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Dell’educare. 74
“E’ vero che i professori dovrebbero essere pagati di più…“
Aldo Ettore Quagliozzi
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Lo scrisse Giovanni Papini il 30 di giugno dell’anno 1909.
Con una perfetta sincronia dei tempi la stessa cosa la si potrebbe riscrivere ancora oggi: immutabile la condizione economica degli insegnanti, trascorsi or sono ben 98 anni da quella solenne affermazione. Alla quale il Papini ne fece seguire delle altre, che disegnano alla perfezione una condizione esistenziale, oltre che economica, degli insegnanti davvero mortificante ed a tutt’oggi ancora riscontrabile.
E non sono valse tutte le riforme, che con ritmo frenetico si sono succedute a cambiare -che non si sperava certo di migliorare- una situazione invero avvilente.
Ricordo, con una certa avvilita rassegnazione, taluni colleghi che non pensavano certo di dissimulare il loro scarso impegno, ché anzi, alla prima occasione, dichiaravano essere disponibili per la scuola solo in misura netta della retribuzione percepita. Era un bel dire, da parte di tanti altri in verità, che la funzione propria dell’insegnante, qualora si ponesse il traguardo di divenire al contempo maestro, esigesse una disponibilità a tutto tondo che non si sarebbe dovuta, in misura alcuna, collegare alle politiche salariali, così come avviene in altri campi delle umane attività. Era proprio un bel dire ricordo ancora, o come qualcuno sosteneva era fare della poesia, tanto che la più cortese delle considerazioni in risposta di quei tali colleghi veniva ad essere “non sono mica un missionario!“, ed il discorso il più delle volte si chiudeva lì.
E quindi la vita scolastica, con tutto quel che ne consegue, rimaneva e rimane, per quel che ne sento dire ancora oggi, legata a doppio filo alle insoddisfacenti retribuzioni che gli insegnanti percepiscono, insoddisfacenti retribuzioni che la società, attraverso i suoi legislatori, ben si guarda dal modificare, avendo la società civile oggigiorno della scuola una visione oggi ancor più negativa, avendo essa spostato la sua attenzione verso modalità nuove di affermazione e soddisfazione delle aspettative delle nuove generazioni. Modalità nuove, che consentono facili ed ingenti guadagni che ben si confanno ad un diffuso senso di superficialità e di godimento "telenovistico“ della vita, godimento diffuso a piene mani soprattutto dai moderni mezzi di comunicazione di massa.
“( … ) E’ vero che i professori dovrebbero essere pagati di più, ma è falso, falsissimo e appena degno del più grossolano materialismo storico, che la questione della scuola sia soltanto questione di quattrini. E’ anche e soprattutto questione d’anima e di educazione.
Ripeti e ripeti, anni dopo anni le medesime cose, e i professori diventano assai più imbecilli e immalleabili di quel che fossero al principio e non è dir poco.
Poveri aguzzini acidi, annoiati, anchilosati, vuoti, seccati, angariati, scoraggiati, che muovono le loro membra ufficiali e governative soltanto quando si tratta di avere qualche lira in più. ( … ) “
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