fant)a(smatico 
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Mario Amato
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LE CITTÀ OBLIANTI
 
Alfonso Cardamone ha perfettamente ragione quando parla dell'ossessione della città degli scapigliati, i quali sono stati giustamente accesi antimanzoniani, posizione che è costata loro un'ottusa incomprensione da parte di un'Italia poco propensa alla fantasia in letteratura ed incline alla concezione didascalica dell'opera letteraria. È senz'altro vero che l'Italia ha recepito la lezione dantesca critica verso la letteratura cavalleresca -e forse per questo un poema quale Orlando Furioso, che sprigiona una fantasia verticale, non è ancora riconosciuto fra le opere più valide d'ogni tempo- , ma è altrettanto vero che il sommo Alighieri non presenta mai i problemi già risolti, bensì come questioni sulle quali discutere ed interrogarsi.
Alle "città fantasmatiche" vorrei aggiungere la Berlino di "Alexanderplatz" di Alfred Döblin e la Vienna de "I Demoni" di Doderer. In ambedue le opere le città divengono personaggi operanti, vivi, pulsanti. Interessante e nuovo mi pare soprattutto Berlino in Alexanderplatz: la piazza è il centro del romanzo, ma un centro-non centro, ossia Franz Biberkopf vi si trova come estraneo, nonostante sia berlinese. Perché? Egli non è un proletario, ma appartiene ad una classe che in nessun romanzo del Novecento era ancora assurta a protagonista: il sottoproletariato. È vero, Dickens, Hugo, Dostoevskji avevano rappresentato gli umili, i diseredati, gli oppressi, ma non ancora come problema del marxismo scientifico. Nel romanzo di Döblin è questo uno dei temi emergenti, poiché se era possibile per il proletariato operaio acquisire coscienza di classe, era certamente complesso per esseri umani che scelgono di essere stranieri ovunque. La città tuttavia, Berlino in questo caso, non è priva di responsabilità, poiché essa annulla nell'oblio le storie di tutti i Biberkopf, i quali non hanno neanche la dignità di personaggio come Raskolnikov. È disumana e tuttavia affascinante come qualsiasi sfida. È la città del primo ventennio del Novecento, con il traffico caotico, rumorosa, disordinata e … divertente (nell'accezione latina del termine). È una città che gli uomini hanno visto cambiare velocemente e che stentano a riconoscere. Berlino è anch'essa una città scapigliata e negra. È anche, la città, il luogo unico in cui il romanzo può essere ambientato, poiché il narratore osserva gli esseri umani mangiare, camminare, osserva l'intrecciarsi delle loro vite, l'allontanarsi per lungo tempo e il ritrovarsi, il nascere di tensioni e d'amori. Questo affresco cittadino è il modo di narrare di Doderer ne I Demoni, ma Vienna stessa è un demone.


aggiornamento dicembre 2000