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Autore Topic: Napoli, nei campi tra rabbia e rassegnazione: un censimento all´italiana  (Letto 2073 volte)
aemme
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« il: 02 Luglio 2008 - 04:36:18 »


Tra i nomadi per l´operazione impronte
"Niente paura, è un censimento all´italiana"


Napoli, nei campi tra rabbia e rassegnazione: torneremo alla solita vita

Dalle 8 alle 20 i controlli della polizia per chi ha almeno 14 anni "Era in ansia, ma poi mi sono resa conto che ho avuto paura per niente"

di CRISTINA ZAGARIA

A Napoli le impronte digitali ai minori le prendono, ma solo a chi ha almeno 14 anni. Per i più piccoli basta un certificato di nascita o la tessera sanitaria. La protezione civile e gli uomini della Prefettura hanno scelto come base per le operazioni una baracca sotto il cavalcavia dell´asse Mediano, lo stradone che collega Napoli con i comuni della provincia nord, a trecento metri dalle Vele di Scampia. Non c´è rabbia tra i rom. E non c´è tensione da parte degli uomini in divisa. Anzi la divisa non la porta nessuno. E gli stessi rom collaborano, chi perché spera («magari così troviamo un lavoro» dice Daniel 17 anni, aspirante muratore) e chi perché crede che sia «il solito censimentello all´italiana», come dice Nenat, 27 anni, da 17 in Italia.

Che significa censimentello? «Che c'è un vento politico per cui noi nomadi siamo un problema, e per mettere a tacere l´opinione pubblica ci schedano. Noi li assecondiamo, perché non ci conviene creare un clima di tensione. Tra qualche mese tanto sarà passato tutto. Voi italiani avrete il vostro bel censimento e noi la solita vita. Servisse davvero a qualcosa, io sarei il primo a dare le impronte digitali dei miei bambini, anche della piccola... ma tanto è tutto inutile» e Nenat, un ragazzone biondo con lavoratissime basette che gli coprono le guance, tra cinismo e noncuranza, alza nel vuoto, in direzione dei poliziotti, la piccola Erica, nata da due mesi.

Sotto il cavalcavia di Scampia, a 30 gradi all´ombra e con umidità tropicale che spezza il respiro, i circa 700 rom (soprattutto serbi e iugoslavi) collaborano con la polizia silenziosi e ordinati, sperando che tutto finisca presto. «Mi sono truccata per la foto» confessa Manuela, mentre continua a strofinare i polpastrelli della mano destra a un fazzolettino di carta per togliere anche le ultime tracce d´inchiostro. «Alla fine ho avuto tanta paura per niente. Mi hanno chiesto se vado a scuola e io non solo ci vado, ma sono anche brava, soprattutto in Italiano. Stamattina prima di venire qui avevo una strana ansia e stanotte non ho dormito, ma ora è fatta». Manuela ha terminato da pochi giorni il primo superiore all´istituto Tecnico "Guglielmo Marconi", a Giugliano. «I miei compagni diclasse mi hanno mandato un sacco di sms, sapevano che qui al campo stanno facendo il censimento. E loro facevano il tifo per me. Erano incuriositi. Ma non è una novità, loro sono incuriositi per tutto ciò che riguarda la mia vita. Mi hanno fatto un sacco di domande, ma anche tanti in bocca al lupo».

Manuela da grande vuole fare la stilista. Indossa una gonna larga, sopra il ginocchio, ma con un cinturone: «È un mix, come me che sono italiana e zingara». Zingara serba. «I miei genitori vengono da Kostolac, nel distretto di Branicevo».

La Repubblica 2-07-08
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