Pasolini trentanni dopo 
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Mario Amato
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UN MONUMENTO CHE NON C’È
 
Sono trascorsi trent’anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini e tutti ne abbiamo sentito l’assenza.
In mezzo a politici che gridano, ad intellettuali che sono passati da sinistra a destra e viceversa, alla volgarità della televisione, al degrado dell’editoria, al trionfo dell’industrialismo, abbiamo sentito la mancanza di una voce forte critica verso destre e sinistre, abbiamo sofferto la penuria ideologica di una grande voce intellettuale.

Pier Paolo Pasolini visse in esilio nella nostra società, un esilio che era una condizione interiore, ma appunto perché esiliato poteva vedere in modo più chiaro e più penetrante la realtà.
Come ha scritto Alfonso Cardamone, egli era un eretico, ma non un luterano, come pure farebbe pensare il titolo di uno dei suoi libri (Lettere Luterane), perché la Riforma di Lutero finì per creare un’altra chiesa con altri dogmi.
Può darsi che la figura intellettuale di Pasolini fosse più grande della sua dimensione letteraria, nondimeno essa merita un posto fra i grandi scrittori del Novecento, perché come tutti gli esiliati, come tutti i senzapatria Pasolini aveva uno sguardo attento ad ogni fenomeno storico. Egli, insieme ad altri pochi, vide uno dei più grandi problemi del secolo passato, la nascita del sottoproletariato, e cercò di richiamare l’attenzione delle sinistre su questa nuova realtà, ora dilagante.
Le periferie delle grandi metropoli occidentali oggi sono piene di accattoni, di donne e bambini in schiavitù. Pasolini aveva previsto che il mondo industrializzato avrebbe ucciso la civiltà.

Ucciso il due novembre di trent’anni or sono, quella data sembra un simbolo. Ucciso dalla ferocia, dalla stupidità di chi non riesce a comprendere la bellezza della diversità. Era il giorno in cui si celebrano i morti. Coloro che compirono quell’atto orrendo non pensarono che avrebbero reso ancor più eterna la loro vittima sacrificale, perché i Sepolcri non sono fatti di marmo, sono costruiti con le parole, con la memoria.
Il monumento di Pier Paolo Pasolini è nelle sue opere, nelle sue ceneri, come in quelle di Gramsci, e sarà sempre nell’animo di coloro che amano la poesia, tuttavia c’è il desiderio di una pietra pubblica che ricordi il suo nome.