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Specchi ad angoli obliqui per rileggere un mito
- Recensione -
Matteo Tuveri: Specchi ad angoli obliqui. Diario poetico di Elisabetta d’Austria, Aracne, 2006
Andrea Duranti
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Ci sono personaggi sui quali si è detto tutto, si conosce tutto e non sembrano avere per noi alcun segreto. Ma dietro l’illusoria maschera di cui li ha rivestiti l’immaginario collettivo è possibile scoprire il loro vero volto, a noi sconosciuto. Questo è stato il destino dell’Imperatrice d’Austria Elisabetta, meglio nota come “Sissi”, che non fu mai principessa, né dolce figlia, moglie e madre, ma fu, invece, donna innamorata, sposa delusa, madre assente e negligente, protofemminista e geniale amministratrice della propria immagine. Su una “Sissi” inedita e straordinariamente moderna getta nuova luce il libro del giovane germanista Matteo Tuveri che, rifacendosi all’Arte della biografia di Virginia Woolf, mostra da una prospettiva assolutamente privilegiata, ovvero dalle pagine di quel Diario poetico composto dalla stessa Elisabetta, per sua volontà consegnato al Presidente della Confederazione elvetica soltanto nel 1951, l’affresco vivace di un’epoca, il lento declino dell’Impero asburgico, visto da una cronista ed un’analista d’eccezione, che nell’imitazione dei Lieder heiniani ha trovato la forma migliore per tramandare a quelle che lei stessa definiva come “anime del futuro” un’immagine viva e tangibile dei suoi protagonisti.
Vinta una prima diffidenza dovuta all'argomento, che sembra appartenere ai soliti luoghi comuni della storia “en rose”, il libro appare subito, già dalle prime righe dell'introduzione, come il frutto di una lodevole ed innovativa attività di ricerca sulla figura, la biografia e l'opera poetica dell'Imperatrice. La competenza, sia storica che umana nella trattazione dell’argomento e la familiarità e fedeltà estrema con cui viene reso tanto il personaggio quanto il contesto storico è davvero sorprendente in un mercato editoriale composto sia di approssimazioni storiografiche che di testi a volte noiosi e scontati. Il pregio maggiore dello stile di Tuveri consiste nell’assoluta godibilità della narrazione, caratterizzata da un ritmo coinvolgente che ricorda da vicino il Rinascimento privato di Maria Bellonci, e che, come nel caso della grande scrittrice, non comporta in alcun modo il venir meno del rigore storiografico, introducendo il lettore ad un’epoca complessa e gravida di conseguenze per il nostro presente con la levità della narrativa.
Ad una prima, godibilissima quanto attendibile, parte biografica, tesa a smantellare, sulla scia di Simone de Beauvoir, “miti” e “contromiti” sovrastrutturati sull’immagine storica di Elisabetta d’Austria, segue l’approfondimento degli aspetti più nascosti della personalità dell’Imperatrice, forte di una nuova selezione e traduzione delle poesie del Diario poetico, che “appendono”, secondo la definizione di Virginia Woolf, “specchi ad angoli obliqui” che permettono di far luce, da una prospettiva assolutamente privilegiata, su una “Sissi” disincantata, paradossalmente antimonarchica e politicamente impegnata, consapevole della decadenza e della precarietà dell’Impero, la cui sopravvivenza era inevitabilmente legata al “ciuchino” imperiale, l’imperatore Franz Joseph. Nelle sue poesie è contenuta l’immagine di un mondo: dai versi dedicati all’aquila ed al gabbiano, in cui rivive il rapporto d’amicizia fra Elisabetta ed il tormentato cugino Ludwig, re di Baviera, alla “Canzone dei campanelli”, in cui riecheggia la sua profonda insofferenza nei confronti dell’ipocrita e codino ambiente di corte, per giungere alla surreale “Festa del 13 maggio 1888”, in cui l’appena inaugurata statua di Maria Teresa prende vita e ammonisce il suo augusto pronipote, Franz Joseph, invitandolo ad una maggiore attenzione alle condizioni sociali del popolo; e ancora, nelle poesie più intime, Elisabetta descrive con amarezza il fallimento del suo matrimonio e da sfogo ai suoi sensi di colpa, aprendo una piccola breccia, a noi, “anime del futuro”, sulla superficie dell’impenetrabile “lago senza fine” della sua anima. Un’anima libera, indipendente, pacifista nell’epoca del militarismo, filo-semita al tempo dell’antisemitismo guglielmino, proto-femminista e disincantata in un secolo che riservava una condanna ascritta e senza appello ad ogni bambina che veniva al mondo.
Ancora una volta, la piccola editoria indipendente ha permesso ad una nuova voce di esprimere un prodotto di qualità.
(Matteo Tuveri, Specchi ad angoli obliqui. Diario poetico di Elisabetta d’Austria, Aracne, 2006)
m.tuveri@gmail.com
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