Certificazione e discriminazione in USA

di Mark Epstein

In un precedente articolo, una breve introduzione alla storia della certificazione negli Stati Uniti, ho fatto notare il collegamento tra lo sviluppo di strumenti 'psicometrici' usati a scopo di certificazione, e l'evoluzione di teorie genetiche dell'intelligenza e spesso di convinzioni eugenetiche tra i fondatori della certificazione in questo paese.
Questo collegamento è tutt'altro che scomparso. Nel 1994 sono apparsi vari libri che hanno continuato questa tradizione di abbinamento di risultati 'psicometrici' ottenuti tramite vari test, soprattutto di tipo IQ, ma anche di tipo SAT, e tesi genetiche sul tipo di politica interna da seguire in base a questi risultati (fondi per lo stato assistenziale, per l'educazione, per ragazze-madri, ecc.). Tra i titoli più dibattuti i seguenti: Richard J. Herrnstein e Charles Murray, The Bell Curve; J. Philippe Rushton, Race, Evolution and Behaviour e Seymour W. Itzkoff, The Decline of Intelligence in America. Gli argomenti degli autori sono stati dibattuti in tutti i maggiori media, sia a stampa che elettronici. Il libro forse più dibattuto essendo il primo, The Bell Curve. Uno degli autori, Richard Herrnstein, ora defunto, è stato un convinto assertore dell'esistenza del fattore "g", proposto in origine all'inizio del secolo da Charles Spearman, ed equivalente, in parole povere, ad un 'fattore generico di intelligenza'. Bisogna aggiungere che la comunità degli 'psicometristi' è tutt'altro che unanime nel credere all'esistenza di "g".
Ciononostante, gli argomenti degli autori citati, sono tutti a sostegno di interventi si puo dire di "ingegneria sociale" da parte degli enti di governo federali, statali e locali, interventi basati sul panorama genetico/eugenetico presentato dagli autori. Si parla di nuovo dell'eccessiva riproduzione da parte della comunità afro-americana, che, sempre secondo gli autori, è anche quella più deficiente dal punto di vista dei punteggi IQ.
Non mi dilungherò a dimostrare l'insussistenza scientifica delle tesi degli autori: Stephen Jay Gould a suo tempo, e molti recensori dei libri citati, lo hanno fatto in dettaglio, con grande pazienza ed acume (tra le altre cf. le recenzioni apparse sul New York Review of Books e sulla rivista The Nation nel 1994). Ciò che a mio parere è significativo è il riciclaggio di tesi che sono molto vicine a quelle di autori come Lombroso, nel 19esimo secolo, o a quelle di ambienti dell'eugenetica, del darwinismo sociale e di aree del behaviorismo, nel periodo successivo a quello di Lombroso. Del resto non è certo un caso che questo tipo di tesi abbia trovato incoraggiamento, appoggio, e terreno fertile in un ambiente socio-politico come quello creato negli USA dall'avvento di Reagan. Charles Murray, di cui sopra, è stato consulente della American Enterprise Institute, e molto vicino ad ambienti reaganiani.
Non è questo il luogo per discutere le ragioni storico/sociali della popolarità di tesi biologicamente/geneticamente deterministe negli USA (pensiamo al movimento della sociobiologia, o al socialdarwinismo, tra i molti), così come di filosofie e atteggiamenti "pragmatici", e della invece quasi totale assenza di filosofie con basi storico- sociali, o anche solo storiciste. è tuttavia necessario ricordare come ci possa essere un legame tutt'altro che casuale, tra il costante declino dei livelli di assistenza sociale negli Stati Uniti dall'era Johnson in poi, gli aumenti dei livelli di povertà, la crescente ghettizzazione e polarizzazione della società statunitense, e l'aumento, o frequentemente, il permanere di notevoli diseguaglianze tra i livelli di educazione raggiunta da comunità economicamente svantaggiate e comunità invece avvantaggiate.
Ed è in situazioni di questo tipo che hanno proliferato strategie retoriche del tipo "blame the victim" (ca.: "dà la colpa a chi subisce"): un tipico argomento dell'era reaganiana, per esempio, era che situazioni assistenziali toglievano incentivo ai poveri nel partecipare alla competizione per il posto di lavoro. Poco importava a questi strateghi che i posti di lavoro non ci fossero... Ora, da un punto di vista sociale, è evidente che gli argomenti tipici di un libro come The Bell Curve adempiono proprio questo scopo: dopo aver introdotto tagli massicci a livello di assistenza e previdenza sociale, di fondi per le scuole e per l'educazione, di fondi per l'assistenza medica e sanitaria, ci si rivolge alle vittime di questi tagli, e con il solito raffinato uso del circolo vizioso, gli si dà la colpa della cambiata situazione: sono geneticamente ed intellettualmente tarati, incapaci, e quindi degni di vari tipi di controllo e ghettizzazione.

Ora la ETS (Educational Testing Service) ed altri enti che producono certificazioni a livello nazionale negli USA, hanno cercato in tutti i modi di distanziarsi dagli autori appena citati. E a livello di convinzioni individuali, è probabile che solo una minoranza degli addetti ai lavori della ETS, sia favorevole alle tesi di Herrnstein, Murray et al. Ciononostante, i punteggi ottenuti sui vari test della ETS, dimostrano correlazioni sia con fattori di tipo etnico che, e soprattutto, con fattori economico-sociali, di classe.

LA SOMMINISTRAZIONE DELLO SAT

La College Board, un ente che rappresenta un vasto consorzio di colleges statunitensi, è l'agenzia che incarica la ETS di produrre le certificazioni SAT. Le certificazioni SAT o SAT I, che sono certificazioni in abilità generiche (verbali e logico- matematiche), e quelle SAT II (in materie specifiche come biologia, fisica, arte, ecc.) vengono somministrate a studenti degli ultimi anni di high-school. Sono gli studenti stessi a richiedere alla ETS di essere sottoposti ad esame, e gli esami vengono somministrati a livello nazionale, a date precise, presso 'centri di certificazione', che sono spesso scuole che hanno soddisfatto le esigenze dell'ETS per quanto riguarda le condizioni di somministrazione della certificazione stessa. Le stesse regole si può dire che valgano per la somministrazione di certificazioni di tipo AP. La ragione per la quale molti studenti decidono di sottoporsi ad un SAT od un AP è che molti dei college cui gli studenti hanno fatto o faranno domanda di ammissione, lo richiedono come condizione per essere considerati e certamente per essere immatricolati presso l'istituzione medesima. La decisione di richiedere o meno uno specifico esame, è di esclusiva competenza dell'istituzione stessa, così come è di loro esclusiva competenza la politica di accreditamento e di piazzamento degli studenti in base ai punteggi ottenuti (tra le altre componenti).

è la stessa College Board a pubblicare molti dei dati statistici ottenuti dalla somministrazione delle certificazioni stesse. E tra queste statistiche troviamo categorizzazioni e correlazioni che possono senz'altro essere usate da autori quali Herrnstein et. al. Un esempio è la seguente tabella di punteggi in abilità logico-matematiche, divisa per categoria etnica, ma correlata anche con lo studio dell'algebra e della fisica [M=Maschi; F=Femmine], del 1997:

Gruppo etnico Punteggio medio
sullo SAT Matem.
%ale che studia
algebra fisica
M origine asiatica 578 44 70
M bianchi 545 26 54
F origine asiatica 543 39 63
Media per tutti i M 530 26 53
F bianche 510 22 44
Media per tutte le F 494 22 44
M di origine ispanica 492 21 52
M di origine indigena 492 15 41
M di origine messicana 478 19 43
M di origine portoricana 469 14 47
F di origine indigena 460 13 33
F di origine ispanica 449 16 42
F di origine messicana 444 15 35
M neri 433 12 39
F di origine portoricana 431 11 37
F nere 416 13 38

Ora questa tabella veniva pubblicata senza fornire dati sul numero di studenti in ogni categoria, o le percentuali rispetto al totale per le medesime. Bisogna anche chiedersi in base a quali criteri vengono effettuate le scelte di "categoria etnica". E' facile osservare che nel gruppo che si potrebbe definire in qualche modo influenzato da una cultura ispanofona/'latina' abbiamo ben 3 categorie (ma perché separare solo la cultura messicana o portoricana, e non per esempio anche quella argentina, cilena, salvadoregna, ecc.?), mentre per esempio per il gruppo 'asiatico', per quello 'bianco' e per quello 'nero' non abbiamo distinzioni di tipo nazionale o culturale. Il processo di categorizzazione stesso quindi, viene ad assumere un carattere alquanto arbitrario. E sebbene la tabella sembra fornirci una correlazione approssimativa tra studio dell'algebra e punteggio ottenuto, la deduzione che siamo invitati a fare è lasciata senza ulteriore interpretazione o commento.
Lo stesso tipo di graduatoria etnica è riscontrabile nei dati disponibili per altre serie di esami: ho sottomano le tabelle per tutti gli esami della serie AP nelle varie discipline per il 1992. Nella stragrande maggioranza dei casi abbiamo la seguente graduatoria:
  1. studenti di origine 'asiatica'
  2. studenti 'bianchi'
  3. studenti di origine 'ispanofona'
  4. studenti 'neri'
In alcuni casi c'è un rovesciamento della graduatoria tra 1) e 2), ma ciò che è notevole è che anche in una materia come la lingua inglese (con una forte componente di saggio/scrittura), gli studenti di origine 'asiatica' risultino al primo posto. O ad esempio nell'AP di lingua spagnola, gli studenti di origine 'ispanofona' risultano primi (l'unico esame con questo risultato), mentre nell'esame di letteratura spagnola, la graduatoria torna ad essere quella che ho fornito sopra. Ma come nel caso della tabella dei punteggi sulle abilità logico- matematiche, questi risultati ci vengono forniti senza ulteriori precisazioni riguardo cultura, numeri e percentuali di studenti rispetto al totale, ambiente economico sociale degli studenti all'interno del gruppo etnico, ecc.
Ora è chiaro che ci possono essere (io direi: ci sono) fattori culturali, economico-sociali e professionali, che vengono difatto occultati o comunque persi di vista all'interno di categorizzazioni di questo genere.
Negli scorsi decenni la ETS ed il College Board sono stati oggetto di ripetute critiche riguardo i risultati ottenuti dai vari gruppi nelle serie di certificazioni che ho citato sopra. Ma la maggior parte delle critiche mirava semplicemente ad ottenere un quadro di risultati che 'riflettesse' la composizione etnica del paese. Ora senza una analisi più dettagliata del fattore educazione e di quello economico-sociale, così come della loro interazione con il formato della certificazione (prevalentemente a scelta multipla, con favoreggiamento di alcuni tipi di abilità logiche) è molto discutibile sia la prassi della ETS e del College Board, sia la prassi dei 'critici', che, come è spesso il caso con i movimenti 'multiculturalistici' in questo paese, mirano semplicemente a riprodurre una piramide del privilegio modellata sulla società civile statunitense all'interno della loro "fetta" etnica. Le negoziazioni riguardano semplicemente le dimensioni di ogni fetta, e di conseguenza il numero di persone presenti ad ogni livello della piramide. In questo senso i movimenti 'multiculturalistici', in genere, invece di favorire un esame delle cause più profonde, delle radici, delle diseguaglianze nel sistema educativo statunitense, hanno difatto favorito una strategia del 'divide et impera' da parte delle elite nazionali, una ulteriore frammentazione e privatizzazione del sistema, e come trend di medio-lungo termine, una serie di tagli al finanziamento dell'educazione negli Stati Uniti.
La ETS e la College Board hanno reagito alle critiche indicando, in parte correttamente, che la loro è solamente un'attività di misurazione e quindi anche 'normativa', e che le cause di squilibri ed ingiustizie risiedono nel sistema educativo vero e proprio. Ed indubbiamente fattori quali il finanziamento perlopiù in base alle tasse locali sulla proprietà, sono in gran parte responsabili di questa situazione. D'altra parte, proprio perché de facto la ETS ed il College Board sono l'unico momento di verifica nazionale del sistema, e come sistema normativo, rappresentano in qualche modo la "qualità" presso il pubblico, i risultati ottenuti vengono spesso usati per giudicare della qualità di singole scuole, di distretti scolastici, ed ovviamente dei singoli studenti. E questo spesso implica non solo un potere riguardo alla percezione di istituzioni od individui, ma anche riguardo il finanziamento di programmi, scuole, corsi, distretti scolastici, o, ad esempio, l'ottenimento di borse di studio, crediti, o l'inserimento in corsi avanzati da parte degli studenti. Quindi un impatto retroattivo reale e molto significativo sul sistema stesso. Il College Board e la ETS includono da parecchi anni un "caveat" riguardo questo uso dei risultati, ma è del tipo delle cautele a stampa minuscola che vediamo per molti prodotti di consumo.
Per proteggersi dalle critiche di "discriminazione" la ETS ha anche introdotto ormai da oltre una decina d'anni una prassi che viene denominata "sensitivity review" (ca."vaglio della sensibilità"). Questa prassi avrebbe lo scopo di rimuovere dalle certificazioni materiali che potrebbero essere giudicati offensivi o comunque causa di ansia o aumento di tensione presso chi si sottopone alla certificazione. In realtà, avendo io stesso lavorato presso la ETS, e conoscendo da vicino le conseguenze di questa prassi, posso dire che la "sensitivity review" ottiene in pratica soprattutto due risultati:
  1. rimuove soprattutto materiali che potrebbero dare adito a cause legali contro la ETS medesima, ed è quindi un meccanismo di autodifesa tipico di molte grosse aziende
  2. finisce con l'includere soprattutto materiali del più tremendo "grigiore comune", che non possono dare adito a 'controversie', ed in cui tutti gli individui sono parte di una medesima anonima quotidianità più o meno pubblicitaria, ad esclusione del più gran numero di contraddizioni reali possibile
E questa prassi ha quindi non solo ha ovvie conseguenze ideologiche e politiche, soprattutto per le certificazioni in singole discipline, ma perfino linguistiche e pratiche, perché di conseguenza varie aree della sociolinguistica e della pragmatica sono virtualmente escluse. Bisogna inoltre aggiungere che non sono state eseguite serie di studi psicologicamente seri sull'impatto relativo di "materiali potenzialmente offensivi" e della cosiddetta "ansia da esame" (che varia molto da individuo ad individuo, ma che ha un impatto notevole sulle prestazioni di singoli candidati) sui risultati delle prove sostenuti da candidati in situazioni da esame e in situazioni normali.
E quindi tuttora da dimostrare da parte della ETS medesima, che i risultati di questa prassi tendono a diminuire lo stress, piuttosto che tendere a censurare una gran parte della realtà che può essere oggetto di esame.

Come ho suggerito a più riprese nei paragrafi precedenti, sebbene ci siano dati riguardo la 'discriminazione' etnica e razziale, questi sono spesso riconducibili soprattutto a fattori economico-sociali e di classe. Ma ottenere dati di questa natura sia dalla ETS e dal College Board, così come dal Department of Education federale, è, per motivi facilmente intuibili, ben più difficile che nel caso di altri fattori.
Comunque alcuni dati generici hanno già una loro importanza: nel 1997 la College Board stima che il 42% degli studenti che si sono diplomati dalle high-school, a livello nazionale, si sono sottoposti ad un esame SAT. Questa percentuale nasconde gli squilibri a livello statale e regionale: per esempio stati poveri e prevalentemente agricolo-rurali, quali il Sud-Dakota od il Mississippi, hanno visto solo il 4% dei diplomati sottoporsi ad SAT, mentre stati relativamente ricchi, urbani, popolosi (e del Nord-est) come il Massachussetts, il Connecticut e lo stato di New York hanno visto rispettivamente l'80%, il 79% ed il 74% dei loro diplomati sottoporsi ad SAT.
Ma un dato sociologicamente molto indicativo è che il College Board medesimo stima che questo 42% rappresenta il 95% delle matricole presso college (di 4 anni) ed università. Di questo 42% nazionale, l'86% viene da famiglie con reddito superiore alla media nazionale inviduale di $20,000 all'anno. Il 49%, ovvero quasi la metà, proviene da famiglie con reddito tra i $20,000 ed i $60,000, ovvero grosso modo la classe media; il 37% da famiglie con reddito superiore ai $60,000 (il 12% sopra i $100,000 annuali); mentre solo il 14% proviene da famiglie con reddito inferiore ai $20,000 annuali, che grosso modo corrisponde alla classe medio-bassa (piccola borghesia e sotto).
Dal punto di vista dell'educazione dei genitori valgono più o meno le stesse osservazioni: il 53% di coloro che hanno sostenuto un SAT, proviene da famiglie in cui almeno un genitore ha almeno un titolo più o meno equivalente a quella che è oggi la laurea breve in Italia (il Bachelor's Degree). Solo il 4% proviene da famiglie in cui entrambi i genitori non hanno un diploma delle medie.
Purtroppo, come notavo in precedenza, non vengono fornite correlazioni tra gruppi etnici e questi dati economico-sociali, così come non vengono forniti dati riguardo il reddito medio nei distretti della scuola (o delle scuole) di origine, e della base fiscale delle medesime (o correlazioni tra questi dati ed i punteggi ottenuti sullo SAT), o sul numero di scuole a diversi livelli di patrimonio, che somministrano lo SAT (a che %ale e numero di studenti?).
In conclusione: ho parlato dei modi nei quali è ancora presente la discriminazione nel mondo della certificazione statunitense, sia per quanto riguarda fattori etnico-razziali, sia per quanto riguarda fattori socio-economici e di classe. Per ora ho solo accennato ad alcune componenti culturali insiti nei processi di discriminazione. Mi riprometto di parlare di questi fattori così come dell'influenza dell'impianto e del formato della certificazione medesima, così come dei processi di creazione del medesimo in un futuro intervento.