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Autore Topic: Contro i pogrom, corteo di rom e non solo a Roma  (Letto 2467 volte)
Luisa
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« il: 09 Giugno 2008 - 08:19:32 »

Contro i pogrom, corteo di rom e non solo a Roma
Giovanna Nigi


Sfilano cantando, allegri nonostante il clima di intolleranza (che altro è la tolleranza zero?) e la paura, due motivazioni forti che li hanno convinti a sfilare con un triangolo marrone con impressa una Z incollato sulle magliette. Era quella Z che, come la stella gialla per gli ebrei, segnava il loro destino di deportati nei campi di sterminio nazisti. Ora la appuntano sui vestiti da festa, come una medaglia per un popolo che non ha mai avuto un esercito, né un carcere né uno stato. E ora rivendica la sua possibilità a vivere lo stesso, senza essere cacciato, bruciato, picchiato, ucciso.

"Figli dello stesso padre" è lo striscione di apertura del corteo, a seguire "Ogni popolo è una ricchezza per l'Umanità" "Non si può condannare un popolo" "No all'informazione razzista". Sfilano davanti al Colosseo, davanti anche al grande manifesto della Fao che chiede il diritto al cibo per tutti.

E ancora: "I Rom non hanno mai fatto la guerra!" Accanto a loro l'Arci, l'Aizo, la Comunità di S.Egidio, tanti amici e gli anarchici, perché, come diceva Fabrizio de Andrè che di Rom e Sinti se ne intendeva: «In fondo sono loro gli anarchici veri, perché non hanno confini da difendere né motivi per fare le guerre».





Lo striscione "Basta razzismo contro i rom" ha aperto il corteo di domenica pomeriggio indetto per la prima volta dai Sinti e dai Rom, che, come spiega Santino Spinelli, docente universitario, musicista, presidente dell'Associazione Thèm Romanò, e rom, «non vogliono più essere rappresentati da nessun altro che da loro stessi. Bisogna far capire alle persone che si fidano solo dei luoghi comuni che noi non siamo nomadi per cultura, e che i campi nomadi devono sparire, sono una vergogna per tutti. È terribile ritrovarci in piazza per ribadire quello che è un elementare diritto, quello all'esistenza... Io non sono un politico, non voglio esserlo, e vorrei continuare a fare quello che faccio, ma non posso non gridare la mia indignazione contro un clima di terrore che mette a rischio ogni giorno la nostra sicurezza e la vita dei nostri figli. E un'altra cosa vorrei che gli italiani capissero:non è con i loro sold; che si deve risolvere il problema abitativo dei Rom, ci sono i fondi stanziati per questo dalla Comunità Europea: che non si facciano strumentalizzare da chi ha sempre bisogno di un capro espiatorio, quando le cose vanno male».



Sono qualche migliaio - loro dicono 5 mila tra tutti - ma per loro, e per "le persone di buona volontà" che si sono unite alla loro manifestazione, è comunque un grande successo. «Tutto comincia dal basso, con le piccole cose» dice Daniela, rom e italiana come Santino Spinelli, come la maggior parte dei Rom che si sono dati appuntamento al Colosseo per arrivare al Villaggio Globale, che è stato "ripulito" da poco dal campo rom che vi si era istallato. Molti stanno in Italia da 40 anni e più e rivendicano la cittadinanza italiana. E c'è anche chi ce l'ha, essendo uno zingaro italiano, comunità che esistono nel nostro Paese dal XVII secolo. Sono un popolo antico, e le comunità che risiedono in Europa fanno parte della cultura del Vecchio continente e della sua "babele" di genti da cinque secoli. Molti sono i professori e i ricercatori universitari che hanno mandato, su questa base, attestati di solidarietà.

«Vedi?», dice entusiasta, «siamo venuti qui da tutta Italia, e vogliamo vogliamo farci conoscere da voi, comunicare con la nostra musica, la nostra cucina...perché non ci invita mai nessuno a quelle trasmissioni dove si parla di cucina, per esempio...sarebbe un modo per iniziare a capirci meglio». Daniela i suoi bambini li manda a scuola regolarmente: «Certo che li mando a scuola, e se ho dei problemi per andarli a prendere so che posso sempre contare su qualcuno della mia famiglia, ecco, per noi esistono ancora quei legami che voi avevate prima di diventare ricchi e avere le baby sitters...noi ci aiutiamo fra noi, siamo una comunità solidale, e questi nostri valori vorremmo metterli a disposizione di tutti, vorremmo che fossero patrimonio di tutti, perché possono servire anche a voi...».

A chiudere la manifestazione - la prima in Italia fatta insieme da Rom e Sinti - sono le parole di un gitano spagnolo che parla dell'utopia di un mondo tollerante come di «una realtà tardiva». E le parole di sostegno dell'Associazione nazionale partigiani italiani e dell'Associazione ex deportati. Perchè il popolo zingaro, gitano, gypsy, è l'ultimo della Terra per potere e prestigio internazionale. E il primo a essere perseguitato dai regimi dittatoriali.

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=76119
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