|
Il libro mancante
Mario Amato
|
In ogni libreria c’è –o meglio non c’è– il libro mancante.
Comunque si scriva questa frase, essa è menzognera. Non è possibile dire che c’è un libro mancante, perché se esso manca, non c’è. Non è possibile neppure dire che non c’è un libro mancante, perché due negazioni affermano.
Abbandoniamo queste assurdità linguistiche e diciamo senz’altro che ognuno di voi, lettori appassionati, spesso guarda nella sua libreria quello spazio vuoto che vorrebbe riempire. Supponete che sia stato appena edito un ultimo volume che stravolge gli attuali principi della scienza e che contemporaneamente sia stato tradotto e pubblicato nella vostra nazione l’ultimo romanzo dell’autore da voi più amato e che le vostre risorse finanziare non permettano l’acquisto di ambedue i testi. Quale spazio riempireste? Del resto, ognuno di voi sa bene che, anche se potesse comprare entrambi i libri, rimarrebbe sempre un nuovo spazio vuoto, perché nessun libro può domare la sete di un vero lettore ed inoltre non esiste neanche uno scrittore più amato degli altri, perché, letto un autore, nasce la curiosità di conoscerne altri.
Sì, è vero, spesso noi lettori guardiamo con soddisfazione i libri già letti e consideriamo amici gli scrittori, perché essi rappresentano periodi della nostra vita. Ricordiamo meglio i libri letti alcuni anni passati, perché a volta i giorni sono sempre uguali e monotoni, mentre le pagine degli amati testi mutano in continuazione. Quante volte abbiamo ripreso e letto nuovamente un libro, un capitolo, un brano, una frase e abbiamo scoperto un nuovo significato che prima era sfuggito! Ogni libro è sempre nuovo.
Anche nella mia libreria esiste uno spazio vuoto. Spesso non si sa quale sia il libro mancante ed a lungo io stesso non sapevo quale volume potesse colmare quella superficie su cui non era poggiato niente.
Mi accadde tuttavia di saperlo.
Vagavo in una città, non importa quale, entravo in tutte le librerie, mi aggiravo tra i volumi con piacere ma con una sorte d’inquietudine e non sapevo decidermi. Credevo di aver visitato tutte le librerie della città e in realtà la busta che avevo al braccio era alquanto pesante.
Avevo acquistato il libro giusto? Esiste il libro giusto?
Mi trovai dinanzi all’ultima libreria quando già si era fatta sera. I negozi circostanti stavano già chiudendo; me ne avvidi dal gran rumore di serrande, dal brusio dei commessi che uscivano stanchi dopo la giornata di lavoro. Io avevo occhi solo per le vetrine della libreria, che erano completamente vuote! Com’era possibile? Forse i commessi toglievano i libri e li portavano in qualche stanza? Non era logico. Guardai all’interno del negozio: nessuno. Ormai tutte le altre rivendite erano serrate, ma qui non veniva nessuno. La strada era deserta. Quella strada la conoscevo! Ricordai di essere già passato per quella via molte volte e di non aver visto alcuna libreria. Sentii gocce di pioggia sulla mia testa, ma non mi mossi, poi pian piano lo scroscio aumentò d’intensità fino a quando si trasformò in un vero acquazzone.
La porta era aperta, ma aspettai ancora prima d’entrare, poi mi decisi. L’uscio si chiuse dietro di me. Non mi ero sbagliato: gli scaffali erano vuoti. L’insegna recitava la dolce parola “libreria”, ma libri non ve ne erano, solo ripiani senza niente. Forse in un’altra stanza: avanzai, ma non saprei dire in quante sale fossi entrato e neanche saprei ripetere quel percorso, che era come un intricato labirinto. Infine giunsi a quella che doveva essere l’ultima camera: dal fondo proveniva una luce assai fioca. Confesso che nel mio cuore albergava uno strano timore, che si acuì quando sentii una voce pronunciare queste parole: “Ti stavo aspettando”. Che cosa avreste fatto voi? Sareste fuggiti? Non lo credo, perché tutti i lettori hanno dentro di sé il demone della curiosità.
Mentre camminavo a passi lenti verso la voce, verso il fondo della sala, cominciai a distinguere un uomo seduto con un libro aperto su un’antica scrivania che leggeva al lume di una candela quasi del tutto consumata. Finalmente gli fui vicino: era l’immagine di un perfetto bibliotecario. Era magro, curvo, con capelli bianchi e arruffati, con occhiali dalle lenti spesse. “Siediti” mi disse. Esitai, anche perché non riuscivo a credere a quanto mi stava accadendo. Quest’uomo mi parlava come se mi conoscesse, ma io non ricordavo di averlo visto da qualche parte.
Mi chiedevo ancora che sorta di libreria fosse quella in cui non c’era alcun libro, ma sogno o realtà che fosse, ero lì e certo valeva la pena di scoprire il mistero.
Accettai l’invito. Il bibliotecario non sollevò lo sguardo, ma continuò a tenerlo fisso sulle pagine spiegate dinanzi a lui e non accennava a proferire parola. Compresi che spettava a me parlare: “Chi è lei?” chiesi. La risposta fu alquanto sorprendente: “Non è la domanda giusta”. Qual era la domanda giusta? Che cosa dovevo chiedere?
Sì, pensai, è un sogno e fra poco mi sveglierò. Mi guardai intorno, sperando di vedere gli oggetti della mia camera, invece c’erano solo scaffali vuoti e quell’uomo che m’incuteva paura e curiosità.
“Qual è la domanda giusta?” chiesi ancora ed ebbi la medesima risposta: “Non è la domanda giusta”.
Era forse un gioco? Nella mia mente iniziarono a formarsi molte domande, ma se non avessi posto quella giusta, il gioco sarebbe durato tutta la notte. O tutta la vita? Tremai a questo pensiero. “Che posto è questo? Che cosa sta leggendo? Di che cosa parla quel libro? Perché non ci sono libri sugli scaffali? Per chi è quel libro?”. Dissi tutte queste frasi velocemente e finalmente l’uomo mi guardò e parlò:
“L’ultima è la domanda giusta. In questa libreria, o meglio in questa biblioteca c’è il libro che cercavi, che è proprio quello dinanzi a me. C’è il tuo libro mancante”
“ E tutta questa biblioteca è solo per questo, è solo per me?”
“Non essere stupido. Qui ci sono libri in numero infinito, ma ogni lettore viene solo e trova il suo libro mancante”.
“La mia biblioteca sarà allora completa con questo libro?”
“Hai detto un’altra idiozia. Una volta che avrai riposto il libro, dopo averlo letto, nello spazio vuoto che volevi riempire, ci sarà un nuovo spazio vacante, perché nessun libro può segnare la fine dei libri”.
dic3mbre 2009
in narrativa: |
|
dello stesso autore: |
|