "ricreato" per le necessità di un'epoca posteriore.

Questa è la poesia anonima zingara. Questo ci insegna semmai lo avessimo scordato.

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(LD = Lacio Drom)

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18  Lingua e cultura ROM / Materiali Trasversali / Un film sugli zingari in Puglia il: 21 Agosto 2008 - 07:11:32
Un film sugli zingari in Puglia
 
La complessa realta' degli zingari che vivono in Italia, in particolare in Puglia, è al centro del documentario 'Japigia Gagi” che il regista Giovanni Princigalli ha presentato all’Istituto italiano di cultura di Buenos Aires.
 
 
La complessa realta' degli zingari che vivono in Italia, in particolare in Puglia, è al centro del documentario 'Japigia Gagi” che il regista Giovanni Princigalli ha presentato all’Istituto italiano di cultura di Buenos Aires.

Questo lavoro, ha indicato l’autore che era presente alla proiezione, ha partecipato al 19/o Incontro di arte e cultura del Mercosur” a Eldorado (Argentina settentrionale).

"Jaipigia Gagi" è in sostanza un lavoro di “esplorazione” della comunità Rom di Jaipigia, a Bari, che ha permesso di approfondire una cultura di cui si parla molto, soprattutto per motivi legati alla sicurezza, ma di cui si conosce molto poco.

Il regista la racconta attraverso il punto di vista di quattro suoi membri, una ragazza di 17 anni rinchiusa in un istituto per minori che vuole tornare a casa dai genitori, un’adolescente che sogna di fare la modella, una bambina di undici anni che si rifiuta di andare a scuola perchè vuole continuare a fare compagnia alla madre che chiede l’elemosina ai semafori e un uomo di 35 anni che aspetta che arrivi la figlia dalla Romania.

Princigalli, autore anche di Gli Errori Belli (2007) che tratta dei figli degli emigranti italiani in America che vogliono imparare la lingua dei genitori, ha vissuto in stretto contatto con gli abitanti di Jaipigia per oltre un anno. L'intento del documentario, ha precisato, è quello di “andare oltre la figura del rom che sta al semaforo, senza inseguire visioni romantiche e stereotipate”.
Il film ha partecipato a oltre 40 concorsi internazionali, ricevendo numerosi premi.

20/8/2008

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_Teatri_NOTIZIA_New.asp?IDNotizia=209461&IDCategoria=1
19  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Razzisti ma guai a dirlo - Moni Ovadia il: 21 Agosto 2008 - 01:42:20
mercoledì 20 agosto 2008
Razzisti ma guai a dirlo

Alcuni anni fa, all´epoca delle prime rozze manifestazioni di linguaggio xenofobo e pararazzista di cui si servivano e si servono diversi esponenti della Lega Nord, è circolata per alcuni mesi, divenendo celebre, una barzelletta che mirava a stigmatizzare con un paradosso, quello squallido linguaggio e tutto il ciarpame che vi sta dietro. La barzelletta è questa: un vucumprà africano entra in un bar per proporre la sua mercanzia. Il proprietario dell´esercizio, appena ne percepisce la presenza, lo apostrofa con male parole e lo caccia dal locale a spintoni, fuori dalle balle brutto negro! Il malcapitato vucumprà reagisce, razzista! E il barista rabbioso, non sono io che sono razzista è lui che è negro! L´autore di questa barzelletta descrive quello strano ibrido di razzismo e di indignata permalosità, che caratterizza molti esponenti dell´attuale esecutivo che pretendono di avere la libertà di varare provvedimenti di stampo autoritario e razzista, ma trovano intollerabile l´essere accusati di razzismo ed autoritarismo.

Ora, se ad accusarli è un organo di stampa o un organizzazione che essi possono agevolmente collocare nell´amplissimo spettro dell´internazionale comunista - ovvero tutti i partiti non alleati e non proni alla volontà di Berlusconi e il 90% della carta stampata e dei media televisivi - non ci sono problemi, ma se a farlo è il più diffuso settimanale cattolico del paese, per gli esponenti più avveduti del Pdl la questione si fa più spinosa.

Bisogna che la Santa Sede e la Conferenza Episcopale prendano le distanze, il che puntualmente avviene. I rappresentanti più guasconi della destra, come l´acuto Gasparri e il crociato Giovanardi, tripudiano e sentenziano: Famiglia Cristiana è un orrido foglio bolscevico! Ma il sommo pontefice Benedetto XVI, a mio parere, si rende subito conto dell´insidioso scivolone commesso dalle gerarchie con la troppo calorosa e troppo schierata presa di distanza dal direttore di Famiglia Cristiana Don Sciortino, e corregge il tiro con una vibrata omelia contro il pericolo attuale e presente del razzismo.

Un indignato Giovanardi si affretta a precisare che il Papa parla in generale e non si riferisce certo all´Italia, e lui lo può ben dire perché milita nell´Associazione Italia-Israele dall´età di diciotto anni e dunque lui ha il certificato di buona condotta antirazzista rilasciato da qualche buon «parroco» ebreo che vuole tanto bene al governo israeliano.

Il mitico Giovanardi ci scuserà se dissentiamo da lui e pensiamo che Benedetto XVI, pur senza farne menzione per ovvie ragioni di prudenza, si riferisca proprio all´Italia. Il pontefice è tedesco, è stato bimbo e adolescente mentre il nazismo celebrava i suoi «fasti», sa quali sono i frutti avvelenati del razzismo, anche del più «ragionevole», sa bene quale irrimediabile vulnus riceverebbe la Chiesa qualora oggi, il suo pastore, non si schierasse risolutamente contro la peggior peste della storia dell´umanità.

Proviamo anche noi a pensare per un istante cosa sarebbe accaduto se il provvedimento di prendere impronte digitali ai bimbi rom, l´avesse presa un ministro degli interni tedesco. Al ministro Maroni non piace essere considerato un razzista, è comprensibile, probabilmente in termini assoluti non lo è, si limita ad usare la suggestione razzista per scopi politico-elettorali. Ma questo calcolo è comunque razzista, così come è razzista chi glissa, chi attenua, chi volge la testa da un´altra parte.

Le ramificazioni della pandemia razzista sono molteplici, alcune sono sotterranee, ambigue, sfuggenti, per riconoscerle è meglio fare riferimento agli specialisti della questione e, anche se non sono gli unici titolati, i grandi specialisti di razzismo sono inequivocabilmente le minoranze e le genti che lo hanno subito.

Moni Ovadia
http://www.unita.it/
20  Lingua e cultura ROM / Proposte ed iniziative / Milano, la federazione Rom Sinti Insieme ha incontrato il Prefetto Lombardi il: 21 Agosto 2008 - 01:32:38
Milano, la federazione ha incontrato il Prefetto Lombardi
 
Il 30 luglio 2008, una delegazione della federazione Rom Sinti Insieme ha incontrato il Prefetto Lombardi, Commissario per l’emergenza “nomadi” in Lombardia. La delegazione della federazione era formata da Radames Gabrielli (Nevo Drom, vice presidente della federazione), Eva Rizzin (Sucar Drom e OsservAzione, consigliere della federazione), Davide Casadio (MEZ, consigliere della federazione), Giorgio Bezzecchi (Romano Drom, aderente alla federazione), Dijana Pavlovic (consigliere della federazione) e Carlo Berini (Sucar Drom, aderente alla federazione). Il Prefetto di Milano, dottor Lombardi era assistito dal Capo di Gabinetto e da una collaboratorice.
Dopo una breve presentazione della Federazione si è aperta una lunga discussione sull’Ordinanza n. 3677 e sul documento Linee guida del Ministero dell’Interno. La Federazione ha ritenuto positivo il cambiamento introdotto nel nuovo documento che di fatto non impone più ai Commissari della Lombardia, Lazio e Campania di procedere indistintamente all’identificazione e censimento delle persone, anche minori di età, e dei nuclei familiari presenti nei cosiddetti “campi nomadi”, attraverso rilievi segnaletici.
Il Prefetto Lombardi ha più volte ribadito che il primo intervento fatto in Lombardia il 6 giugno scorso, alle cinque e trenta di mattina, da circa settanta tra agenti di polizia di stato, polizia municipale e carabinieri con furgone della scientifica nel “campo comunale” di via Giuseppe Impastato 7, è stato caratterizzato da un eccesso di zelo che non si è più ripetuto ne si ripeterà.
Il Prefetto ha anche sottolineato che ad oggi sono state censite 1.000 persone a Milano e che solo a quattro persone (cittadini extra-comunitari non rom) sono state rilevate le impronte digitali, perché non erano in possesso di nessun documento.
«La mia opera -ha sottolineato il Prefetto Lombardi- è dettata dal solo bisogno di capire quante persone vivono nei campi nomadi a Milano». I membri della Federazione hanno ribadito al Prefetto che i dati che rileverà non saranno dissimili ai dati che già sono in possesso al Comune di Milano, circa 5.500 persone.
I membri della federazione hanno a più riprese chiesto una partecipazione diretta dei Sinti e dei Rom milanesi anche seguendo quanto sta già facendo il Prefetto Mosca a Roma. Si è chiesta l’istituzione di un tavolo di confronto regionale, di un tavolo metropolitano per Milano e tavoli per ogni singola Provincia lombarda. Questo per evitare azioni calate dall’alto che hanno sempre dimostrato la loro inefficacia. In particolare è stato presentato un progetto di mappatura dei bisogni espressi dalle comunità sinte e rom, dalle Istituzioni e dagli Enti Locali per modulare efficacemente qualsiasi intervento. Il progetto è stato già attuato in alcuni territori della Lombardia e del Nord Italia dall’associazione Sucar Drom.

La federazione ha chiesto al Prefetto Lombardi di investire risorse in manifestazioni culturali per far conoscere le ricchezze espresse dalle minoranze sinte e rom. Ribadendo che tale azione è considerata prioritaria per uscire da logiche stereotipate e discriminanti.
Durante l’incontro si è consumato un duro scontro tra alcuni membri della federazione, il Prefetto Lombardi e il Capo di Gabinetto sull’applicazione del “patto di socialità e legalità”. Carlo Berini e Giorgio Bezzecchi hanno ribadito che la firma, (per come è stato concepito, non è un atto puramente simbolico perchè, se trasgredito, autorizza i responsabili del campo ad allontanare dal campo i trasgressori), implica una presunzione di colpevolezza. Un principio, questo, che non esiste nel nostro statuto giuridico. Inoltre incide non ad un soggetto individuale sulla base del principio della responsabilità personale ma ad un soggetto collettivo, i Rom e Sinti, riconosciuti come tali per la loro appartenenza etnica, violando così i principi stessi della Costituzione.
La federazione ha ribadito che l’esperienza di via Triboniano è fallimentare e che l’intenzione del Comune di Milano di applicare tale “regolamento” a dei cittadini italiani sarà oggetto di un’azione legale per discriminazione razziale diretta. Tutti i membri della federazione hanno di nuovo ribadito che la responsabilità è esclusivamente personale e non saranno accette azioni che colpiscano il diritto di esistenza di intere famiglie nel territorio milanese. Il Prefetto Lombardi non sembra che abbia recepito il messaggio, viste le agenzie stampa di oggi.
Durante l’incontro si sono portate a conoscenza del Prefetto Lombardi diverse forme di discriminazione (in particolare: divieti di sosta ai “nomadi” e libertà religiosa) e si sono chiesti alcuni chiarimenti su quanto successo negli ultimi mesi riguardo ad alcuni sgomberi a Milano, censurando alcune azioni.
In ultimo la Federazione ha chiesto al Prefetto Lombardi di assumere come suoi consulenti un Rom e un Sinto per meglio comprendere la realtà diversificata delle minoranze sinte e rom in Lombardia.
Il Prefetto Lombardi si è impegnato a incontrare in ottobre la federazione per discutere tutti gli interventi da mettere in atto una volta completato il censimento a Milano.

http://sucardrom.blogspot.com/2008/08/milano-la-federazione-incontra-il.html
21  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Cardinale Tettamanzi«L'appello del Papa chiede ora di essere messo in pratica». il: 21 Agosto 2008 - 01:19:22
Tettamanzi: appello va messo in pratica
I credenti non abbiano pregiudizi

L'arcivescovo di Milano: Benedetto chiede ai cristiani di accogliere

MILANO — «L'appello del Papa chiede ora di essere messo in pratica». Il cardinale Dionigi Tettamanzi, nelle parole di Benedetto XVI all'Angelus, invita a cogliere anzitutto l'aspetto della coerenza, a cominciare dai fedeli: la responsabilità di chi regola la propria vita in base a quella che ha più volte definito come la «Carta» dei cristiani, le Beatitudini evangeliche, l'attenzione ai poveri e agli ultimi. L'arcivescovo di Milano è tra i non moltissimi ambrosiani rimasti a presidiare la città di metà agosto, nell'omelia dell'Assunta aveva invitato i fedeli ad «andare controcorrente», a liberarsi dalla «schiavitù della materialità» e «dall'affermazione di un egoismo violento che spegne ogni apertura e sensibilità verso chi è debole e povero», ad essere «ostinati testimoni di speranza».

Così ora misura le parole e spiega: «È da sottolineare, tra l'altro — laddove il Santo Padre parla di "tentazione del razzismo, intolleranza e esclusione" — l'impostazione che ha voluto dare al suo intervento. Egli si rivolge anzitutto alla comunità cristiana affinché sia attenta, vigile e protagonista nell'accoglienza, e al tempo stesso con la sua presenza brilli come segno profetico di comunione e di solidarietà dentro la società». Quando in aprile, dopo lo sgombero di un campo rom, una nota della Curia milanese aveva denunciato che si era scesi «sotto il rispetto dei diritti umani», la faccenda non riguardava gli schieramenti ma, ancora una volta, la famosa «Carta», quel rispetto umano «che imporrebbe qualche tanica d'acqua, del latte per i più piccoli, un presidio medico, una qualche soluzione alternativa», si leggeva. Il cardinale non ama che le sue parole vengano piegate alla cronaca, interpretate secondo gli schemi della polemica politica.

La cosa, a maggior ragione, vale per il Papa e le sue parole sull'intolleranza e il razzismo. «L'insegnamento di Benedetto XVI è rivolto alla Chiesa universale», premette Dionigi Tettamanzi. «Anche a Milano, quindi, ci sentiamo interpellati dalle sue parole». L'essenziale, di là dalle interpretazioni interessate e dalle polemiche, è appunto «mettere in pratica» ciò che il Pontefice ha ripetuto, scandisce l'arcivescovo: «Nella diocesi ambrosiana assistiamo da tempo ad un consistente fenomeno di immigrazione che sta portando da noi un notevole numero di stranieri: nelle nostre parrocchie siamo attivi affinché questi nuovi venuti siano accolti, aiutati nell'inserimento nella comunità cristiana e nella società e non siano oggetto di pregiudizi, anzitutto da parte dei credenti».

Questo è il punto. E l'arcivescovo lo sa bene, è l'esperienza quotidiana del suo episcopato da sei anni a questa parte. L'accoglienza aliena da pregiudizi, considera, «non è una missione facile, anche perché il problema è complesso e la sua soluzione esige saggezza e impegno a rispettare — insieme — i diritti dei singoli e della società». In quell'«insieme» c'è il cuore del discorso. La Chiesa sa bene come l'intolleranza verso gli stranieri e i diversi esprima talvolta il disagio di altri «ultimi». Lo stesso Benedetto XVI ha parlato di «manifestazioni preoccupanti, legate spesso a problemi sociali ed economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale». Di qui la necessità, più volte espressa dal cardinale nei suoi «discorsi alla città» alla vigilia di Sant'Ambrogio, di dare «risposte concrete nel segno della legalità, della sicurezza, dell'accoglienza».

L'unica è tenere assieme le tre cose, anche se non è davvero facile. «Rispettare i diritti dei singoli e della società». Il cardinale allarga le braccia: «Non sempre l'azione è coronata da successo. Abbiamo — come primaria — una preoccupazione educativa, affinché non prevalga la paura istintiva: nel rapporto con l'altro, con lo straniero, con il diverso». Qui possono venire in soccorso la responsabilità sociale di tutti e, per i credenti, la coerenza rispetto alle Beatitudini. Nell'ultimo discorso di Sant'Ambrogio Tettamanzi aveva puntato il dito contro «l'incoerenza tra il dire e il fare, uno dei segnali più evidenti dell'individualismo parolaio di chi crede di essere al passo con i tempi e magari si sente moralmente importante, ma solo a parole».

Quanto ai fedeli, ancora risuonano le parole (in apparenza) paradossali che Tettamanzi pronunciò due anni fa, al convegno Cei di Verona: «È meglio essere cristiano senza dirlo che proclamarlo senza esserlo». La coerenza, ancora una volta, «non alla maniera di semplici ripetitori ma di testimoni efficaci». Anche se talvolta esige di pagare un prezzo. L'alternativa è quella che l'arcivescovo ha descritto a giugno, nella sua ultima lettera pastorale, con parole insolitamente dure: «Non è spontaneo per nessuno rifarsi e ispirarsi allo spirito radicale del Vangelo e c'è per tutti il rischio di chiudersi in una preoccupazione per noi stessi, che ci fa scoprire la più grande miseria morale». Perché «il rapporto con l'altro, lo straniero e il diverso sono temi decisivi», ripete ora Tettamanzi. Come decisive sono le parole di Benedetto XVI, conclude: «Su questi temi, il mio magistero si muove a partire dalla Parola di Dio ed è sostenuto dalla preghiera, così come ci ha insegnato con grande chiarezza e sapienza il Papa nell'Angelus, ed ha come esclusivo obiettivo l'azione pastorale, la crescita nella santità del popolo che il Signore mi ha affidato e l'amore preferenziale per i poveri».

Gian Guido Vecchi
18 agosto 2008

http://www.corriere.it/cronache/08_agosto_18/tettamanzi_mettere_in_prtica_appello_benedetto_xvi_2ddc8f9c-6cd3-11dd-b80d-00144f02aabc.shtml
22  Lingua e cultura ROM / Materiali Trasversali / NOMADI: SCOPRONO IL WEB, E IL VIAGGIO DIVENTA VIRTUALE il: 21 Agosto 2008 - 01:08:37
NOMADI: SCOPRONO IL WEB, E IL VIAGGIO DIVENTA VIRTUALE      

(ANSA) - MILANO, 20 AGO - Dal nomadismo reale a quello virtuale. La popolazione rom e sinti italiana, sempre meno avvezza ai continui spostamenti che caratterizzavano la sua cultura fino a pochi decenni fa, ha trovato negli ultimi anni una nuova dimensione del viaggio, quello dentro i confini del web. Portali d'informazione, blog e siti internet dedicati sono la nuova frontiera del nomadismo. Di una nuova idea di comunità, non solo legata alle tradizioni e alla difesa gelosa delle appartenenze ma anche di un territorio di riscatto e di integrazione con un mondo che - come sempre più spesso riportano le pagine di cronaca dei giornali e i tg - nutre diffidenza e timore nei loro confronti. 'Sugar Drom', 'Mahalla', 'Sintiitaliani' sono solo alcune delle 'finestre' sulla comunità on line del popolo nomade. Pagine che trasmettono storie, problemi, spaccati di una cultura di migrazioni che dura da più di cinque secoli. Ma che sanno anche raccontare piccole, buone notizie; come quelle dei tanti rom e sinti che sono riusciti a diventare importanti artisti, sportivi ed esponenti della cultura nel nostro paese.(ANSA).

23  Lingua e cultura ROM / Materiali Trasversali / Rom e Sinti nomadi virtuali il: 21 Agosto 2008 - 01:06:27
Rom e Sinti nomadi virtuali
Alessia Grossi


«Dal falò alla Rete». Questo è il titolo di uno dei tantissimi post inseriti in uno dei siti delle comunità Rom Sinti e Kalè in Italia e nel mondo. A parlare della propria storia, della storia dei propri passi e del difficile cammino verso l'integrazione nei paesi d'approdo sono proprio loro. I nomadi, i gitani, gli zingari, comunità una volta viandanti oggi sempre più stabili e alla ricerca di uno spazio integrato. Sul web scrivono, si informano e si ritrovano virtualmente dopo secoli di cammino. I luoghi sono quelli di tutti i cybernauti: blog, siti dedicati e in questo caso completi di mappe virtuali.

Le più note finestre sulla comunità online del popolo nomade - oltre a quello della Federazione Rom e Sinti insieme - sono «Mahalla» che raccoglie le comunità Sinti, Rom e Kalè da tutto il mondo e «Sucar Drom» dove la foto sotto l'apertura - uno striscione con su scritto: «Non vi vogliamo vi odiamo» - augura a tutti buone vacanze. C'è poi il sito dell'Unione del Popolo Gitano, organizzazione riconosciuta dalle Nazioni Unite che raccoglie le notizie sui gitani in tutto il mondo.

Ma la comunità raccoglie siti di tutti i tipi. Portali della cultura Rom e Sinti come «Bjoco» o «Vurdòn» dove la cultura si incontra con la storia, quella più cruenta. Così ad aprire il sito è il «manifesto sulla purezza della razza» pubblicato settant'anni fa, quello da cui scaturirono le leggi razziali. Sotto al link del testo la petizione contro la schedatura voluta da Maroni e la ormai celebre fotografia della bimba rom che dà un dito per il ministro dell'Interno italiano.

Ma quella creata in Rete - cronaca a parte - è una nuova idea di comunità collegata non dai lunghi cammini e secolari spostamenti ma da una capillare mappatura di siti, link e post che si richiamano tra loro. E se li apri ti si apre una mappa di collegamenti. Dalla comunità Rom passi a quella Sinti, a blog singoli, tutti legati dalla nuova frontiera del nomadismo. Sul sito di Mahalla c'è una mappa virtuale, ad esempio, che ti permette di vedere gli appartenenti alla comunità in tutto il mondo. Dall'Australia alla Colombia, dal Canada alla Finlandia. Ad ogni omino virtuale corrisponde un nomade vero che così può facilemente tenersi in contatto senza troppi spostamenti.

È una nuova idea di comunità, insomma, non legata solo alle tradizioni e alla difesa gelosa delle appartenenze ma anche di un territorio di riscatto e di integrazione con un mondo che nutre diffidenza e timore nei loro confronti. Pagine che trasmettono storie, problemi, testimonianze di una cultura di migrazioni che dura da più di cinque secoli. Ma che sanno anche raccontare piccole, buone notizie come quelle dei tanti rom e sinti che sono riusciti a diventare importanti artisti, musicisti, sportivi ed esponenti della cultura nel nostro paese.

Peccato che per ora resti ancora aperto l'interrogativo dell'articolo con cui apre Mahalla, ripreso da The Guardian: «Perché gli italiani ci odiano?».

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=78198
24  Lingua e cultura ROM / Proposte ed iniziative / Fascismo e nazismo - Intervento di Giovanni Sarubbi ''Il Dialogo'' il: 21 Agosto 2008 - 12:57:56
Fascismo e nazismo
Editoriale
di Giovanni Sarubbi

Vogliamo cercare di ricostruire con questo e con altri articoli di approfondimento storico che seguiranno, un “filo della memoria” che cerchi di recuperare una capacità collettiva di analisi della realtà senza la quale siamo destinati a finire nella barbarie più nera. Scrive Giuliano Pontara nel suo libro L’Antibarbarie: “Il XX secolo è stato profondamente segnato dall’acuirsi di due processi strettamente congiunti: l’escalation della brutalizzazione e la globalizzazione della violenza. Agli inizi del XXI secolo non vi sono segni di arresto e inversione” .

Senza alcuna pretesa ma con l’umiltà di chi vuole dare il proprio contributo al progresso dell’umanità offriamo ai nostri lettori queste riflessioni che ci auguriamo possano contribuire a costruire quel “pensiero lungo” di cui parliamo da tempo e di cui si sente sempre più la necessità.
Trattandosi di una riflessione necessariamente articolata, forniamo l’articolo in formato PDF, per facilitarne la stampa ed una lettura approfondita.
 
Fascismo e nazismo - Leggi tutto su:
http://www.ildialogo.org/editoriali/fascismoenazismo17082008.pdf
25  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / EveryOne - La verità che la stampa non pubblica il: 20 Agosto 2008 - 08:59:21
La verità che la stampa non pubblica*


La Croce Rossa definisce le condizioni dei Rom in Italia "peggiori che in Uganda"


Roma, 17 agosto 2008. Gli effetti del caldo hanno colpito in modo grave gli insediamenti Rom in Italia, favorendo il diffondersi di infezioni micotiche e batteriche e aggravando malattie respiratorie, cardiache, dell'apparato digerente e neurologiche. L'assistenza sanitaria per i Rom è praticamente inesistente, così come vengono loro negati farmaci essenziali, che solo in alcuni casi vengono prescritti dai medici, ma a pagamento. Per alleviare gli effetti di alcune patologie, sarebbe necessario aumentare il consumo d'acqua, ma nessuna misura è stata presa dalle istituzioni per adeguare gli insediamenti alle esigenze di acqua potabile. Al contrario, le famiglie Rom vengono sgomberate a un ritmo quotidiano dai microinsediamenti, rendendo sempre più grave, fra l'altro, il problema della carenza idrica. E senza acqua, oltre che senza cibo e farmaci, i bambini, gi anziani, i più deboli si ammalano in modo grave e muoiono. Massimo Barra, presidente della Croce Rossa Italiana (organizzazione che solo di rado difonde notizie sanitarie che possano incrinare l'immagine dele Istituzioni razziste) ha dichiarato all'AGI che le condizioni dei Rom nella Capitale sono peggiori di quelle dei villaggi poveri del'Uganda: "Recentemente sono andato a visitare un gruppo di donne sieropositive che vivono alla periferia di Kampala, in Uganda, le ho trovate in una condizione migliore. L'Italia, però, prosegue una persecuzione che non tiene conto in alcun modo dei diritti umani dei "nomadi". Anziché adottare - di fronte all'aumento esponenziale della mortalità, dell'insorgere e dell'aggravarsi delle patologie da precarietà - misure sociali e sanitarie, continua a dedicare ingenti risorse all'attuazione di sgomberi senza alternative abitative, di misure poliziesche e militari, nonché di un'inutile schedatura, effettuata con approssimazione nei confronti di comunità che vengono cacciate da un luogo all'altro. La presenza della Croce Rossa dà l'illusione di un programma di assistenza ai Rom che in realtà non esiste ed è ormai intollerabile che l'Unione europea e le Nazioni unite, nonostante le parole e i proclami spesi, restino a guardare - come settant'anni fa - la distruzione di un popolo e di un modello di civiltà, rispettosa dei diritti umani,  che l'Europa vorrebbe incarnare.


*E' un'iniziativa del Gruppo EveryOne rivolta agli attivisti, agli "amici dei Rom" e soprattutto ai giovani giornalisti che rifiutano l'asservimento dell'informazione e della cultura al potere e sono disposti a rischiare (anche la carriera, ma non la coscienza) per mettersi al servizio della verità. Da parte nostra, offriremo loro la possibilità di incontrare testimoni, visionare documenti e visitare i luoghi della persecuzione, per riferire ai cittadini ciò che davvero accade al popolo Rom nel nostro Paese. Tel: (+ 39) 331-3585406 - (+ 39) 334-8429527 - www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com
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26  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Milano - Regolamentazine per i campi, rotazione delle presenze, quote d'affitto. il: 20 Agosto 2008 - 08:53:46
Nel nuovo regolamento badge e sosta a tempo

Il prefetto sta ragionando sul tempo massimo da fissare - probabilmente pochi mesi - prima che scatti la rotazione degli ospiti. Che non saranno proprio tali, ma dovranno pagare il consumo di luce, acqua e gas e forse anche una piccola quota di affitto dello spazio per la roulotte, come succede in un vero e proprio camping.

Per ogni campo verrà creato un comitato di gestione con membri scelti dal Comune, e i rom ammessi all’area dovranno mostrare su richiesta il badge con la fotografia per il riconoscimento. All’interno dei campi del resto ci sarà un presidio fisso dei vigili e, all’occorrenza, interverranno anche delle forze dell’ordine.

Non solo diritti ma anche molti doveri, è la parola d’ordine che guida il commissario straordinario nella scrittura del regolamento - quello comunale, in atto fino ad oggi, risale ancora alla giunta Tognoli, quando non era ancora esplosa l’emergenza nomadi in città - in primis l’obbligo di mandare i figli a scuola e trovare un lavoro.

Chi ha la fedina penale compromessa non verrà ammesso, i nomadi che hanno già commesso reati dunque potranno cercare casa altrove.

Regole severe per le aree regolari del Comune dunque, ma tolleranza zero per quelle abusive.

Ancora alla vigilia di Ferragosto le forze dell’ordine hanno smantellato in via Tosi un piccolo insediamento di una dozzina tra camper e roulotte dove abitavano 41 nomadi italiani di origine siciliana. Sette persone sono state accompagnate in questura per accertamenti, mentre i vigili urbani hanno emesso 26 contestazioni per divieto di campeggio e violazioni al codice della strada.

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=284431
27  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / L'Observer contro l'Italia: censimento è fascista il: 20 Agosto 2008 - 07:39:32
L'Observer contro l'Italia: censimento è fascista
Cronista del quotidiano visita campi rom a Napoli

Roma, 19 ago. (Apcom) - "Perchè gli italiani ci odiano?". A parlare all'Observer, l'edizione domenicale del quotidiano The Guardian, è la madre di Violetta e Cristina, le due bimbe rom di 15 e 13 anni annegate a Torregaveta, in Campania, la cui morte ha provocato polemiche e scandalo non solo in Italia per l'indifferenza dei bagnanti che, davanti ai due corpi senza vita sulla riva, hanno continuato a fare il bagno, passeggiare, vivere la propria giornata tranquillamente per oltre tre ore. Il cronista del quotidiano, Dan McDougall, ha visitato i campi nomadi romeni di Napoli e ha incontrato la madre delle ragazze morte a Torregaveta e gli altri tre figli tra cui la più piccola, di circa 4 anni.

Il cronista ricorda come sia stato per primo il cardinale Crescenzio Sepe a puntare l'indice contro l'indifferenza mostrata dai cittadini italiani di fronte alla tragedia e come la vicenda sia accaduta in un momento politico delicato, quando a Roma il governo stava cercando di difendersi dalle accuse dei vicini europei di discriminazione nei confronti di immigrati e nomadi in particolare. Il premier Berlusconi, dice l'Observer, ha messo in moto "un controverso e populista programma di censimento delle impronte digitali sui 150mila romeni presenti nel paese ed è diventato impossibile - rincara la dose - non notare in questi provveddimenti alcuni toni propri del fascismo di Benito Mussolini".

Poi, l'affondo contro alcune realtà italiane, come quella di Scampia e del quartiere Le Vele, per anni "base per i traffici di armi e droga gestiti dalla camorra", patria di delinquenti e malfattori che "vivono ai margini della società" e nel quale vive la maggioranza dei romeni a Napoli, dove chi entra deve dantescamente "abbandonare ogni speranza". E, mentre si prendono le impronte alle Violette e alle Cristine a Napoli con lo scopo di garantirne la frequenza scolastica "un terzo dei bimbi napoletani non va a scuola o deve ripetere l'anno". E la rivolta contro i romeni, ricorda ancora l'Observer, a maggio aveva visto i napoletani mettere in moto una ondata di violenza quando una nomade era stata accusata di avere tentato di rapire un neonato. All'epoca il ministro dell'Interno Maroni disse che gli incendi ai campi nomadi di Napoli erano la risposta a quanto accaduto: "Questo è ciò che succede quando i romeni rubano i bambini".


http://notizie.alice.it/notizie/cronaca/2008/08_agosto/19/nomadi_l_observer_contro_l_italia_censimento_e_fascista,15787053.html
28  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / «Le mie figlie, trattate come dei cani» L'«Observer» sull'Italia razzista - Corr il: 20 Agosto 2008 - 07:17:11
«Le mie figlie, trattate come dei cani»
L'«Observer» dedica un articolo alla politica italiana sui rom. Partendo da una vicenda che ha scosso il mondo

MILANO - «Perché gli italiani ci odiano?». Se lo chiede Miriana Djeordsevic, madre 30enne di Cristina e Violetta, le due ragazzine rom di 15 e 13 anni morte a luglio a Torregaveta, sul litorale flegreo. L'interrogativo dà titolo a un articolo pubblicato sull'Observer, domenicale del quotidiano inglese The Guardian, a firma di Dan McDougall. Un mese dopo la tragedia ci si chiede perché un fatto che ha scandalizzato il mondo - per la terribile indifferenza con cui i bagnanti hanno "convissuto" per ben tre ore con i corpi delle due vittime sul bagnasciuga - sia passato quasi sotto silenzio in Italia. Un Paese - scrive il settimanale - che ha "dichiarato guerra" ai rom con il provvedimento delle impronte digitali.

CENSIMENTO - Il giornalista è andato nel campo di Secondigliano, dove le due ragazzine vivevano con la madre (che ha altri tre figli). Ha parlato con la donna, ha cercato di capire come i rom vivono la politica del governo Berlusconi (definita «populista»), il cui obiettivo sbandierato è censire i piccoli nomadi per far sì che tutti abbiano un'istruzione. «A Cristina e Violetta sono state prese le impronte poco prima della tragedia - racconta Miriana, scappata dal confine serbo-bosniaco -. Violetta piangeva e Cristina era arrabbiata, aveva capito tutto: era cosciente del fatto che ci stavano trattando come animali».

FASCISMO - Il settimanale inglese impietosamente mette in risalto le contraddizioni di una realtà, come quella di Secondigliano, che rappresenta il "granaio" della camorra per quanto riguarda lo spaccio di droga. «Un terzo dei bambini napoletani non va a scuola - spiega Francesca Saudino, della onlus OsservAzione che lotta contro la discriminazione di rom e sinti - e molti di loro, soprattutto i figli di immigrati russi, odiano l'Italia e gli italiani. Ma nessuno prende loro le impronte». Una forma di "selezione" che ha già fatto gridare al rischio fascismo (pochi giorni fa da parte del settimanale Famiglia Cristiana).

DICHIARAZIONI - L'Observer analizza la maggioranza di governo, con Umberto Bossi che guida «un piccolo partito di ex fascisti», Roberto Calderoli «ricordato per la sua apparizione in tv con una maglietta con su una caricatura del profeta Maometto», Giuliano Ferrara che insiste sul fatto che «non esiste una persecuzione etnica in Italia» e il ministro dell'Interno Roberto Maroni che - di fronte al rogo in un campo nomadi di Napoli dopo la denuncia del tentativo di rapimento di una bambina da parte di una donna rom - afferma: «È quello che succede quando i rom rubano i bambini». Pochi giorni fa il ministro degli Esteri Franco Frattini ha risposto alle accuse di razzismo che arrivavano dalla Bbc proprio in merito alla vicenda di Torregaveta (guarda il video).

«COME CANI» - Si stima che l'84% dei rom in Europa viva sotto la soglia di povertà - ricorda l'Observer - dopo le varie persecuzioni che si sono succedute nei secoli, fino a quella di stampo nazista. Poi ci sono state le guerre dei Balcani. «Ho chiesto a un prete cattolico perché gli italiani ci odiano e non ha saputo darmi una risposta. Ha detto che anche i rom sono figli di Dio e gli ho replicato che la realtà sembra molto diversa» conclude Miriana Djeordsevic. «Il vero crimine comunque è ciò che è successo intorno alle mie figlie morte, trattate come cani morti annegati nel Mediterraneo».



Laura Cuppini
19 agosto 2008

http://www.corriere.it/cronache/08_agosto_19/observer_italiani_odio_rom_f1c1338e-6de8-11dd-8a0c-00144f02aabc.shtml
29  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Frattini risponde alle accuse di razzismo della Bbc il: 20 Agosto 2008 - 07:13:21
VIDEO:

Frattini risponde alle accuse di razzismo della Bbc
(13 agosto 2008)


http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=tuttiivideo&vxClipId=2524_abc59f76-6967-11dd-87db-00144f02aabc&vxBitrate=300
30  Lingua e cultura ROM / Proposte ed iniziative / ROM: CONSIGLIO EUROPA, VERGOGNOSA XENOFOBIA. GIA' DIMENTICATO GENOCIDIO il: 19 Agosto 2008 - 06:26:22
ROM: CONSIGLIO EUROPA, VERGOGNOSA XENOFOBIA.
GIA' DIMENTICATO GENOCIDIO 

 
(ASCA) - Strasburgo, 18 ago - ''Non dobbiamo dimenticare la tristissima storia del popolo Rom per non incorrere nei tragici errori del passato''. A sottolinearlo in una nota e' Thgomas Hammamberg, Commissario per i Diritti dell'Uomo del Consiglio d'Europa.

''Gli interventi di alcuni media e politici xenofobi rinnovano purtroppo gli stereotipi secolari che riguardano i Rom: li riteniamo nuovamente una minaccia per la sicurezza e la salute pubblica. E' una circostanza non solo vergognosa, ma anche pericolosa''.

''Solo poche migliaia di Rom - ricorda Hammamberg - sono sopravvissuti all'olocausto e ai campi di concentramento in Germania. Non e' stato facile per loro rifarsi una vita dopo tanti lutti in ogni famiglia. Per di piu' la maggior parte dei sopravvissuti erano ammalati e con i beni confiscati. Le richieste di indennizzo furono sempre respinte.

Nemmeno in epoca post-hitleriana gli zingari ottennero mai giustizia. E' significativo che al processo di Norimberga lo sterminio di massa dei Rom e' passato inosservato. Il loro genocidio non fu ricordato in nessun intervento ufficiale. I soli a non sorprendersene furono proprio i Rom, abituati da diverse generazioni a essere trattati come un popolo senza storia. Del resto le violenze di cui erano stati vittime furono presto dimenticate. E' gia' tanto che ce ne siamo accorti. Purtroppo - conclude il commissario -, la storia si ripete''.

red-val/uda/ss
 
http://www.asca.it/moddettnews.php?idnews=772427&canale=ORA&articolo=ROM:%20CONSIGLIO%20EUROPA,%20VERGOGNOSA%20XENOFOBIA.%20GIA'%20DIMENTICATO%20GENOCIDIO
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