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Autore Topic: La protesta del direttore della Caritas "Metodi polizieschi, ricordano anni bui"  (Letto 2149 volte)
Luisa
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« il: 29 Giugno 2008 - 01:31:20 »

La repubblica 27-06-08

Il monito di monsignor Vittorio Nozza: i bambini vanno difesi e accuditi, non trattati come criminali

La protesta del direttore della Caritas "Metodi polizieschi, ricordano anni bui"

Eravamo già perplessi sulle misure contenute nel pacchetto sicurezza ma ora si sta davvero passando il limite

ORAZIO LA ROCCA

ROMA - «I bambini non vanno criminalizzati e, tantomeno, sottoposti a procedimenti polizieschi come può essere il prelevamento delle impronte digitali secondo quanto vuol fare il governo per i piccoli rom. I bambini, al di là di differenze sociali, politiche, religiose ed etniche, vanno presi in carico, accuditi, accompagnati. L´annunciato provvedimento governativo è inconcepibile, pericoloso, assurdo».

Il severo monito arriva da monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana - l´ente preposto agli interventi di solidarietà della Conferenza episcopale italiana - secondo il quale l´idea avanzata dal ministro degli Interni Roberto Maroni di prelevare le impronte dei bambini rom «evoca per di più scenari inquietanti».

Monsignor Nozza, dov´è il pericolo? Il ministro Maroni in fondo assicura che intende solo fronteggiare l´accattonaggio minorile...
«Le Caritas diocesane che ieri ad Assisi hanno concluso il convegno nazionale hanno già ampiamente espresso le loro perplessità su un pacchetto sicurezza che prevede tra l´altro l´uso dell´esercito nelle strade. Una presenza, quella militare, che rischia di innescare un meccanismo di lotta di classe e di portare ad un allargamento di situazioni di conflittualità. Per la sicurezza ci vuol ben altro. Ma ora con i bambini rom si sta peggiorando: i piccoli hanno bisogno di altre attenzioni, non di essere sottoposti al prelevamento delle impronte o a misure poliziesche prive di senso».

 Ma per i bambini rom costretti all´accattonaggio occorrerà pur fare qualche cosa. Non le pare?
«Certamente. Ma questo problema non si risolve con il prelevamento forzato delle impronte, una pratica che evoca scenari inquietanti, razziali, che credevamo ormai consegnati alla storia. I bambini, senza nessuna distinzione di etnia, di politica o religione, vanno accuditi, accolti, difesi. Non criminalizzati».

Eppure, malgrado le denunce, non sono pochi i piccoli nomadi che chiedono l´elemosina nelle metropolitane o, peggio ancora, sono violentati e costretti a rubare. Che cosa bisogna fare per aiutarli?
«Non criminalizzandoli, senza coercizioni poliziesche, perché le prime vittime sono proprio loro, i bambini rom indotti dagli adulti a mendicare o a commettere furti su commissione.
La piaga dell´accattonaggio infantile va combattuta; su questo come Caritas nazionale, diocesane e parrocchiali da sempre siamo in prima linea per aiutare chi vive nel bisogno e denunciare chi sfrutta. Ma se si vuole veramente dare una mano concreta a questi piccoli, servono politiche più sensibili alla solidarietà, con programmi di potenziamento per la scuola, la casa, l´accoglienza.

Non certo con una campagna di sicurezza impostata, tra l´altro, sul prelevamento delle impronte».
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