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Autore Topic: Come ti schedo i rom, nonostante il no Ue  (Letto 2073 volte)
Luisa
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« il: 30 Giugno 2008 - 07:22:09 »

Come ti schedo i rom, nonostante il no Ue

La schedatura dei bambini rom prevista dal governo diventa un caso internazionale. Protestano il centrosinistra e le associazioni, il prefetto di Roma disobbedisce e annuncia che non prenderà le impronte. Mentre a Milano si rispolvera una legge fascista del 1941 per permettere le foto segnaletiche La Commissione e il Consiglio d'Europa bocciano Maroni Ma a Napoli prendono le impronte già da una settimana Stefano Milani Dopo la bocciatura del Garante della privacy arriva anche il monito di Bruxelles contraria alla schedatura di massa dei bambini rom, con relativa impronta digitale, proposta dal ministro Maroni. La Commissione europea non commenta ufficialmente quello che al momento, dice, sono ancora «dichiarazioni» di politici. Tuttavia, replicando alle domande di alcuni giornalisti, Pietro Petrucci, portavoce del commissario europeo alla Giustizia Jacques Barrot, annuncia che la schedatura non è comunque possibile secondo le regole Ue e che «non è mai accaduto finora in uno Stato membro». Contrario anche il Consiglio d'Europa. «Sono molto preoccupato - ha fatto sapere Thomas Hammarberg, che del Consiglio è il commissario ai diritti umani - questi sono metodi che richiamano misure prese nel passato e che hanno portato alla repressione dei rom».

La replica del Viminale non si è fatta attendere ed è tutta in una nota nella quale si precisa che «la decisione di eseguire rilievi fotodattiloscopici con modalità informatiche nei riguardi di cittadini stranieri» è stata presa anche «sulla base del regolamento del Consiglio dell'Unione Europea, n. 380 del 18 aprile 2008», che prevede «l'obbligo di rilevare le impronte digitali ai cittadini dei Paesi terzi (per i permessi di soggiorno) a partire dall'età di 6 anni». Ma un conto è la schedatura coatta e indiscriminata di un qualunque minore e un altro è la richiesta dei suoi dati personali, con relative impronte e foto, per la richiesta del permesso di soggiorno. L'Europa resta comunque cauta: «Si tratta solo di un annuncio e noi non commentiamo annunci. Parliamo solo quando siamo di fronte a un fatto concreto, a un atto giuridico dello Stato membro». Ma l'atto giuridico già ci sarebbe. Ed è nero su bianco nell'ordinanza n. 3676 firmata dal premier Berlusconi nel consiglio dei ministri dello scorso 30 maggio.

Tra i compiti dei prefetti di Roma, Milano e Napoli nominati commissari straordinari all'emergenza dei campi nomadi, c'è anche quello, si legge, dell'«identificazione e censimento delle persone, anche minori di età, e dei nuclei familiari presenti nei campi nomadi attraverso rilievi segnaletici». Ed è su queste due ultime parole che si gioca la partita. Perché i «rilievi segnaletici» possono dare adito a numerose interpretazioni. Che vanno dalla semplice registrazione dei dati - nome, cognome e cittadinanza di tutti gli abitanti del campo nomade - fino alle fotosegnaletiche e ai rilievi dattiloscopici (le impronte digitali) e perfino, quando sarà attiva la banca dati del dna inserita nel «pacchetto sicurezza», alla rilevazione del codice genetico. Sarà dunque discrezione dei prefetti-commissari, usare gli strumenti che ritengono più opportuni. A Roma, ad esempio, il prefetto Carlo Mosca proprio ieri si è detto contrario all'utilizzo delle impronte. «Nell'opera di censimento che andremo a effettuare non prenderemo impronte ai bambini», ha assicurato durante un incontro con gli studenti universitari di Roma Tre. «Il lavoro che intendo portare avanti come Commissario straordinario - ha proseguito - prevede uno studio attento e qualificato della situazione dei senza territorio presenti in città che va dalla presa di contatto con i rappresentanti delle comunità Rom al dialogo con le associazioni che ci sono nei singoli territori».

Strada diametralmente opposta verrà intrapresa dal suo collega di Milano, il prefetto Gian Valerio Lombardi che oltre a sposare in pieno la proposta Maroni, rilancia. «Nessuna novità - dice - questa delle impronte, le norme già in vigore consentono il fotosegnalamento per chi non riesce a dimostrare la propria identità, siano anche minori». Il prefetto fa riferimento, citandola, alla legge 633 del 22 aprile 1941 che prevede, per chi non è in grado di dimostrare la propria identità, la fotosegnalazione. Legge di stampo fascista che riguarda soprattutto le censure e i diritti d'autore di riproduzioni fotografiche, poi servita anche per integrare in questo campo il famigerato Codice Rocco. E usata soprattutto per schedare categorie di persone mal digerite al regime come appunto i rom, gli ebrei e gli oppositori politici.

A Napoli si è invece scelta una terza via: sì alle impronte e alle fotosegnaletiche ai minori ma solo a chi ha più di 14 anni.

E' infatti con queste modalità, secondo fonti ufficiose, che sarebbegià partito da una settimana il «censimento» dei campi nomadi partenopei, coordinati dal prefetto Alessandro Pansa insieme alla Croce rossa.

Il manifesto 28-06-08
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