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1  Lingua e cultura ROM / Materiali Trasversali / Re: AIZO - Pubblicazione e GUIDA DIDATTICA on line il: 21 Febbraio 2010 - 11:15:53
il volume e' ancora disponibile qui
http://www.ialemiliaromagna.it/pub/progetti/Password07/prodotti/Conoscere%20il%20popolo%20che%20non%20c'è-rom%20e%20sinti.pdf

qui la guida per la didattica
http://www.ialemiliaromagna.it/pub/progetti/Password07/prodotti/Guida%20didattica.pdf
2  Lingua e cultura ROM / Documenti e riferimenti normativi / Sale l’importo dell’assegno sociale. È il riferimento per permessi di soggiorno il: 09 Febbraio 2010 - 09:31:14
Sale l’importo dell’ assegno sociale. È il riferimento per permessi di soggiorno e ricongiungimenti


Roma – 3 febbraio 2010 – Dal primo gennaio scorso è leggermente salito l’importo dell’assegno sociale: 411,53 al mese o, considerando tredici mensilità, 5.349,89 all’anno. Cambia di conseguenza anche un riferimento fondamentale per tutti gli stranieri in Italia.

L’assegno sociale è versato dall’inps agli anziani meno abbienti. Spetta ai cittadini italiani e comunitari che hanno raggiunto i 65 anni, vivono in Italia, sono qui regolarmente da almeno dieci anni e hanno un reddito inferiore all’importo annuo dell’assegno stesso. I cittadini extracomunitari sono ammessi solo se hanno in tasca la carta di soggiorno o il permesso per “soggiornanti Ce di lungo periodo”.

Con questi requisiti, sono pochi gli immigrati che hanno diritto all’assegno. Il suo importo è però il parametro utilizzato più di frequente dalla normativa sull’immigrazione per valutare la capacità economica dei cittadini stranieri e quindi, ad esempio,  il loro diritto a rimanere in Italia o a portare qui la loro famiglia.

Ecco allora che per rinnovare il permesso di soggiorno per lavoro è necessario, tra le altre cose, un reddito annuo non inferiore all’importo dell’assegno sociale. E per chiedere il ricongiungimento familiare serve un reddito pari almeno all'assegno sociale aumentatò di metà per ogni parente che si vuole far arrivare in Italia.

Il parametro è importante anche per i romeni, i polacchi e tutti gli altri cittadini comunitari. Per trattenersi in Italia per più di tre mesi, anche loro quest’anno dovranno guadagnare almeno 5.349,89 euro.

Elvio Pasca
http://www.stranieriinitalia.it/attualita-per_rimanere_in_italia_servono_5349_89_euro_10281.html
3  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / MILANO: FACCIAMO IL PUNTO il: 09 Febbraio 2010 - 09:19:51
FACCIAMO IL PUNTO

Dato il silenzio stampa … vi chiedo di dedicare due minuti a scorrere queste righe e a diffondere anche per non dire poi… io non sapevo.

Siamo in uno dei momenti storici in cui Milano ha il maggior numero di soldi per i "nomadi" (fondo Maroni).

La scelta del Comune e Prefetto di Milano è di utilizzare i soldi unicamente per interventi sociali nei campi regolari; in base al Decreto del Ministero dell'Interno 3/2/09 il finanziamento approvato è di 13.115.700 euro (Progetto di riqualificazione, messa in sicurezza e alleggerimento delle aree adibite a campi nomadi, integrazione sociale della relativa popolazione ed eliminazione di alcune aree): 4.000.000 di euro per gli interventi sociali, 9.115.700 euro per gli interventi strutturali (cioè messa a norma e sgomberi)

Ma cosa succede nei  “ campi  irregolari “ ?
Nonostante l'"emergenza freddo", la situazione ha subito un forte peggioramento dall'inizio dell'anno. Le associazioni che da tempo stanno loro accanto ( Naga, Comunità di sant’Egidio, Padri Somaschi, Caritas,…)  ci confermano che gli sgomberati sono  quasi sempre le stesse famiglie (poche) che sono costrette a spostarsi continuamente spostate in altre aree periferiche.
E’ una persecuzione e questo è un bollettino di guerra

CRONOLOGIA DEGLI ULTIMI SGOMBERI
e non sono tutti
- 28 dicembre: sgombero alla Bovisa (all'ex campo noto alle cronache): si disse che alcuni rom erano tornati in Romania, ma sono già tutti nuovamente a Milano e hinterland.
- 28 dicembre: sgombero in via Sacile
- 14 gennaio: viale Forlanini, ex polveriera del demanio militare
- 19 gennaio: sgombero a Rho
- 19 gennaio (?): sgombero in via Gonin
- 21 gennaio:  sgombero area vicino al cimitero di Chiaravalle (95 rom rumeni). Gli sgomberati si sono spostati per la maggior parte al campo di Lorenteggio (al confine con Corsico)
- 28 gennaio: via Cristina di Belgioioso, 60 rom rumeni
- 29 gennaio: via Molinetto di Lorenteggio. Circa 120 persone (almeno 40 minori, varie donne incinta, provenienti dagli sgomberi di Rubattino e di Chiaravalle). Erano in corso i trasferimenti per 7 minori dalle scuole del quartiere Rubattino   alle scuole del quartiere Lorenteggio( via Salerno,  via dei Narcisi). Agli uomini è stato detto   potevano recarsi al dormitorio  in  Viale Ortles: arrivati al dormitorio, han detto che non c'era più posto. (una mamma con due bambine è stata per alcune notti in una comunità mamma-bambino)
- 31 gennaio: nuovo sgombero in via Molinetto di Lorenteggio
- 31 gennaio: nuovo sgombero in via Giambellino
- 1 febbraio: sgombero in un capannone di via Siccoli (Bovisa),
30 persone, di cui 8 minori. I minori in età scolastica erano 2, frequentavano da inizio gennaio la Scuola elementare di via dei Guicciardi, ben accolti da compagni e maestre. Erano bambini   già provenienti dalle scuole di Rubattino, che quindi avevano già visto interrotto il loro percorso scolastico...
(accoglienza per la prima notte in comunità mamma-bambino  Villaggio della Misericordia)
A seguito di questo sgombero, De Corato dichiara: "Salgono a 188 gli sgomberi effettuati dal 2007. Otto solo nell'ultima settimana, più di uno al giorno. "
- 1 febbraio: sgombero al cavalcavia Bacula
Sarebbe interessante chiedere al Comune di rendere pubblici i costi delle operazioni di sgombero. Sarebbe così palese quanti soldi pubblici sono sprecati...
Un caso emblematico è sicuramente l'area del cavalcavia Bacula: in un Comunicato Stampa del 4 aprile, il Vicesindaco stimava in 30.000 euro il costo del solo sgombero del 31 marzo 2009. Quello era l'ottavo intervento, in quel luogo,  in due anni.
Il 24 settembre 2009 c'è stato a Bacula il nono sgombero, il 1 febbraio 2010 il decimo sgombero e ora i rom sono già tornati a Bacula...!

Sempre a Bacula, dopo lo sgombero del 31 marzo 2009, il Comune pubblicizzò come risolutiva una cancellata  ( .. "Sono terminati i lavori di pulizia sotto il cavalcavia Bacula dove era sorta una baraccopoli occupata da 140 rom romeni e smantellata lo scorso 31 marzo. Amsa ha rimosso ben 230 tonnellate di rifiuti ingombranti e solidi urbani. Dalla prossima settimana inizieranno le operazioni per la posa della cancellata in modo da prevenire ulteriori intrusioni. Gli 8 interventi effettuati in due anni nell'area abusiva sono costati al Comune circa 100 mila euro: 30 mila solo per l'ultimo sgombero". Lo comunica il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato.
"Dalla prossima settimana - conclude De Corato - verranno avviati i lavori per la cancellata, che si concluderanno entro Pasqua. La soluzione, prevista da accordi stipulati con un'azienda specializzata che si accollerà gran parte delle spese in cambio di una sponsorizzazione, sarà una recinzione alta 3,5 metri che poggerà su un muretto in calcestruzzo armato".)

- Il 4 febbraio, dopo lo sgombero di Rogoredo
(90 rom rumeni; una mamma con bambino e una donna con handicap hanno accettato il ricovero nelle strutture comunali),
"L'azione del Comune - spiega De Corato - sta andando avanti inesorabilmente secondo un piano programmato di interventi. Salgono così a 190 le operazioni effettuate dal 2007, 15 da inizio anno, quasi uno ogni due giorni. I rom devono capire che Milano è ostile a qualsiasi forma di abusivismo. Ecco perché abbiamo predisposto che una pattuglia della Polizia Locale segua i movimenti dei nomadi allontanati. Per scongiurare il pericolo che si accampino in un'altra area della città". (omnimilano.it) 

- Il 5 febbraio ci sono stati altri 3 piccoli sgomberi in un giorno

 
- Per l'inizio della settimana (9/10 febbraio?) è annunciato lo sgombero del campo di rom  rumeni di Chiaravalle -Sant'Arialdo: circa cento persone, una cinquantina di minori.
La Comunità di Sant'Egidio è presente in questo campo: nonostante le difficoltà "logistiche" (è necessario camminare dieci minuti nel fango per raggiungere la strada asfaltata), ci sono 4 famiglie che mandano i minori a scuola: sono famiglie di ex abitanti di Rubattino. Sono in corso le operazioni per iscrivere altri minori presso la scuola di via Ravenna (ad oggi altri 6 hanno fatto richiesta).
Due minori  che frequentavano la scuola  Pini della zona Rubattino, dal 1/2/2010 frequentano la scuola di via Ravenna,adesso verranno strappati anche da lì: tutti questi sgomberi rendono impossibile la continuità dei percorsi scolastici Altri minori frequentano le scuole elementari della DDS Pini (Lambrate-Feltre), la media di via Maniago, il CTP di via Heine.
Porto l'esempio di una famiglia, ex Rubattino ora al campo di Chiaravalle  seguita dalla Comunità di S. Egidio: il padre ha avviato un percorso di formazione per la riqualificazione professionale presso l'ESEM, il figlio maggiore di 17 anni è iscritto al corso per le 150 ore al CTP Heine e ogni giorno accompagna i tre fratelli e un cugino a scuola in zona P.zza Udine (con i mezzi da Chiaravalle ci vuole almeno un'ora): alle 7,50 entra in prima media la sorella (via Maniago), alle 8,30 i due fratelli e un cugino all'elementare di via Feltre, alle 13,30 esce la sorella dalle medie e alle 16,30 i fratelli dalle elementari... Nonostante la distanza, la frequenza è ottima e regolare. 
Sempre nel campo di Chiaravalle, il 30 gennaio sono bruciate sei baracche per una candela rimasta accesa (una mamma aveva paura che i topi mordessero la figlia di pochi giorni): vivere nei campi abusivi è pericoloso, non piace neanche ai rom, ma gli sgomberi continui non fanno altro che abbassare ulteriormente le condizioni di vita dei rom (speranza di vita per un rom  che nasce in un campo abusivo a Milano: 50 anni) e aumentare i pericoli.
E’ stato più volte chiesto al Comune di rendere pubblici i costi delle operazioni di sgombero. Sarebbe così palese quanti soldi pubblici sono sprecati…
 Se solo lo si volesse  sono praticabili alternative alla politica degli sgomberi senza soluzioni alternative.
La complessità del fenomeno ( a cominciare dal fatto che alcuni “ nomadi” ( che nomadi non sono) sono italiani, altri comunitari…)  richiede una pluralità di risposte  che  si giocano su più tavoli con scelte politiche che prevedano  percorsi mirati all’autonomia.
“E’ possibile  fare politiche per la cittadinanza  sociale dei rom e dei sinti, ed è possibile farle con loro” (Tommaso Vitale).

Sono già stati fatti percorsi con famiglie che, dopo un periodo di accompagnamento sociale, si sono rese autonome dal punto di vista abitativo e economico. Questo è il modo per "smantellare" veramente i campi rom da Milano.

Qui sotto c'è il link a un servizio andato in onda il 5/2/2010 sul tg3 nazionale. Si parla di una famiglia inserita in una casa e di un ragazzo, di 15 anni, anche lui inserito in casa: fino ai giorni dello sgombero andava a mendicare e non vedeva grandi prospettive alternative, ora frequenta un corso di 150 ore per l'ottenimento della terza media e un corso di idraulico.....
link per vedere il tg 3 online del 5 febbraio

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-072d99b8-17c4-4939-a2a9-64e8188a541f-tg3.html?p=0

7 febbraio 2010                                                                                           
patrizia quartieri
4  Lingua e cultura ROM / Operatori e amici / Lacio Drom Teresa su sivola.net il: 07 Settembre 2009 - 12:46:11
Milano, leggo con stupore e dolore sul sito di Emergency, della morte di Teresa Sarti, moglie di Gino Strada e anima dell'associazione. Per ricordarla, ripubblico una sua intervista di parecchi anni fa, quando Emergency era appena nata, intervista rilasciata al bollettino rom Il Vento e il Cuore

http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=3323

I mondi dei Rom e degli "stanziali" tendono a comunicare tra loro il meno possibile, di solito ci si sopporta. Ma qualche volta le due realtà si cozzano violentemente e la realtà degli altri irrompe nel tuo mondo.

E' sera e il tempo promette pioggia. Il campo è povero, come quelli che vedete in televisione. Tanti bambini che ci guardano, curiosi e timorosi. I più piccoli in braccio. C'è il fuoco acceso, parliamo a fatica
Sono razzisti
Una cosa così, io non voglio neanche crederci...
Non gli basta come viviamo, vogliono ucciderci...
Io mi ricordo quello che diceva mia madre della guerra, e degli aerei americani che buttavano le bombe a forma di caramelle...

Inverno 1995,: vicino a Pisa due bambini allungano le braccia per ricevere un pacco regalato loro da un automobilista. Ma questo pacco è un dono avvelenato: perché contiene una bomba che scoppia, portandosi via i loro occhi e le mani. Due mesi prima era successo un fatto simile. Le strade della solidarietà, come quelle dell'odio, si incrociano quando meno te l'aspetti, ma i frutti che ne nascono rimangono a lungo. Ecco un'intervista che effettuammo in quei giorni. Siamo andati a parlare con un'associazione che ha sede a Milano, e che ogni giorno si occupa di guerre e delle sue vittime. Quanto segue è il riassunto del nostro colloquio con la signora Strada

EMERGENCY, la nostra associazione, si occupa di soccorso alle vittime civili di guerra. Opera con medici e chirurghi. Oggi i soldati combattono, ma sono i civili, le persone indifese a subirne le conseguenze. Il 90% dei morti e dei feriti di una guerra o di una guerriglia non fa parte di nessun esercito: ma pagano il prezzo dei bombardamenti nelle città e nelle campagne, delle carestie, delle retate degli eserciti e dei banditi, degli scoppi delle mine antiuomo. In certe zone un soldato non solo viene pagato, ma ha anche molte più possibilità di un abitante, di un medico o di un volontario, di salvare la pelle.

Gino Strada, il fondatore di EMERGENCY, opera da otto anni come chirurgo in zona di guerra. Può essere l'Afghanistan o il Ruanda, o la Bosnia e dice "Sono stanco di vedere ogni giorno madri e bambini senza occhi o braccia, curarli, sapendo che nessuno potrà ridargli quello che hanno perso e che domani avrò ancora da visitare altre donne e bambini, in un ambulatorio senza corrente, magari senza medicine e anestetici".
Siamo stati conosciuti l'anno scorso, con la partecipazione al "Maurizio Costanzo Show". Abbiamo parlato non solo degli orrori delle guerre, ma abbiamo portato prove per denunciare chi arma gli eserciti, chi permette di uccidere o mutilare. I maggiori produttori di armi sono fabbriche dell'ex Unione Sovietica, della Cina e dell'Italia, oltre naturalmente ai loro governi. Spinto dell'interesse per quell'intervento in televisione, il governo italiano si è impegnato per abolire il commercio delle mine antiuomo.

Cosa sono le mine antiuomo? I bombardieri ne lasciano a migliaia per volta sul terreno, hanno forme innocue, magari assomigliano alle farfalle o ai giochi, sono colorate vivacemente. Quando qualcuno le calpesta o le raccoglie scoppiano, magari non subito, e sono fatte per mutilare gli arti e gli occhi. La gente lo sa, sa che il terreno intorno è seminato a morte, ma deve raccogliere la legna o pascolare gli animali. Così per sopravvivere rischia ogni giorno.

Queste mine resistono anche per decine d'anni, sono armi poco costose (circa £. 10.000 l'una) alla portata anche degli stati più poveri. Il ragazzo mutilato non può più produrre, per tutta la vita dovrà essere curato e mantenuto. Il mondo è pieno di queste mine, che si confondono con l'erba e i sassi, vengono trascinate a valle dalle piogge. La loro presenza fa continuare la guerra anche dopo anni che le ostilità sono cessate.

A mia figlia sono venuti i brividi quando ha sentito dell'attentato di Pisa. I pensieri si affollano in testa: il colpire non visti, carpire la fiducia dei bambini con un involucro per giocattoli, prendersela con chi non può difendersi e togliere loro l'unico mezzo per sopravvivere... Senza parlare di una paura più generale che riguarda il popolo Rom: cosa fare se non si può neanche lavare i vetri ai semafori e chiedere il pane per strada? Come fidarsi ancora di chi offre qualcosa?

...eppure, il giorno stesso abbiamo ricevuto una telefonata da Pisa: era un gruppo che già voleva fondare una sezione di EMERGENCY, ci diceva che dopo quel fatto ce n'era ancora più bisogno.

Una chiacchierata non risolve niente. Lo sforzo è cercare una nota positiva...forse la voglia di non arrendersi che traspare dai discorsi della signora Strada. Forse la conferma che i Rom, da bravi "ultimi della classe", sono tanti e sparsi in tutto il mondo.
In quei giorni la gente era attenta, curiosa, presente, i membri di EMERGENCY erano continuamente chiamati a parlare nelle scuole. Proprio per le scuole, stava partendo la campagna presentata dal personaggio a fumetti LUPO ALBERTO. Il Belgio per primo mise al bando le mine-antiuomo, poi convegni, accordi, mezze verità, parecchi passi avanti.
Ma cosa succederebbe se questo interesse venisse a mancare? Ecco il senso del titolo di allora: SIAMO TUTTI ZINGARI! Non ricordarti di loro e della maggioranza del mondo solo quando ne parlano i giornali. Che faccia piacere o no, la vita continua...
5  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Regolamento delle aree destinate ai nomadi nel territorio del Comune di Milano il: 06 Febbraio 2009 - 07:39:13
Il Commissario per l’emergenza nomadi in Lombardia

Regolamento delle aree destinate ai nomadi nel territorio del Comune di Milano


Presentato a Milano dal Prefetto Gian Valerio Lombardi, Commissario straordinario per l'emergenza rom nel capoluogo lombardo, il regolamento,potrà poi essere modificato dal Comune:

http://www.prefettura.milano.it/comunicati/regolamento20090205.doc

Sommario

Regolamento delle aree destinate ai nomadi nel territorio del Comune di Milano.   1
Articolo 1   1
(finalità e principi)   1
Articolo 2   1
(gestione delle aree)   1
Articolo 3   1
(comitato di gestione)   1
Articolo 4   2
(attività del comitato)   2
Articolo 5   3
(gestore sociale)   3
Articolo 6   4
(servizi generali)   4
Articolo 7   4
(ammissione)   4
Articolo 8   5
(iscrizione nei registri anagrafici)   5
Articolo 9   5
(comportamento all’interno del campo)   5
Articolo 10   5
(oneri di accoglienza)   5
Articolo 11   6
(visite)   6
Articolo 12   6
(revoca dell’autorizzazione)   6
Articolo 13   7
(chiusura delle aree di sosta transitoria)   7
Articolo 14   7
(sanzioni)   7
Articolo 15   7
(diffusione del regolamento)   7
Articolo 16   8
(abrogazioni)   8
Articolo 17   8
(norma transitoria)   8

 
Regolamento delle aree destinate ai nomadi nel territorio del Comune di Milano.

Articolo 1
(finalità e principi)

1. In conformità allo strumento urbanistico del Comune di Milano – di seguito anche “il Comune” - il presente regolamento disciplina le aree destinate alla sosta transitoria dei nomadi di cui all’articolo 1, comma 3 della legge regionale 22 dicembre 1989, n. 77 e successive integrazioni.
2. Le aree sono unicamente quelle già esistenti e dettagliatamente individuate nell'allegato 1 del presente provvedimento.
3. Le aree sono gestite nel rispetto delle regole di convivenza civile di cui al patto di legalità e socialità, allegato sub 2 al presente regolamento in forma di modello di adesione.
4. Ai sensi dell’articolo 50, comma 5 del Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive integrazioni, il Sindaco può ordinare la diminuzione o l’aumento della capienza massima delle aree di sosta.
5. Il Comune cura la gestione delle aree anche per il tramite dei soggetti di cui all’articolo 1 della legge regionale 14/02/2008, n. 1.
6. Nelle aree di sosta autorizzate il Comune garantisce le misure minime di sicurezza per gli impianti tecnologici, ai sensi delle leggi vigenti.
7. Possono dimorare nelle aree solo le persone nomadi ai sensi dell’articolo 1, comma 3, della legge regionale n. 77/1989, e coloro che ai predetti sono legati da rapporti di diretta parentela o convivenza, in possesso della cittadinanza italiana, oppure cittadini UE, in conformità agli articoli 7 e 9 del D. Lgs. 6 febbraio 2007, n. 30, oppure stranieri, in possesso di regolare permesso di soggiorno ai sensi dell’articolo 5 del D. Lgs. 25 luglio 1998, n. 286 e successive integrazioni.

Articolo 2
(gestione delle aree)

1. Il Comune di Milano, nell’ambito della sua attività di programmazione, stabilisce le linee degli interventi nelle aree, sentito il comitato di gestione di cui al successivo articolo 3.

Articolo 3
(comitato di gestione)

1. La cura delle aree è affidata al comitato di gestione, di seguito anche “ il comitato”.
2.. Il comitato è costituito con decreto sindacale e dura in carica per un anno. Ai suoi componenti non spetta alcun emolumento.
3. Il comitato è composto da:
a)   un dirigente scelto dal Sindaco, che ne assume le funzioni di presidente;
b)   un dirigente del settore  competente per i servizi sociali o suo delegato;
c)   un dirigente del settore  competente in materia di sicurezza urbana o suo delegato;
d)   un dirigente del Settore Decentramento o un funzionario suo delegato;
e)   un dirigente della Polizia locale o suo delegato.
4. Su invito del presidente del comitato possono partecipare alle sedute, senza diritto di voto, il gestore sociale di cui al successivo articolo 5, e un rappresentante della comunità nomade ospitata nel campo.
5. Per le sedute del comitato è necessaria la partecipazione della metà più uno dei componenti. Le decisioni sono adottate con il voto favorevole della maggioranza dei presenti. In caso di parità prevale il voto del presidente.
6. Nei casi di urgenza, il presidente può adottare qualsiasi atto di competenza del comitato ai sensi del presente regolamento, da comunicare al collegio nella prima seduta utile.
7. Il comitato è unico per la gestione di tutte le aree di sosta autorizzate, e ha sede presso la struttura organizzativa comunale competente per i servizi sociali, che ne assume le funzioni di segreteria.
8. Qualora il comitato, sebbene invitato a provvedere entro congruo termine, ritardi od ometta di compiere atti obbligatori ai sensi del presente regolamento, il Sindaco procede alla nomina di un commissario il quale adotta tempestivamente i provvedimenti del caso.


Articolo 4
(attività del comitato)

1. Il comitato esercita le funzioni previste nel presente regolamento, vigila sulla sua applicazione e, nell’ambito delle linee programmatiche fissate dall’Amministrazione comunale, coordina e controlla:
a)   l’adesione al  “patto di legalità e socialità” summenzionato;
b)   la frequenza scolastica, collaborando con le competenti autorità statali e comunali per garantire l’adempimento dell’obbligo scolastico, anche attivando i necessari controlli;
c)   gli interventi di sostegno educativo, sociale, di formazione e di inserimento lavorativo;
d)   il processo di integrazione nel tessuto cittadino.
2. Al comitato spetta la gestione del campo, fatte salve le attività di competenza del gestore sociale di cui all’articolo  5. In particolare, il comitato delibera in ordine agli accessi, alle revoche e agli allontanamenti degli ospiti dal campo, alla riduzione o all’esclusione dal pagamento di quanto dovuto ai sensi del successivo articolo 10.
3. Il comitato esprime e formalizza le proprie decisioni, che sono recepite nel provvedimento conclusivo del dirigente che lo presiede.
4. Il comitato autorizza senza ulteriori formalità l’ingresso nel campo di coloro che vi devono operare e ne coordina l’attività al fine di garantire la piena osservanza dei provvedimenti assunti dalle autorità pubbliche.
5. Il comitato predispone ogni anno, entro il mese di febbraio, una relazione al Sindaco sulle attività svolte con riferimento alle spese e ai risultati conseguiti.
6. Almeno due volte l’anno il comitato effettua un sopralluogo nel campo. Vi partecipano anche i rappresentanti dell’area tecnica comunale. Possono essere invitate al sopralluogo l’autorità locale di Pubblica sicurezza, del Comando provinciale dei Vigili del fuoco, l’ASL e l’ARPA.
7. L’esito di ogni sopralluogo è comunicato al Sindaco.


Articolo 5
(gestore sociale)

1. In ogni area di sosta opera un gestore sociale – di seguito anche “il gestore” - individuato dall’Amministrazione comunale tra i soggetti di cui all’articolo 1 della legge regionale 14/02/2008, n. 1.
2. Il rapporto tra il Comune e il gestore è disciplinato da apposita convenzione.
3. Il gestore svolge attività di presidio e di promozione sociale.
4. Costituiscono servizi di presidio, tra gli altri:
a)   la ricezione delle domande di ammissione al campo sulla base di apposita modulistica;
b)   il controllo sulla effettiva applicazione del patto di legalità da parte degli ospiti;
c)   la diffusione e la consegna di copia del regolamento e l’informazione su ogni altra disposizione dell’Amministrazione comunale e del comitato di gestione.
d)   la registrazione delle persone autorizzate e l’assegnazione alle stesse di un apposito tesserino di riconoscimento;
e)   la registrazione delle partenze per le assenze prolungate oltre quarantotto  ore;
f)   l’ammissione all’ingresso nel campo, senza ulteriori formalità, da parte di amici e parenti, previo controllo dei documenti, e assegnazione agli stessi di un tesserino di riconoscimento.
g)   il controllo ordinario sul rispetto delle regole di comportamento e degli obblighi previsti dalle normative vigenti;
i)   il ricevimento delle istanze di riesame avverso i provvedimenti di revoca dell’autorizzazione.
5. Rientrano nelle attività di promozione sociale:
a)   la mediazione culturale;
b)   gli interventi finalizzati all’inserimento sociale, scolastico e lavorativo;
c)   l’accompagnamento nei percorsi di autonomia finalizzati al reperimento di una diversa e autonoma soluzione alloggiativa.
6. Le attività del gestore si integrano con le attività degli operatori sociali comunali e degli operatori di Polizia locale al fine di costituire in ogni area un presidio di socialità e di legalità per l’efficiente gestione dell' area medesima.
7. La Polizia locale vigila sull’effettivo rispetto del presente regolamento da parte di coloro che sono tenuti alla sua osservanza.



Articolo 6
(servizi generali)


1. Le aree di sosta transitoria sono dotate di appositi spazi, adeguatamente attrezzati, a disposizione degli enti e delle Istituzioni di volta in volta chiamati ad intervenire.

Articolo 7
(ammissione)


1. L’ammissione alle aree di sosta transitoria avviene solo per nuclei familiari, mediante autorizzazione rilasciata al componente maggiorenne della famiglia che ne abbia fatto richiesta mediante la modulistica fornita dal gestore, previa verifica della disponibilità di posti e accertamento dei seguenti requisiti, sia nel richiedente che nei familiari:
a)   il possesso dei documenti di identità;
b)   l’attestazione documentale della regolare presenza sul territorio nazionale, per i cittadini stranieri;
c)   l’assenza di precedente acquisizione di alloggio realizzato con contributi pubblici e l’assenza di assegnazione di alloggio di edilizia residenziale pubblica in locazione sul territorio nazionale;
d)   l’assenza di proprietà o di disponibilità di idonea abitazione sul territorio nazionale;
e)   l’assenza di un reddito familiare che consenta il reperimento di una diversa e autonoma soluzione abitativa
f)   l’assenza di precedenti provvedimenti di allontanamento dalle aree di sosta della città;
g)   la sottoscrizione del modulo di adesione al patto di legalità e socialità.
2. Le autorizzazioni alla permanenza nelle aree di sosta transitoria e al parcheggio dei veicoli nelle aree eventualmente individuate hanno, di regola, la durata di un anno prorogabile in presenza di un percorso di integrazione condotto in collaborazione con i Servizi Sociali, per coloro che abbiano rispettato gli impegni assunti con l’adesione al patto di legalità e di socialità. In nessun caso la durata della  permanenza può superare tre anni.
3. Per i requisiti di cui alle lettere da c) ad e) del precedente comma 1, il richiedente presenta una dichiarazione ai sensi dell’articolo 46 del D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445 manifestando di essere a conoscenza delle conseguenze, anche penali, nel caso di dichiarazioni mendaci. Per gli stranieri, tale dichiarazione è resa nei limiti di cui all’articolo 3, comma 3 del citato D.P.R. 445/2000.
4. Nel rispetto del Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ad ogni ospite delle aree e a coloro al cui interno vi operano, è rilasciata una tessera munita di fotografia, con i propri dati anagrafici. La tessera è valida ai soli fini dell’accesso al campo. Può essere inoltre rilasciata specifica autorizzazione alla sosta per i veicoli di proprietà  nelle aree ove siano state previamente individuate le apposite piazzuole di parcheggio, previa esibizione dei relativi documenti da parte dei possessori dei medesimi veicoli.


Articolo 8
(iscrizione nei registri anagrafici)


1. Il nucleo familiare è iscritto nei registri anagrafici della popolazione residente, su istanza obbligatoria di un componente maggiorenne del nucleo familiare entro sei mesi dal rilascio dell’autorizzazione alla sosta.

Articolo 9
(comportamento all’interno del campo)



1. Gli ospiti delle aree di sosta osservano gli impegni assunti con la sottoscrizione del modulo di adesione al patto di legalità e socialità, con particolare riguardo ai diritti dell’infanzia, alle norme di buona convivenza civile e a quanto disposto dal presente regolamento.
2. Gli ospiti uniformano la propria condotta anche ai seguenti precetti:
a)   mantenere la struttura ad essi assegnata in buon stato di conservazione;
b)   usare solo attrezzature ed elettrodomestici a norma;
c)   usare gli appositi contenitori per la raccolta differenziata dei rifiuti;
d)   lasciare liberi i passaggi pedonali o per veicoli, da ogni forma di intralcio alla libera circolazione;
e)   non lasciare incustoditi arnesi da lavoro, da cucina e quant’altro possa essere causa di pericolo;
f)   non costruire verande o simili manufatti non autorizzati che in quanto abusivi verranno demoliti, previa ordinanza dirigenziale, a spese dei trasgressori che risponderanno anche della rifusione dei danni;
g)   limitare alle ore 22,00  ogni attività all’aperto che possa causare disturbo al riposo delle persone;
h)   non accendere fuochi fuori dalle zone espressamente attrezzate allo scopo, e comunque non bruciare materiali inquinanti o pericolosi.
3. I veicoli autorizzati sostano nell’area di parcheggio eventualmente individuata, e possono entrare all’interno del campo solo se necessario, e a passo d’uomo. I veicoli lasciati incustoditi ovvero non marcianti sono rimossi. La Polizia locale effettua periodici controlli per accertare la conformità dei veicoli alle norme sulla circolazione stradale.
4. Gli animali domestici sono dichiarati al gestore sociale, non devono recare disturbo o molestia alle persone e sono custoditi secondo la legislazione vigente.


Articolo 10
(oneri di accoglienza)

1. Sono a carico degli ospiti dell’area di sosta, in base ai contratti da essi stipulati, le utenze per l’energia elettrica, l’acqua e il gas.
2. Gli ospiti concorrono al pagamento delle spese di raccolta dei rifiuti nella misura giudicata congrua dal Comune per ciascun insediamento.
3. Per la permanenza nel campo è dovuta una somma giornaliera pari ad € 1,00 per ogni soggetto che abbia raggiunto la maggiore età, a titolo di concorso alle spese generali e di funzionamento del campo. Il Comune delibera le modalità di riscossione, l’aggiornamento periodico del canone e i casi di esclusione.
4. In ogni caso, il canone di cui al precedente comma non è dovuto per i giorni di assenza comunicata almeno 10 giorni prima.
5. Sono a carico degli ospiti anche le somme dovute a titolo di risarcimento dei danni arrecati pure dai figli minori ai beni del Comune o ai terzi, durante la permanenza.

Articolo 11
(visite)

1. I parenti, gli amici e i conoscenti degli ospiti possono accedere liberamente al campo per recarsi dall’ospite che intendono visitare, facendosi identificare all’ingresso dal gestore sociale.
2. I soggetti di cui al comma precedente possono essere sottoposti a controlli per l’identificazione da parte degli operatori della Polizia locale.
3. Entro le ore 22, le visite hanno termine. Nei casi di comprovata necessità il gestore può autorizzare le visite oltre tale termine informandone la Polizia locale.
4. Per comprovati motivi di sicurezza, il comitato di gestione può temporaneamente sospendere l’afflusso alle aree di sosta avvisando tempestivamente gli ospiti.


Articolo 12
(revoca dell’autorizzazione)

1. L’autorizzazione è revocata al nucleo familiare qualora a carico di uno dei suoi componenti venga accertata una delle seguenti situazioni:
a)   sopravvenienza di condanne definitive per reati contro il patrimonio o le persone;
b)   sottoposizione a provvedimenti interdittivi;
c)   abbandono della struttura assegnata per un periodo superiore ad un mese, salvo espressa e preventiva autorizzazione del comitato;
d)   mancata adesione, per due volte, a un percorso d'inserimento lavorativo accertato e monitorato dai competenti uffici comunali;
e)   perdita dei requisiti di cui al primo comma del precedente articolo 7;
f)   grave turbamento alla vita del campo o della cittadinanza;
g)   inosservanza grave per due volte degli impegni assunti aderendo al patto di legalità e socialità,  o delle disposizioni del presente regolamento;
h)   mancata richiesta di iscrizione anagrafica del nucleo familiare autorizzato alla permanenza nel termine di cui al precedente articolo 8, ovvero nel caso di disposta cancellazione dai registri anagrafici;
i)   immotivato inadempimento dell’obbligo scolastico formativo da parte dei figli;
j)   mancato pagamento del canone dovuto per l’occupazione dell’area di sosta oppure mancato pagamento delle utenze, previa diffida ad adempiere.
2. Fermo restando l’allontanamento del singolo nei confronti del quale sia stata accertata una delle situazioni indicate al precedente comma 1, su proposta del gestore il nucleo familiare interessato può permanere nell’area purché vi sia altro soggetto maggiorenne, individuato nel medesimo nucleo, al quale possa essere intestata l’autorizzazione a suo tempo rilasciata.
3. Il nucleo familiare o l’ospite la cui autorizzazione sia stata revocata, lascia il campo nelle quarantotto ore successive alla comunicazione del provvedimento.
4. Nello stesso termine, coloro che vi hanno interesse possono presentare istanza di riesame al presidente del comitato per il tramite del gestore. Tale istanza sospende l’obbligo di lasciare il campo.
5. Se la revoca dell’autorizzazione viene confermata, i destinatari del provvedimento lasciano il campo nelle quarantotto ore successive. Nel caso di rifiuto, il comitato può chiedere l’intervento della Polizia locale per allontanare chi non ha più titolo ad essere ospitato.


Articolo 13
(chiusura delle aree di sosta transitoria)


1. Oltre a quanto previsto dall’articolo 54, comma 4 del Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e successive integrazioni per prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l'incolumità' pubblica e la sicurezza urbana, le aree di sosta transitoria possono essere chiuse in ogni tempo dal Comune per sopravvenuti motivi di pubblico interesse.

Articolo 14
(sanzioni)

1. Per la violazione delle norme del presente regolamento e degli impegni assunti con l’adesione al “patto di legalità e socialità”, sentito il gestore, il comitato commina una sanzione amministrativa da € 25,00 ad € 500,00 nei confronti di chi ha commesso la violazione.
2. Le somme corrisposte ai sensi del precedente comma sono destinate al “Fondo per le spese di funzionamento e per la realizzazione delle opere e degli interventi nelle aree di sosta transitoria per i nomadi”, istituito presso il Comune di Milano.

Articolo 15
(diffusione del regolamento)

1. Il presente regolamento, e i suoi allegati, sono tradotti nelle lingue dei nomadi ospiti nelle aree di sosta transitoria, ed è pubblicato mediante affissione all’albo pretorio del Comune di Milano.
2. Il gestore cura la diffusione del presente Regolamento, e la sua sottoscrizione per conoscenza e accettazione da parte dei nomadi ospitati nelle aree di sosta.


Articolo 16
(abrogazioni)


1. Il presente regolamento entra in vigore il quinto giorno successivo alla sua approvazione.
2. Con l’entrata in vigore del presente regolamento sono integralmente abrogate tutte le disposizioni contenute nel Regolamento adottato con Deliberazione di Consiglio Comunale n° 124/98.

Articolo 17
(norma transitoria)

1. Entro un mese dall’entrata in vigore del presente regolamento,  il Comune costituisce il comitato di gestione.
2. Entro tre mesi dall’entrata in vigore del presente regolamento, il Comune verifica la posizione di coloro che attualmente si trovano nelle aree di sosta secondo quanto previsto dal precedente articolo 7, in ordine alla legittimazione a permanervi. A tal fine il Comune fa compilare a ciascun nucleo familiare apposita istanza ai sensi del precedente articolo 5, comma 4, lettera a), e cura le attività di cui al precedente articolo 5 anche attraverso i presidi sociali già esistenti nelle aree di sosta di cui all’allegato 1 del presente regolamento.
3. Entro il 31 maggio 2009 il Comune effettua la ricognizione delle aree di sosta transitoria.
4. Il Comune – salva ed impregiudicata la potestà di adottare ogni ulteriore e diversa regolamentazione – può richiedere al Commissario per l’emergenza nomadi, entro il termine di durata dello stato di emergenza, ogni modifica e integrazione che si rendesse necessaria in sede di prima applicazione del regolamento.


* * *
6  Lingua e cultura ROM / Proposte ed iniziative / Appello: No alla schedatura su base etnica dei Sinti italiani il: 04 Febbraio 2009 - 09:14:45
Appello, no alla schedatura

Scrivi anche tu al Presidente della Repubblica contro una legge che porterà ad una schedatura su base etnica per i Sinti italiani.
Vai in questa pagina
https://servizi.quirinale.it/webmail/
e compila il modulo con i dati richiesti. Nello spazio oggetto inserisci “no alla schedatura”.
Nello spazio testo inserisci l’appello che trovi qui sotto.


Egregio Presidente, chiedo il suo intervento sul Parlamento per lo stralcio degli articoli 36 e 44 del ddl n. 733 in discussione in Parlamento.
L’approvazione degli articoli 36 e 44 del ddl n. 733 modificherebbe la legge anagrafica del 1954 e ciò porterebbe di fatto ad una “schedatura etnica” per i Sinti italiani e complicherebbe i percorsi di interazione sociale.
Nell’articolo 36 del disegno di legge n. 733 per la modifica della legge 24 dicembre 1954, n. 1228 si parla esclusivamente di “immobili”, implicitamente escludendo a priori dal poter ottenere l’iscrizione anagrafica per chi vive in roulotte, in camper, in una carovana o una casa mobile (beni mobili). Inoltre, si pone come requisito essenziale per l’ottenimento dell’iscrizione anagrafica nel luogo dove si vive, le condizioni igienico-sanitarie ai sensi delle vigenti norme sanitarie.
Chi sarà colpito da questa norma? Le famiglie sinte italiane che vivono nei cosiddetti “campi nomadi”, le famiglie sinte italiane che vivono in terreni privati e le famiglie dello spettacolo viaggiante. Ma non solo perché anche tantissime famiglie Rom italiane vivono in case mobili o in roulotte.
Migliaia di Cittadini italiani rischieranno di perdere non solo il diritto di voto ma tutta una serie di diritti legati indissolubilmente all’iscrizione anagrafica (i documenti come la patente di guida, le licenze per le attività lavorative, l’assistenza sanitaria,…).
Inoltre con l'articolo 44 si prevede l'istituzione, presso il ministero degli Interni, di un registro nazionale per le persone senza dimora. Oltre a far intuire finalità di controllo, il registro rischierebbe di separare l'iscrizione anagrafica dagli abituali luoghi di vita, con effetti imprevedibili sul reale accesso ai servizi da parte dei Sinti italiani. Un esempio? Se una famiglia sinta italiana di Venezia dovesse avere qualsiasi tipo di problema, dovrà rivolgersi ai servizi sociali della sua città o direttamente a Roma?
Inoltre, non è da sottovalutare la dizione che sarà scritta sulle Carte d’Identità: “senza fissa dimora”. Questa dizione limiterà in maniera notevole le possibilità di vita sociale e lavorativa. Infatti, con tale dicitura sulla Carta d’Identità sarà difficile anche solo ottenere una tessera per noleggiare dei video ma soprattutto sarà ancor più difficile trovare lavoro. Come per altro già succede in alcuni casi.
Di fatto con l’approvazione degli articoli 36 e 44 la stragrande maggioranza dei Sinti italiani e non solo saranno cancellati dai luoghi di residenza e saranno tutti inseriti in un unico registro nazionale.
Per queste ragioni chiedo il Suo intervento per evitare questa discriminazione che separerà i Cittadini italiani a seconda della tipologia abitativa.
In attesa di riscontro, porgo i più cordiali saluti

http://sucardrom.blogspot.com/
7  Lingua e cultura ROM / Porrajmos / Lettera a Napolitano: nessuno ricorda lo sterminio dei Rom e dei Sinti il: 04 Febbraio 2009 - 07:47:20
lunedì 2 febbraio 2009
Lettera a Napolitano:
nessuno ricorda lo sterminio dei Rom e dei Sinti

«Dalle baracche vedevamo gli ebrei
 colonne incamminate diventare colonne verticali, di fumo.
Erano lievi, andavano a gonfiare gli occhi del loro dio affacciato.
Noi non fummo leggeri, la cenere degli zingari non riusciva ad alzarsi in cielo.
Ci tratteneva in basso la musica suonata e stracantata intorno ai fuochi degli accampamenti.
Noi, zingari d'Europa, da nesun dio presi a sua testimonianza,
bruciammo senza l'odore della santità,
bruciammo tutti interi,
chitarre con le corda di budella».

Illustrissimo signor Presidente, nella Giornata della Memoria le massime autorità dello Stato hanno ricordato la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico. Ma anche il 27 gennaio di quest'anno per noi, Rom e Sinti d'Italia, nessun riconoscimento istituzionale per i nostri morti (più di un milione di cui, oltre 500.000 nei campi di concentramento nazisti). Come se non fosse successo, come se non fosse stato anche per loro, come per gli ebrei, la più grande vergogna della storia dell'uomo: lo sterminio su base razziale.
Una vergogna che riguarda anche l'Italia. Nella circolare del ministero degli Interni dell'11 settembre 1940 è scritto: «est indispensabile che tutti zingari nazionalità italiana certa aut presunta, siano controllati et rastrellati più breve tempo possibile et concentrati sotto rigorosa vigilanza in località meglio adatte ciascuna provincia».

Cominciarono retate e deportazioni negli oltre 50 campi di concentramento italiani, tra cui: Perdasdefogu in Sardegna, Bojano e il convento di San Bernardino ad Agnone, Gonars, provincia di Udine, Tossicìa, provincia di Teramo. E ancora: Viterbo, Montopoli Sabina, provincia di Rieti, Collefiorito provincia di Roma, le isole Tremiti, Ferramonti di Tarsia provincia di Cosenza, poi Gries a Bolzano, detta anche «l'anticamera di Auschwitz» dove sono morti oltre 20.000 Rom e Sinti.

Lo sterminio i rom lo chiamano Porrajmos: divoramento, distruzione. Un ricordo carico di paura e di dolore, ma anche qualcosa di più perché non ce lo riconoscono, perché ignorandolo è più facile aggirare la spinosa questione di tanti "piccoli porrajmos" quotidiani nella segregazione dei "campi nomadi", con le persone discriminate, aggredite con le bombe molotov, linciate sui mezzi pubblici, buttate in strada in pieno inverno con i loro bambini, accusate, come succedeva nel ’38 di essere «delinquenti antropologici» ‑ tutti criminali. Ricordarlo vorrebbe dire fare in modo che non si ripeta mai neanche una minima parte di questi orrori.

Per questo ci rivolgiamo a Lei, signor Presidente, certi della Sua sensibilità e attenzione, per un gesto di riconoscimento.

di Dijana Pavlovic

http://sucardrom.blogspot.com/2009/02/lettera-napolitano-nessuno-ricorda-lo.html
8  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Ddl sicurezza, una schedatura etnica il: 04 Febbraio 2009 - 07:33:59
Ddl sicurezza, una schedatura etnica

Domani, 3 febbraio 2009, arriva al Senato il discusso “ddl sicurezza” tra contestazioni e scontri di piazza. Il ddl contiene diversi provvedimenti che non condividiamo ma c’è ne uno che nessuno ha criticato e messo in evidenza: l’articolo 36 (ex articolo 16).

In questo articolo si prevede che «l’iscrizione anagrafica è subordinata alla verifica, da parte dei competenti uffici comunali, delle condizioni igienico-sanitarie dell’immobile in cui il richiedente intende fissare la propria residenza, ai sensi delle vigenti norme sanitarie».
Questo articolo, se verrà approvato, cambierà radicalmente la legislazione anagrafica italiana perché oggi l’iscrizione anagrafica di un Cittadino è di fatto vincolata a soli due criteri: la volontà del Cittadino e l’accertamento da parte degli Uffici comunali dell’effettiva presenza dello stesso Cittadino.
Tale impostazione è stata ribadita più volte da diversi Organi dello Stato, segnalo la Circolare del Ministro dell’Interno n. 8 del 29 maggio 1995 “precisazioni sull’iscrizione nell’anagrafe della popolazione residente, di cittadini italiani” ma anche le Circolari del Ministero dell’Interno sul “problema dei nomadi”, a partire dalla Circolare MI.A.CEL. n. 17/73 del 11.10.1973 pos. 15900.2.22 prot. 7063.
In particolare metto in risalto il passaggio della Circolare n. 8 del 29 maggio 1995 secondo cui:
“...il concetto di residenza, come affermato da costante giurisprudenza e da ultimo dal Tribunale amministrativo regionale del Piemonte con sentenza depositata il 24 giugno 1991, è fondato sulla dimora abituale del soggetto sul territorio comunale, cioè dall'elemento obiettivo della permanenza in tale luogo e soggettivo di avervi stabile dimora, rilevata dalle consuetudini di vita e dallo svolgimento delle relazioni sociali, occorre sottolineare che non può essere di ostacolo alla iscrizione anagrafica la natura dell'alloggio, quale ad esempio un fabbricato privo di licenza di abitabilità ovvero non conforme a prescrizioni urbanistiche, grotte, alloggi in rulottes… In pratica la funzione dell'anagrafe è essenzialmente di rilevare la presenza stabile, comunque situata, di soggetti sul territorio comunale, né tale funzione può essere alterata dalla preoccupazione di tutelare altri interessi, anch'essi degni di considerazione, quale ad esempio l'ordine pubblico, l'incolumità pubblica, per la cui tutela dovranno essere azionati idonei strumenti giuridici, diversi tuttavia da quello anagrafico”.
Detta lettura è confermata anche dalla Giurisprudenza della Cassazione Sezioni Unite (sent. 19.06.2000 n. 449) la quale ha precisato che
“l'ordinamento delle anagrafi della popolazione residente e relativo regolamento di esecuzione...configura uno strumento giuridico – amministrativo di documentazione e di conoscenza, che è predisposto nell'interesse sia della pubblica amministrazione, sia dei singoli individui. Sussiste, invero, non soltanto l'interesse dell'amministrazione ad avere una relativa certezza circa la composizione e i movimenti della popolazione..., ma anche l'interesse dei privati ad ottenere le certificazioni anagrafiche ad essi necessarie per l'esercizio dei diritti civili e politici e, in generale, per provare la residenza e lo stato di famiglia (v. particolarmente gli artt. 29 e 31 del regolamento n. 136/58).
Inoltre, tutta l'attività dell'ufficiale d'anagrafe è disciplinata dalle norme sopra richiamate in modo vincolato, senza che trovi spazio alcun momento di discrezionalità. In particolare, sono rigidamente definiti dalle norme del citato regolamento (artt. 5 – 9) i presupposti per le iscrizioni, mutazioni e cancellazioni anagrafiche, onde l'amministrazione non ha altro potere che quello di accertare la sussistenza dei detti presupposti”.
Nell’articolo 36 del disegno di legge n. 733 per la modifica della legge 24 dicembre 1954, n. 1228 si parla esclusivamente di “immobili”, implicitamente escludendo a priori dal poter ottenere l’iscrizione anagrafica chi vive in roulotte, in camper, in una carovana o una casa mobile (beni mobili). Ma soprattutto si pone come requisito essenziale le condizioni igienico-sanitarie ai sensi delle vigenti norme sanitarie.

Come già molti hanno rilevato la maggior parte forse degli alloggi, non risponde ai requisiti richiesti semplicemente perché si tratta di immobili costruiti prima che diventasse necessario il certificato di abitabilità. Ma è sicuro che una roulotte, un camper o una casa mobile non rispondono ai questi requisiti.
Chi sarà colpito da questa norma? Le famiglie sinte e rom che vivono nei cosiddetti “campi nomadi”, le famiglie sinte e rom che vivono in terreni privati e le famiglie dello spettacolo viaggiante.
Migliaia di Cittadini italiani che, se questa norma diventasse legge, saranno nella condizione di perdere non solo il diritto di voto ma tutta una serie di diritti legati indissolubilmente all’iscrizione anagrafica (i documenti come la patente di guida, le licenze per le attività lavorative, l’assistenza sanitaria,…).
Questo fatto è incomprensibile perché cadrebbe il fondamento del nostro essere Stato repubblicano e di fatto si impedirebbe a migliaia di Italiani l’esigibilità dei diritti fondamentali, come quello di voto, sanciti dalla nostra Costituzione.
Inoltre, non è da sottovalutare l’intenzione del Governo di istituire un registro nazionale dei senza fissa dimora (articolo 44 del ddl 733). Nel novembre scorso era scoppiata la polemica, riguardo all’istituzione di questo registro nazionale, quando la proposta della Lega Nord era stata approvata dalla Commissione Giustizia e Affari costituzionali. Alle proteste della Caritas e del Pd che vedevano il rischio di una schedatura dei clochard, aveva risposto Mazzatorta (Capogruppo al Senato della Lega Nord) affermando che la norma non era rivolta ai clochard ma ai “nomadi”. In sostanza si prospetta un enorme schedatura su base etnica che non ha eguali in Europa.

di Carlo Berini

http://sucardrom.blogspot.com/
9  Lingua e cultura ROM / Proposte ed iniziative / Liceo Vittorio Gassman Roma - Giornata della Memoria dedicata al Porrajmos il: 22 Gennaio 2009 - 10:47:33
Roma 
Giornata della Memoria dedicata al porrajmos (olocausto rom)

Al Liceo Vittorio Gassman di Roma si terrà la Giornata della Memoria dedicata al Porrajmos, il genocidio dimenticato. La follia nazista ha causato circa mezzo milione di vittime, sulle quali è sceso un colpevole silenzio.
L'incontro sarà dunque un'occasione per approfondire la conoscenza non solo del tragico olocausto dei rom, momento culminante di diversi secoli di persecuzioni, angherie, intolleranza e razzismo, ma darà anche la possibilità di ascoltare la testimonianza della portavoce del campo nomadi di Monte Mario, che riferirà anche in merito alla difficile situazione in cui versano gli abitanti del campo, privi di documenti nonostante in Italia da tre generazioni.
10  Lingua e cultura ROM / Abitare / Documentario - Via San Dionigi, 93: Storia di un Campo Rom il: 22 Gennaio 2009 - 06:37:09
Documentario -
Via San Dionigi, 93: Storia di un Campo Rom

Regia: Tonino Curagi, Anna Gorio

Guarda il trailer :
http://it.youtube.com/watch?v=NRTtqAdi1Pk

Negli ultimi mesi la questione dell’integrazione dell’etnia Rom in Italia è diventata di enorme rilevanza per l’opinione pubblica italiana e internazionale, al punto da essere argomento di dibattito al parlamento europeo.

Il campo abusivo di Via San Dionigi 93, alla periferia Sud-Est di Milano, era abitato da oltre centocinquanta rom provenienti dalla Romania. I volontari della Casa della Carità e dell’Associazione Nocetum li hanno seguiti e sostenuti, mediando con le istituzioni sulle questioni più urgenti, come la regolarizzazione dei documenti, la scolarizzazione e l’alfabetizzazione, l’igiene, l’ordine pubblico. Con attenzione regolare dall’estate 2005 all’estate 2007, il documentario segue la quotidianità e gli eventi straordinari, i riti e le feste, le assemblee e gli incontri con gli operatori sociali, i tentativi di integrazione nel lavoro e a scuola, gli incendi e le ricostruzioni, fino al recente sgombero con la distruzione del campo da parte della polizia comunale.


Note di regia 


Abbiamo seguito per due anni e mezzo, aiutati dagli educatori della Fondazione “Casa della Carità” e dell’associazione Nocetum, la vita della comunità di un campo rom abusivo, abitato da più di 150 persone di nazionalità romena, sito nell’estrema periferia sud-est di Milano, e abbiamo ripreso quello che accadeva davanti a noi senza interviste, commenti e nessuna messa in scena.
La vita quotidiana, i riti e le feste, le assemblee e le relazioni con gli operatori sociali, il tentativo di integrarsi con il lavoro e il percorso scolastico dei ragazzi, gli incendi e le ricostruzioni, fino allo sgombero e la distruzione del campo da parte della polizia comunale nel settembre del 2007.
Tutto questo, senza nessun compiacimento pietistico o patetico, cercando di dare una visione reale del loro vissuto, per una volta lontani dallo stereotipo che vede gli “zingari” solo come delinquenti o come ultimi romantici della nostra società, cittadini europei che conducono una vita sempre sul punto di essere messa in discussione e ritenuta indegna da molti.

Tonino Curagi e Anna Gorio

In lingua italiana, romanes e rumena con sottotitoli in italiano.

http://www.cinemaitaliano.info/viasandionigi
11  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Leader religioso induista: Difendere i rom il: 22 Gennaio 2009 - 05:27:31
Difendere i rom
 
In Europa i mezzi d'informazione non sono sempre imparziali quando parlano dei rom.

Anzi, ne danno spesso un'immagine negativa contribuendo a rafforzare gli stereotipi alla base della loro esclusione sociale. A criticare l'atteggiamento dei media europei verso le popolazioni nomadi non è un'associazione per i diritti umani o un esponente politico progressista europeo: è un leader religioso induista che vive e lavora negli Stati Uniti.

Rajan Zed è il capo della Società universale dell'induismo. Oltre a essere un esperto di comunicazioni e mass media, è molto attivo in politica e collabora al sito del settimanale Newsweek, per cui cura la rubrica On Faith, dedicata al dialogo interreligioso.

Il leader induista è convinto che in Europa dieci milioni di zingari vivano in una condizione simile all'apartheid, soprattutto negli stati balcanici e dell'est europeo. Dal momento che alcuni di questi paesi fanno parte dell'Europa a 25, Zed lancia un appello all'Unione europea per cambiare questa situazione.

Come riferisce il portale Baltische Rundschau, fa una proposta molto concreta: Bruxelles dovrebbe creare un organismo di controllo dei mezzi d'informazione per capire che tipo di immagine e quali stereotipi diffondono sui rom.

"Invece di parlare delle loro sofferenze, la stampa e le televisioni europee veicolano un'immagine così negativa degli zingari da farli apparire come 'sub-umani'", sostiene Zed. "I princìpi etici che s'insegnano nelle scuole di giornalismo vengono applicati solo quando il soggetto del discorso sono i non-zingari. I media europei dovrebbe dimostrare più responsabilità".

Inoltre, l'Unione europea dovrebbe sostenere i tentativi dei rom di fondare i propri giornali, televisioni e siti internet: "Per mettere fine a una forma di discriminazione strutturale".

-Francesca Sibani

http://www.internazionale.it/home/primopiano.php?id=21348
12  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Ue, emergenza nomadi in Italia in aumento episodi di razzismo il: 22 Gennaio 2009 - 05:16:51
Ue, emergenza nomadi in Italia
in aumento episodi di razzismo


A lanciare l'allarme è il rapporto della commissione Libertà pubblica
che denuncia il clima di tensione sociale e le pessime condizioni di accoglienza dei rom

BRUXELLES - In Italia è emergenza nomadi. Le condizioni di accoglienza dei rom sono pessime e sono in aumento gli episodi anche violenti, amplificati dai media che drammatizzano il fenomeno esasperando la tensione sociale. A lanciare l'allarme è la commissione Libertà pubblica del Parlamento europeo che ha approvato - con 35 voti a favore e 12 contrari - il rapporto presentato dal suo presidente, Gérard Deprez, sulla missione di eurodeputati a Roma dal 18 al 19 settembre scorso per verificare sul terreno la situazione nomadi.

Nella relazione, 23 pagine, si osserva che la visita "ha permesso di accertare la tensione sociale e il clima che caratterizza attualmente il contesto italiano in merito alla questione nomadi. Un senso di disagio e di insicurezza sembra propagarsi nella vita quotidiana dei cittadini italiani e stranieri. Si è registrato - si legge nel documento - un aumento degli episodi di xenofobia e razzismo, alcuni dei quali caratterizzati da una violenza senza precedenti".

Il testo punta il dito anche sulla stampa nazionale italiana: "Permane l'allarme sociale, addotto a giustificazione del pacchetto sicurezza e delle ordinanze d'urgenza"; inoltre, "la drammatizzazione del fenomeno a opera dei mezzi di comunicazione e del dibattito pubblico sembra esasperare, invece che placare, le tensioni esistenti nella società".

La missione ha incontrato diversi parlamentari italiani e il ministro dell'Interno. Ha poi raccolto i pareri di varie organizzazioni non governative, della Croce rossa e dell'Alto commissariato per i rifugiati Onu riguardo al fatto che "la condizione del popolo nomade è stata a lungo sottovalutata dalle autorità pubbliche, tanto da risultare oggi seriamente compromessa", afferma la relazione.

Gli europarlamentari hanno potuto "accertare l'impegno delle autorità locali nel ricercare una soluzione adeguata per i campi nomadi e in particolare - si sottolinea - per rimediare alle condizioni da favela in cui verte il campo nomadi irregolare Casilino 900, sorto ormai 35 anni fa a soli dieci chilometri dal centro" di Roma.

Quanto al "censimento" nei campi nomadi, la relazione riferisce i "chiarimenti" e le "rassicurazioni" dei rappresentanti del governo, secondo cui "l'operazione era intesa a migliorare l'integrazione sociale nella comunità in questione, soprattutto dei minori". Inoltre, si precisa, "non è stata creata né verrà istituita nel futuro alcuna banca dati", e le informazioni raccolte durante il censimento "verranno trattate alla stregua di ogni altra informazione simile".

Infine, "nessun individuo minore di 14 anni verrà identificato o sottoposto alla rilevazione delle impronte digitali, senza previa autorizzazione delle autorità giudiziarie". E a questo riguardo spetterà al garante italiano per la privacy effettuare "opportune verifiche".

Alla missione dell'europarlamento le autorità italiane avevano anche assicurato che le "circostanze aggravanti" per gli immigrati illegali non sarebbero state applicate ai cittadini comunitari, e che il governo avrebbe ritirato (come poi effettivamente è avvenuto) il decreto legislativo che criminalizzava la mancata registrazione degli immigrati dopo tre mesi di residenza in Italia.

Secondo il vicepresidente della commissione Libertà, la relazione "è durissima nel denunciare le tensioni xenofobiche che si respirano in Italia e nel descrivere le pessime condizioni di accoglienza in cui sono costretti a vivere i rom".

La capo delegazione di An, Roberta Angelilli, e il leghista Mario Borghezio, che hanno votato contro la relazione, hanno invece presentato un "parere di minoranza a difesa della verità e del buon nome dell'Italia in Europa", denunciando che il testo "traccia un quadro denigratorio e non realistico della situazione in Italia e sembra mirato a esprimere un giudizio politico strumentale piuttosto che contribuire alla soluzione dei problemi".

(21 gennaio 2009)
http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/cronaca/nomadi/nomadi/nomadi.html?rss
13  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Trieste - Campo nomadi: assolti in 15, Comune inadempiente il: 12 Gennaio 2009 - 03:07:03
Campo nomadi di via Pietraferrata: assolti in 15, Comune inadempiente
Il giudice: regolare l’occupazione in via Pietraferrata. «Comune inadempiente»

di Claudio Ernè

 «Non costituisce reato». Con questa formula il giudice Giorgio Nicoli ha assolto quindici sinti dall’accusa di aver occupato abusivamente il campo di via Pietraferrata in cui vivono da più di vent’anni.

Inglis Levacovich, Stefano Levacovich, Sarita Stefani, Sergio Hudorevich, Tiziana Carri, Luigi Caris, Rosalba Carri, Marisa Carri, Amelia Carri, Genny Kari, Elvis Levacovich, Romeo Levacovich, Jeffrey Levacovig, Nataly Levacovig e Cristina Levacovich erano stati rinviati a giudizio nel lontano 2005 dal pm Michele Stagno che aveva avviato l’inchiesta in base all’esposto presentato da una società udinese che aveva acquistato l’area dall’E nte zona industriale per realizzarvi un capannone. Ma l’Edilfriuli, nonostante le ripetute sollecitazioni anche a livello giudiziario, non è mai riuscita ad avviare i lavori a causa della presenza del campo nomadi. E i sinti sono sempre usciti vittoriosi dai processi penali intentati loro con l’accusa di aver occupato abusivamente quel terreno. Una condanna pronunciata in primo grado tre anni fa dal giudice Paolo Vascotto, era stata annullata dai magistrati della Corte d’appello. Tutti assolti.

Anche l’ultimo esposto, sfociato in questo processo, non ha avuto esito. Il difensore dei quindici imputato, l'avvocato Sergio Mameli, ha dimostrato che nel 1990 - 18 anni fa- il Comune di Trieste aveva assegnato un numero civico all’insediamento. L’Acegas aveva allacciato una linea elettrica in base alla sottoscrizione di un contratto. L’Azienda sanitaria aveva ritenuto l’area adeguata all’insediamento e la polizia e i carabinieri avevano notificato ai sinti numerosi atti giudiziari e citazioni a giudizio. Tutti sapevano, ma nessuno ha mai fatto nulla.

Va aggiunto che il Comune di Trieste- anche in presenza di una precisa legge regionale- non ha mai indicato ai sinti un’area alternativa a quella di via Pietraferrata dove potersi insediare con le famiglie e i bambini. Secondo il difensore gli imputati non hanno agito con dolo; al contrario sono stati costretti- quasi obbligati a vivere lì- da una situazione di forza maggiore, nota a tutte le autorità da anni ma mai risolta. In sintesi la legge regionale è rimasta lettera morta perché le scelte del Comune di insediare il campo qui o lì, hanno sempre incontrato la vivace opposizione dei residenti. Basta pensare all’episodio di Opicina dove è sorto uno specifico comitato e dove era stata minacciata la secessione da Trieste con la nascita di un nuovo municipio autonomo.

Ieri in aula il pm Maddalena Chercia aveva chiesto in base all’a rticolo 633 del Codice penale la condanna di tutti i quindici imputati a pena comprese tra i quattro e i sei mesi di carcere. Ma il giudice ha accolto la tesi della difesa: tutti assolti. Va aggiunto che la sentenza non ha legittimato l’occupazione del terreno di proprietà dell’Edilfriuli. Ha solo detto che i sinti non hanno agito con dolo. In pratica la palla passa ora al Comune e alle altre autorità cittadine. Spetta loro risolvere il problema in via amministrativa e politica, non alla Giustizia penale.  (17 dicembre 2008)

http://ilpiccolo.repubblica.it/dettaglio/Campo-nomadi-di-via-Pietraferrata:-assolti-in-15-Comune-inadempiente/1563227?edizione=Gorizia
14  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Rom, le proteste dei comuni fanno arrabbiare Alemanno il: 12 Gennaio 2009 - 03:00:27
Rom, le proteste dei comuni fanno arrabbiare Alemanno
di Giacomo Legame

Tra proteste, rassicurazioni, proclami e polemiche, sui nomadi Alemanno va avanti. La strada è stata tracciata: sgombero dei campi più degradati della capitale e della delocalizzazione nell’estrema periferia o nell’hinterland. Anche se questo sta scatenando le proteste dei comuni vicini, che temono conseguenze sulla sicurezza delle loro zone.
Proteste. Ieri a scendere in piazza sono stati i residenti dei quartieri a ridosso del confine tra i comuni di Roma e Guidonia, come Casal Bianco, Setteville, Settecamini, Marco Simone, Case Rosse e Setteville Nord, che temono venga costruito un campo rom per spostare la popolazione nomade che abita al Casilino 900. Un’ipotesi avanzata dalla stampa e che si rafforza di giorno in giorno malgrado i distinguo. I manifestanti, che hanno improvvisato un sit-in in piazza Venezia, hanno ricordato di aver avuto, prima di Natale, un incontro con il capo di gabinetto del Comune di Roma, Sergio Gallo che «non ci ha né smentito né confermato quest’ipotesi - ha detto Vittorio, residente del quartiere Settecamini e aderente al comitato “Ora tocca a noi” -. È come se l’avesse confermata». I manifestanti a suon di fischietti e campanelle, gridano «vergogna». E minacciano «blocchi stradali improvvisi» sulla via Tiburtina se non sarà smentita ufficialmente l’ipotesi del campo rom di Casal Bianco. «Non abbiamo strutture neanche per noi - prosegue Vittorio - nel nostro quartiere non ci sono scuole, mezzi di trasporto, illuminazione e forze dell’ordine sufficienti per noi, figuriamoci cosa vorrebbe dire ospitare un campo rom». Una delegazione di manifestanti, grazie all’intercessione dell’assessore provinciale alle Politiche sociali, Claudio Cecchini, è stata ricevuta dal Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro. «È stato un incontro molto cordiale - spiega in una nota Cecchini - e il Prefetto, che ha dimostrato ancora una volta grande sensibilità, ha rassicurato i manifestanti sul fatto che ancora non è stata presa nessuna decisione. Il Prefetto ha confermato che è in atto un percorso di verifica di fattibilità, ma assolutamente ha voluto precisare che non è stato deciso ancora nulla e che i luoghi verranno individuati solamente se avranno i requisiti necessari».
Le proteste dei comuni e dei municipi hanno suscitato ieri la reazione del sindaco di Roma Gianni Alemanno: «Non è una bella cosa - ha detto Alemanno - che i comuni si mobilitino solo contro. Invito gli amministratori a dare il buon esempio alla popolazione perché questi campi vanno fatti da qualche parte». Anche perché i nuovi campi, garantisce Alemanno, «non saranno come quelli vecchi: non saranno dei luoghi di illegalità, disordine e degrado ma luoghi molto ben organizzati, con una grande attenzione all’integrazione e alla legalità». Quanto al campo Casilino 900, Alemanno ha annunciato che «il 22 gennaio finisce l’interpello del prefetto ed entro pochissimi giorni decideremo il piano e attiveremo tutte le procedure necessarie per lo sgombero».
Una voce parzialmente fuori dal coro c’è anche nel Pdl. È quella del consigliere regionale Luigi Celori, che provocatoriamente ricorda che «all’interno dei campi dovrebbero essere consentite solo soste temporanee, 30 giorni rinnovabili una sola volta come prevede una mia proposta di legge. Chi è nomade deve fare il nomade. Chi risiede a Roma ha indubbiamente perso questa sua caratteristica ed ha gli stessi diritti e doveri di qualsiasi cittadino, deve perciò seguire le normali procedure per casa, lavoro ed eventuali sussidi. Altrimenti perché non pensare ad apposite aree attrezzate anche per altre categorie svantaggiate che, non praticando attività illegali, meriterebbero di più come i senza casa, i disoccupati e i precari?».

Infine il Pd, che vede nella nuova strategia di ALEManno sui nomadi una tardiva vittoria di Veltroni. «Fallita miseramente la volontà epurativa sbandierata in campagna elettorale, ora Alemanno dopo essersi scontrato con la realtà, che è un’altra cosa, si appresta a presentare un piano sui campi nomadi - dice il consigliere comunale del Pd Dario Nanni -. Non rimane altro che condividere quanto il centrosinistra aveva ipotizzato e che stava realizzando su questi temi».

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=319938
15  Lingua e cultura ROM / Rassegna stampa / Roma - Coro di «no» al prefetto I sindaci non vogliono i rom il: 06 Gennaio 2009 - 07:54:24
Coro di «no» al prefetto
I sindaci non vogliono i rom

Bruno Burretta
Undici Comuni rispondono un secco «No» alla richiesta del prefetto di Roma di accogliere nei loro territori alcuni campi nomadi della Capitale. Al momento hanno espresso parere contrario: Morlupo, Rignano Flaminio, Bracciano, Anguillara, Trevignano, Sacrofano, Sant'Oreste, Civitella San Paolo, Torrita Tiberina, Castelnuovo di Porto e Fiano di Roma.

È un coro di no al prefetto di Roma, in qualità di Commissario per l'emergenza nomadi nel Lazio, di individuare aree per l'allestimento dei campi. Il prefetto infatti, lo scorso 22 dicembre, aveva inviato una lettera in cui chiedeva ai sindaci di tutti i comuni del Lazio di indicare entro trenta giorni «aree idonee alla realizzazione di nuovi insediamenti per porre in atto azioni per porre fine allo stato di emergenza, indicando anche il numero di persone che sarebbe possibile accogliere».
Le ragioni variano dalla mancanza di aree idonee ad ospitare i campi all'impossibilità di garantire servizi essenziali ai nomadi, dalla contrarietà della popolazione residente ai presunti danni che la presenza dei Rom avrebbe sull'economia locale. Tutti, inoltre, sostengono di non avere i mezzi necessari per fronteggiare eventuali problemi di ordine e sicurezza pubblica.
Alcuni sindaci, come quelli Bracciano e Anguillara (Comune commissariato due giorni fa, ndr), hanno risposto «no» con una semplice lettera, altri si accingono a farlo con delibere di giunta o di consiglio comunale. Altre risposte negative saranno comunicate nei prossimi giorni.
Ma l'area a Nord di Roma non è la sola ad opporsi al trasferimento dei campi nomadi della Capitale. Proprio a Guidonia lunedì si terrà un Consiglio comunale durante il quale si discuterà proprio un ordine del giorno che prevede la possibile delocalizzazione degli insediamenti. Analogo approccio negativo viene anche dalla gran parte degli altri Comuni dell'area tiburtina.

http://iltempo.ilsole24ore.com/roma/2009/01/02/970904-coro_prefetto_sindaci_vogliono.shtml
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