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di Alfonso Cardamone | |||
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L'itinerario legislativo in merito alle "attività di educazione alla salute", a partire dalla legge 26/6/1990 n. 162, che affidava al Ministero della P.I. il compito di promuovere e coordinare queste specifiche attività nella scuola, fino alla legge istitutiva del progetto arcobaleno nella scuola materna (si potrebbe quasi dire, seguendo una progressiva maturazione di consapevolezza a misura che si percorreva dall'alto verso il basso la piramide scolastica), ha segnato un interessante e positivo ampliamento dell'area di significazione, di riferimento e di intervento sia in ordine all'oggetto che all'uso ed alla portata dello strumento operativo. In ordine all'oggetto di riferimento, si è passati dai temi della prevenzione delle devianze giovanili, tossicodipendenze comprese ed AIDS, ad una più ampia e più interessante definizione ad ampio spettro culturale, che il concetto di salute riferisce al generale benessere fisico, psichico, mentale, sociale e anche morale. A questa importante acquisizione relativa al concetto di salute si dovrà aggiungere ancora la possibilità di fare riferimento ad un meno conservativo e più dinamico concetto di "equilibrio" : se l'obiettivo di un qualsiasi intervento a favore della "salute" è il conseguimento dell' "equilibrio", è di equilibrio dinamico che si dovrà parlare, e mai statico, dal momento che questo concetto chiama in causa, oltre agli stati dell'organismo, i sentimenti, le idee, le convinzioni, insomma la cultura della persona, intesa non tanto come "bagaglio a presso", somma di nozioni, quanto piuttosto come modo di essere, di pensare, di progettare, di agire e di reagire, come "behavoir" dunque, comportamento complessivo. E vale appena la pena di osservare che, stabilito un tale orientamento, ci veniamo propriamente a trovare in presenza del concetto antropologico di cultura, con tutte le implicazioni "rivoluzionarie" che questo comporta. E, sia detto tra parentesi e con un certo sorriso di compiacimento, ci piacerebbe sapere se l'Amministrazione sia o meno consapevole del ruolo che potrebbe assumere di stregone che suscita, probabilmente suo malgrado, forze non convenzionali difficilmente controllabili. Ma a noi esattamente questo interessa e la possibilità di contagiare sempre più numerosi "apprendisti stregoni". In ordine allo strumento operativo, la normativa sull'educazione alla salute ha via via sempre più e sempre meglio chiarito che scopo ultimo della legge era in realtà quello di assegnare alla scuola nuove finalità, o meglio di esplicitarne alcune fondamentali ma finora latenti, tali da configurare non solo nuove prospettive d'impegno, ma anche la possibilità di attribuire alla scuola stessa una nuova centralità sul piano educativo e sociale. | |||
![]() Intanto, sarà opportuno chiarire e ricordare che questo concetto di salute, approdo ultimo della considerazione pedagogica e didattica, da una parte coincide per interessi, finalità ed attività, e per un'altra parte distingue per obiettivi, metodi e punti di vista, tanto dal concetto di salute che l'opinione pubblica tradizionalmente delega alle competenze delle strutture sanitarie, per quanto attiene agli aspetti scientifico-tecnici dell'area di connotazione veicolata dal termine "salute", quanto da quello, di area semantica più ampia ed estesa, ma anche più generica, relativo alle cure igienico-sanitarie di ordine minuto ed alle preoccupazioni protettivistiche che la medesima pubblica opinione affida come compiti precipui alla famiglia. La scuola, portatrice adesso di una visione più ricca ed originale, viene così a ritrovarsi al centro di una rete di rapporti con sistemi istituzionali e culturali separati o, tradizionalmente, solo parzialmente collegati. In particolare: "Ciò costituisce la base per un rinnovato dialogo tra scuola e famiglia: un dialogo che si è sovente arenato di fronte all'incertezza degli obiettivi, dei compiti e dei ruoli. La partecipazione scolastica, riconosciuta e proposta per legge in epoca ricca di tensioni di tipo ideologico, può trovare nuove motivazioni e nuove prospettive di lavoro in riferimento a quel bene essenzialmente primario e insieme delicato e complesso che è la salute dei figli-alunni". Già il Progetto Giovani 93, proposto dal Ministero alle scuole secondarie superiori, pur avendo ad oggetto abitudini e stati psicofisici particolari quali alcoolismo, tabagismo, uso di sostanze stupefacenti o psicotrope, e pur essendo per questo ancora abbastanza vicino al concetto più strettamente "sanitario" di educazione alla salute, superava già queste ristrettezze di riferimento per la consapevolezza d'ordine storico e sociale che quelle abitudini e quegli stati psicofisici non sono già da ascriversi a carico di calamità naturali o di patologie prodotte dalla fatalità o dalla povertà sociale (come poteva accadere per patologie diverse con cui la scuola del passato pur ebbe a che fare), bensì a carico di un disagio sociale e psicologico paradossalmente portati da quella medesima società del benessere che pure pretende di avere sconfitto tante miserie e tante malattie. Né possiamo dire che questo quadro sia stato modificato, o si avvii ad essere modificato, dalla crisi in cui attualmente versa lo stato sociale e dalla conseguente crescita della sofferenza economica presso strati sempre più ampi della popolazione italiana. A conferma che i mutamenti sovrastrutturali sono sempre più lenti di quelli strutturali. E anzi, c'è da dire che l'attuale crisi ha aggravato il quadro di queste patologie psicologico-sociali, proprio in conseguenza della contraddizione derivante dal permanere di un sistema di attese e di bisogni tipico della società dei consumi in un quadro di condizioni parzialmente modificato, in peggio, rispetto alle disponibilità economiche individuali e familiari. L'ipotesi di fondo è che, poiché queste particolari forme di disagio trovano la loro radice in disposizioni e atteggiamenti che si formano precocemente nel soggetto, molto su di loro possano l'educazione, le esperienze positive e la cultura. Da qui la decisione di cominciare a sperimentare in maniera consapevole all'interno di quella fondamentale agenzia educativa che è la scuola pubblica la prevenzione di simili comportamenti (che, sia detto, per inciso, sono spesso correlati con l'insuccesso scolastico, l'emarginazione, la devianza), non già affidandosi semplicemente e soltanto all'informazione ed alla dissuasione (spesso foriere, se attività lasciate isolate, di risultati controproducenti rispetto alle aspettative), ma soprattutto ad un contesto relazionale positivo, in grado di proporre tutta la scuola nella sua interezza, e cioè spazio tempo contenuti metodi e relazioni, come "risorse idonee a rafforzare le potenzialità positive dei ragazzi, per aiutarli a trovare la loro strada e a non disperdersi nel bosco di una società complessa, sovente contraddittoria e disorientante". Questa prospettiva, mossa dalla scuola media superiore, è stata successivamente estesa, con le necessarie differenziazioni, alla scuola elementare e media con il Progetto Ragazzi 2000 e, quindi, a quella materna con il Progetto Arcobaleno. Livelli qualitativi, vitalità istituzionale, sensibilità educativa, produttività sociale della scuola vengono così efficacemente messi alla prova e, specificatamente, alla prova di una esplicitazione e di un potenziamento di quelle potenzialità educative e preventive implicite negli ordinamenti e nei programmi, ma spesso svilite o depotenziate dalla pratica di una routine troppo spesso compromessa da errori, ritardi, contraddizioni dell'Amministrazione e/o dell'organico istituzionale che la governa. | |||
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La circolare ricorda che si possono ricondurre alla prima polarità le seguenti attività:
Questa visione dinamica, aperta, dello "star bene" non solo valorizza la scuola come istituzione positiva, che aiuta a "collocarsi nel mondo", come centrale di promozione e di organizzazione di quello scambio fra interno ed esterno, fra esperienze e risorse capaci di arricchire di conoscenze e di relazioni solidali, ma si avvale anche, a sua volta, del contributo della prospettiva della continuità, in quanto complesso di relazioni tra ciò che è stato e ciò che sarà, tra il ricordo e la capacità di anticipazione, l'integrazione ed il reciproco arricchimento. | |||
![]() "una risposta complessiva e concreta alle indicazioni della legge 162, nella prospettiva dell'approfondimento dei programmi della scuola elementare e media, con particolare riferimento ai compiti di prevenzione, di educazione alla salute, di orientamento; un'offerta [insieme] di obiettivi generali pedagogicamente fondati, di incentivi e di appuntamenti che coinvolgano e insieme liberino la creatività progettuale di genitori e docenti...; un modo per attivare la rete dei referenti per l'educazione alla salute, da istituirsi anche nella scuola di base; un'occasione offerta alle scuole, perché diventino protagoniste nel loro contesto territoriale e perché rilancino, su nuove basi culturali e psicologiche," il principio della partecipazione scolastica. Questa la teoria, ma la pratica? |