IMPRONTE: GARANTE PRIVACY,
NO A CRITERI DISCRIMINATORIUn invito "alla moderazione" e la necessita' inderogabile di evitare di ricorrere a banche del Dna, e dunque al prelievo delle impronte digitali, "secondo criteri discriminatori, specialmente di natura etnica o religiosa, che contrastino con la nostra Costituzione e con le Carte dei diritti fondamentali dell'uomo e del cittadino che il nostro Paese ha siglato".
E' perentorio l'invito, l'ennesimo, che arriva al mondo della politica dal Garante della Privacy, Francesco Pizzetti, con la sua Relazione annuale al Parlamento sull'attivita' dell'Authority.
E Pizzetti sottolinea che quando poi si tratta di minori, "le cautele devono essere moltiplicate" e soprattutto dev'essere chiarito "al di la' di ogni dubbio" che a questo si fa ricorso "solo quando non e' possibile usare altri strumenti e comunque sempre e soltanto al fine, dimostrato, di proteggere i minori e la loro integrita', anche fisica".
Urge una "legislazione chiara" in materia di banche del Dna, dice Pizzetti, e il legislatore deve definire i tempi di conservazione dei dati biometrici, come pure deve indicare il tempo entro cui gli stessi campioni o marcatori devono essere distrutti, e vanno inoltre definite le regole che devono presiedere al loro utilizzo. Un numero su tutti: i carabinieri del Ris di Parma hanno nei loro laboratori 20mila campioni biologici diversi, e questo gia' di per se' indica la vastita' del problema.
"La nostra attivita' ispettiva e le nostre prescrizioni al Ris sul trattamento dei campioni biologici da loro detenuti hanno rappresentato un'esperienza importante - dice Pizzetti -.
Incisiva e' stata anche la nostra attivita' in sede europea, specie con riferimento alle previsioni del Trattato di Prum sull'uso dei dati genetici e sulla creazione di apposite banche dati".
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