Per un rapporto di Comunicazione tra Città-Territorio e Scuola

di

Cappello Francesco

 

Autonomia di scelta e responsabilizzazione si raggiungono sulla base di una ricerca di corrispondenza con la realtà territoriale economica e sociale di cui la scuola è espressione.

E' necessaria una organizzazione della formazione in grado di suscitare normalmente, e non come fatto eccezionale la ricerca e la pratica identificatoria d'una realtà possibile.

Il principio pedagogico imperante, che tarda ad essere sostituito, è perciò quello del "condurre per mano".

 

Autonomia come possibilità di scelta

Acquisire capacità di scelta ipotizzando e verificando, imparare cioè a fare esperienza, costituisce obiettivo ineludibile della riorganizzazione del sistema scolastico che non deve ridursi e ridurre a 'far pratica' ma deve rifiutare una scuola tesa alla semplice riedizione dell’esistente malgrado la crisi che lo attraversa, limitandosi cioè alla dimensione della ripetizione di moduli formativi.

In presenza di una radicalizzazione della crisi che pervade i sistemi sociali contemporanei, le nostre scuole devono potersi assumere un ruolo importante nel concepire un futuro possibile evitando di limitarsi alla riedificazione, seppur razionalizzata, dell'esistente.

Il cambiamento di struttura che permetterebbe di liberare gradi di libertà congelati è possibile se si supera l'attuale ordinamento sequenziale e gerarchico in classi mutuando una organizzazione dell'apprendimento secondo modalità, in parte, universitarie.

 

Un organizzazione per corsi (a durata variabile secondo le esigenze) piuttosto che per classi con avanzamento ritmato dal superamento delle relative prove d'esame opportunamente ripartite secondo le esigenze didattiche di studenti in età adolescenziale o post-adolescenziale. (non si viene promossi o bocciati su tutto il fronte delle materie affrontate nell'anno scolastico...) e si è sempre in tempo a richiedere delle modifiche di percorso formativo non solo in seguito a un insuccesso rispetto ai propri propositi ma anche per maggiore consapevolezza raggiunta rispetto alle necessità del proprio progetto (piano di studi personale) o ancora per accogliere quanto di nuovo e interessante propone l'offerta formativa in continua evoluzione (orientamento permanente).

Va subito detto, a scanso di equivoci, che un insopprimibile vincolo nella formazione dei piani di studio personali, dovrebbe assicurare una base formativa comune di tipo cognitivo-contenutistico basata sulle conoscenze disciplinari più tradizionali. Tale formazione di base avrebbe il compito di conferire, oltre a un comune substrato culturale, una sorta di identità nazionale al SSI, da declinare localmente sulla base delle particolari specificità territoriali di ordine culturale, storico e antropico

Punti importanti nella costruzione della nuova struttura dell'organizzazione scolastica qui proposta sono così sintetizzabili:

a) non più il gruppo classe ma la frequentazione di corsi prescelti cui non dovrebbero essere ammessi più di venti studenti per creare le condizioni necessarie al superamento di una didattica solo trasmissiva e agevolare l'adozione di metodi educativi di tipo comunicativo che sono gli unici in grado di valorizzare e incoraggiare la creatività coprogettuale di ogni studente contribuendo nel contempo a prepararlo al più complesso ruolo di cittadino;

b) forme di tutoraggio tali da consentire un più autentico rapporto con le nuove generazioni non limitate al rapporto con gli insegnanti ma allargate ai soggetti sociali coinvolti nelle attività educative e propositive. (coeducazione permanente)

c) attivazione di un circuito informativo che possa facilitare, accanto alla conoscenza dell'offerta formativa esistente, la lettura del particolare contesto in cui ci si muove e si intende operare interpretandone le potenzialità evolutive e aiutando lo studente in primo luogo a "individuarsi" anche in relazione alla scoperta delle proprie attitudini e alla ‘costruzione’ del proprio ruolo di cittadino.

d) scelta dei corsi aperta a un ventaglio di possibilità non definite a priori ma variabile secondo l'offerta formativa proveniente da un ambito non ristretto al tradizionale contesto scolastico e indotta dalle esigenze di formazione direttamente espresse dagli studenti e dai loro progetti dimodocchè la richiesta superando una 'massa critica' possa essere accolta e integrare arricchendola l'offerta formativa esistente; in questo modo possono nascere ma anche declinare nuclei di interesse specifici e non prevedibili a priori, perchè in coevoluzione permanente con la complessità del sistema sociale in cui emergono.

e) l'organizzazione per corsi potrebbe prevedere un sistema di verifiche e valutazione in itinere con l'alternativa dell'esame finale integrale e con l'evidente vantaggio che non si è respinti su tutto il fronte....

f) la frequenza ai corsi prescelti non può che pensarsi obbligatoria.

g) il piano di studi dovrebbe essere sempre sottoponibile a verifica e variazioni strada facendo (auto-orientamento sulla base dell'esperienza diretta della pratica del proprio progetto di studio e formazione)

a tal fine è necessario pensare all'istituzione di commissioni allargate, non ristrette cioè alla tradizionale figura del docente, che valuti le variazioni proposte.

 

Non solo professionalità individuale

Il rapporto con il sistema di istruzione post-secondario potrebbe in parte prefigurarsi come il luogo in cui oltre all'approfondimento del percorso scelto si agevola la possibilità di convergenza tra piani di studio individuali. Superando la scala individuale i percorsi di formazione avrebbero la possibilità di evolversi in progetti collettivi, maturando in forma di cooperative, microimprese, associazione non profit ecc., con il notevole vantaggio di venire alla luce in situazione per così dire protetta.

L’individuazione, la integrazione e la acquisizione delle conoscenze necessarie alla praticabilità del progetto condurrebbero peraltro alla richiesta di soddisfazione di particolari esigenze formative cui la struttura scolastica sarebbe chiamata a corrispondere.

Che gli esiti formativi consistano nella formazione di gruppi accanto alla tradizionale formazione di professionalità singole non può non costituire un elemento di novità auspicabile. Il singolo risulta come è noto ricattabile sul mercato del lavoro e indotto sempre più spesso a "prostituirsi". Le sue possibilità di incontro costruttivo (con altri nelle medesime condizioni) in unità di impresa più complesse (cooperative, microimprese, associazioni , ecc.) risultano più osteggiate che assecondate e comunque troppo affidate al caso.

Sarebbe necessario allora spostare all'interno della istituzione formativa, l'eventualità d'un processo di incontro tra competenze e attituduni diverse con l'obiettivo di individuare possibili progetti comuni concepiti anche grazie a un'attività orientativa, qualitativamente molteplice e costantemente rinnovata nei suoi contenuti e attori (tutoraggio sociale).

Attività che risulti finalizzata pure all'intercettazione e adattamento di quanto di interessante si fa altrove con l'obbiettivo di suggerire sistematicamente opportunità e idee sulle "possibilità del fare" indagate 'scientificamente' permettendo alle realtà nascenti di muovere i primi passi in ambiente protetto.

Materie importanti di studio diverebbero in un tale contesto quelle che forniscono informazioni che vanno dal come 'si mette su' una cooperativa, un'associazione, un impresa a quelle che ti forniscono preziose informazioni sulle possibilità di finanziamento esistenti ecc.

Un processo di indagine atto, quindi, a pensare insieme, definire e valutare i progetti nel maggiore dettaglio possibile indagandone la fattibilità e le possibilità di successo al fine di ridurre al minimo il rischio di intrapresa connesso.

E' in questo modo che può essere praticata una dimensione di ricerca anche per livelli di formazione non universitaria, nei luoghi della scuola secondaria e post-secondaria in naturale soluzione di continuità tra loro. Per questa via sarebbe possibile riconoscere un protagonismo nella trasformazione sociale a studenti, educatori, insieme agli altri soggetti sociali e si verrebbe a costruire una forma alta e necessaria di autonomia come possibilità di scelta e ricerca conferibile al sistema scolastico che si eleverebbe a effettivo strumento di autogoverno del territorio.

Docenti attivi nel proporre, e recettivi nei confronti delle richieste emergenti, studenti attenti al rapporto col proprio territorio, attivamente impegnati a studiarne e indagarne le possibilità evolutive valorizzandone risorse e potenzialità prima non riconosciute ne costituirebbero la naturale conseguenza.. Una scuola in interazione circolare col territorio, capace di accogliere e valorizzare, integrando organicamente in una miriade di progetti (senza rischio di saturazione e obsolescenza) i percorsi proposti e riconosciuti come perseguibili, le occasioni formative e il sapere esterno coniugato al più tradizionale sapere disciplinare del quale verrebbe rinnovato e rivitalizzato il senso, il significato e la motivazione.

Bisogna, perciò che le scuole si attrezzino a identificare nuove aree formative veicolanti opportunità inedite, che strutturino e organizzino percorsi articolati riservandosi di modificarli strada facendo.

Programmare per progetti

Privilegiare i progetti, rispetto ai programmi, pensando alla possibilità per ognuno di redarre propri Piani di Studio e Formazione ispirandosi o accogliendo in toto, piani di studio "consigliati" , elaborati e generati nell'interazione comunicativa tra i soggetti sociali/istituzionali che abitano lo specifico territoriale in cui vive la scuola.

Piani di studio così concepiti avrebbero la possibilità di nutrirsi della variegata proposta fomativa, supposta in divenire e proveniente da enti locali, strutture produttive, organizzazioni di categoria, di comunità, ecc. trovando nella grande varietà di composizioni possibili in piani di studio individuali una loro virtuosa e organica integrazione che ha maggiore possibilità di risultare significativa nel particolare contesto territoriale in cui è concepita; in tale contesto risulterebbe degnamente valorizzato il prezioso patrimonio di ‘conoscenze acquisite’ da reinterpretare in termini moderni, per ricucire quella rottura di continuità con il passato che è stato il portato negativo della modernità, e che può invece paradossalmente contribuire a costruire una prospettiva per il futuro: scuola come luogo della trasformazione della storia in progetto.

La conformazione dei gruppi formati sulla base di un progetto comune (vedi sopra) avrà necessariamente natura multidisciplinare con tutte le conseguenze che questo comporta:

creazione "sul campo" di linguaggi condivisi tra i componenti del gruppo e adatti alla comunicazione tra i diversi saperi disciplinari, e presa di coscienza della necessità di un sapere non più parcellizzato (per 'materie') ma significativamente interdisciplinare.

E' necessario che ciò accada perchè è evidente che non esiste problema che possa essere affrontato o progetto che possa essere perseguito tenendolo confinato nell'ambito di un unico sapere disciplinare. Per questa via sarebbe concretamente motivata e naturalmente avviata la integrazione e fecondazione reciproca tra saperi umanistici e scientifico-tecnologici.

Va ribadito che il gruppo può strutturarsi organicamente ed evolvere creativamente solo se impara a mettere la comunicazione tra i suoi membri e con il contesto sociale di cui è parte, in primo piano.

La percezione sociale del ruolo dello studente muterebbe profondamente venendo in primo piano la sua caratteristica di risorsa sociale di irrinunciabile valore. Lo studente non sarebbe più percepito come un "costo" (di formazione ecc.) ma verrebbe in primo piano l'importante contributo propositivo e perciò stesso creativo nel concepire e sperimentare in prima persona nuovi percorsi formativi come futuri possibili.

 

Ogni docente potrebbe acquisire funzione pienamente propositiva e riproporre le proprie conoscenze declinate rispetto alle esigenze che sente e che contribuirebbe a far emergere; svolgerebbe così una attività di ricerca anche rispetto al proprio ruolo che non sarebbe più costretto a quella fissità cui l'impianto tradizionale l'ha vincolato.

Se non si vuole correre il rischio di 'ingessare' lo spettro dei possibili percorsi di formazione è opportuno che questi possano evolvere in rapporto organico coi contesti che li giustificano; per questo è necessario arricchire l'offerta formativa, diversificare i percorsi, renderli significativi nel contesto del più ampio progetto in cui la città-territorio si identifica.

 

Il ruolo dei genitori, potrebbe mutare profondamente in tale contesto educativo: presenti, a loro volta, non solo come fruitori diretti con propri progetti di studio (educazione permanente), ma con la possibilità di valorizzare la loro presenza nel ruolo di figure di sistema attivi nelle operazioni di tutoraggio/orientamento o addirittura titolari di particolari corsi da loro proposti sulla base di competenze ed esperienze acquisite nella vita lavorativa, professionale ecc.(si pensi ai pensionati in possesso di significative esperienze professionali che con ogni probabilità metterebbero volentieri a disposizione della comunità scolastica) intrecciando così l'educazione rivolta ai giovani a forme di 'coeducazione permanente'.

Per questa via sarebbe possibile recuperare un rapporto tra generazioni che oggi non è molto facilitato dallo stato delle cose.

Autonomia di scelta non significa condanna all'isolamento e al fai da te ma l'esatto contrario: è prima di tutto uno sviluppo della capacità d'uso della conoscenza, non strumentale, ma che permetta al potere individuale di ogni studente di crescere e rafforzarsi 'facendo presa' sul mondo circostante, evitando cioè di subirlo fino a diventarne vittima, 'individuandosi' e acquisendo coscienza del proprio essere tra gli altri per guadagnarsi la consapevolezza della necessità del proprio ruolo e l'energia necessaria a perseguirlo.

Responsabilizzazione, quindi, e opportunità di partecipazione attiva e concreta al più ampio progetto della Città-Territorio di cui la scuola è parte integrante e vitale.

La fase di messa a punto dei piani di studio presuppone gli studenti come soggetti attivi nello scrutare ed interrogare le proprie attitudini e vocazioni in relazione alle potenzialità evolutive del territorio che abitano dal punto di vista civile ed economico. Attenti, perciò, alle offerte formative da esso provenienti, contribuiranno a suscitare bisogni e forme di conoscenze inedite se avranno la possibilità di liberare il loro 'sguardo nuovo' sul mondo. Arricchire l'offerta formativa, consentendo una maggiore diversificazione ed articolazione dei percorsi, caratterizzarli territorialmente o rispetto alle necessità di contesti più ampi, verrebbe ad essere compito diffuso di ricerca sociale non più devoluto alla sola scuola che dovrebbe avere come compito primario quello di assicurare la formazione di base come piattaforma su cui innestare l'intervento aperto e creativo del più ampio contesto sociale. Una scuola propositiva, creativa, interfaccia organica col contesto sociale ed economico non più disposta all'esaltazione della creatività come mero talento individuale ma tutta tesa a ricercare attivamente le condizioni che agevolino l'emergere d'una creatività diffusa e sistemica cui tutti hanno diritto di contribuire e di godere.

 

Un sistema scolastico come laboratorio sociale, la pratica di una cultura viva come ricerca e sperimentazione di una società possibile nello scenario contemporaneo che attinge al già conosciuto reinterpretandolo alla luce delle nuove acquisizioni, necessità e urgenze.

Frenare e invertire il processo di deperimento in atto a carico della Città è compito irrinunciabile per la Scuola, ma si tratta di un atto di rivitalizzazione reciproca fondato sulla ricerca di un rapporto organico con la

città-territoro di cui è parte e nel contempo generatrice.

 

prof. Cappello Francesco ITG L. Nottolini (LU) Abitazione tel. 050-662950