L'informatica e il computer nel nostro sistema scolastico

di Sandra Farnedi

SONO UN CAMPIONE DI VIDEO GAME...
e quindi sono un esperto di informatica!

Quando, nel 1974, fui assunta in qualità di progettista s/w da un'azienda costruttrice di elaboratori elettronici, fui presto afflitta da un cruccio: quando mi si chiedeva che lavoro facessi, non riuscivo mai a spiegarlo in modo che il mio interlocutore potesse capire. Gli elaboratori elettronici? Qualcuno pensava alle calcolatrici tascabili (allora da poco sul mercato a prezzi proibitivi), qualcun altro, che associava l'idea ai "cervelloni" (pessimo termine coniato da qualcuno che forse voleva rendere l'idea) mi guardava con ammirazione e forse un briciolo d'invidia, pensando a quanto interessante fosse il mio lavoro. A quel tempo il computer era uno strumento per pochi eletti: il solo saperlo usare richiedeva una notevole esperienza infatti chi usava il computer doveva molto spesso conoscerne le caratteristiche tecniche e doveva saper utilizzare linguaggi non proprio banali. All'epoca, i computer erano anche estremamente costosi tanto che neppure le grosse società li acquistavano, ma preferivano stipulare con le case costruttrici contratti di leasing.

Col tempo le cose sono notevolmente cambiate: i prezzi dei computer sono letteralmente crollati, la tecnologia ha fatto passi da gigante e le case costruttrici hanno pensato bene di renderli anche facili da usare o, come si preferisce dire oggi, di dotarli di un'interfaccia "user friendly"; inoltre, grande salto di qualità, sono nati i sistemi "standard", cioè computer appartenenti ad una stessa categoria che si utilizzano tutti allo stesso modo; questi fattori hanno contribuito a far sì che l'elaboratore elettronico oggi non sia più un misterioso sconosciuto: tutti o quasi sanno che cos'è perché hanno avuto modo di vederlo in banca, al supermercato o altrove. Si è cominciato poi a rendere il prodotto sempre più appetibile realizzando programmi per computer che potevano essere di grande ausilio nella gestione dell'ufficio e nella contabilità, ma anche nella didattica, nel lavoro quotidiano di un professionista o di uno studente o che potevano addirittura avere una funzione ricreativa; quindi poco alla volta il computer ha cominciato ad entrare nelle case della gente un po' come accadde per il televisore all'inizio degli anni cinquanta.

I sistemi scolastici, compreso quello italiano, hanno capito che questa nuova branca del sapere non poteva essere ignorata e hanno introdotto nelle scuole l'insegnamento dell'informatica.

L'informatica, è una scienza che, seppur ancora molto giovane, ha un suo ruolo ben preciso all'interno dell'universo scientifico; ha infatti formalizzato le basi teoriche e pratiche su cui si sono sviluppate, e continuano a svilupparsi, sia le componenti logiche dei computer che la gestione formale dei dati da elaborare; essa utilizza inoltre, come del resto le altre scienze, i computer stessi come proprio strumento di ricerca. L'insegnamento dell'informatica quindi, va inteso come conoscenza di ciò che sta alla base del funzionamento logico di un computer e del suo utilizzo ai fini dello sviluppo di prodotti s/w di qualunque natura e relativi a qualunque disciplina.

Cosa ben diversa è invece l'introduzione dell'uso del computer nelle scuole. Il computer deve essere introdotto nelle scuole perché gli alunni, fin dalla scuola materna, possano imparare ad usarlo in quanto strumento particolarmente utile ad ogni attività quotidiana. Il computer però, deve essere pensato come l'automobile o come la lavatrice: io ce l'ho e lo so usare perchè mi facilita la vita, ma non mi interessa come sia fatto dentro, voglio che risponda alle mie esigenze nel modo più semplice possibile e nel più breve tempo possibile.

Nel nostro sistema scolastico invece, si continua a confondere l'informatica con il computer, dove si usa il computer si dice che si studia l'informatica: sarebbe come se chi va a scuola guida dicesse di studiare ingegneria meccanica! E la confusione è diffusa sia presso la classe insegnante che presso i genitori nonché fra quelli che dovrebbero essere gli enti competenti del Ministero.

Le applicazioni dell'informatica sono possibili in tutti i campi del sapere e quindi il computer deve essere considerato uno strumento utile, fra non molto diventerà indispensabile, nello studio di tutte le discipline, dall'italiano alla lingua straniera, dalla matematica alle scienze, dalla storia alla geografia, dalla musica alle arti figurative e proprio per questa sua trasversalità dovrebbe essere diffuso in tutte le scuole e dovrebbe essere presentato proprio come uno strumento e non come "l'insegnamento dell'informatica". Ciascun docente dovrebbe, per la parte che concerne la sua disciplina, essere in grado di mettere a frutto i vantaggi che il progresso tecnologico gli mette a disposizione e offrire ai suoi allievi una quantità di conoscenze e di strumenti adeguati sia alla sete di sapere che normalmente caratterizza l'età giovanile che alle sempre maggiori esigenze del mercato del lavoro. Non ha quindi molto senso che le scuole non specializzate prevedano nei loro progetti, magari sperimentali, l'introduzione dell'informatica da affidare all'insegnante di una disciplina che viene ritenuta affine (e che di solito è la matematica). Sarebbe molto più proficuo che ogni scuola si dotasse di un laboratorio multimediale e che tutti i docenti potessero utilizzarlo indipendentemente dalla materia insegnata. Per ora penso al laboratorio perché ritengo che i tempi in Italia non siano ancora maturi per parlare della presenza di un computer in rete (internet) su ogni banco di scuola, ma ritengo che questo sarà l'inevitabile epilogo dell'informatizzazione della nostra società, la quale deve dotarsi di strumenti sempre più potenti e sofisticati per far sì che l'uomo possa acquisisre un numero sempre maggiore di conoscenze e abbia più tempo per dedicarsi ad attività in cui il suo essere uomo abbia un ruolo preponderante.

Occorre fare chiarezza su questa continua ambiguità anche nei confronti dei genitori che iscrivono i propri figli ad una scuola piuttosto che ad un'altra "perché lì si fa informatica": va loro spiegato se in quella scuola i ragazzi affronteranno le tematiche della disciplina o se invece non si limiteranno più semplicemente ad imparare l'uso del computer. Ciò che i non addetti ai lavori chiamano informatica, non sempre può essere definito come tale: non bisogna confondere la video scrittura o il trattamento testi o l'uso di un pacchetto applicativo con l'informatica perché tali strumenti ne sono solo un'applicazione, sarebbe come considerare esperto di informatica un campione di video game.

Una volta chiarita la differenza fra informatica e uso del computer gli enti competenti del Ministero della Pubblica Istruzione, dovrebbero affidare l'insegnamento della disciplina ad insegnanti aventi una preparazione adeguata e non appiopparlo a docenti che si ritrovano a doverlo impartire senza averne le competenze necessarie e dovrebbero inoltre promuovere corsi di "alfabetizzazione" per tutti gli altri docenti che dovranno invece semplicemente limitarsi ad usare uno strumento che è stato reso estremamente semplice da usare e che quindi è sicuramente alla portata di tutti indipendentemente dalle competenze specifiche.

Gli insegnanti di informatica si chiedono perché la loro disciplina venga spesso affidata ai loro colleghi titolari di altre materie: il messaggio che traspare da questo fatto è innegabilmente quello che l'informatica tutto sommato non richiede una grossa specializzazione, ma tutti, con un po' di pratica possono insegnarla; inoltre, come se non bastasse, l'insegnante di informatica si ritrova spesso costretto a spiegare l'uso di pacchetti applicativi che potrebbero essere tranquillamente proposti da altri docenti anche perché, se non lo facesse, correrebbe il rischio di passare per incompetente nella propria materia.

DALLA BIRO AL COMPUTER...
le resistenze nei confronti delle nuove tecnologie

Se soffermiamo ora l'attenzione sul ruolo che lo strumento computer potrebbe avere nella nostra scuola, ci scontriamo, come sempre quando si introducono le novità, con le fazioni degli accesi sostenitori e con quelle dei più aspri denigratori: gli uni e gli altri con le loro ragioni vere o presunte. Come sempre "in medio stat virtus": essendo uno strumento nuovo esso incontra spesso l'ostilità di alcuni docenti che, non volendo dedicare tempo all'apprendimento di nuovi saperi, si barricano dietro ad un "ma il rapporto col computer è freddo e spersonalizzante", altri invece, che magari hanno avuto occasione di impararne l'uso vorrebbero a tutti i costi far vedere quante belle cose si possono fare, altri ancora soffrono di un blocco psicologico nei confronti di uno strumento che continuano a ritenere difficile da usare. E' quindi estremamente importante sfatare il mito, purtroppo ancora persistente, che il computer sia uno strumento difficile da usare e tutt'al più "adatto" agli insegnanti delle discipline scientifiche: tutti gli insegnanti di tutte le discipline possono facilmente imparare ad usarlo e devono trasmettere questa loro consuetudine ai loro allievi. E' ovviamente molto importante che in questa operazione gli insegnanti non vengano abbandonati a se stessi: le scuole devono essere dotate di computer riservati ai docenti affinchè essi possano utilizzarli durante corsi di formazione e/o di autoistruzione e ne possano così verificare in prima persona sia le potenzialità che il campo di applicazione all'interno della propria disciplina. La prima barriera da superare è quella psicologica: tutti devono rendersi conto che un'affermazione del tipo "il computer non è roba per me, io non imparerò mai ad usarlo perché è troppo lontano dalla mia mentalità, preferisco usare carta e penna che sono meno impersonali" è equivalente a "io non prenderò mai la patente perchè il viaggio in automobile è troppo squallido rispetto ad un viaggio su una carrozza trainata da cavalli".

Penso che molti ricordino quanto fu difficile convincere i maestri elementari che la penna biro era più comoda e funzionale della vecchia penna col pennino: non c'era bisogno di carta assorbente, non c'era più il problema del pennino spuntato, dell'inchiostro che schizzava da tutte le parti e del calamaio che andava riempito quotidianamente e che poteva anche rovesciarsi su quaderni e vestiti. La penna biro fu una piccola rivoluzione tecnologica che incontrò, pur nel suo piccolo, numerose ostilità giustificate quasi sempre da una non ben chiara esigenza di far acquisire agli alunni una "bella calligrafia", non dobbiamo quindi meravigliarci che una grande rivoluzione tecnologica come quella del computer incontri delle resistenze, ma dalla penna biro al computer, tutte le rivoluzioni tecnologiche hanno finito prima o poi inesorabilmente con l'imporsi perchè la tecnologia facilita la vita all'uomo che ha sete di fare e di sapere, ma che vuole ottenere risultati sempre migliori minimizzando i propri sforzi. Il computer va proprio in questa direzione.

NELLA NOSTRA SCUOLA C'E' UN COMPUTER...
cosa ce ne facciamo?

Una volta assodato che il computer va introdotto nelle scuole, anche materne, non come optional promozionale, ma come strumento di lavoro quotidiano, occorre bilanciarne e finalizzarne l'uso, vanno scelti con molta cura i pacchetti da proporre cercando di districarsi fra l'immensa offerta del mercato e soprattutto va presentato lo strumento per quello che è utilizzandolo con naturalezza e senza pomposità proprio come se fosse un televisore. Al contrario del televisore però, il computer ci offre la possibilità di interagire: utilizzando il mouse i ragazzi possono "sprofondare" nei vari livelli di un ipertesto (che può essere anche solo grafico per i bambini che non sanno ancora leggere) o prendere delle decisioni durante un gioco o usarlo per selezionare o cancellare porzioni di testo e altro ancora. Il mouse. E' un piccolo strumento che mi ha sempre meravigliato e affascinato per la sua capacità di farsi usare in modo intuitivo. E', interessante vedere come i bambini nel giro di qualche secondo riescano a maneggiarlo in modo assolutamente autonomo, da veri padroni dello schermo. E' proprio la possibilità di interazione del computer che dovrebbe essere sfruttata per stimolare e soddisfare la curiosità dei ragazzi i quali prenderebbero così dimestichezza con lo strumento e, progredendo negli studi, se opportunamente guidati, potrebbero acquisire un metodo di studio, di lavoro e di ricerca estremamente potente.

Lo sviluppo tecnologico ha portato alla realizzazione di h/w sempre più sofisticati e alla realizzazione dei computer multimediali i quali sono supportati da prodotti s/w adatti anche alla più tenera età. Fin dalla scuola materna i ragazzi potrebbero essere coinvolti nella "lettura" di libri elettronici e nella realizzazione di lavori di gruppo o individuali utilizzando l'immensa marea di materiale disponibile sui supporti magnetici (CD-ROM e dischetti).

Nella scuola elementare potrebbero venire a conoscenza del concetto di ipertesto, magari per leggere un libro game o per fare una ricerca prelevando materiale da un CD che l'insegnante avrà loro consegnato e potrebbero anche imparare ad usare la tastiera. Io ancora oggi non so scrivere senza guardare i tasti, perché nessuno mi ha mai insegnato ad utilizzare una tastiera nel modo giusto, ma penso che questa sia una tipica attività da apprendere nel corso delle scuole elementari come penso che debbano essere appresi alle elementari l'uso di un word-processor e la tecnica di stesura e impaginazione di un testo.

Un'importante applicazione, a livello di scuola media, dell'uso del computer e che potrebbe essere utilizzata ai fini della familiarizzazione degli alunni con realtà diverse da quella in cui sono abitualmente inseriti, potrebbe essere l'uso di Internet inteso non solo come navigazione attraverso siti più o meno esotici, ma soprattutto come scambio (elettronico) di esperienze e materiali con altri loro coetanei tramite l'uso della posta elettronica. Io mi sono limitata a dare degli esempi e a fare alcune riflessioni sulle potenzialità del computer, ma sono fermamente convinta che in tutte le scuole bisognerebbe lavorare in questa direzione e fare delle proposte operative adeguate alla propria realtà.

Buon lavoro a tutti!