Spagna: incerto il futuro della riforma
intervista a Joan Domenech Francesch (joand@pangea.org)
responsabile della Federazione dei Movimenti di Rinnovamento Pedagogico della Catalogna

di Antonio Limonciello

In Spagna da alcuni anni è partita una riforma che, come si sta proponendo ultimamente in Italia, coinvolge tutto il sistema scolastico, dalla scuola di infanzia fino all'Università. Una riforma concepita in un momento di espansione economica da un governo riformatore ed ora gestita da un governo conservatore in una fase di recessione produttiva e di tagli alla spesa pubblica. E' interessante conoscere i problemi che si sono presentati, le soluzioni adottate, le questioni irrisolte. Capire il ruolo svolto dall'associazionismo professionale, dai sindacati, dai genitori, dalla società tutta.
Jean Domenech fa parte della federazione dei Movimenti per il Rinnovamento Pedagogico, un associazione in prima linea nell'introduzione di tutte le innovazioni scolastiche di Spagna. Il nostro, come del resto anche gli altri di Tracciati, è un incontro in rete, attraverso la mailing list spagnola "EDULIST"(EDULIST@LISTSERV.REDIRIS.ES). Il dibattito nel suo paese è molto vivace, la scuola da anni è al centro della pubblica attenzione, come comincia ad essere da noi negli ultimi mesi.
Dalla conversazione con Jean, ma anche dal dibattito spagnolo, si capisce come, una volta innescato il processo, comincia una lunga, lunghissima fase di movimento di pensiero, di persone, di strutture. Probabilmente riformare un sistema scolastico è oggi l'impresa più difficile che uno stato possa compiere.

Antonio Limonciello: Che ruolo ha svolto la "Federacio de Moviments de Renovació Pedagògica de Catalunya", nella determinazione della legge di riforma del.3/10/90?
Joan Domenech Francesch: Penso che il MRP ha avuto una grande influenza sul contenuto della LOGSE. Molte delle proposte da esso formulate negli altri '70 hanno ispirato le parti essenziali della Riforma : unicità della scuola dell'obbligo, estensione di quest'ultima fino a 16 anni, considerazione della scuola materna come una tappa educativa, riconoscimento della formazione permanente come un diritto e un dovere degli insegnanti, ecc..
Alcuni temi non sono stati presi in considerazione dalla Legge, per esempio: la formazione iniziale degli insegnanti, l'educazione infantile da 0 a 6 anni con finalità pienamente educative; un intervento più profondo a favore della partecipazione e del controllo dei fondi destinati all'educazione e per una maggiore e reale autonomia economica e organizzativa delle scuole pubbliche.
Ciò nonostante devo ritenere che la Riforma ha recepito le proposte del Movimento di Rinnovamento Pedagogico nella sua complessità. D'altra parte, la scelta di trovare un accordo senza ottenere una legge finanziaria che garantisse lo sviluppo effettivo delle misure prese, avrà un effetto purtroppo non positivo sul futuro della riforma. A tal proposito prendemmo un'iniziativa di proposta di legge popolare per il finanziamento della Riforma, ricordo che furono raccolte 700.000 firme. In parlamento la legge fu insabbiata, prima dall'allora governo socialista, e dopo dal governo conservatore del Partido Popular che governa la Catalogna. Il non dare corso alla proposta di legge popolare è indice di disprezzo della volontà popolare che è largamente favorevole alla riforma e ritiene necessario investire nell'educazione.

AL: Che ruolo state svolgendo ora nell'applicazione della legge, avete cambiato posizione o continuate a sostenere la Riforma ?
JDF: Non abbiamo cambiato posizione. Sosteniamo l'applicazione della riforma perché essa costituisce un miglioramento rispetto al passato, realizza un corpo legislativo migliore. Ora valutiamo di volta in volta tutte le difficoltà e tutte le contraddizioni della sua applicazione. Questa posizione, che tra l'altro è maggioritaria nella società catalana, ha permesso di sviluppare un forte movimento per la qualità dell'insegnamento, movimento che esige un'applicazione della Riforma coerente con i principi della LOGSE. Il MUCE (Marco Unitario de la Comunidad Educativa, formato da i sindacati degli insegnanti, federazione delle associazioni dei genitori e dal Movimento di rinnovamento Pedagogico), ha firmato un accordo con l 'Amministrazione Educativa per realizzare un pacchetto di interventi che garantiscano le condizioni minime per l'applicazione della Riforma. In altre località dello stato spagnolo questo accordo non è stato possibile e il governo conservatore ha le mani libere per stravolgere lo spirito della legge e favorire i settori più conservativi degli insegnanti e i centri confessionali della Chiesa.

AL: Racconta brevemente come sta avvenendo l'applicazione della LOGSE in Catalogna, cosa va bene e cosa non va.
JDF: In primo luogo, sebbene il Governo Catalano compia notevoli sforzi per la realizzazione della riforma, e in questo ha un atteggiamento differente dagli altri governi conservatori delle Autonomie che hanno competenza in materia scolastica, questi sforzi non sono sufficienti. Questa realtà è da tenere in considerazione. Nonostante gli sforzi la mancanza di finanziamenti non permette la realizzazione di una riforma completa, non si sta bloccando l'avanzamento della tabella di marcia prevista dalla legge ma si limitano e si condizionano alcuni aspetti importanti.
Nell'educazione infantile non sta avanzando il ciclo 0-3 anni e nel ciclo 3-6 anni sta aumentando il finanziamento alle scuole private. Crediamo che questo aspetto contraddice il carattere non obbligatorio di questo ciclo e sia un cedimento alle pressioni dei proprietari delle scuole private, in primo luogo quelle religiose che in Catalogna sono molto radicate. Non diciamo che questo ciclo non deve essere sovvenzionato, pensiamo che i finanziamenti non siano fondamentali per la sua sopravvivenza, e poi si vuole incrementare la quota di insegnamento privato il che, nel medio periodo, vorrà dire la necessità di riaggiustamenti nell'insegnamento pubblico. Infine, anche dal punto di visto economico questa è una politica non redditizia.
Nell'educazione primaria (6-12 anni) la Riforma è applicata nel 100% delle scuole. La scuola rurale forse è la più penalizzata, la riduzione in due corsi porta allo stato di sopravvivenza le piccole scuole di molte province della Catalogna. L'educazione primaria ha realizzato molte esperienze di rinnovamento pedagogico. Penso che, nella situazione attuale, si deve incrementare una politica che potenzia l'esperienza di innovazione, che stimoli progetti di rinnovamento, che incentivi il miglioramento della qualità. Forse è il ciclo più stabilizzato e però questa stabilità può pregiudicare il suo sviluppo.
Teniamo conto che gli sforzi sono maggiormente concentrati sulla ESO ( La secondaria obbligatoria) che è il ciclo più "nuovo" Raccoglie studenti dai 12 ai 16 anni. In essa sono confluiti insegnanti che provengono dal ciclo primario, dalla Formazione Professionale e dal Bachillerato (liceo),. Si presenta come un ciclo nuovo, unificato e che propone una progressiva diversificazione col procedere dei corsi e con un curricolo che è la continuazione del ciclo primario. Si è iniziata l'applicazione generalizzata nel primo ciclo (più del 90 %), seguiranno gli altri . Si sono risolti, a grandi linee, i problemi strutturali : nuovi edifici, gli insegnanti, adeguamento degli spazi, ecc... I problemi risiedono nella capacità di organizzazione delle scuole e nel modo in cui gli insegnanti saranno capaci di costruire un nuovo ciclo con criteri differenti da quelli attuali.
In questo contesto di applicazione generalizzata di una scuola unificata per tutti fino a 16 anni il tema chiave della riuscita della riforma è il problema della realizzazione della diversità. Un secondo aspetto importante è il coordinamento tra la prima e la seconda parte della scuola dell'obbligo : la primaria e la secondaria obbligatoria.
I piani di formazione degli insegnati procedono senza essere all'altezza delle necessità della Riforma. Si deve scegliere un piano centralizzato, di massa, generalista oppure si delega a un secondo e terzo piano della formazione in centri, autonomi, decentralizzati. Questo è il principale problema nell'applcazione della riforma .
Penso che il diritto degli insegnanti sia riconosciuto solo teoricamente. Infine c'è il problema salariale da risolvere e quello della formazione. La politica formativa non sta dando risultati tali che consentano al corpo insegnante di assumere con competenza i cambiamenti che la Riforma esige.
Voglio ricordare ancora due aspetti, la Formazione Professionale e i Programmi di Garanzia Sociale. Ci sono ritardi considerevoli nella pianificazione, questo può ipotecare il futuro della generalizzazione della riforma.

AL: Le associazioni di insegnanti e i sindacati in che modo sono stati coinvolti nella riforma?
JDF: I sindacati hanno avuto atteggiamenti differenti. Alcuni, una volta approvata la legge, hanno appoggiato, senza incertezze e fin da principio, la riforma con tutte le sue conseguenze.
Altri sindacati sono stati più critici rappresentando le istanze e le interpretazioni più progressiste della riforma.
Ci sono stati di quelli che, rispondendo ad interessi congiunturali, hanno tenuto un comportamento contraddittorio e infine, altri sono stati chiaramente contrari alla riforma assumendo posizioni corporative e conservative
Credo che l'azione più interessante sia stata svolta dai sindacati che hanno tentato di coniugare gli interessi della categoria insegnanti con il consolidamento del servizio pubblico e della qualità educativa. Noi abbiamo collaborato per la riuscita della riforma con questi sindacati e con le associazioni dei genitori.
I Movimenti di Rinnovamento Pedagogico non hanno avuto lo stesso atteggiamento, ma, come ho già detto precedentemente, complessivamente hanno appoggiato la riforma perché definisce una situazione migliore della precedente.

AL: Che ruolo avete svolto per la formazione degli insegnanti per l'applicazione della LOGSE?
JDF: Il MRP ha giocato un ruolo importante e decisivo. Il motivo di più aspro disaccordo con il governo della Catalogna è stato senza dubbio sulla formazione permanente degli insegnanti. Nella nostra regione ci sono state, negli anni '70 e '80, le esperienze più importanti di rinnovamento della formazione permanente degli insegnanti ( I piani FOPI -formazione permanente istituzionalizzata). Con la scelta dei piani generalizzati, di massa e controllati burocraticamente dall'amministrazione centrale non si è stata data la possibilità di diffondere tra gli insegnanti tutte quelle sperimentazioni di base tanto creative e innovative. Senza dubbio è prevalsa l'esigenza del controllo della formazione sulla effettiva qualità di essa. In questa fase si dovrebbe cambiare rotta ed affidare alla società civile una parte importante della formazione, penso ai movimenti pedagogici, ai sindacati, alle associazioni, ecc..
Fino adesso la riforma si è salvata non certo per le migliaia di corsetti di formazione (disinformazione) impartiti dall'amministrazione centrale, ma per la capacità degli insegnanti di far fronte ai cambiamenti e perché, in molti casi, si è operato in situazioni dove la riforma era stata anticipata dalle sperimentazioni già in atto.
Può sembrare una posizione schematica, ma questa è la sensazione più diffusa tra il corpo docente.

AL: La LOGSE introdotto due innovazioni molto interessanti anche per la situazione italiana: la prima e' l'introduzione nei curricoli di molte discipline moderne; la seconda è l'introduzione della scelta delle materie facoltative, scelta che aumenta col passar degli anni. Ecco, come procede la introduzione delle materie facoltative, funziona?
JDF: Ci vuole tempo per sperimentare, sviluppare e valutare un rinnovamento. L'importante è non applicare meccanicamente la novità delle materie facoltative. Gli istituti che sono in grado di riflettere sull'applicazione della nuova ESO ( scuola secondaria obbligatoria) saranno capaci di dare alternative ai problemi. Il principale di essi è come realizzare una pianificazione delle materie facoltative che risponda ai bisogni degli studenti in ogni scuola e per ogni livello della ESO. Il secondo problema è come inserire le facoltative nel curricolo. C'è un curricolo unico e obbligatorio, quindi è importante che tutti gli studenti raggiungano le capacità di base previste. Non è importante come vengono raggiunte ma è fondamentale che questo avvenga. In questo contesto le facoltative non possono essere considerate come complemento del resto delle materie ma devono essere considerate come opportunità per potenziare le distinte capacità degli studenti.

AL: Gli studenti come scelgono tra le materie facoltative ? Si evidenzia per esempio un uso per sfuggire l'impegno scolastico?
JDF: Il problema è di dare una scuola per tutti ma capace di rispondere alle necessità di ognuno. E' naturale che ci siano materie che non interessano agli studenti. L'educazione unica deve dare risposte a tutte le domande e non può rispondere con criteri che erano efficaci quando la scuola era per pochi. Saremmo eccessivamente ingenui se pensassimo che questo sia un problema solo scolastico. Non dobbiamo dimenticare che da anni la corrispondenza tra studio, titoli e occupazione non c'è più e che attualmente i meccanismi di entrata nella vita attiva sono molto instabili e diversi rispetto a 30 anni fa.

AL: In Italia molti affermano che la qualita' scolastica e' scadente perche' c'e' poca selezione, poca severità nel giudizio, si promuove troppo facilmente. Dicono che se gli insegnanti bocciassero di più la scuola migliorerebbe. Si pensa così anche in Spagna? In Spagna non ci sono mai stati esami alla fine di un livello scolastico oppure e' la LOGSE che ha
eliminato gli esami?
JDF: In Spagna, ma credo ovunque, su questo problema c'è opinione diversa tra gli insegnanti. Gli esami furono già aboliti dalla precedente riforma del '70. Un aspetto della modernizzazione è superare l'idea che sia necessario, per gli studenti, sostenere esami in quanto la paura dell'esame pone la necessità di studiare. Questo era un pensare logico nella scuola per pochi ma non è più valido adesso perché non tutti gli studenti trovano "stimolo" allo studio solo perché alla fine c'è un esame da superare. Il problema è come interessare tutti, stimolare l'apprendimento e fare in modo che gli studenti acquisiscano la capacità di apprendere autonomamente. Poi bisogna dire che alternativa diamo all'esame. Non si tratta solo di eliminarlo bisogna trovare anche delle alternative. E non è giusto indicare coloro che sono contro gli esami come quelli che non vogliono valutare. Si tratta di realizzare una valutazione formativa che analizzi il processo di apprendimento, talvolta si può anche pensare agli esami, ma come un procedimento per preparare gli studenti ad affrontare la vita attiva piuttosto che pensarlo come uno strumento pedagogico-didattico. Per entrare all'università tutti devono affrontare un esame selettivo.

AL: Ci sono dati sulla dispersione scolastica prima e dopo la riforma ?
JDF: Non ho questi dati. Prima della riforma gli abbandoni a livello di Formazione Professionale e Bachillerato era consistente, bisogna vedere cosa succede quando la nuova scuola sarà generalizzata. C'è da dire che una delle finalità della LOGSE è proprio l'abbattimento della dispersione scolastica.

AL: Sicuramente ci sono stati problemi per gli insegnanti: aggiornamento, insegnamenti che si riducono o scompaiono, altri completamente nuovi....Come procede la formazione permanente degli insegnanti?
JDF: Noi distinguiamo due aspetti relativi alla formazione permanente:
  • l'aspetto dell'acquisizione di nuovi contenuti, nuove specializzazioni, ecc.
  • l'aspetto della necessità (diritto e dovere) di riflettere permanentemente sul fare scuola, per migliorare la pratica dell'aula e il funzionamento della scuola tutta.
Una riforma del sistema implica necessariamente la modifica delle basi del corpo insegnante. L'amministrazione ha fatto un certo sforzo per sostenere questo deficit e anche con alcuni criteri interessanti. Senza dubbio però non ha risposto a tutte le richieste esistenti.
Nella secondaria tra gli insegnanti e nell'amministrazione si è molto discusso sulla possibilità che "uno specialista di una certa disciplina" possa passare ad una disciplina affine. Alcuni settori degli insegnanti della secondaria sono fermi alla cultura della specializzazione e perciò pensano che il passaggio non debba avvenire, però questi settori non sono la maggioranza.
C'è stato un profondo deficit di formazione degli insegnanti che devono stimolare e organizzare la riflessione sul funzionamento scolastico e sulla pratica didattica. Coloro che hanno scelto di frequentare i corsi di formazione centralizzati e generalisti hanno ancor maggior difficoltà ad affrontare l'aspetto della riflessione locale sul proprio lavoro.
La formazione permanente non è stata decentralizzata anche se negli anni '80 c'erano state esperienze in tal senso.
C'è poi un ulteriore elemento che ha influito negativamente sui risultati : un accordo , all'inizio degli anni '90, tra sindacati e amministrazione per vincolare un supplemento di aumento salariale alla formazione permanente. Questo accordo che pure portò aumenti salariali, non stimolò le attività di formazione permanente nel senso della creatività dei seminari. Gli insegnanti frequentavano i corsi per acquisire crediti professionali e non perché avessero la necessità di applicare la formazione ricevuta nella pratica del loro progetto scolastico.
Credo che la formazione permanente degli insegnanti sia un nodo da affrontare. Il MRP ha reclamato insistentemente per ottenere un cambio dell'orientamento dell'Amministrazione, ma non è stato ascoltato. Il vecchio governo socialista (1982-1996) fu più sensibile e recepiva alcune necessità ma il governo del Partido Popular non da' alcuna garanzia a riguardo.

AL: Il coinvolgimento degli insegnanti, delle famiglie e degli studenti nella riforma. Ho letto che c'e' stato uno scarso coinvolgimento dei soggetti scolastici nel processo di riforma e che questo e' causa di cattivo funzionamento. E'
cosi'? Sono previsti organismi elettivi dove gli studenti e le famiglie sono chiamate a decidere insieme al mondo accademico delle scelte per la scuola?
JDF: Fin da subito nel fare il bilancio sulla situazione della riforma formulammo l'ipotesi che sull'opposizione di importanti settori di genitori e insegnanti avevano influito lo stato di incertezza e gli errori dell'Amministrazione.
Gli errori si sono verificati in 3 settori:
  • la predisposizione degli strumenti per l'applicazione della LOGSE è stata lenta e poco concreta
  • non si è predisposta una formazione degli insegnanti capace di far superare le difficoltà che essi andavano incontro
  • non si è favorita la partecipazione dell'insieme della comunità educativa, nella progettazione, nello sviluppo e nella realizzazione della riforma.
Infine, la filosofia dell'amministrazione ha favorito la percezione di una riforma completamente nuova e avulsa dall'esistente, invece c'erano state sperimentazioni in tutti gli anni '80, non si è fatto percepire una relazione tra quelle esperienze e la riforma.
Così si è realizzato una opposizione alla riforma che è stata utilizzata dai settori conservatori che volevano lasciare la situazione precedente. Attualmente si stanno utilizzando manifestazioni di conflitto in alcuni istituti per creare una relazione tra la realizzazione della ESO e gli atti di violenza che si manifestano in alcuni settori giovanili. Questi strumentalizzatori non ricordano però come questa situazione è l'eredità della precedente organizzazione scolastica.

AL: Ritornando alla legge di riforma, vedi la necessita' di apportare delle modifiche alla LOGSE? E se si, quali devono essere?
JDF: Due questioni di base senza cambiare il quadro della LOGSE.
  • risolvere il problema della delle risorse economiche con una legge di finanziamento
  • applicare la riforma con fedelta' ai principi della Legge
Due modifiche:
  • unificazione del ruolo degli insegnanti con modifiche alla formazione di ingresso e di quella permanente
  • una profonda riforma dell'amministrazione scolastica con il decentramento - incluso la municipalizzazione- di tutto il Sistema Educativo

AL: Il governo e' cambiato, qual e' la sua politica scolastica? Manterra' gli impegni presi dal precedente o osteggera' la riforma che fu dei socialisti? Qual e' il programma di questo governo per la scuola?
JDF: Ci sono molte incognite rispetto al programma del governo del PP sull'educazione, alcuni dati però fanno pensare che verranno temi bui per l'istruzione pubblica. La Ministra dell'educazione si è manifestata chiaramente a favore delle tesi neoliberiste di appoggio senza riserva all'istruzione privata e confessionale.
Credo che non ci sarà una modifica globale della LOGSE fino a che il governo opterà per la linea di riduzione della scuola pubblica. Di fatto ha differito di nuovo la sua applicazione approvando una clausa di restringimento per l'anno 1997. L'attuale amministrazione ritiene che la scuola pubblica debba competere con quella privata però non si preoccupa delle condizioni reali di qualità da cui quella pubblica parte. Così facendo si vuole accreditare un ruolo assistenziale della scuola pubblica, ruolo ovviamente da svolgere tra i gruppi più emarginati della società, sia economicamente che socialmente e culturalmente.