Parlano i nomadi della Magliana:
"Nessun problema con gli italiani"Si fa largo l'ipotesi di un incendio non doloso, intanto i nomadi del campo regolare di via Candoni non danno la colpa a nessuno: "Con gli italiani nessun problema"
di Federico Formica
"Con gli italiani nessun problema, ci troviamo bene con tutti, e vogliamo che continui così". La mattina dopo l'incendio, tutti gli abitanti del campo rom della Magliana ci tengono a precisarlo. Le sterpaglie intorno sono ancora fumanti, si sente l'odore acre di plastica squagliata. E c'è tanta confusione. Chi ha bruciato il campo rom? "Il fuoco", dice scherzando uno di loro. Altri invece sono ancora spaventati: "C'era molto vento e il fumo ti prendeva alla gola, se non fosse stato per i pompieri sarebbe bruciato tutto".
In questo campo regolare abitano circa 600 nomadi, equamente divisi tra bosniaci, che si sono insediati nel 1992 dopo la guerra in Jugoslavia, e romeni. Vivono in container più che dignitosi, hanno acqua e luce, e tante parabole per la tv satellitare. Il censimento finora li ha solo sfiorati: lunedì scorso la Croce Rossa ha identificato i nomadi irregolari che si sono insediati in un canneto poco distante da qui.
Alle pendici della collinetta dove sorge il campo, i nuclei investigativi dei Vigili del fuoco, Nia e Nbcr, analizzano i resti del rogo. Prima sono vaghi: "È impossibile dire se sia stato un incendio doloso o colposo. Di certo non è stata autocombustione". Nel dubbio, ogni bottiglia viene analizzata. Più tardi, trapela la notizia secondo la quale il Nia e la Digos non hanno trovato alcuna traccia che possa far pensare a un incendio doloso.
Stanotte, però, c'è stato qualcuno che di dubbi ne ha avuti pochi. L'operatore dell'Arci che era di guardia è stato indagato per procurato allarme, ma a via Candoni tutti lo difendono. Sembra, infatti, che all'inizio l'uomo avesse parlato di un lancio di bottiglie molotov da parte di italiani. Più tardi, però, l'operatore ha negato questa versione. Adesso è indagato per procurato allarme.
Mirsad, il referente dei bosniaci: "Ha fatto il suo dovere chiamando i Vigili del fuoco, perché adesso è indagato? Lo lasciassero perdere". Dello stesso parere Sergio Giovagnoli, responsabile di Arci solidarietà: "Il nostro operatore ci ha assicurato di non aver mai fatto menzione di bottiglie molotov". Il giallo rimane.
Nella conferenza stampa improvvisata, Giovagnoli, Mirsad e Bambalau, il referente della comunità romena, lo ripetono fino alla noia: "Nessuno di noi ha parlato di molotov, nessuno pensa che sia colpa di italiani perché non abbiamo visto nulla. Solo fiamme". Bambalau prende la parola, è accalorato: "Siamo qui da anni, perfettamente regolari, mandiamo i nostri bambini a scuola. Non vengano a censirci perché noi siamo italiani". Apre il portafoglio e tira fuori la tessera sanitaria. C'è scritto "Repubblica italiana". La esibisce orgoglioso davanti a tutti.
(23 luglio 2008)
http://roma.repubblica.it/dettaglio/Parlano-i-nomadi-della-Magliana:-Nessun-problema-con-gli-italiani/1492126