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Dell’educare. 53
“La possibilità di essere umano …“
Aldo Ettore Quagliozzi
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La paginetta proposta è tratta da “A mia madre mia prima maestra“ di Fernando Savater. Il volume, a suo tempo, ha rappresentato una lettura importante per la mia formazione di educatore; ammaliante quanto non mai non tanto e non solo per le argomentazioni e le sottili meditazioni che induce, ma per il fluire leggero della scrittura in esso contenuta, scrittura propria di un grande maestro. E da essa paginetta viene ad essere confermata l’importanza se non l’esclusività, nel processo educativo umano, del cosiddetto “vincolo intersoggettivo con altre coscienze“, secondo la formulazione del Savater; solo il detto “vincolo“ ha valore positivo preponderante nell’apprendimento dell’uomo e come tale nobilita l’arte stessa dell’educare.
“(...) La possibilità di essere umano si realizza veramente solo attraverso gli altri, i simili...
... siamo, innanzitutto, scimmie d’imitazione, ed è per mezzo dell’imitazione che giungiamo ad essere qualcosa di più che semplici scimmie. La specificità della società umana è che i suoi membri non diventano modelli per i più giovani casualmente, senza accorgersene, bensì in maniera intenzionale e voluta.
(...) C’è un’altra differenza importante fra l’imitazione occasionale che praticano gli antropoidi rispetto agli adulti del gruppo - (...) - e quella che potremmo definire “imitazione obbligatoria”, cui i piccoli uomini si vedono socialmente costretti. I membri della società umana non solo sanno ciò che sanno, ma percepiscono l’ignoranza, cercando di correggerla, di coloro che non sanno o, erroneamente, credono di sapere qualcosa.
(...) Essere umano consiste nella vocazione a condividere con tutti ciò che sappiamo, insegnando a coloro che sono appena arrivati nel gruppo quanto devono sapere per diventare socialmente utili. Insegnare significa sempre “insegnare a colui che non sa”; e colui che non indaga, constata e deplora l’altrui ignoranza non può essere maestro, per quanto vasta sia la sua cultura. Ripeto: nella dialettica dell’apprendimento ciò che sanno coloro che insegnano è fondamentale quanto ciò che ancora non sanno quelli che devono imparare.
(...) L’uomo giunge ad essere tale attraverso l’apprendimento. Ma questo apprendimento che dà umanità possiede un tratto distintivo e peculiare.
(...) Tipico dell’uomo, infatti, non è l’apprendimento puro e semplice, bensì l’apprendimento da altri uomini, il loro insegnamento. Il nostro maestro non sono il mondo, le cose, gli eventi naturali e neppure l’insieme delle tecniche e dei rituali che chiamiamo “cultura”, ma il vincolo intersoggettivo con altre coscienze. ( …)“
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