Pasolini trentanni dopo 
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Antonio Limonciello
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LUNEDI' IN ALBIS
 
Caro Pier Paolo
il popolo da te dato morto
vive ed è felice
poche ore alla settimana
ma lo è.
Basta uscire il Lunedì in Albis

Il ciuffo può essere punkabestia o rockkabilly
ne trovi di rapati, capelli all’Umberto,
capelloni disordinati, capelloni ad onde pettinate
arabeschi nei tagli corti e code di cavallo
Tu che amavi l’estetica
ti rallegreresti di trovare tanti generi coniugati
almeno quelli di adesso non si omologano a un solo modello
Potresti dire che sono comunque eterodiretti
interni alle variabili del controllo borghese
Tutto vero
a loro sono stati concessi alcuni tasselli da riempire
la quantità dipende dal potere economico
e dal momento politico
E però, ti voglio assicurare
i giovani hanno occhi limpidi d’amore
non lo nascondono
ti escludono senza pudore
Forse questo non lo avresti sopportato
ma devi sapere che anche i ragazzi omosessuali
vivono pubblicamente le stesse tenerezze
vederli cambia la percezione del mondo

Condannasti la mia generazione come brutta e infelice
ti sbagliavi
Ricordo
proprio sui treni e gli autobus dei Lunedì in Albis
toccavo il cielo con un dito
i miei occhi erano persi in quelli di lei
il languore dell’amore creava
vuoto fusione dispersione nell’universo
racchiusi sui due sedili
sospesi sul paesaggio veloce del finestrino
tramonto di lacrime
le mani si tenevano
parole sussurrate all’orecchio
baci nei corpi morbidamente abbandonati
Sugli altri sedili c’erano i miei amici
anch’essi correvano i prati dell’amore
Dunque tu non ci hai visto
forse non ci potevi più vedere


È ancora così
il rito sopravvive nonostante il sistema
Sui treni di ritorno dalla gita fuori porta
i sedili non sono più di legno ma imbottiti
c’è l’aria condizionata
loro hanno telefonini nella mano
auricolari alle orecchie
nude le pance ostentate
scesi da charter anziché dal trenino per Ostia
non parlano di Fregene ma di spiagge esotiche
sono belli Pierpaolo
sono teneri e persi
si amano innocenti
C’è il macho che punta la fatale di fronte
senza pudore
è imbarazzante l’insistenza
ha camicia bianca aperta sul dorso villoso
catena d’oro e ciuffo nero
si espone sensuale alle ragazze che passano
il suo corpo ti avrebbe fatto impazzire
C’è il riccetto scotennato ai lati
che avanza nei pantaloni larghi per due
spazzola pavimenti
cavallo all’altezza delle ginocchia
piercing orecchie, naso, fronte, labbro inferiore e lingua
dolce
con la sua banda si sposta avanti e indietro
devono evitare il controllore
sono senza biglietto
lo segue come un’ombra una pischella
sembra ancora bambina ma ha gli occhi dell’amore
lo avranno già fatto dietro al muro antico di qualche scavo
o forse sulla spiaggia
perché hanno il volto arso dal primo sole
Lo so questo sesso ostentato ti sembra una merce qualsiasi
ma ti sei mai avvicinato mentre si guardano negli occhi?
Come un reazionario qualsiasi
a te è bastato vederli troppo spesso abbracciati
per parlare di mercificazione
ti dovevi mettere tra loro
lasciarti attraversare dagli sguardi
sì perché loro ti avrebbero attraversato
pur di congiungersi nell’amore
Avresti capito che innamorarsi
è sovversivo come sempre
avresti capito che
le rivoluzioni sono ancora possibili


Forse dovevi scendere da quella maledetta Alfa
forse dovevi fermarti un poco
forse dovevi vederli tutti
non solo quelli in cui trovavi disponibilità
Questo popolo è bello almeno come il mio
e come il tuo delle rive del Tagliamento
Dirai
sono felici oggi perché è libera uscita
domani ognuno alla propria caserma
a ungere la santa macchina del profitto universale
È vero
ma era così anche ai tempi di Toniuti, Andrea, Giovanni
e di Sergio, Franco e Ninetto
il popolo è felice ad ore contate

Provo una pena straziante
fosti ucciso nel “presente che è solo dolore”
Avrei voluto che tu fossi qui
per condurti tra loro e dirti
vedi quelle mani come si carezzano
senti l’aria come si apre e dispone intorno ai corpi
sii felice di loro
a noi è concesso amore per tutta la vita
ma non sempre nelle stesse forme
invece proprio tu che insegnavi ad abbattere feticci
rimanesti prigioniero di un unico rito

Una coppia di cinquantenni dorme
lei teneramente abbandonata sul petto di lui
lui l’abbraccia col sorriso sulle labbra
Gli altri adulti presenti sono brutti
assenti
facce stanche
si rifugiano in letture e pensieri di fuga
organizzano la tristezza di domani
sterili rimpiangono anziché osare
Come te Pierpaolo non sanno essere padri
come te non amano i giovani
vorrebbero solo prendere la loro gioventù

Gli arricchiti non sono in giro
loro attraversano il mondo
in poderose auto dai vetri bruniti
si chiudono in ville blindate
lì incontrano copie e copie di se stessi
oggi, Lunedì in Albis
il mondo è solo nostro
ed è un gran bel mondo


Certo,
molti dei giovani che mi circondano
desiderano quelle auto e quelle ville
molti di loro si preparano alla morte dell’essere
Peccato
basterebbe solo un piccolo passo oltre l’angolo
si troverebbero nella piazza di un altro mondo possibile
potrebbero occupare in coppie e gruppi
gli archi che la storia ci ha donato
ma è già un buon segno la loro allegria
vale la pena di vivere per loro
credimi possiamo ancora essere padri
con dio uscito dal petto
e senza rimpianti