fant)a(smatico 
[ Testo:  precedente  successivo  ]  [ fascicolo ]  [ autore
Mario Amato
[ marius2550@yahoo.it ]
 
LE SIRENE DI ALFONSO
(Ad Alfonso Cardamone, che conosce i gorghi del fantastico)
 
Alfonso, esperto pescatore di mare e abile nuotatore (precisazione quest’ultima che sarà utile in seguito al lettore), guardò dal molo, dove si trovava con sua fida canna, verso il mare e fu affascinato dai riflessi giocosi del sole che iniziava la sua lenta discesa.
Il mare era, per così dire, la seconda patria di Alfonso, o forse la prima, considerando che i genitori per battezzarlo lo avevano immerso nell’acqua che bagnava il litorale vicino alla loro abitazione. In questa terra del Sud la costa era composta di scogli insidiosi che sembravano tuffarsi a precipizio nel profondo azzurro marino.
In casa, una casa bianca come ogni altra, tutto parlava di mare: dalle pareti, interne ed esterne, ciondolavano corde, canne da pesca, ancore, reti; ai muri erano affissi quadri che ritraevano grandi cetacei o vascelli e grandi navi; negli scaffali carichi di libri la grande quantità di volumi riguardava il mare: c’erano testi di tecnica di pesca, di carte delle correnti di tutti mari conosciuti, naturalmente non mancavano “Moby Dick”, “Ventimila leghe sotto i mari”, l’ “Odissea” e “Robinson Crosue”. Insomma la sua casa, in qualsiasi stanza, odorava del pungente profumo salmastro del mare, lo stesso, caro lettore, che andando avanti nella lettura sentirai anche tu.
Anche i libri per bambini narravano fiabe di mare; il preferito di Alfonso era un testo in cui c’era la raffigurazione di una sirena dai lunghi capelli biondi fluenti fino alla coda. Il bambino era capace di soffermarsi per ore su quell’immagine e non lo distraevano i moniti dei genitori che lo avvertivano di non naufragare nel mare della fantasia e di restare invece ben ancorato alla realtà.
Spesso di notte, non importa in quale stagione si fosse, Alfonso bambino si destava e correva agli scogli dove aspettava il ritorno dei pescatori, annunciato dal luccichio delle lanterne delle barche in lontananza. Alfonso sognava di poter avventurarsi anche lui un giorno nel mare ignoto. Venne quel giorno ed altri ancora e venne poi il giorno in cui Alfonso andò via dal luogo natale. Egli tuttavia non si allontanò mai del tutto dal mare.
Torniamo dunque al molo, dove Alfonso stava pescando, anzi non stava pescando, perché nessun pesce abboccava, a causa forse del fatto che non spirava il benché minimo alito di vento e l’acqua era quasi ferma.
Alfonso guardò i riflessi del sole cadente nel mare e gli parve che quelle linee tremolanti formassero la sagoma di una sirena e che là ove più si raccoglieva la luce si snodasse una lunga chioma bionda. Forse era la luce del tramonto che faceva navigare la fantasia di Alfonso, ma pure nel punto dove ancora la sagoma di luce si muoveva – e solo in quel punto -, si muoveva anche l’acqua. I riflessi non spostano l’acqua.
Un tremore attraversò Alfonso, ma pure un sentimento diverso, un’attrazione invincibile; si guardò intorno: nessun altro essere umano si trovava in quel momento nelle vicinanze, né si udiva alcuna voce, solo il sommesso mugghiare del mare; il sole stava abbandonando quella parte di mondo e prima che s’inabissasse completamente Alfonso si tuffò.
Due, tre, quattro, sei, innumerevoli bracciate verso la sagoma di luce, ma non c’era più nessun riflesso da inseguire e non restava altro che tornare indietro, verso la terra ferma e sicura, ove sogni e realtà non si confondono. Solo quando si voltò per intraprendere il viaggio di ritorno, Alfonso si rese conto di essersi allontanato considerevolmente e di trovarsi in mare aperto: non si vedevano neppure le luci del molo, che a quell’ora, in cui l’oscurità avanzava anch’essa a grandi bracciate, dovevano essere già accese. Nel cielo spuntavano le prime stelle e la grande luna.
Alfonso non s’intimorì, fidando nella sua capacità di nuotatore e nel mare calmo; e del resto sapeva bene da quale fossero i quattro punti cardinali. Iniziò senz’altro a nuotare di buona lena.
Il mare è un amico, quando regala nutrimento e quando dona immagini indimenticabili agli innamorati, ma è infido e spietato e tradisce anche i suoi più passionali amanti.
All’improvviso Alfonso si sentì tirare verso il basso, verso le profondità del mare e s’avvide che intorno a lui l’acqua girava in un terribile vortice, mentre più in là il mare era rimasto quieto. Senza agitarsi troppo provò con tutte le sue forze ad uscire dal gorgo mortale, ma più forte delle sue braccia e delle sue gambe era il risucchio. Provò più volte finché fu esausto; guardò le stelle in cielo e le luci, ora sì esse apparvero, del molo e disse addio a tutto questo mondo meraviglioso, pensando che la sua vita era iniziata in mare e in mare sarebbe finiva. Nel momento in cui stava dicendo questo addio si sentì preso le ascelle e portato dolcemente verso la riva. Quando finalmente i suoi piedi poterono toccare il fondo si voltò e nel riflesso della luce lunare vide il volto sorridente di una bionda fanciulla che si allontanava verso il mare aperto ed era il viso che tante volte da bambino aveva osservato sul libro di fiabe di mare.
Trascorsero molti anni e Alfonso aveva dimenticato questo episodio, ma l’amore per il mare sopravviveva. Di nuovo si trovava a nuotare in alto mare, quando scorse uno scoglio isolato, sul quale scorse una bionda fanciulla seduta ed intenta a leggere un libro. Lunghi capelli biondi le coprivano i seni, mentre il resto del corpo era invisibilmente immerso nell’acqua. La fanciulla sorrise. Era la stessa giovane che aveva trascinato Alfonso dal gorgo fino alla riva. Egli nuotò precipitosamente verso l’isolotto, ma non trovò altro che un libro di fiabe aperto su una pagina che ritraeva una sirena dai lunghi capelli biondi.

23 luglio 2008