Via al censimento dei bimbi"Impronte? Meglio le foto"
I nomadi in Italia sono circa 140.000, la metà dei quali minorenni Il ministero: «Solo se un minore non è riconducibile ad una famiglia sarà sottoposto all’esame»
FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA - Può sembrare una retromarcia, ma lo staff del Ministro Bobo Maroni giura che non è così: «è tutto scritto nell’ordinanza, depositata da più di un mese, ma nessuno l’ha letta». Dopo l’incontro tra il Ministro e il responsabile dell’Unicef Italiana il Ministero dell’Interno ha precisato che il censimento che è in corso nei campi nomadi e in particolare le impronte digitali da prendere ai bambini rom, si effettueranno non in maniera generalizzata ma «caso per caso». Dove necessario, sarà sufficiente una fotografia e la dichiarazione del responsabile del nucleo familiare, dove, invece, sussistessero dei dubbi, allora si, si procederà con le impronte digitali.
E’ su questa precisazione, che suona tanto di mediazione, che si è chiuso positivamente l’incontro al Ministero dell’Interno tra Ministro e Unicef.
Era stato il Prefetto di Roma, Carlo Mosca, il primo a obiettare di fronte all’idea di una schedatura generalizzata con impronte digitali di tutti i bambini rom presenti nei campi nomadi della capitale. Su questa obiezione per alcuni giorni c’è stata maretta. Ma ieri lo stesso Maroni ha spiegato che nella sua ordinanza non c’era affatto un ordine così tassativo. Dal canto suo Mosca ieri ha confermato la sua linea: «Per quanto riguarda il riconoscimento dei nomadi se si rifiutano di farsi identificare saranno necessari i rilievi segnaletici, ma non è necessario il rilievo dattiloscopico». Meglio le fotografie, quindi, accompagnate da rilievi descrittivi e antropometrici. Anche al Viminale, del resto, ripetono che si deve procedere secondo buonsenso. E quindi: «se c’è un bambino che non è riconducibile a nessuno, se non c’è un nucleo familiare certo, allora le impronte sono indispensabili. In altri casi, se c’è un padre, magari una foto sarà più che sufficiente».
Questa precisazione del Ministro è stata ovviamente bene accolta dall’Unicef che al termine dell’incontro ha fatto sapere di essere pronta a collaborare, a dare i propri suggerimenti al ministero per l’applicazione del Pacchetto Sicurezza e anche a partecipare a una prossima riunione che si dovrebbe tenere di qui a qualche tempo, dove insieme ai tre Commissari Straordinari - i Prefetti di Roma, Milano e Napoli - si farà il primo check sull’applicazione dell’ordinanza ministeriale.
La collaborazione tra Unicef e Ministero è confermata anche dal fatto che di qui a una settimana il Ministro si recherà personalmente presso la sede dell’Unicef e lì prenderà atto di quelli che saranno i «suggerimenti» dell’organizzazione internazionale.
La macchina dei censimenti intanto sta partendo un po’ in tutte le grandi città.
A Napoli sono già una cinquantina i nomadi minorenni (ma tutti over 14) identificati attraverso le impronte digitali su un totale di 615 già censiti.
A Milano, dove le prime ricognizioni risalgono a marzo-aprile, ne sono stati controllati 165. Ed anche qui il prefetto Gian Valerio Lombardi ha spiegato che «se non c’è bisogno di prendere le impronte non le prendiamo». Nella capitale le operazioni di controllo nei vari campi partiranno il 10 luglio e dovrebbero riguardare circa 9 mila nomadi, il 50% dei quali sono minori di 18 anni. Si comincerà dai 50 insediamenti abusivi per poi passare ai 22 campi autorizzati.
Ancora ieri non sono mancate le polemiche. La protesta più ferma è arrivata dalla
Comunità di Sant’Egidio che parla di «provvedimenti chiaramente discriminatori», sostiene che non esiste alcuna emergenza-rom, si dice pronta ad organizzare manifestazioni di protesta ed intanto minaccia il ricorso alla magistratura.
I direttori di alcune
riviste cattoliche hanno invece firmato un appello contro le impronte ai bambini.
Protestano anche
le Acli: «Non si può assistere innocentemente al ritorno della discriminazione su base etnica». Al contrario, per il sindaco di Milano Letizia Moratti «le impronte sono un metodo sicuro per conoscere l’identità dei bimbi rom e per proteggerli».
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200807articoli/34458girata.asp