la lista di discussione Edtech

di Romolo Pranzetti

 

 

"Una comunità virtuale è una comunità che si organizza intorno a centri di interesse". La definizione è di Pierre Levy e si attaglia perfettamente anche alla lista di discussione Edtech, facente capo all'università statale del Michigan. Nel mese di febbraio Edtech compie nove anni di vita, alimentata da docenti con interessi propriamente tecnico - didattico, con un certo privilegio per l'aspetto tecnico. Sono docenti che usano il Mac o il PC nel loro insegnamento o sono assistenti di laboratorio per qualche disciplina fra le più colorite che offra il panorama scolastico americano, dove non esiste una ferrea programmazione centrale, neanche a livello di singolo stato. Da nove anni, una ventina di contributi quotidiani vengono passati da moderatori piuttosto severi, che pretendono da ogni intervenuto il nome e cognome, e l'e-mail; il testo non deve essere fuori argomento, né puo' offendere gli altri frequentanti della lista. Ci&ogr ave; detto, in Edtech non regna sovrana la noia. E' possibile consultare l'archivio, dotato di un adeguato motore di ricerca, che nel sito http://www.h-net.msu.edu/~edweb consente di ricercare quanto può ancora oggi avere un interesse per il ricercatore o lo studioso. Basta digitare un termine e si può partecipare a una specie di tavola rotonda virtuale sui problemi dell'educazione e delle tecnologie educative. Oppure si può scegliere la consultazione cronologica, anch'essa molto istruttiva, in quanto rende testimonianza delle mutazioni "genetiche" (da un mese all'altro) avvenute in rete. Gli argomenti trattati non sono ovviamente solo tecnici: è possibile anche avere risposte "filosofiche", pedagogiche o sociologiche su argomenti attinenti la tecnologia, ed è sorprendente come distanze, mentalità, ambienti sociali possano relativamente condizionare certi mod i di vedere. Gli stereotipi educativi oramai hanno in comune il linguaggio, quasi come quelli tecnologici, del resto.

 Nel messaggio di compleanno, stilato dal redattore capo dottor Vickie L. Banks, la lista viene definita come una "comunità virtuale di professionisti dell'educazione", e in effetti di questo si tratta. E' un grande villaggio di persone alle prese con questo mestiere o meglio professione, sempre nell'occhio del ciclone e mai adeguatamente definita, che con i loro interventi hanno delineato, sia pure in controluce, un itinerario storico dell'educazione a livello mondiale. In effetti confluiscono in quella lista quasi 4.000 educatori o interessati ai problemi dell'educazione, soprattutto nei suoi aspetti tecnologici, provenienti da oltre 50 paesi, anche se ovviamente la fanno da padroni i docenti degli USA (2733), seguiti dai canadesi, dai brasiliani, dagli australiani e neozelandesi, dai sudafricani e dai taiwanesi. Non mancano gli italiani. I lettori della lista, poi, con collegamenti via e-mail o con altri mezzi, si possono sommare a 8.000.

 Qualche settimana fa, una consulente tecnologia con 14 anni di esperienza nella scuola elementare di Edgewater, Maryland, di nome Carmen Prouty, 36 anni, sollevò il problema della scarsa rilevanza di alcune domande, la cui risposta si poteva trovare tranquillamente in ogni "manuale" del software acquistato. La e-mail non era stilata in termini offensivi, perché altrimenti sarebbe stata cestinata. Tuttavia decine e decine di membri della lista si offesero, si aggrapparono alla tastiera e replicarono alla Prouty con ton irisentiti. Altri, al contrario si schierarono dalla parte dell'accusa. Ne è venuto fuori un dibattito molto interessante. Il "subject" della e-mail di partenza della signora Prouty ricordava Snoopy, guida di passerotti scouts: "I'm lost, I think" (credo di essermi perso). "Non volevo offendere nessuno", ci risponde Carmen Prouty, contattata via e-mail. Per la Prouty, il computer è diventato il mezzo indispensabile per accedere a quell'immensa biblioteca che è Internet, nella quale si può trovare risposta ad ogni curiosità scientifica. Inoltre la tecnologia informatica consente un'accelerazione notevole sia dei tempi di apprendimento sia di quelli di insegnamento. Per questo è preziosa, consente un risparmio di risorse, prima fra tutte quella temporale. "Alcune repliche - dice la Prouty - hanno rilevato la mia eccessiva durezza, quasi avessi infilato le unghie sulla pelle. Posso capire tali reazioni, anche se quello che conta è che la gente usi al meglio la tecnologia". In realtà questo è lo scopo vero di Edtech, una comunità mondiale in rete.

Romolo Pranzetti

romolo@luda.livorno.it