Le Lingue tagliate
Alcune risposte ai tanti quesiti riguardanti l'inserimento
delle Lingue Straniere nella Scuola Elementare

di Stefano Franzato

In un articolo apparso sul n.0 di questa Rivista nel dicembre 1996, intitolato "Il mancato insegnamento della lingua straniera nella scuola elementare", Sandra Farnedi si meraviglia e denuncia la situazione dell'oggetto del suo intervento e, dopo aver fatto delle considerazioni e aver raccontato alcune sue esperienze di madre, conclude con delle proposte. Vorrei qui cogliere l'occasione per chiarire e commentare alcune sue asserzioni, vedendo il tutto dalla parte di chi le Lingue Straniere (Inglese) ai bambini delle Elementari le insegna ormai da undici anni.

La Farnedi apre il suo contributo affermando che la legge riguardante "l'introduzione dell'insegnamento della lingua straniera nella scuola elementare, sembra essere stata progettata con la certezza che sarebbe stata disattesa". Suona come un fortissimo di stampo beethoveniano. Ma potremmo rincarare la dose dicendo che già dal 1983, quando l'On. Fassino - allora presidente della Commissione nominata appositamente per stilare la bozza dei nuovi programmi per la Scuola Elementare - inviò la lettera-documento alle Autorità politiche di competenza, queste ultime sapevano che la Lingua Straniera - a meno di una sua plateale, impopolare quanto inopportuna estromissione dell'ultimo momento - avrebbe fatto parte del curricolo di quest'ordine di scuola. Quelle Autorità avrebbero potuto, quindi, cominciare a riflettere e ad attivarsi sin da allora, dall'ormai lontano 1983, tenendo inoltre conto che la L.S. non è in sé una materia "facile" e/o non da poco. È inutile chiedersi perché non l'abbiano fatto e andare alla ricerca di giustificazioni: di veramente valide e indiscutibili non ce ne sono.

Più avanti nel suo articolo, la Farnedi, rivestendo il suo ruolo di madre, informata dell'impossibilità da parte dell'Amministrazione scolastica di reperire docenti di L.S., si chiede: "con tanti insegnanti di lingue disoccupati possibile che non ce ne sia qualcuno disponibile per i nostri bambini?", e aggiunge che "Alcuni genitori... avanzarono l'ipotesi che forse i laureati non vogliono insegnare nelle scuole elementari perché se lo facessero il loro ruolo sarebbe sminuito!!!". Ricordo alcuni anni fa che chi mi serviva in mensa, in qualità di ausiliario sessantista del Comune, era un collega laureato in Lettere. Venne, in un altro periodo e per svolgere lo stesso lavoro, anche una laureanda proprio in Lingue e Letterature Straniere. Quando si è nel bisogno - reale bisogno - non si ha tempo di fare considerazioni sull'umiliarsi o sull'essere sminuiti: pecunia non olet dicevano i Latini. Avevano ragione, soprattutto in simili circostanze.

Invece di ipotizzare che i laureati in L.S. si sentirebbero sminuiti nell'entrare nella Scuola Elementare, ci si è mai chiesti, più realisticamente, quanto, al contrario, questa li abbia evitati, rifiutati e temuti? Mi resterà sempre in mente il mio primo Collegio Docenti, dopo aver vinto il Concorso Ordinario, quando il Direttore Didattico mi presentò ai colleghi dicendo loro: "È laureato in Lingue Straniere e ha fatto esperienza alle Medie e alle Superiori". Un anonimo, malamente soffocato "Ooh!" di sorpresa e sgomento si levò dal gruppo di colleghi, quasi ad esprimere tutte le loro sopite paure; come dire: "Questo scoprirà e criticherà la nostra competenza, le nostre lacune (anche culturali), troverà da ridire sul nostro modo di fare" ecc. . Quelle che erano le solite, risapute critiche che "i professori" muovevano ai maestri ("'Sti ragazzini vengono in I Media che non sanno niente! Ma cosa hanno fatto alle Elementari?") e dei maestri ai professori ("I professori non si rendono conto che non siamo né dobbiamo essere specialisti; noi dobbiamo badare allo sviluppo complessivo del bambino, ai processi di apprendimento non, come loro, al profitto! I professori non sanno niente di Pedagogia, di Psicologia dell'Età Evolutiva" e via discorrendo) avrebbero potuto diventare reali e quotidiane. C'era davvero il rischio che fuoriuscissero dal puro ambito del "sentito dire", dall'educata loro esposizione in qualche riunione (per lo più voluta dai Direttori Didattici) svolta nel quadro del Progetto per la Continuità Educativa tra Elementari e Medie. Quei colleghi (e i colleghi maestri in genere) si trovavano nell'imbarazzante quanto spiacevole situazione di dover accogliere tra loro una persona con una formazione, una preparazione e un'esperienza (per quanto breve) di docente delle Secondarie; avente per di più tutte le carte in regola (vincitore di Concorso!) per insegnare alle Elementari; una persona con cui avrebbero dovuto lavorare anche! Quasi un infiltrato legale nel chiuso mondo delle Elementari, dominato sino ad allora dalla Maestra di Classe od, ora, da quelle appartenenti al Team del Modulo. Soventi scontri frontali tra le due differenti mentatlità, non apparivano (né appaiono) soltanto possibili ma pressoché inevitabili. Che fare? Come reagire? Allo stesso modo in cui la Natura reagisce quando un corpo estraneo penetra in un organismo. O lo si espelle (e per legge questo non era né è possibile); o lo si combatte (non certo con i loro anticorpi culturali); o lo si fagocita, rendendolo quanto più possibile inoffensivo. Ed è esattamente quello che la Scuola Elementare ha fatto finora con la Lingua Straniera; e questo processo si concluderà quando non ci saranno più insegnanti specialisti operanti in più classi ma, tutti, saranno diventati specializzati nel Modulo, nel quale, oltre alla L.S. insegneranno anche altre materie, o meglio, "ambiti disciplinari": di sicuro quello logico-matematico e scientifico per non far torto alla collega che, da anni, ormai, si occupa di quello Linguistico, senz'altro più vicino e affine a chi per altrettanti anni ha insegnato Lingua Straniera.

Naturalmente, quand'anche osservassero ingiustizie e/o scorrettezze nei confronti dei docenti specialisti (o specializzati), i Direttori Didattici (forse meno quelli laureati in Lingue, ma la più parte lo è in Pedagogia o Psicologia) e direi anche figure gerarchicamente loro superiori, ben si guarderebbero dal rimettere le cose a posto: per quattro o cinque insegnanti specialisti (che, guarda caso, hanno il peggior orario del Plesso, le cui poche ore, in certe classi, sono tutte raggrumate nell'arco di due giorni - scelta didatticamente perfetta, efficace ed efficiente, ma questo è solo un esempio), il Direttore Didattico non va a sporcarsi le mani, correndo il rischio, di trovarsi malvisto dalla maggioranza del Collegio Docenti e averla così contro, accusato di aver "privilegiato quelli di Lingua Straniera".

Non si può dire quindi che siano i laureati a non voler insegnare L.S alle Elementari, "perché se lo facessero il loro ruolo sarebbe sminuito", quanto piuttosto che sono i maestri a temere ogni possibile occasione di confronto, poiché sanno che da questo, loro, con ogni probabilità, ne uscirebbero sminuiti. Che gli insegnanti elementari di Lingua Straniera (laureati e non) siano sminuiti è vero: da colleghi forti nel numero (e Capi d'Istituto forti della loro autorità, non autorevolezza) che non hanno l'umiltà di dichiarare apertamente la loro condizione e non sanno né vogliono imparare a convivere con lo specialismo in un'atmosfera serena nella quale ognuno mette a disposizione degli scolari quello che sa. Tanto più che la L.S. è veramente specialistica e speciale, anche in altri ordini di scuola.

Al Politico e al Sindacalista queste situazioni interessano relativamente. Quel che conta, tutt'al più, è tenerle sotto controllo; e per far ciò è bastato finora ignorarle. Al politico basta far bella figura - e godersela in prospettiva - coll'Opinione Pubblica per mezzo di un oculato uso dei Mass Media. Al Sindacalista, la L.S. è foriera di posti di lavoro, prova ne sia che l'ultimo Concorso Ordinario per insegnanti (bandito due anni fa, se ricordo bene) ha riguardato esclusivamente i Ruoli Elementari, (non quelli delle Medie ed elle Superiori per cui non è stato bandito alcun Concorso) e, per la prima volta, prevedeva una prova facoltativa di L.S.. Al Politico, poi, più che le possibili tensioni tra maestri e professori interessa l'aspetto finanziario. Se permettesse a questi ultimi di insegnare alle Elementari non potrebbe - ammesso che abbia i soldi - che pagarli da professori in quanto laureati e inquadrati sotto il profilo retributivo, nel 7° livello, a differenza dei maestri i quali, in quanto diplomati, sono retributivamente inquadrati nel 6° livello. Ai possibili motivi di attrito, di natura psicologica, culturale, didattico-organizzativa, più sopra sommariamente illustrati, si aggiungerebbero anche quelli di ordine economico, ben più difficili, forse, da ignorare. Per non parlare delle possibili proteste dei maestri già laureati che di tanto in tanto rivendicano un riconoscimento della loro condizione. Adesso si pensa di volerli laureati tutti come prevede una legge di 20 fa. Aumenterà anche la paga? Staremo a vedere. Mi piacerebbe sapere se il curricolo universitario per i futuri maestri prevederà seri esami di Lingua Straniera (e d'Informatica, vorrei aggiungere).

Da quanto detto fin qui, non è difficile capire perché l'Amministrazione Scolastica abbia preferito istituire anche lunghi e impegnativi Corsi di formazione linguistico-didattica per maestri (anche principianti assoluti), con grande dispendio di energie e finanze, piuttosto che organizzare Corsi per docenti laureati in L.S. miranti a integrare le loro conoscenze specifiche e specialistiche con elementi e nozioni di Pedagogia, Psicologia dell'Età Evolutiva e quant'altro, utili per insegnare ai bambini. Avrebbero comportato, probabilmente, meno spese.

Le conclusioni che si possono trarre da tutte queste considerazioni, corroborate anche dall'esperienza, sono ahimé, sconfortanti. La Scuola Elementare, chi in essa quotidianamente ci lavora e la sua Amministrazione periferica, la Lingua Straniera non l'ha mai cercata né veramente quanto ardentemente voluta. Certo, gli idealisti entusiasti ci sono stati e ci sono, ma è altrettanto certo che molti insegnanti elementari dicono sì alla L.S. non per assoluta convinzione, ma perché sanno che non val la pena sfigurare e magari rischiare personalmente di andare incontro a chissà quali guai, mostrando apertamente il loro rifiuto o solo dissenso nei confronti delle idee correnti espresse dai superiori e dall'Opinione Pubblica ossia dalle famiglie degli alunni. E anche qui, sarebbe più che lecito chiedersi quanti genitori credono veramente nell'utilità e nei vantaggi di una L.S. impartita sin dalle Elementari o questa sia, dopo tutto, un ennesimo pretesto per far stare i loro figli di più a scuola. Il che, non si può dire sia del tutto impensabile o falso.

Probabilmente perché consapevole di tutte queste molteplici difficoltà, l'Amministrazione ha in questi anni esitato coll'introduzione della L.S. nella Scuola Elementare. Probabilmente anche per lei, la Lingua Straniera è stata e sembra tuttora essere un boccone indigesto da mandar giù; tanto è vero che la L.S. è stata sempre ed è giustapposta alle altre materie, non integrata con esse: lo sarà, almeno superficialmente, col maestro specializzato. Ma questo lo si può vedere come un modo elegante per isolarla ancor di più, per fagocitarla e renderla innocua (una fine simile l'ha già fatta l'Informatica e il Logo: adesso c'è Internet, ma questa è una storia leggermente diversa). D'altra parte, bisognava, da un lato non mostrarsi retrogradi di fronte ad un'Opinione Pubblica che aveva più volte sottolineato quanto vecchia e inadeguata ai tempi fosse l'istituzione Scuola, dall'altro appariva come un'ottima opportunità per dare lavoro agli insegnanti, cosa tutt'altro che facile in questi decenni di diminuzione delle nascite. Due piccioni con una fava? Sembra proprio di sì.

Se si riflette in retrospettiva, senza troppe difficoltà si perverrà alla conclusione che, da sempre, Le Lingue Straniere in Italia son state tenute in poco conto per quante belle parole e fiumi d'inchiostro si siano spese e versati in loro favore. Anche a causa delle deficitarie finanze pubbliche (ragione incontestabile), le si sta fortemente ridimensionando se non proprio togliendo nelle e dalle scuole (tutte le scuole). In fondo, saper capire, parlare, leggere e scrivere con una certa sicurezza in una lingua straniera è stato sempre appannaggio se non di pochi, sicuramente di un gruppo elitario rispetto alla maggioranza, gruppo che per vari motivi s'è preso la briga di studiarsele, praticarle e approfondirle; nessuna meraviglia, quindi, se sono e sono state cosí considerate. C'est la vie.