Titolo: 1998 - L'integrazione dei bambini zingari nella scuola italiana Post di: aemme - 27 Giugno 2008 - 04:59:21 L'integrazione dei bambini zingari nella scuola italiana
(a cura di G. Grenga e R. Bocchieri: dati tratti da Un Omnibus per i Rom, a cura di M. Amadei, Il Ventaglio, Roma 1994, integrati da J.P.Liegeois La scolarizzazione dei bambini Rom, relazione al Convegno Politiche di sostegno allo sviluppo, tenuto a Roma nel febbraio 1998) La frequenza scolastica media dei bambini zingari in Europa raggiunge il 50% dei minori in età dell'obbligo, in Italia al contrario la frequenza è notevolmente inferiore. Una rilevazione completa della presenza dei bambini Rom nelle nostre scuole non è mai stata attuata (a tutt'oggi non risultano rilevazioni sulla scolarizzazione dei bambini Rom a livello nazionale). Le organizzazioni di volontariato, tra cui l'Opera Nomadi, hanno raggiunto di anno in anno quelle scuole che tradizionalmente si conoscono come frequentate dagli alunni zingari, inviando ad esse la scheda di rilevazione statistica sulla loro frequenza ed esito scolastico. L'elenco ovviamente non è completo, in quanto vengono raggiunte solo le scuole delle città dove esiste la sezione locale dell'Ente. Per proiezione, possiamo dire che frequenta circa il 20-30 % dei minori zingari in età dell'obbligo. La scuola materna Molto scarsa è la richiesta di scuola materna, a causa della riluttanza delle madri zingare a separarsi dai loro bambini più piccoli, e dal fatto che non la sentono come "vera scuola" Sarebbe importante, invece, promuoverne la conoscenza e la frequenza, perché il bambino possa avere esperienze significative e potenziare la competenza linguistica: si tenga conto del bi-tri-linguismo (lingua zingara, romanes, dialetto italiano, lingua italiana, talvolta il serbocroato), che complica l'universo comunicativo di questi bambini. E' necessario impostare un rapporto corretto con il gruppo, rassicurare i genitori sul trattamento che avranno i bambini; mostrare e dimostrare che non c'è atmosfera ostile intorno a loro. Se la frequenza della scuola materna dovesse aumentare in modo significativo, senza particolari pressioni da parte della società ospitante, questo sarebbe finalmente un segnale importante, perché se l'avvicinarsi alla scuola dell'obbligo ha sempre avuto una motivazione utilitaristica, l'iscrizione alla scuola dell'infanzia potrebbe significare, per la prima volta, un apprezzamento di quanto offre l'ambiente in sé e per sé. La scuola media Le famiglie zingare, tranne quelle che, esercitando una professione che richiede una licenza, sanno che è necessario il "pezzo di carta", non si sentono obbligate alla frequenza della scuola media: i contenuti lontani dalla vita dei ragazzi, la struttura rigida, la scarsa duttilità degli insegnanti, allontanano i ragazzi zingari. Alcuni, specie quelli con un curriculum elementare soddisfacente, che hanno sviluppato un buon rapporto con gli insegnanti e lo studio, si iscrivono alle prime classi; pochi, però, terminano il corso. La dispersione scolastica di questa utenza è altissima, quasi totale. La scuola elementare Da sempre la scuola elementare è stata la più frequentata dagli zingari: la prima ad aprirsi ad essi. A partire dal 1959 si sono avute iniziative di scuole fatte da volontari presso i gruppi zingari nomadi (Milano e Bolzano) o sedentari, in condizioni precarie (Teramo, Pescara, Roma). Le scuole per nomadi funzionarono quindi dapprima presso le carovane; ma ben presto ci si rese conto che non era possibile sviluppare un'azione educativa continua, perché le famiglie si aggregavano in gruppi molto instabili, e non era quindi possibile seguirle con continuità (ancora oggi alcune organizzazioni come la Comunità di S. Egidio, attuano interventi di questo tipo, uniti alla catechesi; accanto a questo lavoro però c'è sempre l'opera preziosa di raccordo scuola-campo, per iscrizioni, vaccinazioni, ecc. In alcuni casi, la scuola al campo è propedeutica all'inserimento successivo nella scuola di tutti). Si giunse quindi alla formazione delle classi “Lacio Drom” ("Buon Viaggio" in lingua romani) frequentate solo da bambini zingari, che trovarono ospitalità in un primo tempo presso i locali delle parrocchie; poi, timidamente le classi “Lacio Drom” entrarono nella scuola, sistemandosi lontano dalle altre; se i bambini zingari partecipavano alla refezione, lo facevano in locali a parte, con stoviglie riservate a loro. Con il tempo i bambini divennero pii visibili e più accettati. La scelta della classe speciale era motivata dal fatto che si trattava del primo approccio alla scuola per una popolazione che non vi si era mai avvicinata, la scuola speciale permetteva di adattare orario e calendario scolastico ai ritmi e alle esigenze della vita nomade. Il funzionamento delle classi speciali era regolato da una Convenzione tra Ministero della Pubblica Istruzione e l'Opera Nomadi; un atto che delegava parte della responsabilità a una associazione di volontari, senza prevedere peraltro alcun finanziamento per il servizio fatto. Il rifiuto di ogni emarginazione negli anni Settanta, produsse una normativa che permise agli allievi zingari di entrare nelle classi comuni. Le insegnanti delle classi “Lacio Drom”, specializzate e motivate, rimasero in servizio. Queste ultime però, divennero un ruolo a esaurimento, e il loro posto venne preso da insegnanti di sostegno, preparate sì, ma per le problematiche dei bambini handicappati. Nel 1986, dopo la C.M. 207 sui progetti per l'inserimento scolastico dei nomadi, poteva essere assegnata una insegnante della Dotazione Organica Aggiuntiva. Priva di preparazione specifica, non titolare, soggetta a scegliere la sede di anno in anno e anche se, per buona volontà personale, si aggiornava e lavorava con coscienza, non garantiva alcuna continuità. Ciò costituiva un grosso problema per questa utenza particolare, che non concepisce la scuola come istituzione, come dovere, ma si lega alla figura della maestra simpatica, comprensiva; è lei che si torna a cercare l'anno successivo: la delusione di non trovarla più può scoraggiare il ritorno a scuola dei bambini. Se nell'organizzazione modulare si troverà spazio per l'inserimento flessibile dei bambini zingari, essi potranno contare su un personale più stabile; inoltre, all'interno del team, sarà più semplice, per loro, trovare almeno una figura di riferimento disponibile e preparata sulle problematiche interculturali. (fonte: SOSCHILD.ORG, portale dell'Istituto per la Prevenzione del Disagio Minorile http://www.soschild.org/modules.php?name=Content&pa=showpage&pid=52&page=1) http://www.osservatoriosoleterre.org/index.php?option=com_docman&task=doc_download&gid=38&Itemid=45 |