strategie e accerchiamenti della paura 
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Mario Amato
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PREGHIERA PER UN FRATELLO
 
“A mio fratello Filippo”

Molti anni or sono si consumò in una foresta una tragedia ed un miracolo.
La morte è un evento noto fin dalla nascita, ma trova sempre il modo di sorprendere.
Un uomo giovane e forte e buono smarrì la via, vagò fra giganteschi alberi che parevano toccare il cielo, fra intricati arbusti che gli rallentavano il cammino, fra viottoli e sentieri e mulattiere senza principio né fine che sempre e sempre conducevano nel medesimo luogo; poi, stremato e stanco di quel vagabondare senza meta, smarrì anche il grande coraggio d’un tempo, si adagiò sul duro terreno, chiuse i grande occhi e spirò.
Lontano lontano da quel bosco viveva in una grande casa un giovane uomo che credeva alle storie e amava il silenzio ed i sogni quanto suo fratello desiderava le avventure e sprezzava i pericoli. Egli, al contrario, evitava i viaggi.
Quella sera tuttavia il silenzio non era il suo eterno amico, anzi era cupo e gravido di dolore, sebbene il crepuscolo dipingesse di dolci colori il mondo.
Il giovane aprì la porta della grande sala ed augurò la buona notte ai suoi anziani genitori ed andò senz’altro a coricarsi, ma con l’animo grave di inesprimibile pena.
Nella foresta frattanto il fratello maggiore, con un immane sforzo, prima di esalare l’ultimo respiro, aveva raccolto gli antichi vigori ed aveva chiamato a sé le anime dei cari estinti. Pietose, esse erano accorse ed egli aveva rivolto loro la preghiera di recarsi al più presto dal più giovane fratello nella grande casa e chiedere aiuto. I parenti allora, commossi da quel cuore ingenuo, presero la sua mano e lo condussero nel sogno del fratello.
Filamenti segreti e silenti, misteriosi ed invisibili avvincono il sangue.
L’anima parlò al suo primo compagno di giochi "Fratello, io giaccio senza vita in un’oscura foresta e non ho speranza di avere sepoltura. Ascolta, fratello, puoi ancora chiamarmi al tuo mondo, poiché la mia anima dimora ancora sulla terra, ma devi affrettarti. Sono ancora nel fiore degli anni ed è contro la legge che governa la natura che padre e madre piangano il figlio. Essi verseranno lacrime innumerevoli se tu non verrai a salvarmi. Tu puoi, ma devi intraprendere un viaggio. So, mio piccolo fratello, che sei pavido di avventure, ma allorché il sole sorgerà, evoca il coraggio sopito nei recessi del tuo cuore e mettiti in cammino. Ascolta le anime dei nostri morti: esse ti indicheranno la via e ti proteggeranno". Così parlò l’anima e tornò al corpo giacente nell’oscura selva.
L’alba sorse. Il fratello minore si levò dall’inquieto giaciglio, compì le mattutine abluzioni, preparò un leggero fardello, ché uno plumbeo gravava già sull’animo, aprì la porta della stanza da letto dei genitori, che, pur senza conoscere il mistero e la sorte amara del figlio del primo amore, avevano gli occhi umidi di pianto, salutò e si avviò.
Noi stessi che narriamo questa storia, e non per caso, abbiamo dovuto interrompere il racconto invasi dal pianto.
Le anime dei parenti indicarono la strada al ragazzo, sedettero al suo fianco quando egli sostò per rifocillarsi, lo destarono quando il sonno stava per vincere, lo sostennero quando le gambe rallentarono il passo, lo esortarono quando la speranza sembrò abbandonarlo, e più e più volte asciugarono il suo viso.
Era il tramonto quando giunse alfine presso l’amato fratello.
Le anime parlarono. Accadde che tutt’intorno si fece silenzio. Egli poteva udire: genuflesso accanto all’inerte corpo compiva una fatica che non è di questo mondo per ascoltare parole che venivano "Tu credi ai sogni, ora pronunzia una preghiera per tuo fratello maggiore, per colui che sempre ti ha protetto, ti ha preceduto nel percorso anche quando v’erano rischi, ascolta leva gli occhi al cielo, recita la preghiera che noi ti suggeriremo, recita con pieno amore e non dimenticare nessuna parola".
Ed egli recitò con voce accorata fino a che egli stesso divenne preghiera.
Ed avvenne che incontrò l’anima del fratello in luogo ove non è morte e non è vita.
Si levarono, si strinsero per mano ed intrapresero la via del ritorno, stanchi e felici.
Le non visibili presenze avevano lasciato quel luogo ed erano tornate al loro mondo.