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Lettera aperta al Presidente del Consiglio
Mario Amato
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Onorevole Presidente del Consiglio, siamo sempre attenti alle sue parole e ancor più alle sue promesse, ma è anche ora di mantenerle. Come da più parti sottolineato, la nostra nazione è nell’Unione Europea quella che ha gli stipendi più bassi. E questa è una vera emergenza sociale. Ad ogni piccolo colpo di vento, come lo sciopero degli auto-trasportatori di carburante, ci sono aumenti dei prezzi completamente ingiustificati. Tirare avanti – perché solo di tirare avanti si tratta – con uno stipendio medio di milleduecento o milletrecento euro al mese è impossibile. Grazie a questi aumenti lo stipendio perde valore e il conto in banca è sempre in rosso.
Non dobbiamo meravigliarci che il New York Time definisca l’Italia un paese triste. C’è veramente poco da stare allegri, se le cose continueranno così.
Gli stipendi bassi sono un’emergenza sociale, non solo perché non bastano per vivere, ma soprattutto perché la questione riguarda il futuro, non dei lavoratori stipendiati, ma dell’Italia. Come Ella sa, Signor Presidente del Consiglio, la scuola, i trasporti, le poste, la sanità si basano soprattutto sui contributi dei lavoratori stipendiati, visto che l’evasione fiscale ancora dilaga. La domanda che dobbiamo porci è questa: ci saranno giovani disposti a lavorare come infermiere, ferrovieri, impiegati delle poste, insegnanti? Qual è allora il futuro dell’Italia? Una nazione di liberi professionisti e commercianti, senza scuole, treni, ospedali, poste, senza insomma servizi e istituzioni?
Confidando nella Sua attenzione,
Mario Amato, insegnante di Lettere
7 gennaio 2008
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