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Mediaculturapotere. Il comico della politica.
Aldo Ettore Quagliozzi
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Prendo a prestito, per questo mio post, il titolo dell’importante lavoro del professor Michele Prospero “Il comico della politica”, per l’appunto, - edizioni Ediesse (2010), pagg. 272, € 15,00 -. Dare liberamente un senso “compiuto” al titolo è concesso poiché ad esso si può attribuire un significato del tipo l’aspetto “comico della politica” del signor..., oppure, un significato del tipo il signor...è “il comico della politica” del bel paese. Lascio ai lettori scegliere il significato più confacente alla loro indole ed al loro personale stato d’animo.
Atto unico. Da “B, il possesso del corpo e il miracolo del teatro”, colloquio tra il giornalista Luca Telese e l’attore-scrittore Ascanio Celestini, colloquio riportato nell’inserto domenicale “il Misfatto” de “il fatto Quotidiano”, di seguito trascritto in parte.
(…). Che tipo di storia è il berlusconismo, visto dal tuo palcoscenico? - Una storia incredibile. Berlusconi si è appropriato del nostro linguaggio (dei teatranti n.d.r.), della lingua dello spettacolo. E questo è molto pericoloso -.
In che senso? - Facciamo un esempio. Se un attore su un palco interpreta un personaggio che dice: - Scendiamo in piazza e bruciamo i froci -, la mia violenza è chiara, ma a nessuno viene in mente di farlo -.
Invece se lo dice un politico. - Se lo dice un politico, che poi magari è anche un grande leader, che poi magari è anche al governo, questa violenza non è chiara. E ciò che io dico produce un pensiero violento dentro di te -.
Fammi un esempio. - Quello di monsignor Bagnasco si può fare? Il Misfatto (inserto della domenica del giornale “il Fatto Quotidiano” n.d.r.) è miscredente. Bene, pochi mesi fa, gli articoli sulle sue dichiarazioni erano titolati così: gli omosessuali sono pedofili -.
Ma Bagnasco non era arrivato a dire questo. - Peggio. Aveva detto una complicata frase che era pensata per stabilire una equazione, che suonava così: Se accettiamo una serie di compromessi accettando le richieste degli omosessuali, a partire dalle unioni civili, finiremo per accettare anche la pedofilia. Capisci? -.
Vuoi dire che la frase tortuosa era costruita apposta per produrre il titolo semplificato. - Esatto. In questi tempi l’indeterminata ambiguità del linguaggio è pensata per trasmettere la semplificazione violenta del titolo, cioè del messaggio -.
E tu pensi anche a Berlusconi. - Berlusconi in questo è maestro. Lui dice una frase del tipo: È meglio correre dietro alle belle donne che essere omosessuali. E io sono convinto che se potessimo fotografare tutti gli effetti che quella frase produce, scopriremmo che è la frase che sdogana anche l’accoltellatore. Qui l’ambiguità è ancora più forte. È una ambiguità sorridente, che cerca la risata, che dà di gomito, ma che dentro di sé possiede tutta la violenza che abbiamo detto -.
Fammi un altro esempio. - Una frase apparentemente innocente, ma che mi ha colpito molto. Berlusconi va ad una convention di giovani del Pdl e dice: Ma che belle facce di ragazze e di ragazzi che vedo. Mentre quelli di sinistra, la mattina, quando si guardano allo specchio, si rovinano la giornata -.
Sembra una frase senza senso. - A te, a noi sembra una frase sconclusionata. Ma a quel pubblico vuole dare questo messaggio: noi siamo i belli e i buoni, loro sono brutti, anche antropologicamente. Sono brutti perché diversi -.
È questa la modernità che ti spaventa? - No, non mi spaventa, ovviamente, ma è un meccanismo antichissimo. Berlusconi agisce e si comporta come un re taumaturgo, come un sovrano medievale. Il potere del sovrano, ci spiegavano i medievalisti, in una civiltà senza regole, doveva essere visibile. E per essere visibile doveva operare sui corpi, modificarli -.
Fammi un esempio. - Tutti pensano che Berlusconi insegua le vergini o cerchi di affermare il possesso sessuale perché è un maniaco. Io lo prendo molto più sul serio. Lo Ius primae noctis veniva affermato anche dai sovrani impotenti perché era la forma simbolica più forte di possesso. Il possesso della carne, della giovinezza, del desiderio e dell’innocenza insieme -.
Viene in mente il Pasolini di Salò. - L'ho rivisto poco tempo fa, a pezzi perché ci vuole uno stomaco terrificante. E quel film è esattamente questo: il potere, sempre, è prima di tutto il potere sul corpo. Anche la prigione, è questo, anche se non credo che Berlusconi abbia letto Foucault. Ma magari glielo ha raccontato Bondi. (…) -.
Ha scritto Alfonso Berardinelli alla pagina 57 del Suo “Autoritratto italiano” – Donzelli Editore, 1998, pagg. 176 € 15,49 -:
“(…). Quel che colpisce dell’Italia dopo il fascismo è quanto poco l’Italia sia cambiata. Per essere esatti, gli italiani hanno rifiutato di lasciarsi cambiare dagli eventi. Si sono rifiutati di diventare amari, cupi o gretti. Hanno mantenuto le apparenze previste da una delle fondamentali leggi non scritte del comportamento nazionale, una legge basata sulla generale indifferenza per ogni distinzione netta fra apparenza e realtà. Da parte degli italiani, in questo loro mantenere le apparenze, non c’è niente di stoico, al contrario. Esprime una certa naturalezza, una certa riluttanza a reprimere le consuete abitudini e gli incentivi umani. Non vi è emergenza per cui sia lecito perdere di vista i valori della vita quotidiana. Quando si giunge a questo, va davvero male. (…)”.
È certamente necessario partire da questa “caratura” antropometrica degli abitatori del bel paese per capire il presente e le ossessioni che lo caratterizzano ed eventualmente per prevenire i disastri prossimi venturi.
maggio 2012
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