AmatoKafka 
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Mario Amato
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MATTINE PRAGHESI
 
- Als Gregor Samsa eines Morgens aus unruhigen Träumen erwachte, fand er sich in seinem Bett zu einem ungeheueren Ungeziefer verwandelt.
- Jemand mußte Josef K. verleumdet haben, denn ohne daß er etwas Böses getan hätte, wurde er eines Morgens verhaftet


- Una mattina, destandosi da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò nel suo letto trasformato in un insetto mostruoso.
- Qualcuno doveva aver calunniato Joseph K., perché senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato.

La prima frase è l’incipit de La metamorfosi, la seconda è l’inizio de Il processo.
Ambedue le narrazioni iniziano al mattino, ambedue sono state oggetto di infinite analisi letterarie. Soffermiamoci su due particolari: Joseph K. viene arrestato senza che avesse fatto niente di male e Gregor Samsa si sveglia da sogni inquieti. È vero, Kafka non dice mai dei suoi personaggi che sono innocenti, ma neanche che sono colpevoli, nondimeno essi sono caratterizzati dal senso di colpa.
Di Joseph K. tuttavia si dice senza che avesse fatto niente di male. Non è il punto di vista del narratore né di Kafka. È forse il punto di vista del personaggio? No, perché Joseph K. non si dichiara innocente. E come potrebbe? Non conosce l’accusa e non fa niente per venirne a conoscenza, ma cerca soltanto di trovare il tribunale. Che significa allora senza che avesse fatto niente di male? È una mattina come tutte le altre, non c.è nulla di diverso. Kafka o il narratore presenta gli avvenimenti come se si trattasse di eventi del tutto normali. Certamente, ciò che accade a Joseph K. può accadere a chiunque. Come ha scritto Milan Kundera ne "L’arte del romanzo"[1] i cecoslovacchi, grazie ai romanzi di Kafka, avrebbero potuto immaginare le strategie di una dittatura.
Tralasciamo per un momento la questione della colpa e rivolgiamo l'attenzione al fatto che l'arresto di Joseph K. e la metamorfosi di Gregor Samsa avvengono al mattino. È per ambedue i personaggi l'inizio di una nuova vita; essi si trovano in un nuovo mondo, ma non è l'Amerika di Karl Rossmann, dove pure traspare un sottile filo di speranza, è piuttosto un mondo dominato dall'oscurità e dalla solitudine. In quest'universo non c'è la nuova che illuninerà la terra all'arrivo del messia, né la luce della terra promessa. I corridoi e le stanze del palazzo di giustizia sono oscuri e squallidi e la stanza dell'insetto Gregor è buia. Joseph K. e Samsa non fanno nulla per sfuggire alle loro nuove condizioni, ma cercano soltanto di adattarsi ad esse. Per Gregor la luce è soltanto quella della lampada da cui, in qualità di insetto, è attirato. Più complessa la luce per Joseph K. Nel capitolo nono de "Il processo" intitolato "In Dom" (Nel Duomo) un prete cattolico narra a Joeph K. la storia dell'uomo di campagna che si trova "davanti alla legge". Sappiamo che questa narrazione Kafka l'ha usata come racconto, ma pochi interpreti dello scrittore praghese si sono trattenuti sul fatto che nel romanzo è un sacerdote cattolico il narratore della parabola. Così come il Tribunale è un mondo sconosciuto per Joseph K., anche il cattolicesimo è per l'ebreo Kafka una terra ignota, un sistema alle cui leggi gli ebrei sono stati costretti ad adattarsi. È una legge del tutto diversa da quella di Mosé, eppure anche per Joseph K. forse c'era una speranza, forse c'era la porta a lui riservata. La legge di Mosé, come la legge del cattolico Impero austro-ungarico, è anche la legge dei padri, ma Joseph K. non ha né il coraggio né la forza di ribellarsi.
Ecco allora ricomparire la colpa. Torniamo allora alla frase che dovrebbe spiegare gli avvenimenti occorsi a Joseph K.: qualcuno doveva aver calunniato Joeph K.. Egli si trova nel territorio della colpa a causa di una calunnia. Questo non è certo, ma sappiamo comunque che la calunnia è un peccato mortale. Nel "Talmud" si legge: "Il quarto peccato capitale è la calunnia. Per indicare questa pecca si usa la curiosa espressione lishan telitaë (la terza lingua): fu così chiamata “perchè uccide tre persone: quegli che parla, quegli cui si parla, quegli di cui si parla”; e ancora “Come un uomo considera il proprio onore, così deve considerare quello del suo vicino. Come nessuno desidera vedere calunniata la propria reputazione, così non deve mai cedere al desiderio di calunniare la reputazione del proprio vicino”; e poi “Chi riferisce calunnie, chi le accetta e chi fa testimonianza falsa contro il prossimo, merita di essere pasto per i cani”. Joseph K. non cerca di sapere quale sia l'accusa e non cerca di conoscere il calunniatore, comportamento che equivale all'accettazione della calunnia. Nel Talmud leggiamo inoltre a proposito della calunnia: “Chiunque pronunzia una calunnia accumula peccati uguali alle tre trasgressioni di idolatria, impudicizia, e spargimento di sangue”.
Kafka aveva a disposizione l'enorme apparato burocratico dello Stato asburgico per edificare l'allegoria della Legge, ma pure fu affascinato dall'ebraismo dell'Europa orientale. Ed allora possiamo dire che Joseph K. accumula i tre peccati compresi nella calunnia: egli idolatra il tribunale, che non è la Legge dalla quale emana la luce, è impudico perché non ha vergogna di cercare espedienti, tanto che le ultime parole del romanzo recitano Wie ein Hund!« sagte er, es war, als sollte die Scham ihn überleben. "Come un cane!” disse "come se la vergogna dovesse sopravvivergli"; infine è lui stesso la causa del proprio spargimento di sangue.
Una colpa sconosciuta caratterizza anche la storia di Gregor Samsa. Nell'incipit non viene detto che Gregor non ha ha fatto niente di male, tuttavia egli si desta da sogni inquieti. Siamo dunque indotti a chiederci quale sia la causa dell'inquietudine che ha agitato la notte precedente e soprattutto se se fra tale angoscia notturna e la metamorfosi vi sia una relazione. È da notare che nell'inizio del racconto per ben due volte troviamo la parola di riferimento alla dimensione onirica. I sogni della notte erano stati inquieti e quanto gli accadeva non era un sogno.
Molte sono gli interrogativi che l'inizio de "La metamorfosi" pone al lettore: come mai Gregor non si chiede il perché dell'evento? Su tale mancata domanda del personaggio di Kafka sono state scritte molte pagine e da quella omissione deriva la tragicità del racconto. Gregor, erede di personaggi fiabeschi, dal momento del terribile risveglio fino alla desolata morte cercherà solo di adattarsi ad una vita animalesca, ma pure continuerà a pensare come un uomo. Gregor pone ai lettori una domanda terribile: noi esseri umani siamo oppure esistiamo? Essere è complessità, ma è anche ricchezza, esistere è semplicità, ma è anche povertà, penuria di spirito. Gregor accetta di esistere, ed è forse questa la sua colpa maggiore. Il peccato non risiede dunque nei precedenti sogni inquieti, ma nel comportamento successivo di Gregor Samsa: egli sceglie di esistere, non di essere!